Aprile 2nd, 2011 Riccardo Fucile
L’OFFERTA LAST MINUTE CHE L’AGENTE DI COMMERCIO BERLUSCONI PROPORRA’ LUNEDI’ A TUNISI…FORNITURA DI MEZZI PER IL CONTROLLO DELLE COSTE E CREDITI PER LE IMPRESE TUNISINE… NULLA DI NUOVO RISPETTO ALLA VISITA DI FRATTINI, TROPPO POCO PER LA GRAVE CRISI CHE HA COLPITO IL PAESE
Il presidente del Consiglio annuncia per lunedì un intervento taumaturgico sul governo tunisino.
«Decisivo», a suo dire, nel convincerlo ad accettare i rimpatri coatti di migranti dall’Italia e ad impegnarlo a sigillare le proprie coste.
E nel battezzare la sua missione, per la nona volta in nove anni, attinge al format retorico del «piano Marshall».
Dei precedenti piani (“piano Marshall” per la Somalia, 2002; “piano Marshall per il Medio Oriente”, 2003; “piano Marshall per l’Abruzzo”, 2008; “piano Marshall per la Sardegna”, elezioni regionali 2009; “Piano Marshall per il Sud”, 2009; “Piano Marshall per la Palestina”, 2010; “Secondo piano Marshall per il Sud”, 2010; “Piano Marshall per i giovani”, marzo 2011; “Piano Marshall per il Maghreb”, marzo 2011), non ne è stato nulla.
Dunque, che cosa, davvero, Silvio Berlusconi andrà ad offrire a Tunisi?
Per quanto ne riferiscono fonti qualificate della nostra diplomazia e del ministero dell’Interno, l’offerta italiana non si muoverà , nei termini e nelle cifre, da quella avanzata dai ministri Maroni e Frattini nei loro colloqui a Tunisi il 25 marzo scorso.
Quella che non ha sin qui visto immediate contropartite.
Parliamo dunque di 95 milioni di euro a titolo di “credito di aiuto” (già in buona parte impegnati da richieste per 60 milioni di euro avanzate da Tunisi ai nostri ministeri dell’Interno, dell’Agricoltura e della Sanità ).
Di forniture, “a titolo di dono”, di fuoristrada e imbarcazioni per la sorveglianza delle coste.
Dell’apertura di una linea di credito di sostegno alle piccole e medie imprese tunisine per 73 milioni di euro, dei 9 milioni e mezzo di euro “a titolo di dono”, per il «piano di protezione del Mediterraneo».
Si tratta, insomma, per lo più di prestiti agevolati (per altro non ancora erogati) non decisivi per raddrizzare il piano inclinato su cui balla il popolo tunisino dal giorno della sua rivoluzione.
I dati consegnati dal governo di Tunisi a Roma documentano infatti stime di crescita del Paese precipitate dal 5% a meno dell’1%, con una perdita di posti di lavoro che porterà il numero dei disoccupati a 900 mila unità , compresi i tunisini rientrati nel Paese dopo lo scoppio della guerra in Libia. Pensare di contenerli con qualche motovedetta e fuoristrada in regalo e con un centinaio di milioni di euro di prestiti, è un’illusione.
Anche perchè, stime alla mano, la Tunisia avrebbe bisogno di attingere in tempi brevi a risorse liquide superiori ai 2 miliardi di euro.
Dunque, quale “piano Marshall”?
A ben vedere – la Farnesina ne è consapevole – l’unica forma di cooperazione decisiva sarebbe mettere in moto il programma strutturale di «aiuti per lo sviluppo» costruito da “doni”, “crediti di aiuto”, “conversione del debito”, che l’Italia ha previsto per l’intero Maghreb e che oggi ammonta, nominalmente, a 1 miliardo di euro.
Il problema, però, è che per farlo è necessario finanziare almeno lo “start-up” di imprese o joint-venture.
Palazzo Chigi è disposto a farlo?
È un fatto che, dall’inizio della crisi, non un solo euro dei 5 milioni stanziati da Palazzo Chigi a Farnesina, Difesa e Protezione Civile per i primi interventi umanitari in Tunisia è stato ancora erogato.
