Aprile 21st, 2011 Riccardo Fucile
BERLUSCONI, DOPO AVER LANCIATO IL SASSO, RITIRA LA MANO: “SOSTENGO GIULIO”… SALLUSTI LANCIA LA VOLATA A CHI HA INFAMATO LA PROCURA, PARAGONANDO I GIUDICI ALLE BR: “VOTERO’ LASSINI”….NON AVEVAMO DUBBI, SIGNOR SANTANCHE’, TUTTO QUADRA
“Con Tremonti si perdono le elezioni. Per questo chiedo a Berlusconi una scossa”.
Il ministro dei beni culturali Giancarlo Galan spara alza zero sul ministro dell’economia e compagno di partito Giulio Tremonti, chiedendo al Cavaliere una sferzata alla linea economica dell’esecutivo che riprenda spirito e valori del 1994 quando nacque Forza Italia all’insegna del liberismo:
“Tremonti è un socialista che ritocca tutti i provvedimenti. Fra due anni non possiamo fare campagna elettorale con l’argomento dello ‘spettro di crisi e tagli’ che si aggira per l’europa”.
L’affondo di Galan non è isolato.
Basta vedere come il Giornale ironizza sul “pentimento” di Tremonti, “l’uomo del rigore”, che ieri aveva parlato di un fisco “meno oppressivo” per le imprese.
Una serie di affondi che testimoniano, ancora una volta, il malumore verso la scelte del ministro.
Che, tenendo ben saldi i cordoni della spesa, viene considerato un freno allo sviluppo dell’agire del governo.
L’attacco fa rumore, al punto che deve scendere in campo lo stesso premier: “Sostengo Tremonti, grazie a lui l’Italia ha garantito la tenuta del bilancio dello Stato e con questa la sicurezza del risparmio e la coesione sociale. E’ una linea che deve essere mantenuta in un contesto di permanenti turbolenze finanziarie nel mondo”.
“Tremonti – continua Galan sul Giornale – è spietato ma la sua politica dei tagli lineari equivale a non scegliere. Abbia il coraggio di esporsi, di decidere. Per esempio, dove è finita la battaglia per l’abolizione delle province? Ma davvero c’è qualcuno che crede a Tremonti quando dice che abolendole non risparmieremo una lira? Il punto è che il centro delle decisioni del governo non può stare a via XX Settembre ma deve tornare a Palazzo Chigi. Non è più accettabile che i provvedimenti approvati da tutto il Consiglio dei ministri vengano poi ritoccati e finiscano in Gazzetta Ufficiale modificati nelle cifre e nei contenuti”.
Guarda al passato Galan. Alla nascita di Forza Italia.
‘Nel ’94 – prosegue Galan – discutevamo se presentarci solo alle politiche e non alle amministrative facendo di Forza Italia una sorta di comitato elettorale ed oggi siamo arrivati all’estremo opposto: ci siamo ridotti a prendere ordini da politici di professione come Ignazio La Russa e Fabrizio Cicchitto”.
O dal “socialista” Tremonti.
In prima pagina, un’altra significativa presa di posizione.
Il direttore Alessandro Sallusti in Santanchè invita a votare Moratti e Lassini (l’autore dei manifesti br= toghe) alle Comunali di Milano e invita i lettori a mandare adesioni in tal senso.
Tutto quadra alla perfezione.
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Aprile 21st, 2011 Riccardo Fucile
LA BUONA BORGHESIA A PASSEGGIO INTERVIENE SOLO PER RIMPROVERARLA DI AVER RISPOSTO MALE ALL’AGGRESSORE… SOLTANTO IL FINIANO LO PRESTI LE HA DIFESE … MA COME, ELETTORI PIDIELLINI, NON AVETE LETTO CHE IL VOSTRO PREMIER GRADISCE LE EFFUSIONI TRA LESBICHE, DURANTE LE SERATE DEL BUNGA BUNGA? ADEGUATEVI SUVVIA
Insultata e minacciata, nel centro di Roma.
“Lesbica di merda, vi dovevano bruciare nei forni”, le ha urlato contro un uomo, che non tollerava il fatto di vederla per mano un’altra donna.
Protagoniste dell’aggressione, la deputata Paola Concia (Pd), attivista per i diritti delle persone omosessuali, e la compagna Ricarda.
Il fatto è avvenuto ieri sera, non lontano dalla Camera dei deputati.
In difesa delle due donne è arrivato un deputato di Fli, Antonino Lo Presti, mentre la gente intorno ha inveito contro la Concia.
Alla scena hanno anche assistito dei carabinieri, che sono intervenuti quando l’uomo si stava allontanando.
L’aggressione è avvenuta intorno alle 19.30.
La Concia stava camminando, mano nella mano, con Ricarda Trautmann, la compagna storica.
Dopo aver percorso via di Campo Marzio, all’altezza di piazza del Parlamento, vengono affrontate da un ragazzo, sui 30 anni di età .
