Febbraio 3rd, 2012 Riccardo Fucile
PAOLO MI DISSE: “DEVO LASCIARE QUALCHE SPIRAGLIO O SE LA PRENDONO CON LA MIA FAMIGLIA”: LE RIVELAZIONI DEL COL. SINICO SENTITO COME TESTE AL PROCESSO MORI
Paolo Borsellino sapeva che stavano preparando un attentato contro di lui ma scelse il sacrificio.
A sostenerlo è il l colonnello Umberto Sinico, che ha deposto come teste della difesa al processo Mori.
L’ufficiale ha raccontato che alla fine di giugno del ’92 i carabinieri informarono il magistrato di avere appreso da un confidente che nell’ambiente carcerario «era voce ricorrente che fosse in fase avanzata un attentato» a Borsellino, poi ucciso il 19 luglio dello stesso ’92 in via D’Amelio, a Palermo.
«Lo so, lo so: devo lasciare qualche spiraglio, altrimenti se la prendono con la mia famiglia», avrebbe risposto Borsellino, votandosi dunque consapevolmente al sacrificio.
Lo «spiraglio» alla sua sicurezza avrebbe permesso al magistrato di mettere al riparo la sua famiglia da eventuali ritorsioni.
L’informatore, ha detto Sinico, rispondendo alle domande dell’avvocato Basilio Milio, era Girolamo D’Anna, di Terrasini, «in confidenza» con il maresciallo che comandava la stazione del paese a 40 chilometri da Palermo, Antonino Lombardo, poi morto suicida nel marzo del ’95.
«A sentire D’Anna, nel carcere di Fossombrone, andammo io – ha raccontato il colonnello Sinico – Lombardo e il comandante della compagnia di Carini, Giovanni Baudo, ma Lombardo fu il solo a parlare con D’Anna, che disse dell’esplosivo e dell’idea di attentato. Subito ripartimmo e andammo dal procuratore a riferirglielo e lui ci rispose in quel modo, di saperlo e di dover lasciare qualche spiraglio. “Procuratore – risposi io – allora cambiamo mestiere”».
Secondo Sinico Girolamo D’Anna era un uomo d’onore «posato», cioè estromesso, perchè vicino a Gaetano Badalamenti: «Era persona di grande carisma, veniva interpellato dai vertici della sua parte criminale».
Le affermazioni di Sinico escludono del tutto sia che vi fossero contrasti tra Borsellino e la sezione Anticrimine dei carabinieri di Palermo e sia le tesi secondo cui al magistrato fu nascosto dai carabinieri che fosse arrivato l’esplosivo per compiere l’attentato ai suoi danni.
(da “Il Corriere della Sera“)
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Febbraio 3rd, 2012 Riccardo Fucile
LA “MONOTONIA DEL POSTO FISSO” E IL VOTO SULLA RESPONSABILITA’ CIVILE DEI MAGISTRATI, I PRIMI ERRORI DEL GOVERNO MONTI….PER QUANTO TECNICO, IL GOVERNO HA IL DOVERE DI FARE POLITICA
In due giorni Mario Monti ha intaccato un “tesoretto” di credibilità accumulato in tre mesi.
La battuta sulla “monotonia del posto fisso”, pronunciata sulla pelle di centinaia di migliaia di giovani che non hanno neanche quello variabile, è il primo, serio infortunio mediatico per il premier.
La pessima gestione del voto sulla responsabilità civile dei magistrati, lasciata alle geometrie variabili di una maggioranza erratica e riluttante, è il primo, grave incidente politico per il governo.
Sul “merito” della norma c’è poco da dire. È un revolver puntato alla tempia di qualunque magistrato.
Se un provvedimento del genere diventa legge, nessuna procura aprirà più un’inchiesta, nessun pubblico ministero avrà più il coraggio di istruire un’indagine, perseguire un’ipotesi di reato, scandagliare la “zona grigia” nella quale gli affari si mescolano alla politica.
La magistratura inquirente, prima ancora di quella giudicante, si limiterà a perseguire le “notitiae criminis” già evidenti, i delitti conclamati, i colpevoli colti in flagrante.
Per arginare le pur frequenti istruttorie “sommarie” di qualche procuratore, e gli errori non infrequenti di qualche gip, si introduce nel sistema una minaccia permanente contro le toghe, che di fatto scardina (per altre vie) il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale.
È la “Del Turco rule”, ed ha effetti potenzialmente devastanti sul nostro ordinamento giudiziario.
È dunque ancora più grave che un colpo di mano di questa portata, già fallito più volte persino nella fase più potente e arrogante del dominio berlusconiano, sia stato possibile nella stagione della discontinuità e della sobrietà montiana.
Non importa nemmeno stabilire se nell’urna, dietro al paravento ipocrita del voto segreto, si sia consumata la “vendetta contro le toghe” anche ad opera di qualche deputato del centrosinistra, magari ispirato dalla consueta attitudine dialogante di Luciano Violante.
Quello che conta è che, a dispetto delle promesse che avevano preceduto il voto, la norma alla fine sia passata contro lo stesso parere del governo, oltre che del Pd e del Terzo Polo. E quello che conta ancora di più è che il blitz, alla fine, è riuscito perchè ancora una volta sui temi della giustizia torna a saldarsi in Parlamento la vecchia maggioranza forzaleghista che si è dissolta nel Paese.
È un doppio smacco, che pone un problema di “metodo” politico gigantesco.
Primo.
Per quanto costruita forzosamente intorno a un “governo strano”, alla Camera e al Senato esiste pur sempre una maggioranza.
Anomala, disomogenea, decisamente preterintenzionale: ma pur sempre una maggioranza.
Riconoscerla come tale, e non come pura convergenza utilitaristica di forze, ha effetti molto precisi.
I partiti che vi aderiscono, anche senza entusiasmo o magari “a loro insaputa”, hanno obblighi reciproci e mutue responsabilità . Se su un determinato argomento si sostiene una linea, quella linea vincola tutti allo stesso modo.
Non possono esserci “ribaltoni” occasionali, e peggio ancora strumentali.
Meno che mai su temi sensibili come i rapporti tra politica e giustizia.
Se ci si allea in nome di un “bene comune” superiore, com’è l’interesse nazionale, non possono esserci alleati coinvolti che cantano e portano la croce, e alleati disinvolti che cantano e basta, addirittura con uno spartito diverso.
Se questo accade, il Parlamento diventa un caos, e il Paese perde la bussola.
Secondo.
Per quanto “tecnico” e dunque apparentemente “impolitico”, questo governo ha il dovere di fare politica.
Dunque, di fronte a un nodo intricato come la responsabilità civile dei magistrati, non può affrontare il dibattito e poi il voto con superficialità e fatalismo, affidandosi e fidandosi delle chiacchiere da buvette dei malmostosi del Pdl.
Il governo deve poter contare sul supporto numerico delle forze che lo hanno battezzato, con una fiducia trasversale che esclude solo Lega e Idv.
Se questo non accade, Catricalà non può cavarsela dicendo che “non ci sono problemi”.
E più in generale, su questioni di principio come l’autonomia del potere giudiziario, lo stesso Monti non può cavarsela rifugiandosi nell’algida alterità del “tecnico”, che finisce per tradursi in estraneità dal “politico”.
Il premier non può limitarsi a dire (come ha fatto a “Matrix” sul diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati) “ho opinioni personali, ma non considero questi temi parte della mia missione di governo, così come non ne fanno parte etica, bioetica, legge elettorale, riduzione del numero dei parlamentari”.
È vero che quello di Monti è stato forgiato nel fuoco della battaglia finanziaria, e dunque è nato come “governo di scopo”.
Ma chi ha l’onore di governare, ha anche l’onere di farlo fino in fondo. Senza zone franche.
Ha il dovere di dire ciò che pensa, di proporre soluzioni e di chiedere su queste il sostegno della maggioranza e il consenso dell’opinione pubblica.
La democrazia liberale è il migliore dei mondi possibili. Ma un certo “laissez-faire” non funziona più neanche nell’ingestibile economia globale.
Figuriamoci nell’impalpabile politica italiana.
