Febbraio 7th, 2012 Riccardo Fucile
TRA PENDOLARI E CAMBI DI RESIDENZA, I DATI SMENTISCONO IL PRESUNTO IMMOBILISMO….A UN ANNO DALLA LAUREA IL GIOVANE MERIDIONALE SI TROVA DISTANTE DA CASA 214 CHILOMETRI
Eppur si muovono: meno di quanto si faceva negli anni Sessanta, in misura minore anche rispetto agli anni pre-crisi, ma gli italiani, i giovani soprattutto, vanno a cercare il lavoro dove c’è.
Il guaio è che spesso non lo trovano.
Stare vicino a mamma e papà non è una priorità : certo aiuta se il lavoro è precario e lo stipendio è basso o se i genitori coprono il vuoto assistenziale legato – in caso di figli piccoli – alla mancanza di asili nido.
Ma spostarsi non è un problema.
Secondo un’indagine elaborata dall’Isfol con il dipartimento demografico della Sapienza di Roma il 72 per cento dei giovani fra i 20 e i 34 anni è disponibile a spostarsi pur di trovare lavoro.
Il 17 per cento mette in conto di vivere in un altro paese europeo, quasi il 10 è disponibile anche a cambiare continente.
Una tendenza confermata dai dati dello Svimez, dell’Istat e di Almalaurea. Le resistenze a cambiare città o regione sono basse, specialmente in presenza di un titolo di studio elevato.
E il cambio di mentalità è generalizzato, riguarda sia il Nord che il Sud, sia i maschi che le femmine.
Nel 2010, spiega lo Svimez, 250 mila persone si sono spostate dalle regioni meridionali ad altre aree del Paese.
Di queste 114 mila hanno effettuato il cambio di residenza (erano 70 mila solo a metà degli anni 90) e 134 mila si sono attrezzati con la mobilità a lungo raggio e il pendolarismo.
Volendo considerare il lungo periodo le quote lievitano: dal 1990 al 2005, certifica la Banca d’Italia, il passaggio dal Sud al Nord ha coinvolto due milioni di persone.
“Dire che i giovani vogliono starsene con papà e mamma è un luogo comune – assicura Luca Bianchi, vicedirettore dello Svimez – in realtà c’è una grande disponibilità sia a muoversi che ad accettare occupazioni non corrispondenti al titolo di studio. E’ vero che negli ultimi mesi in fenomeno si è ridimensionato: fra il 2008 e il 2010 ci sono state 15 mila migrazioni in meno, ma questo è un effetto della crisi”.
Anche loro sono disposte a partire: nel 2009, prendendo in considerazione i titoli di studio medio-alti (diploma e laurea), il 54,6 per cento degli spostamenti per lavoro da Sud a Nord è dovuto alla componente femminile e ciò spiega in parte il crollo delle nascite nelle regioni meridionali.
Fra le laureate, dato nazionale di Almalaurea, solo il 4,9 per cento delle ragazze non è disponibile a spostarsi.
Nel 2010, dati Svimez, quasi 60 mila laureati si sono spostati dal Sud a Nord per motivi di lavoro (oltre 18 mila con cambio di residenza) e 1.200 sono “fuggiti” all’estero.
Almalaurea certifica che solo il 3,8 per cento dei laureati italiani non è disponibile a trasferimenti. Di fatto, ad un anno dalla tesi, i laureati meridionali lavoro a 214 chilometri di distanza media dal comune di nascita, ma la media italiana è comunque alta (88 Km).
La disponibilità a spostarsi aumenta all’aumentare del reddito della famiglia di provenienza. “Einaudi diceva che per governare bisogna conoscere” ricorda Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea “affermare che i giovani tendono all’immobilismo è un errore smentito dalle cifre. Non è poggiando su vecchi luoghi comuni che troveremo la strada per uscire dalla crisi”.
Luisa Grion
(da “la Repubblica”)
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Febbraio 7th, 2012 Riccardo Fucile
IL PDL APRE ALLE CONSULTAZIONI SULLA LEGGE ELETTORALE…LE APERTURE VERSO IL PD SPIAZZANO I SUOI… LA NUOVA STRATEGIA DEL CAVALIERE: OFFRE L’INCIUCIO E DIALOGA CON TUTTI
Nella primavera di due anni fa, fu chiamato “lo spirito di Onna”.
Silvio Berlusconi, in una delle località simbolo dell’Abruzzo disastrato dal terremoto, tenne un discorso pacificatore e bipartisan nel giorno della Liberazione.
Le cronache di allora raccontarono di un indice di gradimento dell’85 per cento, trampolino di lancio perfetto per lo “statista” B. al Quirinale.
Una manciata di giorni però e a fine aprile scattò quella che secondo l’ex ministro Gianfranco Rotondi fu “una congiura per frenare l’ascesa del premier”.
Da Noemi Letizia in poi, uno scandalo sessuale dopo l’altro, che nel gennaio di un anno fa a Cortina d’Ampezzo fecero dire a Vittorio Feltri, da direttore di Libero: “Spero che il prossimo presidente della Repubblica non sia Berlusconi: immaginate cosa potrebbe succedere con le escort al Quirinale”.