Tanto per far capire che non mantiene gli impegni…
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Aprile 2nd, 2011 Riccardo Fucile
“IL POPULISMO E’ AL CORTOCIRCUITO, LE ELEZIONI UNICA VIA D’USCITA”…”DOPO IL VOTO CI VUOLE UN GOVERNO COSTITUENTE CHE RISCRIVA LE REGOLE”…”IL PREMIER SOSTIENE DI ESSERE IL LEADER PIU’ GRADITO AL MONDO? ALLORA FACCIA VOTARE GLI ITALIANI, COSI’ LO VERIFICA”
Quanto si può andare avanti così?
Ormai «la maionese sta impazzendo, non c’è più armonia tra governo e Parlamento. L’appello di Napolitano al senso di responsabilità delle forze politiche durerà al massimo tre giorni…».
Italo Bocchino una ricetta ce l’ha: «Meglio rivolgersi di nuovo agli italiani». Elezioni, dunque.
Ed è un paradosso che a volerle sia un neopartito ancora gracile: «Se fossimo egoisti ci farebbe comodo andare alle urne tra due anni ma pensiamo al Paese e la situazione è insostenibile. Berlusconi spera di tirare avanti. E’ lui ad avere una paura matta del voto».
I commenti del Pdl all’ennesimo richiamo del presidente della Repubblica sembrano positivi.
«Il copione è sempre lo stesso: il Pdl abbasserà i toni per poche ore e poi saremo punto e daccapo. La verità è che ogni deriva populista ha come esito finale lo scontro con le istituzioni. E noi siamo arrivati a questo punto».
Ad un punto grave.
«Gravissimo. Se dovessimo spiegare ad un politologo francese o tedesco uscito da un coma quel che è successo nelle ultime 72 ore, penserebbe ad una fiction: la Minetti che vuol fare il ministro degli Esteri; Frattini, vero ministro degli Esteri che, invece, di occuparsi a tempo pieno della crisi dei Paesi arabi, presidia come un soldato l’aula per votare un’inversione dell’ordine del giorno; un sottosegretario agli Interni, Mantovano, che si dimette in piena emergenza profughi; la maggioranza che tenta di far passare il processo breve ma non riesce nemmeno ad approvare il verbale del giorno prima… «.
Allora elezioni.
«Sì, e poi un governo di legislatura costituente».
È fare i conti senza l’oste.
«Ma come: Berlusconi dice sempre che è il leader più gradito del mondo, il più amato, il più rispettato, dice che vuol mandare a casa Fini… Quale migliore occasione di un ritorno alle urne!».
E invece?
«Invece la realtà è che lui ha una paura matta del voto, sa bene che rischia di perdere. Lo scenario più probabile è che Fini rimanga al suo posto e che gli italiani mandino a casa Berlusconi».
Per ora ha la maggioranza.
«Certo, ha voluto la prova muscolare con noi e ci ha sostituiti con parlamentari raccattati qua e là . Ad un fatto politico ha risposto con un fatto numerico. Ma dove va con i Responsabili che premono per le poltrone, con La Russa che si fa scappare la frizione, con le correnti che nascono dentro il Pdl, da Scajola a Miccichè, sintomo chiaro che anche i suoi si stanno posizionando per il dopo? Questo è un governo debole in politica estera (siamo stati tenuti fuori dalla porta sul caso Libia), un governo che non riesce a gestire l’emergenza profughi, un governo che decide di fatto, con la “prescrizione breve”, di depenalizzare corruzione e concussione per i politici. Si può andare avanti così? Non credo. Presto anche la Lega dovrà dare spiegazioni al suo elettorato».
Dalle urne cosa può uscire?
«Uscirà una maggioranza certa alla Camera mentre al Senato saremo determinanti noi del Terzo Polo».
E dopo?
«Dopo ci vuole un governo costituente. Si riscrivono le regole per approdare finalmente ad un nuovo bipolarismo».
Un governo che prende dentro tutti, da sinistra a destra?
«Questo non dipende da noi. Dipende da chi vince alla Camera».
Da uno a dieci, faccia il broker.
«Zero probabilità che Berlusconi decida responsabilmente il ritorno alle urne. Cinque che la maionese impazzisca e si vada comunque ad elezioni».
