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CHI NON SALTA (CON BERLUSCONI) COMUNISTA E’

Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile

L’INTERVENTO DI FLAVIA PERINA: “IL RITORNELLO DEI BERLUSCONES E’ SEMPRE IL SOLITO: L’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA E DEI SALOTTI : DETTO DA CHI E’ PADRONE DELLE TV, DELE CASE EDITRICI E DEI GIORNALI FA SOLO SORRIDERE”… L’EMERSIONE DEGLI INTELLETTUALI-OPERAI: ANTONIO PENNACCHI E EDOARDO NESI, ESEMPIO DI   INTERVENTISTI IN POLITICA E DI ANTIDOTO ALLA CULTURA SALOTTIERA”

Caro direttore,
innanzitutto complimenti per lo scoop di ieri sul sopralluogo di Silvio Berlusconi sul set della nuova trasmissione di Vittorio Sgarbi su RaiUno: è importante sapere che il nostro premier si prende personalmente cura dell’offerta della prima agenzia formativa del Paese e di temi alti come il rapporto con Dio (“Mi rimprovera sempre che con me fa solo il vicepresidente”, ha scherzato Silvio) al quale sarà  dedicata la puntata d’esordio.
La riconquista dell’egemonia culturale attraverso la promozione di personaggi come Sgarbi è uno dei pallini della destra berlusconiana, che da quindici anni lamenta di essere marginalizzata da un apparato radical-chic che avrebbe il monopolio delle idee e del sapere.
Gaetano Quagliariello è arrivato al punto di attribuire allo strapotere intellettuale della gauche e al suo “monopolio della interpretazione storica, delle ricorrenze, persino della legittimità  costituzionale” le difficoltà  del governo, che in quanto estraneo a quella egemonia sarebbe considerato “figlio di un dio minore, frutto avvelenato degli istinti più bassi di un popolo che ha tradito i suoi vati”.
È un ritornello che sento dagli anni ’70.
Solo che allora, a recitarlo, era una destra ghettizzata e in affanno.
Ora sono i padroni delle tv, delle case editrici e dei giornali, e la faccenda fa decisamente ridere, assieme alle datate battute sulla gauche-champagne (che magari è esistita ai tempi di Tom Wolfe o di Alberto Moravia, ma è sparita da un pezzo e senza lasciare eredi).
Con un pochino di attenzione in più, si potrebbe invece riconoscere un fenomeno del tutto inedito e spiazzante per le vecchie categorie: l’emersione degli intellettuali “operai”, persone che non vengono dai salotti ma da esperienze biografiche immerse nella realtà  vera e nell’anima profonda del Paese.
Persone che “si sporcano le mani” non solo con l’inchiostro del toner ma anche con la fatica della politica.
Penso, come è ovvio, al Premio Strega dello scorso anno, Antonio Pennacchi, che ha dato il suo nome a una lista “per liberare Latina dai clan”.
Ma anche a uno degli autori in pole position per la vittoria nell’edizione di quest’anno: Edoardo Nesi, candidato con “Storia della mia gente” (Bompiani, 161 pagg, 14 euro).
Nesi ha guidato per 15 anni l’azienda tessile della sua famiglia, a Prato, e racconta l’avventura del piccolo capitalismo familiare italiano, la sua intrinseca moralità , la capacità  di trasportare tutti, “capaci e incapaci, industriali e dipendenti” ben oltre i loro limiti tra gli anni ’80 e i ’90, prima che quell’esperienza si diluisse nell’informe “popolo delle partite Iva”.
Come Pennacchi, insomma, Nesi nasce in fabbrica e non nei caffè letterari.
E come lui non si limita a scrivere o a presentare libri: a Prato è assessore alla Cultura e allo sviluppo economico della Provincia, e già  l’associazione delle due competenze è rivelatrice di un approccio del tutto nuovo ai temi della cosa pubblica.
Una destra degna di questo nome riconoscerebbe nel lavoro, nelle biografie (e nel successo) dei Pennacchi e dei Nesi e nel carattere “patriottico” dei loro romanzi un sicuro ancoraggio per il racconto popolare italiano: l’antidoto più autentico alla cultura salottiera che tanto disprezzano.
E anche le inedite scelte di impegno attivo in politica dovrebbero suscitare attenzione: senza fare paragoni sconsiderati, l’interventismo degli intellettuali sembrava seppellito con il Novecento ed è singolare vederlo rispuntare a Latina e a Prato, città  piccole ma di enorme valore simbolico nell’immaginario nazionale.
E invece, la destra pidiellina è sempre lì, inchiodata alla lagna sui salotti, all’idea che l’egemonia si conquisti mettendo Sgarbi contro Saviano, all’invettiva contro i premi elettorali da abolire (ieri su Libero: “Diamo allo Strega quel che si merita: il rogo”).
Insomma, ferma all’incrocio tra la parodia goebbelsiana — “quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola” — e il coro da stadio: chi non salta (con il premier) comunista è.