Adesso, in questo freddissimo febbraio, “lo spirito di Onna” è risorto in un contesto diverso.
A Palazzo Chigi c’è il tecnico Mario Monti e Berlusconi si sta ritagliando un ruolo di padre nobile “responsabile” del governo.
Appena una settimana fa il tema imperante a destra era la libanizzazione del Pdl e i mal di pancia dei falchi contro “l’esecutivo delle banche”. Oggi la scena appare completamente cambiata.
Berlusconi è tornato a far sentire la sua voce con varie interviste, dimostrando di essere ancora lui il dominus del Pdl, e non l’evanescente segretario Angelino Alfano, e ha messo sul tavolo della maggioranza tripartita l’offerta concreta di dialogo (inciucio) sulla legge elettorale.
Il confronto è iniziato con la delegazione del Pdl che incontrerà le altre, anche quelle delle forze di opposizione (Lega e Idv) e dei movimenti non presenti in Parlamento (Sel, Rifondazione e Destra di Storace).
Ma nel grande ventre parlamentare del Pdl a tenere banco è un interrogativo che riguarda proprio il Cavaliere.
Se fino a sette giorni fa, il dilemma era “responsabile” o “falco”, ieri c’è stata un’altra metamorfosi.
Come riassumono vari deputati berlusconiani sorpresi e disorientati: “Abbiamo di nuovo due Berlusconi. Uno è quello di Libero che dice di essere bipolarista, vuole l’inciucio solo con il Pd e conferma Alfano candidato-premier, l’altro è quello del Giornale di Sallusti e Feltri che fonda un nuovo partito, sconfessa Alfano e propende per un sistema proporzionale”.
Il Cavaliere, con toni diversi, ha smentito entrambi i quotidiani a lui vicini e questo ha finito per alimentare altri dubbi e voci.
Sulla legge elettorale e il relativo sistema politico, il nodo sarà sciolto solo a settembre, dopo un logorante confronto di almeno sei-sette mesi, ma nel frattempo è chiaro a tutti che al ritorno del Cavaliere corrisponde un altro interrogativo: che farà il “padre nobile” B.?
Ieri il redivivo Sandro Bondi lo ha definito il più grande statista italiano dopo De Gasperi e qualche giorno prima il sottosegretario tecnico Gianfranco Polillo (in realtà sia socialista legato a Cicchitto, sia repubblicano vicino a Nucara) ha esplicitato un desiderio comune a molti: “Spero vada al Quirinale”.
Il tema ritorna e tutte le mosse dell’ex premier sembrano andare nella direzione del Quirinale.
Dice un ex ministro del suo governo, a microfoni spenti: “Il nuovo capo dello Stato sarà eletto nel 2013, quando si celebrerà il ventennio berlusconiano”.
Chi ha parlato con il Cavaliere in queste ore offre un altro indizio: “Ha la testa soprattutto per i suoi guai giudiziari (Mills e Ruby, ndr) e se dovesse risolverli a suo favore tutto è possibile, compreso un rinnovato interesse per il Quirinale”.
Anche per questo, Berlusconi ha inaugurato una serie di interviste all’estero (ieri a The Atlantic: “Con gli italiani non mi devo scusare di nulla, sanno che sono una brava persona”) con l’obiettivo principale di riabilitare la sua immagine, devastata dallo spread e dagli scandali sessuali.
Poi, la scelta di sistema per la Terza Repubblica prossima a venire farà il resto: Berlusconi al Quirinale, Monti o Passera a Palazzo Chigi (qualcuno fa il nome della Cancellieri), il centrista Casini presidente del Senato, il democrat D’Alema a capo della Camera. Solo fantapolitica?
No, in Transatlantico sono in tanti ormai a disegnare solo scenari di inciucio per il futuro.
E adesso, dopo tre mesi di silenzio, si torna a parlare di una casella da destinare al padre-padrone della destra. La più autorevole e prestigiosa.
Persino Fini ha definito la sua disponibilità al dialogo come “prova di grande maturazione”.
Con B. di nuovo in campo, il film della Terza Repubblica sta per cominciare sul serio. Senza dimenticare che, alla fine dell’anno, più di cento parlamentari del Pdl hanno presentato una proposta di legge per l’elezione diretta del capo dello Stato.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 7th, 2012 Riccardo Fucile
ALEMANNO A DICEMBRE AVEVA TOLTO ALL’AMA IL RUOLO PRINCIPALE NELLA GESTIONE DELLE SITUAZIONI ECCEZIONALI… SUB E CACCIATORI NELL’ELENCO DEI VOLONTARI PER SPARGERE IL SALE IN CITTA‘
Sono rimaste lì per qualche anno e di certo erano lì venerdì pomeriggio e venerdì notte, proprio mentre i romani erano bloccati sul Raccordo, o nelle tante strade paralizzate dalle precipitazioni atmosferiche e da un piano antineve che, oggettivamente, non ha funzionato.