Massimo Giannini
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 3rd, 2012 Riccardo Fucile
INTERVISTA AL DEPUTATO DI FLI CHE BOCCIA IL VERDETTO: “C’E’ UN PROBLEMA CULTURALE”, LA CUSTODIA CAUTELARE CI VUOLE”
«Questa sentenza rischia di trasformare la violenza sessuale di gruppo in un reato di serie C. E non è giusto dal punto di vista giuridico nè sostanziale. Perchè se lo stupro è un reato abominevole, l’aggressione del branco è, se possibile, ancora peggio. Ma in Italia c’è un problema culturale, molti considerano più grave un furto o uno scippo che uno stupro».
Giulia Bongiorno, avvocato, deputato di Futuro e Libertà , fondatrice dell’associazione “Doppia difesa” nata per difendere le donne, ne conosce tante di storie di violenza subita al femminile, di abusi, stupri, omicidi.
E ora è scandalizzata.
Boccia la sentenza?
«Sì. Perchè in pratica equipara la violenza del singolo a quella di gruppo come se fossero reati della stessa gravità . Invece chiaramente non lo sono, visto che sono previste pene diverse».
La Corte Costituzionale decise che per la violenza sessuale non era obbligatoria la carcerazione preventiva.
«È l’ultima ratio, deve essere applicata in modo più rigoroso, ma quando ci vuole ci vuole».
Quando la applicherebbe?
«Sono favorevole alla discrezionalità nei casi di violenza sessuale, perchè spesso la situazione non è chiara e uno potrebbe finire in cella prima ancora che venga accertata la sua presenza in zona».
E nella violenza del branco?
«Una classifica degli orrori è difficile, ma la violenza di gruppo è sicuramente peggio e quindi sì alla custodia cautelare».
La Cassazione dice che così si lede il principio di eguaglianza.
«Io la disparità la vedo invece proprio nel fatto che a situazioni di diversa gravità si vogliano applicare misure uguali. Forse è un problema culturale».
Un problema culturale?
«Quando si parla di stupro ti rendi conto che non è considerato un reato così grave in Italia, un Paese dove le donne non sono considerate, valorizzate, dove loro stesse tendono a minimizzare quando sono vittime di abusi».
Esperienza personale?
«Sì. Mi ricordo a Palermo, dove ho iniziato a fare l’avvocato: mi capitavano spesso casi di violenza. Le donne venivano, raccontavano, ma tendevano a giustificare chi le picchiava, le violentava».
Poche denunciano?
«Solo la metà di quelle che scrivono o vengono in studio. Troppa la paura che chi le maltratta resti fuori e gliela faccia pagare. E tra loro sapesse quanti insospettabili colletti bianchi, quanti borghesi autori di violenze inaudite».
Caterina Pasolini
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 3rd, 2012 Riccardo Fucile
“SENTENZA ABERRANTE” DELLA CORTE DI CASSAZIONE: NELLE VIOLENZE SESSUALI DEL BRANCO E’ POSSIBILE APPLICARE MISURE CAUTELARI… INVECE CHE CAMPI DI LAVORI, COLAZIONE A LETTO
Una sentenza destinata a far discutere.
Nei procedimenti per violenza sessuale di gruppo, il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell’indagato, ma può applicare misure cautelari alternative.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, dando un’ interprestazione estensiva ad una sentenza della Corte Costituzionale del 2010.
Una decisione che ha scatenato la reazione, furente e bipartisan, di molte donne impegnate in politica: “Sentenza aberrante”.
La Cassazione ha annullato una ordinanza del Tribunale del riesame di Roma, che aveva confermato il carcere per due giovani accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza del frusinate ed ha rinviato il fascicolo allo stesso giudice perchè faccia una nuova valutazione, tenendo conto dell’interpretazione estensiva data dalla Suprema Corte alla sentenza n. 265 del 2010 della Corte Costituzionale.
A partire dal 2009, con l’approvazione da parte del Parlamento della legge di contrasto alla violenza sessuale non era consentito al giudice di applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari diverse del carcere in carcere.
Secondo la Corte Costituzionale, invece, la norma è in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione.
Per questo la Consulta ha detto sì alle alternative al carcere “nell’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure”.
Adesso la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha stabilito che i principi interpretativi che la Corte Costituzionale ha fissato per i reati di violenza sessuale e atti sessuali su minorenni sono ‘in toto’ applicabili anche alla ‘violenza sessuale di gruppo’ , dal momento che quest’ultimo reato “presenta caratteristiche essenziali non difformi” da quelle che la Consulta ha individuato per le altre specie di reati sessuali sottoposti al suo giudizio.
“E’ aberrante applicare misure alternative al carcere per lo stupro di gruppo. La Cassazione ha lanciato una bomba ad orologeria pronta ad esplodere e a depotenziare tale grave reato. Una donna che vede negato il carcere per i suoi carnefici subisce una seconda violenza” così Alessandra Mussolini del Pdl.
“Una sentenza impossibile da condividere, contro le donne, che manda un messaggio sbagliato – dice Mara Carfagna, deputata Pdl ed ex ministro per le Pari Opportunità – Le aggravanti per i reati di violenza sessuale furono introdotte proprio per evitare lo scempio della condanna senza un giorno di carcere per chi commette un reato grave come questo”.
Per Barbara Pollastrini del Pd la sentenza è “lacerante”, mentre per la deputata del Pd Donata Lenzi la sentenza “sarà un’ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza”.
Sdegnata la reazione del coordinamento Internazionale delle associazioni per la tutela dei diritti dei minori: “Questa sentenza maschilista non fa onore all’Italia. E’ un invito a continuare la violenza sulle donne”
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 3rd, 2012 Riccardo Fucile
MILIARDI DI EURO BUTTATI, SPESSO ORA SONO STRUTTURE ABBANDONATE AL DEGRADO… GRAZIE ALLA CERTOSINA RICERCA DI UN SITO INDIPENDENTE, SIAMO IN GRADO DI PUBBLICARE L’ELENCO COMPLETO DEGLI SPRECHI ITALIANI
Questa lista la si dovrebbe far imparare a memoria nelle scuole così magari poi la gente ci pensa quando vota.
Il sito “Incompiuto Siciliano” non si è limitato a redarre una lista, ha anche organizzato un tour turistico all’incompiuto come corrente artistica.
E si sono perfino portati una colonna di cemento armato alla Biennale di Venezia, come forma di denuncia e di provocazione.