Flavia Perina
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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ADRIANO CELENTANO: “BERLUSCONI CI AVVELENA, CACCIAMOLO COL REFERENDUM: QUESTO VOTO È L’UNICO MEZZO PER SOPRAVVIVERE, FIDATEVI”

Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile

LETTERA APPELLO AL “FATTO”: “NON SI TRATTA PIU’ DI DESTRA O SINISTRA PER CAPIRE CHE UN UOMO COSI’ NON PUO’ GOVERNARE NESSUN PAESE”

Caro direttore, ma soprattutto cari studenti, comunisti, fascisti, leghisti e operai costretti a lavorare nell’insicurezza.
Come avrete letto su tutte le prime pagine dei giornali, il governo non demorde.
Continua, sfidando l’intelligenza anche di chi lo ha votato, nella sua demoniaca voglia di avvelenare gli italiani.
Gli unici che, fino a prova contraria, hanno saputo distinguersi da tutti gli altri popoli imbecilli per aver avuto, già  24 anni fa, la saggia intuizione di dire no alla bevanda radioattiva che, in nome di quel “benessere” tanto sbandierato da Berlusconi, ti uccide in cambio di un voto contro la vita.
Ma oggi purtroppo il pericolo radioattivo, e quindi di morte lenta e dolorosa, è di gran lunga maggiore di quanto è avvenuto in quegli anni.
Che peso può avere oggi la saggezza degli italiani se poi chi ci governa fa dei discorsi cretini come quello che abbiamo ascoltato a Porta a Porta dal ministro Paolo Romani?
“Innanzitutto essere nuclearisti — ha detto — non può essere definita una bestemmia. Lo sono tutti i più grandi paesi del mondo, l’America, la Russia, la Cina, il Giappone e tutti i paesi europei. L’unica grande potenza industriale che non ha il nucleare è solo l’Italia”.
Come dire che, se la maggioranza dei paesi industriali vogliono suicidarsi, la logica vuole che chi non si suicida è un mascalzone.
Purtroppo invece, caro ministro, essere nuclearisti non solo è una bestemmia, ma significa essere dementi fin dalla nascita.
La verità  è che il vostro è un trucco per indebolire il referendum: senza il quesito del nucleare (e ora state tentando di far saltare anche quello sull’acqua), sperate che il legittimo impedimento non raggiunga il quorum. Stavolta credo che sarà  proprio il governo a finire con “il quorum a pezzi”. Non so come si pronuncerà  la Cassazione.
È a lei che spetta l’ultima parola per decidere se il quesito referendario è venuto meno o no.
In ogni caso non si potrà  fare a meno di andare a votare.
Che Di Pietro stia cercando di salvarci dall’immane catastrofe lo si capirà  prima di quanto si creda.
La “Pubblica Ottusità ” dei vari Romani, Sacconi, Quagliarielli, Gasparri e Prestigiacomo ha quasi raggiunto il punto di non ritorno.
E la natura, la cui pazienza è ormai a pezzi, non tarderà  molto a darci i suoi nuovi segnali.
E a tal proposito voglio dire due parole non a Berlusconi, ormai in preda a uno stato confusionale, ma a ciò che è rimasto della sua coscienza che, per meglio identificarla a chi legge la chiamerò con lo stesso nome del presidente del Consiglio, ma al femminile, poichè mi piace immaginare che la voce della coscienza abbia piuttosto i modi dolci e gentili di una bella figura femminile che non quelli rudi e maschili.
Cara Silvia, il fatto che tu sia inascoltata non significa che tu debba calare le braghe, scusa volevo dire la gonna, non so come sei vestita, non ha importanza; ma al governo c’è qualcuno di cui forse tu hai smarrito la fisionomia e che sta sbagliando tutto.
Se tu lo molli si perde definitivamente e chi ci va di mezzo poi è la povera gente che lo ha votato.
È il momento invece di alzare la voce e fargli capire come stanno le cose. Devi dirgli che gli italiani non sono così cretini… anche le formiche lo hanno capito che questa mossa di soprassedere sul nucleare non solo è una truffa ai danni di chi vuole vivere, ma serve soprattutto a tener fede a quel contratto di morte che Berlusconi ha firmato con Sarkozy per la costruzione di quattro nuove centrali nucleari.
Devi dirgli che non si può far gestire l’acqua ai privati. L’acqua è un bene comune, di tutti.
Come si può pensare che, se io ho sete, devo pagare per bere?
E poi devi dirgli che all’estero tutte le sue strategie risultano assai sospette, ridicole e soprattutto non chiare.
Cara Silvia, a tutti capita di dire qualche bugia, ma a fin di bene.
Forse anche a te sarà  capitato, o no?…