Dimostra di aver riconosciuto la Concia, probabilmente l’ha vista in televisione. “Lesbiche di merda – urla loro contro, ad alta voce – mi fate schifo”.
Rivolto alla Concia, poi, continua: “Ti ho riconosciuto. A me non me ne frega niente che sei parlamentare. Vi dovrebbero mettere ai forni”.
La deputata non si lascia intimorire e, anzi, inizia a rispondergli a tono, avanzando verso di lui. “Come ti permetti di insultarmi così?”, gli dice, anche se lui non sembra voler cambiare posizione.
“Non ho avuto paura, e penso
che sia un mio dovere preciso replicare e reagire a questo tipo di aggressioni. Deve essere un diritto mio e di tutte le persone omosessuali, il poter camminare mano nella mano, in strada, col proprio compagno o compagna – spiega la Concia a Repubblica.it – lui continuava a insultarmi e ad avvicinarsi verso di me. Ovvio che non avesse buone intenzioni nei nostri confronti”.
Alla scena assistono vari passanti, alcuni dei quali iniziano anche ad accusare la deputata. “Alcuni mi rimproveravano perchè gli avevo risposto male”, spiega. Qualcuno ha cercato di minimizzare (“è un matto, fa così con tutti”) ma “quella persona – osserva la Concia – era lucidissima e mi ha offesa con cognizione di causa”.
Solo una signora ha avuto parole di condanna per il gesto omofobo.
In difesa della coppia, è infine intervenuto Antonino Lo Presti, deputato di Fli, che si trovava a poca distanza.
Mentre il 30enne si stava allontanando, sono arrivati i carabinieri. “E’ un fatto grave – denuncia la deputata – che avvengano ancora cose del genere. Ho dovuto reagire. Se non lo faccio io, che ho le spalle grosse, chi può farlo? E se quell’uomo avesse fatto lo stesso con due ragazze, in una strada di periferia? Come avrebbero reagito loro? Cosa sarebbe arrivato a fare? Penso a queste cose, e provo rabbia. Se ci fosse una legge contro l’omofobia, sarebbe assai più facile evitare il ripetersi di episodi di questo tipo. Mi ha anche colpito il fatto che tutta quella gente sia rimasta là a guardare. Evidentemente siamo diventati un popolo di spettatori”.
Oltre alla rabbia, anche una forte delusione: “Non mi aspettavo che la gente intorno non solo non dicesse nulla, ma arrivasse anche a riprendermi, perchè mi ero permessa di rispondergli”.
E proprio l’assenza di una legge contro l’omofobia – per la quale da tempo si batte la deputata – rende difficile perseguire atti del genere, anche nel caso in cui la Concia dovesse denunciare il 30enne. In queste ore, sulla bacheca Facebook della deputata, si susseguono messaggi di solidarietà da parte di amici e compagni di partito.
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Aprile 21st, 2011 Riccardo Fucile
LASSINI E’ RIMASTO IN LISTA: HA SOLO DETTO “NON FARO’ CAMPAGNA ELETTORALE”, MA RIMANE UN CANDIDATO ELEGGIBILE… E LA SANTANCHE’ HA GIA’ INIZIATO A PILOTARE LE PREFERENZE SU DI LUI: “VOTEREI LASSINI”… SE ELETTO NON SI DIMETTERA’, ALLA FACCIA DI CHI CI HA CREDUTO
Nel Pdl, imbarazzato per finta, di fronte alle ripercussioni mediatiche sulla vicenda dei manifesti “Fuori le Br dalle procure” e alla dura condanna da parte del Capo dello Stato, sembrava una corsa alla condanna pubblica del reietto. Eppure, in fondo, Roberto Lassini, reo confesso che si è assunto la paternità del manifesto, non aveva fatto che interpretare le parole del premier circa il “brigatismo giudiziario” della magistratura e lo aveva anche sottolineato.
Poi, per paura di perdere i voti moderati milanesi e di fronte al “o io o lui” della candidata sindaco Letizia Moratti, il Pdl lo ha formamente scaricato.
Ma, caso strano, lo ha fatto esattamente un giorno dopo la scadenza che avrebbe potuto escluderlo dalla lista, ormai presentata.
Formalmente infatti l’accorata lettera di scuse indirizzata dal Lassini a Giorgio Napolitano rappresenta carta straccia, candidato Lassini era e tale rimane. Quanto al suo impegno a “non fare campagna elettorale”, il concetto fa sorridere, in realtà l’ha già fatta: prima era uno sconosciuto, ora non più.
Nessuno infatti potrà impedire a un elettore milanese di indicare una preferenza per lui, cosi come al Lassini di restare consigliere comunale, visto che non ha mai firmato una lettera di dimissioni anticipate.
E quando sarà eletto, sarà facile appellarsi alla volontà popolare che lo vuole consigliere e che non può quindi tradire.
Alla faccia di tutti coloro (pochi in realtà ) che hanno creduto alla favola del pentimento.