Ecco la lista della vergogna (che pochi media pubblicheranno in Italia)
Invaso incompleto — Cammarata (AG)
Variante di Porto Empedocle — Sicilia — Porto Empedocle
Viadotto Burgio — Sicilia — Burgio
Trenino Cogne-Pila — Valle D’Aosta — Cogne
Ospedale Sant’Isodoro — L’Aquila
Stadio “Tommaso Fattori” — L’Aquila
Palazzo dello sport — L’Aquila — Paganica
Centro Polifunzionale — L’Aquila
Metropolitana — L’Aquila
Bretella tra Brignano e Torrione — L’Aquila
Depuratore — Chieti — Francavilla al Mare
Porto di Francavilla al mare — Chieti
Ponte — Chieti
Campus universitario di Madonna delle Piane — Chieti
Ospedale — Chieti — Ripa Teatina
Ospedale Clinicizzato “Santissima Annunziata” di Colle dell’Ara — Chieti
Villaggio del Fanciullo — Teramo — Silvi
Complesso Ospedaliero di Casalena — Teramo
Ospedale “Sant’Egidio alla Vibrata” — Teramo
Ponte ciclo pedonale — Teramo — Silvi
Autoporto di Castellalto — Teramo
Autoporto di Roseto — Teramo — Roseto degli Abruzzi
Carcere Mandamentale — Matera — Irsina
Aeroporto di Pisticci — Matera
Ferrovia Matera-Ferrandina — Matera
Cinema Ariston — Potenza
Ex caserma dei Vigili del Fuoco — Potenza
Ex-Cip Zoo — Potenza
Ex-dispensario — Potenza
Palestra — Potenza
Stazione autobus extraurbani — Potenza
Diga sul Monte Marello — Catanzaro — Cannalia
Diga di Gimigliano sul fiume Melito — Catanzaro
Diga sull’Alaco — Catanzaro — San Sostene
Diga del Redisole — Catanzaro — Torrente Fiumarella
Ospedale — Catanzaro — Girifalco
Centro Polifunzionale — Catanzaro
Palazzetto dello sport — Catanzaro — Borgia
Piscina comunale di San Giovanni in Fiore — Catanzaro
Diga sul Laurenzana — Cosenza — Fiume Trionto
Diga sul Monte Pettinascura — Cosenza
Grande mattatoio consortile — Cosenza — Cetraro
Nuovo mercato coperto — Cosenza — Diamante
Mattatoio comunale — Cosenza — S. Pietro di Guarano
Diga di Tarsia — Cosenza
Diga sul Basso Savuto — Cosenza
Mattatoio consortile di Diamante — Cosenza
Diga Basso Esaro — Cosenza
Diga sull’Alto Esaro — Cosenza
Mercato coperto di Diamante — Cosenza
Casa albergo — Cosenza — Buonvicino
Diga del Votturino — Cosenza — Altopiano della Sila
Mattatoio consortile — Cosenza — Casole Bruzio
Sala Conferenze di Diamante — Cosenza
Casa albergo — Cosenza — Saracena
Scuola Materna — Cosenza — Diamante
Istituto di riabilitazione “Papa Giovanni” — Cosenza — Serra d’Aiello
Ospedale di Scalea — Cosenza
Stadio di Paola — Cosenza
Palazzetto dello Sport — Cosenza — Cittadella di Capo
Trasversale di Serre — Cosenza — Serre
Campo di calcio di Crotone
Diga sul Lordo — Reggio Calabria
Diga inutilizzata — Reggio Calabria — Laureana in Borrello
Diga sul fiume Metrano — Reggio Calabria — Gioia Tauro
Diga sul Melito — Reggio Calabria
Diga sul Menta — Reggio Calabria — Roccaforte del Greco
Ospedale di Cittanova — Reggio Calabria
Ospedale di Gerace — Reggio Calabria
Palazzetto dello sport — Reggio Calabria — Taurianova
Bretella di completamento — Reggio Calabria — Lauria
Autostrada A3, Salerno — Reggio Calabria
Tangenziale Est di Vibo Valentia
Biblioteca comunale — Caserta
Mattatoio comunale — Caserta — Piedimonte Matese
Mattatoio comunale e foro boario — Caserta
Ospedale “San Rocco” — Caserta — Sessa Aurunca
Piscina — Caserta — Piedimonte Matese
Ospedale di S. Bartolomeo in Galdo — Benevento
Ospedale “Maria SS. Delle Grazie” — Benevento
Albergo — Napoli — Alimuri
Vasca d’alaggio — Napoli — Torre Annunziata
Ospedale — Napoli — Boscotrecase
Ospedale “S. Maria di Casascola” — Napoli — Gragnano
Spirito nuovo tra antiche mura — Salerno — Sassano
Cementificio — Salerno — Sapri
Nuova casa comunale “Spirito nuovo tra antiche mura” — Salerno — Sassano
Ospedale “San Michele di Pogerola” — Salerno — Amalfi
Ospedale — Salerno — Roccadaspide
Palazzetto dello sport — Salerno — Cava de’ Tirreni
Rampa di collegamento (Ponte) — Salerno — Cava de’ Tirreni
Ex-statale 447 — Salerno
Ospedale del polo di Cona — Ferrara
Variante di valico — Bologna
Bowling — Pordenone — Roveredo
Diga Ravedis — Pordenone — Montereale Valcellina
Ospedale Nuovo — Frosinone
Centro Intermodale — Latina
Autostrada Rieti-Torano
Parcheggio sotterraneo — Roma
Anello ferroviario, stazione Vigna Clara — Roma
Colonia Fano — Genova
Messa in sicurezza del Torrente Sturla — Genova — Bavari
Ospedale “Luigi Frugone” — Genova — Busalla
Ospedale civile “Arnaldo Terzi” — Genova
Sede dell’Agenzia delle Entrate — Bergamo
Borgo di Consonno — Lecco
Canale fluviale Milano-Cremona
Ponte di Vedano — Milano
Strada provinciale Mirazzano — Vimodrone — Milano
Chiusa Golasecca — Varese
Palazzetto dello sport — Varese — Cantù
Pista d’Atletica Zengarini — Tribuna — Pesaro — Urbino — Fano
Traforo della Guinza — Pesaro — Urbino — Mercatello sul Metauro (PU)
Centro visite del sito archeologico di Sepino — Campobasso
Ospedale “Vietri” — Campobasso — Larino
Ospedale “SS. Rosario” — Isernia
Palafuksas — Torino
Orfanotrofio ex-Ipai — Vercelli
Parcheggio interrato Piazza XX Settembre — Bari — Trani
Ponte — Bari — Palese
L’asilo incompiuto a Trani o rudere di Via Di Vittorio — Bari
Casa di riposo — Bari
Stazione ferroviaria di Palese — Bari
Pretura — Brindisi
Impianto per il trattamento dei rifiuti solidi urbani — Brindisi
Istituto “Tanzarella” — Brindisi
Centro per anziani — Brindisi
Palazzetto dello sport — Brindisi — Fasano
Piscina Coperta — Foggia — Vieste
Invaso Pappadai — Lecce
Casa di riposo per anziani — Lecce — Nardò
Centro sportivo — Lecce — Cesarea Terme
Impianto sollevamento acqua — Taranto
Scuola elementare — Cagliari — Monserrato
Chiesa San Giovanni Evangelista — Cagliari — Quartu Sant’Elena
Elettrificazione della “dorsale sarda” — Cagliari
Strada “La Fumosa” — Olbia — Tempio — Tempio Pausania
Campo sportivo — Oristano
Teatro — Sassari — Villasor
Ufficio senza destinazione d’uso — Sassari — Li Punti
Mercato civico — Sassari — Villasor
Nuova caserma dei carabinieri — Sassari — Bono
Ospedaletto — Sassari — Benetutti
Piscina — Sassari — Benetutti
Centro sportivo polivalente — Sassari — Benetutti
Ippodromo — Sassari — Benetutti
Strada camionale — Sassari
Teatro popolare Samonà — Agrigento — Sciacca
Museo di via Roma — Agrigento — Lampedusa e Linosa
Piscina comunale — Agrigento — Sciacca
Museo — Contrada La Salina — Agrigento — Lampedusa e Linosa
Pretura — Agrigento
Deposito d’acqua di Monte Imbriacola — Agrigento — Lampedusa e Linosa
Deposito di Aria Rossa — Agrigento — Lampedusa e Linosa
Diga di Gibbesi — Agrigento — Naro
Deposito d’acqua zona scalo nuovo di Cala Pisana — Agrigento — Lampedusa e Linosa
Deposito di Poggio Monaco — Agrigento — Lampedusa e Linosa
Case popolari — Agrigento — Cattolica Eraclea
Approdo di Cala Pisana — Agrigento — Lampedusa e Linosa
Casa per anziani — Agrigento — Casteltermini
Deposito d’acqua di Taccio Vecchio — Agrigento — Lampedusa e Linosa
Ospizio — Agrigento — Cattolica Eraclea
Ospedale — Agrigento — Cattolica Eraclea
Piscina Comunale Ctr Imbriacola — Agrigento — Lampedusa e Linosa
Campo di calcio Villaggio Mosè — Agrigento
Piscina — Agrigento — Cattolica Eraclea
Polisportivo coperto — Agrigento — Castrofilippo
Campo da rugby Villaggio Mosè — Agrigento
Palazzetto dello sport — Agrigento — Cattolica Eraclea
Piscina Comunale Coperta — Agrigento — Sciacca
Stadio d’atletica — Agrigento
Linea ferroviaria Canicattì — Riesi — Agrigento
Messa in sicurezza della statale SS 115 — Agrigento — Sciacca
