Febbraio 27th, 2012 Riccardo Fucile
L’ESASPERAZIONE DEL CONFLITTO HA PORTATO A QUESTO: VALEVA LA PENA? …. LUCA ABBA’, STORICO ATTIVISTA, SI ARRAMPICA SU UN PALO DELLA LUCE E CADE FOLGORATO DA DIECI METRI DI ALTEZZA… MOBILITAZIONE NO TAV, ORA SI RISCHIA IL PEGGIO
Sono gravissime le condizioni di Luca Abbà , 37 anni, l’attivista No tav caduto da un traliccio alla baita Clarea, mentre questa mattina cominciavano le operazioni di allargamento del cantiere dell’alta velocità Torino-Lione in località Chiomonte.
Abbà ha subito traumi da caduta e ustioni gravi dovuti alla folgorazione ed è stato trasportato con l’elicottero al Cto di Torino dove i medici lo hanno intubato, sedato e messo in coma farmacologico.
In serata probabilmente verrà trasferito in terapia intensiva.
Intanto la procura di Torino ha aperto un’inchiesta sull’incidente: il pm Giuseppe Ferrando è arrivato alla Baita Clarea per le indagini.
Ma cosa è accaduto prima dell’incidente?
La questura, arrivando con 24 ore d’anticipo, ha inviato un gran numero di agenti a presidiare l’area di “interesse strategico nazionale” del cantiere dell’alta velocità in vista dei lavori di allargamento e quindi degli inevitabili espropri di terra.
Alberto Perino, leader del movimento che si batte contro la realizzazione della Tav, l’aveva detto sabato durante la marcia da Bussoleno a Susa: “Martedì cominceranno gli espropri”. E così è stato.
Prima che Abbà cadesse a terra fulminato, aveva rilasciato un’intervista alla radio degli anarchici torinesi — Radio Blackout — in cui diceva: ”Mi sono arrampicato sul traliccio dopo essere sfuggito ai controlli. La situazione è tranquilla e non vedo violenze. Sono riuscito a svicolare. Mi guardavano attoniti. Gliel’ho fatta sotto il naso un’altra volta”.
Poi la frase finale destinata a far discutere: ”Adesso stacco perchè sta salendo un rocciatore e devo attrezzarmi per difendermi”.
Sui siti No Tav, sono rimbalzate subito le richieste di raggiungere la valle: “E’ in corso lo sgombero della baita, i compagni sono stati identificati, nessuna violenza, sembra verranno semplicemente riportati a Giaglione — scrivono gli attivisti — Intanto stanno chiudendo l’accesso ai sentieri, quindi invitiamo tutti a raggiungere la baita, ma dai sentieri, o a trovarsi a Giaglione, per tentare di raggiungere insieme la baita dai sentieri”.
E per chi non può muoversi ora, l’appuntamento — fanno sapere i militanti — è alle 17 a Bussoleno.
Due consiglieri — Davide Bono (Consiglio regionale del Movimento 5 stelle) e Michele Curto (capogruppo in Consiglio comunale di Sel) — hanno ottenuto il permesso per entrare all’interno del cantiere.
Gli attivisti intanto hanno bloccato la statale 24 e 25 nonchè l’autostrada A32 Torino-Bardonecchia.
Secondo gli avvocati che compongono il ‘Legal team’ del movimento No Tav, l’occupazione dei terreni costituisce “una vera e propria emergenza democratica“.
“Ltf si è presentata nuovamente soltanto con un’ordinanza prefettizia — spiegano i legali — in palese violazione dell’articolo 2 del Testo unico di Pubblica sicurezza, che prescrive quella procedura soltanto in casi di estrema urgenza, che qui non vi sono. Presenteremo immediato ricorso al Tar del Piemonte”.
Ed è proprio con ordinanza del Prefetto della Provincia di Torino che è stata nuovamente “interdetta la circolazione di persone e mezzi, nell’area della Val Clarea — comunica la Questura — in alcune strade e vie dei comuni di Giaglione e di Chiomonte. E’ inoltre vietato l’accesso a tutti i sentieri ed alle aree prative e silvestri dei comuni di Chiomonte e Giaglione, che comunque conducano all’area di interesse strategico nazionale”.
Intanto il presidente della Comunità montana Valle Susa e Val Sangone, Sandro Plano, ha chiesto al Prefetto di Torino, Alberto Di Pace, di sospendere le operazioni in corso visto “il clima di tensione che si sta creando in Valle di Susa”.
La Confederazione unitaria di base di Torino invece, ha indetto uno sciopero generale provinciale per protestare contro l’esproprio dei terreni e, in una nota, parla di “attacco al presidio No Tav della Clarea” affermando che la caduta di Luca Abbà dal traliccio è stata “provocata dall’inseguimento da parte dei poliziotti”.
Ma Ltf, la società responsabile del tratto internazionale della nuova linea ferroviaria Torino-Lione fa sapere che i lavori di ampliamento stanno proseguendo.