E che esista già un comitato per la sua elezione è facile intuirsi dalle parole della sottosegretaria Daniela Santanchè: “Lassini lo voterei perchè sono contro l’ingiustizia, perchè sono stufa di questi magistrati, pubblici ministeri, procure. Secondo me prenderà tantissime preferenze perchè sono molte le persone incavolate con le procure”.
L’assist è servito, ora non resta che raccogliere i frutti.
Presto ci troveremo un imputato in più in un consesso politico, che volete che sia.
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Aprile 21st, 2011 Riccardo Fucile
L’ESPONENTE FINIANA: “MI OPPORRO’ A OGNI TENTATIVO DI SOTTOMETTERE LA MAGISTRATURA AL POTERE DELL’ESECUTIVO”… “PRESCRIZIONE BREVE PIU’ PROCESSO LUNGO CANCELLERANNO I PROCESSI DEL PREMIER”
Berlusconi e la sua politica della giustizia? «Siamo alla legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente».
Sempre stata dura, per non dire durissima, la finiana Giulia Bongiorno nei confronti del Cavaliere. Pure quand’era in maggioranza.
Ma stavolta la presidente della commissione Giustizia perfino si supera, esterrefatta e incredula per quanto sta avvenendo.
E dice: «La libertà senza regole smette di essere libertà ».
Un weekend di fuoco da Berlusconi con raffiche di attacchi alla magistratura. Le solite minacce ma anche l’annuncio di imminenti riforme punitive. Tutto ciò giustificato dall’idea di essere stato aggredito da pm comunisti. Può farlo?
Un’eventuale ingiustizia subita non legittima nessuno a reagire sottraendosi ai processi, nè a contestare sistematicamente, e con tanta virulenza, la magistratura. Sembra che il premier voglia punire i magistrati per i torti che ritiene di aver subito. Ma l’idea che a fronte di un presunto torto ci si possa e ci si debba ribellare, possibilmente vendicare, è inaccettabile. Significherebbe tornare alla legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente.
Con quali conseguenze?
Se tornassimo a quella legge sarebbe il caos: un incidente stradale degenererebbe in men che non si dica in guerriglia, perchè l’investito si sentirebbe autorizzato a reagire, magari accoltellando chi lo ha tamponato. Ecco, forse occorre riflettere sulla deriva etica, morale e sociale che la legge del taglione porta con sè.
Ma il premier fa della battaglia alla magistratura una questione di libertà . Si tratterebbe di “liberare” i cittadini da “questa” magistratura.
Libertà è una delle parole più belle del nostro vocabolario, ma purtroppo anche una delle più abusate. Penso sempre, quando qualcuno la nomina a sproposito, a Paul à‰luard: “E per la forza di una parola io ricomincio la mia vita…”. Bisogna intendersi, sul concetto di libertà : non è una prateria sconfinata, nè un elastico che possa essere teso e tirato a piacimento di qua e di là . Ho sentito parlare di libertà di fare quel che si vuole in casa propria quando è emerso il caso Ruby; di libertà di fare leggi ad personam per difendere il premier dalle presunte aggressioni dei magistrati “comunisti”; di libertà per giustificare le invettive quotidiane contro quegli stessi magistrati. In definitiva, si tenta di usare la libertà come un abito buono per tutte le stagioni. Invece, senza limiti, confini e divieti, senza regole, la libertà semplicemente smette di essere tale.
Limiti, confini e divieti: questi sono concetti che non piacerebbero al premier, eppure sono di destra.
In assenza di confini, la libertà degenera in arbitrio, in abuso: la libertà li pretende, i limiti. Io sono per la riscoperta del valore delle regole, dei divieti, della misura. La vera libertà esiste solo all’interno di questi paletti.
Ora, sotto elezioni, Alfano accelera sulla riforma della giustizia. Qual è il suo giudizio sul testo?
Per il momento posso dire solo che certamente è tardivo. Perchè non presentarlo all’inizio della legislatura? E soprattutto, perchè siamo ancora alla semplice enunciazione di principi? In che modo si procederà alla separazione delle carriere? Di certo, qualsiasi tentativo di sottoporre la magistratura al potere esecutivo troverà in me la più ferma opposizione. Se invece si abbandonasse quest’ipotesi, sarei la prima a sostenerla.
Lei è stata già criticata dal premier perchè avrebbe bloccato le intercettazioni. Lo sa che per lui sono un incubo?
Mi sono opposta alla loro cancellazione e alla cancellazione della libertà di stampa. È una battaglia di cui rivendico la bontà . Per il resto ho cercato di collaborare a un testo per limitarne l’uso: certamente ci sono stati eccessi da parte dei magistrati.
Ora il Cavaliere vuole tornare a quel testo e invoca la libertà di parlare liberamente al telefono.