Carcere mandamentale — Caltanissetta — Gela
Diga Disueri — Caltanissetta — Gela
Caserma dei carabinieri — Caltanissetta — Gela
Diga Comunelli — Caltanissetta — Gela
Dissalatore — Caltanissetta — Gela
Caserma dei Vigili del Fuoco — Caltanissetta — Gela
Piscina comunale — Caltanissetta — Milena
Linea ferroviaria Caltanissetta — Misteci — Caltanissetta
Svincolo Irosa — Caltanissetta — Resuttano
Teatro Nuovo — Catania — Giarre
Teatro di viale Moncada — Catania
Centro congressi comunale — Catania — Mascali
Approvvigionamento idrico della città di Catania — Piedimonte Etneo
Mercato dei fiori — Catania — Giarre
Centro diurno e comunità alloggio per anziani — Catania — Giarre
Case popolari — Catania — Bronte
Case popolari — Catania — Adrano
Pretura — Catania — Giarre
Parco tematico dei divertimenti — Catania — Fiumefreddo
Diga di Pietrarossa — Catania
Depuratore delle acque — Catania — Biancavilla
Distaccamento provinciale dei Vigili del Fuoco — Catania
Diga di Pietrarossa — Catania — Caltagirone
Parcheggio multipiano — Catania — Giarre
Pista delle macchinine — Catania — Giarre
Parco — Catania
Ponte cosiddetto “Dei Sospiri” — Catania — Linguaglossa
Mercato ortofrutticolo — Catania — Caltagirone
Bambinopoli — Parco “Chico Mendes” — Catania — Giarre
Ospedale Vittorio Emanuele — San Marco — Catania
Nuovo complesso policlinico Universita di Catania
Ospedale — Catania — Biancavilla
Ospedale — Catania — Grammichele
Ospedale Sant’Isodoro — Catania — Giarre
Ospedale — Catania — Randazzo
Ospedale “Rinaldi” — Catania — Vizzini
Casa albergo per anziani — Catania — Giarre
Campo di polo — Catania — Giarre
Palestra comunale — Catania — Mascali
Campo sportivo — Catania — Misterbianco
Velodromo “Salinelle” — Catania — Paternò
Palestra comunale — Catania — Sant’Alfio
Centro sportivo polifunzionale — Catania — Giarre
Piscina Olimpionica coperta — Catania — Giarre
Piscina comunale — Catania — Giarre
Palazzetto dello Sport — Catania — Palagonia (CT)
Colonnato lungo i binari — Catania — Bronte
Ponte — Catania — Randazzo
Diga Morello — Enna — Villarosa
Teatro “Garibaldi” — Enna
Parco archeologico del castello di Nicosia — Enna
Invaso Olivo — Enna
Invaso Pozzillo — Enna — Ragalbuto
Mercato ortofrutticolo — Enna
Mercato ortofrutticolo Leonforte — Enna
Carcere — Enna
Diga Ancipa — Enna — Troina
Mattatoio comunale — Enna — Nicosia
Ospedale “Ferro Branciforte Capra” — Enna — Leonforte
Sanatorio — Enna — Pergusa
Palazzetto dello sport — Enna — Leonforte
Piscina — Enna — Centuripe
Superstrada nord — sud — ss177 — Enna — Leonforte
Linea ferroviaria Leonforte — Nicosia — Enna
Superstrada NORD-SUD — ss117 — Enna — Nicosia
Carcere — Messina — Patti
Dissalatore — Messina — Lipari
Carcere — Messina — Mistretta
Lavori di consolidamento del torrente Simeto — Messina — San Piero Patti
Casa per anziani — Messina — Mistretta
Linea ferroviaria Santo Stefano di Camastra — Mistretta — Messina
Ponte sullo stretto di Messina
Strada “Dei due Mari” — SS 117 Centrale Sicula — Messina — Santo Stefano di Camastra
Diga dello Scanzano — Palermo — Lago Scanzano
Diga di Blufi — Palermo
Diga di Rosamarina — Palermo — Termini Imerese
Diga Poma — Palermo — Lago Poma
Centro servizi — Palermo — Capaci
Diga Garcia di Roccamena — Palermo — Termini Imerese
Asilo nido — Palermo
Scuola media — Palermo — Mezzojuso
Azienda ospedaliera “Villa Sofia” — Palermo
Sanatorio — Palermo — Piana degli Albanesi
Ospedale “Villa delle Ginestre” — Palermo
Padiglioni polichirurgici e Ospedale via Ingegneros — Palermo
Ospedale “Casa del Sole” — Palermo
Azienda Ospedaliera “V. Cervello” — Palermo
Viadotto sul cuore delle Madonie — Palermo
Anello metroferroviario — Palermo
Passante ferroviario. Raddoppio metropolitana Palermo centrale — Punta Raisi — Palermo — Cinisi
Linea ferroviaria Palermo Lolli — Santa Ninfa
Sottovia scatolare — Palermo — Bolognetta
Galleria interna al parco delle Madonie — Palermo — Petralia Soprana
Raccordo Autostradale — Palermo
Adduttore del fiume Irminio — Ragusa
Ex ospedale psichiatrico — Ragusa
Ospedale “G.B Odierna” — Ragusa
Teatro Comunale di Siracusa
Invaso di Lentini — Siracusa
Asilo nido — Siracusa — Priolo Gargallo
Centro scolastico polivalente per scuole elementari e materne — Siracusa — Priolo Gargallo
Scuola-albergo — Siracusa
Ex Ospedale Neuropsichiatrico — Siracusa
Ospedale civile — Siracusa — Pachino
Casa albergo per anziani — Siracusa — Priolo Gargallo
Ospedale “E. Muscatello” — Siracusa — Augusta
Centro diurno per gli anziani — Siracusa — Priolo Gargallo
Nuovo ospedale generale — Siracusa — Lentini
Sopraelevata SP26 — Siracusa — Rosolini
Porto di Pantelleria — Trapani
Teatro di Gibellina — Trapani
Monumento ai Mille — Trapani — Marsala
Pista ciclabile — Trapani — Mazara del Vallo
Chiesa Madre (c.d. Chiesa di Quaroni) — Trapani — Gibellina
Dissalatore — Trapani — Nubia
Ponte — Trapani — Mazara del Vallo
Acquedotto di Montescuro-ovest — Trapani
Alloggi della polizia — Trapani — Gibellina
Serbatoi Paceco, Trinità , Rubino, Zafferana — Trapani
Centro turistico — Trapani — Gibellina
Cimitero — Trapani — Contrada Ciappola — Cutusio
Scuola — Trapani — Erice
Piscina comunale — Trapani
Ospedale “San Biagio” — Trapani — Marsala
Ospedale “Vittorio Emanuele II” — Trapani — Castelvetrano
Centro cure per disabili — Trapani — Castellammare del Golfo
Ospedale Nuovo — Trapani — Marsala
Palestra — Trapani — Erice
Litoranea Nord — Trapani
Porto “Banchine versante Ronciglio” — Trapani
Linea ferroviaria Kaggera — Vita — Salemi — Trapani
Porto di Castellammare del Golfo — lavori di prolungamento e messa in sicurezza — Trapani
Galleria tra la Valle dell’Adige e il lago di Garda — Trento
Linea tramviaria Scandicci — Santa Maria Novella — Firenze
Acquario pubblico “Diacinto Cestoni” — Livorno
Porta del parco Appennino Tosco Emiliano — Massa Carrara — Filattiera
Scolmatore acque — Pisa — Pontedera
La strada quadrilatero umbro-marchigiana — Perugia
Superstrada Perugia-Ancona
Nuovo ospedale comprensoriale — Terni
Superstrada Terni — Rieti
Metropolitana — Terni
Diga di Beauregard — Aosta — Valgrisenche
MO.S.E. — MOdulo Sperimentale Elettromeccanico — Venezia
Idrovia Venezia — Padova
Ospedale “San Bortolo Nuovo” — Vicenza
Istituto Elioterapico — Vicenza — Roana
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Febbraio 3rd, 2012 Riccardo Fucile
CINQUE REGIONI A TRATTAMENTO DI FAVORE: CENTINAIA DI MILIONI DI EURO A DISPOSIZIONE, GESTITI SENZA ALCUN VINCOLO, DA NORD A SUD
Sicilia: il Consiglio più affollato e ricco d’Italia, venti milioni di euro solo per le pensioni dei consiglieri
Dalla prossima legislatura i deputati dell’Ars, l’assemblea regionale siciliana, saranno 70, 20 in meno rispetto agli attuali 90.
Si tratta del primo segnale di austerity da parte del consiglio regionale più affollato e ricco d’Italia.
Per mantenere la casta di Palazzo dei Normanni ogni siciliano spende cinque volte più dei lombardi, 33 euro l’anno, per una spesa complessiva di 167,5 milioni.
Anche vitalizi e retribuzioni del personale sono in testa alla classifica degli sperperi: l’Ars ha stanziato per le pensioni dei consiglieri — in Sicilia “deputati” — 20,5 milioni di euro, tre volte tanto in confronto alla Lombardia che, pur avendo più dipendenti (296 contro 248) spende per i suoi funzionari la metà dei 40,4 milioni di euro che sborsa l’Ars.