E sulla vicenda emergono nuovi elementi. Luca Abbà , spiega una fonte interna al Movimento, “è un agricoltore, un coltivatore diretto proprietario del terreno oggetto di esproprio”.
Un esproprio, precisa la fonte, dai contorni ancora poco chiari.
“Abbà era in attesa di un decreto, un pezzo di carta insomma, che non è mai arrivato. Il terreno, infatti, è stato occupato a seguito di una decisione d’urgenza del prefetto e non seguendo l’iter di legge degli espropri per pubblica utilità ”.
Ma ci sarebbe dell’altro.
Il terreno, spiega ancora la fonte, “non fa parte dell’area del cantiere e quindi non si capisce per quale motivo dovesse essere occupato”.
L’ipotesi, sempre secondo la fonte, è che da parte delle autorità vi sia “l’intenzione di allargare l’area controllata per tenere i manifestanti a ulteriore distanza dal cantiere”. Non siamo ancora in grado, per il momento, di verificare con altre fonti tutti questi elementi.
«Una persona straordinaria». Chi conosce Luca Abbà , l’uomo caduto da un traliccio mentre protestava per l’ampliamento del cantiere della Tav, non nasconde l’emozione. E la rabbia: «Ora basta».
Luca, 37 anni, è tornato a vivere a Cels, una frazione di Exilles, da «diversi anni per fare l’agricoltore».
L’amore per la terra e la natura l’ha spinto «a difenderla fino in fondo dalle mani avide degli speculatori», come ha scritto lui stesso in un articolo per Notav.info.
Un impegno, il suo, che lo vede protagonista nel Comitato No Tav Alta Valle.
Abbà , insomma, «non si tirava mai indietro».
Anche perchè le sue «terre sono vicine al cantiere».
Ma non solo: fa parte dei 50 proprietari del terreno espropriato lunedì mattina per ampliare il cantiere e cominciare i lavori.
Gli amici sono tutti sconvolti.
Attendono notizie dall’ospedale.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: radici e valori | Commenta »
Febbraio 27th, 2012 Riccardo Fucile
L’ABROGAZIONE DELLA LEGGE 188 HA PERMESSO IL RITORNO A RICATTI OCCUPAZIONALI, COLPENDO SOPRATTUTTO IL DIRITTO DELLE DONNE ALLA MATERNITA’ E LASCIANDO SPAZI A IRREGOLARITA’ DI TRATTAMENTO
Altra iniziativa di “Liguria Futurista”: questa volta si tratta di un volantinaggio nei quartieri del ponente genovese per sensibilizzare la cittadinanza contro la prassi delle lettere di dimissioni in bianco, fatte firmare al lavoratore all’atto dell’assunzione.
Un pratica favorita dall’abrogazione della legge 188 da parte del precedente governo.
La legge del 17 Ottobre 2007 n. 188 recitava infatti che la lettera di dimissioni volontarie, volta a dichiarare l’intenzione di recedere dal contratto di lavoro, e’ presentata dalla lavoratrice e dal lavoratore, su appositi moduli predisposti e resi disponibili gratuitamente dalle direzioni provinciali del lavoro e dagli uffici comunali, nonche’ dai centri per l’impiego.
I moduli riportano un codice alfanumerico progressivo di identificazione, la data di emissione, nonche’ spazi, da compilare a cura del firmatario, destinati all’identificazione della lavoratrice o del lavoratore, del datore di lavoro, della tipologia di contratto da cui si intende recedere, della data della sua stipulazione e di ogni altro elemento utile.
I moduli avevano validita’ di quindici giorni dalla data di emissione ed erano disponibili anche on line, da scaricare dal sito del Ministero del Lavoro e dell’Inps.
Questa legge aveva introdotto un principio semplice, il divieto di far firmare preventivamente dimissioni n bianco al lavoratore e alle lavoratrici.
Le dimissioni in bianco sono una piaga sociale che soprattutto al sud, ma anche nelle regioni del nord, rappresenta un’arma di ricatta verso tutti quei lavoratori che pur di lavorare, subisco vessazioni contrattuali e irregolarità di trattamento rispetto ai contratti collettivi nazionali.
E’ una piaga sociale che limita l’accesso al mondo del lavoro delle donne e le ricatta costantemente rispetto all’evoluzione della loro vita famigliare.
“Ti assumo ma se rimani incinta ti licenzio, se fai sciopero ti licenzio, se non fai quello che dico io ti licenzio”.
Purtroppo questo malcostume è dilagante soprattutto nelle piccole aziende, soprattutto nel settore manifatturiero, soprattutto in quelle aree del Paese depresse dove criminalità e sommerso la fanno da padroni.
Il governo Berlusconi con la legge 133 del 06 agosto 2008 art.39 comma 10 ha abrogato la legge 188/07, completamente.
Chiediamo al ministro Fornero di ripristinarla.