Scusa dimenticavo, tu non puoi dire bugie… neanche a fin di bene… Il compito che ti è stato affidato, fin dai più remoti albori del mondo, è quello di dirci sempre la verità  anche se noi continueremo a rifiutarla.
Scusa, me l’ero scordato, per un attimo anch’io mi sono fatto prendere dalle puerili voglie di grandezza del mondo esterno….
Ora capisco perchè fin dalla nascita il presidente del Consiglio ti ha ripudiata. Le bugie che lui dice infatti sono spacentose e senza un minimo di
pudore.
Vuol farci credere che lui davvero pensava che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
Vuol cambiare la Costituzione a furia di barzellette che non fanno ridere, ce l’ha coi magistrati che vogliono processarlo.
Le accuse su di lui non si contano ormai: magari è davvero innocente, però non lo sapremo mai.
Lui continua a non presentarsi ai processi e non si accorge che i suoi elettori cominciano a farsi delle domande, a chiedersi se è giusto essere governati da un bugiardo.
Certo, è difficile pensare che non lo sia, anche se il dubbio traspare lontanamente e subito svanisce di fronte alll’arroganza di tacere ciò che tutti si aspettavano da lui.
Ossia, l’unica bugia che il Cavaliere avrebbe dovuto dire e che volutamente non ha detto per non condannare il malsano gesto di Lassini e i suoi tristi manifesti.
Anzi ha fatto esattamente il contrario.
Ha telefonato all’attacchino e gli ha espresso il suo pieno sostegno, naturalmente seguito a ruota dalla coppia Daniela Santanchè e Giorgio Straguadagno i quali, anche loro, gli hanno assicurato il voto nonostante il giusto aut aut del sindaco Moratti.
Un gesto, quello della coppia “Daniela-Straguadagno”, da cui è chiaro il riferimento a possibili frizioni tra la Moratti e l’incantatore di serpenti.
Lui è inafferrabile per i giudici che, a malapena, il massimo che hanno ottenuto è stato quello di portarlo fuori dal tribunale e non “dentro”, dove purtroppo non è possibile stabilire se i suoi comportamenti sono giusti o sbagliati.
Però, anche senza un tribunale, noi lo possiamo intuire dalle sue azioni. Come parla, come ride, come racconta le barzellette e soprattutto capire il motivo per cui le racconta.
Capire cosa c’è dietro quella barzelletta raccontata con aria apparentemente ingenua e, cosa importante, dove è diretto l’amo che aggancerà  la sua prossima vittima.
E la sua prossima vittima purtroppo sono ancora gli italiani.
Da qualche parte ho letto che due signor “nessuno” telecomandati hanno presentato due emendamenti al regolamento della Rai in campagna elettorale, affinchè tutto sia compiuto sul colossale scippo perpetrato ai danni del referendum sul nucleare, nel caso la Cassazione vada contro la richiesta del governo, e si pronunci invece a favore della sua validità .
Il primo emendamento consiste nel togliere alle tribune elettorali il 30% di spazio e darlo al “comitato per il non voto”, in modo da ridurre gli spazi promozionali per il Sì contro le centrali atomiche a un terzo.
Il secondo vuole completare l’opera di devastazione facendo cominciare la campagna referendaria solo dopo le amministrative, anche qui per ridurre i tempi di dibattito che rimarrebbero di soli 12 giorni.
Come vedete non si tratta più di destra o sinistra per capire che un uomo come Berlusconi non solo non può governare l’Italia, ma nessun paese.
Al massimo lui e i suoi falsi trombettieri, come li chiama Travaglio, possono andar bene per una piccola tribù, dove tutti quanti, raccolti intorno al capo, si nutrono a vicenda della loro stessa falsità .
Cari amici fascisti, studenti, leghisti, comunisti e operai insicuri.
Mi sembra chiaro che a questo punto non ci resta che l’unico mezzo di sopravvivenza. Il voto.
Non possiamo assolutamente mancare.
Il 12 Giugno dobbiamo andare tutti a votare anche se, come è prevedibile, il governo tenterà  l’impossibile per togliere dalle schede referendarie pure il legittimo impedimento.
E, se lo dovesse togliere dobbiamo essere ancora più numerosi davanti ai seggi.
E, se per caso le sedi elettorali fossero chiuse, il vostro voto lasciatelo pure per terra scritto su un piccolo foglietto già  preparato a casa, in modo che l’indomani tutti i marciapiedi d’Italia siano invasi da quaranta milioni di bigliettini.
Contro il nucleare, contro la provatizzazione dell’acqua, contro il legittimo impedimento.