Alessandra Longo
(da “La Repubblica“)
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Aprile 2nd, 2011 Riccardo Fucile
FRANCESCO BRUGIONI DA DIECI ANNI E’ UNO DEI TRE COLLABORATORI DELLA PARLAMENTARE: “IL PREGIUDIZIO ACCECA”… GRAZIE A FINI, ILEANA HA POTUTO OTTENERE DELLE MODIFICHE A UN REGOLAMENTO VECCHIO DI CENTO ANNI: “POSSIAMO ACCOMPAGNARLA, VOTARE E APPLAUDIRE PER LEI”
Sicuramente non ha capito, il leghista anonimo che due giorni fa ha ingiuriato la deputata del Partito democratico Ileana Argentin definendola “Handicappata di merda” di aver offeso, con un unico insulto, quattro persone.
E non se ne è reso conto Osvaldo Napoli (Pdl), che ha almeno chiesto scusa per le sue rimostranze nella stessa seduta (dicendo: “Non mi ero accorto che Argentin avesse un assistente”), anche se da tre anni frequentano la stessa Aula.
Napoli ha commesso un altro errore.
Perchè la deputata del Pd, in realtà , può contare su ben tre assistenti.
Ci vogliono quattro diverse persone, insomma, per fare un corpo solo.
Un deputato del tutto particolare, che grazie a Fini ha violato dei limiti regolamentari che sono vecchi di cento anni.
Infatti, grazie a un cartellino speciale due ragazzi che si chiamano entrambi Francesco e uno che sia chiama Fabrizio, possono accompagnare la Argentin, votare per lei, applaudire per lei quando lei vuole, visto che con il suo corpo non può farlo.
In rappresentanza di tutti e tre parla l’assistente che è da dieci anni con Ileana, Francesco Brugioni.
Francesco, perchè seguite Ileana, dandovi il cambio?
Ileana è affetta da una malattia degenerativa, la amiotrofia spinale. Non è in grado di muoversi da sola.
Cosa ha significato l’incontro di questa diversità con un palazzo che ha oltre un secolo di vita?
Grazie all’impegno del presidente Fini l’impatto è stato ridotto al minimo. Prima di insediarsi, per permettere ad Ileana di circolare, sono state abbattute tutte le barriere che a Montecitorio resistevano dal 1870!
C’era già stato un deputato disabile, il socialista Piro.
Sì, ma lui era molto più autonomo di Ileana. Per lei si sono dovuti mettere scivoli ovunque, persino un ascensore per superare tre gradini nel transetto che divide il Palazzo dei gruppi da quello storico.
Vi pesa?
Non è un privilegio conquistato per lei. Ora un disabile qui può andare ovunque.
Tranne in bagno.
Già . Nel bagno delle deputate continua ad esserci una rampa di scale. Ne utilizziamo un altro, al piano aula.
Voi votate anche per la Argentin?
Sì. Abbiamo una delega sia per il voto che per la firma. E per far entrare Ileana, è stato costruito uno scranno particolare, per lei, vicino al cosiddetto tavolo dei nove. Ci sono voluti falegnami e architetti, ma Osvaldo Napoli non ha notato nulla.
Uno scranno molto particolare.
Sì. Ha due posti. Uno per quello di noi che la accompagna. E un varco per lei che entra con la carrozzina.
Da cui lei ha tratto il suo slogan preferito.
Sì: “Non ho bisogno di una poltrona perchè la mia me la porto da casa”. I leghisti dovrebbero riflettere sul fatto che anche in questo Ileana li batte.
Oggi è arrivato lo stenografico di ieri. E quelle parole non risultano mai pronunciate.
Purtroppo molto spesso, è successo anche con La Russa, lo stenografico viene edulcorato.
Che cosa vorrebbe dire al leghista che ha insultato Ileana?
Che noi abbiamo una grande forza. Conosciamo benissimo i nostri limiti, perchè ci confrontiamo con loro tutti i giorni. Mentre loro sono prigionieri del loro limite, in questo caso il pregiudizio che acceca. E al contrario di noi, non sanno di essere diversamente abili.
Che fa, insulta?
No. Se loro potessero capirlo, sarebbe un complimento.
