Destra di Popolo.net

IL CARO ESTINTO: I SOLDI PUBBLICI IN MANO AI PARTITI CHE NON ESISTONO PIU’

Febbraio 9th, 2012 Riccardo Fucile

DA FORZA ITALIA A SINISTRA ARCOBALENO, LA PARTECIPAZIONE ALLE ELEZIONI DEL 2006 HA PERMESSO DI INCASSARE FONDI FINO AL 2010… LE RISORSE SONO DIVISE TRA GLI EREDI O CONGELATE, MA IN TALUNI CASI NON E’ CHIARO CHE FINE ABBIANO FATTO

In fondo a un lungo corridoio di palazzo San Macuto, in un ufficietto al quinto piano di uno dei palazzi della Camera, sono custoditi tutti i numeri dei partiti.
I soldi che arrivano dal finanziamento pubblico, i contributi privati, il rendiconto delle spese, i crediti, i debiti.
Migliaia di pagine in cui, spulciando, si scopre che sono numerose le formazioni politiche defunte che, come la Margherita, hanno ricevuto denaro fino al 2011 grazie al tortuoso meccanismo della vecchia legge sui rimborsi elettorali (che continuava a finanziare le formazioni politiche per cinque anni, anche se la legislatura ne durava due).
I più grossi sono Alleanza nazionale, Forza Italia, i Ds e la Margherita appunto.
Ci sono però anche vecchie coalizioni.
La Sinistra Arcobaleno, che ha avuto vita breve ma gode dei rimborsi per la partecipazione alle ultime politiche.
E perfino l’Ulivo e l’Unione, che hanno incassato fondi fino al 2010 per le elezioni del 2006.
A volte i soldi vengono ripartiti tra le forze nate dalle ceneri dei partiti morti. Altre, è più difficile capire che fine facciano.
O perchè restino lì, dentro formazioni “in sonno” che perseguono nell’accumulo senza fare attività  politica.
E senza decidere – com’è stato per la Margherita – a chi o cosa devono essere devoluti milioni di euro di denaro pubblico.
ALLEANZA NAZIONALE
L’ex partito guidato da Gianfranco Fini muore ufficialmente nel marzo del 2009, ma alle politiche del 2008 gli aennini corrono già  con Forza Italia nella lista unica del Popolo della Libertà .
Nonostante questo, i conti di An continuano a crescere grazie ai rimborsi delle elezioni politiche del 2006, delle europee del 2004, delle regionali del 2005.
Così, il partito riceve 22 milioni 251.447 euro nel 2008, 15 milioni 827.454 euro nel 2009.
E ancora 12 milioni 765.159 nel 2010 (ultima rata delle politiche e rimborso per le elezioni in Molise), e 27.069 euro nel 2011 (solo per il Molise).
In cassa, resta un patrimonio ingente e tuttora conteso tra coloro che sono rimasti nel Pdl (guidati da La Russa, Gasparri, Matteoli) e quelli che hanno seguito Fini in Futuro e Libertà .
Nell’ultimo bilancio presente alla Camera, quello del 2010, il patrimonio netto di An supera gli 83 milioni di euro, mentre l’avanzo è di 6.683.294 euro.
FORZA ITALIA
Nel 2008, il partito che fu di Silvio Berlusconi è quello che incassa più di tutti in termini di finanziamento pubblico.
È morente, il Cavaliere ne ha decretato la fine salendo sul predellino nel novembre 2007 a piazza San Babila a Milano, alle elezioni di quell’anno si presenta la lista del Popolo della libertà , eppure, Forza Italia incassa oltre 42 milioni di euro grazie alle politiche e alle regionali del 2006 e del 2005.
Riceverà  ancora 30 milioni e 267.789 euro nel 2009, 25 milioni e 24mila nel 2010. E infine, 59.358 euro nell’anno magro del 2011 (per le elezioni in Molise).
Nel 2010 il bilancio chiude in passivo.
Il disavanzo è di oltre 6 milioni di euro.
Nella relazione che accompagna il rendiconto, è Sandro Bondi a spiegare che Forza Italia è intervenuta “a sostegno dell’attività  del Pdl da un punto di vista organizzativo e operativo tramite la messa a disposizione di diverse strutture periferiche e di proprie strutture centrali”.
DS
I democratici di sinistra non esistono più dal 14 ottobre 2007, giorno di nascita del Partito democratico.
Non partecipano più ad alcuna elezione, quindi, ma come per An e Forza Italia, continuano a ricevere i rimborsi delle politiche 2006 (solo per il Senato, alla Camera correvano nell’Ulivo), e delle regionali del 2005.
Prendono quindi 11milioni e 729.880 euro nel 2008. Poco meno, 11milioni 104.087 euro, nel 2009. 9 milioni 446.375 euro nel 2010, quando non ci sono più i rimborsi delle regionali del 2005, ma c’è l’ultima rata del Senato e ci sono ancora le consultazioni di Molise e Sicilia.
Infine, nel 2011, l’ultimo rimborso per il Molise: 32.605 euro.
Tutti soldi che non sono confluiti nel Pd, che rivendica di vivere sui suoi rimborsi.
I Ds, nel bilancio 2010, conteggiano un avanzo di 5 milioni e 588mila euro. In quell’anno, già  defunti, hanno ricevuto 9milioni e 515mila euro di contributi da persone fisiche, e altri 9 milioni e mezzo sotto la voce: altri.
MARGHERITA
Democrazia e Libertà  – La Margherita può anch’essa considerarsi defunta dall’ottobre 2007, al pari dei Ds, ma come si è scoperto grazie all’inchiesta della procura di Roma che vede al centro il senatore Luigi Lusi, ha continuato a incassare finanziamenti e a restare una organizzazione politica sempre in attivo.
Nel 2008 riceve oltre 8 milioni di euro di rimborsi per le politiche del 2006 in Senato e per le regionali del 2005.
Nel 2009, incassa 7 milioni e 443mila euro. Nel 2010, 6 milioni e 82.190 euro. Infine, per la consultazione in Molise, 37.163 euro nel 2011.
A bilancio 2010 si leggono proventi per 14.882.090 euro, ma anche oneri di gestione di 14.474.277 euro.
L’avanzo finale, sopra il quale è leggibile la firma dell’ormai ex tesoriere Lusi, è di 976.676 euro.
C’è anche una relazione, in cui Lusi spiega che nell’esercizio 2010 la Margherita “ha perseguito nell’attività  di supporto del Pd per il rinnovo dei consigli regionali e le altre elezioni amministrative che si sono svolte”. E che ha ricevuto da Partito democratico per l’affitto della sede di Sant’Andrea delle Fratte 3 milioni di euro.
ULIVO E UNIONE
Uniti nell’Ulivo non è mai stato un partito, era la coalizione che teneva insieme Ds e Margherita alle elezioni del 2006.
Non è più esistita, dopo la caduta del governo Prodi.
Nel 2008 è infatti nato il partito democratico, e il simbolo che più di tutti ricordava il professore è finito in cantina.
Eppure, anche l’Ulivo ha ricevuto soldi pubblici dal 2008 in poi.
Oltre 23 milioni di euro nel 2008, per le politiche del 2006 e per le europee del 2004 e le regionali del 2005. 14 milioni e 24.591 euro nel 2009.
Oltre 15 milioni nel 2010. Soldi che sono andati – anche quelli – ai reduci di Ds e Margherita.
All’ultima assemblea, nel giugno 2011, il rendiconto viene firmato dai co-tesorieri Luigi Lusi e Ugo Sposetti, che danno conto anche dell’inizio delle operazioni di chiusura dell’associazione, visto che gli ultimi rimborsi erano stati ricevuti un anno prima.
A ricevere soldi è stata anche l’Unione, la coalizione del centrosinistra: un milione e mezzo di euro nel 2008, 641.707 nel 2009, 695.449 nel 2010.
SINISTRA ARCOBALENO
La Sinistra- l’Arcobaleno teneva insieme Rifondazione comunista, il partito dei Comunisti italiani, la Federazione dei verdi e Sinistra democratica in vista delle elezioni 2008.
A quella consultazione, guidata da Fausto Bertinotti, la coalizione si presentò senza alcuna alleanza. Il Pd di Veltroni evitò l’apparentamento.
Così prese solo il 3 per cento e per la prima volta dalla famosa scissione dopo il cambio di nome del Pci, la sinistra radicale venne esclusa dalla Camera e dal Senato non eleggendo neanche un parlamentare.
Subito dopo, i partiti che formavano la lista andarono ognuno per la sua strada. Incassando però 1 milione 914.428 euro nel 2008, 1 milione 668.569 euro nel 2009, 1 milione 794.742 euro nel 2010 e ancora 1.730.152 euro nel 2011.
E infatti, l’associazione, con sede a Roma in via Napoleone Terzo 28, chiude il bilancio 2010 con un avanzo di 696.594 euro.

Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica”)

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IL CONSIGLIO D’EUROPA RICHIAMA L’ITALIA: “FINANZIAMENTO AI PARTITI: TROPPI SOLDI SENZA CONTROLLO”

Febbraio 9th, 2012 Riccardo Fucile

L’ORGANISMO EUROPEO CONTESTA IN SEI PUNTI L’ATTUALE NORMATIVA ITALIANA E INVITA LE CAMERE A PROVVEDERE ALLE OPPORTUNE MODIFICHE PER GARANTIRE TRASPARENZA NELLA GESTIONE DEI SOLDI PUBBLICI

Una contestazione in sei punti e la minaccia di sanzioni per l’Italia.
Adesso la nebulosa dei finanziamenti ai partiti finisce sotto la lente di ingrandimento delle autorità  europee.
Troppe anomalie tutte italiane, troppa discrezionalità  nella gestione di quattrini pubblici.
Dopo i richiami – caduti nel vuoto – della Corte dei Conti, adesso a intervenire è il Consiglio d’Europa.
Il documento è planato agli uffici di tesoreria di Camera e Senato in questi giorni.
Si tratta del rapporto di valutazione sui sistemi di finanziamento ai partiti stilato dopo mesi di istruttoria da parte del Groupe d’Etats contre la corruptione, il “Greco”, commissione speciale sulla lotta alla corruzione del Consiglio d’Europa.
L’istruttoria, frutto di questionari ai quali ha risposto il Parlamento italiano e attività  ispettiva, ha prodotto il documento in due paginette spedito sotto forma di bozza, ben prima degli scandali di questi giorni: sarà  approvato in via definitiva a Strasburgo dal Consiglio in programma il 23 marzo.
Sei le raccomandazioni alle quali l’Italia dovrà  adeguarsi entro il 2014 se non vorrà  incorrere in sanzioni.
Punto primo, rimarcato dagli ispettori: non esiste in Italia una sistema di controlli adeguato sui bilanci e dunque sui conti interni dei partiti.
Punto secondo: manca e dunque occorre una disciplina che regoli la vita interna dei partiti. La Commissione anti corruzione invita a dare piena attuazione all’articolo 49 della Costituzione, a suo dire rimasto sulla carta.
Terzo, ridurre e di molto la soglia dei 50 mila euro di finanziamento ai partiti al di sotto della quale – finora – è stato garantito l’anonimato al privato (e ai bilanci delle segreterie).
Come avviene negli altri Paesi, il contributo deve essere trasparente, oltre che documentato: anonimato solo per gli spiccioli.
E ancora, introdurre nella legislazione italiana un meccanismo sanzionatorio per chi viola le leggi sul finanziamento, ad oggi inesistente.
Quinto sollecito: prevedere degli organi indipendenti e realmente autonomi per la revisione e la vigilanza sui bilanci interni dei partiti.
Gli attuali revisori sono nominati spesso all’interno della stessa forza politica e anomalie (vedi caso Margherita o An) rischiano di passare sotto traccia.
Ultimo ma pesante richiamo riguarda l’estensione dei sistemi di controllo ai gruppi parlamentari – anch’essi destinatari di contributi da parte degli onorevoli e di privati – e alle fondazioni.
Il documento sarà  forse l’ultima spinta in grado di convincere i partiti a mettere mano a una legge di autodisciplina.

