Aprile 12th, 2011 Riccardo Fucile
LINEA DURA SOLO A USO GIORNALISTI E PER RABBONIRE LA BASE LEGHISTA… “MI SONO ASTENUTO” AVEVA DETTO, MA IL PRESIDENTE LO SMENTISCE: “HA ESPRESSO RISERVE, MA ALLA FINE HA VOTATO SI'”… AVREBBE POTUTO PORRE UN “VETO”, MA NON LO HA FATTO
L’Italia non è stata messa all’angolo dall’Europa, ci si è messa da sola, sapendo bene quello che poteva e non poteva ottenere. E sapeva che la ridistribuzione dei 20.000 profughi tra i Ventisette non era nemmeno ipotizzabile.
La sconfitta pilotata del vertice dei ministri degli Interni europei è comunque il culmine della crisi dei rapporti tra Roma e Bruxelles, una storia difficile da quando Berlusconi è arrivato al potere e che ora l’Italia minaccia di portare alle conseguenze definitive.
Lo fa però solo con la stampa e, anzi, nel Consiglio Roberto Maroni “dopo aver difeso con fermezza le sue posizioni, ha approvato le conclusioni”, come ha raccontato il presidente di turno ungherese Sandor Pinter.
A queste parole i giornalisti hanno fatto un salto sulla sedia: Maroni aveva detto di essersi astenuto.
“No, ha votato a favore” ribadisce il presidente che prende il verbale e legge: “Accettiamo le conclusioni – ha detto Maroni – ma siamo insoddisfatti”.
Non solo: l’Italia avrebbe potuto porre un veto, ma non l’ha fatto.
Quando è stato illustrato il documento finale, Maroni la avanzato la sua proposta, ma non ha chiesto di negoziare tra le due e ha incassato il “no” venuto da tutti gli altri Stati, Malta esclusa.
Il ministro spagnolo è stato chiaro: “Noi, come la Francia, rimanderemo indietro persone che arrivassero con il permesso italiani e Maroni ci ha risposto che l’Italia se li riprenderà “.
Secondo un funzionario del Consiglio europeo “Maroni sapeva fin dall’inizio che la linea scelta dal governo italiano sarebbbe stata perdente, ma ha voluto insistere per rivolgersi al proprio pubblico di casa”.
A quel punto, non a caso, Maroni ha parlato frettolosamente coi giornalisti sulla porta d’uscita senza la consueta conferenza stampa ed è scappato via.
L’Europa ha ribadito in pratica che “non siamo in una situazione d’emergenza necessaria per far scattare il meccanismo della protezione europea”.
In effetti altri Paesi in passato hanno subito pressioni ben più elevate e se la sono cavati da soli.
Maroni alla fine non ha esercitato il diritto di veto per bloccare i lavori, ha votato a favore e se n’è tornato a casa dichiarando il falso, ovvero che si era astenuto.
Se non ci fosse andato, forse avrebbe fatto un a migliore figura.
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Aprile 12th, 2011 Riccardo Fucile
“ABBIAMO FATTO QUELLO CHE FA ANCHE LA CGIL IN OCCASIONE DELLE SUE MANIFESTAZIONI, IO HO DISTRIBUITO LE BOTTIGLIE D’ACQUA E I PANINI”…IN PRATICA AMMETTE CHE QUESTI SONO OGGI I MILITANTI PIDIELLINI, ALTRIMENTI A PROPRIE SPESE NON SI MUOVEREBBE NESSUNO
Viviana Beccalossi, deputato e vice coordinatrice del Pdl in Lombardia, è vero che avete pagato viveri e pullman ai militanti per convincerli a manifestare contro i giudici?
“Non capisco cosa ci sia di strano. La Cgil lo fa ogni giorno e nessuno ha mai trovato nulla da dire. Io stessa ieri ho distribuito bottigliette di acqua alla gente quando ho visto che vacillava dopo tre ore che aspettava sotto il sole”.
Si spieghi meglio.
“Da sempre la Cgil paga il biglietto del treno o del pullman ai suo militanti. Loro sono bravi e se lo fa il Pdl no”?
Quanti panini avete offerto?
“Un migliaio (ma i partecipanti erano 300 n.d.r.). Ma lei conosce qualcuno disposto ad alzarsi alle cinque di mattina e a stare sotto il sole fino al pomeriggio solo per un panino e qualche bottiglietta di acqua”?
Cosa intende dire?
“I nostri militanti fanno la stessa fatica degli operai della Cgil che ogni giorno manifestano fuori dalle fabbriche o dai supermercati. I nostri non sono manifestanti di serie B. Ogni protesta va rispettata”.
Anche se si gridano slogan contro i giudici?
“Quella di ieri non era una manifestazione contro i giudici, ma di solidarietà a Berlusconi. Se c’è stato qualche slogan diverso non era organizzato. Non capisco perchè se ogni giorno lo fa il sindacato nessuno dice nulla, ma se il Pdl regala quattro panini succede il finimondo”.
Cosa risponde al presidente del Tribunale Livia Pomodoro che ha protestato perchè la manifestazione ha paralizzato l’attività del Palazzo di Giustizia?
“Stimo la Pomodoro perchè si è sempre dimostrata capace intelligente, ma non condivido la sua posizione. Non c’è stato alcun problema e non mi risulta nessun intralcio. Non so cosa dovrebbe dire allora quando in piazza manifestano i no global. C’era perfino gente che ha cantato l’inno di Mameli”.
Rifarete la manifestazione in occasione di ogni udienza che vede come imputato Silvio Berlusconi?
“Non abbiamo ancora deciso nulla. Ma ieri Berlusconi ha dimostrato che la legge è uguale per tutti. Mentre il paese è nella condizione internazionale che tutti vediamo ieri non stava governando, ma era in tribunale a difendersi”.
È questa, secondo lei, la percezione degli italiani?
“La gente comune vede il presidente del Consiglio che viene attaccato dalla magistratura da quando è sceso in politica. Molte persone non distinguono nemmeno più i processi, ma vedono che lui è sempre sotto attacco”.
Andrea Montanari
(da “La Repubblica“)
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Aprile 12th, 2011 Riccardo Fucile
MAL SOPPORTATO DAI GENERALI COSI’ COME PERALTRO IN PASSATO DAI MILITANTI MISSINI, PER GLI AMERICANI E’ SOLO UN “GRAN CHIACCHIERONE”…L’ASSE STORICO DELLA SUA FAMIGLIA CON IL COSTRUTTORE LIGRESTI, IL CLAN MILANESE, I PARENTI PIAZZATI OVUNQUE
Il giorno del primo attacco alla Libia, Ignazio La Russa sembrava Atlas Ufo Robot: come il Goldrake dei cartoni animati urlava in diretta tv nomi di armi portentose per scacciare Gheddafi.
Poi la mattina dopo si è presentato ad annunciare che i nostri stormi avevano neutralizzato le difese di Tripoli.
In realtà l’unico ad essere abbattutto è stato il pilota dell’Aeronautica che ha professionalmente spiegato i fatti: non era stato lanciato alcun missile.
Lo hanno mandato via a velocità supersonica, per evitare che i sogni fantabellici di Ignazio ministro d’acciaio venissero spazzati via.