Il premier invoca una libertà assoluta laddove la libertà di comunicare al telefono deve invece conciliarsi con la necessità di investigare. Se si parla di fatti privati o di cose lecite senza dubbio nessuno deve intercettare, ma se si fanno accordi illeciti è indispensabile che i magistrati possano venire a conoscenza del contenuto dei colloqui. Quindi, anche in questo caso, la libertà deve avere dei limiti. È questo il punto: trovare un equilibrio quando ci sono diversi interessi in gioco.
Lei è avvocato. Come giudica l’invenzione del processo lungo per dilazionare i processi? Non è una contraddizione enorme per chi ha sostenuto il processo breve?
In termini tecnici certamente sì, ma se lo scopo politico è quello, abbastanza evidente, di aiutare il premier nei processi, è chiaro che la combinazione “abbreviazione dei termini di prescrizione-allungamento dei termini del processo” avrà l’effetto di una bacchetta magica: li farà scomparire, i processi del premier.
Dopo il Rubygate, ecco che Mediaset potrà bloccarsi. Che effetto avrà questa politica giudiziaria?
Credo che la gente sia stanca di vedere un Parlamento che si occupa solo di Berlusconi. La nota dolente è che, poi, il giudizio negativo su di lui si estende all’intera classe politica. Stiamo pagando tutti, anche noi che non condividiamo affatto la sua linea, per questo concetto distorto di libertà in nome del quale si perde di vista il vero obiettivo, ovvero il benessere della comunità . Nessuno di noi politici può prendere sottogamba quello che sta accadendo. Dobbiamo opporci con forza a questa concezione inaccettabile della libertà . Ecco perchè continuo a invocare il rispetto delle regole. Lo so che sembra fuori moda invocare il rispetto delle regole, ma oggi se ne sente più che mai il bisogno e credo di interpretare un sentimento molto diffuso.
Liana Milella
(da “La Repubblica“)
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Aprile 21st, 2011 Riccardo Fucile
DOPO LE PROMESSE DI CAMPI DA GOLF, PREMIO NOBEL, CASINO’, ECCO LA PRESA IN GIRO: IL VOUCHER PER LE FAMIGLIE INDIGENTI SPENDIBILI SULL’ISOLA… GLI ALBERGATORI: “DA BERLUSCONI SOLO TANTE PROMESSE, LE PRENOTAZIONI SONO CROLLATE DEL 95%, QUA CI VOGLIONO FATTI”
La balla del casinò in mezzo al mare non se l’erano bevuta neanche loro. Però, in questa vigilia di Pasqua, qualcosa di più se l’aspettavano.
Non il progetto bello e pronto di un campo da golf su un’isola dove l’acqua ancora oggi arriva con le navi cisterna da Porto Empedocle, non lo sbarco di frotte d’imbianchini e stuccatori per ridipingere di rosa-Porto Cervo i dammusi sparsi nella campagna arsa sopra la Tabaccara, ma una mano tesa quella sì. Un soccorso.
Come quello che si dà ai naufraghi.
Sono rimasti delusi, avviliti per il decreto – intesa trovata ieri alla conferenza Stato-Regioni – per la concessione del buono-vacanze per le famiglie indigenti che passeranno le ferie nell’isola frontiera anche in luglio ed agosto. Misure straordinarie (il voucher non vale di norma per l’alta stagione) per rilanciare il turismo dopo l’invasione dei migranti.
Un provvedimento che non basta a Lampedusa.
Dice per tutti Antonino Martello, l’unico tour operator – Sogni nel Blu – a questa latitudine e proprietario dell’Oasis Resort a Cala Creta e dell’Hotel Martello davanti al porto: «Ci stanno lasciando soli a fronteggiare una crisi senza precedenti, il buono non risolve i nostri problemi: qui abbiamo il 95 per cento di prenotazioni in meno rispetto al 2010».
Un crollo per effetto dei barconi stracarichi che continuano ad attraversare il Mediterraneo, una paura che ha praticamente già rovinato la primavera dei lampedusani e avvelenato il Ferragosto che verrà .
«Avevamo bisogno di cose più concrete», spiega Martello, «come un intervento sui mutui e sugli interessi passivi che paghiamo alle banche, a giugno scadono le rate semestrali e gli albergatori non sanno dove prendere il denaro».
A Pasqua gli hotel e le pensioni saranno piene solo di poliziotti, carabinieri, giornalisti, medici, volontari, operatori tivù, vigili del fuoco, interpreti, tutti quelli paracaduti a Lampedusa per fronteggiare o raccontare l’invasione dei tunisini e dei neri su questo scoglio.
Chi aveva deciso tre mesi fa di passare le vacanze fino al primo maggio nella punta più estrema dell’Europa, tre settimane fa ha cancellato i suoi programmi e chiesto indietro la caparra.
I turisti italiani stanno disertando in massa Lampedusa.
Due voli charter in attesa – uno da Bologna e l’altro da Bergamo – per fine giugno contro i venti dell’anno scorso.
Nessuna telefonata per settembre e ottobre, solitamente mesi buoni – qui fa ancora tanto caldo – ma solo disdette.