Adriano Celentano

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BERLUSCONI BALLA SUL TITANIC: BOSSI, MILANO E LA TENTAZIONE DELLA “CAROGNATA FINALE”

Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile

I COLONNELLI LEGHISTI SPINGONO PER IL TRADIMENTO DOPO LE ELEZIONI AMMNISTRATIVE…LOTTA INTERNA TRA MARONI E CALDEROLI DA UNA PARTE E “CERCHIO MAGICO” DALL’ALTRA… RISPETTO AL 1996, QUANDO ANDO’ DA SOLA,   LA LEGA HA PERSO UN MILIONE DI VOTI…E SI PROFILA UN DISIMPEGNO SU MILANO

Secondo giorno, ieri, di bombardamento leghista sul Cavaliere.
Altro titolo celodurista della Padania, house organ del Senatur mai compulsato come in questi giorni: “Bombe uguale più clandestini. Il Carroccio non arretra”. La crisi libica, col passare delle ore, rischia di non essere più il solito giochino delle parti tra il premier e Umberto Bossi.
Anzi, se prima questo era un sospetto rassicurante nell’inner circle di Palazzo Grazioli, adesso inizia a diventare una speranza.
Di qui la reazione del Giornale di famiglia che ha sparato contro “Tremonti che aizza la Lega”, avvisaglia di un possibile trattamento Boffo per il ministro dell’Economia e anche estremo tentativo di offrire una sponda al Senatur, visto che il “cattivo” viene individuato nel divo Giulio della Seconda Repubblica.
A questo punto, infatti, quella che potrebbe essere la partita finale del governo, tra le bombe su Tripoli e le elezioni di Milano, ruota interamente al patto umano e anche notarile (ne fu testimone l’eurodeputato leghista Speroni) tra B. & B., Berlusconi e Bossi, sottoscritto un decennio fa.
È stato lo stesso premier a dirlo nella cena dell’altra sera a casa di Melania Rizzoli, deputata del Pdl e moglie dell’editore Angelo: “Io e Umberto ormai ci conosciamo da vent’anni, il nostro rapporto è solido, lui non mi farebbe mai scorrettezze”.
A detta sempre del premier la colpa sono le “fibrillazioni del Carroccio” che finiscono per alimentare le ambizioni tremontiane, che ci sono eccome.
Non a caso, il correntismo che scuote la Lega è stato denunciato anche dal direttore del Giornale nel suo editoriale di ieri: “Nella Lega c’è chi getta acqua sul fuoco. Sfasciare tutto per cosa?”.
Una paura che corrisponde alla fotografia consegnata alle otto di ieri sera da un alto esponente della Lega a microfoni spenti: “Il Capo è incazzatissimo con Berlusconi e ancora non gli risponde al telefono. Vuole votargli contro in Parlamento e Maroni e Calderoli lo sobillano in nome di Tremonti”.
Nel Carroccio la tentazione di rompere è forte e questo spaventa molto il cerchio magico che da qualche anno protegge e circonda il Senatur anziano e malato, che beve litri di Coca Cola e fuma sigari fino a notte fonda.
Quel cerchio magico composto dalla moglie Manuela Marrone, dalla vicepresidente del Senato Rosi Mauro, dai capigruppo parlamentari Marco Reguzzoni e Federico Bricolo, dal sottosegretario Belsito.
La loro pressione per ricucire con il Cavaliere è forte, ma stavolta Bossi sta pensando davvero alla rottura.
Per un motivo molto semplice: nonostante i postumi dell’ictus e un cuore malandato da novantenne, il Capo ha intuito che il tasso di antiberlusconismo della base leghista è salito oltre il livello di guardia.
Lo confermano le telefonate dei militanti arrivate anche ieri a Radio Padania, senza filtro: “Sono deluso da Berlusconi. Sono molto, molto deluso soprattutto per le scelte sulla Libia” (Giacomo da Varese); “Secondo me Berlusconi è cambiato da quando si è separato dalla moglie. Poi io dico che un ricco non può capire chi tira la cinghia per arrivare a fine mese” (Rosetta da Varese); “Chi è il nostro alleato lo scopriamo adesso?” (sms); “Meglio che Berlusconi si dimetta, non se ne può più” (sms).
Per quanto incline a seguire i consigli della moglie e del cerchio magico, il Capo sa perfettamente che “la nostra gente” è decisiva per la sopravvivenza della Lega.
Anche perchè il Carroccio guadagna sì in percentuali elettorali ma continua a perdere voti in termini assoluti.
Rispetto al 1996, quando andò da solo, manca all’appello un milione di voti.
Nei dubbi del Senatur si sono infilati i due colonnelli Maroni e Calderoli, rivali ma uniti contro il cerchio magico.
Il ministro dell’Interno, mercoledì scorso, ha sconfessato Reguzzoni, che potrebbe perdere il posto di capogruppo e fare il sottosegretario (la rosa comprende anche Brigandì e Sgarbi in quota Lega).
Nello stesso giorno, ai funerali di Ferrero ad Alba, Calderoli è stato gelido con Berlusconi.
Maroni lavora per una Lega autonoma da Berlusconi.
Calderoli ha un asse con Tremonti e ha commentato così l’inizio dei raid: “Solo quattro parole: di male in peggio”.
La nottata per Berlusconi sarà  lunga.
Perchè dopo la Libia, ci sono le elezioni a Milano e il Capo potrebbe optare per l’effetto Brunetta, ossia il disimpegno leghista che ha fatto perdere il ministro della Funzione pubblica a Venezia.
Un modo per salvare il rapporto umano e scaricare la caduta del governo sulla “nostra gente che non ne può più”.
In pratica, una “carognata”.
L’ultima di Bossi a Berlusconi

Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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IERI IL DOCUMENTO ECONOMICO E’ PASSATO ALLA CAMERA PER LE ASSENZE DELL’OPPOSIZIONE, SOLO 283 I SI’, UN’ALTRA OCCASIONE PERSA

Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile

COME AL SOLITO, QUANDO SI TRATTA DI MANDARE SOTTO IL GOVERNO, L’OPPOSIZIONE LATITA: SE FOSSERO STATI TUTTI PRESENTI SI SAREBBE APERTA UNA CRISI DI GOVERNO… ASSENTI 18 DEPUTATI DEL PD (SOLO 2 GIUSTIFICATI IN MISSIONE), 10 DELL’UDC (1 IN MISSIONE), 6 DI FLI (1 IN MISSIONE) 4 DELL’IDV (2 IN MISSIONE)…I “RESPONSABILI” NON AVEVANO VOTATO…NELLA MAGGIORANZA MANCAVANO 21 DEL PDL E 6 DELLA LEGA

Il Documento di economia e finanza è passato alla Camera con soli 283 voti, contro 263 no e un astenuto.
Se i quaranta deputati dell’opposizione assenti dall’Aula avessero partecipato alla votazione sulla risoluzione di maggioranza che approvava il Def, il governo sarebbe stato battuto.
Alla votazione non hanno partecipato anche 6 deputati del gruppo di Iniziativa responsabile.
In particolare, al voto erano assenti 18 deputati del Pd (di cui due in missione), dieci dell’Udc (uno era in missione), sei di Fli (uno) e quattro dell’Idv (due in missione); oltre questi sono mancati un paio di voti dal gruppo misto, riconducibili a Api e Mpa.
Vistose le assenze nella maggioranza, malgrado la presenza in aula di diversi ministri e sottosegretari.
Gli assenti del Pdl sono stati 21, di cui tredici in missione.
Alla Lega sono mancati sei voti (cinque in missione, fra cui i ministri Umberto Bossi e Roberto Maroni).
Infine, sei i Responsabili assenti: mentre due erano in missione, Pippo Gianni, Paolo Guzzanti, Francesco Pionati e Maria Grazia Siliquini non hanno partecipato al voto.
L’unico astenuto è stato Siegfried Brugger delle Minoranze linguistiche.
Chissà  come mai, quando la maggioranza è in difficoltà , diversi deputati dell’opposizione spariscono.