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 2nd, 2011 Riccardo Fucile
BERLUSCONI NON SA FRENARSI E PERSINO NEL SUO RUOLO ISTITUZIONALE DEVE DARE IL PEGGIO DI SE’…A PALAZZO GRAZIOLI RACCONTA UNA BARZELLETTA SQUALLIDA CHE FA RIDERE SOLO LUI E LA SUA CORTE DI MANIACI DEI GIARDINETTI
Impermeabile al nervosismo del Quirinale, al caos del Parlamento, al logorìo della maggioranza, alla guerra in Libia, ai processi milanesi, l’istrione colpisce ancora. Il presidente del Consiglio riceve in veste ufficiale i sindaci delle province di Napoli, Salerno e Caserta che chiedono lo stop agli abbattimenti delle case abusive.
E agli amministratori con la fascia tricolore si rivolge parlando come i protagonisti di “Porci con le ali”. Racconta una nuova barzelletta. Sporca naturalmente.
Interno giorno, ieri.
Siamo nella sala di Palazzo Grazioli dedicata alle riunioni del “parlamentino” Pdl.
Un emiciclo in miniatura che evoca la sostituzione delle vere aule parlamentari.
Berlusconi incontra una delegazione di sindaci campani. Promette un decreto per fermare le ruspe, riporta l’agenzia di stampa.
Nel comunicato però manca la parte migliore.
Alla fine della riunione il Cavaliere non resiste alla tentazione, vuole chiudere in bellezza.
È uno show di quasi quattro minuti.
Seduto alla scrivania, piazzata quasi al centro della stanza, da mega capo di fantozziana memoria, circondato da colonne marmoree, la prende veramente alla lontana ma non si risparmia nulla.
Il dialetto napoletano, omaggio ai natali degli ospiti, la voce in falsetto per distinguere i personaggi, il coup de theatre quando si alza in piedi e piazza la battuta finale.
Alle spalle ha la copia dell’Allegoria del buon governo di Ambrogio Lorenzetti, di fronte i sindaci schierati e composti.
La trama: un signore si reca all’ufficio brevetti.
Qui Berlusconi imita un gruppo di sfaccendati uscieri napoletani che indicano all’inventore “‘o cesso”.
Ma il protagonista ha davvero un prodotto inimitabile.
Arriva allo sportello giusto dove trova altri annoiati dipendenti. Che lo sottovalutano, lo prendono in giro, perdono un po’ di tempo.
“Qual è la sua invenzione?”. “Una mela”, risponde con la vocina chioccia il Berlusconi-Archimede, suscitando le risate dei primi cittadini.
Si può brevettare una mela?
Altri secondi preziosi vengono usati per raccontare le beffe degli impiegati, il loro darsi di gomito.
“Ma questa è una mela speciale”, insiste il signore parlando in falsetto. Speciale perchè? “Perchè sa di fica”.
Pausa scenica, tempi comici da autodidatta. Siamo vicini al dunque.
Un uomo dell’ufficio brevetti afferra la mela e la assaggia.
Berlusconi mima il morso mentre con la destra tiene un frutto immaginario.
Fa l’espressione schifata, poi la faccia di chi protesta: “Ma sa di culo”.
Berlusconi cambia ruolo, torna l’inventore.
Si alza finalmente in piedi perchè narrare una barzelletta seduti è veramente strambo.
Allunga il braccio, ruota la mano che impugna la mela, arriva al finale usando il voi come si fa a Napoli: “E giratela”.
I sindaci ridono, Berlusconi in piedi allaccia la giacca, vede che tra tanti maschi c’è anche una prima cittadina e l’avvicina.
Si capisce che si scusa per la virata maschilista, s’intuisce che ottiene il perdono e le dà un carezza sulla guancia.
Fuori luogo per quattro minuti, galante per un secondo.
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica“)
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Aprile 2nd, 2011 Riccardo Fucile
ERANO ORMAI 2.000 LE PERSONE OSPITATE NEL CENTRO PUGLIESE, ARRIVATE CON DUE NAVI DA LAMPEDUSA…LA SITUAZIONE E’ TESA: “VOGLIAMO PARTIRE, VOGLIAMO LA LIBERTA'” GRIDANO GLI IMMIGRATI, MENTRE SI MOLTIPLICANO LE FUGHE DAL CENTRO…5 POLIZIOTTI PER 827 IMMIGRATI
Il primo carico di esseri umani partiti da Lampedusa era appena arrivato quando è scoppiata la rivolta, seguita a una vera e propria fuga di massa.
