Aprile 3rd, 2011 Riccardo Fucile
DOPO IL CONFLITTO DI POTERE CON I PM, ALTRA MOSSA BLOCCA-PROCESSO DEL PDL PER GARANTIRE L’IMPUNITA’ DI BERLUSCONI… VOTARE UN DOCUMENTO CHE NEGHI LA POSSIBILITA’ DI GIUDIZIO, UN’ALTRA PATACCA GIURIDICA
Devono superare due scogli come il conflitto d’attribuzione per Ruby e la prescrizione breve, ma già lavorano a una zeppa da piazzare sul cammino del processo di Milano.
L’improcedibilità .
Formula che, fuori dal giuridichese, vuol dire che il Parlamento, la Camera nel caso di specie, vota per negare qualsiasi possibilità di ulteriore indagine o processo per un componente del governo.
Non sono uniti, su questo, i berlusconiani.
C’è chi spinge sull’acceleratore e vorrebbe che la nuova pronuncia arrivasse addirittura a ridosso dei voti di questa settimana.
Chi consiglia maggiore prudenza e l’opportunità di attendere almeno la decisione della Consulta sull’ammissibilità del conflitto.
Chi è ancora più guardingo e suggerisce di tenersi questa come ultima carta da giocare, attendendo il pronunciamento della Corte sul conflitto.
Chi, infine, sconsiglia di forzare ancora la mano, quasi che l’improcedibilità , spesa così su due piedi, possa sortire l’effetto di indebolire e depotenziare l’arma del conflitto, quasi che gli stessi proponenti avessero dei dubbi sulla sua efficacia. Niccolò Ghedini è tra questi.
Lui, a conflitto ormai sulla strada della Corte, preferisce che si giochi una carta per volta.
Ma tant’è. C’è ansia nel Pdl. Voglia di rivalsa sui giudici.
Desiderio di utilizzare, in questa stagione politica, tutte le possibili risorse. Ecco allora la legge di Gasparri e Quagliariello per mettere il bavaglio al Csm. O quella, firmata dal leghista Dussin, per portare dalla maggioranza semplice ai due terzi il quorum per votare alla Consulta sulla costituzionalità di una norma.
Legge che richiede, a sua volta, i due terzi per essere approvata e che vale pertanto più come segnale che per l’effettiva possibilità che venga approvata. Poi la responsabilità civile.
Poi la riforma della giustizia.
È in questo cammino anti-toghe che entra l’improcedibilità .
I berlusconiani di più stretta osservanza che premono per farla la considerano “un atto necessario”.
E la spiegano così: “Dobbiamo ribadire che, comunque vada alla Corte, noi non daremo mai l’autorizzazione per fare a Berlusconi il processo su un atto, quella telefonata in questura, che ha compiuto nella pienezza dei suoi poteri di premier”.
Non solo: “Il documento della Camera ribadirà quanto abbiamo già detto dichiarando inammissibile la richiesta di perquisire il ragionier Spinelli e quanto stiamo per votare nel conflitto di attribuzioni. La procura di Milano non era competente a indagare e quando il reato transiterà , com’è certo che transiterà , al tribunale dei ministri, noi negheremo l’autorizzazione a procedere”. (ma va, che sopresa…n.d.r.)
Vuole essere un segnale alla Consulta quello dell’improcedibilità .
Che, va detto, viene vista con totale scetticismo dall’opposizione. Considerata, per esempio dal finiano Nino Lo Presti che fa parte della giunta per le autorizzazioni, come “un documento che non ha alcun valore, men che meno nel processo, il quale andrà avanti comunque, sia col conflitto che con l’improcedibilità “.
Eppure, già in queste ore, nel Pdl si lavora per capire quale potrà essere l’incastro dei tempi.
Intanto per garantire la buona riuscita dei voti di questa settimana.
Sms ai deputati intimano “l’obbligatoria presenza in aula per martedì 5 aprile, quando è in aula un provvedimento che riguarda Berlusconi”.
Un altro raccomanda di esserci “fino a venerdì, sospesa qualsiasi missione, con disponibilità per le notturne”, visto che in aula ci sarà la prescrizione breve, su cui l’opposizione può ben contare su 16 ore per ostacolare il voto.
Ma chi spinge sull’improcedibilità guarda anche alla Corte dove, giusto da martedì, il presidente Ugo De Siervo non presiederà più i lavori perchè dal 29 aprile lascia il palazzo avendo compiuto i nove anni previsti dall’incarico.
Nelle file del centrodestra l’avvicendamento è guardato con entusiasmo nella convinzione che, a questo punto, la Corte si sposterà più a destra.
Comunque vada la scelta per il nuovo presidente si tratterebbe di una guida più a destra di quella attuale. In campo ci sono l’attuale vice Paolo Maddalena (ex presidente di sezione della Corte dei conti) o Alfio Finocchiaro (omologo in Cassazione), i due più anziani.
Qualora si rompesse la tradizione, ecco Alfonso Quaranta, ordinario di diritto tributario, scelto nel 2004 da Ciampi, che solo per un voto, otto a sette, ha perso con De Siervo e può garantire una presidenza più lunga.
E v’è di più.
Il Pdl già lavora per “scippare” al centrosinistra il posto di De Siervo, che alla Corte era stato portato da quell’area.
Ora, ragionano i berlusconiani, “il nostro peso politico ci consente di attribuirci quel giudice e riequilibrare la Consulta”.
Sarà il consesso che dovrà decidere sul conflitto, sia sull’ammissibilità che nel merito.
Dal 29 aprile saranno in 14.
Con gli occhi puntati addosso per una decisione che, se difforme da quello che il Pdl si augura, potrebbe portare a una legge per cambiare la stessa Corte.
Come sta avvenendo per il Csm, “colpevole” di voler giudicare le leggi e proteggere le toghe.
Francesco Bei e Liana Milella
(da “la Repubblica”)
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Aprile 3rd, 2011 Riccardo Fucile
ORA ANCHE SUL SITO DEL QUOTIDIANO DEL PREMIER PIOVONO COMMENTI CRITICI E IRONICI ALLE SOLITE PROMESSE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO… LA TELEFONATA A SCILIPOTI HA FATTO TRABOCCARE IL VASO… CE N’E’ ANCHE PER LA LEGA
Le ultime dichiarazioni del premier, pubblicate sul sito con il titolo “vicini a 330 deputati, finire la legislatura”, sono state accolte con una salva di fischi e prese in giro.
A leggere i commenti non sembra di essere sul sito del quotidiano del fratello del Cavaliere. “Comprare i deputati, indegno per una democrazia”, scrive un lettore.
Le parole del premier risalgono a ieri. Quando, durante una telefonata a un convegno dei Responsabili di Domenico Scilipoti, Berlusconi ha detto di essere sereno, la maggioranza è solida e alla Camera ha detto di avere quasi 330 deputati.
“Questo ci consentirà di portare avanti la realizzazione del programma sottoscritto con i cittadini dopo il voto degli elettori”, ha aggiunto.
Nell’articolo sono omessi tutti i passaggi su Lampedusa.
La villa prima acquistata e poi invece no, il permesso di soggiorno temporaneo che intende accordare.
Eppure, nonostante l’intervento del premier sia stato ripulito, i commenti non sono di certo di sostegno al governo. Anzi.
Gerico scrive: “Hai dimenticato la riduzione delle province (Monza+1), la riduzione dei parlamentari (manco per niente), il piano casa (boh….), il bollo auto (che roba è?). Forse dimentico qualcosa?”.
Mentre un altro lettore si chiede “chissà perchè ha così paura delle elezioni”. Chi, ribatte ilturco, “Bufalo silv?”.
Ma no, aggiunge un utente. “Votate votate per salvare il mio fondoschiena flaccido! Solo così potrò continuare a raccontare barzellette per vostro sommo gaudio”.
Giacomo sceglie la forma diretta: “Caro Cavaliere, sono stato tradito nel voto e ho deciso della tessera elettorale ne farò ben altro uso. Ora anche la Lega è d’accordo a determinare l’Italia in una vera e propria terra di nessuno! Vedrete che sventola alle prossime elezioni . Celebrate le date importanti di questa terra di nessuno dai migranti, se ci tenete tanto. Vergogna!!!”.
Sandro Marti invece si rivolge ai Responsabili. “Su… Scilipoti e compagnia, ancora un piccolo sforzo ed il vitalizio è vostro! Per le poltrone non preoccupatevi, Silvio si sta inventando delle sottosegreterie nuove nuove: quella alla regolamentazione dei talk show, quella al giardinaggio, una alla tutela di veline ed attricette. Non preoccupatevi se aveva detto che avrebbe diminuito le poltrone, sapete come è lui… scherza sempre… e poi… paghiamo noi italiani, mica lui, questa è una garanzia”.
Tra battute e qualche offesa i commenti sfilano via così.
E c’è chi suggerisce al premier di guardare il sito: “Berlusconi fiducioso? Si vede che non legge i commenti sul giornale”.
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Aprile 3rd, 2011 Riccardo Fucile
IL MINISTRO DEGLI INTERNI CON UNA CIRCOLARE RISERVATA HA VIETATO L’ACCESSO ANCHE AI PARLAMENTARI: UN PROVVEDIMENTO CHE VA CONTRO LA LEGGE…A BOLOGNA NON E’ STATO FATTO PASSARE NEMMENO UN RAPPRESENTANTE DELL’ONU: COSA NON DEVONO VEDERE?
Da ieri i Centri d’identificazione e di espulsione diventano off limits.
Non potranno più accedere per ispezioni istituzionali nè parlamentari nè consiglieri regionali.
L’ha confermato l’ufficio stampa del Viminale.
Il nuovo regolamento è subentrato ieri, dopo la diffusione di una circolare riservata firmata dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni, con la quale si istituisce una sorta di legge speciale per cui a fronte dell’emergenza profughi viene impedito l’accesso ai Cie a chiunque, tranne che a rappresentanti di associazioni accreditate con il ministero.
Porte aperte quindi solo ad Amnesty International, Alto Commissariato Onu per i Rifugiati e Caritas.
Ma solo dopo una richiesta scritta e comunicata in anticipo.
Le nuove norme rendono di fatto molto più difficile appurare le condizioni di vita dei reclusi all’interno delle strutture d’identificazione.
Le prime conseguenze del regolamento si sono viste nel primo pomeriggio a Bologna.
Una delegazione composta dai consiglieri regionali Gian Guido Naldi e Monica Donini ha chiesto invano di poter entrare al Cie per un’ispezione.
Il rifiuto è arrivato dopo una trattativa di mezz’ora.
Nel Cie non è riuscito ad accedere neanche Raffaele Salinari, rappresentante dell’associazione “Terres des hommes” riconosciuta dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati.
“Fino a ieri Salinari poteva presentarsi al Cie senza neanche annunciare la visita — dice il consigliere Donini — invece oggi anche a lui è stato impedito di entrare, perchè sprovvisto di una richiesta scritta”.
“Siamo di fronte a un sopruso — denuncia Naldi, di Sinistra Ecologia e Libertà — finora ci è stato impedito di verificare le condizioni di questa struttura sulla base di una circolare illegale”.
E anticipa: “Siamo pronti a discuterne anche in consiglio regionale. Siamo convinti che occorra un’iniziativa di tipo istituzionale oltre che politico, affinchè non venga negata la facoltà di vedere cosa succede in questi luoghi”.
E Donini conferma: “Una legge regionale del 2004 consente alla Regione di acquisire costantemente informazioni sull’ingresso negli attuali Cie, e riconosce il diritto a tutte le persone presenti nel territorio dell’Emilia Romagna, quindi anche quelle dentro i Cie, l’accesso ai servizi socio sanitari”.
Secondo la Donini, inoltre, il mancato ingresso delle istituzioni rende di fatto i Cie “dei luoghi al di fuori di ogni giurisdizione. Veri e propri buchi neri”.
Non si comprende il motivo per cui il ministro abbia ritenuto di emanare la circolare, proprio in un momento in cui invece occorrerebbe massima trasparenza nella gestione dell’arrivo dei migranti a Lampedusa.
Che qualcuno abbia qualcosa da nascondere?
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Aprile 3rd, 2011 Riccardo Fucile
LA VICENDA RISALE AL 10 MARZO DELL’ANNO SCORSO, QUANDO IL MINISTRO ESPULSE IN MODO VIOLENTO DA UNA CONFERENZA STAMPA DEL PREMIER IL GIORNALISTA FREE LANCE ROCCO CARLOMAGNO
Lo avevamo lasciato intento a mandare a quel paese il presidente della Camera Gianfranco Fini.
Ma alla fine il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha trovato qualcun altro che lo ha denunciato per le sue intemperanze: è infatti indagato dal tribunale dei ministri per il modo violento con il quale, il 10 marzo 2010, espulse da una conferenza stampa nella sede del Pdl, Rocco Carlomagno, attivista, contestatore, giornalista freelance.
Questa la scena: in via dell’Umiltà a Roma, nella sede centrale del Pdl, il presidente del Consiglio Berlusconi si presenta in conferenza stampa per intervenire sulla questione delle liste elettorali, che in quei giorni anima la politica.
Rocco Carlomagno, in una sala gremita dai giornalisti, macchine fotografiche e telecamere, si permette di interromperlo più volte.
Alla prima domanda Berlusconi replica tranquillo, mentre il ministro La Russa si avvicina e respinge un uomo della security che vuole intervenire: “Lascia stare, ci penso io”, sembra dire.
Passano pochi minuti e Carlomagno interrompe ancora, Berlusconi perde la pazienza e tra i due nasce uno scambio di parole non proprio benevolo.
L’uomo si ostina a chiedere di Bertolaso e dei soldi spesi per L’Aquila, parla di tangenti (un mese prima erano stati effettuati gli arresti della Cricca dei Grandi eventi) e il presidente del Consiglio replica dando del “villano” all’improvvisato interlocutore, annunciando querela da parte di Bertolaso.
La calma dura poco e alla terza interruzione Berlusconi dichiara forfait: sospende la conferenza stampa e si alza decisamente seccato.
Poi monta il sorriso dei grandi imbarazzi e accolla alla sinistra illiberale la colpa morale del “provocatore” in sala.
“Lo capisco che sia così arrabbiato — aggiunge a mo’ di chiosa — e sa perchè? Perchè se va davanti allo specchio si è già rovinato la giornata”.
Carlomagno annuncia querela anche per le offese ma non è dato sapere se per quelle sia stato aperto un procedimento contro Berlusconi.
Mentre la sala si svuota, tuttavia, è La Russa a perdere le staffe e, come diventerà quasi abitudine più avanti nel tempo, interviene in modo scomposto, afferra l’uomo per il bavero della giacca e lo strattona dicendogli “adesso tu vieni con me”.
La security resta dietro al ministro che anzi in qualche modo ne impedisce l’intervento, e mentre lui impartisce la sua “lezione” al disturbatore, che si conclude con una “carezza” ironica sulla testa l’altro gli dice: “Picchiatore fascista, ti denuncio di fronte a testimoni”. Carlomagno sostiene di avere ricevuto anche due pugni allo sterno, che però nelle immagini riprese dalla prospettiva della telecamera in azione non si vedono.
Tanto basta, i video girati fanno il giro del web e Rocco Carlomagno mette in pratica il suo annuncio.
La procura di Roma apre un fascicolo che viene immediatamente trasmesso al collegio dei reati ministeriali, il cosiddetto tribunale dei ministri.
Il tribunale, composto da tre giudici estratti a sorte, due provenienti dal Tribunale civile di Roma (Alfredo Maria Sacco e Eugenio Curatola) più il Gip di Tivoli Pier Luigi Balestrieri, invece di derubricare l’accaduto a uno spiacevole fuori programma dispone che vengano compiuti tutti gli accertamenti del caso.
Così gli investigatori incaricati dal tribunale dei ministri acquisiscono le carte relative agli accrediti di quella conferenza stampa per verificare se Carlomagno potesse legittimamente trovarsi lì.
Il risultato li obbliga a perseverare: Rocco Carlomagno era regolarmente accreditato per l’evento.
E così il fascicolo rimane aperto.
La settimana prossima il tribunale dei ministri si riunirà per decidere cosa fare di questa pratica.
All’esito della riunione i tre giudici dovrebbero inoltrare il fascicolo alla Procura di Roma, come prevede la legge.
Sarà poi il procuratore capo di Roma a esprimersi.
La Procura, in questa speciale procedura, può chiedere il rinvio a giudizio del ministro o l’archiviazione, fermo restando che poi l’ultima parola spetta comunque al collegio dei reati ministeriali.
Il fascicolo, quasi un anno dopo la querela di Carlomagno, non è stato ancora archiviato perchè al di là delle dimensioni dell’evento, la scena accaduta il 10 marzo 2010 a Roma, pone problemi giuridici complessi.
Il luogo nel quale si è svolta la conferenza non è una sede istituzionale come Palazzo Chigi ma una sede di partito.
Inoltre Carlomagno non è, come sottolineato quel giorno da Larussa e Berlusconi, un giornalista iscritto all’albo.
Questi due punti non sono però sufficienti a derubricare il fatto come semplice incidente.
Molti partecipanti alle conferenze stampa non sono iscritti all’albo e, non per questo, perdono il diritto a fare domande, vedi Le Iene di Mediaset.
Inoltre, una volta ammesso in conferenza stampa un cittadino che intende comunicare con i suoi mezzi (Internet compreso) ciò che si dice e che accade all’interno del luogo privato non può essere preso per il bavero, strattonato e poi cacciato da un altro cittadino che non possiede alcun titolo per usare la forza, anche se riveste la carica di ministro.
Se dalle immagini appare chiaro il tono sopra le righe di tutta la scena, il punto giuridico da risolvere resta: può un ministro della Difesa affrontare fisicamente un cittadino, per quanto insolente e fastidioso, senza che ci sia alcuna conseguenza?
Anche perchè l’indagato, in assenza di alcuna sanzione, mostra una certa inclinazione alla recidiva.
Ignazio La Russa, dopo la querela di Carlomagno, non ha esitato a sferrare i famosi calci agli stinchi di Corrado Formigli di Annozero.
E l’escalation del ministro è proseguita: dall’attivista Carlomagno, al giornalista Corrado Formigli fino alla terza carica dello Stato, Gianfranco Fini.
Carlomagno sarà pure un provocatore come dice Berlusconi ma qualcosa bisognerà fare per fermare il ministro “Larissa” prima che se la prenda con il Capo dello Stato in persona.
In attesa di sapere se il ministro sarà sanzionato anche formalmente dall’ufficio per il regolamento della Camera per le sue offese al presidente Fini, il giudizio politico che conta davvero per lui è già stato emesso: i suoi vaffanculo a Fini hanno mandato sotto il governo alla Camera, attirandogli le ire del Cavaliere.
E per lui, tra il capo dei capi e un Carlomagno qualsiasi, è sicuramente più temibile il primo.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 3rd, 2011 Riccardo Fucile
LA GIOVANE CONSIGLIERA DI CIRCOSCRIZIONE DEL PDL CHE HA RACCOLTO LE FIRME ANTI-MINETTI A MILANO SI SCHIERA CON FUTURO E LIBERTA’…”NELLA VITA CONTANO I VALORI” E SCEGLIE I VERSI DI FABRIZIO DE ANDRE’: “LE ACCIUGHE SONO LE PERSONE ONESTE CHE SI DIFENDONO DAL PESCECANE DELLA CORRUZIONE E DEL CLIENTELISMO”
“Le acciughe fan pallone…e sotto c’è l’ala lunga, se non butti giù la rete non ne prendi neanche una…”.
Ha scelto i versi di Fabrizio De Andrè Sara Giudice per presentare la sua candidatura per il Nuovo Polo per Milano, una candidatura che arriva dopo una scelta coraggiosa e provocatoria: raccogliere firme contro la consigliera regionale Nicole Minetti, candidata ‘solo’ perchè igienista dentale del Premier Sivio Berlusconi.
In 12.000 hanno sposato la sua battaglia e con il progetto ‘Milano Merita’ Sara Giudice ha deciso di scendere in campo per dare voce a tutti quelli che credono in una politica sana e pulita, che premia il merito, la creatività , il lavoro e la capacità di saper pensare al futuro.
“Oggi nasce l’Alleanza del Merito perchè nella vita contano i valori che trasformano le strategie in idee concrete, con ingenuità e consapevolezza di essere dalla parte giusta. Sono contenta e orgogliosa di mettere questi valori a disposizione di un progetto coraggioso che combatte contro un’amministrazione che ha fallito, da un lato, e contro una forza politica che offre obiettivamente poco per Milano, dall’altro”.
Non è un caso che la Giudice abbia scelto la metafora delle acciughe per presentarsi e presentare il suo progetto ‘Milano Merita’, un laboratorio permanente per giovani che vogliono ‘fare’ politica in maniera pulita e onesta, perchè le acciughe sono proprio le persone oneste che si difendono dal pescecane della corruzione e del clientelismo (e il grande Faber sapeva sempre quel che scriveva…).