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PER LE COMUNALI A GENOVA INIZIA LA CORSA DEI PARTITI: DOMENICA LE PRIMARIE PD E IL CONGRESSO PDL, L’UDC SCEGLIE MUSSO, LA LEGA VA DA SOLA AL RIXI BAR

Febbraio 9th, 2012 Riccardo Fucile

NEL PD VOLATA TRA IL SINDACO USCENTE MARTA VINCENZI E LA PINOTTI, CON DORIA OUTSIDER… NEL PDL RIDIMENSIONATO SCAJOLA DALL’ALLEANZA GRILLO-BIASOTTI… CASINI IMPONE ALL’UDC LOCALE, ALLEATO IN REGIONE CON LA SINISTRA, DI APPOGGIARE ENRICO MUSSO… FLI SENZA SIMBOLO SI NASCONDE   COME PREVISTO PER NON FARSI CONTARE

A Genova incombono le elezioni comunali a maggio e i partiti sono ormai entrati in fibrillazione da tempo, delineando strategie ed alleanze e regolando i rapporti interni di forza.
Il più squassato è il Pdl, al centro da mesi di feroce polemiche interne tra le varie correnti: domenica celebrerà  il congresso prov. e al larussiano Giorgio Bornacin dovrebbe subentrare Gianni Barci in nome e per conto dell’allenza tra il sen. Grillo e l’ex presidente della regione Liguria Biasotti.
Sconfitto Scajola, salvo colpi di coda dell’ultimo minuto.
Il Pdl, da mesi alla ricerca di un candidato sindaco, dovrà  a quel punto prendere una decisione: uomo di apparato o esterno? Ma pare che di esterni disponibili a correre per perdere non ne abbiano finora trovato uno.
Altro partito in tensione è la Lega che correrà  da sola: da tempo si è autocandidato sindaco il capogruppo in Regione Rixi, detto il badante, area “cerchio magico”, sostenuto da Rosi Mauro, dal tesoriere Belsito e dal deputato Chiappori.
Tutti nell’occhio del ciclone “maroniano” per disgrazie tanzaniane o locali. Ma la sua candidatura trova opposizione interna tra i novelli seguaci dell’ex ministro degli Interni che vorrebbero invece il consigliere comunale Piana ( appoggiato dal segretario regionale Bruzzone).
Tutto dipenderà  da come Bossi e Maroni decideranno di muovere le altre pedine delle candidature della padagna.
La sinistra è dilaniata da mesi dalla lotta intestina, senza esclusione di colpi, tra il sindaco uscente Marta Vincenzi e la sen. Roberta Pinotti, mentre è in crescita il candidato appoggiato anche da Sel, il docente univ. Doria.
Se votano sotto le 20.000 persone, anche Doria potrebbe dire la sua, tra 20.000 e 30.000 dovrebbe farcela a filo la Vincenzi, oltre 30.000 vince la Pinotti, così dicono gli scommettitori. Al primo turno dovrebbero entrambe prevalere, senza arrivare al 50,1%, contro il candidato del Pdl o Musso appoggiato dal Terzo polo.
I problemi nascono al ballottaggio, quando le due aree moderate del centrodestra convergeranno su un unico candidato.
Arriviamo al camdidato indipendente Enrico Musso, ex deputato Pdl passato al gruppo misto e vicepresidente del Partito Liberale. ha fatto una sua lista civica, ha ottenuto da tempo l’appoggio di Fli e un giorno fa quello ufficiale dell’Udc.
Sarà  appoggiato dalla sua lista civica e dall’Udc, un terzo polo atipico, senza il simbolo di Fli, come avevamo previsto da tempo.
Visto lo stato pre-agonico di Fli a Genova dopo un anno e mezzo di “dolce far niente” e l’effetto dell’arma letale Nan, la scelta è stata ovviamente quella di non farsi contare e “nascondere” qualche candidato nella lista civica di Musso.
Poi, dato che Musso, essendo stimato anche in ambienti Pdl, porterà  parecchi voti “disgiunti” e prenderà  un’ottima percentuale personale (20-22% al primo turno), Fli potrà  dire che la scelta è stata un successo.
Se avesse optato per presentare il proprio simbolo, accanto a quello dell’Udc, il rischio era quello di arrivare intorno all’1,5%%.
Da tenere presente infatti che Musso potrebbe raccogliere un 7-10% in più sulla sua persona di quanto prenderà  la somma della sua lista civica e dell’Udc, dato lo sfascio del Pdl locale.