Perchè chi è in gabbia da giorni cerca la libertà .
La urla e prova a prendersela.
Tensione nel campo profughi di Manduria dove si è accesa la protesta degli immigrati che gridano “vogliamo partire, vogliamo la libertà “.
Hanno appeso alcuni striscioni ai cancelli della tendopoli.
C’è scritto “vogliamo le vostre promesse”.
Sono gli ospiti del centro di identificazione e accoglienza giunti nei giorni scorsi, quando sono arrivati in 1300, per poi rimanere meno di 800, per alcuni solo 300, viste le fughe e gli allontamenti.
Con i nuovi, il copione si ripete.
Sotto gli occhi di autorità in visita e delle forze dell’ordine.
Altri immigrati sono arrivati con i pullman dal porto di Taranto: stranieri imbarcati ieri su due navi.
La prima, con 1716 persone a bordo è arrivata intorno alle 8 del mattino, una sconda con altri 600 immigrati, già arrivata nel porto di Taranto.
Un varco che si trova all’altezza di un cancello della piccola recinzione, alta non più di due metri.
E’ da lì che se ne vanno dal campo.
Il varco è stato fatto nelle scorse ore dai vigili del fuoco che stanno compiendo lavori nell’area.
Gli immigrati lo hanno scoperto e lo stanno utilizzando per fuggire: si nascondono per alcuni minuti in vecchi ruderi diroccati di ex dormitori di quello che era un aeroporto militare e che ora ospita la tendopoli e poi vanno via nelle campagne dopo aver attraversato la strada provinciale che collega Manduria con Oria.
Le reti sono molto basse.
Le scavalcano quelli che sono qui da giorni e chi è arrivato solo qualche ora prima. E le hanno scavalcate già circa 1000 profughi, arrivati nei loro disperati viaggi anche fino a Milano, dove alla stazione sono stati ‘riacciuffati’ in quaranta.
Attorno al Centro di accoglienza e identificazione è in costruzione una nuova recinzione con reti più alte.
Alcuni profughi lamentano di non aver mangiato e bevuto.
Grida, slogan, e le voci dei migranti che chiedono libertà .
Un ragazzo di 27 anni che parla in italiano, spiega: “Io non voglio scappare, ma voglio subito la carta che mi permetta di trovare un lavoro in Italia. Perchè sono venuto in Italia e resterò in Italia”.
Un gruppo ha protestato a gran voce all’arrivo di alcuni politici, chiedendo di andare via e il rilascio dei permessi di soggiorno.
In molti si sono arrampicati sulla rete di protezione del campo, altri hanno issato un lenzuolo all’esterno del cancello.
E appena possono scappano, destinazione Francia e Germania.
Il segretario nazione dell’Ugl Polizia Di Stato Valter Mazzetti accusa il governo: “Il modo con cui si sta procedendo allo sgombero di Lampedusa è contraddistinto da superficialità e approssimazione e ciò rischia di mettere a rischio non solo la riuscita dell’operazione ma anche l’incolumità dei pochi poliziotti che stanno operando per attuare lo sgombero”.
“Due giorni fa – dice Mazzetti – è accaduto infatti che, nelle more del parapiglia generato dall’eseguire, secondo i dettami del più assoluto pressappochismo, lo sgombero delle migliaia di profughi indegnamente accampati sull’isola, il servizio di scorta ad una massa di 827 immigrati sulla nave con destinazione Taranto, siano stati comandati solamente cinque poliziotti. E si è navigato tutta la notta poichè non erano stati approntati i servizi di accoglimento e di sicurezza connessi all’arrivo del natante”.
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Aprile 2nd, 2011 Riccardo Fucile
NON C’E’ PIU’ RABBIA E SPERANZA, REGNANO SOLO RASSEGNAZIONE E DISPERAZIONE….37.733 PERSONE ANCORA ASSISTITE, DI CUI 22.989 SEMPRE NELLE C.A.S.E., 13.416 CHE SI SONO SISTEMATE IN MODO AUTONOMO, 1.077 ANCORA IN ALBERGO E 251 IN CASERMA…E LA RICOSTRUZIONE E’ FERMA
Mario Ianni, 75 anni, sta passeggiando con il suo Rocky.
