Aprile 9th, 2011 Riccardo Fucile
MOBILITATI CARABINIERI, POLIZIA, VIGILI DEL FUOCO E AMBULANZE: AL CIVICO 115 DI PIAZZA MONTECITORIO SEMBRAVA ANDARE IN ONDA “SCHERZI A PARTE”… MASI SOFFRE DI CLAUSTROFOBIA, SFERRAVA PUGNI, URLAVA E SI DENUDAVA, LA DANIELONA SUL PIANEROTTOLO CERCAVA INVANO DI CALMARLO…DOPO 45 MINUTI IL BLITZ PER LIBERARLO HA AVUTO SUCCESSO: RAI DI TUTTO, DI PIU’
Sono le quattro del pomeriggio.
Un caldo estivo. Roma, giovedì scorso.
Mauro Masi imbocca il civico 115 di piazza Montecitorio.
Lì c’è l’ufficio di Daniela Santanchè, sottosegretaria al Programma di governo. Il direttore generale della Rai ha già incontrato Denis Verdini, non più baffuto come lui, ma di fatto promosso da Marcello Dell’Utri a “coordinatore unico del Pdl”, perchè Bondi e La Russa non si fanno vedere mai al partito.
Dal settimo piano di Viale Mazzini, riferiscono che si tratta di “normali colloqui nell’ambito delle relazioni istituzionali”.
Ma ormai non è un mistero per nessuno che Masi è da mesi sotto il tiro incrociato del fuoco amico (il forzista Verro del cda e la vicedg Lei).
Masi va dalla Santanchè e prende l’ascensore.
Destinazione quarto piano. L’ascensore parte.
Masi è accompagnato da un uomo della sua scorta.
Quarto piano. Arrivati.
Poi, la brutta sorpresa. Le porte non si aprono.
Il dg soffre di claustrofobia e ha paura. Inizia a sudare. Grida aiuto.
Prende a pugni le porte moderne di metallo che non si aprono.
La sottosegretaria sente urlare e si precipita sul pianerottolo.
Vengono chiamati i vigili del fuoco. Accorrono anche i carabinieri.
Nel trambusto generale, i pompieri riescono a fare un piccolo passaggio laterale.
Passano un martello e un po’ d’acqua.
Masi inizia a martellare con violenza, invano.
Sotto l’edificio arriva un’ambulanza, da cui viene scaricata una barella per il soccorso immediato.
Sembra di stare su “Scherzi a parte”. Ma non è uno scherzo.
Il tempo passa e Masi peggiora.
Alle quattro e mezza è ancora dentro, imprigionato nella cabina di quel maledetto ascensore.
I vigili continuano a lavorare per sfondare le porte, che resistono alle martellate, dall’interno e dall’esterno.
Masi non smette quasi mai di urlare.
Vengono allertati gli infermieri con la barella.
Alle sedici e quarantacinque, l’incubo finisce.
I pompieri salvano Masi, che esce seminudo dall’ascensore, senza giacca e camicia, visibilmente provato.
Claustrofobia. Saluta la Santanchè. Poi ritorna alla Rai.
Da Palazzo Grazioli a Viale Mazzini rimbalza una battuta cinica e crudele: “Abbiamo perso un’occasione per farlo fuori”…
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Aprile 9th, 2011 Riccardo Fucile
PER UN PAESE CHE INVESTA SULLA RICERCA E SULLE GIOVANI GENERAZIONI INVECE CHE MORTIFICARNE LE COMPETENZE E LA VOGLIA DI LOTTARE PER IL NOSTRO PAESE… BERLUSCONI UMILIA I GIOVANI, RACCONTA BARZELLETTE OSCENE CHE FANNO RIDERE SOLO I SUOI DEBOSCIATI COMPAGNI DI MERENDE E CONSIGLIA LORO DI TROVARE UN FIDANZATO RICCO… SONO GIOVANI E INCAZZATI? HANNO RAGIONE
Questa volta i «bamboccioni» fanno sul serio.
Gli eterni giovani, senza diritti nè certezze lavorative, scendono in piazza per lanciare alla politica un messaggio forte e chiaro: «Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta».
È questo lo slogan — e il nome del comitato promotore — della manifestazione che oggi mobilita l’Italia intera.