Ma chi negli Stati Maggiori deve convivere con La Russa ormai è alla disperazione, costretto a fare i conti con proclami in libertà , iniziative pasticciate e una profonda ignoranza per le questioni militari.
Ama le parate, le tute mimetiche, i voli dannunziani ma si annoia nei vertici operativi e mostra insofferenza per i summit internazionali, aspettando solo il coffee break per mettersi a fumare e incollarsi al cellulare per parlare del partito.
Eppure La Russa si era imposto come l’unico titolare della Difesa con un trascorso da ufficiale.
Per l’insediamento avevano pensato di diffondere il suo stato di servizio in pompa magna, poi quando hanno recuperato il fascicolo si è deciso che era meglio riseppellirlo negli archivi.
“Diciamo che aveva servito la patria poco e male…”, sussurrano nel palazzone di via XX settembre.
Un documento top secret, in cui lo si vede recluta nella scuola di Ascoli, dove gli istruttori faticano a metterlo in riga: “Sono entrato un po’ disordinato ma mano mano ho acquisito una consapevolezza nuova”.
Quindi lo mandano a Genova e di corsa lo avvicinano a Milano, dislocandolo a Bergamo.
Ma nella caserma Montelungo lo vedono poco, tra permessi a casa e un addio alle armi molto rapido.
La voce sul servizio militare “agevolato” del ministro della Difesa viene raccolta anche da uno che lo aveva conosciuto e frequentato parecchio, Tomaso Staiti di Cuddia, missino della prima ora, consigliere comunale a Milano nei caldi anni Settanta, deputato per tre legislature, oggi aderente a Futuro e Libertà : “Quando l’ho visto in televisione parlare dei Tornado mi è venuto in mente del suo congedo anticipato, ho chiesto a un amico e me lo ha confermato”.
Forse è nel suo plotone missilistico che La Russa ha imparato a spararle grosse perchè – come rivela un cablo di WikiLeaks che “l’Espresso” pubblica in esclusiva – nel 2008 agli emissari del governo americano ha detto “di avere svolto il breve servizio militare nei paracadutisti della Folgore e che per questo aveva cercato l’incarico di ministro della Difesa”.
Quel file riservato del 23 maggio 2008 descrive il primo incontro tra un rappresentante di Washington e il politico prossimo alla nomina nel governo Berlusconi.
Le sue priorità ? Tutte rimaste sulla carta, tranne un capriccio che gli sta particolarmente a cuore: la mini-naja “per diffondere un senso di orgoglio civico”.
Come? “D’estate le caserme devono aprire le porte ai giovani per trenta giorni. Lui spera che questo spinga alcuni verso la carriera militare ma diffonda anche un senso di identità nazionale e di servizio al Paese. Ha detto che il programma può indirettamente contribuire per combattere la microdelinquenza e il consumo di droga tra i ragazzi”.
La sua biografia trasmessa a Washington recita: “E’ un gran chiacchierone (talkative), energetico e ama fare battute per illustrare il suo punto di vista. E’ una personalità teatrale (flamboyant) e ammette apertamente che gli piace stare sotto i riflettori”.
La Russa racconta che già nel 2001 Berlusconi gli aveva offerto una poltrona ma lui aveva preferito restare alla guida del gruppo parlamentare di An: “Io sono innamorato della politica. Mi sono divertito all’opposizione ed è stato estremamente gratificante mettere in luce le debolezze del governo”.
Agli americani Ignazio promette che sui piani per l’espansione delle loro basi “non ci sarà da preoccuparsi” e si “descrive letteralmente come filostatunitense. Fa risalire il suo coinvolgimento nel movimento giovanile dell’Msi negli anni ’60 come un esempio dei suoi sentimenti filoamericani. Dice che il movimento era diviso in due: chi stava con i palestinesi e chi stava con gli Usa (e con Israele). Lui sostiene di essere stato un esponente di punta dei secondi”.
La carriera politica di La Russa, all’apice tra la responsabilità di un ministero e la cogestione della segreteria Pdl, in questi giorni ha raccolto frutti abbondanti anche con le nomine pubbliche.
Se alla Terna resta Flavio Cattaneo, da sempre considerato in buoni rapporti con lui (quando l’Inter gioca in trasferta loro due vanno a vedere la partita da Ligresti), due nuovi ingressi sono nel segno del ministro: Giovanni Catanzaro, già manager del gruppo Ligresti e presidente della Consip è entrato nel consiglio Finmeccanica, mentre Roberto Petri debutta all’Eni.
Peccato che martedì il ministro abbia dovuto prendersi una censura dalla Camera per il “vaffa” al presidente Fini (che gli rispose “deve essere curato”, con un’allusione a un vizietto del quale si chiacchiera molto a Roma e Milano).
Che la sua sia una condotta spesso sopra le righe lo dimostra anche da giovane militante, quando la sua scalata nel Msi si interrompe bruscamente nell’aprile 1973.
Lui ha 25 anni, barba e capelli lunghi, è il leader cittadino del Fronte della Gioventù e organizza un corteo non autorizzato che finisce con l’uccisione dell’agente Marino colpito da una bomba a mano: è la scena con cui si apre “Sbatti il mostro in prima pagina”, film girato in quei giorni da Marco Bellocchio.
Giorgio Almirante, che già ama poco quel leaderino troppo esagitato, scioglie la federazione di Milano e La Russa sparisce per una decina d’anni.
Riappare alle elezioni regionali del 1985.
Con una curiosa coincidenza temporale, ricorda Staiti di Cuddia, 79 anni, che all’epoca aveva pessimi rapporti con Fini e oggi sostiene alle amministrative milanesi la futurista Barbara Ciabò: “Raffaella Stramandinoli, già coniugata De Medici e poi diventata donna Assunta Almirante, aveva un figlio reduce da qualche difficoltà economica e in quel periodo riuscì a trovargli un’agenzia della Sai a Roma. Il merito fu naturalmente di Antonino La Russa, grande amico (direi quasi padrone) di Salvatore Ligresti”.
Da quel momento tutto si rappacificò e Ignazio fu messo capolista scavalcando l’uscente Benito Bollati “obbedendo al principio della famiglia”, aggiunge Staiti, “che non è importante partecipare, ma vincere. Ancora prima che il Comitato centrale del partito avesse formalizzato la candidatura, Milano era tappezzata di 100 mila manifesti con scritto Ignazio La Russa. E la campagna la diresse il padre”.
L’asse storico La Russa-Ligresti nasce dalla parentela con Michelangelo Virgillito, cognato del vecchio La Russa.
Tutti sono di Paternò, nel catanese. Virgillito arriva a Milano nel 1921. Si dà molto da fare anche se con alterne fortune tra immobili, cinema e finanza. Con l’aiuto di La Russa conquista la Lanerossi e poi la Liquigas che gira al suo delfino Raffaele Ursini, ma dopo qualche anno entra in gioco alla grande Salvatore Ligresti.
Ben tre generazioni di La Russa si sono intrecciate con gli affari dell’Ingegnere.
Capostipite a parte, è coinvolto in primo luogo il figlio Vincenzo, fratello maggiore di Ignazio, già deputato e senatore democristiano e autore di tre biografie da Almirante a Scelba e Fanfani, avvocato civilista, consigliere di amministrazione della Fondiaria Sai e da un anno della Metropolitana milanese.