“È una fortuna, avere un cane. Almeno sei costretto ad uscire di casa. Gli altri anziani stanno tutto il giorno davanti alla tv. E che dovrebbero uscire a fare? Qui è tutta una desolazione”.
New town di Bazzano, quasi duemila abitanti.
È vero, alla mattina – dopo la partenza di chi ha la fortuna di avere ancora un lavoro – in giro ci sono solo anziani che fanno fare la passeggiata al loro amico. “Io ho sempre vissuto in mezzo alla gente: per 37 anni ho avuto una bancarella in piazza Duomo. Abitavo in via Pastorelli. Ci sono tornato l’altro giorno: sulle scale e sui letti ci sono ancora i mattoni rotti, come il 6 aprile 2009. Dieci mesi in albergo a Pineto, poi un letto nella caserma Campomizzi. Da agosto sono qui, con mia moglie. In hotel e in caserma almeno stavi in compagnia. Qui devo prendere la macchina anche per andare a bere un caffè o a comprare il pane. La desolazione è grande perchè non sai quando tutto questo finirà . Alla mia età , non credo che riuscirò a tornare a casa mia”.
Tristezza e depressione.
Sono queste le parole che raccontano questo secondo anniversario del terremoto (nella notte tra il 5 e il 6 aprile ci sarà una fiaccolata per ricordare le 309 vittime, compresa Giorgia, che avrebbe dovuto nascere proprio il giorno del sisma) molto diverso dall’anno scorso, quando c’erano ancora rabbia e speranza. E nella “città dell’infelicità ” – così la chiama l’assessore Stefania Pezzopane – sono arrivati anche gli insulti di Forum, contro gli aquilani che “hanno tutti la villetta con giardino e garage” o vivono a sbafo negli hotel.
La realtà – purtroppo molto diversa – è quella fotografata dall’indagine Microdis – l’Aquila, finanziata dalla Comunità europea e realizzata dalle università di Firenze, delle Marche e de L’Aquila.
Con quindicimila contatti, si è scoperto che per il 71% degli aquilani “la comunità è morta assieme al terremoto”, che il 68% vorrebbe lasciare la propria abitazione attuale, e che il 43% della popolazioni soffre di stress, una percentuale che arriva al 66% per le donne. Il 73% denuncia “una totale mancanza di posti di ritrovo per la comunità “, il 50% l’assenza di servizi essenziali.
Il sindaco Massimo Cialente non è sorpreso da questi numeri. “La comunità sta morendo perchè il sisma ha distrutto la città , non pezzi di città . In tanti non l’hanno capito. Se non si adottano misure eccezionali – come è successo nel primo anno, quando il governo ci è stato vicino – si commetterà un omicidio: quello di un’intera comunità . Nei primi mesi, in 65 giorni, siamo riusciti a costruire i Musp, i moduli provvisori ad uso scolastico e ad aggiustare 60 scuole. Poi il nulla. Da quando, 14 mesi fa, è stata dichiarata la fine dell’emergenza, con la partenza della Protezione civile, ci sono tanti commissari e sub commissari che però affrontano i problemi in modo “normale”, senza deroghe. E così abbiamo perso 14 mesi e l’Aquila non riesce a riavere la questura e altri palazzi pubblici indispensabili, 1.200 famiglie sono ancora fuori dalle case popolari perchè per avviare i lavori ci vogliono gli appalti … Fino ad oggi non è arrivato un euro per il rilancio economico, la ricostruzione pesante – quella vera – non è ancora partita. Io venti giorni fa mi sono dimesso, volevo che la città ricevesse una scossa. Commissari e sub commissari, a nome del governo, erano per il Comune un muro di gomma. La mia stessa maggioranza non aveva capito che la città era in agonia. Ora sono tornato in Comune perchè il governo ha promesso che ci si metterà tutti attorno a un tavolo per discutere le cose da fare, con lo stesso spirito che c’era nei primi giorni. Speriamo sia vero”.
Ci sono ancora i soldati, a presidiare il centro storico pieno di macerie.