LIGURIA FUTURISTA
Ufficio di Presidenza
argomento: Lavoro, Liguria Futurista | Commenta »
Febbraio 27th, 2012 Riccardo Fucile
LA CORTE DEI CONTI: E’ UN’EMERGENZA, COME L’EVASIONE, NECESSITA UN IMPEGNO ANALOGO
Dalla malasanità calabrese ai finanziamenti a pioggia friulani, dai falsi invalidi di Napoli ai prof assenteisti di Genova.
Il Paese degli sprechi, e dei furbetti, raccontato in centinaia di pagine: quelle delle relazioni dei procuratori regionali della Corte dei Conti.
Le inaugurazioni dell’anno giudiziario, in questi giorni, stanno sollevando le bende dalle ferite inferte in ogni angolo d’Italia dalla cattiva amministrazione.
E non c’è solo la corruzione, fenomeno recrudescente denunciato dai magistrati contabili, a imperversare lungo lo Stivale e gonfiare le cifre del danno erariale sino a portarlo a oltre 60 miliardi.
C’è una “gestione improvvisata” che, come dice il procuratore campano Tommaso Cottone, può “andare oltre la malafede” e che vale una somma non quantificabile con facilità , ma comunque enorme. Depredando bilanci sempre più asfittici e facendo gridare allo scandalo in tempo di crisi.
Dietro ogni emergenza nazionale uno sperpero di danaro: i cinque miliardi chiesti all’ex subcommissario dei rifiuti in Campania per le “inutili stabilizzazioni degli Lsu”, il “pregiudizio erariale” ancora da stimare per i ritardi nella realizzazione dei moduli abitativi nell’Abruzzo colpito dal terremoto.
Ci sono le vecchie e le nuove vie dello spreco: in Sicilia alle consulenze da record – e lo staff di un presidente di Provincia può costare un milione di euro – si abbinano spregiudicate operazioni finanziarie come quella che ha fatto finire nel nulla 30 milioni.
E poi i casi che fanno sorridere, se non ci fossero di mezzo i soldi (e le tasse pagate) di tutti noi: i finanziamenti alla società ligure di charter nautico utilizzati per l’acquisto delle imbarcazioni private degli amministratori, o quella sommetta – 245 mila euro – chiesti dalla Corte dei conti al Comune di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, per “l’inefficiente gestione delle lampade votive”.
Ma ci sono anche i casi nazionali, come la Sogei che non vigila su slot machines e videopoker procurando un danno erariale da 800 milioni e la Farnesina che ne paga 20 per un ospedale in Albania che non verrà mai costruito.
Una fiera dell’illegittimo, dell’assurdo, nel Paese dei mille campanili e degli altrettanti rivoli di spesa che ha portato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, a dire: “La lotta all’evasione deve essere accompagnata da quella allo spreco. Se si aumenta la pressione fiscale bisogna stare molto attenti a come si spendono questi soldi che così abbondantemente sono stati prelevati dai cittadini”
La relazione del procuratore della Corte dei Conti del Lazio, Angelo Raffaele De Dominicis, contiene anche numerosi esempi di maxi-sprechi di denaro pubblico commessi su scala nazionale che sommano alla miriade di quelli locali.
Spicca il caso Sogei, costato allo Stato più di 800 milioni di euro.
Alla società di telematica pubblica era stato assegnato il compito di connettere in rete tutte le slot machines, videopoker e i vari giochi elettronici presenti nei bar e nelle sale da gioco per controllarne l’attività .
Ma la Sogei non lo ha fatto, e dal 2004 al 2007 gli apparecchi collegati in rete erano pochi e la metà di questi non ha mai trasmesso i dati.
Scrive dunque la Corte dei Conti: “Il servizio non svolto come prescritto ha permesso una rilevante evasione fiscale”. Inoltre lo Stato non ha potuto vigilare sull’attività della criminalità organizzata nel business delle slot, così come facendo operare gli apparecchi scollegati dalla rete non ha potuto evitare eventuali operazione anti-riciclaggio.
Un altro spreco di dimensioni colossali citato dalla Corte dei Conti del Lazio è quello dei 20 milioni di euro stanziati dal ministero degli Esteri per la costruzione dell’ospedale “Nostra Signora del Buon Consiglio” a Tirana, Albania.
Ospedale che non è stato completato: dei 20 milioni stanziati dalla Farnesina 10 sono andati persi prima che il progetto venisse revocato per impossibilità di essere portato a termine.
Altro caso evidenziato dalla Corte dei Conti è quello della Federazione italiana Hockey e Pattinaggio: una serie di spese di rappresentanza prive di giustificazione, indebiti rimborsi al presidente e al segretario generale hanno generato la bellezza di 380mila euro di danni erariali resi possibili anche da una carenza di vigilanza da parte del Coni.
Viene segnalato anche un caso che coinvolge la Federazione Pugilistica italiana: un gran quantità di furti e ammanchi di cassa – denunciati dalla stessa federazione – hanno fatto sparire un milione e trecentomila euro.
Nel 2011 i giudizi risarcitori per le pratiche di invalidità false in Campania hanno raggiunto la cifra-record di 2,5 milioni di euro.