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RADIO PADANIA NON FA LA RASSEGNA STAMPA: L’EDICOLA NON GLI DA’ PIU’ I GIORNALI SE NON PAGA GLI ARRETRATI

Febbraio 9th, 2012 Riccardo Fucile

ETTORE PIROVANO, PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI BERGAMO E DEPUTATO DEL CARROCCIO, IRONIZZA: “CHIEDERO’ IN VIA BELLERIO DI FAR ESEGUIRE UN BONIFICO DALLA TANZANIA ALL’EDICOLANTE”

Ettore Pirovano, il presidente della Provincia di Bergamo, nonchè parlamentare lumbard, ironizza sulle trovate dei colleghi leghisti e nel farlo dà  una notizia che la dice lunga sullo stato della “cassa” dei verdi padani: “Radio Padania – annuncia il leader di via Tasso – non ha fatto la consueta rassegna stampa, perchè l’edicola dove normalmente si serve l’emittente del Carroccio si è rifiutata di consegnare i giornali per un pregresso ancora non pagato”.
Ragion per cui, Pirovano avanza la propria proposta agli amministratori della Lega: “Chiedere alla Banca della Tanzania di inviare un bonifico all’edicola per saldare gli ultimi mesi dei giornali non pagati in modo che così potremmo riprendere la rassegna stampa per gli ascoltatori di Radio Padania”.
Pirovano, vicino alle posizione di Roberto Maroni, ha così inteso denunciare le difficoltà  in cui versano molte sezione leghiste a causa dei mancati contributi del partito a livello nazionale e al contempo farsi interprete dell’incazzatura della base leghista verso la scelta del “cerchio magico” di “parcheggiare” otto milioni di euro iattraverso investimenti in fondi della Tanzania.
Qualche maligno però avrebbe commentato che coi quattrini che Pirovano percepisce nella sua duplice veste avrebbe fatto meglio a passare lui a saldare il conto all’edicolante.

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LA FONDAZIONE AN BANCOMAT PER I GERARCHI: SOLDI A PIOGGIA VERSO IL PDL

Febbraio 9th, 2012 Riccardo Fucile

RISOLTO ANCHE IL PIGNORAMENTO DI UNA CASA DI ALEMANNO: DAL SINDACO DI ROMA A BERSELLI, LA LISTA NERA DEI SOLDI DI AN… NEL 2010 PRESTATI 4 MILIONI DI EURO AL PDL: RESTITUITI DA UN CONTO ESTERO

La segretaria della Federazione romana Patrizia Cancelli minaccia di pignorare un appartamento ad Alemanno? Nessun problema, ci pensa la Fondazione An.
I parlamentari-avvocati del Pdl come Filippo Berselli battono cassa per migliaia di euro? Mani in tasca e portafogli aperto: copre sempre la Fondazione An.
Manca un milioncino di euro per foraggiare le regionali del 2010? Basta chiedere.
Era generosa la Fondazione. Erogava soldi a pioggia.
Cedeva in comodato d’uso quasi gratuito immobili ai giovani del Pdl (le storiche sezioni del Msi) e prestava denaro senza chiedere interessi (in spregio ai diritti degli associati) anche al partito rivale in tempi (quelli del “che fai, mi cacci?”) che avrebbero consigliato decisioni differenti.
Quasi 4 milioni di euro dati senza fiatare al Pdl a marzo del 2010 e poi restituiti mesi dopo con una sorpresa.
Il versamento di ritorno del partito di Silvio Berlusconi proveniva da un conto estero. Da una banca europea. Forse solo perchè, in questa storia nebbiosa e fosca, non mancasse un ulteriore mistero.
Il Pdl si appoggiò finanziariamente a un istituto bancario sopranazionale nonostante “di tale movimentazione” non ci fosse traccia nel rendiconto della Fondazione di An chiuso il 31 dicembre dello stesso anno.
Persino inevitabile che i fratelli di ieri, impegnati ad accoltellarsi politicamente oggi, arrivassero (dopo l’avvio della causa civile) al procedimento penale.
Sulla vicenda dei 26 milioni di euro “scomparsi” dalla Fondazione di Alleanza Nazionale, nata nell’aprile 2009 dopo il congresso in cui si decise di far confluire l’eredità  post-missina nel Pdl, si addensano nubi.
Se ne stanno occupando in Procura a Roma, mentre lo scenario è quello del tutti contro tutti.
I vecchi compagni, anzi camerati di strada come Storace, si dicono “indignati”, La Russa minimizza, Granata attacca.
Scenario di guerra. Finiani e truppe pidielline duellano per un patrimonio stimato (tra liquidi e immobili) in circa 400 milioni di euro.
Denunce di appropriazioni indebite e addirittura di furti di reliquie, come quella presentata da Roberto Menia di Fli a fine 2011 in cui il capogruppo alla Camera lamentava “la sottrazione di beni custoditi nella sede di Trieste”.
Il clima è pessimo e non è più tempo di conciliazioni.
Sembra chiaro che la Fondazione (inizialmente in mano ai finiani, poi estromessi dai colonnelli folgorati da Berlusconi) non agisse in regime di liquidazione, ma gestisse l’esistente.
Quando i due periti del tribunale di Roma si sono trovati di fronte alle migliaia di pagine prodotte dalle controparti hanno scoperto angoli interessanti.
Il cambio delle governance delle società  immobiliari della Fondazione, ad esempio. Un atto incongruo più utile a cambiare la composizione dei Cda e ad assumere che alla dismissione delle stesse.
O l’inserimento “coatto” nei bilanci della Fondazione del 2011 della cessione dei titoli derivanti dall’eredità  della contessa Anna Maria Colleoni (di cui faceva parte la casa di Montecarlo) per 365.000 euro.
Peccato che la cessione fosse avvenuta un anno e mezzo prima e di alcune allegre distrazioni, la relazione sull’attività  di liquidazione dell’associazione “Alleanza Nazionale”, sia piena.
Sui rendiconti c’è enorme confusione.
Gli esercizi di chiusura non risultano corredati dalla necessaria (e prevista) relazione del collegio dei revisori.
Quando l’aria intorno alla Fondazione si fa salata ed appare chiaro che “non siano stati soddisfatti creditori nè fornitori”, il comitato dei garanti si preoccupa di dare forma definitiva al termine “liquidazione”.
Reagiscono con due anni di ritardo sulle previsioni. Il 17 novembre 2011 autorizzano il neo presidente, il senatore Mugnai, a costituire la Fondazione An e a trasferire in suo favore 55 milioni (divisi tra fondo di dotazione iniziale e fondo di gestione iniziale) oltre a una serie di immobili e terreni sparsi tra Latina, Roma, Crema e Monterotondo.
Un’assoluta stranezza che si lega a quella dell’inventario dei beni. In nessuna delle due occasioni in cui viene stilato (a marzo del 2009 e a novembre del 2011) si può scorgere la firma del rappresentante legale, nè di alcun soggetto legittimato.
E inoltre, gli inventari “non consentono la puntuale individuazione dello stato d’uso dei beni” impedendo così ai periti di accertarne l’esattezza del contenuto.
In questa vicenda, come in tutte quelle legate al finanziamento dei partiti, balla un oceano di liquidità .
Quello dei tormentati eredi di Giorgio Almirante e dei figli illegittimi del Pentapartito emigrati in Forza Italia è frutto della cartolarizzazione ottenuta grazie alla Biis, la banca guidata da Mario Ciaccia, attuale sottosegretario alle infrastrutture e vice di Corrado Passera.
Tradotto: Forza Italia e An nel 2008 transarono con l’istituto l’immediato pagamento dell’intero rimborso elettorale per fruire immediatamente di oltre 40 milioni di euro. Soldi per cui si litiga, come dopo ogni funerale, ferocemente, senza ombra di memoria o di pietà .

Alessandro Ferrucci e Malcom Pagani
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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INTERVISTA DE “LA STAMPA” AL PRESIDENTE USA: “L’ITALIA FA PASSI IMPRESSIONANTI, ROMA CRUCIALE PER SUPERARE LA CRISI”

Febbraio 9th, 2012 Riccardo Fucile

“MONTI STA MODERNIZZANDO L’ECONOMIA, AVANTI COSI’ SU CRESCITA E DEFICIT”…. OGGI ALLA CASA BIANCA INCONTRO TRA OBAMA E MONTI

«L’Italia sta facendo passi impressionanti al fine di modernizzare la sua economia»: il presidente americano Barack Obama parla in esclusiva con «La Stampa» a poche ore dall’odierno incontro con il premier Mario Monti nello Studio Ovale, esprimendo forte sostegno per le misure di risanamento adottate dal governo e delineando l’agenda dei rapporti con l’Europa.
Le parole di Obama testimoniano la convinzione che Monti sta guidando l’Italia verso i sacrifici necessari ed è un leader europeo con il quale discutere la comune ricetta di Usa-Ue per superare la crisi finanziaria.
A testimoniarlo è che Monti nell’intervista alla tv «Pbs» aveva auspicato martedì maggiori firewall finanziari per l’Eurozona «perchè mettendone di più grandi si riduce la possibilità  di doverli usare» e Obama ora risponde «sono d’accordo», lasciando intendere la necessità  di un maggior impegno della Germania.
Il presidente descrive America e Europa alleate per battere la crisi finanziaria, aiutare le svolte democratiche in Medio Oriente e Nord Africa, costruire la difesa missilistica Nato e sostenere la transizione afghana.
L’interesse americano per il risanamento italiano si deve alla convinzione che sia un passaggio cruciale per ridare stabilità  all’Eurozona, scongiurando una nuova recessione negli Stati Uniti.
A conferma dell’attenzione nei confronti dell’ospite, Pennsylvania Avenue lo accoglie con un cerimoniale che prevede dopo l’incontro nello Studio Ovale che Monti parli alla stampa al Pebble Beach, davanti all’entrata della West Wing.
L’intervista che segue è un ulteriore gesto di attenzione nei confronti del nostro Paese perchè finora Obama non ne aveva mai concesse in occasione della visita di un premier italiano a Washington.