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RINVIATI PRESCRIZIONE E PROCESSO LUNGO: IL PDL HA PAURA DEL VOTO AMMINISTRATIVO E CONGELA LE LEGGI AD PERSONAM

Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile

DAI SONDAGGI EMERGEVA CHE LE LEGGI PRO-SILVIO PORTAVANO VOTI ALLE OPPOSIZIONI: MEGLIO ALLORA RINVIARLE AL DOPO URNE…LA   VERGOGNOSA RITIRATA DEL PARTITO DEGLI ACCATTONI E DEI SERVI LEGHISTI

Accelerano solo sulla riforma della giustizia, che Berlusconi sponsorizza e a cui Alfano tiene come suo personale fiore all’occhiello.
Se n’è già  avuta la conferma quando Donato Bruno, il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, ha tagliato corto sui distinguo del Pd per le future audizioni, chiedendo un elenco stringato e garantendo che la prossima settimana già  si parte con le relazioni.
Dopo aver superato il nodo irrisolto di chi dovrà  fare il relatore, se lui stesso, Gaetano Pecorella o il siciliano Enrico La Loggia.
Ma nel mese delle amministrative è forse questo l’unico brivido parlamentare sulla giustizia, perchè sui progetti di legge caldi, la prescrizione breve e il processo lungo, i giuristi del premier stanno meditando un saggio rinvio.
Ecco un “disoccupato” Maurizio Paniz in Transatlantico: “Novità ? Notizie? Rilassatevi, è tutto tranquillo”.
Idem al Senato, dove il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli si è concesso una settimana di campagna elettorale a Bologna e dove il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri minimizza: “Il processo lungo in aula? Ma noi teniamo la capigruppo una volta alla settimana”.
A sorpresa l’atteggiamento dei berluscones, spiegabile e spiegato solo con ragioni di cassetta elettorale.
Perchè se gli attacchi di Berlusconi ai giudici nei comizi gli portano voti, non altrettanto avviene se poi in concreto, in una delle due Camere, va in onda lo scontro violento su una legge ad personam.
Com’è accaduto alla Camera per la prescrizione breve.
Lì guadagna il centrosinistra che gioca sul sentimento anti casta della gente.
Lo spartiacque sarà  il voto amministrativo. Il suo esito. La vittoria o la sconfitta a Milano. Strategica per il Cavaliere.
Tutto cambia per la giustizia se la Moratti vince o se è costretta ad andare al ballottaggio con Pisapia.
Nel primo caso, subito alla ripresa del lavoro a palazzo Madama, potrebbe arrivare in aula la leggina sul processo lungo, due articoli, uno sullo strapotere degli avvocati in udienza, uno sul divieto di usare le sentenze passate in giudicato.
Cui si aggiungerà  quello più succoso, l’immediata sospensione del processo per un conflitto, in analogia con quanto avviene per il ricorso del giudice alla Corte. Ma se il voto andrà  male tutto sarà  rinviato a giugno, ad urne chiuse.
Scontato che il voto finale sulla prescrizione breve, anch’esso al Senato, avverrà  a giugno.
È in chiave elettorale che, a Montecitorio, più d’uno interpreta il ritardo con cui viene definito il testo del conflitto per Ruby.
Votato il 5 aprile, è stato affidato alle cure dell’avvocato della Camera Roberto Nania.
Magari sarà  questione di ore, ma tre settimane non sono poche per un testo di cui si conoscevano le motivazioni, ampiamente illustrate nel dibattito in aula. Volontà  di saltare a piè pari la Corte presieduta da De Siervo, o necessità  di evitare che la pronuncia di ammissibilità  o la bocciatura del conflitto possa cadere prima del voto?
Scrupolo eccessivo, visto che i tempi della Corte sono assai più lunghi.
Ma il fatto resta: dopo il rush pure il conflitto finisce nel dimenticatoio.