«E l’incubo più grande rimane per luglio e agosto, tremiamo solo al pensiero di quello che accadrà », risponde Annalisa Lombardo, proprietaria del Paladini di Francia, un bell’albergo bianco che domina la rada dove sono ancorati i pescherecci della marineria lampedusana.
Ancora la Lombardo: «Tante belle parole quelle di Berlusconi quando è venuto sull’isola, tante belle parole ma Berlusconi lo conosciamo…».
È disincanto fra gli albergatori, è rabbia per tutti gli altri. I negozianti. I ristoratori. I baristi. Loro sono fuori.
È fuori Silvana Lucà , la proprietaria del bar Mediterraneo in piazza Libertà , il bar dove centinaia di tunisini bivaccavano dall’alba al tramonto.
Dice: «È un provvedimento non equo, non lo capisco. Anche se in piccola parte vengono premiati gli albergatori noi non siamo sfiorati, io per esempio ho subito molti danni, mi hanno rotto tavoli e sedie, ho subito furti, chi mi risarcisce, chi mi aiuta?».
È fuori anche Maurizio Costanzo dell’Angolo del Mare, trattoria famosa per l’eccellente pesce. Dice: «E ad agosto, con i buoni vacanza io che ci faccio? Guardo il mare?».
Tutti aspettano un’altra volta Berlusconi qui a Lampedusa.
Gira la voce che tornerà sabato a «fare gli auguri» all’isola.
Attilio Bolzoni
(da “La Repubblica“)
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Aprile 21st, 2011 Riccardo Fucile
IL PARTITO DEGLI ACCATTONI DI VOTI, DELLA MACCHINA DEL FANGO, DELLA OCCUPAZIONE MILITARE DELLA TV, DELLE PROMESSE MANCATE, DELLE INFAMI ACCUSE ALLE ISTITUZIONI, DELLE LEGGI AD PERSONAM, TUTTO E’ ORMAI SALVO CHE “MODERATO”…E’ SOLO IL PARTITO DEI TRADITORI DELLA DESTRA ITALIANA
Ma davvero ci voleva il povero Roberto Lassini con i suoi manifesti eversivi, per svelare il vero volto del Pdl?
Non bastavano le parole del leader del predellino nonchè capo del governo Silvio Berlusconi, che il 6 aprile definiva “brigatisti” i giudici?
Non bastavano le decine di comizi deliranti in cui il fondatore del Popolo della libertà ha mescolato le sue solite barzellette e le sue solite promesse ad altrettanto ridicole denunce di golpe nei suoi confronti?
E ancora, non bastava la macchina del fango mediatica con cui si è tentato di massacrare con ogni mezzo i “nemici del capo”, dal direttore dell’Avvenire al presidente della Camera?
Non bastava l’occupazione quasi militare della televisione pubblica, non bastavano i bavagli e le epurazioni, le leggi ad personam e le compravendite parlamentari?
Non bastavano i silenzi davanti alle provocazioni leghiste, da “spariamo agli immigrati” a “il 17 marzo non c’è nulla da festeggiare”?
Non ce n’era abbastanza per capire che il Popolo della libertà , dipinto dal suo fondatore come il “grande, grande, grande partito dei moderati”, di moderato non ha nulla?
E che quello che dovrebbe essere il riferimento italiano del popolarismo europeo farebbe rabbrividire De Gasperi e Adenauer?
Almeno Daniela Santanchè, in quest’ultima ipocrisia che ha visto la crocifissione di Lassini e — come al solito — l’impunità per il vero responsabile, (un Cavaliere che ha addirittura detto “era meglio se Lassini rimaneva”), ha mantenuto la barra dritta: “Ci sono cose più gravi”, ha detto.
E così ha rivelato di essere lei la vera anima del Pdl.
È lei che ne esemplifica i valori e l’idea di politica.
Lei, che ha fatto una campagna elettorale da candidata premier (contro Berlusconi, ma questo è un dettaglio) con lo slogan “siamo un partito incazzato e con la bava alla bocca”.
Ecco, quel partito con la bava alla bocca c’è.
Non è una minoranza estremista, ma governa il paese.
È il Popolo della libertà .
Il partito meno moderato — assieme all’alleato padano — che sieda oggi in Parlamento.
È un dato di fatto.
E chi parla di “moderati” e di “popolarismo europeo” riferendosi a loro, al partito degli estremisti, della Santanchè e di Lassini, molto semplicemente parla del nulla.
(da “Il Futurista“)
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Aprile 21st, 2011 Riccardo Fucile
I COSTI DELL’ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA AI DEPUTATI E’ A CARICO DELLO STATO…MA PERCHE’ NON SE LA PAGANO DA SOLI E PER QUALE RAGIONE VIENE PURE ESTESA AI FAMILIARI? NON BASTA IL SERVIZIO PUBBLICO AD ASSICURARE LE CURE MEDICHE?
Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati.
Si tratta di costi per cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza privata finanziata da Montecitorio.
Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non solo ai 630 onorevoli.
Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per volontà dell’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio.
Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro.
Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche.
Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche private).
Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per fisioterapia.
Per visite varie, 698mila euro.
Quattrocentottantotto mila euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari.
Per curare i problemi delle vene varicose (voce “sclerosante”), 28mila e 138 euro.
Visite omeopatiche 3mila e 636 euro.
I deputati si sono anche fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno chiesto il rimborso all’assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket.
A rendere pubblici questi dati sono stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks.
I deputati di Pannella chiedono i dati delle consulenze e degli appalti e contratti vari, e poi li pubblicano online “perchè solo così – spiega l’onorevole Rita Bernardini – i conti della Camera sono sottoposti al controllo dell’opinione pubblica. In caso contrario alla Camera si sentono liberi di fare qualsiasi cosa perchè tanto non c’è nessuno che li controlla”.
Ma non tutti i numeri sull’assistenza sanitaria privata dei deputati, tuttavia, sono stati desegretati.
“Abbiamo chiesto – dice la Bernardini – quanti e quali importi sono stati spesi nell’ultimo triennio per alcune prestazioni previste dal ‘fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l’importo degli interventi per chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li hanno voluti dare”.
Perchè queste informazioni restano riservate, non accessibili?
Cosa c’è da nascondere?
Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: “Il sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell’accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un’attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste”.
Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario.
“Non ritengo – spiega la deputata Rita Bernardini – che la Camera debba provvedere a dare una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela per conto proprio avendo gia l’assistenza che hanno tutti i cittadini italiani. Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, a farsi un’assicurazione privata. Non si capisce perchè questa ‘mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori”.
“Secondo noi – aggiunge – basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all’anno”.
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Aprile 21st, 2011 Riccardo Fucile
UN’INFORMATIVA DEI CARABINIERI NEL 2008 SVELA I RAPPORTI TRA POLITICA E ‘NDRANGHETA…AL CENTRO DELLE INDAGINI IL GIOVANE PRESUNTO BOSS SALVATORE BARBARO E IGNAZIO LA RUSSA
Edilizia, sanità pubblica, locali notturni, gioco d’azzardo.
Ma soprattutto politica: consiglieri comunali, assessori, deputati, ministri. Nomi e cognomi minuziosamente annotati sulle agendine dei boss calabresi che sotto la Madonnina fanno affari, corrompono e spostano pacchetti di voti. Le ultime indagini milanesi sulle cosche tengono dentro tutto.
E raccontano di tutto.
Ad esempio di una presenza mafiosa polverizzata sul territorio.
Perfetta dimostrazione di come oggi in Lombardia i padrini abbiano le entrature giuste e contatti importanti da spendere sul tavolo della trattativa politico-imprenditoriale .
È la ‘ndrangheta che nella regione più ricca d’Italia diventa partito e influenza qualsiasi gara elettorale: dalle semplici amministrative di paese fino alle elezioni politiche.
Questa storia, che gli investigatori per tre anni hanno tentato di verificare, parte proprio da qui.
Dagli ultimi mesi che precedono le consultazioni nazionali del 2008.
A raccontarla sono alcune informative, basate su fonti confidenziali ritenute attendibili dai detective della Squadra Mobile.
I protagonisti assoluti di questi documenti che, è bene ricordarlo, non hanno valore di prova, ma mostrano quali livelli si rischiano di toccare a Milano durante le inchieste sulla mafia calabrese, sono due: il giovane presunto boss Salvatore Barbaro, legato alla potente cosca Papalia e l’attuale ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
Prima di scrivere questa storia “il Fatto” ha contattato il ministro della Difesa per dargli la possibilità di replicare.
La Russa ci ha detto: “Si tratta d’informative del 2008 che in tre anni non hanno portato a nessun risultato. E nemmeno avrebbero potuto farlo perchè le persone che sono citate non le conosco . Sono deciso a tutelarmi con ogni mezzo”.
E allora, per capire cosa raccontano le carte della Polizia, torniamo a tre anni fa, alle convulse settimane che precedono le elezioni politiche.
A Milano sul tavolo c’è la sfida decisiva per Expo 2015.
In Comune non tutti sono convinti di spuntarla su Smirne.
Dubbi e paura vengono spazzati via la sera del 31 marzo. Sotto la Tour Eiffel, Letizia Moratti incassa la sospirata vittoria. All’ombra del Duomo, però, si giocano anche altre partite.
Come rivelano oggi le indagini 17 boss, liberi e potenti, si stanno spartendo la Lombardia. Sono pezzi da novanta dei più importanti clan calabresi: padrini vecchio stile, ma anche giovani ambiziosi. E Salvatore Barbaro è uno di questi. Tutti hanno una priorità : le urne.
Mafia, politica, affari. Il copione è noto. Un po’ meno interpreti e location. Vediamoli.
Il 10 aprile 2008 è una giornata speciale per una parte della città . Comizi, dibattiti, polemiche sono terminati. È tempo di festeggiare.