Quella dei precari, dei disoccupati, il popolo delle partite Iva, gli studenti, gli stagisti, i ricercatori, i free lance che sfilano per le strade di Roma e di un’altra trentina di città italiane (e non solo), per riprendersi il presente, ancor prima del futuro, ed il Paese, partendo dal lavoro.
Sono laureati e arrabbiati. Sono giovani e incazzati.
Per questo oggi sono in piazza in tutta Italia per affermare il proprio diritto a non vivere per tutta la vita la condizione di “fantasmi” del lavoro: “vogliamo far sentire la nostra voce e raccontare chi siamo, perchè vogliamo un altro paese, un paese che investa sulla ricerca e sulle giovani generazioni invece di relegarle ai margini del sistema produttivo, mortificandone le competenze e cancellando ogni possibilità di realizzazione personale».
Sono «oltre 2 milione i Neet in Italia, ovvero i giovani che non studiano non lavorano e non si formano; sfiora il 30% la disoccupazione giovanile», sottolinea Salvo Barrano, archeologo free lance, tra i 14 promotori della manifestazione.
A Roma è in programma l’evento principale con una street parade rumorosa e colorata in vero «Torretta Style». «Vogliamo essere ironici e dissacranti: siamo tutti giovani, studenti, precari, non precari e cittadini. L’unica cosa che non vogliamo sono le bandiere di partito» spiega Luca De Zolt, organizzatore dell’evento romano
Al fianco dei giovani, senza se e senza ma, si schiera la Cei: «Il precariato lavorativo sia solo una fase transitoria», ammonisce il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, per aprire le porte ad un lavoro «a tempo indeterminato» e «dare anche la possibilità di un futuro, di un progetto di vita».
I precari accusano il governo «che ha deciso di sacrificare una o più generazioni sull’altare degli interessi di qualcuno, della rendita e della speculazione».
E chiedono al premier Silvio Berlusconi di «farsi da parte»: «Non ha affrontato la crisi — dicono – ci ha umiliati e trascinati in un baratro di povertà e disoccupazione».
I precari, chiedono un Paese diverso che «permetta a tutti di studiare, di lavorare, di inventare» e che, quindi, «investa sulla ricerca e sulle giovani generazioni, invece di relegarle ai margini del sistema produttivo, mortificandone le competenze e cancellando ogni possibilità di realizzazione personale».
Una mobilitazione insomma per denunciare le condizioni di lavoro, e di vita, di una grande fetta di giovani italiani.
Mobilitazione che assume anche una connotazione particolare, dato che ieri Berlusconi ha messo in atto il suo ennesimo show davanti ai giovani laureati parlando di “opportunità ” senza indicare poi i mezzi e gli strumenti: «Davvero Berlusconi pensa — risponde il comitato – che i suoi successi personali siano da prendere ad esempio per i giovani italiani? Gli chiediamo di sollevarci dalla sua presenza….
È davvero raggelante, in effetti, guardare in successione le storie sul lavoro che i ragazzi raccontano e le battute dispensate dal presidente del Consiglio a una platea di neolaureati.
Che nemmeno ridevano.
“È lui ad umiliare i giovani e il Paese, per l’assoluta incapacità di fronteggiare la crisi economica gli chiediamo di farsi da parte”.
E una destra vera, sociale e popolare, nazionale e solidale, oggi sa con chi stare: con la gioventù italiana della speranza e del merito, non con i vecchi puttanieri della politica.
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Aprile 9th, 2011 Riccardo Fucile
PER POTER ESSERE UTILIZZATI DAI MINISTRI, DOVREBBERO SUSSISTERE “COMPROVATE E INDEROGABILI ESIGENZE DI TRASFERIMENTO CONNESSE ALL’ESERCIZIO DELLE FUNZIONI ISTITUZIONALI”… L’USO “PER RAGIONI DI SICUREZZA” E’ LIMITATO A PREMIER, MINISTRO DEGLI INTERNI, DELLA GIUSTIZIA E A COLORO INDICATI DAL COMITATO PER LA SICUREZZA, LADDOVE NE ESISTANO MOTIVAZIONI REALI… PER ANDARE A VEDERE UNA PARTITA O A TROVARE LA FIDANZATA NON E’ PREVISTO, CI SI RINUNCI
Per sapere quanto sono costati, nel 2010, i voli di Stato, bisogna andarsi a cercare la risposta che il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, diede all’interrogazione presentata dalla deputata radicale Elisabetta Zampa-rutti nel marzo dell’anno scorso.