“Non siamo più cittadini – dice Stefania Pezzopane – ma inquilini. C’è chi pensa che città significhi un insieme di case e garage. Ma anche per chi ha un tetto – ci sono comunque 36.000 persone in attesa di tornare a casa loro – non c’è più quel “vivere assieme” che è l’essenza della città . La cosa che fa più male è che anche i giovani se ne vogliono andare via.”
C’erano 850 attività commerciali, nel centro storico.
I negozi riaperti sono 20 in tutto. “Altri 70 potrebbero alzare la serranda – dice l’assessore Pezzopane – ma non lo fanno perchè in centro non ci sono abitanti. Ormai le insegne più famose dei bar e dei negozi sono state messe nelle baracche di legno che circondano il centro ed hanno occupato ogni spazio libero. La città senza città pone problemi anche al Comune: abbiamo 26 milioni da spendere per il ripristino della rete sociale, per costruire centri per gli anziani e luoghi per i bambini ed i ragazzi. Dove li costruiamo? Nel centro senza abitanti o nelle new town piene di gente e senza nessun servizio? Dobbiamo riflettere. Se investiamo lontano dalle antiche mura, nel cuore della città potremo tornare solo per quelle che noi chiamiamo le passeggiate del dolore”.
C’erano 6.000 persone, nelle “domeniche della carriole” del febbraio e marzo dell’anno scorso.
Ventimila ad occupare l’autostrada a luglio.
Meno di cento persone nell’ultima iniziativa dei comitati l’altra settimana, per togliere l’erba dalla scalinata di San Bernardino.
“L’Aquila – dice Eugenio Carlomagno, direttore dell’Accademia di belle arti – più che sconfitta è rassegnata. Da due anni chi vuole tornare a vivere nella propria casa in centro si scontra con i ritardi, la burocrazia e l’assenza di scelte politiche. In centro sarà necessario costituire fra i 300 ed i 400 consorzi per la ricostruzione, fino ad oggi ne sono nati solo 15 e ancora oggi non sappiamo a chi presentare la domanda di finanziamento. La rassegnazione non può stupire nessuno”.
Il sindaco Cialente incontrerà la stampa estera a Roma, anche per ricordare gli impegni assunti dai Grandi al G8 e in gran parte non mantenuti.
Chiese e monumenti “adottati” sono ancora orfani.
Fra le poche eccezioni, il Giappone.
Il sindaco ha inviato un messaggio al governo giapponese, per esprimere il lutto per il terremoto che ha colpito quel paese, e i giapponesi hanno ringraziato, aggiungendo che manterranno il proprio impegno di costruire – dopo la nuova sede del conservatorio – anche un nuovo palazzetto dello sport.
Massimo Casacchia, professore di psichiatria all’ateneo e responsabile dei servizi psichiatrici all’ospedale San Salvatore, conosce la tristezza della città sia come medico che come abitante di una new town.
“In questi ultimi mesi stanno aumentando lo scoraggiamento, la rassegnazione, la tristezza. In termini clinici, questa si chiama depressione. Nè è colpito il 40% della popolazione, forse la metà . Sono persone che hanno bisogno di colloqui con il loro medico o qui all’ospedale. Io vivo nella new town di Pagliare di Sassa. Un tetto, il caldo e nulla intorno. Se hai il tuo lavoro, te la cavi. Chi resta qui tutto il giorno non riesce a trovare un punto di incontro con gli altri, quasi tutti sconosciuti perchè il terremoto è stato come una bomba che dal centro ci ha buttati in periferia e anche più lontano. Nelle frazioni invece delle new town hanno fatto i Map, moduli di abitazione provvisoria. Qui almeno hai come vicini di appartamento quelli che abitavano accanto a te, le relazioni rinascono subito. E sappiamo che il vero antidoto al disturbo e alla malattia mentale è la rete sociale”.
Anche nella sua new town, al tramonto, si vedono solo uomini con cani al guinzaglio.