Partiamo dalla crisi dell’Eurozona. In più occasioni lei ha espresso la necessità  di un’espansione dei «firewall finanziari per l’Europa». Ritiene che l’attuale cooperazione fra i governi di Germania, Francia e Italia vada nella direzione giusta?
«La situazione finanziaria in Europa sarà  al centro dell’agenda con il primo ministro Monti nell’Ufficio Ovale. Come ho detto durante la crisi, credo che l’Europa abbia la capacità  economica e finanziaria per superare questa sfida. Durante gli ultimi due anni, l’Europa ha compiuto un certo numero di passi difficili e cruciali per affrontare la crisi che cresceva. In Italia e in Europa i cittadini stanno compiendo sacrifici dolorosi.
Sotto la leadership del primo ministro Monti, l’Italia sta ora adottando passi impressionanti per modernizzare la sua economia, ridurre il proprio deficit attraverso una combinazione di misure su entrate e spese, riposizionando la nazione sul cammino verso la crescita.
Più in generale i governi europei si sono uniti nel riformare l’architettura dell’Unione europea. Una delle lezioni che gli Stati Uniti hanno appreso durante la nostra recente crisi finanziaria è stata l’importanza di dimostrare ai nostri cittadini, alle nostre imprese, e ai mercati finanziari che eravamo impegnati a fare ciò che serviva per risolverla.
Questo è il motivo perchè abbiamo chiesto con urgenza ai nostri partner europei di erigere abbastanza firewall finanziari per evitare che la crisi si diffondesse.
Sono d’accordo con quanto il primo ministro Monti ha detto: se l’Europa mette in atto firewall sufficientemente grandi si riduce la possibilità  di doverli usare. Ciò che serve adesso è che tutti i governi europei dimostrino il loro impegno totale per il futuro dell’integrazione economica in Europa».
Perchè la soluzione della crisi del debito nell’Eurozona è così importante per gli Stati Uniti?
«È così importante perchè le nostre fortune economiche sono intrinsecamente legate e le relazioni con l’Europa sono una parte importante dei nostri sforzi per creare posti di lavoro e prosperità  negli Stati Uniti.
L’Unione europea è il singolo più grande partner economico dell’America, e il commercio e gli investimenti fra noi sostengono milioni di posti di lavoro su entrambi i lati dell’Atlantico.
Le nostre banche e i nostri mercati finanziari sono profondamente connessi.
Quando l’Europa va bene questo è positivo per i posti di lavoro e le aziende in America.
Quando la crescita in Europa rallenta o i vostri mercati finanziari sono instabili, noi ne sentiamo le conseguenze, così come voi avete sentito l’impatto della crisi finanziaria americana quattro anni fa.
Più semplicemente, gli Stati Uniti hanno un enorme interesse nella crescita dell’Europa e nel successo dell’area dell’euro.
Questo è perchè mi sono consultato strettamente e ripetutamente con le mie controparti europee durante la crisi. Ho condiviso con loro le lezioni rilevanti della nostra crisi recente mentre erano impegnate a fronteggiare questa sfida.
Il mio incontro con il primo ministro Monti è l’ultimo passo di una cooperazione che continua.
Ho intenzione di riaffermare al primo ministro il messaggio che ho portato ai miei partner europei in precedenza, nel caso più recente a Cannes durante il summit del G20: gli Stati Uniti continueranno a fare la loro parte per sostenere gli amici europei nel loro impegno per risolvere la crisi.
Voglio solo aggiungere che si tratta di qualcosa che va oltre l’economia. Americani ed europei hanno un profondo legame di amicizia, forgiato in guerra e rafforzato in pace. Vogliamo davvero che l’Europa si riprenda e prosperi.
Inoltre, l’Italia è uno dei nostri più importanti alleati e operiamo assieme all’Europa in qualsiasi cosa che facciamo nel mondo. Quando l’Europa è forte, prospera e sicura noi assieme siamo più efficaci, e il mondo è più prospero e pacifico».
In maggio nella sua Chicago ospiterà  il summit della Nato. Uno dei temi sarà  la transizione in Afghanistan. Qual è il ruolo che l’Italia può avere nello scenario del dopo-guerra?
«L’Italia ha avuto un ruolo cruciale e centrale nella Forza di assistenza e sicurezza internazionale della Nato in Afghanistan, uomini e donne delle vostre forze armate hanno servito con coraggio e altruismo, così come hanno fatto i vostri diplomatici e esperti di sviluppo.
Assieme con i nostri partner afghani e la nostra coalizione di 50 nazioni, abbiamo compiuto progressi reali nel raggiungere gli obiettivi condivisi di sconfiggere Al Qaeda, spezzare l’avanzata dei taleban e addestrare le forze di sicurezza nazionali afghane affinchè l’Afghanistan possa assumere la guida della sua sicurezza.
Italiani coraggiosi hanno dato le loro vite per ottenere tali progressi e noi siamo grati del sostegno del popolo italiano a questa missione vitale.
Apprezziamo l’impegno dell’Italia a rispettare gli accordi raggiunti al summit di Lisbona del 2010 per sostenere un processo di transizione guidato dagli afghani che è iniziato lo scorso anno, che consentirà  loro di avere la responsabilità  della sicurezza entro la fine del 2014.
Aspetto di dare il benvenuto al primo ministro Monti e ai nostri colleghi capi di governo nella mia Chicago per il summit della Nato. Sarà  un’opportunità  per delineare la prossima fase della transizione in Afghanistan.
La partnership strategica di lungo termine che l’Italia recentemente ha firmato con l’Afghanistan è un’affermazione forte e benvenuta sull’estensione dell’impegno dell’Italia oltre il 2014, proprio come gli Stati Uniti stanno costruendo una partnership duratura con il popolo afghano.
Al tempo stesso, l’Italia e gli Stati Uniti si sono uniti al resto della comunità  internazionale nell’offrire sostegno politico ad un processo di riconciliazione guidato dagli afghani che può contribuire a porre fine ad un’insurrezione che ha minacciato il popolo afghano e il resto del mondo per già  troppo tempo.
Il summit di Chicago sarà  anche un’opportunità  per noi di consultarsi su altri temi dell’agenda Nato. La Nato è il pilastro dell’Alleanza transatlantica e della sicurezza europea.