All’epoca l’esponente di governo affermò che erano stati stanziati 36,8 milioni di euro, andando a chiarire che si trattava di “un’anticipazione delle presunte risorse finanziarie occorrenti al settore, che solitamente sono definite in sede di assestamento di bilancio in una fase più avanzata della gestione”.
Tanto basta per capire che dal 2009 al 2010, il governo ha nuovamente riaperto le strade dei cieli ai propri membri.
Da un governo all’altro, infatti, la bolletta dei voli blu è passata da 28 milioni spesi a 36,8 solo “stanziati”.
È questo l’ultimo dato “ufficiale” fornito su una materia che da sempre l’esecutivo ritiene debba ammantarsi di segretezza.
Già la dicitura “Ufficio per i voli di Stato, di Governo e umanitari”, che è la struttura della Presidenza del Consiglio che si occupa del trasporto aereo delle istituzioni mette in capo ad un unico organismo materie che non paiono dover essere conteggiate assieme: i voli umanitari o di soccorso (ponti aerei, recupero di salme e varie), e quelli di governanti e alte cariche dello Stato. Dal 2001 la Casta air lines imbarca ad esempio anche gli ex presidenti della Repubblica, che si sommano ai presidenti di Camera e Senato, al presidente della Corte Costituzionale, al premier, ai ministri e sottosegretari ma solo se sussistano “comprovate ed inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’efficace esercizio delle funzioni istituzionali”.
Ecco, sono proprio le “funzioni istituzionali” a dover fare da discrimine tra il pubblico interesse e il peculato.
Non che abbia però memoria di un ministro, trovato su un volo di Stato senza averne un valido motivo istituzionale, che sia poi stato giudicato colpevole del peculato.
Da Remo Gasperi, a Francesco Rutelli, da Clemente Mastella e famiglia al duo Silvio Berlusconi-Mariano Apicella, tutti hanno passato indenne la verifica dei magistrati.
Di legge in legge, infatti, si trova sempre il cavillo giusto.
Ad esempio è sempre il ministro Elio Vito a informarci (questa volta in risposta a un’interrogazione di Antonio Di Pietro del luglio 2009) che il trasporto di Stato possa essere disposto per “ragioni di sicurezza”.
Questa evenienza pare risulti “particolarmente pregnante nel caso di trasferimenti del capo del Governo, del ministro dell’Interno e della Giustizia o di altre personalità , specificatamente indicate dal Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
Insomma, l’ombrello già aperto con l’ultima direttiva Berlusconi del 2008 può ancora essere allargato sul modello di quello che si fa per le scorte.
C’è di più, perchè, dopo i fatti di villa Certosa e le foto di Zappadu all’aeroporto di Olbia con il codazzo di starlette che scendevano dall’aereo di Stato (è di quel periodo l’interrogazione di Di Pietro), si è deciso di classificare l’effettuazione e la conclusione dei viaggi come “segreta”.
Così, dopo il il brusco stop voluto da Prodi a seguito dello scoop dell’Espresso che aveva ripreso Rutelli e Mastella in procinto di volare a Monza per il Gran Premio di Formula Uno, la Berlusconi air lines ha ripreso quota.
Si speri non raggiunga le vette degli anni passati.
La bolletta aerea segnala infatti: 23 milioni nel 2002, 41 nel 2003, 52 nel 2004, 65.3 nel 2005, 43 nel 2006, 35 nel 2007, circa 40 nel 2008 (nei primi mesi, vigente la direttiva Prodi, i voli erano stati rarissimi per poi aumentare dall’estate).
E pensare che i ministri viaggiano gratis su treni e voli di linea.