Liana Milella
(da “la Repubblica“)

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CASE POPOLARI A MILANO, TANGENTI SUGLI APPALTI: INDAGATO UN CANDIDATO DEL PDL, GENERO DI ROMANO LA RUSSA

Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile

NELL’INCHIESTA ALER FINISCE ANCHE MARCO OSNATO, CONSIGLIERE COMUNALE USCENTE E IN LISTA CON LA MORATTI ALLE PROSSIME ELEZIONI…ACCUSATO DI CORRUZIONE E TURBATIVA D’ASTA

Turbativa d’asta e corruzione. Tra gli almeno sei indagati dalla procura di Milano sugli appalti per i lavori di pulizie e gestione del verde del patrimonio immobiliare Aler, figurano il direttore generale Aler, Domenico Ippolito, e il direttore dell’area gestionale dell’Aler, Marco Osnato, genero di Romano La Russa, consigliere comunale uscente e candidato alle prossime amministrative nella lista di Letizia Moratti sindaco e coordinatore vicario del Pdl milanese.
A riportare la notizia è il Corriere della Sera in un articolo di Luigi Ferrarella nelle pagine della cronaca cittadina.
Nell’inchiesta anche l’avvocato che guida l’ufficio legale e appalti dell’ente, Irene Comizzoli; la responsabile dell’ufficio di segreteria del presidente Loris Zaffra nonchè componente del gruppo tutela patrimonio dell’ente in chiave anti-abusivismo, Anna Bubbico; e due amministrato di centinaia di alloggi Aler, Antonio De Luca (marito della Bubbico) e Luca Bellisomo.
Secondo quanto riporta il quotidiano di via Solferino, “alcuni di questi nomi erano già  stati evocati nell’esposto che il 19 marzo dell’anno scorso l’associazione Sos Racket e usura di Frediano Manzi aveva presentato in Procura, allegando anche la registrazione di una conversazione con ‘un ingegnere che ha lavorato per anni partecipando a bandi e gare d’appalto per l’Aler’ e che accreditava l’esistenza di una prassi tangentizia in seno all’ente”.
I pm Antonio Sangermano e Maurizio Romanelli, stanno valutando, scrive Ferrarella, la delibera dell’Aler con la quale si sperimentava nella provincia milanese una sorta di autogestione degli amministratori di condominio, affiancati da alcuni individuati funzionari Aler, nella scelta dei modi e delle aziende con i quali assicurare i servizi di pulizie e di gestione del verde.
Ma il dubbio degli inquirenti “pare essere che dietro questo meccanismo vi sia stata la volontà  di evitare gare d’appalto attraverso il frazionamento dei lavori in piccoli lotti, in modo da consentire a taluni amministratori degli stabili, ritenuti politicamente più ‘vicini’ ad alcuni dirigenti Aler, di poterli assegnare a trattativa privata ad aziende di fiducia, con qualche genere di ‘ritorno’ economico che traspare dalla contestazione di corruzione”, scrive ancora il Corriere.
Così, dopo l’inchiesta sulle firme false del listino di Roberto Formigoni e il caso dei manifesti “Via le Br dalle Procure” di Roberto Lassini candidato nella lista Moratti alle comunali, arriva la terza inchiesta che coinvolge esponenti del Pdl.

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LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL CANDIDATO PDL FILONI A GALLARATE: “DATE IL 5 PER MILLE ALLE ONLUS CITTADINE”

Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile

MA LE ASSOCIAZIONI SONO ALL’OSCURO DELLA SUA INIZIATIVA E MOLTE NON VOGLIONO AVERE NULLA A CHE FARE CON LUI E LA POLITICA E SI SENTONO STRUMENTALIZZATE…C’E’ ANCHE CHI CON IL COMUNE E’ IN GUERRA DA TEMPO PER PROMESSE NON MANTENUTE