Alle otto della sera di quel venerdì, racconterà poi il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, «Alemanno mi ha telefonato, cercava uno spazzaneve»
Un po’ come tutti i romani, che si guardavano intorno nella speranza di trovare mezzi in grado di liberare le strade – e le loro vite – da quella morsa di traffico e neve.
In quei momenti, le lame erano lì: ferme, abbandonate.
Comprate – con i soldi dei romani – e poi lasciate lì, senza manutenzione.
Per trovarle basta andare in via Baccelli, a San Saba.
Il deposito Ama si trova dietro un centro anziani: sono decine, sia fisse sia con i pistoni per girare.
Sono di quelle da attaccare ai compattatori dell’Ama per trasformare i mezzi in spazzaneve: e sono di proprietà dell’Ama, comprate a più riprese in anni nei quali il Piano antineve del Campidoglio puntava tutto sulla municipalizzata.
Poi, con l’arrivo di Gianni Alemanno al Comune, è cambiato tutto.
Perchè nel dicembre 2005 l’ordinanza antineve era chiara: «L’Ama deve fare fronte alle proprie incombenze con tutti i mezzi a disposizione e con il personale necessario, collaborando con gli organi comunali per lo sgombero della neve e per lo spargimento del sale».
Invece, nell’atto del 14 dicembre 2011, il Campidoglio stabilisce che «Ama parteciperà a supporto, compatibilmente con i propri compiti istituzionali (…) per le opere di spazzaneve metterà a disposizione sei mezzi, tre pale meccaniche, una lama, due spandisale».
Sei mezzi. E il sale chi lo sparge?
Il servizio giardini, «le ditte appaltatrici della manutenzione stradale» e le associazioni di volontariato.
E chi sono i volontari che devono salvare i romani dal ghiaccio? Ci sono vigili in pensione, la «misericordia Appio tuscolano» e «Park forest rangers».
La «Federcaccia». «Blu sub». Cacciatori e sommozzatori.
Il Pd, con il consigliere Athos De Luca, si indigna: «Quelle lame spazzaneve non utilizzate sono un monumento allo spreco e all’insipienza. E ciò dimostra che, per salvare la città dall’incubo neve, sarebbe stato sufficiente riuscire a organizzare quello che c’era. Anche perchè affidarsi ad Ama avrebbe significato puntare su squadre organizzate, alle quali era sufficiente pagare gli straordinari. Invece si sono affidati alle ditte esterne. E a quei volontari lì».
«Alemanno la smetta di dire che “Roma non è pronta alla neve”: con lui, forse, ma prima i mezzi c’erano, c’era il sale, c’era tutto».
Le lame spazzaneve, adesso, così abbandonate e senza manutenzione da anni, saranno probabilmente destinate alla dismissione.
La signora del centro anziani che ce le mostra aspetta gli uomini dell’Ama: «Mi hanno telefonato perchè vogliono prenderle, ma quando arrivano?».
Troppo tardi signora, troppo tardi.
Alessandro Capponi
(da “Il Corriere della Sera“)
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Febbraio 7th, 2012 Riccardo Fucile
I MILITARI ALL’OPERA A URBINO E AD ANCONA: 10 SPALATORI COSTANO 700 EURO AL GIORNO, PIU’ VITTO E ALLOGGIO…SENZA LA DICHIARAZIONE DELLO STATO DI EMERGENZA DEVONO PAGARE I COMUNI
I sindaci alle prese con l’emergenza neve, vogliono l’aiuto dei militari dell’Esercito?
Nessun problema, basta pagare: 700 euro al giorno per dieci spalatori (cioè soldati con una pala in mano), più il vitto, e l’alloggio.
E’ quanto sta pagando, spinto da un’emergenza che si fa ogni ora più grave, il Comune di Urbino: nel circondario la neve ha raggiunto i 3-4 metri di altezza, l’accesso a singole abitazioni e intere frazioni è sempre più difficile, e i mezzi a disposizione non bastano più.
Decisamente più salato si prospetta il conto del Comune di Ancona, che proprio stamani ha reclutato 14 spalatori del 28/o Reggimento di Pesaro e 17 militari (più sei mezzi spazzaneve) in arrivo da Piacenza, per liberare le frazioni rimaste off limits.
E così ogni altro Comune che necessiti di un supporto analogo.
“Non voglio fare polemiche, in un momento così drammatico le istituzioni devono collaborare, e non polemizzare” premette il presidente Pd della Provincia di Pesaro Urbino Matteo Ricci, che ha sollevato il tema. “Ma non mi sembra giusto che lo Stato faccia pagare i Comuni in un frangente simile, quando raggiungere o non raggiungere un’abitazione, un borgo sepolto dalla neve è spesso questione di vita o di morte per anziani, malati, bambini. I Comuni e le Province sono già strozzati dal Patto di stabilità , stanno spendendo milioni di euro, che non hanno, per mettere in campo spazzaneve, pale meccaniche, servizi di prima necessità , e devono pagarsi pure l’Esercito…”.
Al sindaco di un piccolo comune della zona che aveva provato a saggiare il terreno è giunto un fax di risposta con un preventivo di 800 euro: doccia gelata, e la scelta di rinunciare all’impiego delle tute mimetiche.
