Settembre 25th, 2009 Riccardo Fucile
IDEA PDL-PD PER DARE L’ENNESIMA SFORBICIATA AI CESPUGLI… ANDREBBE A LEDERE L’AUTONOMIA LEGISLATIVA DELLE REGIONI… ALLE EUROPEE I GRANDI PARTITI HANNO PRESO MENO VOTI E PRETENDONO DI RECUPERARE POTRONE, SOTTRAENDOLE AI PICCOLI PARTITI DI DESTRA E DI SINISTRA
Zitti zitti, quatti quatti, stanno lavorando per portare, anche per le elezioni regionali del prossimo marzo, lo sbarramento del 4%.
Ufficialmente “per semplificare il quadro politico”, in realtà per metterlo in quel posto alle liste minori di destra e sinistra.
L’idea è ovviamente del Pdl, ma piace anche al Pd: la proposta di legge è già stata presentata alla Camera da Peppino Calderisi il 30 luglio scorso e ha iniziato martedì il suo cammino alla Commissione Affari Costituzionali della Camera.
Sentite la tesi del Pdl: “L’iniziativa risponde all’esigenza di semplificare il quadro politico: abbiamo introdotto la soglia del 4% alle Politiche e alle Europee, perchè non farlo alle Regionali?”
Peccato che nessuno abbia mai sottoposto questa proposta all’elettorato, ma sia stata una scelta imposta dall’alto, per mera ed esclusiva convenienza dei due grandi partiti che, pur perdendo voti, aumentano il numero di poltrone disponibili.
Non a caso il Pdl ha perso un 2% e il Pd un 7% alle ultime europee, rispetto alle politiche dell’anno precedente, dopo aver imposto lo sbarramento per far fuori i partiti di destra e estrema sinistra, ma ha guadagnato in seggi.
E non si dica che l’opinione pubblica è d’accordo, visto che l’elettore ha penalizzato proprio i due partiti dell’inciucio, Pdl e Pd. Continua »
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Settembre 25th, 2009 Riccardo Fucile
IL PENTITO DI MAFIA CHE HA PERMESSO DI INDIVIDUARE LA “NAVE DEI VELENI” IN CALABRIA FA NUOVE RIVELAZIONI… “TUTTA LA MALAVITA DI ROMA SAPEVA DOVE ERA TENUTO PRIGIONIERO MORO, COSI’ COME AMBIENTI DEI SERVIZI SEGRETI E POLITICI”… E A MARIO MORETTI, CAPO DELLE BR, OGNI MESE SAREBBE ARRIVATO UN ASSEGNO DAL MINISTERO DEGLI INTERNI
Che la storia dei rapporti tra il potere politico e le Brigate Rosse debba essere ancor oggi scritto è un dato acquisito: troppi buchi neri, troppe ombre, troppi interrogativi ancor oggi non hanno avuto adeguare risposte.
Ogni tanto escono fuori nuove testimonianze che gettano un’ombra inquietante su come tante vicende di sangue vennero gestite dai servizi e dai governi di allora.
Una nuova testimonianza in tal senso la troviamo sull’ultimo numero dell’Espresso che ha raccolto le dichiarazioni di Francesco Fonti, il pentito della ‘ndrangheta che ha permesso di individuare le “navi dei veleni” nei fondali della Calabria e pertanto giudicato attendibile.
Fonti racconta nell’intervista di essere stato inviato dalla ‘ndrangheta a Roma nel marzo del 1978, chiamato da Riccardo Misasi, ex braccio destra di De Mita e dall’on. Vito Napoli.
Il suo boss di riferimento, Sebastiano Romeo, gli spiegò che bisognava dare una mano per scoprire il covo delle Br e quindi lo invita a mettersi in contatto con “l’amico dei servizi”.
Dopo un incontro a Roma con l’ex segretario della Dc, Benigno Zaccagnini, il pentito sostiene di aver presto compreso che diversi personaggi della banda della Magliana erano a conoscenza che Aldo Moro e i suoi rapitori erano in via Gradoli, sulla Cassia. Continua »
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Settembre 25th, 2009 Riccardo Fucile
VENTUNO IN 46 ANNI DI MONARCHIA, CINQUANTADUE NEL DOPOGUERRA, QUASI OTTANTA IN UN SECOLO… PRIMA DEL 1971 EVITAVANO SOLO LE CONSEGUENZE PENALI, DOPO SI SONO AGGIUNTI GLI SCONTI SUI PAGAMENTI… MA QUASI SEMPRE LE ENTRATE SONO RISULTATE INFERIORI ALLE ATTESE
Narra la storia italica che il primo condono di pene pecuniarie del XX secolo fu varato con il Regio Decreto num. 367 dell’11 novembre del 1900.
Da allora è stato un susseguirsi di provvedimenti in tal senso, per un totale di 73 condoni in 109 anni, alla media quindi di uno ogni venti mesi.
Nella prima fase monarchica furono 21 in 46 anni, nella seconda repubblicana si è assistito a un’ulteriore accelerazione, fino ad arrivare a 52 in 63 anni.
Siamo così riusciti a tagliare il traguardo sia del Paese con il maggior numero di evasori fiscali che quello del maggior numero di provvedimenti di condono, tanto per non farci mancare nulla.
Sul finire della Prima Repubblica, tra il 1987 e il 1992, si arrivò al record “nazionale” di un condono ogni 18 mesi, ma lo spartiacque più importante è il 1971: mentre prima di quella data i condoni evitavano solo le conseguenze penali, dopo di allora sono iniziati anche gli sconti sui pagamenti.
Fu inaugurata la stagione di quei condoni che avrebbero dovuto fare tabula rasa di ogni pendenza precedente come premessa di un “fisco più efficiente”. Continua »
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