Chi sono i migliori alleati di un candidato alle elezioni amministrative di una piccola città ? Senza ombra di dubbio le associazioni.
Se un uomo qualunque per farsi eleggere deve contare su reti di amici e familiari, un personaggio introdotto nel mondo associativo ha certamente qualche chance in più di racimolare voti.
Perchè allora non puntare dritto al cuore di tutte le associazioni attive sul territorio del comune?
E’ quello che deve aver pensato Giuseppe Filoni, candidato consigliere nelle fila del Pdl di Gallarate (la città  della provincia di Varese già  salita agli onori delle cronache per aver partorito delle alleanze inedite tra le varie liste in gara).
In questi giorni, come riporta il quotidiano La Provincia di Varese, per le vie della città  sono comparsi manifesti e volantini su cui, oltre a pubblicizzare il candidato (con tanto di foto, simbolo e nome in bella vista), viene sciorinato un lungo e dettagliato elenco di associazioni, accompagnato dall’invito a versare il 5 per mille in favore di una di queste: “La tua firma per la tua città  — si legge — a te non costa nulla, per Gallarate è un aiuto pazzesco”.
Peccato che le associazioni citate non ne sapessero nulla.
“Noi non abbiamo avuto nessun tipo di contatto per questa cosa — spiega Daniela Capitanucci di Azzardo nuove dipendenze -. Lo abbiamo appreso dai giornali. Come associazione di promozione sociale non ci colleghiamo a nessun partito politico, vale per qualunque partito, non è una presa di posizione nei confronti del Pdl. Si tratta di una scelta per tutelare i nostri soci che devono sentirsi liberi di condividere le finalità  dell’associazione senza schierarsi sotto una bandiera di partito. Non nascondo che questa cosa ci ha messo in difficoltà , oggi mi sono sentita in dovere di giustificarmi con tutti gli altri interlocutori con cui noi abbiamo comunque rapporti per chiarire che non stiamo facendo campagna elettorale per nessuno”.
Dal canto suo Filoni ha puntualizzato che il suo è stato un gesto “nobile”, lontano da qualunque volontà  di servirsi del nome e dell’immagine delle associazioni: “Ho pubblicato i nomi e i dati di tutte le associazioni, senza mai affermare che queste sostenessero la mia candidatura — ha detto lo stesso autore dei manifesti – non abbiamo chiesto niente a nessuno perchè non volevamo dare adito a dubbi sulla nostra onestà “.
Se è vero e plausibile che alla base del manifesto potesse esserci un intento filantropico, agli occhi dei più attenti non è sfuggito un altro dettaglio: “Mi stupisce che un candidato per le elezioni comunali — ha aggiunto Daniela Capitanucci – sponsorizzi il 5 per mille alle associazioni quando anche lo stesso comune è uno dei potenziali beneficiari”.
Tra le associazioni più inviperite per la trovata di Filoni c’è il Nuoto Club Gallarate che nella storia recente ha ricevuto trattamenti decisamente in contrasto con lo spirito di collaborazione e sincero aiuto di cui il candidato si è fatto interprete: “Sulla nostra testa incombe un’ingiunzione di pagamento da 100 mila euro emessa dalla municipalizzata Amsc per il buco della passata stagione — spiega Barbara Allaria — un buco frutto di accordi non mantenuti e su cui il comune non ci ha mai fornito alcun sostegno”.
Una vicenda lunga e complicata, fatta di liti e rimpalli di responsabilità , che stride con l’invito formulato dal candidato: “È evidente che questa cosa del 5 per mille non ci fa nè male nè bene — continua —, ma la vicenda assume toni grotteschi se la analizziamo alla luce dei trascorsi, con un comune (a marca Pdl, ndr) che non sembra far altro che metterci i bastoni tra le ruote”.

argomento: Comune, Costume, elezioni, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »

“INVISIBILI” PER 10 ORE A CAUSA DI UN GUASTO DEL SERVER ARUBA: CI SCUSIAMO CON I LETTORI

Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile

COME NOI, SONO RIMASTI FERMI MILIONI DI SITI IN ITALIA…UN PRINCIPIO DI INCENDIO NELLA CENTRALE DI AREZZO, STAMANE ALLE 4, AVEVA IMPOSTO LO SPEGNIMENTO DELLE MACCHINE

Sono stati milioni i siti italiani che si sono fermati stamane per un problema del server Aruba.
Per chi si collegava poteva sembrare un problema tecnico e un disservizio temporaneo: il dominio del fornitore italiano di servizi di hosting è appena stato ripristinato, ma milioni di siti che si appoggiano alla sua infrastruttura   sono rimasti bloccati per ore, compresi i servizi di posta elettronica a causa di un incidente.
Dalle quattro di stamattina è entrato in azione il sistema di spegnimento dell’erogazione dell’energia a causa di un principio di incendio.
Per fortuna le fiamme sono state domate e sono state adottate le verifiche
di sicurezza per poter far ripartire le macchine.
Si è trattatp del più grande black-out del web in Italia, dato che Aruba è il principale provider di servizi internet.
Per fortuna l’incendio nella zona degli Ups non ha coinvolto le sale dove si trovano i dati del provider.
La notizia era stata diffusa su Twitter.
Aruba ha aggiunto che ha giustamente “privilegiando la sicurezza delle persone”, perchè “la riaccensione senza dovute verifiche avrebbe creato un pericolo e il rischio di nuove ricadute”.
Aruba ha 1,5 milioni di domini mantenuti, 3.000 mq di datacenter e oltre 10.000 server gestiti.
Per questo l’incidente avvenuto oggi ha avuto un impatto molto forte sul web.
Ci scusiamo in ogni caso con i nostri lettori per le ore in cui siamo rimasti “invisibili” per causa indipendenti dalla nostra volontà .

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