Giugno 14th, 2010 Riccardo Fucile
PENSIONI SEMPRE PIU’ MODESTE: IL 45% DEGLI ASSEGNI NON SUPERA I 500 EURO, SOLO IL 7,5% SUPERA I 2.000 EURO…LE DONNE IN MEDIA HANNO UNA PENSIONE INFERIORE DI UN TERZO RISPETTO A QUELLA DEGLI UOMINI…SECONDO GLI ESPERTI PRESTO ANCHE NEL PRIVATO SI ARRIVERA’ A 65 ANNI
L’Europa è contenta: la decisione dell’Italia di anticipare l’aumento dell’età pensionabile delle donne che lavorano nello Stato ha soddisfatto le sue richieste di adeguamento alla normativa comunitaria.
Sicuramente meno soddisfatti sono i pensionati italiani che vivono con importi del tutto insufficienti se rapportati dal costo della vita.
Che le pensioni italiane siano molto modeste lo certifica il rapporto Istat-Inps dal quale risulta che nel 72% dei casi gli importi non superano i 1.000 euro al mese, oltre il 45% degli assegni non va oltre i 500 euro e solo il 7,5% vale più di 2.000 euro.
La fascia più bassa è occupata dalle donne che in media hanno pensioni inferiori di un terzo rispetto agli uomini (11.906 euro contro 17.137 euro). Quasi il 70% dei pensionati supera i 64 anni di età , ma c’è un 3,7% che è quarantenne, legato principalmente agli assegni di invalidità .
La spesa pensionistica tende comunque ad aumentare: fra il 2007 e il 2008 è cresciuta del 3,5%, raggiungendo il 15,3% del Pil.
Dalla messa in atto della direttiva europea e dal conseguente innalzamento a 65 anni delle pensioni per le statali, in realtà pare che i risparmi saranno assai modesti: 1,4 miliardi di euro tra il 2012 e il 2019, non certo una cifra che permetterà chissà che investimenti per milgliorare le condizioni di vita delle lavoratrici, come qualcuno ora vuol far credere, per tentare di indorare la pillola.
Se poi si fa un giro tra i costituzionalisti e gli esperti del settore, tutti fanno la stessa previsione: finità così anche nel settore privato.
Il governo ha già smentito, ma si sa come vanno queste cose: la prudenza è d’obbligo per evitare fughe di massa verso la pensione. Continua »
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Giugno 14th, 2010 Riccardo Fucile
LA CITTADINANZA ITALIANA SI MERITA DOPO AVER SUPERATO GLI ESAMI DI IDONEITA’ E DI RISPETTO DELLA NAZIONE CHE TI OSPITA…L’INNO NAZIONALE NON SI OLTRAGGIA, SI AMA: A CHI NON STA BENE, FUORI DAI COGLIONI E A BORDO DEI BARCONI
Il giorno che Silvio Berlusconi si deve recare fino a Sofia per inaugurare un monumento a Garibaldi, dedicato alla memoria di trenta cittadini bulgari che parteciparono all’impresa dei Mille, sia perchè “in Italia non hanno terminato neanche una statua” (parole di Vittorio Sgarbi”), sia perchè il premier in Italia forse ha paura che, a parlare di Unità d’Italia, poi Bossi non gli voti le leggi ad personam, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto ne fa un’altra delle sue.
Salvo poi scaricare sul suo portavoce la responsabilità della sostituzione dell’inno nazionale con “Va’ pensiero” nel corso della cerimonia di inaugurazione della scuola elementare di Vedelago.
Prassi abituale la sua: anche quando fece stampare e distribuire in Veneto 500.000 depliant patinati a cura del Ministero dell’Agricoltura a innegabile sostegno della sua campagna elettorale personale, di fronte alle critiche, scaricò la responsabilità sul suo collaboratore.
Stavolta la bufera è scoppiata perchè c’erano testimoni: il coro di Salvarosa, al suo arrivo, era pronto a cantare l’Inno di Mameli ma Zaia avrebbe preteso che venisse sostituito da “Va’ pensiero”, relegando l’inno nazionale al momento in cui era già entrato nell’edificio scolastico.
“Abbiamo suonato quando ormai non c’erano più le autorità ” confermano il direttore del coro e numerosi testimoni, ivi compreso un deputato del Pdl, Fabio Gava.
Mentre gli ex An fanno finta di risentirsi (“è un oltraggio alla nazione italiana”), salvo poi fare quotidianamente i lecchini alla padagna del magna magna, il premier sdrammatizza “Mi sembra una sciocchezza, ma non così grave”.
Per lui le uniche cose gravi sono le indagini della magistratura, si vede. Nessuna voce si alza dai forzisti, guai a rischiare che Bossi voti contro qualche legge ad personam, meglio lasciarli sputare sopra l’Unità nazionale propugnata dal ciarpame senza pudore. Continua »
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Giugno 14th, 2010 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI BOLZANO GUADAGNA PIU’ DI OBAMA: DAL PARLAMENTO ALLE REGIONI, AI PICCOLI COMUNI, DECENNI DI CRESCITA PROGRESSIVA DI STIPENDI, POLTRONE, SEGRETERIE, PORTABORSE…DALLA SICILIA ALLE CIRCOSCRIZIONI: UN FIUME DI DENARO INARRESTABILE CHE TUTTO CORROMPE
Sono centinaia di migliaia i lavoratori dell’azienza “partitocrazia” italica, comprendendo anche quel “livello industriale” che si usa definire indotto.
Non vi sono solo i protagonisti, coloro che appaiono nelle Tv nazionali o locali a rappresentare schieramenti e interessi, lobbie e territori, categorie e partiti, ma anche una diffusa e poco appariscente rete di personaggi “collegati”.
In Italia gradualmente i vari Consigli hanno copiato le Camere, le Giunte si sono ispirate ai Ministeri: nei decenni, nelle regioni e negli enti locali si è moltiplicata la casta politica e amministrativa.
All’alba delle Repubblica cominciò la Regione siciliana, memore dell’antico Parlamento normanno: chiamò Governo la Giunta, Parlamento il Consiglio regionale, onorevoli i consiglieri regionali.
E ancora in Sicilia ecco sorgere il Consiglio di presidenza, i Gruppi parlamentari, le commissioni, l’appannaggio parificato al Senato, l’assegno votalizio per gli ex.
Dopo poco tempo tutte le altre Regioni gli andarono dietro: segreterie particolari, uffici doppi per Giunta e Consiglio, dotazioni di strutture, sedi, personale, auto, privilegi.
La capitale non era da meno: i vantaggi riconosciuti ai Gruppi parlamentari portarono a istituire Gruppi di deputati o senatori ben inferiori al minimo regolamentare fissato in 20 e 10.
Si arrivò persino a 4 deputati e 5 senatori, imitati a quel punto anche dai Consigli regionali dove vi fu un proliferare persino dei monogruppi e della indennità per il capogruppo. Continua »
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