Jenner Meletti
(da “La Repubblica“)
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Aprile 2nd, 2011 Riccardo Fucile
AVEVA FATTO ARRESTARE RUBY IL 27 MAGGIO PER FURTO, ORA HA DECISO DI RITIRARE LA DENUNCIA IN CAMBIO DI UNA GROSSA SOMMA…. ESSENDO ANCHE IL TESTE CHE AVEVA RACCOLTO LE CONFIDENZE DELLA MAROCCHINA SUI SUOI RAPPORTI SESSUALI CON IL PREMIER, ORA CONFERMERA’ LE SUE DICHIARAZIONI IN AULA?
Caterina Pasquino, la ragazza che ha fatto arrestare Karima racconta: “Si è scusata e mi ha promesso un adeguato risarcimento dei danni”
Caterina Pasquino ha così ritirato la denuncia di furto contro Karima El Mahroug, detta Ruby Rubacuori.
Lo conferma lei stessa: “Sì, l’ho ritirata pochi giorni fa perchè lei mi ha cercata per scusarsi e mi ha garantito che risarcirà tutti i danni che mi ha provocato; sta trattando il mio avvocato ma per i guai in cui mi ha cacciata ho già debiti per oltre 20mila euro quindi mi aspetto un risarcimento adeguato, almeno 50mila euro”.
Senza troppi problemi Katya ammette di essere stata avvicinata da Ruby settimana scorsa e di aver accettato di ritirare la denuncia per furto che aveva fatto arrestare la marocchina la notte del 27 maggio quando, portata in Questura, il premier telefonò chiedendo di liberarla sostenendo che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
Da qui parte tutto il caso Ruby.
La denuncia di Pasquino è la prima tessera del domino che ha portato al rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile, per cui è atteso in Tribunale a Milano il sei aprile.
Pasquino aveva denunciato Ruby accusandola di averle rubato tremila euro destinati all’affitto.
Sentita più volte dagli inquirenti, la ragazza ha sempre sostenuto che Ruby le aveva raccontato di essere stata a casa del premier, di aver avuto con lui rapporti sessuali in cambio di “forti somme di denaro”.
Non solo, ma secondo Pasquino, la marocchina “si vantava di avere degli ottimi rapporti con il Presidente”, anche se “era poco credibile perchè spesso usciva dicendo che sarebbe andata ad Arcore ma poi rientrava a casa presto”.
Inoltre Pasquino ha sempre sostenuto di “non aver mai saputo come si mantenesse Ruby” e che a suo avviso “poteva tranquillamente prostituirsi considerata la vita che faceva”.
Ora però tutto è cambiato.
“La rabbia è passata”, dice oggi Caterina. “Lei si è scusata e soprattutto ha ammesso di aver sbagliato e si è impegnata a risarcirmi di tutti i danni che mi ha provocato”, spiega.
Ma come mai questo passo indietro da parte di Karima? Tutto è successo rapidamente, racconta Caterina, nel giro di pochi giorni.
E conferma quanto scrive il settimanale l’Espresso: un incontro fortuito avvenuto il 18 marzo scorso al ristorante milanese da Giannino dove Ruby era a cena con Lele Mora.
“Quella sera ci siamo incrociate per caso, lei è venuta a sfottermi al tavolo. Mi ha insultata — racconta oggi Pasquino — e mi ha fatto delle battutine. Io ero con delle amiche e sono andata via, stavo male: era riuscita a ferirmi di nuovo”.
Poi, qualche giorno dopo, “mi ha cercata attraverso un’amica comune perchè voleva scusarsi con me e vedermi. Io dopo qualche insistenza da parte sua ho accettato, ci siamo viste a un bar e mi ha spiegato di aver capito che aveva sbagliato molto e voleva riparare. Mi ha detto che le dispiaceva avermi lasciato nei guai e mi chiedeva della denuncia che avevo fatto, dei soldi che mi aveva rubato”.
Caterina le crede. “Io sono stanca di questa storia, voglio uscirne il prima possibile perchè per me Ruby è stata solo motivo di infiniti e continui problemi”.
Così “ho deciso di fidarmi, accettare la sua proposta e ritirare la denuncia a suo carico che avevo fatto”.
Ora sono gli avvocati a discutere i dettagli dell’accordo.
“Sì, il mio legale sta decidendo con il suo come formalizzare il risarcimento danni, sicuramente sarà una cifra rilevante perchè di danni me ne ha fatti parecchi”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, Giustizia, governo, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »