Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
“UNO COME BERLUSCONI, MUSSOLINI LO AVREBBE PRESO A BASTONATE E MANDATO AL CONFINO”…”PARAGONARE BERLUSCONI A MUSSOLINI E’ UN’OFFESA PER IL DUCE: ANCHE MUSSOLINI ANDAVA A MIGNOTTE, MA NON LE FACEVA MINISTRE O DEPUTATE”…”VOGLIONO CHE COMUNISTI E FASCISTI SI SPARINO TRA LORO, COSI’ BERLUSCONI CONTINUA A FARSI I CAZZI SUOI”…”DOBBIAMO RICOSTRUIRE L’UNITA’ DEL POPOLO. I TRADITORI SONO LORO, NOI SIAMO IL FUTURO”
Da futuristi a ‘fasciocomunisti’. Dalla marcia su Roma alla marcia su Latina.
Metti un pizzico di Mao, una manciata di bonifiche fasciste, quanto basta di Togliatti e Guareschi, abbondanti strali contro Berlusconi e Tremonti, una spolverata di Dante Alighieri.
E’ il manifesto del ‘fasciocomunista’, già libro di successo di Antonio Pennacchi, e da oggi pamphlet orale per chiamare a raccolta l’Italia che non si riconosce nel governo di Silvio Berlusconi (fatto anche di “mignotte” e lussuria) e che ha voglia di ricostruire il Paese.
Pennacchi, sessantenne natio di Latina, ci mette la firma ma non si candida: la corsa di Futuro e libertà per la città dell’agro pontino sarà sponsorizzata dallo scrittore premio Strega nel 2010.
Seduto in mezzo allo stato maggiore del partito, tra Italo Bocchino e Fabio Granata (“non è un progetto nostalgico – dice quest’ultimo – ma una sorta di provocazione futurista”), Pennacchi arriva alla Camera per presentare la candidatura a sindaco di Latina di Filippo Cosignani e la lista finiana che lo appoggia. “Pennacchi per Latina” è il nome del progetto elettorale, e la scritta spicca in bella vista dentro al cerchio col simbolo di Fli. Caratteri fascisti, in puro font “mostra”.
Quando comincia l’intervento, si capisce subito che ne avrà per un bel po’: il manifesto del ‘fasciocomunista’ è colorato, un po’ grezzo, ma di ampio respiro. “Io non potrei fare politica – premette – perchè in politica si litiga 7-8 volte al giorno: io che soffro di cuore finirei per prendermi un infarto…”.
Qualche minuto dopo, Pennacchi affonda, sempre col suo romanesco: “Il progetto parte da Latina perchè la situazione lì è para para a quella nazionale. Berlusconi non ci può vedere, non sopporta che fascisti e comunisti si mettano insieme. L’altro giorno, quando hanno sparato a quello di CasaPound, io ho subito pensato che si trattasse dei servizi. Il messaggio è chiaro: fasci e comunisti non devono parlare, ma devono solo litigare e spararsi. Così Berlusconi è libero di farsi i cazzi suoi…”.
Ovvio che il manifesto del ‘fasciocomunista’ debba fare i conti con la diaspora nera, con gli ex missini e ex aennini che oggi sono divisi tra Pdl e Fli.
“I traditori non siamo noi – chiarisce Pennacchi – il fascismo era rubare ai ricchi per dare ai poveri, oggi stare con Berlusconi vuol dire rubare ai poveri per dare ai ricchi. Il vero traditore è chi sta con Berlusconi: uno come lui i fascisti l’avrebbero preso a bastonate, l’avrebbero spedito al confino”.
E mica è finita qui: “Paragonare Berlusconi a Mussolini – dice ancora – è un’offesa a Mussolini. E’ vero, anche il duce andava a mignotte, ma poi mica le faceve ministre o deputate…”. S
ul palco i maggiorenti di Fli se la ridono alla grande, la platea applaude.
Non mancano considerazioni o osservazioni neppure all’operato di Giulio Tremonti. “Quando lo vedo – rivela Pennacchi – spengo la tv. Quindici anni fa parlava del tempo della ricchezza, diceva che eravamo sulla strada giusta. Oggi dice ‘ve l’avevo detto che arriva la cris’. Ma quando? ma quando l’ha mai detto? è incredibile questa gente – aggiunge – io mi chiedo dove si lavi la faccia la mattina. Forse nel bidè…”.
Ma il ‘fasciocomunista’ si limita a criticare e distruggere?
No, assicura Pennacchi: “dobbiamo ricostruire un nuovo pensiero forte collettivo, uno spirito unitario, quello che univa pure Togliatti e Guareschi. Dobbiamo ricostruire l’unità del popolo, quella di Mao, dobbiamo ricostruire la libertà : ma di tutti, non solo quella di Berlusconi e della sua famiglia”.
Ci prova, ma a tratti non ce la fa: il cavaliere ricorre prepotente nella sua invettiva.
E per spiegare cos’è l’Italia al tempo di Berlusconi, cita pure il canto V dell’Inferno di Dante.
Quello di Paolo e Francesca, quella dei lussuriosi. “L’italia di Berlusconi – sancisce – è l’italia di Semiramide”.
La regina a metà tra storia e leggenda che fece una legge per permettere a tutti la libido nel suo Paese e quindi non essere biasimata nella sua condotta libertina.
Per Pennacchi, iscritto al Pd, non c’è il rischio di un conflitto d’interessi?
“Io ho ancora la tessera, forse ora mi cacceranno… Ma il mio sogno non è che mi caccino, ma che si sciolgano, così facciamo un partito nuovo tutti insieme, perchè separati non si vince niente…Vince solo il padrone”.
Eccoli che ritornano: il padrone, i traditori, gli eredi del fascismo.
“Chi pensa che il fascismo sono le leggi razziali, se lo tenga pure. Per me è il fascismo è pure una città costruita dal nulla, con le mani, dai miei padri, dai miei zii”.
Per il ‘fasciocomunista’ del terzo millennio, insomma, non tutte le camicie nere sono da mettere in soffitta.
Ci sono valori e valori: “Nell’asse ereditario a noi ci sono toccati l’unità dello Stato, lo stato sociale, la redistribuzione dei redditi: se stai con Berlusconi non sei erede di queste cose. Ditelo a Gasparri: nella divisione dei beni a lui sono rimaste le leggi razziali e le guerre perse… Ci andasse pure a ‘fanculo…”.
La rivoluzione ‘fasciocomunistà parte quindi da Latina.
Pennacchi per la sua città , che Granata e Bocchino bollano come “malgovernata da anni” (e poco importa che da due decenni sia in mano al centrodestra), ha le idee chiare: parla di rimboschimento delle frange antivento (“se so’ venduti pure gli eucalipti…”), di piste ciclabili (“è tutta pianura ma non pedala più nessuno. A me l’ultima volta m’hanno messo sotto…”), di cimiteri di campagna, di piano regolatore (“Ma non per costruire dappertutto”).
Questa volta non si marcerà su Roma, ma nelle migliori intenzioni si marcerà da Latina verso tutta l’Italia.
“Se c’è una possibilità sola pe’ ‘sto Paese d’aripijasse – assicura Pennacchi – nasce da qua”.
Un’onda un po’ rossa e un po’ nera, ‘fasciocomunista’ appunto, capace di travolgere e achiviare l’era Berlusconiana.
Se poi si trovasse una scorciatoia, argomenta ancora Pennacchi, lui non farebbe le barricate.
Anzi: “L’idea di Asor Rosa mi è piaciuta, era una vera e propria provocazione artistica. E poi sarebbe pure ora che i carabinieri se l’andassero a pijà a quello lì…”.
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Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
IL PREMIER DEL BUNGA BUNGA, DALL’ALTO DELLA SUA BASSEZZA,
ACCUSA L’UDC E FLI DI AVER PRESENTATO UNA LISTA DI DISTURBO A TORINO CON UN CANDIDATO CON LO STESSO COGNOME DEL CANDIDATO PDL… PARLANO LORO CHE A TORINO HANNO TAROCCATO LISTE, FIRME E PERSINO CANDIDATI PER SOSTENERE COTA ALLE REGIONALI
Il Terzo Polo? “Presenta solo liste patacca, è un inganno per i cittadini”.
Con la classe e l’eleganza che lo contraddistinguo, continua: “Spero che i maggiori esponenti dell’Udc a livello nazionale intervengano per impedire questo risibile stratagemma. In caso contrario, il 16 maggio il candidato centrista oltre alle elezioni avrà perso anche la faccia”.
Questa la sfida che il Cavaliere invia al “cosiddetto Terzo Polo” per un solo episodio legato alle ammnistrative in Piemonte.
“Il Popolo della Liberta’ e i suoi alleati — spiega infatti Berlusconi nella nota Pdl — hanno scelto Michele Coppola, assessore alla Cultura della Giunta regionale del Piemonte, come proprio candidato a sindaco di Torino.
Per tutta risposta, il cosiddetto (parla il cosiddetto leader della destra affaristico-razzista italiana nd.r.) Terzo Polo ha scovato una sconosciuta signora Mina Coppola e le ha intestato una lista a sostegno del suo candidato, con l’intento — accusa Berlusconi — di indurre in errore gli elettori torinesi e racimolare qualche voto in piu’ con la furbizia e l’inganno”.
Lui che dell’inganno e delle balle mediatiche è maestro.
“E’ singolare che il cosiddetto terzo polo (Casini, Fini, Rutelli), sempre pronto a fare la morale su come ci si debba comportare e su come la politica debba essere diversa, utilizzi — attacca Berlusconi — liste patacca e trucchi per ingannare i cittadini”.
Peccato che Berlusconi dimentiche tre cose:
1) Invece che tante leggi ad personam perchè non ha proposto (cosa che noi avremmo fatto da subito) una semplice norma con la quale si impediscano e si vietino le liste di disturbo, prassi ormai generalizzata e in uso da parte di tanti?
2) Il premier fa finta di dimenticare che alle scorse elezioni regionali, per sostenere Cota, furono presentate dal centrodestra liste, firme e persino candidati taroccati, tanto che sono tuttora in corso processi penali.
Senti da che pulpito viene la predica: come se un pedofilo fosse nominato direttore di un asilo per l’infanzia.
3) L’unica vera lista patacca ha un semplice nome: Popolo delle Libertà , alias Pdl, con lo slogan “se lo conosci, lo eviti”.
Promette e racconta balle da tre anni e non rispetta il programma sottoscritto con gli elettori: e a Torino verrà battuto, come in altre parti d’Italia.
Non cerchi alibi il premier e lasci stare le “coppole”, pensi piuttosto allo scapellotto che riceverà dai torinesi.
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Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
STOP ALLA LEGGE SULLE CENTRALI AL SOLO SCOPO DI AFFOSSARE IL REFERENDUM SUL LEGITTIMO IMPEDIMENTO… IL PREMIER STRACCIA IL PROGRAMMA PER PDL PER SALVARSI DAI PROCESSI…I SONDAGGI DAVANO UN 52% DI ITALIANI INTENZIONATI AD ANDARE A VOTARE I TRE REFERENDUM: MEGLIO LASCIARLI A CASA
Disinnescare il referendum sul nucleare per non mandare le persone a votare anche sul no al legittimo impedimento.
Ieri il governo ha messo la firma sull’ennesimo pasticcio ad personam: pur di smontare un referendum “contro Silvio” ormai si danno pure la zappa sui piedi sulla politica energetica, fiore all’occhiello di quel programma del Pdl che si cita solo quando fa comodo.
Serve infatti a molte cose quell’emendamento al decreto Omnibus (che oggi sarà approvato al Senato e passerà in via definitiva alla Camera entro il 20 maggio) presentato ieri dalla maggioranza a Palazzo Madama e con il quale si blocca la costruzione di nuove centrali nucleari sul suolo nazionale: “non si procede — si legge infatti nel testo — alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”.
Venendo meno il motivo del contendere, dovrebbe decadere anche la realizzazione stessa del referendum, anche se la Corte di cassazione, attraverso il suo presidente, Piero Alberto Capotosti, ha raffreddato l’entusiasmo della maggioranza: il quesito presentato da Di Pietro è ben più articolato e forse non basterà l’eliminazione del programma di nuove realizzazioni per far decadere del tutto il referendum.
Potrebbe perfino accadere che a votare contro il nucleare ci si vada lo stesso, ma con un quesito ridotto rispetto all’originale.
Questo, comunque, comporterà un aggravio di spesa per lo Stato; le schede del referendum originario al momento della decisione definitiva risulteranno già stampate ma dovranno essere mandate al macero per stamparne delle nuove con sopra il nuovo quesito.
Stando alle voci di palazzo, la scelta di Palazzo Chigi di intervenire in modo così netto ed evidente sul nucleare sarebbe stata dettata da alcune “indicazioni allarmanti” derivate da una attenta lettura di immancabili sondaggi piovuti sul tavolo di Berlusconi qualche giorno fa.
Secondo quando scritto dalla premiata ditta Ghilsleri (sondaggisti di fiducia del Cavaliere), il referendum sul nucleare, sulla scia dell’emozione creata dalla catastrofe di Fukushima, avrebbe portato alle urne un numero di cittadini molto ampio, sicuramente sufficiente a far raggiungere il quorum.
L’ultimo sondaggio, realizzato la scorsa settimana, avrebbe dato al 54 per cento la percentuale di italiani intenzionati a votare il prossimo 12 e 13 giugno.
Di lì l’allarme, non tanto per la questione nucleare, comunque sempre pesante per il governo, quanto per la questione del trascinamento sull’altro referendum, quello sul legittimo impedimento.
Di qui la decisione di accelerare con l’escamotage dell’emendamento ad un decreto, l’Omnibus, che non può essere bocciato perchè contenitore di alcune delle più importanti proroghe sul fronte economico del Paese.
Alla fine, quello che è venuto fuori è il solito pasticcio.
Con due diverse conseguenze.
La prima: con questa mossa dell’emendamento affonda centrali, il governo non ha affatto deciso di fare retromarcia sulla futura politica nucleare. Anzi.
Non appena disinnescati i referendum, il governo ha tutte le intenzioni di riproporre una legge per ripristinare esattamente il quadro di partenza; come ha avuto modo di sottolineare Tremonti, ieri a Bruxelles, una retromarcia così forte rispetto alla scelta nucleare avrebbe conseguenze molto forti sotto il profilo economico.
Tuttavia, un piano per le energie alternative e rinnovabili potrebbe avere un “finanziamento con Eurobond”, ma è un quadro che, al momento, soddisfa solo il titolare dell’Economia.
Da tutelare, infatti, ci sono anche gli accordi che l’Italia ha già siglato con la Francia e anche con la Russia per la fornitura di tecnologie all’avanguardia sul fronte del nucleare di quarta generazione, anche se par di capire che Tremonti, pure su questo punto, abbia intenzione di marcare la distanza dal resto dell’Esecutivo.
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Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA STAVOLTA VA IN ONDA A CASTEL MELLA: I LEGHISTI CORROTTI CON 22.000 EURO PER COSTRUIRE UN CENTRO COMMERCIALE SU UN TERRENO A VINCOLO AMBIENTALE… IN MANETTE ANCHE IL COSTRUTTORE E UN GEOMETRA
Una tangente da 22mila euro per «ammorbidire» i controlli e realizzare un centro commerciale su un terreno sottoposto a vincolo paesaggistico-ambientale.
E’ questa l’accusa con cui sono finiti in carcere l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Castel Mella, Mauro Galeazzi, 48 anni, e il capoufficio tecnico dello stesso Comune Marco Rigosa, 45 anni (che è anche assessore a Rodengo Saiano, comune estraneo alle indagini).
Con loro sono stati arrestati Andrea Piva, 36enne di Rodengo Saiano, geometra, libero professionista, e Antonio Tassone, 68 anni, di Lumezzane, imprenditore, il costruttore del futuro centro commerciale.
I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Brescia, Cesare Bonamartini, su richiesta del pm Silvia Bonardi, al termine di un’indagine condotta, negli ultimi mesi, dai carabinieri del Nucleo investigativo di Brescia. È indagato anche un altro dipendente dell’ufficio urbanistica del Comune di Castel Mella.
I reati contestati sono, per tutti, di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio; nel caso del solo Galeazzi, c’è anche l’accusa di peculato, per una storia di telefonate private con il cellulare di servizio.
L’imprenditore Antonio Tassone aveva già opzionato con un contratto preliminare, nel Comune di Castel Mella, un terreno sottoposto a vincolo paesaggistico-ambientale, su cui intendeva realizzare il suo centro commerciale.
Tramite il geometra Andrea Piva, aveva intessuto rapporti con il responsabile dell’ufficio tecnico Rigosa e con l’assessore Galeazzi.
Nella ricostruzione dell’accusa, per rendere più veloce e sicuro l’iter di approvazione del piano urbanistico, ammorbidendo i controlli, in particolare della commissione paesaggistica, Tassone aveva pattuito un versamento di 22 mila euro, dei quali 12 mila pagati a favore della società di Piva ed 10 mila, versati in contanti dallo stesso imprenditore a Piva e da questo consegnati al Rigosa, che infine ne aveva versato una parte all’assessore Galeazzi. Galeazzi è indagato anche per peculato, poichè nella sua veste di pubblico ufficiale, aveva nella sua disponibilità un cellulare di servizio, intestato alla Provincia di Brescia, con cui aveva fatto centinaia di telefonate a fini esclusivamente privati.
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Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
L’ASSURDA ALLEANZA ELETTORALE TRA FUTURO E LIBERTA’ E LEGA PER APPOGGIARE UN CANDIDATO SINDACO LEGHISTA STA SUSCITANDO UNA RIVOLTA NELLA LOCALE BASE FUTURISTA… BASTA COI MANEGGIONI LOCALI SENZA ANIMA E SENZA IDEALI CHE PENSANO SOLO AI PROPRI INTERESSI
Per dare voce alla base di Fli, pubblichiamo i contributi di due militanti di Gallarate, giustamente indignati per la “porcata” della lista che vede alleati i razzisti e i secessionisti padani con i futuristi.
Scelta immotivata e su cui a Roma nessuno si indigna.
Nemmeno Urso, sempre così attento a bacchettare le intese “fascio-comuniste” come quella di Latina.
Ci rivolgiamo a Fini per capire dove ci stanno portando i nostri dirigenti regionali e varesini.
La questione è evidente, è l’accordo tra i finiani di Ferrazzi e Lega a Gallarate.
Una volta si diceva “la politica è l’arte del possibile” però a tutto c’è un limite.
Noi della base della prima ora siamo gente del popolo ed al popolo ci rifacciamo e vorremmo capire dove andiamo.
I motivi sono i seguenti: il nostro responsabile provinciale si presenta con una lista civica, come mai?
Di solito quando si scende in campo con una forza nuova si sente la necessità ed anche l’orgoglio di presentarsi agli elettori per capire il peso effettivo della nuova formazione.
A Gallarate si sceglie un’altra via meno impegnativa, la lista civica con un candidato sindaco di un altro partito!
Non è che forse qualcuno ha paura di esporsi, di non essere così trainante dopo aver puntato i piedi per essere il numero della provincia?
Il candidato sindaco scelto da Bossi mentre era dal dentista la dice lunga sullo spirito democratico che permea la Lega, ma questi sono affari loro?
Non direi visto che “il soldato” Giovanna Bianchi Clerici” occupa una poltrona pubblica importante nel Consiglio di Amministrazione della Rai.
E non può dire di no a Bossi, ma nel caso vincesse le elezioni (si fa per dire…) che farà , lascerà la ben pagata poltrona per dedicarsi a Gallarate?
Nel Pdl sono sbigottiti, come dichiara il candidato sindaco,: “Ritengo che nel Carroccio ci sia molta confusione. All’inizio avevano lanciato Ugo Gaspari, che rimane la candidatura migliore. Poi per i loro scontri interni hanno puntato su Stefano Gualandris, una candidatura debole voluta da Marco Reguzzoni. Alla fine Bossi si è reso conto che era sbagliato, ed ha cercato di tamponare con Giovanna Bianchi Clerici, che obiettivamente resta una buona scelta. Ma pagheranno la loro confusione. Gli elettori non capiranno”.
Non ci sono alleanze Fli-Lega a Busto e Varese, gli altri comuni importanti della provincia, mentre a Gallarate ci si muove diversamente.
E’ uno scenario da Prima Repubblica, quella delle “ convergenze parallele”, in cui si danno segnali discordanti per poi chiudere partite importanti sulle spalle dei cittadini.
Gallarate scenario alternativo, modello di un nuovo progetto politico? Così almeno ci viene suggerito dal nostro responsabile regionale.
Se fosse così perchè partire da Gallarate e non da Varese o Busto oppure da Milano?
Che interesse avrebbe Umberto Bossi a osteggiare il Pdl creando una tale frattura?
Anche a Varese i rapporti non sono idilliaci tra gli alleati, eppure sono stati ricomposti buttando fuori Fli come negli altri comuni, ora è successo qualcosa che non sappiamo?
Sono scontri interni alla Lega, mettendo da parte Gualandris, uomo di Reguzzoni?
Ci si può fidare della Lega, che fino a ieri ha governato a Gallarate, pur con distinguo ed ora Umberto Bossi dice: «Vincere a tutti costi!».
Certo se fossi un leghista direi: la base l’avete sentita? Sicuri che ieri Fli faceva schifo ed oggi è alleato tanto da offrirgli la poltrona di vice-sindaco?
Ma guardiamo all’interno di Fli: «malagestione del PdL gallaratese», come la definisce senza mezzi termini Luca Ferrazzi, sarebbe il punto fondamentale che avrebbe fatto scegliere l’alleanza con la Lega?
L’accordo innaturale però ha fatto il giro dell’Italia, Fli è il partito dell’Unità Nazionale, la Lega che brucia il tricolore, che scappa quando si canta l’Inno, la Lega dei Padani!
Il candidato sindaco di “Libertà per Gallarate” dichiara: “Voglio amministrare non fare affari”, e aprire alla società civile: “Stiamo preparando un dettagliato programma politico — spiega ancora- che parta da un aspetto fondamentale: dare ascolto alle associazioni sul territorio per determinare un cambiamento vero. Basta con quei partiti che non accettano il dialogo, che impongono strategie dall’alto: la nostra strada non sarà questa. Quella che ormai governa Gallarate è una classe dirigente isolata che ha perso i pezzi : prima l’Udc, poi la Lega, poi Futuro e Libertà . Non rappresenta più nessuno. E’ ora di cambiare davvero”.Il testo dell’accordo non prevede cose avveniristiche sul sociale e politico di sicuro il vice-sindaco e un assessore da definire per la lista civica-finiana ( alla gallaratese).
In conclusione ci sembra di capire che non si tratta di chissà quale progetto politico innovativo, che non porterà da nessuna parte perchè avversato sia dalla base leghista che dai futuristi puri, e mette alla luce disagi interni alla Lega, ponendo in dubbio la governabilità di Gallarate.
Avremmo preferito un messaggio forte e chiaro: Fli è l’altro centro-destra quello vero e genuino, quello dei valori, dell’Unità Nazionale, della legalità , dei giovani e del futuro, non dei vecchi marpioni della politica che per avere una poltrona fanno accordi col diavolo.
Accordi che alla fine saranno un boomerang politico, ma l’intento è chiaro: io dò una cosa a te e tu dai una cosa a me….
Giuseppe Criseo
www.ilfiniano.it
Ricordiamo tutti (almeno noi che il 22 Aprile siamo rimasti incollati alla TV ed avevamo già una scelta nel cuore) il suo splendido discorso, vibrante nei contenuti e nei toni, un discorso di valori, di dignità , di condanna a chi non aveva attuato alcuno dei punti programmatici indicati dal gruppo AN perchè sottomesso alla volontà ed alle indicazioni della Lega.
Quella Lega che non è destra nè sinistra, ma è secessione e razzismo, che criticava Roma e poi una volta raggiunta Roma ha imparato così bene da essere il più abile partito nel procacciarsi posti al sole e Presidenze di cda.
Un Partito che ha illuso la gente facendo credere che avrebbe lavorato per loro, e che nei Comuni dove detiene il potere (ad es. Varese) si disinteressa completamente dei bisogni dei cittadini.
Il volontariato per loro è un “corpo estraneo”, l’assessorato alla Cultura oramai è per prassi delega in mano al Sindaco che semplicemente la ignora..tanto c’è sempre qualche privato che si dà da fare e supplisce.
E non entriamo nel merito della cementificazione selvaggia, i buchi nelle municipalizzate etc etc.
Non condivido chi ha fatto questa scelta: su Gallarate la spaccatura tra Pdl (F.I. e A.N.) da una parte e Lega dall’altra è storia vecchia, risale a tensioni nate durante la prima giunta Mucci dove erano insieme, dopo di allora già nel 2006 avevano corso l’un contro l’altra armata, ed ancora nel 2011 -prima dell’accordo con Fli (mascherata malamente da Lista Civica)- era scontato che sarebbe stata una guerra tra di loro.
E allora perchè schierarsi con la Lega?
Comunque sarebbe stato uno scontro feroce tra quei 2 Partiti.
E’ stato detto ad un giornale locale che i finiani corrono con la Lega perchè condannano la gestione padronale di Gallarate.
Vero, è stata una gestione padronale, ma non solo negli ultimi 3 mesi cioè da quando è stata tolta la Pres. di un cda a Liccati e – prima di essere buttati anche loro fuori – l’assessore Carabelli e altri membri di cda in quota Fli sono usciti. Quella gestione è stata così da anni, già dalla prima giunta Mucci, e durante tutto il secondo mandato..quando l’attuale Coord. provinciale di Fli coordinava A.N. in sinergia ed amicizia con il “patron” di F.I. Nino Caianiello, e in quota A.N. Vicesindaco, assessori e Consiglieri comunali.
Allora qual’è la verità , l’unica che rimane e che comunque è colta dalla gente: c’è la possibilità di tornare ad avere degli spazi di Governo, Fli ci si butta!.
Qualsiasi altra valutazione politica avrebbe forse potuto essere recepita se in quella lista non ci fossero state persone che fino a 3 mesi fa erano parte integrante del Governo cittadino.
E se Lega e Pdl avessero ipotizzato una qualsiasi forma di accordo.
Certo, per un Partito qualsiasi l’ipotesi di un ViceSindaco ( e chissà che altro, Bossi quando si muove personalmente mi dicono è generoso) potrebbe essere allettante, ma io credo che per il progetto di Fini, per quanto ci ha detto a Mirabello, e poi a Bastia ed ancora a Rho, le tattiche per uno spazietto debbano lasciare il posto a strategie a lungo respiro, dobbiamo ancora crearci un immagine, consolidarci con dei riferimenti qualificati e qualificanti nell’immaginario collettivo, ed io credo che questo sarebbe stato il momento per giocare la Partita della linearità , della saldezza dei principi, della volontà di proporre un’alternativa a delle vecchie logiche da 1a Repubblica che sempre più allontanano la gente dalla Politica.
A mio parere sarebbe stato opportuno mantenere la linea del Terzo Polo ovunque e, laddove non praticabile, alleanze con Liste civiche o soli.
Forse Fli riuscirà a prendere un Vicesindaco a Gallarate, ma sarà con un Partito col quale non condividiamo nulla, e sappiamo tutti che su Varese la Lega è quella Doc, quella dei celoduristi che sparerebbero agli immigrati e che scrivono il Manifesto Leghista sulla Razza.
Scusatemi se, schifata, mi dissocio.
Laura
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Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
D’ALTRONDE LASSINI NON AVEVA CHE RIPETUTO IL CONCETTO DI “BRIGATISMO GIUDIZIARIO” A LUI CARO, DIVENTANDO DI FATTO IL SUO MANDANTE MORALE… BOSSI AVVERTE: “TROPPI ERRORI, COSI’ IL GOVERNO CADE”
“Quel Lassini avrebbe fatto bene a non dimettersi, fosse dipeso da me…”.
Chi entra ed esce da Palazzo Grazioli e ascolta il presidente del Consiglio ringrazia il cielo che non ripeta in pubblico cosa ne pensi di tutta questa storia. Dei manifesti di Milano.
Di chi lo difende “e finisce sulla graticola”.
E del monito senza precedenti del presidente della Repubblica Napolitano.
Ecco, non è un caso se su quella lettera dai toni assai ultimativi il Cavaliere ha fatto calare una cappa di silenzio, fanno notare i più fidati consiglieri.
“Il capo dello Stato è stato prontissimo a bollare come ignobile provocazione i manifesti sulla procura – tuona Berlusconi al cospetto di ministri e avvocati – ma nessuno si è sognato di intervenire o di aprire un’indagine su Asor Rosa che ha progettato un golpe sulla prima pagina di un giornale”.
D’altronde, per capire gli umori di Palazzo Chigi è bastato ascoltare i toni della filippica di Giuliano Ferrara a “Radio Londra” ieri sera, dedicata al “gentile presidente della Repubblica: lei non può ignorare…” e giù con “golpe”, “eversori” e tutto l’armamentario antigiudici già sfoderato dal premier nel week end.
Ha evitato di aggiungere dell’altro, il Cavaliere.
Ma certo non si pente di quanto detto.
Eppure, ieri per la prima volta la Lega ha preso pubblicamente le distanze su questo modo di gestire i rapporti col Quirinale ma soprattutto sulla piega che ha preso la campagna elettorale a Milano.
Lo ha fatto, con l’apprezzamento del capogruppo Marco Reguzzoni alle parole di Napolitano.
Bossi non vede nè sente Berlusconi da parecchi giorni. Le cose a sentire il Senatur non vanno come dovrebbero.
La decisione del premier di investire tutta la campagna milanese sul nodo giustizia e sui processi personali dell’imputato Berlusconi non piace affatto in via Bellerio.
Oltre a essere considerato un rischio, alla luce dei sondaggi che non offrono alcuna garanzia di un successo della Moratti.
Bossi ai suoi lo ripete con tono grave da qualche giorno: “Se vince Pisapia a Milano, noi apriamo la crisi”.
E il Carroccio è già in stato d’allerta.
La parola d’ordine in campagna elettorale intanto è distinguersi dai berlusconiani. Nei toni ma anche nei contenuti.
“Noi la imposteremo su altre basi, la giustizia non sarà il nostro traino” dice chiaro Reguzzoni in Transatlantico.
Su quella linea, come dire, loro non ci stanno.
Di più.
È stato proprio su input dei leghisti che ieri, durante il vertice di maggioranza tra capigruppo e Guardasigilli Alfano a Montecitorio, è stato messo nero su bianco l’impegno di portare avanti la riforma della giustizia nel suo complesso, assieme alle legge che stanno più a cuore al premier.
Norme ad personam sì, ma dentro una cornice più “presentabile” per gli elettori leghisti.
Berlusconi va per la sua strada, consapevole anche lui di giocarsi tutta la partita delle amministrative a Milano.
È lì che sta spendendo d’altronde la sua “faccia”, come ama dire.
Alle amministrative del 2006 il centrosinistra ha conquistato 27 centri, dopo cinque anni – stando ai suoi calcoli – ne confermerebbe non più di 15.
Numeri alla mano, dunque, il premier potrà comunque dire di aver vinto.
Ma se perderà nell’unica piazza in cui è “sceso in campo” da capolista, se anche dovesse andare al ballottaggio la Moratti, questo segnerebbe l’inizio del suo declino anche elettorale.
Con l’alleato più fedele pronto a presentare il conto.
“Sarebbe – ammonisce il Senatur – la fine del berlusconismo”.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
VOGLIONO TROVARE LE CARICHE PROMESSE DENTRO L’UOVO PASQUALE: NON SI SONO VENDUTI PER NULLA… HANNO APPROVATO IL PROCESSO BREVE, MA I PATTI NON SONO STATI RISPETTATI DAL PREMIER…MOFFA FA UN PATETICO APPELLO AI COLLEGHI: RINUNCIATE AI POSTI: TANTO LUI LO HA GIA’
Il gruppo di Moffa presenta il conto al premier: se entro domani non avranno parte dei posti promessi prima dell’approvazione del processo breve, non sosterranno più la maggioranza.
“Più che Responsabili sembrano affamati”. Il finiano Carmelo Briguglio sintetizza così il pressing che gli uomini di Silvano Moffa stanno attuando sul premier.
Chiuse le votazioni alla Camera sul processo breve, infatti, il gruppo di Scilipoti, torna a battere cassa chiedendo il pacchetto di nomine per gli incarichi di governo dettando un ultimatum: entro le festività pasquali.
Quindi entro giovedì.
Altrimenti, questo il messaggio recapitato a Silvio Berlusconi, sciogliamo il gruppo e liberi tutti.
Eventualità che il presidente del Consiglio non può permettersi di prendere neanche in considerazione, visti i numeri della maggioranza alla Camera.
L’obiettivo dei Responsabili, spiegano alcuni esponenti del gruppo, è di chiudere entro la settimana anche perchè l’accordo con il Cavaliere era chiaro e prevedeva, una volta approvato il ddl sul processo breve, la promozione di altri Responsabili nella squadra dell’Esecutivo.
La scorsa settimana l’unico a fare il suo ingresso ufficiale nella squadra di governo con l’incarico di sottosegretario al Lavoro è stato Nello Musumeci, esponente della Destra di Storace.
L’obiettivo dei Responsabili, anche per mettere a tacere le polemiche interne tra le varie anime, è dunque quello di portare a casa le nomine entro la settimana.
Oltre alla pattuglia dei Responsabili, un posto da sottosegretario potrebbe andare anche a Daniela Melchiorre esponente dei Libdem che insieme a Italo Tanoni la scorsa settimana ha ufficializzato l’addio al Terzo Polo.
La Melchiorre sarebbe in pole per un posto da sottosegretario allo Sviluppo Economico.
“Siamo al mercato delle vacche”, dice Felice Belisario, capogruppo dell’Idv. “In ogni mercato c’è chi vende e chi compra e chi vende vuole incassare il suo costo il prima possibile. E’ quello che stanno facendo i Responsabili che hanno venduto la loro moralità , approvando una legge vergogna come il processo breve, solo ed esclusivamente per una poltrona in cambio. Oggi puntano i piedi e ricattano il premier: vogliono riscuotere prima di Pasqua il loro premio. Cosa credeva Berlusconi? Che gli sarebbe stato abbonato il suo debito?”.
Moffa ha tentato di placare le polemiche, invitando i suoi a rinunciare alle rivendicazioni. “Reputo assolutamente necessario che si ponga fine a questo continui stillicidio di richieste e di promesse, e che si abbia il coraggio di rinunciare a qualunque incarico di governo impegnandosi invece in una azione di rilancio del centrodestra non solo per la sua riarticolazione, ma anche per fare le riforme che non possono essere più rinviate”, ha detto.
Invito ovviamente finito nel vuoto e che è tornato come un boomerang a Moffa rilanciato da Nino Lo Presti di Futuro e Libertà .
“Troppo comodo per Moffa, che siede tranquillamente sulla poltrona di presidente della commissione Lavoro della Camera, conquistata di certo per i suoi grandi meriti di giurista, pontificare sulle rinunce che dovrebbero fare adesso i suoi colleghi Responsabili-Disponibili in merito ai posti di governo promessi dal premier per pagare il prezzo della loro sottomissione”.
E aggiunge: “Moffa dia l’esempio, rinunci lui alla carica che ricopre, alla guida di un importante organismo parlamentare, e giustifichi così la sua nobile scelta ideale. O, piuttosto, si vergogni”.
Ma le intenzioni sembrano ben diverse.
Il capogruppo dei Responsabili, Luciano Sardelli, ha incontrato il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, esprimendogli la preoccupazione per la tenuta del gruppo.
L’allarme l’avevano lanciato gli esponenti di Noi Sud, chiedendo a Sardelli di ottenere un incontro con Berlusconi e minacciando: “Altre 24 ore di tempo e poi sfasciamo il gruppo, le promesse vanno mantenute subito”.
Intanto i Responsabili annunciano una conferenza stampa per oggi alle 10 presso la Camera dei Deputati.
Ufficialmente l’incontro con i giornalisti è stato convocato per presentare il documento politico programmatico del gruppo, ma potrebbe diventare anche l’occasione per alzare la posta.
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Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
STOP AI LAVORI PER UN’AZIENDA VICINA AL CARROCCIO E IMPEGNATA NELA COSTRUZIONE DELLA TANGENZIALE A NOVELLARA…IL PREFETTO DI REGGIO EMILIA: “NELLA NOSTRA PROVINCIA C’E’ LA MAFIA”…SI TRATTA DELLA DITTA BACCHI DI BORETTO, SPECIALIZZATA IN ESCAVAZIONI: HA DATO IN SUBAPPALTO I LAVORI A DUE AZIENDE COLLEGATE ALLA FAMIGLIA MATTACE
Le infiltrazioni mafiose — o i tentativi — al Nord continuano a destare allarme nella politica.
Questa volta la bufera si abbatte sul Reggiano.
Durante un convegno della Cna il prefetto di Reggio Emilia, Antonella De Miro, ha rilanciato: “A Reggio la mafia c’è”.
A corollario dell’ultima notizia che riguarda lo stop imposto dalla Dia all’appalto per la costruzione della circonvallazione a Novellara.
Evento che ha scosso il mondo politico.
Le amministrazioni locali hanno chiesto di “continuare i lavori della tangenziale”.
L’ex vicesindaco di Guastalla ed ex leghista Marco Lusetti, espulso dal Carroccio la scorsa estate e fondatore del movimento “Agire Comune”, ha difeso a spada tratta la ditta che ha vinto l’appalto.
Nessun commento sulla vicenda è arrivato ad oggi dal segretario della Lega Nord Emilia, l’onorevole leghista Angelo Alessandri, presidente della Commisione lavori pubblici ed Ambiente della Camera dei Deputati ed originario di Guastalla, paesi a pochi chilometri dal Po e da Boretto.
Invece il consigliere regionale Andrea Defranceschi (Movimento 5 Stelle) annuncia una interrogazione in Regione chiedendo il “check-in” di tutti gli appalti sulle estrazioni di sabbie dal Po negli ultimi anni.
Ma qual è il punto di tutta la vicenda?
E perchè imbarazza così tanto la Lega?
Riguarda Novellara, appunto, paese della provincia di Reggio Emilia, e quella che gli ambietalisti la chiamano la “tangenziale discarica”.
Un progetto partorito all’inizio del millennio tra le contestazione in primis da Legambiente, in quanto il finanziameno di questa opera pubblica è nato come compensazione per l’ampliamento della locale discarica gestita dalla municipalizzata pubblica Sabar spa di cui il Comune è socio.
Su quest’opera pubblica, cavallo di battaglia di tutti i sindaci di centrosinistra degli ultimi dieci anni, è arrivato lo stop dell’antimafia.
Il 23 marzo scorso alla Prefettura di Reggio Emilia è stata consegnata una dettagliata relazione, arrivata dopo la richiesta degli accertamenti sui cantieri, disposti dalla Direzione investigativa antimafia di Firenze.
Controlli attivati a metà febbraio tramite il prefetto De Miro.
Le indagini hanno portato alla sospensione dell’appalto e alla revoca della certificazione antimafia alla ditta Bacchi di Boretto, notissima in zona anche per le escavazioni nel Po fortemente contestate da associazioni ambientaliste come Legambiente.
Una ditta la Bacchi spa nota anche per gli ottimi rapporti istituzionali con diversi politici in primis con quelli della Lega Nord, tanto che il Carroccio nel 2006 ricevette un regolare finanziamento di 5.000 euro registrato alla Camera dei Deputati.
Agli investigatori del centro operativo del capoluogo toscano era stata segnalata la presenza nel cantiere di soggetti vicini alla criminalità organizzata.
Le ispezioni hanno dato esito positivo.
Da quanto è emerso l’azienda di Boretto avrebbe assegnato due subappalti ad imprese con sede in provincia di Parma, il Consorzio edile M2 di Soragna e la Tre Emme Costruzioni di Roccabianca.
La Direzione investigativa antimafia ha ricostruito che le due le imprese sono collegate alla famiglia Mattace di Cutro, ritenuta dagli investigatori molto vicina al clan Grande Aracri.
Secondo quanto emerge dai documenti della Prefettura, nell’assegnazione di questi lavori alle ditte riconducibile ai Mattace, la Bacchi avrebbe eluso in maniera consapevole la legge antimafia per il controllo dei subappalti.
Le ditte dei Mattace non avrebbero mai ottenuto la certificazione antimafia dalla Prefettura.
La legge prevede che l’obbligo dell’autorizzazione antimafia scatta solo per subappalti di importo superiore ai 155 mila euro.
E’ stato così, come emerge dall’ispezione, che la Bacchi avrebbe aggirato l’ostacolo.
Spezzando il subaappalto tra le due ditte: 50mila euro di lavori al Consorzio M2 e 130mila euro alla Tre Emme.
Ma non è finita qui. Ispezionando il cantiere le forze dell’ordine hanno trovato Giuliano Floro Vito.
