Ottobre 29th, 2009 Riccardo Fucile
GRAZIE ALLA LEGGE MARONI CHE PREVEDE UN DOMICILIO VERO E CON PRECISI REQUISITI IGIENICI, I SENZA TETTO DIVENTANO FANTASMI….NON AVRANNO PIU’ DIRITTO A DOCUMENTI, ALLA SANITA’ E AGLI ATTI AMMINISTRATIVI, IN QUANTO PRIVI DI RESIDENZA…. ALL’ESTERO I BARBONI LI ASSISTONO, IN ITALIA LI SCHEDIAMO
Solo a Genova, i dati parlano di mille “genovesi fantasma”, che vivono in mezzo a una strada, in quanto le strutture sociali del nostro Paese non sono in grado neanche di assicurare un tetto a chi non ce l’ha.
Ora costoro rischiano di scomparire del tutto, perchè ad una attenta lettura del “pacco sicurezza”, approvato dal Parlamento il 2 luglio, si evince che la norma prevede che “il domicilio deve essere vero e non virtuale, con precisi requisiti igienico sanitari”.
In senso stretto quindi, l’anagrafe non concederà più una residenza ai senza dimora, con conseguenze gravissime: migliaia di persone non avranno più documenti, nè accesso alla sanità pubblica o agli atti amministrativi.
In pratica “svaniranno nel nulla”, come sostiene allarmato il presidente della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora. Continua »
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Ottobre 29th, 2009 Riccardo Fucile
ALTRO CHE FEDERALISMO, SIAMO AL CENTRALISMO ASSOLUTO…. PRIMA TOGLI L’ICI E LASCI I COMUNI SENZA SOLDI PER I SERVIZI, ORA SE TAGLI L’IRAP, CON CUI LE REGIONI PAGANO IL 40% DELLE SPESE SANITARIE, COME SI FARA’ A FAR FUNZIONARE GLI OSPEDALI?… NON SI TAPPA UN BUCO PER APRIRNE UNO PIU’ GRANDE
Sembra che il Governo italiano sia perennemente calato nella parte di quegli abili
giocatori delle tre carte che, approfittando di quei passanti che rischiano qualche azzardata puntata, riescono sempre a nascondere dove sta la carta vincente, spostandola da destra a sinistra con rara maestria.
Un giorno ci viene venduta l’abolizione dell’Ici come la soluzione ai mali italici, anche se si trattava in realtà della abolizione della metà rimanente ( l’altra l’aveva già tolta il governo Prodi).
Peccato che l’Ici l’incassassero i Comuni italiani per finanziare i servizi e che ancor oggi attendono 800 milioni di euro di rimborso sui 3,2 miliardi promessi. Ora si parla di abolire l’Irap, 38 miliardi di gettito, che copre però il 40% della spesa sanitaria nazionale: è evidente che l’eventuale abolizione non permetterebbe più di sostenere i sistemi sanitari regionali
Altro che federalismo, siamo al centralismo assoluto: Lombardia, Veneto e Lazio sarebbero in ginocchio, con un taglio dell’Irap. In queste regioni il contributo Irap alla Sanità è pari al 65%, al 48% e al 44,6%.
Vediamo di fare un po’ di storia di questa tassa.
L’imposta sulle attività produttive è nata nel 1997 ed è versata su base regionale da industrie, commercianti ed artigiani.
La base d’imposta è il valore della produzione al lordo dei costi per il personale, degli oneri e dei proventi finanziari.
Il prelievo è del 3,9%, ma sono le Regioni a gestire l’aliquota.
Il contenitore fiscale accorpa bel 7 balzelli: contributi sanitari, tassa sulla salute, Ilor, Iciap, patrimoniale, tassa sulle partite Iva e quella di concessione comunale.
Il gettito fiscale incassato grazie all’Irap nel 2007 è stato di 40,9 miliardi di euro, nel 2008 si è ridotto a 38,1 miliardi.
Questi fondi finiscono, su base territoriale, direttamente nelle casse della Regione, con questi i governatori pagano gran parte della spesa sanitaria. Secondo una ricerca di questi giorni del Centro Studio Sintesi per stimare l’impatto che avrebbe la cancellazione dell’Irap sull’economia italia, ecco i risultati. Continua »
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Ottobre 29th, 2009 Riccardo Fucile
LA CEI AMMONISCE: “OLTRE ALLA SICUREZZA, L’ITALIA PENSI A UN PACCHETTO INTEGRAZIONE”…BASTA EQUIPARARE GLI IMMIGRATI AI DELINQUENTI, SENZA FARE NULLA PER GARANTIRE LORO ANCHE I DIRITTI….FINI ESORTA: “LO STATO DEVE EDUCARE A SUPERARE I PREGIUDIZI, ANTICAMERA DEL RAZZISMO”
“E’ ora che l’Italia, in tema di immigrazione, oltre alla sicurezza, punti all’integrazione, perchè senza un pacchetto integrazione non ci potrà mai essere una vera politica migratoria”: a tirare le orecchie alla politica del governo italiano stavolta è il presidente della Commissione episcopale migrazioni, mons. Bruno Schettino, in occasione della presentazione del XIX Rapporto Caritas/migrantes sull’immigrazione nel nostro Paese.
“Da più di un anno sentiamo solo parlare di pacchetto sicurezza, rafforzando il malinteso dell’equiparazione tra gli immigrati e i delinquenti. Non si parla mai del pacchetto integrazione, di un’impostazione più equilibrata che non trascuri gli aspetti relativi alla sicurezza, ma li contemperi con la necessità di considerare gli immigrati come nuovi cittadini, portandoli a essere soggetti attivi e partecipi nella società che li ha accolti”.
La vera sicurezza nasce dall’integrazione, “dalla concezione del migrante come persona portatrice di diritti fondamentali inalienabili: le decisioni politiche trovano un limite nel rispetto della dignità delle persone”.
In Italia il problema, per speculazione politica, è stato posto solo in funzione della presunta sicurezza (nei fatti neanche poi garantita), mentre parlando di immigrazione regolare prevalgono di gran lunga i benefici che essa arreca, rispetto agli inconveniente che comporta.
Basti pensare ai milioni di immigrati che lavorano onestamente, alle badanti che assistono i nostri anziani, agli operai che fanno lavori che gli italiani non sono più disposti a fare, alle tasse che pagano allo Stato italiano, alle imprese che hanno creato.
“Non si tratta di un fenomeno eliminabile a piacere, la loro presenza è funzionale allo sviluppo del Paese, costituendo un puntello al nostro andamento demografico e alle carenze del mercato occupazionale”, ricorda mons Schettino.
I dati del nuovo Dossier Caritas ridimensionano poi l’allarme criminalità legato agli immigrati e fa vacillare il clichè degli “italiani brava gente”, a seguito dei ricorrenti atti di razzismo e intolleranza nei confronti degli immigrati.
Per queste ragioni, secondo la Cei “bisogna cambiare e favorire condizioni di vita più serene per noi stessi e per gli immigrati, agevolando un loro inserimento nella società “.
Un processo che comporta diritti e doveri, ma che “può passare anche attraverso le regolarizzazioni per chi lavora, la concessione della cittadinanza e maggiori aperture sul voto amministrativo”. Continua »
argomento: Caritas, Fini, Immigrazione, Politica | Commenta »