Eduardo Di Blasi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 9th, 2011 Riccardo Fucile
A “INVASIONI BARBARICHE” IERI SERA L’ANNUNCIO: CANDIDATO SINDACO SARA’ FILIPPO COSIGNANI, EX AN, “UN FASCIO DELLE BONIFICHE, ONESTO, UNO DI QUELLI CHE LEVAVANO LE TERRE AI RICCHI PER DARLE AI POVERI, ALTRO CHE BERLUSCONI”
«Quando mi girano mi intigno! Avevo proposto una lista Pennacchi-Fli in appoggio al candidato del centro sinistra. Si sono strappate tutte le vesti, allora faremo una lista Pennacchi Fli con candidato sindaco Filippo Cosignani ex consigliere An, onesto pulito, un fascio delle bonifiche, quelli che levavano le terre ai ricchi per darle ai poveri, che è un po il contrario di Tremonti e Berlusconi, non so se mi spiego…».
Dunque è deciso: il “fasciocomunista” scende in campo.
Antonio Pennacchi, ospite alle Invasioni barbariche di Daria Bignardi, annuncia che sarà candidato a Latina con Futuro e libertà per l’Italia.
Una lista con un suo candidato sindaco, Cosignani. E «se si andrà al ballottaggio – spiega l’autore di Canale Mussolini – è chiaro che si appoggerà il candidato sindaco del centro sinistra».
«L’unico modo per cercare di costruire una nuova Latina è quello di mandare a casa chi l’ha rovinata fino a oggi e soprattutto chi pensa di poterla governare dal protettorato di Fondi», dice Pennacchi.
Ed è possibile che questa scelta “locale” possa essere il laboratorio di scelte nazionali, dato che «a Latina c’è lo stesso casino di quello che c’è in Italia».
Un declino da cui si esce, prosegue Pennacchi, “ricostruendo una nuova Latina e una nuova italia”.
Con coraggio, senza ricatti identitari, perchè «il problema quì non è di destra o di sinistra, sono categorie superate, roba del Novencento, oggi in italia c’è il problema di stato e antistao, non destra e sinistra, viene a prima posto l’interessa generale o quello dei singoli o di gruppi?».
«Io non avevo nessuna intenzioni di fare politica ma quando uno si incazza si incazza: Io ho il dovere di lanciare delle idee, il paese deve darsi uno scrollata per non essere espulso dal processo generale della globalizzazione».
Punto e basta.
La lista Pennacchi si fa, e pazienza se qualcuno non gradirà : la scommessa del “fasciocomunista” è partita.
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Aprile 9th, 2011 Riccardo Fucile
LA CORTE COSTITUZIONALE BOCCIA I DIVIETI ANTI-ACCATTONAGGIO E ANTI-LUCCIOLE ADOTTATI DA DIVERSI COMUNI, IN SEGUITO ALLA LEGGE DEL 2008…IN PASSATO ERA GIA’ STATO BLOCCATO IL REATO DI CLANDESTINITA’ INTESO QUALE AGGRAVANTE
Nuovo stop della Consulte alle misure contenute nel pacchetto sicurezza varato dal governo nel 2008.
Questa volta a finire nel mirino dei giudici costituzionali sono stati i poteri che la legge attribuiva ai “sindaci-sceriffi” e che ne avevano approfittato per prendere misure anti-accattonaggio o anti-lucciole in numerose città d’Italia. La Corte Costituzionale ha infatti bocciato la legge 125 del 2008 nella parte in cui consente che il sindaco adotti provvedimenti “a contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato” per prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano la sicurezza urbana, anche al di fuori dai casi di “contingibilità e urgenza”.
A sollevare la questione dinanzi alla Consulta è stato il Tar del Veneto, cui si era rivolta l’associazione ‘Razzismo stop’ contro l’ordinanza anti-accattonaggio del sindaco di Selvazzano Dentro.
I giudici costituzionali, con la sentenza n. 115 scritta da Gaetano Silvestri, hanno ritenuto violati gli articoli 3, 23 e 97 della Costituzione riguardanti il principio di eguaglianza dei cittadini, la riserva di legge, il principio di legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative.
Le ordinanze dei sindaci, così come previste dal ‘pacchetto sicurezza’ – scrive la Consulta – incidono “sulla sfera generale di libertà dei singoli e delle comunità amministrate, ponendo prescrizioni di comportamento, divieti, obblighi di fare e di non fare, che, pur indirizzati alla tutela di beni pubblici importanti, impongono comunque, in maggiore o minore misura, restrizioni ai soggetti considerati”.