E per questo bisogna saper scegliere i compagni di viaggio giusti per attuare una trasformazione che, partita da Milano, dovrà estendersi a tutta l’Italia.
E la compagnia giusta scelta è quella del Nuovo Polo per Milano.
“Sara Giudice ha fatto una battaglia per la trasparenza, la stessa che ha ispirato la nascita di Fli — ha commentato il senatore Giuseppe Valditara – poteva scegliere di candidarsi nel Pdl ma ha preferito condividere una battaglia civile e avere coraggio. Da sempre la trasparenza è un grande valore del centrodestra che, però, è stato dimenticato”.
Fiero di avere al suo fianco una venticinquenne battagliera e propositiva il candidato sindaco per il Nuovo Polo per Milano, Manfredi Palmeri.
“E’ riduttivo considerare Sara come ‘anti’ qualcosa, le sue sono battaglie ‘per’, è la situazione che si è creata che non va bene. Sono stati costruiti santuari forti e chi ha provato a toccarli è stato indebolito ma è giusto che vengano premiati i meccanismi puri della politica”.
Entusiasta della candidatura l’europarlamentare di Fli Cristiana Muscardini che ha visto nel suo gesto la voglia di rappresentare una città libera e non più condizionata da interessi personali o da gruppi di potere.
“Sara è una giovane donna coraggiosa — ha sottolineato — che i in prima persona ha osato denunciare l’arroganza dei potenti e il loro disprezzo per la democrazia. Insieme riporteremo la correttezza, la trasparenza e il merito al centro delle scelte per Milano”.
Raffaella Bisceglia
da (il “Patto sociale“)
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Aprile 3rd, 2011 Riccardo Fucile
L’UNICO IMPEGNO DEL GOVERNO TUNISINO DA ANNI E’ SOLO QUELLO DI ACCETTARE QUATTRO RIMPATRI AL GIORNO PER VIA AEREA….PER CONTROLLARE 1300 KM DI COSTA CI VOGLIONO MEZZI ADEGUATI… OCCORRE UN IMPEGNO EUROPEO PER GARANTIRE AIUTI PER LO SVILUPPO ECONOMICO DEL PAESE
L’ipotesi di rimpatriare a forza cento tunisini al giorno «non è fisicamente praticabile»: Nouisser Radhouène, segretario di Stato agli Affari esteri della Tunisia, segue da vicino la trattativa sui migranti con il governo italiano, ma ammette che «ci sono punti su cui c’è accordo, e altri su cui ancora l’accordo non c’è».
In particolare i problemi sorgono sull’idea cara a Silvio Berlusconi, quella di accelerare il rientro forzoso dei cittadini tunisini.
I vecchi patti, concordati con il regime di Ben Ali, autorizzavano il rimpatrio di quattro persone al giorno per via aerea ma il governo vorrebbe moltiplicare questa cifra.
Tunisi respinge l’idea di rimpatri di massa.
«Dobbiamo fare le necessarie verifiche sull’identità delle persone, gli amici italiani ci capiscono», dice Radhouène.
E rilancia: «Bisogna fermare il flusso della migrazione clandestina, e per farlo sono necessari strumenti: più barche, ma visori notturni, eccetera». Radhouène ricorda che la Tunisia ha 1.300 chilometri di costa: «Credo che ogni Paese avrebbe difficoltà a garantirne la sorveglianza».
Per mettere a punto i controlli ci vorrà tempo.
Ma per garantire la fine dell’emigrazione clandestina, il segretario di Stato propone anche un’altra via: «Nel lungo termine, la soluzione è fare in modo che queste persone non debbano lasciare il proprio Paese e rischiare la vita su una barca. Ma non possiamo farlo da soli. Serve l’aiuto economico italiano ed europeo, perchè queste persone possano costruirsi una vita dignitosa in Tunisia».
Nessun accordo sull’immigrazione è stato firmato dalla Tunisia con l’Italia lo scorso 25 marzo durante la missione a Tunisi dei ministri degli Esteri Franco Frattini e dell’Interno Roberto Maroni.