Al Lime Light di via Castelbarco 3, storica discoteca milanese in zona Navigli, da ore fervono i preparativi. Nella grande sala campeggiano drappi, bandiere e tutto il merchandising del Popolo della libertà . Il sottofondo musicale rimanda ossessivamente l’inno azzurro (Meno male che Silvio c’è).
Un uomo, si legge nei documenti della Mobile, attende all’ingresso.
Si chiama Marco Clemente ed è socio di maggioranza del locale. Politicamente è vicino a La Russa.
È nato a Roma, ma gli affari li ha sempre fatti sotto la Madonnina. Diviso tra attività immobiliari e parcheggi, può vantare una carica da consigliere in Fiera Milano Congressi. Questa è anche la sua serata.
Quella in cui il Pdl brinda alla fine della campagna elettorale.
L’appuntamento è fissato per le 20. Alla spicciolata arrivano tutte le stelle del partito. Per ultimo fa il suo ingresso anche l’onorevole Silvio Berlusconi che già annusa la vittoria politica.
La svolta del predellino di San Babila (novembre 2007) ha ingrossato i ranghi del suo movimento. Alleanza nazionale ha sciolto le fila. La Lega Nord veleggia nei sondaggi. E il Cavaliere sa che il 13 aprile nelle urne non ci sarà partita.
In questa tiepida serata milanese, così, sono in molti a sorridere.
Lo fa anche Ignazio La Russa mentre attraversa la sala. È soddisfatto. Come il Cavaliere, sa di avere la vittoria in tasca. E ha ragione.
Le urne consegnano a Berlusconi 276 seggi a Montecitorio e 146 a Palazzo Madama. Il cappotto è servito. Il giorno dopo la grande festa del Lime Light viene redatta un’informativa. È la prima.
Poco più di una pagina, cui ne seguirà un’altra il 19 maggio.
Con il burocratico linguaggio della Polizia gli investigatori riportano cosa ha loro detto la fonte confidenziale: “Il deputato Ignazio La Russa, attraverso un suo diretto familiare e tale Clemente, socio di una nota discoteca sita in zona Porta Ticinese, avrebbe fatto contattare Salvatore Barbaro al quale i due avrebbero chiesto un intervento della sua famiglia su tutta la comunità calabrese presente in provincia di Milano al fine di far votare alle prossime consultazioni elettorali la lista del Popolo della libertà “.
Fatta la richiesta, la palla passa al giovane e rispettato boss, imparentato con Rocco Papalia, uno dei capi storici della ‘ndrangheta in Lombardia.
Seguiamo, allora, il filo del documento.
“Salvatore Barbaro si sarebbe impegnato attivamente con il massimo interessamento su tutta la comunità calabrese garantendo” che “i voti sarebbero andati sicuramente alla lista del Popolo delle libertà “.
La partita è decisiva.
Sul tavolo, però, il futuro ministro della Difesa cosa può mettere?
La fonte, che la Mobile ha utilizzato per anni in molte indagini sui sequestri di persona, sostiene che dietro il presunto accordo ci siano gli affari: “In cambio il familiare di La Russa avrebbe garantito a Barbaro che dal 2009 in poi ci saranno numerosi appalti da assegnare e se le elezioni dovessero essere vinte dal Pdl i lavori più consistenti li commissionerebbero a una società pulita e di copertura che a sua volta li subappalterebbe a lui e ad altri calabresi”.
Dopodichè il progetto viene squadernato: “Chi di dovere farà in modo che l’azienda conceda in subappalto una buona parte dei lavori alla ditta di Salvatore Barbaro e a qualche altro suo compaesano che lui stesso indicherà attraverso loro prestanomi”.
Il contratto, sulla carta, è siglato.
Ma se davvero esiste, gli investigatori non sono stati in grado di dimostrarlo.
Dall’indagine Infinito, che il 13 luglio scorso ha portato in carcere 156 affiliati alla ‘ndrangheta padana, salta però fuori uno strano episodio.
Una storia che riguarda uno dei presunti intermediari tra La Russa e Salvatore Barbaro: Marco Clemente, cioè la persona che il 10 aprile, secondo la fonte della Mobile, attende gli ospiti all’ingresso del Lime Light.
Questa volta a scrivere di lui sono i Carabinieri di Monza. I militari spiegano di averlo intercettato mentre parla per telefono con Loris Grancini, un campione di poker considerato vicino a Cosa Nostra, che nel novembre del 2008 si muoveva “per tentare di far ottenere dei benefici carcerari a Giovanni Lamarmore”, il padre del capo della locale di Limbiate, un paese dell’hinterland di Milano.
Nelle telefonate, annotano gli investigatori, i due dicono che “sfruttando conoscenze di personaggi politici che gravitano nell’area di Alleanza nazionale hanno fatto recapitare una lettera al direttore del carcere di San Giminiano… Lamarmore è rimasto contento per questo intervento e vuole sdebitarsi scrivendo una lettera a Marco Clemente”.