Questo perchè i salari del personale della regione a statuto speciale sono parametrati a quelli del Senato.
Anche altre voci di bilancio fanno impallidire: nell’anno appena iniziato solo la buvette dell’Ars costerà oltre 925 mila euro, 77 mila euro al mese, mentre le spese di rappresentanza ammontano a 342 mila euro, dieci volte in più della Puglia e trenta volte in più dell’Emilia Romagna.
Solamente per le divise dei 120 commessi la Regione paga 360 mila euro, mentre per il noleggio e la gestione delle 13 auto blu in dotazione 425 mila euro.
Entrare a lavorare all’Ars rappresenta il sogno di ogni siciliano. Palazzo dei Normanni, infatti, garantisce stipendi e pensioni impensabili per qualsiasi altro dipendente pubblico.
Un segretario generale, con 24 anni di anzianità , ha uno stipendio netto pari a 13.145 euro al mese in 16 mensilità .
Un suo pari del Consiglio regionale della Lombardia guadagna 6.590 euro netti in sole 13 mensilità .
Con 35 anni di anzianità , sempre un segretario generale ha garantita una pensione di 12.263 euro netti al mese, mentre un consigliere parlamentare con incarico di direttore con 24 anni d’anzianità guadagna 9.257 euro netti al mese (3.790 in Lombardia).
I 120 commessi, con 24 anni di lavoro alle spalle, arrivano a guadagnare 3.736 euro netti al mese e possono contare su una rendita pensionistica di 3.439 euro.
I soldi dei cittadini siciliani vengono sprecati anche in Europa.
La regione ha rescisso il contratto d’affitto per la vecchia sede di rappresentanza e ne ha acquistata per 3,1 milioni di euro una nuova a Bruxelles dove lavorano appena tre persone, tra cui un giornalista che costa 16 mila euro al mese per gestire una newsletter.
La ristrutturazione dell’ufficio regionale oltralpe è costato 400 mila euro, mentre altri 80 mila se ne vanno ogni anno per spese condominiali e bollette.
Questa XV legislatura detiene un altro triste record: 27 parlamentari su 90 hanno guai con la giustizia. Concorso in associazione mafiosa, falso in bilancio, truffa, voto di scambio, concussione, peculato, abuso d’ufficio, bancarotta, associazione a delinquere e altri reati minori.
Trentino Alto Adige: la carica dei 333 sindaci e le comunità di valle, presidenti di provincia più pagati di Obama
Lorenzo Dellai guadagna 21.000 e il suo omologo Luis Durnwalder arriva a 25.620. Siamo nelle ricche province di Trento e Bolzano dove il 90% delle tasse riscosse sul territorio resta nelle casse provinciali.
Dove grazie allo statuto di autonomia si legifera su sanità , scuola, università e trasporti e dove anche i presidenti di Provincia, che sono a tutti gli effetti equiparati a quelli delle regioni, sono i più ricchi d’Italia.
Oltre ai due organi provinciali composti da 35 consiglieri per il Trentino e altri 35 per l’Alto Adige, esiste anche la Regione, il cui consiglio è costituito dagli stessi rappresentanti delle province mentre la presidenza spetta a rotazione una volta a Trento e l’altra a Bolzano.
In questo sistema ci vive appena un milione di persone.
Certo anche il reddito pro capite è tra i più alti d’Italia, con una media di 32 mila euro (dati del 2009) ma i costi della politica del Trentino Alto Adige non possono lasciare indifferenti.
Se il presidente degli Stati Uniti si ferma a 23 mila euro lordi al mese e la cancelliera Angela Merkel non supera i 20 mila, il vice di Durnwalder, Hans Berger di euro ne prende 24 mila, mentre il presidente del Consiglio sfiora i 20.
Ma a difendere a spada tratta l’autonomia dell’Alto Adige è lo stesso Durnwalder: “Noi prendiamo l’indennità in base alle leggi esistenti. In questa legislatura abbiamo ridotto spontaneamente gli stipendi del 20%. I nostri politici pensano al bene della propria terra. Se di Obama avessi i cuochi e i sarti, due aerei privati e 4 miliardi per la propaganda elettorale, allora potrei abbassare lo stipendio, perchè non mi servirebbero più i soldi. In altre regioni hanno meno competenze e stipendi più alti. Noi abbiamo tante competenze e per questo ci servono più dipendenti pubblici”.
Già le competenze altra nota dolente.
Fermo restando che i tagli ai costi della politica non hanno superato i 290 euro mensili non bisogna dimenticare che anche i sindaci dei 217 comuni della provincia di Trento e quelli dei 116 della provincia di Bolzano non se la passano male.
Il primo cittadino di Proveis in provincia di Bolzano, 270 anime, guadagna 2.041 euro, quello di Massimeno (Trento) invece, che conta 124 abitanti, arriva a 1.140 euro di indennità , importi che resteranno invariati fino al 2015.
Insomma il mondo dell’assurdo se si pensa che su di un territorio così piccolo ci sono in tutto 333 comuni che costano ogni anno milioni di euro.
A questo bisogna aggiungere che, nella provincia di Trento esistono anche le cosiddette Comunità di valle, in tutto sono 16, e sono una sorta di entità territoriale a livello intermedio tra i comuni e la Provincia, danno da lavorare a 564 persone con una spesa di un milione e 600 mila euro all’anno.
Una novità introdotta nel 2006 e che ha iniziato ad operare nel 2010 suscitando dure critiche da parte della Lega nord che le vuole abolite (sono state raccolte le firme per un referendum).
Anche l’Italia dei valori ha proposto di abolirle, ma non solo, anche di accorpare 30 i comuni, come spiega il consigliere Bruno Firmani: “Così si risparmierebbero in un anno almeno 20 milioni di euro.
Quando ho presentato questa proposta in Consiglio però tutti hanno votato contro, anche il centrosinistra”.
Sardegna: il cardiologo dell’Udc nominato alla Sanità e i sistemi informatici da 85 milioni di euro
Nei mesi scorsi ha ridotto la sua indennità di presidente della Regione a un euro.
Ma il governatore Ugo Cappellacci è pur sempre stato eletto consigliere regionale. E in Sardegna non è un lavoro mal retribuito, anche per chi non ha incarichi extra.
Ecco cosa compariva in una busta paga del 2011: indennità consigliare 9362,91 euro e diaria consiglieri 4003,11 euro per un totale lordo di 13.366,02.
A questo compenso vanno sottratte le ritenute così da portarlo a 7.796 euro netti.
Per il presidente del consiglio regionale invece bisogna aggiungere l’indennità di carica di 4.038,67 (2.302,04 netti).
All’indennità però vanno aggiunte poi le spese di segreteria e rappresentanza (3.352 euro) e quelle di documentazione, aggiornamento, stampa e strumentazioni tecnologiche (9.026 euro l’anno) e ancora gli eventuali emolumenti relativi agli altri ruoli ricoperti in Consiglio.
Se un consigliere, ad esempio, viene nominato segretario o presidente di commissione avrà 1.926,51 euro lordi in più al mese.
Qualche passo verso il risparmio la Regione Sardegna lo ha fatto.
Ad esempio ha abolito il vitalizio, ha ridotto il numero dei consiglieri da 80 a 60, le indennità e i finanziamenti ai gruppi risparmiando, dice il presidente del consiglio Claudia Lombardo, oltre 1 milione e 300 mila euro.
Dalla prossima legislatura, si intende.
Ma alla Regione ci sono ben altre spese più consistenti.
Come ad esempio quelle per la gestione dei sistemi informatici regionali.
Acronimi e sigle dietro cui si celano spese per milioni di euro: il SI-BAR dell’Amministrazione Regionale, il SISAR della sanità , il SIRA dell’ambiente e il SIL del lavoro.
Secondo il consigliere Sel, Luciano Uras, nei prossimi tre anni si spenderanno almeno 85 milioni di euro.
Per il sito della Regione e per il sistema informatico per la pianificazione territoriale si spendono circa 2 milioni di euro l’anno e 5 milioni e 700 mila per quello sanitario.
Il SIBAR costa 2 milioni di euro, stesso dicasi per il sito del lavoro.
Uno smacco per il popolo sardo afflitto da sempre dalla piaga della disoccupazione che attende da sei anni un nuovo piano occupazionale.