Ora c’è in pista anche Geronimo, uno dei tre figli di Ignazio, consigliere Premafin, di alcune collegate e della Gilli, l’azienda del lusso di Giulia Ligresti. Da poco è anche vicepresidente dell’Aci di Milano.
Il terzo fratello, Romano, è assessore lombardo alla Protezione civile.
Ma l’allargamento a macchia d’olio del clan familiare va oltre.
Marco Osnato ha sposato Maria Cristina “Cri Cri” La Russa, figlia di Romano, ed è il coordinatore vicario del Pdl milanese, nonchè consigliere comunale e dirigente dell’Aler, l’ex istituto delle case popolari.
Osnato è tra i soci fondatori, assieme al suocero, di “Fare Occidente”, associazione culturale di ex aennini che ha conquistato un po’ di notorietà quando in gennaio alcuni militanti hanno oscurato un cartellone in difesa del made in Italy sul quale è raffigurato Gesù in croce.
Altri due larussiani doc sono il vicesindaco De Corato e l’emergente Marco Clemente.
Il primo, veterano del consiglio comunale, fu reclutato da Ignazio in Regione Lombardia (“Faceva anche il baby sitter di suo figlio Geronimo” ironizza Staiti) e si ricandida alle amministrative del 15 maggio, numero due dietro Berlusconi.
Il “clan di Paternò” cresce. Negli affari nazionali e locali.
E non sarà certo una censura alla Camera a fermare la lunga marcia su Roma.
Gianluca Di Feo e Claudio Lindner
(da “L’Espresso“)
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Aprile 12th, 2011 Riccardo Fucile
“L’ESPRESSO” PUBBLICA IL TESTO DI NUOVE CONVERSAZIONI TELEFONICHE IN CUI NICOLE SI CONFIDA CON MARYSTELL: IL PREMIER NON LE TELEFONA PIU’, SI E’ ARRABBIATO PERCHE’ LEI SI E’ FIDANZATA…QUANDO INIZIANO LE PERQUISIZIONI LE COSE PEGGIORANO
Affari di Stato? Economia in crisi? Ma perchè occuparsi di cose noiose quando ci sono orde di ragazze bisognose di aiuto?
Le intercettazioni del Rubygate seguono per filo e per segno la parte preponderante dell’azione di governo del premier.
Il governo di alcune dozzine di fidanzate.
“Lui”, il Presidente del consiglio, non ne molla nessuna, neppure in leasing.
E quando qualche ragazza prende iniziative personali non autorizzate oppure diventa oggetto di chiacchiere malevole, per lei sono guai.
Silvio si offende. E di rado perdona.
In questo caso finisce sul banco degli accusati Nicole Minetti che ha una relazione con l’imprenditore Simone Giancola, ex di Sara Tommasi.
11/01/2011 12:02:24
Conversazione fra Maristhell Garcia Polanco e Nicole Minetti
Le due parlano delle condizioni di salute di Marysthell e Nicole al minuto 00.00.18:
Marysthell chiede a Nicole se ha parlato con “lui”, e Nicole le risponde che non ha nessuna intenzione di chiamarlo.
Mary e anche Nicole sanno che Barbara l’ha sentito. Nicole precisa che Barbara ci ha parlato, mentre lei non ha provato a chiamarlo e sono tre settimane che lei non lo chiama e che lui non la chiama.
Nicole racconta a Marysthell che Barbara l’ha chiamato ieri per cinque volte ma alla fine, non avendo ricevuto risposta, l’ha dovuto chiamare a Roma e ha parlato con Michele, che conosce. Barbara ha chiesto a Michele di riferire a lui di farla richiamare al più presto perchè trattasi di cosa urgente.
Nicole precisa che lui ha richiamato Barbara dopo cinque minuti ma che avrebbe tenuto un atteggiamento freddo e distaccato.
Trascrizione integrale dal minuto 02.23:
NICOLE: …capito? l’ha trattata malissimo, io se lo devo chiamare per farmi trattare così non lo chiamo, perchè è palese che ce l’ha con noi per qualcosa, palese…
MARYSTHELL: mm… secondo me sì… quindi guarda io per quello che le avevo detto dall’inizio che forse se ce l’ha con la Barbara (Barbara Faggioli, ndr) ce l’avrà con la Barbara, o forse per quello che è successo con l’Annina (Ioana Visan, ndr) che poi lei è andata a dirglielo
NICOLE: amo ho capito ma la Barbara figurati…. sì ma anche sta cosa, ma tu che sei un uomo di un certo tipo, vai a credere a una rumena del cazzo perchè scusami amo, è la verit�
MARYSTHELL: eh amo non è quello il problema, il problema che c’è… amo ce n’è cose nella vita… no… per magari l’Anna le ha raccontato quella cosa lì de, della sorella, della mail… quel.. qualcosa sai gente che (inc) quando parla…
NICOLE: amo, no ma tu non hai capito, quella cosa era già venuta fuori, è già , è già venuto fuori che lui lo sapeva perchè gliel’aveva già detto alla Barbara “ah ma l’Anna ce l’ha con te”, di qua e di la, e lei gli ha raccontato tutta la cosa della mail capito? lei gliel’aveva già detto, non è una cosa nuova… capisci? e infatti è questo che a me mi… mi fa strano…
MARYSTHELL: perchè poi lui a me non mi dice niente amo anche se cerco di parlargli lui mi taglia eh?!
NICOLE: come ha fatto?
MARYSTHELL: ieri mi ha tagliato quando io gli ho detto “amo ma hai sentito la Niky?”
NICOLE: mm
MARYSTHELL: m’ha detto “no, no, no, no” e poi mi ha cambiato discorso parlandomi di me, poi gli ho detto “ma l’hai chiamata?”, “e no, t’ho detto di no”. No non so, ma così, poi mi ha cambiato discorso ancora… e io non ho insistito senno mi mandava a fare in culo, lo sai, no?!
NICOLE: mm mm mm
MARYSTHELL: allora da lì ho detto…
NICOLE: c’è qualcosa che non va…
MARYSTHELL: c’è qualcosa che non va, adesso si… adesso ti posso dire, mm, mm… e quello che ti ho scritto da lì, da … perchè lì lui scherzando ha detto “e mi è arrivato, essendo che comunque queste qua vanno sempre da Spin (Giuseppe Spinelli, il contabile di Berlusconi incaricato di finanziare le ragazze), sempre”
NICOLE: mm
MARYSTHELL: lui l’ha detto l’altra sera no?!
NICOLE: sì amo, però posso dirti una cosa? se è per quello
MARYSTHELL: no ma non
NICOLE: è un deficente amo, non è possibile che è per quello…
MARYSTHELL: no ma non, non è quello amo, però ti dico un esempio, non lo so…
NICOLE: no non credo sia quello
MARYSTHELL: perchè lì non lo sai cosa pensare, forse magari gelosia… di una chiamata… magari sarà la cosa più semplice del mondo la cosa più stronza, la stronzata più gro, più piccola del mondo, che non c’entra nè con te nè fidanzata nè niente di niente
NICOLE: amo, posso dirti una cosa però?
MARYSTHELL: però?