Clemente, che nel 2009 sarà poi intercettato mentre partecipa a un incontro con uno dei luogotenenti (arrestati) della cosca di Pepè Flachi, non è indagato.
E così oggi è candidato alle prossime amministrative di Milano, naturalmente con casacca azzurra Pdl.
Non hanno trovato riscontri nemmeno la seconda parte delle dichiarazioni della fonte della squadra mobile che, stando a un’altra informativa, ha pure parlato di un summit avvenuto dopo le politiche del 2008.
Un presunto appuntamento in un ristorante milanese tra Clemente, Salvatore Barbaro e il pezzo da novanta Domenico Papalia.
Classe ’84, il ragazzo è figlio del superboss ergastolano Antonio Papalia. Oggi si trova in carcere, ma per oltre dodici mesi (dal 3 novembre 2009 al 25 gennaio 2011), il piccolo principe delle cosche è stato latitante.
Condannato a sei anni per mafia, gli investigatori lo ritengono il nuovo referente della ‘ndrangheta in Lombardia.
I due giovani delfini del clan chiedono “informazioni sugli appalti promessi prima delle elezioni in cambio di un sostegno elettorale”.
È vero? È falso? Anche questo non è stato possibile stabilirlo.
Certo è, però, che nella primavera del 2009, durante la campagna per le elezioni europee, gli uomini legati ai colletti bianchi dei clan si muovo davvero per La Russa.
E a dirlo non sono gli informatori, ma le intercettazioni.
Il 31 maggio al telefono c’è Michele Iannuzzi, ex consigliere comunale del Pdl a Trezzano sul Naviglio, trasformatosi in procacciatore d’affari per conto dell’immobiliare Kreiamo, società che gli investigatori milanesi definiscono la lavanderia della cosca Papalia. Iannuzzi, condannato in primo grado nel 2010 per corruzione, tuona: “Tu devi votare Ignazio. (La Russa, ndr). Non facciamo cagate, quello sarà il nostro futuro!”.
Davide Milosa
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 21st, 2011 Riccardo Fucile
GLI SPAZI E I MODI CON CUI BERLUSCONI HA INVASO I MEDIA NON SONO DA DEMOCRAZIA….LO STRAPOTERE DEGLI SPAZI RISERVATI AL PREMIER E AL GOVERNO SUI CANALI TELEVISIVI PUBBLICI E QUELLI DI SUA PROPRIETA’
Visto che l’Italia non riesce a mettere un freno allo strapotere mediatico di Berlusconi e del suo governo, è forse arrivato il momento che se ne occupi un organismo internazionale.
La richiesta arriva da Ernesto Maria Ruffini, avvocato, che con il supporto dell’associazione Articolo 21 e del direttore del ‘Futurista’ (area Fli) Filippo Rossi, ha appena presentato una dettagliata denuncia all’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea.
Nel documento, a pochi giorni dalla nuova tornata elettorale, viene richiesto «che l’Osce, tramite il proprio Rappresentante per la libertà dei mezzi d’informazione, valuti e garantisca l’effettivo rispetto in Italia dei principi di pluralismo, di imparzialità , di completezza, di obiettività e di parità di trattamento nei mezzi di informazione in vista delle prossime consultazioni elettorali».
Un po’ come avviene nelle democrazie “a rischio” in occasione delle elezioni, anche in Italia serve insomma un organismo internazionale che possa controllare il comportamento dei media.
Andando a sfogliare l’esposto presentato all’Osce, ci si trova di fronte a un lungo elenco di violazioni al pluralismo e alla libertà di espressione, per cui l’Italia è stata più volte richiamata dalle istituzioni internazionali.
La diatriba tra Rete4 e Europa 7, la divisione delle frequenze stabilita dalla legge Gasparri, le sentenze della Corte Costituzionale forniscono un sommario riassunto dei fatti avvenuti solo negli ultimi anni.
Più interessanti sono però le segnalazioni dell’Agcom sul tempo dedicato dai tg agli esponenti della maggioranza rispetto a quello dell’opposizione, disponibili sul sito internet dell’autorità e sufficienti a chiarire la sproporzione di attenzione dedicata a Berlusconi e ai suoi uomini.
Nei giorni scorsi, con il regime di par condicio già in vigore “è stato possibile rilevare nell’ambito delle principali edizioni del Tg1 (ore 13.30 e ore 20.00) e del Tg 5 (ore 13.00 e ore 20.00) un vistoso squilibrio esistente tra i tempi di antenna concessi all’On. Silvio Berlusconi rispetto a quelli dedicati a tutti gli altri leader politici di opposizione” si legge nell’esposto.
Solo lunedì 11 aprile sul Tg1 e sul Tg5, Berlusconi ha avuto complessivamente un tempo di parola di 3 minuti e 46 secondi, a fronte dei 54 secondi di Pier Ferdinando Casini, dei 22 secondi di Gianfranco Fini e dei 15 secondi di Pierluigi Bersani.
Anche in regime di par condicio c’è chi è più uguale degli altri.
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