Ma all’attenzione dei magistrati contabili c’è anche la gestione dei rifiuti.
L’ex sub-commissario Giulio Facchi è stato condannato a pagare 5,4 milioni per “l’inutile stabilizzazione di Lsu destinati alla raccolta differenziata”.
Ma una “gestione della cosa pubblica improvvisata, che va oltre la malafede” (parole del procuratore Tommaso Cottone) si estende alla formazione professionale: nel mirino finiscono i corsi-fantasma presso la sovrintendenza archeologica organizzati a Pompei.
Al Comune di Santa Maria Capua Vetere viene invece contestato un danno da 245mila euro per “l’inefficiente gestione delle lampade votive”.
Ma c’è la Regione in prima linea: i magistrati contabili citano le sanzioni nei confronti degli assessori della giunta Bassolino (da cinque a venti volte il loro salario) per avere attivato un mutuo destinato a spese non di investimento fra il 2006 e il 2007.
In Sicilia lo spreco avanza, cambia forma e mantiene l’Isola luogo simbolo della cattiva gestione.
Assume le sembianze di spregiudicate (e illegittime) operazioni di finanza straordinaria.
Come quella che, negli anni scorsi, fece la Provincia di Palermo affidando 30 milioni a una società – la Ibs Forex di Como – che prometteva guadagni anticiclici investendo nei mercati monetari. Risultato: società fallita, soldi scomparsi e vertici dell’ente chiamati a rispondere del danno erariale.
Ma un leit-motiv della relazione del procuratore Guido Carlino è quello delle consulenze. Centinaia gli incarichi assegnati.
I casi più eclatanti: quello del presidente della Provincia, sempre di Palermo, Giovanni Avanti, denunciato per uno staff di collaboratori dal costo di un milione.
Oppure l’ex commissario della Fiera del Mediterraneo condannato per aver continuato ad affidare incarichi in una “situazione di precarietà finanziaria” che avrebbe portato l’ente al fallimento.
In Abruzzo la ricostruzione dopo il sisma del 2009 ha richiamato anche l’attenzione della Corte dei conti per una (al momento) imprecisata quantità di fondi persi in un intreccio di lungaggini e sprechi.
Un “pregiudizio erariale” viene segnalato per i “gravi ritardi accumulati nella realizzazione dei moduli abitativi provvisori”.
I controlli della Guardia di Finanza tra maggio e dicembre 2011 hanno fatto recuperare ai Comuni dell’Aquilano 230mila euro di finanziamenti concessi per il “mantenimento del reddito” delle imprese colpite dal sisma: erano stati assegnati con procedure non regolari.
E alla Corte è arrivata anche la denuncia su 500 coppie di abitanti del capoluogo che avrebbero riscosso, nel tempo, un doppio contributo di “autonoma sistemazione” fingendo di essere separate o divorziate.
La Finanza ha individuato anche una trentina di casi di terremotati della Valle Peligna cui sono stati accreditati contributi non richiesti: li hanno dovuti restituire.
Il faro lo accende il procuratore della Corte dei Conti del Lazio Angelo Raffaele De Dominicis.
Poi interviene la procura di Roma: c’è qualcosa che non torna negli sprechi per la costruzione della linea C della metropolitana capitolina, opera infinita e già bollata come la più costosa d’Europa.
Si parla di corruzione e di inefficienza. Doveva essere pronta per il Giubileo del 2000 ma è ancora in alto mare.
Il costo previsto a inizio progetto era di un miliardo 925 milioni. Poi il conto è salito a 2 miliardi 683 milioni. Quindi a 3 miliardi e 47 milioni.
Per arrivare, oggi, a 3 miliardi 379 milioni.
Ma senza considerare 485 milioni di maggiori esborsi per quattro arbitrati già aperti, altri 100 milioni appena stanziati dal Cipe e il miliardo 108 milioni delle cosiddette “opere complementari” per la tutela archeologica. Totale: 5 miliardi e 72 milioni.
Che potrebbero però salire a 6 miliardi, triplicando le cifre di partenza, se il costo della tratta Colosseo-Clodio sarà in linea con quello registrato per il resto dell’opera.In Liguria è l’assenteismo l’ultima frontiera esplorata dai controllori dei conti pubblici, con l’inchiesta che tocca l’ateneo di Genova: la Corte indaga sull’effettiva presenza nelle aule – in occasione di lezioni ed esami – di un gruppo di docenti universitari, alcuni dei quali con studi professionali in altre città o all’estero.
Spiccano i nomi noti, come l’economista Amedeo Amato e gli architetti Mosè Ricci e Marco Casamonti.
L’apertura dell’indagine, rivelata dal procuratore Ermete Bogetti, nasce da un esposto del garante dell’università .
Un’altra maxi-inchiesta è a carico di alcuni funzionari dell’Inail che avrebbero rilasciato false attestazioni di esposizione all’amianto a lavoratori alla ricerca di benefici previdenziali o assistenziali.
Danno erariale: 34 milioni.