Finora si sono spese per l’informatizzazione della Regione centinaia di milioni di euro. Solo SIBAR e SISAR sono già costati alle casse della Regione quasi 100 milioni di euro.
E sul fronte sanitario, che è poi quello che grava maggiormente sul bilancio, ora compare anche uno stipendio d’oro. È quello di un medico cardiologo di 70 anni, ex proprietario di una casa di cura privata e candidato Udc alle regionali 2009.
Per dirigere per tre anni l’Agenzia Regionale della Sanità (l’organismo tecnico-scientifico della Regione che supporta l’Assessorato Igiene e sanità e l’assistenza sociale) riceverà un compenso di 130 mila euro.
Valle D’Aosta: il regno incontrastato dell’Unione Valdotaine, 1300 dipendenti su 128.000 abitanti
La casta in Valle d’Aosta è una cosa seria, la politica è ovunque: un potentissimo Consiglio regionale di 35 membri, 74 consigli comunali, 8 Comunità montane, 10 Aziende pubbliche di promozione turistica, un consorzio Bim (bacini imbriferi montani), una Cva (Compagnia valdostana acque), un Consiglio permanente degli Enti locali (con tanto di Consorzio Enti locali come “braccio operativo”) che riunisce i 74 sindaci (quasi tutti dell’Union Valdotaine) deputato a “favorire l’integrazione dei comuni con la politica della Regione (ovviamente a guida Unione Valdotaine) più uno svariato arcipelago di partecipate.
Conti alla mano, fanno circa 1.300 persone (senza contare l’indotto di portaborse e collaboratori) che vivono di politica.
Non male per una Regione di appena 128 mila abitanti.
Senza considerare i costi esorbitanti: tra diaria e indennità , un consigliere regionale “base” sfiora i 10 mila euro al mese.
A cui si aggiungono i vari aumenti in relazione alle “funzioni”: il presidente del Consiglio regionale prende 5.771,40 in più (come il presidente della Regione), l’assessore somma 4.040,54 euro all’indennità di consigliere.
E se non è tra gli eletti, attenzione, in Val d’Aosta hanno introdotto l’indennità da assessore “tecnico”: ovvero chi è chiamato da fuori a gestire un settore della politica valdostana prende il 75% dell’indennità da consigliere, la “paga” da assessore, due terzi della diaria, più un rimborso forfettario delle spese di viaggio. In totale fanno quasi 12 mila euro ogni 30 giorni.
Ma non è facile che qualcuno si indigni per gli scandali: le mani dell’Union Valdotaine (tolta la redazione locale de La Stampa) si allungano fino all’informazione . La sede aostana dell’Ansa (totalmente indipendente da quella piemontese) riceve finanziamenti dalla giunta regionale e dall’assessorato al turismo.
Quanto alla sede Rai (ovviamente un monocolore rossonero), riceve ogni anno 2 milioni di euro circa grazie a una convenzione con la Presidenza del Consiglio per la produzione di 110 ore di programmi televisivi e 78 ore di trasmissioni radio all’anno in lingua francese.
Una Convenzione fondata sulla legge 103 del 1975 a tutela del bilinguismo; peccato che in Valle d’Aosta il francese lo parli lo 0,9% della popolazione.
Friuli Venezia Giulia: l’emendamento per sfuggire ai tagli “romani”, 3.000 euro al mese per raggiungere Trieste da Pordenone
“Un consigliere regionale in fondo prende 5.500 euro al mese”.
Per il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo, che di euro al mese netti se ne porta a casa 7.327 (secondo i dati forniti dal sito parlamentiregionali.it  ), si tratta in fondo di soldi sudati e guadagnati.
Per ora, anche in questa regione a statuto speciale, di riduzioni, reali, ai costi della politica non se ne sono viste.
Nel frattempo i politici regionali, oltre alle indennità , si portano a casa anche un rimborso vitto di 735 euro per 21 giorni di lavoro, più quello per l’uso della macchina che, a seconda della provincia di residenza, varia dai 533 euro per i triestini – sempre per tre settimane ma le settimane di presenza in Consiglio sono quasi sempre due — ai 3.210 per chi arriva da Pordenone e deve farsi 117 chilometri.
Gli stessi che intasca l’ex presidente del Consiglio regionale, il leghista Eduard Ballaman, dopo aver scorrazzato, a spese dei contribuenti per quasi due anni (dal 2008 al 2010), con l’auto blu per viaggi di piacere con la propria compagna.
E poi ancora altri 1.300 euro di indennità di funzione. Tutti ovviamente esentasse.
Mentre in attesa di una risposta da Roma, resta sulla carta, e forse entrerà in vigore dalla prossima legislatura, cioè dal 2013, la proposta di tagliare i consiglieri portandoli dagli attuali 59 a 49.
Finora, quello che è riuscito a partorire il Consiglio regionale è solo il passaggio del vitalizio dal sistema retributivo a quello contributivo a partire però sempre dalla prossima legislatura.
Ma ci sarebbe una buona notizia: visto che le indennità dei consiglieri sono agganciate a quelle dei parlamentari e per la precisione corrispondono al 70% di quanto guadagna un deputato, per forza di cose — considerati i tagli in vista — anche la loro busta paga sarà , per così dire, più magra.
E invece no, perchè grazie ad una mossa astuta, un emendamento inserito nella legge finanziaria 2012 e votato a novembre trasversalmente da tutti, con esclusione dell’Italia dei Valori, le indennità dei consiglieri sono state “blindate” e fissate a quanto loro stessi percepivano a gennaio dello scorso anno.
Insomma, come ha denunciato il consigliere dell’Idv Alessandro Corazza, si è trattato di “una “messa in sicurezza” da nuovi tagli nazionali dell’indennità ”, ma non solo anche dei soldi a disposizione dei gruppi Consiliari.
Ma c’è di più: “L’aver slegato l’indennità dei consiglieri da quella dei parlamentari e averla definita all’importo in vigore al 1 gennaio 2011, ha un effetto diretto anche sui vitalizi di chi è già in pensione e di chi ancora deve andarci, evitando che anche questi siano adeguati ai tagli romani”.
E ad essere a rischio è anche il referendum proposto dal Comitato guidato da Giovanni Ortis e ora al vaglio del Tribunale, che chiede di abolire i vitalizi e la cosiddetta indennità di fine mandato, come ha indicato il consigliere Corazza: “Andando a modificare la legge sull’assegno vitalizio si fa decadere definitivamente il referendum abrogativo. In questo modo i Consiglieri regionali hanno eliminato quello che per loro rappresentava un problema non indifferente”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 3rd, 2012 Riccardo Fucile
DA PALERMO A GENOVA PD E SEL IN DISACCORDO, A TARANTO A RISCHIO PERSINO LA CONSULTAZIONE… IN TROPPE CITTA’ LE PRIMARIE SONO VISSUTE COME UNA RESA DEI CONTI INTERNA
“Il centrosinistra rompa gli indugi e dia il via a una campagna elettorale che continui la straordinaria opera di cambiamento incarnata da un grande sindaco”.
È tutta qua, nell’appassionata dichiarazione di Nichi Vendola a favore di Ippazio Stefà no, sindaco di Taranto uscente, la chiave per capire che le primarie sono gravemente malate. Sì, perchè Vendola, proprio lui, quello che impose le primarie per la guida della Puglia, nonostante il niet del Pd, e vinse in maniera schiacciante contro Francesco Boccia, il candidato democratico, sta dicendo che a Taranto, dove si vota a maggio per scegliere il sindaco, le primarie non si devono fare.
Perchè il candidato c’è, ed è il suo.
Taranto, però, è solo uno dei casi in cui le consultazioni rischiano di saltare.
Se è per Brindisi, la coalizione di centrosinistra si sta affidando a “un candidato unico”. Se è per Palermo, le consultazioni sono state congelate per l’impossibilità di mettersi d’accordo pure sullo schieramento di riferimento dei partecipanti.
A fronte di questo, ci sono casi, come quello di Genova, in cui le consultazioni assomigliano di più a una guerra interna (in questo caso al Pd) che a un’occasione di scelta per i cittadini.
Città importanti, che danno il segno dei tempi, anche se poi in tante realtà minori le consultazioni si fanno e la gente a votare ci va.
E dunque, c’erano una volta i gazebo, i volontari, le file per indicare prima Prodi e poi Veltroni candidati leader del centrosinistra.