Come l’intervento in Libia ha dimostrato, è anche un pilastro della sicurezza globale. Guardando in avanti, abbiamo bisogno di assicurarci che quando la prossima crisi inattesa si manifesterà , saremo pronti a rispondere.
Questo è il motivo per cui lo “Strategic Concept” della Nato sta preparando l’alleanza per le missioni e sfide del futuro.
Questo è il motivo del perchè i ministri della Difesa Nato recentemente hanno deciso di aggiornare le nostre capacità  condivise di intelligence, sorveglianza e controllo. E questo spiega perchè quando ospiterò il summit in maggio, faremo passi importanti per assicurare che la Nato abbia le capacità  necessarie per affrontare le sfide del nostro tempo, inclusi i progressi verso il sistema di difesa missilistica Nato».
La Primavera araba si svolge non lontano dalle coste italiane. Come possono i nostri Paesi essere d’aiuto ai nuovi governi arabi affinchè possano costruire società  più stabili, libere e prospere?
«È stato un anno straordinario. In Medio Oriente e nel Nord Africa i cittadini si sono sollevati in nome della loro dignità  e dei diritti universali. Le transizioni democratiche in Tunisia, Egitto e Libia sono in corso.
Assieme alla comunità  internazionale abbiamo chiarito che l’orrenda violenza contro il popolo siriano deve finire e che Bashar Assad deve dimettersi così che una transizione democratica possa iniziare immediatamente.
Ognuna di queste nazioni affronterà  esami politici e economici procedendo sulla strada della democrazia. Gli Stati Uniti e l’Europa condividono un profondo interesse nel successo di queste transizioni. Saranno i popoli della regione a determinare il loro futuro ma gli Stati Uniti e l’Europa possono e devono sostenerli in questo momento cruciale.
Per questo ho fatto del sostegno alle riforme politiche ed economiche nella regione una linea d’azione degli Stati Uniti. Continueremo a sostenere le riforme democratiche e puntiamo ad un pacchetto di riforme economiche e di partnership per aiutare queste nazioni ad affrontare le difficoltà  economiche che sono anche alla base delle richieste di cambiamento.
Il sostegno internazionale può avvenire sotto molte forme, inclusi commercio e investimenti, assistenza tecnica per le elezioni, potenziamento della società  civile e il sostegno fondamentale ai diritti universali. Grazie alla sua ricca esperienza storica in transizioni politiche, l’Europa ha un ruolo particolare da giocare.
L’Italia è stata una tenace promotrice dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto in queste nazioni e noi rendiamo omaggio a tali sforzi per sostenere transizioni che rispettino tali valori.
L’Italia ha inoltre dato contributi importanti al successo dei nostri sforzi per salvare vite e sostenere il popolo libico nel porre fine al regime di Gheddafi. Come ho detto in maggio, ci saranno pericoli che accompagneranno momenti promettenti ma sono sicuro che, con il vostro sostegno, vi saranno giorni migliori e di maggiore speranza per i popoli del Medio Oriente e del Nord Africa, che meritano gli stessi diritti e opportunità  degli altri popoli del mondo».
Nel discorso che pronunciò a Berlino nel luglio del 2007 disse che “in questo nuovo secolo americani e europei dovranno fare entrambi di più, e non di meno”. Quali sono le nuove sfide comuni che abbiamo davanti?
«Viviamo in un’era nella quale i destini delle nazioni e dei popoli sono connessi come mai avvenuto prima. In un mondo dove le crisi finanziarie possono diffondersi rapidamente dobbiamo coordinare le nostre risposte, come abbiamo fatto al G-20, per assicurarci che la crescita globale sia bilanciata e sostenuta.
Le nuove minacce attraversano confini e oceani, dobbiamo smantellare i network terroristici e fermare la diffusione delle armi nucleari, affrontare i cambiamenti climatici, combattere la carestia e le malattie.
E poichè i cittadini rischiano le loro vite nelle strade del Medio Oriente e del Nord Africa, il mondo intero è in gioco nelle aspirazioni di una generazione impegnata a determinare il proprio destino.
Dobbiamo affrontare assieme queste minacce e sfide. Non c’è maniera migliore di farlo che attraverso la nostra alleanza con l’Europa, che è la più stretta e forte del mondo, radicata in storia e valori comuni.
Come ho detto spesso, la relazione dell’America con i nostri alleati e partner europei è il pilastro del nostro impegno nel mondo.
Lo abbiamo visto in Afghanistan, dove le nostre forze sono spalla a spalla. Lo abbiamo visto in Libia, dove la Nato ha fronteggiato la necessità  assumendosi la responsabilità  della protezione civile, dell’embargo di armi e della imposizione della no-fly zone.
L’Italia e le sue forze armate hanno avuto un ruolo vitale in queste missioni. La nostra partnership transatlantica è l’alleanza di maggiore successo e il più grande catalizzatore di azione globale. Sono determinato a fare in modo che resti tale».
Lei non ha antenati italiani ma, come ha detto intervenendo al gala della Fondazione italoamericana Niaf a Washington, è circondato da stretti consiglieri che ce l’hanno: da Leon Panetta a Janet Napolitano e il generale Raymond Odierno, dall’ex presidente della Camera Nancy Pelosi a Jim Messina e Alyssa Mastromonaco. Che cosa prova a lavorare circondato da tanti americani di origine italiana?
«Come presidente è un onore lavorare con così tanti colleghi e componenti dello staff con le radici in Italia. Sono gli ultimi di un lungo elenco di italiani-americani che hanno dato contributi durevoli alla prosperità  e sicurezza dell’America, e sono orgoglioso di averne così tanti nel mio team.
Sono anche orgoglioso di lavorare assieme a così tanti leader politici italiani-americani di talento, come la mia amica Nancy Pelosi che ha fatto la Storia diventando la prima donna a presiedere la Camera dei Rappresentanti.
L’Italia può essere fiera del fatto che i suoi figli e le sue figlie continuano a dare contributi inestimabili al successo degli Stati Uniti e alla nostra partnership bilaterale. Ovviamente devo aggiungere che due persone come Danilo Gallinari e Marco Belinelli garantiscono un certo buon nome anche alla Nba».