Nel mirino anche un finanziamento concesso dalla ex Sviluppo Italia a una società che si sarebbe dovuta occupare di charter nautico: delle barche avrebbero fatto uso personale gli amministratori della società e i loro parenti.
La malasanità calabrese costa 300 milioni di euro.
Soldi andati via in indennità illegittime per i camici bianchi, assunzioni ingiustificate, risarcimenti ai familiari di pazienti deceduti a causa di errori di medici e infermieri. Nel 2011 sono stati 103 gli atti di citazione in materia di sanità , contro i 17 dell’anno precedente, con una richiesta di danni (300 milioni, appunto) sette volte superiore all’importo del 2010.
Novantuno atti di citazione hanno riguardato primari che tra il 2004 e il 2008 hanno indebitamente percepito indennità non spettanti per attività intramuraria, mentre tre hanno avuto come oggetto il risarcimento danni nei confronti di personale ospedaliero che ha causato il decesso di pazienti.
Un danno di 23 milioni è stato stimato per l’illecita trasformazione dei contratti di 76 Co. co. co. L’ombra di una truffa anche dietro lo screening dei tumori femminili: l’illecita utilizzazione dei finanziamenti concessi “ha impedito l’avvio del progetto nonostante l’avvenuto acquisto di costosi macchinari rimasti inutilizzati”.
La Lombardia non è solo martoriata dalla corruzione, spesso e volentieri legata all’Expo del 2015. Ci sono anche inspiegabili sprechi.
Come quello evidenziato dal procuratore regionale della Corte dei Conti Antonio Caruso, che cita il caso Sogemi: gli ex dirigenti della società municipalizzata che gestisce l’Ortomercato – a cominciare dal presidente Roberto Predolin – sono accusati di non aver incassato dai grossisti i crediti per i canoni di concessione nonostante le sentenze sui contenziosi dessero loro ragione.
“All’esito degli accertamenti istruttori – scrivono ora i magistrati contabili – emergeva una notevole trascuratezza da parte dei vertici societari”. La società aveva “illogicamente rinunciato a oltre 6 milioni di euro”.
Di qui la decisione di citare in giudizio i vertici della municipalizzata.
Ma ci sono anche casi – uno da 204mila euro – di assunzioni di personale esterno alla pubblica amministrazione per incarichi per i quali i dipendenti interni erano in grado di svolgere.
Il ricco Nord Est fa incetta di finanziamenti pubblici. E scopre l’espandersi delle inchieste sui contributi a pioggia.
Le inchieste della magistratura contabile, nel 2011, hanno riguardato i 430 mila euro di fondi regionali a favore di una radio privata per una campagna elettorale per la promozione turistica del Friuli.
Ma anche i 60 mila euro che l’amministrazione regionale ha elargito a un’associazione di ginnastica di Trieste o quei 190 mila euro che il Comune di Trieste, nel 2010, pensò bene di distribuire ai propri consiglieri “per interventi contributivi a favore di associazioni operanti nel territorio”.
Il sospetto, qualcosa di più, è che il clientelismo abbia esteso le sue radici ben oltre il Mezzogiorno.
Vengono poi citati in giudizio per un danno di circa 189mila euro i vertici dell’Azienda sanitaria di Trieste che nel 2006 consentirono il trasferimento di alcuni dipendenti – interamente spesati con denaro pubblico – presso un ateneo fuori regione per il conseguimento di lauree specialistiche.
Alberto D’Argenio e Emanuele Lauria
(da “La Repubblica“)
argomento: Costume, denuncia, economia, emergenza, Politica | Commenta »
Febbraio 27th, 2012 Riccardo Fucile
ALTRE POLEMICHE SUL TESSERAMENTO NEL PARTITO GUIDATO DA ALFANO: NELL’ISTITUTO IL MODULO CON L’OBBLIGO DI RICONSEGNA… QUANDO LA POLIDORI FACEVA FINTA DI NON CONOSCERE SUO CUGINO
Il Cepu? Una grande riserva di caccia per i signori delle tessere Pdl. Certamente a Milano, dove un dipendente dell’istituto privato che prepara gli studenti agli esami universitari (e non solo) ha trovato sulla sua scrivania il modulo per l’iscrizione al Popolo della libertà .
Con un ordine secco scritto a
mano su un post-it : “Da consegnare firmato”.
Le istruzioni orali erano solo un poco meno perentorie: “Poi votate chi vi pare, ma intanto prendete la tessera del Pdl”.
Difficile dire di no ai propri capi.
Così il tesseramento forzato al Cepu si aggiunge alla lunghissima serie di irregolarità denunciate nelle scorse settimane dentro il partito di Silvio Berlusconi.
Iscritti a loro insaputa, tesserati defunti o minorenni.
Perfino pacchetti di adesioni in odore di camorra.
Le irregolarità sono state segnalate in diverse parti del Paese, da nord a sud. A Bari, ma anche a Vicenza, a Modena come a Brescia.