“Per fortuna — è l’amara ironia dell’assessore provinciale ai Lavori pubblici Massimo Galuzzi – Urbino risparmia qualcosa sull’alloggio: i militari arrivano al mattino da Pesaro, e tornano a dormire in caserma”.
Da qui, dalla prima linea di un territorio dove nevica da una settimana e il sistema rischia il collasso, le baruffe sulla neve a Roma appaiono “molto, molto lontane”.
“Le Forze armate non avanzano richieste onerose alle amministrazioni locali per intervenire” precisa in serata il ministero della Difesa. “Il problema dell’onerosità dei concorsi — spiega in una nota — riguarda i rapporti tra le Amministrazioni ministeriali”.
Cioè, sembra di capire, i rapporti fra ministero della Difesa e degli Interni: i sindaci dovrebbero essere risarciti se e quando per i loro territori verrà dichiarato lo stato di emergenza.
Stato di emergenza che la Regione Marche non ha chiesto, almeno per ora, perchè, lo ha ricordato il governatore Gian Mario Spacca, in base al decreto Milleproroghe a pagare sarebbero i cittadini”, costretti a subire, come proprio qui è già avvenuto con l’alluvione di un anno fa, un aumento delle accise sulla benzina.
Intanto, il ministro Giampaolo Di Paola “ha confermato al capo di Stato Maggiore della Difesa Biagio Abrate l’esigenza di utilizzare i reparti delle forze armate disponibili per fronteggiare l’emergenza neve”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 7th, 2012 Riccardo Fucile
VERNICE VERDE E OFFESE CONTRO LA CONSIGLIERA COMUNALE NOTA PER AVER SCOPERCHIATO LO SCANDALO AFFITTOPOLI DEL PIO ALBERGO TRIVULZIO E DELL’ADER… “SULLA TRASPARENZA IO VADO AVANTI, SE NE FACCIANO UNA RAGIONE”
“Ciabò a morte”, “Fini traditore”, “Ciabò venduta”. Queste alcune delle scritte comparse due notti fa notte sul muro e la finestra della sede milanese di Futuro e libertà in via Lanzone.
Vernice verde e un comune denominatore: le offese contro la consigliera comunale e coordinatrice di Fli Barbara Ciabò e contro il presidente della Camera nonchè fondatore del partito Gianfranco Fini.
“Non so proprio chi possa essere stato — spiega Ciabò per nulla intimorita — Certo non è un messaggio rassicurante, ma se qualcuno pensa che io mi preoccupi per questo episodio, sbaglia. E di grosso”.
Del resto, Barbara Ciabò, classe 1967, laureata in legge, consigliere comunale da oltre 10 anni e attuale presidente della Commissione Casa e demanio del Comune di Milano, è abituata alle polemiche e di fronte a qualche scritta non perde per nulla la calma.
Eletta nel 2006 in “Alleanza Nazionale”, è confluita in Futuro e libertà seguendo la scissione politica voluta da Fini.
In prima linea sul tema della trasparenza nell’amministrazione pubblica, Ciabò ha scoperchiato il pentolone dello scandalo noto come “Affittopoli” legato alla gestione del patrimonio del Pio Albergo Trivulzio (Pat).
“Forse questo mio impegno sul fronte della legalità infastidisce qualcuno — spiega ancora la coordinatrice di Fli che a febbraio aveva chiesto l’accesso agli elenchi degli affittuari del Pat, vedendoseli rifiutare per presunti motivi di “privacy” — Ma ho intenzione di andare avanti, specie per quanto riguarda il filone delle infiltrazioni mafiose in Lombardia”.
Insomma, dopo essere passata alle cronache nazionali come “l’osso duro della Baggina” ed essere rimasta fuori dal Consiglio di amministrazione dell’Aler (l’Azienda lombarda edilizia residenziale, per aver insistito nel chiedere di renderne pubbliche le liste, ora Ciabò promette nuovamente battaglia e a chi crede di intimorirla con scritte sul muro dice: “Io vado avanti, se ne facciano una ragione”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 7th, 2012 Riccardo Fucile
DI FRONTE A CONTESTAZIONI CIRCOSTANZIATE NEL MERITO SUI DUE EMENDAMENTI DA LUI PRESENTATI, IL DEPUTATO DI FLI TOGLIE L’AMICIZIA SU FB AL NOSTRO DIRETTORE INVECE CHE AI VIVISETTORI, POI CANCELLA IL NOSTRO POST E E CI ACCUSA DI VOLER FAR MORIRE I NOSTRI CARI PER NON VOLER FARE SPERIMENTARE SU ANIMALI CURE MIRACOLOSE
In merito all’ampio e documentato articolo che abbiamo dedicato alla votazione alla Camera relativa alla direttiva europea sulla vivisezione e alla presentazione di due emendamenti a firma Raisi (Fli) (articolo che trovate sulla nostra home page e che per correttezza abbiamo postato anche nella pagina Fb dell’on Raisi) riceviamo dal deputato di Futuro e Libertà questa cortese nota che riproduciamo integralmente:
Cazzate le scrivete voi che cadete nella propaganda della Brambilla come dei bambinoni. Llegete bene le norme e la legge e siate menù faciloni nel fare i commenti EED esprimere i giudizi perchè essere strumentalizzati da miss autoreggenti e’ il massimo.