NICOLE: guarda io ti dico una cosa, se lui mi dice “ah ma io so che te c’hai il fidanzato, stai con uno, di qua e di la”, io a lui gli dico “ascolta una cosa ma a me non me ne frega niente tu non puoi sparire così con me” io a lui glielo dico
MARYSTHELL: amo ma non è quello amo
NICOLE: gli dico “tu no, tu non ti puoi permettere di sparire”
MARYSTHELL: no, no, no, no, non è quello amo però sai nella vita io ti ho detto guarda, un giorno, ti ho detto, diglielo, che te ne frega, è già tanto lui, sai che cos’è che io penso anche?
NICOLE: mm
MARYSTHELL: che essendo che lui, tu non gli hai detto che fidanzato era venuto a sapere di un altro, tu comunque sei andata via da un pò, tu ci andavi sempre, dormivi l�
NICOLE: mm
MARYSTHELL: lui magari direbbe “non me ne frega se è fidandaza, basta che me lo dice, che sia sincera”
NICOLE: mm
MARYSTHELL: capito? anche quello
NICOLE: amo ma, però posso dirti una cosa?
MARYSTHELL: io mi metto da, dalla parte
NICOLE: lui non me l’ha mai chiesto
MARYSTHELL: ma amo non è che , non è che lui ti deve
NICOLE: lui non mi ha mai chiesto della mia vita privata
MARYSTHELL: no amo, no, no, no, no, no, non è che lui te lo deve chiedere, perchè forse non te lo chiederà mai, neanche adesso te lo chiederà , magari ti posso parlare come amica veramente del cuore
NICOLE: si
MARYSTHELL: capito? dicendo delle cose
NICOLE: si, si
MARYSTHELL: perchè sai come ti voglio bene, io?
NICOLE: si, si
MARYSTHELL: la verità come diciamo noi vince sempre, no?
NICOLE: si
MARYSTHELL: e lui magari si sente, lo sai come diventa lui poi geloso
NICOLE: aspetta un attimo, ehi, scusami cos’è che mi dicevi
MARYSTHELL: (tossisce) mettilo in viva voce amo
NICOLE: no, no, vai, vai è la verità vince sempre, e lo so amo
MARYSTHELL: si
NICOLE: hai ragione
MARYSTHELL: nel senso che lui non è che ti va a dire “ah ho saputo che sei fidanzata”, magari lui vorrebbe saperlo dalla tua voce che tu vai e gli dici “guarda” siccome io quando è successo quel casino con Emilio (Emilio Ramirez de la Rosa, convivente della Polanco arrestato per narcotraffico nell’agosto del 2010 e condannato a 8 anni nel gennaio del 2011, ndr) gli ho detto “guarda è vero questa persona io sto con lui, mi aiuta, è successo così, così” e lui mi ha detto quel giorno lì “tranquilla l’importante è che me l’hai detto”. Non è che gli ho raccontato palle gli ho detto così, no?
NICOLE: sì
MARYSTHELL: quindi forse se qualcuno gli ha detto ” no lei sta uscendo con questo ragazzo” (inc.) e lui magari chiede “ah ma com’è questo ragazzo? ah è un bellissimo ragazzo alto esce con la Tommasi (Sara Tommasi, ndr) “, capito?
NICOLE: si
MARYSTHELL: che lui già se dicono esce la Tommasi, gli sta sul cazzo amo
NICOLE: si
MARYSTHELL: capito cosa ti voglio dire?
NICOLE: si, si
MARYSTHELL: forse è quello che lui sia geloso amò eè, e quindi lì non devi fare tu la permalosa
NICOLE: e cosa gli dico amo allora se lo sento gli dico “ti devo dire una cosa”?
MARYSTHELL: devo parlarti, si, devi farlo amo, perchè essendo che magari lui dice “cavolo lavora con me, fa un certo lavoro, qua, la e non mi dice la verità ” lui è geloso amo, ti dico la verità perchè lui ci tiene a te, se ti dico la verità , lui ci tiene a (inc.) con te e tu gli piaci da morire e tu lo sai
NICOLE: amo ma non mi chiede mai di rimanere, ma non è vero
MARYSTHELL: amo
NICOLE: è cambiato da morire con me, ma dai
MARYSTHELL: ma può darsi di si, ma anche se ti chiedesse di rimanere anche seee, essendo che dall’inizio tu poi l’hai detto anche con me… Io dall’inizio non rimanevo però, dall’inizio non rimanevo capito?
NICOLE: si amo ma non sono io che se mi sono distaccata, è lui che si è distaccato
MARYSTHELL: no quello si, però lui è così amo
NICOLE: a farsi i cazzi suoi, amo io non posso neanche, cioè nel senso io con lui, io gli avrei anche parlato sinceramente capito? perchè io non ho paura
MARYSTHELL: allora fai una cosa
NICOLE: spesso io con lui non ho un momento da sola, mentre una volta avevamo tanti momenti da soli
MARYSTHELL: ma co, quelle cose lì devi dirglielo tu a lui amo, lui non capirebbe mai quello che mi stai dicendo tu capito? cioè lui non immaginerebbe mai quello che mi stai dicendo tu, o quello che tu pensi dentro di te
NICOLE: no, perchè lui pensa che
MARYSTHELL: ma se tu parli con lui
NICOLE: no lui pensa che lui non mi piace e questa è la cosa brutta, cioè secondo me lui pensa che io a volte sia stata lì così
MARYSTHELL: e in più eè
NICOLE: (inc.) ma tu mi conosci come sono fatta io
MARYSTHELL: è quello
NICOLE: se a me lui non mi piaceva
MARYSTHELL: e in più
NICOLE: io non ci rimanevo, capito?
MARYSTHELL: amo e in più, se qualcuno gli ha detto guarda lei sta, ma chi è questo?
NICOLE: si
MARYSTHELL: a me non m’ha mai chiesto niente, perchè magari se chiedeva a me o io gli dicevo “no, oppure non lo so, oppure ee”, capito? ma qualcuna c’ha la lingua un pò più lunga
NICOLE: e secondo te cosa possono avergli detto?
MARYSTHELL: “ma chi è questo ragazzo? chi è questo ragazzo? ah e quello lì stava con la Tommasi”, magari già lui sa chi è
NICOLE: si
MARYSTHELL: perchè essendo che la Tommasi l’ha conosciuta un pò
NICOLE: si
MARYSTHELL: può dire “ah so chi è forse è uno che magari è così” si è informato, forse gli raccontano cose di brutte di questo ragazzo qua e lui si, amo ci sono tante possibilità nella vita per rovinare una persona, capito cosa ti voglio dire?
NICOLE: e amo ma se lui poi, se io gli dico che son fidanzata ho paura che poi lui mi mandi affanculo e mi dica non ti voglio più vedere
MARYSTHELL: non ti manderà affanculo amo perchè se tu parli con lui, faccia a faccia, tu gli dici amo “io son stata male in certi momenti, avevo bisogno di avere una persona accanto qua, là “, tu basta parlare però gli hai parlato. Se ti manda affanculo non ti può mandare affanculo perchè tu sei una persona intelligente, capito? tu gli hai parlato sinceramente, gli hai detto le cose in faccia quindi non dovresti non chiamarlo anzi devi chiamarlo perchè secondo me se t’aspetti che lui ti chiama e non lo farà amo, perchè tu non sai cosa gli hanno detto dell’altra parte, capito amo?