Qui si è trovata iscritta al Pdl, con tessera numero 158378 e fotocopie allegate dei suoi (veri) documenti, una militante del Pd che certo non si sognava di entrare nel partito di Berlusconi.
In Brianza, tra Arcore e Monza, hanno dovuto intervenire i carabinieri per cercare di capire le “anomalie” del tesseramento, con iscritti minorenni, dipendenti di aziende arruolati in blocco, iscrizioni regalate (pagate da chi?).
A Salerno la procura ha aperto un’inchiesta che sta verificando addirittura il ruolo nel tesseramento Pdl giocato dai clan camorristi dell’agro nocerino-sarnese.
Il segretario del partito, Angelino Alfano, ha tentato di chiudere le polemiche: “Ai congressi vota solo chi si presenta di persona con documento d’identità e bollettino di versamento della quota di iscrizione. Ogni irregolarità sarebbe dunque inutile e non avrebbe alcuna incidenza sui risultati elettorali. Ho avuto conferma del pieno rispetto delle regole e quindi”, rassicura Alfano, “prosegue la stagione congressuale del Pdl”.
Tranquilli anche i coordinatori nazionali del partito, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini: “Ottima la dichiarazione di Angelino Alfano, che mette la parola fine alla telenovela tessere del Pdl. È la prima volta che un partito decide di consentire il voto solo all’iscritto che si presenta personalmente , munito di carta d’identità e di bollettino postale di versamento della quota. È esclusa ogni possibilità di delega. Sono regole a prova di bomba”.
Intanto però in diverse parti del Paese continuano le inchieste della magistratura e gli accertamenti delle forze dell’ordine.
Le votazioni congressuali proseguono con le nuove regole, ma le iscrizioni potrebbero comunque essere state viziate da irregolarità e gonfiate da dirigenti desiderosi di fare bella figura e con una fame da lupi di nuovi iscritti. Ora entra in scena anche il Cepu.
Con una campagna di tesseramento al Pdl molto “spinta” dentro le sue sedi. Al Cepu, Berlusconi gioca da sempre in casa: Catia Polidori, cugina del fondatore, è stata una dei deputati che, tradendo Gianfranco Fini e schierandosi con Berlusconi, hanno allungato la vita al governo del Cavaliere. In cambio, nell’ottobre 2011 è stata nominata viceministro. Di Francesco Polidori, che il Cepu se l’è inventato una trentina d’anni fa, è poi risaputa l’incrollabile fede “azzurra”.
Imprenditore di Fraccano, paesino sopra Città di Castello, ha ottenuto un incredibile successo con il suo “Centro europeo di preparazione universitaria”. In politica, ha dapprima sostenuto il nascente movimento di Antonio Di Pietro, ma a partire dal 1994 si è schierato con Berlusconi.
Nel 2010 gli ha messo a disposizione anche le sedi Cepu, proponendo al leader del Pdl di usarle come rete capillare sul territorio per fare politica.
Non si è mai capito fino in fondo come Berlusconi abbia risposto all’offerta e che seguito abbia avuto il movimento fondato un paio d’anni fa da Polidori, “Federalismo democratico umbro”, con l’obiettivo di sostenere la politica berlusconiana.
Oggi, però, di quel sostegno emerge un segnale concreto: i moduli d’iscrizione al Pdl distribuiti nelle sedi del Cepu.
Con l’ordine: “Iscrivetevi”.
Gianni Barbacetto
(da “il Fatto Quotidiano“)
(vignetta da diksa53a)
argomento: PdL | Commenta »
Febbraio 27th, 2012 Riccardo Fucile
L’ULTIMA RILEVAZIONE DI EUROSTAT CONFERMA LA TENDENZA IN ATTO: IL NOSTRO PAESE AL DODICESIMO POSTO DIETRO A GRECIA, IRLANDA E SPAGNA….LA RETRIBUZIONE MEDIA E’ DI 23.000 EURO
I lavoratori italiani sono tra i meno pagati d’Europa.
Meno degli spagnoli, ciprioti e irlandesi, che pure non se la passano meglio di noi.
E la metà di tedeschi e olandesi.
Una situazione che pesa sempre di più sulle famiglie.
Tanto da meritare immediatamente la reazione del ministro del Walfare, Elsa Fornero: “In Italia abbiamo salari bassi e un costo del lavoro comparativamente elevato. Bisogna scardinare questa situazione, soprattutto aumentando la produttività “.
Anche per questo sostiene il ministro è urgente trovare un accordo con il sindacato e si dice “fiduciosa” sulla possibilità di un’ampia intesa sulla riforma del mercato del lavoro e sull’articolo 18, ma mette in guardia le parti sociali: “Il tema va affrontato in maniera laica, senza levate di scudi”.
Lo si sapeva, tanto è vero che il tema del costo del lavoro è scomparso da tempo dai radar delle doglianze di Confindustria.
I cui esponenti ormai si lamentano solo del carico fiscale, o al massimo della minor produttività , ma non certo di quanto pesa la busta paga sui bilanci.