E poi vorrei sapere per quale motivo essere a favore del mantenimento della ricerca scientifica nel nostro paese che inevitabilmente prevede anche la sperimentazione animale, che non vuol dire vivisezione lo dico perchè ignorate anche questo, significa essere succubi delle presunte lobbies farmaceutiche: siete ignoranti e offensivi e di questo articolo vi dovete vergognare.
Spero solo che nessun vostro caro debba aver bisogno di cure che debbano essere sperimentate su animale perchè vi rimangereste ciò che avete scritto.
Enzo Raisi
Non ci siamo permessi di provvedere ad alcuna correzione poichè, essendo noi “ignoranti”, come ci ricorda l’on Raisi, non avremmo voluto rovinare nè la fluidità grammaticale del suo dire nè la sua profonda analisi tecnica del tema.
Qua di seguito pubblichiamo la risposta del nostro direttore.
Caro amico Raisi,
anzi ex amico sarebbe il caso di dire, visto che, in un impeto d’ira non controllato e non attenuato da uno di quei tanti farmaci calmanti in commercio, tutti uguali tra loro, ma sperimentati separatamente su centinaia di animali in centinaia di diversi laboratori, hai pensato bene di cancellarmi dalle tue amicizie su Facebook, insieme al post che commentava i tuoi emendamenti, mi hai fatto ricordare un episodio di tanti anni fa.
Una localizzazione che dovrebbe perlomeno accomunarci per le origini, un congresso nazionale del Msi.
Poco più che ventenne, impegnato nelle battaglie ambientaliste degli allora Gruppi di Ricerca Ecologica, ricordo che illustrai un ordine del giorno contro la vivisezione, primo caso in Italia in un congresso di un partito di destra.
Ricordo l’attenzione con cui l’allora segretario Giorgio Almirante seguì il mio breve intervento: alla fine si alzò per darmi la mano, dimostrando sensibilità al tema, dicendomi un semplice e convinto “grazie”.
Altro stile certo, ma anche altra classe dirigente, ne converrai.
Allora le posizioni erano tante, magari si litigava ferocemente su tutti i temi, ma c’erano personaggi di spessore in grado di sostenerli, giusti o sbagliati che fossero.
Non c’erano soggetti che negavano di aver votato sì ad un emendamento, salvo poi, di fronte alla pubblicazione dei tabulati, qualificarsi come bugiardi.
Non c’erano politici che per giustificare un emendamento prima ne negano gli effetti, poi li sminuiscono, poi come contorsionisti si attaccano alle autoreggenti di una poveretta come argomento politico, per finire con il dover ammettere lo scopo che li ha mossi e gli interessi che intendevano tutelare.
La tua reazione scomposta non fa che dimostrare che avevo visto giusto, la tua assoluta mancanza di una risposta nel merito conferma che parli di argomenti che non conosci.
Basta avere una minima dimestichezza con i testi di norme ed emendamenti per capire che se i tuoi fossero passati avrebbero permesso il mantenimento e il proliferare di tanti Green Hill e di tante sperimentazioni senza anestesia.
Qualcuno ha giustamente osservato: la norma europea non tutela a sufficienza gli animali.
E’ vero, non serve chiudere gli allevamenti in Italia se poi si permette l’importazione dall’estero: infatti mi chiedo perchè non hai fatto un emendamento in tal senso?
Non lo hai fatto semplicemente perchè lo spirito del tuo interessamento era l’opposto, quello di tutelare le case farmaceutiche e i centri di ricerca che ricevono lauti finanziamenti dallo Stato per ricerche che non servono a nulla.
Esiste un’ampia documentazione scientifica che lo dimostra, avallata da illustri scienziati.
Intendiamoci, non contesto il tuo diritto ad avere la tua opinione, ma dato che non rappresenti te stesso, ma Fli, è mio diritto ritenere che hai fatto politicamente una cazzata mostruosa che Fli pagherà cara elettoralmente:
E per cosa, visto che i tuoi emendamenti sono stati respinti 400 a 40?
Per quale motivo si è voluto spostare il partito su posizioni da “becero destra”, più affini a Lega e Pdl, invece che a un movimento futurista che sa interpretare la società del futuro e i valori che emergono nella società ?
Lascia stare la retorica dei parenti che muoiono a causa del divieto di sperimentare farmaci su animali; sono argomenti fasulli che andavano di moda trent’anni fa.
Potrei risponderti: quanti pazienti entrano con minime patologie negli ospedali italiani e ne escono con altre più gravi, per malattie contratte in ambienti sanitari o per cure sbagliate?
Quante speculazioni esistono nel fissare i prezzi delle medicine, quante sono realmente testate, quante sono copiate e fatte passare per frutto di ricerche?
Mi fermo qua, caro ex amico che non ama il confronto e non accetta critiche dalla base.
Spero per te che un giorno ti possa vergognare per gli insulti che mi hai indirizzato solo per aver dissentito.