Ma – fa notare la Corte – “la Costituzione italiana, ispirata ai principi fondamentali della legalità e della democraticità , richiede che nessuna prestazione, personale o patrimoniale, possa essere imposta, se non in base alla legge”, così come previsto dall’art. 23 della Carta.
Pertanto – sottolinea la sentenza – “nel prevedere un potere di ordinanza dei sindaci, quali ufficiali del Governo, non limitato ai casi contingibili e urgenti”, il ‘pacchetto sicurezza’ “viola la riserva di legge relativa” perche ‘ non prevede una qualunque delimitazione della discrezionalità amministrativa in un ambito, quello della imposizione di comportamenti, che rientra nella generale sfera di libertà dei consociati”.
“Questi ultimi – aggiunge la Corte – sono tenuti, secondo un principio supremo dello Stato di diritto, a sottostare soltanto agli obblighi di fare, di non fare o di dare previsti in via generale dalla legge”.
Ma c’è di più: la “assenza di una valida base legislativa” nell’amplio potere di ordinanza conferito ai sindaci non solo “incide negativamente sulla garanzia di imparzialità della pubblica amministrazione” ma – afferma la Consulta – lede anche il principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (art. 3 della Costituzione).
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Aprile 9th, 2011 Riccardo Fucile
PERMESSI AGLI IMMIGRATI, LA RABBIA DEL POPOLO LEGHISTA: “VANNO PRESI A FUCILATE, VOGLIAMO SENTIRE GLI ZIP ZIP DEL PIOMBO”…. QUANDO LA MAGISTRATURA INTERVERRA’ PER IDENTIFICARE CHI COMMETTE UN REATO PREVISTO DAL CODICE PENALE?
Roberto Maroni riferisce alla Camera sull’accordo con la Tunisia e su Radio Padania scoppia la rabbia del popolo leghista.
Contro la linea del ministro dell’Interno, ritenuta “debole”, ma soprattutto contro Silvio Berlusconi.
“L’accordo con la Tunisia – dicono in coro – è una balla gigantesca”.
Le battute al veleno si sprecano. “Il nano è buonista, molliamolo”.
Oppure: “Berlusconi ci ha tradito. Pensa solo a Lampedusa, si è dimenticato di essere milanese”.
E ancora: “Berlusconi è bollito”.
Nel mirino degli ascoltatori di “L’aria che Tira”, il filo diretto condotto da Roberto Ortelli, c’è la decisione di concedere a chi fugge dal nord Africa un permesso di soggiorno temporaneo.
“Vanno presi a pallottole, come in Spagna – dice un militante leghista – Lì sì che si sentono gli zip zip del piombo. La sinistra non avrebbe obiezioni. E poi anche se le avesse, chi se ne frega”.
“Lega dove sei finita? Non ti riconosco più” si domanda nel forum sul sito un altro ascoltatore che si firma Insubriano.
Ce l’hanno tutti con la soluzione adottata da Maroni.
Teiko non nasconde la sua delusione. “Gli immigrati non vanno fuori dalle balle – dice – perchè gli altri paesi non riconoscono i permessi. Nessun clandestino sarà rimpatriato, neppure se dopo sei mesi si riuscirà a trovarlo: i magistrati vietano l’arresto”.
Senza contare – osserva un altro leghista inferocito – “che per rimpatriare
ventimila delinquenti ci vorrebbero quattrocento settimane, ossia sette anni e mezzo”.
Concetto ripetuto da Albino di Torino non ha dubbi: “Dopo sei mesi, stracceranno quei permessi e dovremo tenerceli sul gobbo”.
Luca da Varese propone di “tenere i profughi isolati in un punto lontano”.
Gigi da Milano giura di avere la soluzione: “Invadiamo di maiali Lampedusa. Così i musulmani scapperanno perchè la considereranno impura”.
Alberto da Brescia tira in ballo la vicenda della guardia giurata finita in carcere per aver sparato e ucciso due rapinatori in fuga.
Si sfoga così: “E abbiamo ancora il coraggio di sentirci italiani”?