Ulteriore conferma è arrivata ieri da Eurostat, l’agenzia di statistica dell’Unione Europea. Secondo i dati del 2009, lo stipendio medio dei lavoratori italiani è al dodicesimo posto nella classifica dell’area euro, nonostante il nostro paese sia ancora (ma per quanto?) la terza “potenza” industriale del Vecchio Continente.
Entrando nel dettaglio, cosa dicono i numeri?
In Italia, il valore dello stipendio annuo (con almeno 10 dipendenti) è pari a 23.406 euro, ovvero la metà di quanto si guadagna in Lussemburgo (48.914), Olanda (44.412) o Germania (41.100).
Ma meglio di noi fanno anche, paesi in cui la crisi ha colpito molto duramente come Irlanda, Spagna, Cipro e persino la bistrattata Grecia (ma con i tagli agli stipendi dell’ultimo anno scenderà molto in classifica con le prossime rilevazioni).
Guardando ai cosiddetti Pigs, l’Italia riesce a superare solo il Portogallo.
Anche per quanto riguarda l’aumento delle retribuzioni, l’Italia risulta tra i paesi in cui il potere di acquisto ha retto di meno: in quattro anni (dal 2005) il rialzo è stato del 3,3%, molto distante dal +29,4% della Spagna, dal +22% del Portogallo.
E anche i Paesi che partivano da livelli già alti hanno messo a segno rialzi rilevanti: Lussemburgo (+16,1%), Olanda (+14,7%), Belgio (+11,0%) e Francia (+10,0%) e Germania (+6,2%).
Una buona notizia per l’Italia, invece, arriva dalle differenze di retribuzioni tra uomini e donne, quello che Eurostat chiama “unadjusted gender pay gap”, l’indice utilizzato in Europa per rilevare le disuguaglianze tra le remunerazioni.
Ma è solo un’illusione.
La Penisola, infatti, con un gap che supera di poco il 5% (con riferimento al 2009) si colloca ampiamente sotto la media europea, pari al 17%, risultando il paese con la forbice più stretta alle spalle della sola Slovenia.
Ma c’è poco da vantarci: a ridurre le differenze di stipendio in Italia contribuiscono fattori come il basso tasso di occupazione femminile e lo scarso ricorso (a confronto con il resto d’Europa) al part time.
Non a caso tra i Paesi che vantano una minor divario ci sono anche Polonia, Romania, Portogallo, Bulgaria, Malta, ovvero tutti stati con una bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Il fenomeno, ovviamente, ha anche altre implicazioni.
La prima, già messa in evidenza dagli studi legati all’immigrazione, ci dice che con il livello delle retribuzioni attuali, il nostro paese attira sempre meno manodopera qualificata e stranieri con un basso livello di istruzione.
Il secondo fenomeno è legato alla fuga delle competenze: tra i paese europei – soprattutto tra quelli con un basso indice demografico – si fa sempre più ricorso a laureati provenienti da altre nazioni.
Non a caso, anche in Italia è sempre più frequente il caso di agenzie di recruiting che lavorano per conto di ditte tedesche: in Germania c’è carenza di medici e ingegneri.
Luca Pagni
(da “la Repubblica”)
argomento: Lavoro | Commenta »
Febbraio 27th, 2012 Riccardo Fucile
LA SUA CARRIERA DI IMPUTATO E’ COSTELLATA DI REATI ACCERTATI MA IMPUNITI… ECCO UN RIEPILOGO DEI 25 PROCESSI: IN BEN 10 L’HA FATTA FRANCA PER PRESCRIZIONE (6), AMNISTIA (2) E DEPENALIZZAZIONE DEL REATO (2)
CINQUE IN CORSO
Mediaset (frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita).
Accusa: fondi neri per centinaia di milioni con l’acquisto a prezzi gonfiati di film Usa. Dibattimento a Milano.
Mediatrade/2 (frode fiscale).
Accusa: 10 milioni sottratti al fisco con l’acquisto di film Usa. Udienza preliminare a Roma.
Caso Ruby (prostituzione minorile e concussione).
Accusa: induzione alla prostituzione della minorenne marocchina Karima el Marough e telefonata in Questura per farla rilasciare dopo il fermo per furto. Dibattimento a Milano.
Nastro Fassino-Consorte (rivelazione di segreto d’ufficio).
Accusa: aver ricevuto e girato al Giornale la bobina rubata di una bobina sul caso Unipol, non trascritta e segreta. Udienza preliminare a Milano.
Stragi 1993 (concorso in strage).
Accusa: complicità nelle bombe mafiose a Roma, Firenze e Milano. Nuova indagine a Firenze con richiesta di archiviazione.
CINQUE ARCHIVIAZIONI
Caso Saccà (corruzione).
Accusa: aiuti finanziari promessi al capo di Raifiction in cambio di scritture a cinque “attrici”. Archiviato dal Gip di Roma.
Compravendita senatori (istigazione alla corruzione).
Accusa: favori e soldi promessi a senatori Unione in cambio del No a Prodi. Archiviato dal Gip di Roma.