Chi è ? E’ l’ex cognato di Domenico Mattace, il presidente della TreEmme e considerato dagli inquirenti un elemento di grande spessore criminale, legato al clan della n’drangheta dei Dragone e poi dei Grandi Aracri, già posto agli arresti nel 2001 e poi assolto per l’operazione “Scacco Matto”, finito poi in manette per usura nell’aprile 2010.
Per questa vicenda Floro Vito, per la legge dovrebbe essere agli arresti domiciliari e sorvegliato speciale.
Peccato che si trovasse sul cantiere di Novellara come dipendente della Tre Emme.
Dalle fatture poi risulta che la Bacchi ha versato alla Tre Emme 161 mila euro.
Una cifra superiore a quello concordata.
In particolare maggiore alla soglia che fa scattare l’obbligo di certificazione antimafia.
Altra anomalia. L’azienda di Boretto ha chiesto alla stazione appaltante, Iniziative Ambientali, società mista che vede tra i soci le municipalizzate Sabar Spa, Iren Spa e Unieco, di poter procere all’affidamento del subappalto solo il 21 giugno 2010.
Ma i Bacchi avevano già firmato il contratto con la ditta dei Mattace da circa un mese e mezzo.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
PROMETTE LISTE PULITE, MA CHI LE COMPILA E’ SOTTO INCHIESTA: COSENTINO PER CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE CAMORRISTICA, PER IL SEN. VINCENZO NESPOLI SONO STATI CHIESTI GLI ARRESTI DOMICILIARI
Nelle ore della consegna delle candidature in vista delle elezioni amministrative — il termine scadeva oggi a mezzogiorno — torna di attualità il tema delle liste pulite.
Dai partiti arrivano ampie rassicurazioni e per le comunali a Napoli, il candidato del Pdl Gianni Lettieri ha promesso attenzione massima: “Etica pubblica e legalità sono al centro della nostra campagna elettorale. Chiederò ad ogni lista che mi sostiene la nomina di un garante per assicurare candidati autorevoli e specchiati. Alla fine di questo percorso sarò io il responsabile per tutti. Sfido gli altri a fare lo stesso”.
Un’attenzione particolare per non ripetere il caso di Roberto Conte, un passato nel centro-sinistra, che alle ultime regionali nonostante la condanna in primo grado a due anni e otto mesi per concorso esterno in associazione camorristica, si è presentato in una lista a sostegno di Caldoro.
Intanto, non si arrestano le migrazioni.
Alfredo Ponticelli, assessore allo sport della giunta uscente di Rosa Russo Iervolino si è dimesso e appoggia, con il suo partito (il Pri), Gianni Lettieri.
Ma in attesa di conoscere nei dettagli i candidati, non tranquillizzano certo le posizioni giudiziarie dei vertici regionali del Pdl.
Lettieri è stato accompagnato da Silvio Berlusconi per l’investitura ufficiale da Nicola Cosentino, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, prossima udienza il 18 aprile.
Cosentino, dimessosi da sottosegretario ma ancora coordinatore regionale, in queste settimane è impegnato in prima persona per la compilazione delle liste dopo aver scelto il candidato sindaco a Napoli e negli altri comuni al voto in Campania.
Un compito non facile. Per la scelta dei candidati nei comuni della provincia, nell’area a nord di Napoli c’è un altro vertice locale del partito Vincenzo Nespoli, vice-coordinatore provinciale del Pdl (il coordinatore è Luigi Cesaro, presidente della provincia) e vice-responsabile nazionale del settore elettorale.
Nespoli è anche senatore della Repubblica e sindaco di Afragola, comune in provincia di Napoli, ma il doppio incarico è l’ultimo dei suoi problemi.
Nel maggio 2010 la procura di Napoli (pm Piscitelli, Woodcock, Di Mauro) ha chiesto e ottenuto dal gip gli arresti domiciliari.
Accusato di diversi reati: concorso in riciclaggio e bancarotta fraudolenta. L’autorizzazione all’esecuzione della misura cautelare, come nel caso di Nicola Cosentino, è stata però negata prima dalla giunta per l’immunità (di cui Nespoli faceva parte) e poi dal Senato, nel luglio scorso.
Nei giorni scorsi il Tribunale del riesame ha confermato la misura cautelare. Le motivazioni dell’ordinanza sono diventate un manifesto politico delle opposizioni, che da tempo per Afragola chiedono l’istituzione di una commissione di accesso da parte della prefettura.
I giudici del riesame considerano «indispensabile» la misura dei domiciliari.
E sull’esponente del Pdl, scrivono: «Le modalità con cui ha portato a termine il proprio intento criminoso sono certamente sintomatiche di una pericolosità in quanto denotano una scaltrezza e una spregiudicatezza, rivelatrici di professionalità nel delinquere, che lo dipingono come un soggetto di notevole spessore criminale».
Nespoli continua a negare ogni addebito, a dirsi estraneo ad ogni accusa. Tutto ruota attorno ad una vicenda di mattoni e di un istituto di vigilanza. Vincenzo Nespoli, secondo la Procura, è dal 2001 amministratore di fatto di una società di vigilanza, la Gazzella srl, fallita nel 2007 (con un passivo di 25 milioni di euro), affidata nelle mani di uomini di fiducia.
Secondo l’accusa e le ricostruzioni documentali della Guardia di Finanza, dai bilanci dell’istituto sono stati distratti soldi che sarebbero confluiti nelle società immobiliari (Immobiliare San Marco e Sean spa) riconducibili al senatore, impegnate in attività di lottizzazione eseguite nel comune di Afragola, dove Nespoli è primo cittadino.
Ma non solo.
Nonostante le gravi condizioni economiche dell’azienda e lo stato di mobilità , furono assunte diverse persone in cambio del pagamento di 30 mila euro.
Per il posto da guardia giurata: soldi e la riconoscenza alle urne.
Ora lo stato maggiore del Pdl campano è pronto a presentare i candidati puliti per le prossime amministrative.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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