Se così non fosse, cercherò di sopravvivere lo stesso.
Anche senza i farmaci, a te cari, testati su animali.
A tua disposizione per qualsiasi confronto pubblico sul tema, io non sfuggo.
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Febbraio 7th, 2012 Riccardo Fucile
ITALIA FANALINO DI CODA IN EUROPA PER L’UTILIZZO DEI FONDI STRUTTURALI…ALLA FINE DEL 2011 BEN IL 53% DEI CIRCA 28 MILIARDI UE NON ERA STATO ANCORA IMPEGNATO….8 MILIARDI DOVRANNO ESSERLO ENTRO IL 2013…UN RITARDO CHE PAGA IL SUD CON MENO RISORSE E LAVORO
«Molti sforzi sono stati messi in campo per evitare il disimpegno di questi fondi», concede Luca Bianchi, vicedirettore dello Svimez, ricordando la corsa a certificare le spese di 57 programmi italiani su 58 nello scorso mese di dicembre.
«Ora abbiamo bisogno di progetti nuovi perchè la parte ancora da spendere è ben più ampia degli 8 miliardi segnalati dalla Commissione», prosegue Bianchi.
«Il tesoretto residuo, tra fondi Ue e cofinanziamento nazionale, è di circa 40 miliardi e di questi 30 sono per il Sud.
Andranno impegnati entro il 2013 e poi spesi entro il 2015. Un grande aiuto per creare occupazione».
Gli ispettori comunitari a Roma insegnano a “creare occupazione”
In realtà la Commissione europea si era già espressa con chiarezza, al termine del Consiglio del 30 gennaio scorso a Bruxelles, sull`utilizzo di quei fondi strutturali che i Paesi non hanno ancora speso.
Si tratta di 82 miliardi di euro (8 quelli italiani) che il presidente Barroso ha deciso di dirottare alla lotta contro la disoccupazione, visto che in Europa oltre 23 milioni di persone sono senza lavoro.
Una vera e propria emergenza, soprattutto nelle Nazioni con alti tassi di disoccupazione giovanile, come l`Italia, dove un giovane su tre tra i 15 e i 24 anni non ha un`occupazione (31%).
Già in questo mese di febbraio, un “gruppo d`azione”, ovvero un team ad hoc di funzionari europei e dei singoli Stati, visiterà gli otto Paesi con il tasso sopra la media (tra cui l`Italia, Barroso ha scritto una lettera a Monti Io scorso 31 gennaio) per concordare le linee d`azione in vista del. Programma nazionale di riforme da presentare entro metà aprile.
Gli 8 miliardi da spendere entro il 2013 sono dunque gli stessi che il presidente Barroso raccomanda di destinare ai giovani e alle piccole e medie imprese per rilanciare crescita e occupazione: fondi europei per ora “sprecati” dall`Italia, ovvero ancora non impiegati.
Qualcosa in tal senso si è già mosso.
Il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, ha riprogrammato 3,7 miliardi di questi fondi in base a un nuovo “Piano di azione e coesione” intitolato “Il Mezzogiorno per l`Europa” inviato alla Commissione Ue il 15 dicembre e frutto della “cabina di regia” tra ministero, i presidenti delle otto Regioni del Sud e i sindaci dei capoluoghi del Mezzogiorno (l`ultima riunione risale allo scorso venerdì) Al Piano accelera la spesa a livello regionale e locale, riduce il cofinanziamento nazionale rimettendo così in circolo circa 8 miliardi di risorse, riprogramma i fondi non spesi su poche priorità individuate d`intesa con gli enti locali.
Il nostro Paese non utilizza il 53% delle risorse comunitarie, peggio fa soltanto l`Ungheria
La Commissione europea bacchetta l`Italia e torna a ricordare che entro il 2013 deve spendere, se non vuole perderli, 8 miliardi di euro di fondi strutturali non ancora impegnati: 3,7 miliardi del Fondo sociale europeo e 4,3 miliardi del Fondo regionale.
I dati di Bruxelles segnalano poi che in cima alla classifica delle Regioni sprecone si colloca l`Abruzzo che ha ancora 1`80% dei fondi da impiegare, seguito da Campania (75%), Sicilia (72%), Puglia (66%) e Calabria (60%).
La più virtuosa è la provincia di Trento (solo il 10%). A distanza, Emilia Romagna (32%), la provincia di Bolzano (33%), Lombardia e Piemonte (attorno al 40%).
Secondo i calcoli dello Svimez, basati sulla relazione del ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, di inizio dicembre alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, dei 52 miliardi totali (tra fondi Ue e cofinanziamento nazionale) stanziati per il 2007-2013, l`Italia ne ha usati alla fine del 2011 appena 12,3.
E dei 40 restanti, 30 spetterebbero proprio al Sud.
Banda larga a tutti gli italiani: l`obiettivo è fissato al 2013
Il “Piano di azione” per il Sud, messo in campo dal ministro Barca, concentra gli interventi su quattro temi: istruzione (974 milioni), credito di imposta per l`occupazione (142 milioni), Agenda digitale (410 milioni) e ferrovie (1,4 miliardi).