Voli di Stato (abuso d’ufficio e peculato).
Accusa: trasportò amiche sull’aereo presidenziale da Roma a Olbia per festini in Sardegna. Archiviato dal Tribunale dei ministri.
Caso Sanjust (abuso d’ufficio e maltrattamenti).
Accusa: mobbing sull’ex marito di Virginia Sanjust, amante di B., fatto trasferire dal Sisde. Archiviato dal Tribunale dei ministri di Roma.
Agcom-Annozero (abuso d’ufficio).
Accusa: pressioni sull’Agcom per far chiudere Annozero dalla Rai. Archiviato dal Tribunale dei ministri di Roma.
CINQUE ASSOLUZIONI
Guardia di Finanza (corruzione).
Accusa: quattro tangenti Fininvest a ufficiali Gdf per addomesticare verifiche fiscali. Condannato in primo grado, prescritto in appello, assolto in Cassazione per insufficienza di prove (comma 2 art. 530 Cpp).
Medusa (falso in bilancio).
Accusa: 10 miliardi di lire in nero accantonati dall’acquisto di Medusa Cinema. Condannato in primo grado, assolto in appello e Cassazione per insufficienza di prove (comma 2 articolo 530 Cpp).
Mediatrade/1 (frode fiscale e appropriazione indebita).
Accusa: fondi neri dall’acquisto di film Usa. Prosciolto in udienza preliminare a Milano. Ricorso della procura in Cassazione.
Sme-Ariosto/1 (corruzione).
Accusa: aver corrotto magistrati romani per vincere la causa Sme contro De Benedetti; e aver tenuto a libro paga il giudice Squillante (capitolo Ariosto). Assolto in primo grado per insufficienza di prove su “Ariosto” e con formula ampia su “Sme”; con formula ampia su entrambi i capitoli in appello e Cassazione.
Telecinco (falso in bilancio e violazione antitrust).
Accusa: aver controllato, tramite prestanome, il 100 % della tv spagnola in barba al tetto antitrust del 30 %. Assolto a Madrid per modifica della legge antitrust spagnola.
DUE AMNISTIE
Bugie P2 (falsa testimonianza).
Accusa: avere mentito al Tribunale di Verona sulla sua iscrizione alla P 2. Reato accertato, ma amnistiato nel 1990.
Fondi neri Macherio (frode fiscale, appropriazione indebita e 4 falsi in bilancio).
Accusa: 4, 6 miliardi di lire pagati in nero per i terreni di Macherio. Prescritti 2 falsi in bilancio, amnistiato un terzo, assolto sul resto. 2
DEPENALIZZAZIONI
All Iberian/2 (falso in bilancio).
Accusa: fondi neri sulla offshore per corruzioni e scalate illegali in Italia e all’estero. Assolto perchè “il fatto non è più previsto dalla legge come reato” in quanto l’imputato B. ha depenalizzato il falso in bilancio nel 2001.
Sme-Ariosto/2 (falso in bilancio).
Accusa: fondi neri esteri per pagare giudici. Assolto perchè “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”: l’ha depenalizzato lo stesso imputato.
SEI PRESCRIZIONI
All Iberian/1 (finanziamento illecito).
Accusa: 23 miliardi di lire in nero a Craxi. Condannato in primo grado, prescritto in appello e in Cassazione grazie alle attenuanti generiche prevalenti (l’imputato è incensurato) che dimezzano la prescrizione.
Mondadori (corruzione giudiziaria).
Accusa: tangente al giudice Metta perchè annullasse il Lodo Mondadori e consegnasse il gruppo di De Benedetti a B. Prosciolto per prescrizione, sempre per le attenuanti generiche che la dimezzano.
Lentini-Milan (falso in bilancio).
Accusa: 10 miliardi di lire in nero al presidente del Torino, Borsa-no, in cambio della cessione del calciatore Lentini. Prescrizione grazie alla legge B. sul falso in bilancio che accorcia la prescrizione e alle attenuanti che la riducono ancora.
Bilanci Fininvest 1988- ’92 (falso in bilancio).
Accusa: fondi neri sottratti ai bilanci del gruppo. Prescrizione grazie alla legge B. sul falso in bilancio che accorcia la prescrizione e alle attenuanti che li tagliano vieppiù.
Consolidato Fininvest (falso in bilancio).
Accusa: fondi neri per 1500 miliardi di lire su 64 società offshore del “comparto B” della Fininvest. Prescrizione grazie alla legge B. sul falso in bilancio che abbrevia i termini di prescrizione e alle attenuanti generiche che li riducono ancora.
Mills (corruzione giudiziaria).
Accusa: aver corrotto l’avvocato inglese con 600 mila dollari in cambio di due false testimonianze nei processi Gdf e All Iberian. Prescrizione in primo grado, scattata dopo 10 anni anzichè dopo 15 grazie alla legge ex Cirielli, varata nel 2005 dal governo dello stesso imputato B.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Berlusconi, Giustizia | Commenta »