Maurizio Molinari
(da “La Stampa“)

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CASE, CONSULENZE, DONAZIONI, EVITATO IL PIGNORAMENTO DI UNA CASA DI ALEMANNO: ECCO I REGALI DEI COLONNELLI DI AN

Febbraio 9th, 2012 Riccardo Fucile

SOTTRATTO UN TERZO DEL CAPITALE, IMMINENTE L’INVIO DI AVVISI DI GARANZIA PER LA SCANDALOSA GESTIONE DEL PATRIMONIO DI ALLEANZA NAZIONALE

Preoccupati di finanziare l’attività  politica del Pdl piuttosto che avviare a liquidazione di An, gli amministratori filo berlusconiani del partito che fu di Fini rischiano di pagare adesso le loro leggerezze nella gestione dei conti.
Ricche parcelle ad avvocati per “non meglio precisati motivi”, consulenze dalle finalità  tutte da verificare, locazione di immobili a prezzi stracciati, attività  di propaganda a beneficio del Pdl come se An ne fosse una corrente.
E i conti adesso non tornano per 26 milioni di euro.
C’è questo e tanto altro nelle 23 pagine della relazione degli ispettori del Tribunale di Roma dalle quali muovono le indagini della Polizia tributaria e l’inchiesta della Procura della Repubblica della Capitale.
E tanto basta per mettere altra benzina al fuoco tra pidiellini e finiani, anche perchè tutto parte dai sospetti e dalla denuncia degli uomini di Fli ai quali è stato in gran parte sottratta la gestione del tesoro da oltre 400 milioni di euro (immobili inclusi). Insomma, tra le due fazioni tornano a volare gli stracci.
La denuncia parte dal deputato Antonio Bonfiglio e da Rita Marino, storica segretaria di Fini e ex vicepresidente del Comitato di gestione di An e in queste settimane ha trovato riscontri nella relazione dei periti, il professore Simone Manfredi e l’avvocato Giuseppe Tepedino.
Il primo elemento a destare i sospetti dei periti è un prestito da 3,7 milioni di euro al Pdl, restituito dopo appena un mese: guarda caso dopo la denuncia dei finiani sulle presunte anomalie di gestione.
Era il 2010, Raisi e altri vicini a Fini lasciano il comitato di gestione, subito rimpiazzati da Matteoli, Alemanno, Gasparri e La Russa.
Molto ruota attorno alla discrepanza tra il patrimonio netto dell’associazione An certificato al marzo 2009 e quello registrato il 18 novembre 2011.
“La differenza tra i due valori – scrivono i periti – risulta essere negativa per circa 26 milioni di euro a conferma che nel lasso temporale l’associazione ha continuato ad essere gestita con criteri di “continuità ” e non di “liquidazione””.
Ma a destare dubbi è anche l’impossibilità  di accertare tutti i movimenti: sono i “buchi neri” dei rendiconti.
Altro tassello, i pagamenti di parcelle e consulenze da migliaia di euro “per i quali non è stato possibile riscontrare causale ed effettivo pagamento”.
Nella relazione c’è anche il riferimento ad una richiesta di pagamento per 60 mila euro per prestazioni rese dal senatore ed avvocato Mugnai, oggi presidente della Fondazione, sebbene non risulti poi nella lista dei creditori.
Un capitolo della relazione riguarda le dismissioni di immobili “senza nessuna indicazione sulla valutazione” nè tantomeno sul “vantaggio economico per l’associazione”.
Nei bilanci non sarebbe stata registrata a norma di legge la donazione derivata dall’eredità  della famiglia Colleoni per 365 mila euro, “cessione avvenuta circa un anno e mezzo prima”.
A quel cespite apparteneva la famosa casa di Montecarlo. E se la somma non risulta, spiega al telefono Mugnai, è perchè il conto “è ancora all’estero ma stiamo provvedendo a farlo rientrare”.
Quindi, i 3milioni 750 mila euro “prestati” al Pdl e subito restituiti. “Appare necessario chiarire – si legge – che di tale movimentazione non vi è traccia nel rendiconto chiuso al 31 dicembre 2010”.
È solo uno dei prestiti, altri ne emergono invece dal bilancio, tutti “concessi a fondo perduto”. Poca chiarezza viene denunciata inoltre sugli inventari dei beni mobili e immobili.
Chi li usa e per far cosa?
Raccontano sia stato assai “schietto” il chiarimento tra La Russa e Bocchino, andato in scena nel pomeriggio a margine del vertice Pdl-terzo polo sulla legge elettorale. “Anzichè liquidare e chiudere An, gli amministratori hanno speso ed è bene che si faccia chiarezza” dice il vicepresidente di Fli Bocchino.
“Non è un altro caso Lusi, ogni euro è tracciato” gli replica La Russa. Ma ormai è guerra aperta.
“Gravissimo se hanno finanziato il partito del miliardario Berlusconi” attacca Granata, col presidente della Fondazione, il senatore Mugnai che si difende: “Nessuna sparizione, bilancio chiaro e documentato”.
Storace vuole andare a fondo: “Se le cose stanno così, faranno la fine di Lusi”.

Carmelo Lo Papa e Francesco Viviano
(da “La Repubblica“)

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