C’erano una volta le consultazioni che rovesciarono quelle che sarebbero state le scelte dei partiti: la vittoria di Giuliano Pisapia contro Stefano Boeri a Milano, la più plateale, oltre quella dello stesso Vendola.
Ora è di nuovo tempo di tavoli, di accordi di segreterie, di patti (e ricatti) incrociati tra partiti.
D’altra parte, il bipolarismo sembra già un ricordo e un’utopia: si ragiona in termini proporzionali, di alleanze, compromessi e schieramenti.
A Lecce in realtà delle primarie ci sono state: il 23 gennaio ha vinto Loredana Capone, candidata del Pd, vicepresidente della giunta Vendola con il 49 per cento dei consensi.
E ha battuto Carlo Salvemini, sostenuto da Sel, che ha ottenuto il 42 per cento.
Un colpo inaspettato per il governatore.
Da qui, il teorema del suo braccio destro, Nicola Fratoianni: “Organizziamo le primarie soltanto nelle città guidate dalla destra e per i sindaci che sono al secondo mandato”. Vizio del centrosinistra, quello di trovare una regola per ogni occasione.
ATaranto, dove, appunto, Stefà no è il sindaco uscente, le primarie in realtà le ha chieste a gran voce un Comitato appositamente costituitasi, e composto da elettori del Pd, dell’Idv e del Movimento jonico per la legalità (Mjl).
Il coordinatore del Mjl, Antonio Asaro, così scriveva a Vendola: “In questi quattro anni di amministrazione Stefà no ne abbiamo visto di tutti i colori: dall’accordo con Cito per piazzare un suo autorevole consigliere comunale nel Consiglio di amministrazione dell’Amiu alla distruzione della maggioranza con cui aveva vinto le elezioni del 2007, alla rimozione di ben 13 assessori senza dare motivazioni o dandole assolutamente risibili. Le forze che lo avevano portato alla vittoria ora sono all’opposizione”.
Il Pd, nel frattempo, avrebbe individuato il suo candidato alle primarie, Michele Pelillo. Che allarga le braccia: “Sono candidato alle primarie? Mah, se ce le fanno fare…”.
Sergio Blasi, coordinatore regionale dei Democratici, non perde occasione: “Non ci voglio credere e non ci posso credere, mi sembra che si sia capovolto il mondo. Ma come, chi chiede le primarie ovunque, non vorrebbe farle in Puglia?”.
Sulle posizioni di Vendola, sta però anche il sindaco di Bari, Michele Emiliano, anche lui del Pd.
Spiega Blasi: “Noi le vorremmo per allargare la coalizione”.
Più o meno la stessa motivazione con la quale si dice che però a Brindisi è meglio non farle. “Non le chiama nessuno”, precisa Blasi. In realtà il Pd ha già stretto un accordo con Mimmo Consales come “candidato unitario” per le elezioni.
Dopo aver chiesto il ritiro al suo candidato naturale, Giovanni Carbonella, il presidente provinciale del partito.
Nel frattempo, Vendola sarebbe pronto ad offrire una contropartita all’appoggio di Stefà no a Brindisi: la rinuncia di Giovanni Brigante (sostenuto non da tutta Sel, ma da Puglia per Vendola) a sfidare alle primarie appunto Consales. Da due possibili primarie a zero, insomma.
A Palermo, le primarie ci sarebbero dovute essere domenica scorsa.
Poi, si era indicata la data del 18 febbraio. Adesso sono state congelate.
Impossibile mettersi d’accordo, stavolta sullo schieramento di riferimento.
I candidati ufficiali erano Leoluca Orlando per l’Idv, Rita Borsellino, candidata ufficiale del Pd, Davide Faraone, il renziano (quindi di nuovo vicino al Pd) e Fabrizio Ferrandelli, consigliere comunale Idv, in rotta col suo partito, sostenuto dall’ala più vicina al governo Lombardo dei Democratici, rappresentata dal senatore Beppe Lumia e dal capogruppo all’Ars Antonello Cracolici, e in grado di attrarre nella propria orbita il Terzo polo.
E proprio nel nome del no a Lombardo è saltato il tavolo.
Ovvero, sono saltate le primarie, in favore di un tavolo che dovrà decidere quale sarà la coalizione di riferimento per le primarie.
In realtà , a questo punto le consultazioni non le vuole nessuno.
E Orlando (che ci tiene a precisare “sono candidato alle elezioni”) spera in un ticket con la Borsellino (anche lei candidata).
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 3rd, 2012 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI ROBERTO SAVIANO: SI E’ RIPRESO A SPARARE E I CLAN “CONSIGLIANO VIVAMENTE” DI STARE IN CASA LA SERA E DI NON USCIRE… NASCE UN MOVIMENTO DAL BASSO CHE VUOLE RIPRENDERSI LE PIAZZE
Accade che un ordine dato da un clan imponga il coprifuoco e che il resto del Paese quasi non se ne accorga.
Accade a Secondigliano, Scampia, Melito, Giugliano, in un territorio che raggiunge quasi 300 mila persone.
I clan danno l’ordine: entro le sette, sette e mezza di sera bisogna chiudere i negozi. Entro le otto tornare a casa. I bar al massimo entro le 22 devono avere le saracinesche chiuse.
Accade anche che si dica dopo poco che questo coprifuoco non esiste, che è un inutile allarmismo, un’invenzione.
Le associazioni si spaccano, i magistrati indagano, i messaggi di diverso segno iniziano a diffondersi.
È un coprifuoco anomalo. Lo consigliano piuttosto che imporlo. Lo consigliano caldamente.
E il calore dell’intimidazione prevede un’unica cosa: dichiarazione di guerra.
Le ragioni del coprifuoco sembrano infatti le ragioni tipiche di ogni conflitto, e siccome nel 2004 la faida che scoppiò interna al clan Di Lauro di Secondigliano generò molti morti innocenti, questa volta i clan chiedono a chi vive lì di non diventare un bersaglio sbagliato. O forse non lo chiedono affatto.
Accade che le persone si comportino così sentendo paura e basta.
Eppure quasi nessuno parla di quel che accade. Il destino della battaglia alle mafie è sempre identico. Diventano grimaldello utile quando le parti politiche si scontrano e quando invece l’attenzione si sposta su altro decadono dall’attenzione pubblica. Eppure il più grande tesoro da poter far tornare nelle risorse dello Stato è proprio quello delle mafie.
In questo caso Twitter sta dando il suo contributo.
Pina Picierno, deputata del Pd, ha dato avvio con un tweet a un movimento spontaneo che, sulle orme di OccupyWallStreet, invita a riprendere il controllo delle strade di Scampia, a sottrarle a chi sente di possederle e di poterne disporre liberamente.
Venerdì prossimo in piazza Giovanni Paolo II Scampia vorrebbe diventare un piccolo Zuccotti Park, e ci si riapproprierà del quartiere.
OccupyScampia avrà il merito di riportare attenzione su luoghi dove o ci si spara addosso o si muore o si scompare dalle carte geografiche.
Sperando di trovare unità tra le diverse associazioni antimafia attive sul territorio, che sono molte e spesso serie.
Il coprifuoco, ovviamente, non nasce dalla filantropia dei clan.
Morti – e soprattutto morti innocenti – significano attenzione; attenzione significa telecamere e forze dell’ordine e questo significa niente più affari nella più grande piazza di spaccio d’Europa. Gli Scissionisti usciti vincitori dalla faida si sono spaccati.
Il clan vincente governato dalle famiglie Amato e Pagano ha sempre più rapporti con la Catalogna e sempre meno con il territorio.
Il loro nome di Spagnoli era infatti determinato dal potere che avevano costruito a Barcellona. Gli Amato-Pagano avendo le spese più importanti in Spagna hanno smesso di tenere a stipendio le famiglie dei detenuti.
Errore grave che commettono sempre i clan in ascesa che perdono di vista il territorio considerandolo ormai a loro disposizione.
Tutte le mafie hanno regole disciplinate e infrangibili circa gli stipendi e gli indennizzi in caso di arresto.
Con pene inferiori ai dieci anni l’affiliato riceve una parte dei soldi in carcere per sopravvivere meglio in prigione, una fetta va alla sua famiglia e un’altra al suo avvocato (a meno che non sia l’avvocato di uno studio già a disposizione degli affiliati).