Lo fanno sapere all’agenzia tunisina Tap fonti ufficiali del ministero degli Esteri di Tunisi a seguito di alcune «dichiarazioni di partiti politici ripresi dai media italiani su un non rispetto da parte della Tunisia dell’accordo sull’immigrazione clandestina firmato» durante la visita dei due ministri.
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Aprile 3rd, 2011 Riccardo Fucile
PASTICCIO LAMPEDUSA TRA CONTRATTI SCADUTI, COSTI DI 50.000 EURO AL GIORNO A TRAGHETTO E DESTINAZIONI INCERTE… SOLUZIONI IMPROVVISATE E SOLDI SPRECATI, AL “CLODIA” SI E’ PURE ROTTA L’ELICA…”OCCORREVANO SCAFI PICCOLI, GESTIONE DA INCOMPETENTI”
E la nave va, però vuota.
Solo qualche giorno fa il governo aveva indicato nei mega traghetti la soluzione giusta per “decongestionare l’emergenza profughi”, ma nel giro di poche ore ha scoperto che le grandi imbarcazioni hanno seri problemi nell’attraccare a Lampedusa: un’isoletta in mezzo al Mediterraneo, dove il vento soffia forte quasi ogni giorno, non è certo la destinazione ideale per mezzi a stazza pesante.
Per questo, nella notte tra il 31 marzo e il primo aprile, la Watling Street (T-Link) e la Clodia (Tirrenia) hanno abbandonato l’isola dopo due giorni di inutile attesa.
Motivo ufficiale: vento di ponente, mare forza 4, impossibile attraccare.
Ma la situazione è più complessa, come spiega Edoardo Bonanno, amministratore delegato della T-Link: “Rispondendo alle richieste del ministero degli Interni, ci siamo presentati a Lampedusa con un traghetto da 800 posti il 30 marzo alle ore 13. Nelle ore successive però non abbiamo imbarcato nessuno. C’erano difficoltà nel selezionare le persone da far salire a bordo, nè si capiva quale fosse la destinazione finale del trasporto. Così abbiamo aspettato in rada. Solo il giorno successivo, nel pomeriggio, c’è stato chiesto di tentare lo sbarco. Ma il mare era mosso, impossibile attraccare nel piccolo molo scelto dalle autorità . Il nostro capitano ha proposto di utilizzare invece il molo commerciale, dove sarebbe stato possibile sbarcare, a suo parere. Ma la Capitaneria ha negato il permesso, forse perchè lì sono assiepati i migranti e c’è il timore di un assalto alle navi, con gravi pericoli per la sicurezza”.
Insomma, dopo un mese di allarmi sull’esodo, la soluzione è risultata più improvvisata che mai: l’isola non è attrezzata per i big del mare, l’attracco principale è un bivacco inutilizzabile e il piccolo molo di Cala Pisana è una base ingestibile.
Sprecati dunque i tre giorni di lavoro per le navi spedite via vuote: 50 mila euro al giorno per ogni mezzo.
“Cui vanno aggiunte le spese straordinarie di riparazione – aggiunge Ignazio De Rosa, sindacalista marittimo -: a forza di fare manovre con ancore e funi per tentare lo sbarco si è rotta un’elica della Clodia. Vabbè che l’azienda sta messa male, e così lo Stato darà qualche soldo alla Tirrenia, ma per Lampedusa bisognava usare scafi piccoli, tipo Siremar o mezzi anfibi della Marina. L’approccio a tutta la questione è da incompetenti, questo ormai mi sembra chiarissimo”.
Eppure la strategia non cambia.
La nave militare San Marco con le sue scialuppe ha ieri caricato 500 persone Invece, nonostante le uniche navi riuscite ad attraccare in Cala Pisana (il Catania e l’Excelsior) abbiano mostrato difficoltà nel compiere le operazioni anche quando c’era bonaccia, nelle acque di Lampedusa è arrivata ora la Superba, colosso da 3 mila posti che dovrà aspettare le bizze del meteo. Attesa assai comoda per allestire i centri di accoglienza convincendo anche i nordisti più riottosi a dare una mano.
“Evidentemente la strategia è far salire tutti lì i migranti per poi distribuirli nelle varie stazioni di sbarco” conclude Bonanno.
Un viaggio lungo, carico di imprevisti, con le forze dell’ordine impegnate a gestire un carico umano sempre più stanco ed esasperato.
Chiara Paolin
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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