NICOLE: mm
MARYSTHELL: quindi è meglio che tu lo cerchi, sei sincera, te fregatene dell’orgoglio, perchè lui così con l’Aida (Aida Yespica, ndr) amo, quando lui si è messa con Matteo (il calciatore Matteo Ferrari, ndr)
NICOLE: mm
MARYSTHELL: cioè lei non ha detto niente, che Matteo andava al “Bagaglino” a guardarla che si è messo con lui, lui proprio ha detto “ciao, arrivederci” dopo quattro anni
NICOLE: non l’ha più chiamata?
MARYSTHELL: dopo quattro anni, l’altra volta, quando tu l’hai vista e che lei è andata perchè Cinzia (Cinzia Molena del Grande Fratello, ndr) l’ha portata
NICOLE: mm
MARYSTHELL: però se fosse stato per lei non la chiamereste, non averesti chiamato mai, perchè lui è così, capito? quindi tu dovresti chiamarlo e parlargli, devi essere tu intelligente, perchè in questo momento è lui quello che conta amo, capito cosa ti voglio dire? già tu quello che hai fatto lo sai, sei stata sputtanata, sei stata qua, sei là , devi cercare tu di andare avanti
NICOLE: mm
MARYSTHELL: tanto se era Simone non ti dico
NICOLE: che cosa?
MARYSTHELL: eri giovane amo, se fosse stato Simone giovane, un ragazzo così, non ti dico di chiamarlo tu e di non far, di non cercarlo, di non qua, però stiamo parlando del presidente, di un uomo intelligente, di un presidente, di un uomo di una certa et�
NICOLE: certo
MARYSTHELL: lì non bisogna fare la fica, con Simo è già un’altra cosa, che è un ragazzino, capito? ma con lui no amo
NICOLE: mm e lo so hai ragione
MARYSTHELL: capito? fidati di me amo, chiamalo, cercalo, dille che lo vuoi vedere, parlagli, poi lui ti dirà cosa gli hanno raccontato e da lì tu saprà chi gli ha raccontato, quando lui ti parlerà , da li tu vedrai più o meno chi gli ha raccontato e cosa gli hanno raccontato e da lì tu capirai chi è stata la stronza
NICOLE: mm
MARYSTHELL: e da li tu dici vaffanculo, capito? a tutte, a tutte, a tutte, vaffanculo a tutte proprio a tutte, se vi trovate nella merda se lui dice domani voglio che tu fai questo andatevene tutte a fare in culo troie di merda, capisci cosa ti voglio dire amo?
NICOLE: perchè secondo te è stata qualcuna che mi ha sputtanato?
MARYSTHELL: amo non lo so, però devi scoprirlo e tu non chiamando lui, facendo la figa non li scopriresti mai e magari lui non ti chiamerà neanche fra un anno, magari ti chiamerà fraa unn, quando io metto giù ti chiamerà , però essendo che ancora non ti hai chiamato non l’hai sentito
NICOLE: mm
MARYSTHELL: capito cosa ti voglio dire? quindi non si mai nella vita, la vita è piena d’invidie, di gelosia amo, tutto quello che succede a me, tutto, guarda adesso, mi hanno detto ” secondo me ti hanno fatto il malocchio amo”, e infatti Beto (un amico di Maristell, ndr) mi ha detto che mi hanno fatto il malocchio e l’altra sera io ero da lui amo io avevo la febbre che non ti puoi immaginare così da un mometo all’altro … perchè erano tutti gli occhi su di me di tutte, di tutte, di tutte, dall’Anna che è falsa, da tutte
NICOLE: amo l’Anna (inc. a causa del sovrapporsi di voci)
MARYSTHELL: io non sono falsa amo, io non sono falsa, io non faccio del male a nessuno, tu lo sai amo guarda e se io faccio del male a qualcuno Dio dovrebbe punirmi al peggiore dei casi al mondo, capito?
NICOLE: anch’io amo capito? è per quello che non mi spiego se qualcuna è stata stronza perchè lo è stata, cioè (inc.)
MARYSTHELL: amo perchè la invidia, l’invidia perchèè, cosa mi ha detto la Aris (Arisleida Espinoza, ndr) l’altro giorno? Io so che la Nicole mi odia. Dimmi perchè lei dovrebbe dire una cosa del genere a me. E fra loro fanno il gruppetto che ne sai tu amo?
NICOLE: mm
MARYSTHELL: capito? quindi quello che ti dico, chiamalo, cercalo, parlagli, se devi chiedergli scusa, perdono anche se non hai fatto niente, fallo perchè dall’altra parte lo possonooo dire cose negative e lui ci può credere, quindi non fare
NICOLE: ok
MARYSTHELL: non fare, non voglio che fai la stupida, ok
NICOLE: dai amo io dopo appena ho finito qua tra un oretta e mezza due vengo lì da te, tu sei a casa?
MARYSTHELL: si amo io sono qua, a letto tranquilla vieni ok? Le due amiche si salutano.
Quattro giorni dopo, partono le perquisizioni della Procura di Milano. Le Papi-girls subiscono il sequestro di gioielli, effetti personali, computer, telefonini. La circostanza ricompatta il fronte pro-Silvio. Ma il premier non è contento degli apprezzamenti delle sue ragazze.
15/01/2011 12:57:19
Maristhell Polanco e Nicole Minetti Marysthell dice a Nicole che sotto casa ci sono giornalisti, televisioni, paparazzi, fotografi. Le due parlano della giornata di ieri e Marysthell racconta a Nicole dell’arrivo della polizia.
Trascrizione integrale dal min. 00.01.12 al minuto 00.02.49.
MARYSTHELL: poi sai alle sette no?
NICOLE: mm, mm
MARYSTHELL: ti ha detto Lui vero, cos’è successo?
NICOLE: no, no io non l’ho chiamato
MARISTHELL: amo
NICOLE: io non l’ho sentito amore Lui
MARYSTHELL: ah beh io non l’ho sentito ma Lui ha sentito tutta la conversazione dove noi diciamo che Lui è uno stronzo e tutto amo. Lui è incazzatissimo
NICOLE: mm, mm, mm
MARYSTHELL: alle sette ci sei?
NICOLE: ma tra chi la conversazione scusa?
MARYSTHELL: tra noi, tutte noi amo, tu che mi dici a me “ah amo ma è uno stronzo non si fa così adesso vedrai” e io che ti dico, e io che ti dico “sì”, qua, là , eh…
NICOLE: e come fai a saperlo tu?
MARYSTHELL: amo tu… Lui le hanno fatto sentire tutto anche quello che diceva la Barbara Guerra, amo, ma sai che, che, che poi le hanno preso il telefonino alla Barbara Guerra per scaricarlo tutto no?
NICOLE: mmm, mm, mm ho capito
MARYSTHELL: io le ho detto eh va beh
NICOLE: va bhè amo dai io volevo
MARYSTHELL: noi quando ci vediamo?
NICOLE: non lo so amo, non lo so
MARYSTHELL: alle sette non ci sei, alle sette amo?
NICOLE: no non credo, no no non penso proprio
MARYSTHELL: ci devi essere amo eh?