In primavera – si legge – potranno aggiungersi altre “riprogrammazioni” di fondi a beneficio dei servizi di cura per i bambini e dell`assistenza agli anziani non autosufficienti.
Tra i progetti in cantiere: corsi di inglese per 4 mila scuole (1,5 milioni di studenti), contrasto alla dispersione scolastica, raccordo scuola-lavoro per 3.200 istituti (95 mila studenti), riqualificazioni di 1.472 edifici scolastici, bonus fiscale per l`assunzione di 11 mila lavoratori svantaggiati, banda larga per tutti i cittadini entro il 2013 (e ultralarga per il 50% della popolazione), ampliamento e modernizzazione della rete ferroviaria (le risorse, tra fondi Ue e fondi Fas, raggiungeranno i 6,5 miliardi totali).
Valentina Conte
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 7th, 2012 Riccardo Fucile
OSSERVATORIO MANNHEIMER: DOPO IL CASO LUSI NELLA MARGHERITA E I FONDI IN TANZANIA DELLA LEGA, SFIDUCIA TOTALE NEL SISTEMA DEI PARTITI…REGGE SOLO LA FIDUCIA IN NAPOLITANO AL 78% E CRESCE QUELLA IN MONTI AL 58%
L’appropriazione truffaldina dei fondi della Margherita da parte del tesoriere del partito ha ulteriormente fatto crollare la stima degli italiani nelle forze politiche.
Non ci si limita infatti a ritenere riprovevole il comportamento del senatore Lusi, ma si allarga la critica all’intero sistema dei partiti.
Ad esempio, molti intervistati giungono a domandarsi perchè questi ultimi – persino quelli scomparsi dallo scenario politico – possano disporre di così ingenti somme di denaro, tali da essere stornate o, come è successo per la Lega, investite pericolosamente in paradisi fiscali.
Trattandosi di soldi pubblici lo stupore e l’indignazione sono comprensibili, specie in un periodo in cui tutti sono chiamati a fare sacrifici.
Anche – ma non solo – a causa di questo episodio, la percentuale di chi esprime fiducia nei confronti dei partiti, già molto bassa nei mesi scorsi, è ulteriormente diminuita sino a scendere oggi sotto l’8%.
Era il 12% nell’ottobre scorso e il 17% a luglio del 2011.
Dunque, in questo momento più del 90% della popolazione manifesta uno scarso credito verso le forze politiche.
Le espressioni maggiori di disistima provengono dai più giovani, da chi è in cerca di prima occupazione, da chi vota per l’Idv di Di Pietro e, in misura ancora maggiore, dai molti che si dichiarano orientati verso l’astensione dal voto.
Il risultato è che i partiti costituiscono oggi in Italia l’istituzione meno stimata in assoluto.
Ma anche il Parlamento, che pure ottiene un livello di apprezzamento maggiore, ha subito un drastico calo di consensi negli ultimi mesi: era stimato dal 35% dei cittadini a luglio, dal 22% a ottobre e oggi si colloca sotto il 18%.
Viceversa si assegna la massima fiducia al presidente della Repubblica (78%) e al presidente del Consiglio (58%) che vede, anzi, una crescita proprio nelle ultime settimane.
Tutto ciò vuol dire che gli italiani desiderano una società priva di partiti? Non è così. La popolazione appare convinta della necessità dell’esistenza delle forze politiche, considerate un fattore necessario per il funzionamento della democrazia.
Ma auspica fortemente un mutamento di quelle attuali: solo poco più dell’1% dell’elettorato (con una accentuazione tra i più anziani e coloro che posseggono un basso titolo di studio) afferma che i partiti politici «vanno bene così».
Ciò non significa però necessariamente che quelli odierni debbano scomparire per far posto a forze politiche nuove: esprime questo desiderio solamente una minoranza – anche se molto consistente, più di un italiano su cinque – della popolazione, con una particolare enfasi da parte dei più giovani, di chi si astiene e, in generale, di chi si rifiuta (e sono numerosi) di collocarsi in una qualche posizione sul continuum sinistra-destra.
Ancora meno diffusa (18%) è la richiesta di un mero ricambio dei vertici attuali dei partiti (auspicata comunque in misura relativamente maggiore dai laureati e dagli elettori del Pd).
Non basta sostituire le persone: la netta maggioranza (56%) dell’elettorato domanda un più consistente e generale mutamento nel modo stesso di far politica da parte dei leader e delle loro organizzazioni: è una richiesta proveniente in misura ancora maggiore da chi risiede nei grossi centri urbani e dagli elettori del Terzo polo di centro.
Secondo molti osservatori, al termine del governo presieduto da Mario Monti, quando si faranno nuove elezioni, non ci troveremo di fronte ai partiti attuali, ma all’esito di un processo – di cui già si percepiscono le avvisaglie – di rimescolamento di quelli oggi esistenti.
È ciò che in parte auspica anche l’elettorato.
Tuttavia, come si è visto, quest’ultimo non si limita a desiderare solo una riallocazione o un mutamento di facciata delle forze politiche che oggi conosciamo.