Con una pena superiore ai dieci anni l’indennizzo alla famiglia aumenta.
Questa volta dinanzi ai ritardi nei pagamenti e alle distrazioni il clan Scissionista si è spaccato. E hanno iniziato a sparare.
Le altre famiglie hanno smesso di lavorare per loro e gli hanno imposto di non oltrepassare il ponte di Melito. Se lo fanno sono morti.
Gli Amato-Pagano con le piazze di spaccio ferme e con questi divieti si sono armati e sono pronti alla risposta.
I morti già ci sono stati ma anche questi sono stati relegati alla cronaca nera locale. Il primo morto è stato Rosario Tripicchio, 31 anni, poi Raffaele Stanchi, 39, poi Patrizio Serrao, 52 anni, poi Fortunato Scognamiglio, 28 anni.
Tutto questo nel solo mese di gennaio.
Eppure è calato il silenzio. “Fa più notizia se il panettiere ti fa lo scontrino che fiumi di danaro della cocaina qui a Melito” scrive un ragazzo commentando la notizia su Facebook.
Quello che mette paura ai cittadini di questo territorio è che gli Amato sono quasi tutti in galera e quindi hanno delegato la guerra ai ragazzini.
La promessa è: se riuscite a riprendervi i territori sarete i nuovi reggenti. Spesso non pagare le mesate in carcere serve proprio a mettere le giovani generazioni di camorristi contro le vecchie.
I ragazzini sono comandati da Mariano Riccio che ha sposato la figlia del capo scissionista Cesare Pagano e vuole rinnovare il clan, scegliendo lui chi pagare e chi no affiliando persone nuove, facendo pace con vecchi nemici responsabili spesso di aver ucciso familiari degli alleati del suo clan.
Le altre famiglie, da Abbinante a Petriccione, dai Marino ai Pariante, si sono messe contro.
Ma la figura centrale è Arcangelo Abate, nuovo capo dell’asse Scissionista: senza la sua autorizzazione Riccio non potrebbe agire, senza la sua autorizzazione la guerra non potrebbe partire.
Abate è stato nei mesi scorsi scarcerato ed è oggi il nuovo re dei narcos.
E ora il territorio, già vittima in passato delle più cruente faide mai viste in Italia (decine di morti, uso di esplosivi, interi stabilimenti bruciati con persone dentro, esecuzioni di persone scelte a caso), diventa l’ambito in cui fronteggiarsi.
E allora le ragazze smettono di uscire in tacchi e indossano scarpe da ginnastica con cui è più facile scappare, non si va in macchina in due, ma solo uno per auto, perchè potresti essere scambiato per una paranza (gruppo di fuoco).
Si guida possibilmente tenendo le due mani sullo sterzo. Non si indossa casco, si evitano luoghi pubblici. Persino i negozi di pesce abituati a vendere di più la domenica ordinano meno pesce perchè si vende sempre meno.
Dettagli di un territorio in guerra. Negarlo sarebbe omertà .
Perchè la disattenzione di questi giorni sta portando i gruppi a poter decidere un coprifuoco. E i clan si nutrono di buio, di ordinarietà , di abitudine.
Tutto normale. Tutto solito.
L’attenzione costante si oppone a questo. Il contrasto alla crisi economica si fa anche fermando l’economia criminale e il furto di territorio che le mafie compiono.
A Scampia lo sanno: ogni anno a carnevale c’è un appuntamento per riprendersi (simbolicamente, e non solo) il territorio.
Anche quest’anno il 19 febbraio ci sarà la festa di carnevale, una delle poche in questi territori che non si ferma dinanzi alle case dei boss, che non mostra nessun rispetto per i poteri criminali ma che ricorda il diritto fondamentale alla felicità .
Sarebbe bello se questo governo trovasse il modo di esserci, se le luci non si spegnessero per riaccendersi solo quando è troppo tardi. Solo quando si spara e si uccide molto.
Solo quando torna la guerra, la solita guerra a sud.
Roberto Saviano
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 3rd, 2012 Riccardo Fucile
SECONDO VIA NAZIONALE “E’ STATO FATTO UN PASSO AVANTI, MA NON BASTA: IL PAESE E’ FERMO DA 15 ANNI”…”MISURE INCISIVE MA PARZIALI, IN ALCUNE SI RINVIA, IN ALTRE SI FA MARCIA INDIETRO”
La prima autorevole pagella – con tanto di “promosso”, “bocciato” e “rimandato” – al decreto Cresci-Italia, arriva dalla Banca d’Italia.
«E’ indubbio che si fanno passi avanti concreti e rilevanti nella modernizzazione del Paese», ha riferito ieri il neo vicedirettore generale Salvatore Rossi, in audizione al Senato.
Ma «occorre proseguire in questa direzione» perchè «i frutti potranno non vedersi subito, ma è una strada obbligata» per traghettare l’Italia fuori dalla «condizione quasi stagnante» degli ultimi 15 anni.
Nel settore delle assicurazioni, ricorda Bankitalia, il decreto interviene nel comparto “Rc auto”.
Ovvero il tagliando elettronico, la scatola nera sul veicolo, l’obbligo per l’agente (che rimane monomandatario) di mostrare al cliente altri tre preventivi di polizza di compagnie diverse.
Tuttavia si avrà «una diminuzione dei premi» solo «se i comportamenti concorrenziali sul mercato saranno attentamente controllati». Meno cartelli, prezzi più bassi.
Giudizio rinviato sui trasporti a quando sarà effettivamente operativa la nuova Authority, «già prevista nella manovra di dicembre», fa notare sottilmente Bankitalia, le cui funzioni, «ora estese», vanno tutte «nella direzione di assicurare una corretta regolamentazione».
Ma l’efficacia su tariffe, qualità del servizio, operatività territoriale, «dipenderà dalle azioni concrete» che l’Authority riuscirà a mettere in campo, influenzate «dalle quantità e qualità delle risorse assegnate e dal grado di indipendenza che le verrà assicurato».
Si può fare di più. Una prima bacchettata è riservata alle (poche) misure a carico degli istituti di credito.
Per ridurre il costo di utilizzo delle carte e degli altri strumenti di pagamento elettronici – è il monito di Bankitalia – «sarebbero utili ulteriori interventi normativi che accrescano la trasparenza e il valore segnaletico dei prezzi applicati dalle banche», così che le scelte dei consumatori siano davvero consapevoli.
Non basta dunque quanto dispone il decreto, ovvero la riduzione delle commissioni con regole da definire entro il 1° giugno.
L’ampiamento «significativo» della pianta organica delle farmacie (di oltre il 25%), con l’apertura di 5 mila punti, la possibilità di fare sconti su farmaci e prodotti che ora sono pagati direttamente dai clienti, così come la possibilità di tenere aperto oltre i turni e gli orari previsti dalle leggi regionali, sono giudicati con favore da Bankitalia. Tuttavia in questo settore, come trai notai, la concorrenza aumenterà «soltanto all’interno del settore», conservandoi paletti all’accesso.
Auspicabile un approccio per rendere più «contendibile» questo mercato.
Capitolo professioni bocciato. Il venir meno dell’obbligo del preventivo scritto (scatta solo se richiesto dal cliente) è «un passo indietro», certifica Bankitalia.
In ambito forense, si sottolinea, avrebbe scoraggiato la presentazione di cause di rilievo modesto.
Per quanto riguarda i notai, l’incremento del numero delle sedi (500, meno del 10%) è «limitato» e in ogni caso «si sono preservati gli attuali stretti limiti all’accesso».
Troppe «incertezze», infine, nella formulazione dell’abrogazione delle tariffe, rimaste come parametri solo nelle aule giudiziarie.
Promossa a pieni voti la futura separazione tra Eni e Snam.
«Misura di grande rilievo» per Bankitalia, garantirà «un più equo accesso alle infrastrutture» e stimolerà gli investimenti.
Apprezzati anche gli interventi per ridurre la bolletta del gas a imprese e consumatori. Meno bene la liberalizzazione della distribuzione dei carburanti, solo «parziale», con dubbi benefici alla pompa.
«Apprezzabili» infine gli incentivi ad affidare i servizi pubblici locali mediante gara. Mentre sulla Srl per gli under 35 a un euro di capitale si suggerisce di rimuovere il vincolo d’età .
(da “La Repubblica“)
argomento: economia | Commenta »