NICOLE: no no no no no no amo no no. Qua la cosa si faaa, si fa grossa io non ci penso neanche, adesso cioè io amo io sono nella merda ehè, ma nella merda seria più di tutti quanti
MARYSTHELL: per quello ti sto dicendo perchè tu devi parlare
NICOLE: amo Lui non mi ha chiamato, si fa inculare, mi chiama. Ma stai stai scherzando? ma stai scherzando? ma stai scherzando? ma non esiste al mondo, ma figurati se io vado là , ma a fare che cosa? ma non me ne frega un cazzo. No, no e no
MARYSTHELL: dove sei tu?
NICOLE: amo sono andati in casa dei miei genitori a Rimini, ma tu hai idea che cazzo vuol dire? i miei genitori poveracci a Rimini, dalla mia assistente, la mia segretaria, qua in casa di Simone
MARYSTHELL: ma tu dove sei adesso?
Nicole comunica all’amica di essere a casa di Simone. Marysthell dice a Nicole di stare tranquilla e di chiamarla per qualsiasi cosa. Marysthell aggiunge che andrà tutto bene.
Al minuto 00.03.11
NICOLE: me lo auguro amo, me lo auguro
MARYSTHELL: no, devi stare tranquilla amo
NICOLE: perchè io non ho fatto niente, cazzo
MARYSTHELL: amo infatti
NICOLE: a me mi stan facendo passare come quella che prendeva su le troie, pensa tu
MARYSTHELL: , no, no, no, no, no, no amo, amo
NICOLE: cioè, pensa tu
MARYSTHELL: andrà tutto bene
Marysthell ribadisce a Nicole di stare tranquilla che andrà tutto bene. Le due si salutano.
Gianfrancesco Turano
(da “L’Espresso“)
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Aprile 12th, 2011 Riccardo Fucile
SONO APPENA TRENTA I TUNISINI RIPORTATI IN PATRIA E LA NOTIZIA HA GIA’ SCATENATO LA RIVOLTA A LAMPEDUSA… LE LEGGE VIETA I RIMPATRI DI MASSA, TUNISI NON LI VUOLE, IL GOVERNO HA BLEFFATO COME SEMPRE E ORA CHI E’ ARRIVATO DOPO IL 5 APRILE VIENE SMISTATO NEI VARI CENTRI DEL CENTRO SUD, ALTRO CHE LO SPOT DEL RITORNO A CASA…E QUALCUNO A TORINO VIENE GIA’ LASCIATO LIBERO DI ANDARSENE A SPASSO
S’avvia il Piano dei rimpatri verso la Tunisia, ma è subito in salita.
È bastato che trenta tunisini arrivassero sul suolo patrio per accorgersi che erano stati truffati: gli avevano detto che erano in trasferimento verso l’Italia, invece si sono ritrovati a casa loro, così hanno avvertito con i cellulari gli amici rimasti nel Centro di accoglienza di Lampedusa.
E lì è divampata immediatamente una rivolta.
Risultato: il Centro è parzialmente inagibile dopo che i tunisini presenti hanno dato fuoco a materassi e suppellettili, inoltre gli animi sono particolarmente accesi e quindi il ministero dell’Interno ha cambiato i suoi piani e ora i 1300 «ospiti» della struttura verranno trasferiti al più presto nei diversi Cie italiani.
I primi 500 dovrebbero essere imbarcati sulla nave Excelsior, che era a Lampedusa in rada da quattro giorni.
Ma siccome i Cie sono saturi un po’ dappertutto, ecco che molti tunisini di quelli che hanno diritto al permesso umanitario sono stati mandati via già ieri. A Torino ne hanno «liberati» circa 80 con un foglietto in mano, invitandoli a ripresentarsi tra cinque giorni.
Lo stesso accadrà in Toscana, dove i 483 migranti ospiti sono stati pregati di avere pazienza perchè ci vorrà qualche tempo prima di ricevere da Roma il permesso elettronico valido per sei mesi.
E intanto il flusso non s’interrompe. Un barcone con 300 persone a bordo, apparentemente profughi in fuga dalla Libia, è stato avvistato al largo della Sicilia.
Le cose sembravano finalmente mettersi bene, per il Viminale.
Ieri mattina alle 13 i primi trenta tunisini (di quelli approdati a Lampedusa dopo il 5 aprile (perchè tutti gli altri sono già stati trasferiti sul continente nei giorni scorsi) sono stati imbarcati su un charter, ciascuno accompagnato da due agenti.
Un’ora dopo su un altro charter salivano in oltre cento, settanta tunisini e il resto profughi scappati dalla Libia, ma per andare nel Cie di Crotone.
E ancora nel pomeriggio partiva un altro volo charter per la Puglia con a bordo quasi cento profughi e diciotto cittadini tunisini, per lo più donne e bambini a cui è stato riconosciuto il diritto al ricongiungimento familiare con parenti già da tempo in Italia.
Altri 328 immigrati erano stati smistati ieri mattina nelle strutture di accoglienza umbre dopo essere giunti all’alba nel porto di Civitavecchia. Cento sono arrivati a Bologna, ospiti della Cgil.
Così come sono rimaste chiuse le frontiere europee, però, se qualcuno al ministero dell’Interno pensava di poter rimandare indietro i 1300 tunisini che sono concentrati a Lampedusa senza passare per i Centri delle regioni e con una corsia veloce, il piano è saltato.
Oltretutto quelli che si sono ribellati non avrebbero diritto al permesso umanitario essendo sbarcati in Italia dopo il 5 aprile.
A rigore, dovrebbero essere tutti rimpatriati con procedure accelerate verso il loro Paese.
Quando finiranno nei Cie, a questo punto, andranno gestiti separatamente perchè per loro è previsto un trattamento differenziato e comunque rientreranno nelle regole della Bossi-Fini, vale a dire che potrebbero essere tenuti dentro per 180 giorni fino a saturazione di posti.
Dal Cie di Gradisca d’Isonzo intanto segnalano che tutti quelli che non hanno ottenuto il permesso di soggiorno umanitario, ancorchè tunisini, ma sbarcati in Italia a novembre e dicembre, non capiscono la differenza di trattamento e si stanno creando ulteriori tensioni.
Francesco Grignetti
(da “La Stampa“)
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Aprile 12th, 2011 Riccardo Fucile
CICCHITTO FA MARCARE STRETTO I DUBBIOSI E GLI SCONTENTI, STILATA UNA LISTA DEI PIU’ PERICOLOSI…UN VOTO CONTRARIO SU UN EMENDAMENTO FAREBBE SALTARE LEGGE E GOVERNO…OCCHI PUNTATI SUI DEPUTATI VICINO A SCAJOLA, MICCICHE’ E GLI EX AN, OLTRE AI RESPONSABILI…VOCI DANNO PER CERTA LA BOCCIATURA DELLA LEGGE DA PARTE DI NAPOLITANO
Gli staranno addosso.
Li placcheranno a uno a uno per “impedire a qualsiasi Pierino di turno” di fare “qualche sciocchezza” per mettere nei guai Berlusconi sul provvedimento che gli sta più a cuore, il processo breve.
La balcanizzazione del Pdl porta anche a questo, all’angoscia di cadere per un errore banale. O, peggio, per un avvertimento politico interno.