Uno che sul forum si firma Antimarchionne è categorico: “Maroni si comporta come si sarebbe comportato D’Alema”.
Isolica, invece, suggerisce con ironia: “Per come stanno le cose, sarebbe più opportuno far attraccare le nostre navi sulle coste africane, caricare tutti quelli che passano di lì e portarli direttamente dalle nostre parti”.
Il Carroccio fa quadrato su Maroni, ma è innegabile un certo imbarazzo. “Siamo per il rispetto totale della legge e sulle stesse posizioni del ministro dell’Interno – assicura il governatore del Veneto Luca Zaia – I delinquenti, i clandestini e chi non ha motivo di lasciare il proprio paese e viene non rispettando la legge, va rispedito a casa”.
Ma l’europarlamentare Matteo Salvini ammette che “sull’operato di Berlusconi il malessere tra i leghisti è sempre più forte”.
Il sindaco di Verona Flavio Tosi si dice “preoccupato per l’ordine pubblico all’arrivo al nord degli immigrati provenienti da Lampedusa”.
Il senatore del Carroccio Paolo Franco arriva addirittura ad “invitare gli italiani a non recarsi in Francia per le vacanze” come forma di protesta per la decisione dei francesi di chiudere la frontiera.
Tocca a Claudio Morganti, eurodeputato leghista della Toscana definire “vergognoso addossare le colpe a Maroni”.
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Aprile 9th, 2011 Riccardo Fucile
ABIOLA WABARA, ITALIANA, FIGLIA DI NIGERIANI, TESSERATA PER LA GEAS (SERIE A), E’ STATA BERSAGLIATA DA 15 COGLIONI RAZZISTI DELLA FORMAZIONE DI CASA….MA L’ARBITRO NON HA SOSPESO LA PARTITA E NESSUNO HA ISOLATO QUELLA FECCIA CHE AVREBBE DOVUTO ESSERE ARRESTATA IN FLAGRANZA DI REATO
Sputi, insulti, cori razzisti rivolti all’indirizzo di una giocatrice italiana di origine nigeriane.
L’episodio due sere fa nel corso di Comense-Geas Sesto San Giovanni, gara di cartello per la serie A femminile di basket.
Durante l’incontro un gruppo di tifosi della squadra locale ha preso di mira Abiola Wabara, 29enne ragazza di colore che indossa anche la maglia azzurra.
Ogni volta che il pallone era nelle sue mani, dagli spalti arrivavano fischi ululati. Più volte il presidente della Geas, Mario Mazzoleni, ha chiesto all’arbitro di sospendere la partita, come è previsto dal regolamento, ma la gara è proseguita fino al termine.
Alla fine del match, quando le squadre stavano tornando negli spogliatoi, il gruppo di tifosi ha avvicinato l’ala bersagliandola con una raffica di sputi.
Solo grazie all’intervento dei dirigenti delle due squadre la situazione non è sfociata in qualcosa di peggio.
“Sono dispiaciuta per quanto accaduto, ma sono una sportiva e penso a giocare. Quanto è successo appartiene già al passato”, si limita a dire Wabara.
“E’ un peccato che una bella partita sia rovinata dalla presenza di gente così becera, che con lo sport non c’entra nulla. La partita andava sospesa. Non farlo è stato un errore”, ribadisce il presidente della squadra milanese.
Per il momento l’episodio è stato segnalato alla giustizia sportiva, ma presto il fascicolo potrebbe finire sulla scrivania della magistratura ordinaria.
Nel frattempo sono in corso accertamenti da parte delle forze dell’ordine per individuare il gruppo composto da 15 persone che ha pesantemente insultato la giocatrice e ha poi cercato anche lo scontro fisico.
Ci chiediamo:chissa’ cosa ci voleva ad intervenire subito (in un luogo chiuso) ed arrestare quei 15 coglioni visto la somma di reati commessi, in primis l’istigazione all’odio razziale.
Evidentemente la cultura razzista che si sta diffondendo nel nostro Paese sta facendo dimenticare a qualcuno il profilo giuridico di certi reati.
Sarebbe meglio che qualcuno rileggesse il codice penale e soprattutto lo applicasse anche in padagna.
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