Si richiede invece una vera e profonda revisione nei comportamenti e negli atteggiamenti verso lo Stato e i cittadini.
Pena l’ulteriore crescita della disaffezione dalla politica e della astensione potenziale che, come si sa, oggi coinvolge addirittura quasi metà degli elettori.
Renato Mannheimer
(da “Il Corriere della Sera”)
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Febbraio 7th, 2012 Riccardo Fucile
I PAESI SCANDINAVI, DOVE L’ESISTENZA SCORRE GARANTITA, HANNO IL MAGGIORE TASSO DI SUICIDI…INVENTARSI UN LAVORO AGUZZA L’INGEGNO, CAMBIARE E’ VITALE, MA OCCORRONO ANCHE DELLE CHANCE PER FARLO
I giovani devono abituarsi a non avere un posto fisso nella vita. E poi diciamo anche: che monotonia averlo per tutta la vita. È bello cambiare”.
Questa frase di Mario Monti ha suscitato polemiche e ironie (“è un discorso snob”).
È chiaro che il premier tira l’acqua al suo mulino perchè il governo deve varare una riforma del lavoro dove il posto fisso e garantito a vita non ci sarà più, però la sua notazione è assolutamente valida dal punto di vista esistenziale e psicologico.
Scrive Nietzsche: “Amleto chi lo capisce? Non è il dubbio, ma la certezza che uccide”.
I Paesi scandinavi, dove l’esistenza scorre garantita, lineare, prevedibile ‘dalla culla alla tomba’, hanno il più alto tasso di suicidi in Europa, cinque o sei volte superiore al nostro Sud dove sono in parecchi a doversi inventare ogni giorno la vita per far quadrare il pranzo con la cena.
La necessità aguzza l’ingegno, la sicurezza lo ottunde.
Quando ero in Pirelli, alla fine degli anni Sessanta, ho assistito alla cerimonia che ogni anno l’azienda organizzava per gli “anziani Pirelli”, impiegati e operai che dopo quarant’anni di servizio andavano in pensione lasciandosi docilmente seppellire anzitempo.
Era una cerimonia, nonostante tutti gli sforzi della Pirelli per renderla potabile, o anzi forse anche a causa di questo, di una tristezza senza pari, da film del primo Olmi, quello de “Il posto” (appunto).
Si leggeva su quei volti l’asfissia.
Per 40 anni erano stati garantiti, ma per 40 anni avevano vissuto nelle stesse stanze, negli stessi luoghi, visto le stesse facce, fatto gli stessi discorsi.
“Una cosa da fare rincretinire un uomo per quanto può rincretinire” dice cinicamente lo stesso Adam Smith che pur è un primigenio fautore del lavoro parcellizzato e della catena di montaggio.
Cambiare quindi è vitale.
Ma bisogna avere delle chance di poterlo fare, pur assumendosi qualche rischio.
E la società di oggi è molto meno “aperta” di quella di ieri e non solo nel campo del lavoro.
Oggi quelle che una volta erano strade e anche autostrade si sono ridotte a stretti viottoli. A mio parere la situazione non è particolarmente drammatica, come si strombazza per i giovani che non trovano il primo lavoro (intanto son giovani, beati loro, mi cambierei all’istante con un ventenne disoccupato), ma per gli uomini di mezz’età che lo perdono. Soprattutto per quelli che appartengono al ceto medio, borghese, intellettuale. “Giorni e nuvole”, il bel film di Soldini, racconta la storia di un manager cinquantenne di un’azienda di Genova, troppo morbido, troppo umano.
L’azienda va così così e vi entra un socio con meno scrupoli che licenzia il manager e un bel mucchietto di operai.
Costoro — siamo a Genova, una città che conserva una tradizione operaia — riusciranno in qualche modo a cavarsela attraverso la rete di solidarietà proletaria.
Il manager (Albanese nel film) no.
Manda curriculum su curriculum, inutilmente. Nessuno oggi assume un uomo di 50 anni. Perchè nella società attuale, con i rapidissimi cambiamenti tecnologici, diventiamo tutti presto obsoleti.
Albanese, per sopravvivere, rinuncia allora a qualsiasi ambizione e si mette a far lavoretti d’occasione, si improvvisa tappezziere.
Ma non ha il know how, gli manca la manualità necessaria. Per questo trovo assai interessante l’iniziativa di Edibrico, una casa editrice di giornali di bricolage, che ha sponsorizzato gratuitamente l’insegnamento ai bambini, in varie sedi, di quella manualità che abbiamo quasi tutti perduto.
Altro che farli chattare, già a due o tre anni, compulsivamente sull’iPhone.
Della manualità , e non solo per sport, avremo presto tutti estremo bisogno.
Quella manualità che consentiva all’uomo di Neanderthal di costruirsi empiricamente una stranissima, complicata ma efficacissima lancia (gli serviva per uccidere i mammuth) che oggi nessuna tecnologia sarebbe in grado di riprodurre.
L’uomo Sapiens-Sapiens deve fare qualche passo indietro.
Massimo Fini
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: economia, Lavoro, Monti | Commenta »