I colonnelli del Pdl fanno quadrato e blindano i deputati del partito per evitare che il fuoco amico affondi in un colpo solo l’impunità del Cavaliere a una incollatura dal traguardo.
Il rischio è concreto, qualcuno ha addirittura scomodato l’abusato fantasma del 25 luglio, tanto per far capire l’aria che tira.
Però la preoccupazione c’è.
Non ha quindi stupito se ieri, a poche ore dall’inizio della battaglia finale sul processo breve, ci sia stato chi, come Fabrizio Cicchitto, ha passato quasi l’intera giornata a scrivere ai deputati.
Raccomandando “coesione politica e attenzione fino a venerdì”.
Ma anche a stendere una mappa dettagliatissima della geografia del gruppo e delle nuove — o antiche — simpatie correntizie.
Monitorati i cinquanta di Scajola, le teste calde sicule vicine a Miccichè, gli ex An, gli ex Dc, la magnifica dozzina di Altero Matteoli e, poi, quelli che si stanno guardando intorno anche se hanno un cuore che batte per Alemanno. Il Cavaliere è stato perentorio; non vuole sorprese.
La sua preoccupazione, anche ieri con i suoi, era concentrata sul Quirinale e sull’insistenza delle voci che danno quasi per certo il rigetto della legge approvata in via definitiva da parte del capo dello Stato.
La tentazione di Berlusconi sarebbe quella di rispondere “colpo su colpo”.
“Se davvero ce la rimanda — avrebbe detto il Cavaliere — stavolta gli cambiamo una virgola e gliela rimandiamo così com’è. Non può continuare a fare il muro, a bocciare tutto…”.
Intanto, però, la legge va portata a casa.
E il campo della Camera è minato. Ma non certo per colpa del Pd.
Persino il massimo stratega del Nazareno sulle questioni procedurali e di regolamento , ammetteva ieri con candore di “aver finito i trucchi” e che di mettere in campo un “trappolone notturno”, come ipotizzava qualcuno dalle parti del Terzo Polo proprio non se ne poteva parlare.
Il problema dei berluscones è che sanno di avere il nemico dentro casa.
Si comincia oggi alle 15 e si andrà avanti fino a notte inoltrata.
Secondo i conti del presidente della Camera, tutto si dovrebbe chiudere alle 18 di mercoledì, voto in diretta tv.
Ma qualcuno ieri ha immaginato uno slittamento a giovedì mattina; 150 emendamenti, in fondo, non sono poi così pochi.
Lo sa anche Cicchitto, che teme per la tenuta della rete di protezione della maggioranza sulla lunga distanza temporale.
Dalla Lega non ci si aspettano sgambetti, mentre nel Pdl è tutta un’altra musica. Di lì la necessità di fare catenaccio.
Il timore del capogruppo Pdl è che la maggioranza possa andare sotto su un emendamento chiave all’articolo 3 del provvedimento, quello che contiene l’agognata prescrizione breve, stravolgendola e rendendo inutile l’ennesimo sforzo salva premier.
Se la legge venisse modificata dovrebbe tornare al Senato e quindi di nuovo alla Camera; in pratica, palla persa.
Non dovrà succedere.
Per questo, sempre ieri, Cicchitto avrebbe distribuito una serie di incarichi di marcatura ai più fidati; Lupi, Leone, Osvaldo Napoli, lo stesso Cicchitto con Jole Santelli e una sempre attenta Alessandra Mussolini avranno il compito di sorvegliare che tutto fili liscio.
“Sarà comunque un Vietnam”, minacciano dal Pd.
E il Pdl ha paura di trovarselo tutto solo dentro casa propria.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 12th, 2011 Riccardo Fucile
L’ARMA SEDUTTIVA DEL PROCESSO BREVE: PIU’ SONO GLI ADERENTI AL PARTITO DEI VENDUTI, MAGGIORI SONO LE RICHIESTE… UN POSTO DA VICEMINISTRO (CALEARO) E QUATTRO SOTTOSEGRETARI ( PIONATI, BELCASTRO, CESAREO E POLIDORI) NON ACCONTENTANO TUTTI
Domani, mercoledì 13 aprile, saranno quattro mesi esatti che i Resposanbili aspettano e aspirano a poltrone di sottogoverno.
Era infatti il 13 dicembre quando Berlusconi, alla vigilia della fiducia in Parlamento, si assicurò il sostegno di ex dipietristi, finiani di ritorno, centristi minori, delusi rutelliani già democratici.
Gli ultimi a essere contattati, quel giorno, furono Silvano Moffa e Catia Polidori di Futuro e Libertà .
La fiducia passò e da allora i Responsabili, un fritto misto di sei sigle diventato la fatidica terza gamba della maggioranza, stanno invano battendo cassa.
Adesso la promessa del Cavaliere di devolvere cinque posti dell’atteso rimpasto a Inziativa Responsabile (Ir) incrocia il voto decisivo sul processo breve, previsto per domani.
Un’incognita che rende ancora più instabile il quadro del centrodestra squassato dalle lotte intestine: Scajola e i suoi all’assalto del partito consegnato a Verdini; i ministri di rito berlusconiano contro Tremonti e gli ex An; gli ex An, a loro volta, che preparano una controffensiva; la fronda sudista di Miccichè, infine, in preda a un frenetico attivismo.
È la “fibrillazione” di cui si parla con preoccupazione in questi giorni nell’inner circle del Cavaliere.
Da quale di questi fronti arriverà l’eventuale pugnalata alle spalle sulla legge ad personam che deve salvare B. dal temuto processo Mills?
I Responsabili fanno sapere di essere “tranquilli” e che il premier “non deve preoccuparsi”.
Dice off the record uno dei protagonisti della trattativa: “Noi ci saremo e poi a chi conviene fare un autogol del genere? Se il processo breve non passa, il governo cade e si va a casa”. Cui prodest?
Riflessione pragmatica che però in ogni caso non placa le inquietudini che attraversano Ir da quattro mesi.
La lista della spesa è pronta da metà marzo (un posto da viceministro e quattro da sottosegretario) ma sinora il rimpasto è sempre stato rinviato. E visto che ora le nomine di sottogoverno vengono annunciate per il consiglio dei ministri di giovedì, il sospetto è che il Caimano abbia applicato a suo vantaggio lo sconto del “prendi due paghi uno”: fiducia e processo breve poi la poltrona.
Anche per questo, stamattina, una delegazione di Responsabili incontrerà Denis Verdini, il triumviro del Pdl che di fatto gestisce il partito.
Il messaggio recapitato da Verdini a Ir è stato breve ed essenziale: “Stavolta venite con le idee chiare. Fatemi sapere i nomi una volta per tutte”.
I continui rinvii del Cavaliere hanno infatti risvegliato nelle ultime settimane una serie di ambizioni che sembravano sopite un mese fa. I Responsabili erano riusciti a trovare un faticoso accordo su Calearo viceministro al Commercio con l’estero, poi Belcastro, Pionati, Cesario e Polidori sottosegretari.
Con la Siliquini nel cda delle Poste.
Nelle ore che precedono la discussione sul processo breve sono ricomparsi altri tre aspiranti: il centrista Catone della Discussione, ennesimo fliniano di ritorno, e gli ex dipietristi Razzi&Scilipoti.
Continua l’anonimo Responsabile: “I casi di Razzi e Scilipoti sono comprensibili. In fondo sono quelli che hanno avuto più impatto mediatico in questa vicenda della terza gamba, pagando un prezzo alto per gli attacchi ricevuti. Che uno dei due possa finire nel governo mi sembra anche giusto”.
Nei piani del Caimano il rimpasto prevede due fasi.
In quella ritenuta per imminente dovrebbe esserci, appunto, l’infornata dei Responsabili più altri due viceministri: l’ex Mpa Misiti alle Infrastrutture e la pidiellina Bernini alle Comunicazioni, al posto lasciato libero da Romani.
In tutto sono undici le caselle rimaste vuote e da riempire. Più la promessa già mantenuta con il siciliano Romano, all’Agricoltura.
Fin qui l’esistente, con la squadra di governo a sessanta posti.
Poi c’è il disegno di legge per aumentare di almeno altre dodici poltrone l’esecutivo. Nonostante le perplessità di Napolitano e le resistenze di Tremonti, per la copertura economica, il premier farà presentare il ddl appena incassato il voto sul processo breve. Le schede predisposte dai ministri per le esigenze di ogni singolo dicastero sono già pronte e nel Pdl si considera “non più rinviabile la questione perchè ci sono da mandare avanti le commissioni, rimaste senza componenti del governo”.
Questa seconda e ultima fase del rimpasto dovrebbe avvenire dopo le Amministrative e sarà usata dal Cavaliere anche per abbassare la tensione nel partito.
Le poltrone, in molti casi, sono la migliore medicina contro i mal di pancia. Solo che, allungandosi la lista dei transfughi (ultimi arrivi i libdem Tanoni e Melchiorre), il rischio è che i futuri esclusi dal rimpasto facciano qualche scherzetto nell’iter parlamentare del ddl per aumentare le poltrone.
Un serpente condannato a mangiarsi la coda. Anzi un Caimano.
Da logorare più che da abbattere.
Almeno per il momento.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 12th, 2011 Riccardo Fucile
“DA DOMANI COMANDIANO NOI” COMMENTA IL LORO LEADER BIGNASCA… I LAVORATORI CHE PROVENGONO DALLA VICINA ITALIA DEFINITI NEI MANIFESTI DEI “RATT”… PER LORO I PADANI SONO TERRONI
La Lega dei Ticinesi ha trionfato alle elezioni cantonali in Ticino.
Il movimento populista di opposizione, che ha fatto soprattutto campagna sui problemi con la vicina Italia, ha conquistato la maggioranza relativa nell’esecutivo locale conquistando un secondo seggio nel governo cantonale. Nella consultazione tenuta nel cantone di lingua italiana, ha ottenuto quasi il 30% dei voti, circa l’8% in più rispetto al 2007 e superato i liberali-radicali.
A Lugano, città considerata culla del movimento degli anarchici, è andata oltre il 36 per cento.
Quello festeggiato è stato un 66/mo compleanno perfetto per Giuliano Bignasca, il leader del movimento definito l’Umberto Bossi del Canton Ticino. «Da domani comanda la Lega e ha già chiarito quello che vuole», si è rallegrato Bignasca che, citato dai siti locali, ha già tracciato la strada per il futuro del cantone.
«Il decalogo c’è, a partire dai rapporti con Roma. Se non cambiano le cose, o con le buone o con le cattive, gli tagliamo i frontalieri», ha detto Bignasca, evocando i ristorni all’Italia provenienti dai lavoratori frontalieri.
Il Ticino è stato recentemente teatro di una campagna di manifesti contro i «ratt», ovvero i lavoratori frontalieri provenienti dalla vicina Italia.
Quando sono state diffuse le prime proiezioni, centinaia di simpatizzanti della Lega hanno invaso la Piazza a Lugano per festeggiare la vittoria.
Una vittoria leghista svizzera contro i terroni leghisti padani.
Verrebbe quasi da ridere ad assistere a questa nemesi politica.
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Aprile 12th, 2011 Riccardo Fucile
IL CONSIGLIO ITALIANO DEI RIFUGIATI (CIR) SEGNALA L’ILLEGITTIMITA’ DEI PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO: OGNI IMMMIGRATO DEVE ESSERE TRATTATO COME UN CASO A SE’… L’EVENTUALE RESPINGIMENTO DEVE ESSERE CONSEGNATO A MANO CON UNA MOTIVAZIONE SCRITTA
Mentre il presidente del Consiglio e il suo ministro dell’Interno continuano a domandarsi se sia ancora il caso di restare in Europa, dopo la decisione del vertice di Lussemburgo di respingere il piano sulla protezione temporanea dei rifugiati, c’è chi fa notare al govenro italiano che a Lampedusa è stata violata ripetutamente una legge dello Stato.
Con la scusa dell’emergenza, è stata bellamente disatteso il Regolamento di attuazione del “Testo Unico Immigrazione” del 1998, che porta la firma dell’onorevole Livia Turco e dall’attuale Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. A ricordarlo a tutti è Christopher Hen, direttore del Centro Italiano per i Rifugiati CIR.
Rispettate almeno la legge. E’ quanto afferma, in sostanza, il direttore del CIR, che ricorda come il Testo Unico sull’immigrazione, nonostante gli emendamenti della Bossi-Fini, contenga ancora l’esplicita prescrizione di verificare ogni singola situazione di richiesta d’asilo e che ogni eventuale respingimento deve essere consegnato di persona e motivato per iscritto. Dunque, i respingimenti di massa, così come sono avvenuti in questi ultimi giorni sono semplicemente illegittimi.
E a vietarli non è solo una legge dello Stato, ma anche la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
“Il Regolamento al Testo Unico Immigrazione – dice Hein – stabilisce infatti che l’atto di respingimento deve essere comunicato allo straniero mediante consegna nelle sue mani, o attraverso la notificazione del provvedimento scritto e motivato e, peraltro, deve indicare la possibilità di ricorso. Anche se la maggior parte dei tunisini possono essere migranti economici – ha aggiunto il direttore del CIR – non si può certamente escludere che tra di loro ci siano anche dei rifugiati. Quindi, bisogna in ogni modo individuare le persone e dare loro l’effettiva possibilità di chiedere asilo.”
Il Centro Italiano per i Rifugiati ha poi apprezzato l’applicazione della protezione temporanea per motivi umanitari in favore dei cittadini nordafricani arrivati in Italia, “un atto peraltro richiesto dallo stesso CIR già da due mesi ha dichiarato ancora Hein – Non è però accettabile che sia stabilita una rigida limitazione di tempo, facendo una distinzione del tutto artificiale tra chi è arrivato prima o dopo dell’entrata in vigore del decreto del governo. La protezione temporanea non è e non deve essere una sanatoria” – ha aggiunto Hein – “O esiste una rilevante esigenza umanitaria, e solo così secondo il Testo Unico Immigrazione si può applicare questa protezione, o non esiste. Ma certamente le esigenze umanitarie non possono cessare da un minuto all’altro, come il decreto vuole far credere. Dunque, chiediamo che vengano subito sospesi i respingimenti di massa, che in ogni modo siano rispettate scrupolosamente le norme vigenti”.
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