Agosto 11th, 2013 Riccardo Fucile
IN CASO DI INSOLVENZA A PAGARE SARANNO CONTRIBUENTI E RISPARMIATORI POSTALI
Costruttori in difficoltà per il crollo del mattone che rischia di travolgere anche le banche che
li hanno finanziati?
Nessun problema, dopo le ultime esitazioni Palazzo Chigi è quasi pronto per sfornare la sua soluzione per andar incontro a entrambi.
Si tratta di una rivisitazione della norma già proposta dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di Maurizio Lupi quando il decreto Fare e il ddl Semplificazioni erano in gestazione e che prevedeva una modifica sostanziale allo statuto della Cassa Depositi e Prestiti per permetterle di fornire alle banche la liquidità necessaria “per l’erogazione di mutui ipotecari per l’acquisto di abitazioni principali”.
Una proposta che, quindi, avrebbe visto paradossalmente i soldi dei risparmiatori depositati in posta e gestiti dalla Cassa controllata all’80,1% dal ministero delle Finanze e al 18,4% dalle Fondazioni bancarie, ritornare agli stessi risparmiatori dopo un breve transito presso le banche ridotte così al mero ruolo di mediatori retribuiti.
La norma ipotizzata era arrivata fino alle ultime bozze discusse in Consiglio dei ministri a giugno, salvo poi scomparire nei testi definitivi.
Forse anche alla luce del fatto che qualcuno aveva obiettato che sarebbe stato più semplice e meno oneroso tagliare un passaggio — quello in banca — e permettere alla Cdp di prestare direttamente il denaro ai cittadini senza l’intermediazione bancaria. Magari a condizioni agevolate.
Un’ipotesi che però non sarebbe senz’altro piaciuta ai gruppi del credito italiano.
Ai quali invece non dispiacerà affatto l’ultima norma in arrivo via decreto lanciata in questi giorni prima dal Sole 24 Ore e poi dal Corriere della Sera.
Quella che prevede per le banche l’emissione entro l’autunno di obbligazioni garantite dalla Cassa Depositi e Prestiti.
I soldi raccolti andrebbero a finanziare i mutui alle famiglie e i prestiti alle imprese. O almeno, stando al Corriere, quelle “di costruzione schiacciate dalla crisi”.
Questi titoli, continua il quotidiano di Ferruccio De Bortoli “avrebbero un rendimento non alto, ma sicuro, e potrebbero così attirare l’attenzione anche di altri investitori”. Attenzione confermata non da un esperto di finanza, bensì dal vicedirettore dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), Antonio Gennari, secondo il quale “molti fondi pensione sono già interessati”.
E cosa succede al garante pubblico se i debitori non pagano le rate dei prestiti?
La lobby della banche, sempre dalle colonne del Corriere, si affretta a spegnere sul nascere ogni preoccupazione circa la solvibilità delle famiglie finanziate, legata al fatto che la garanzia sulla puntualità dei pagamenti in cima alla piramide è fornita dai risparmi postali dei contribuenti.
“In realtà le sofferenze, la percentuale di mutui scoperti, è piuttosto bassa fa sapere l’Abi — continua il quotidiano milanese — è passata dall’1% dell’anno scorso all’1,5-1,8% di quest’anno”.
Anche se la crescente disoccupazione (12,1% il dato di giugno) alimentata dalla spirale dei fallimenti d’impresa non fa ben sperare per il futuro.
Tanto che l’eventualità dell’insolvenza dei debitori è stata presa in seria considerazione anche dal governo che “pensa a un fondo di garanzia statale“.
Quindi in pratica per le banche che dovessero decidere di tornare a fare il loro mestiere di prestatori di denaro, è in arrivo un doppio paracadute, mentre non è chiaro chi garantisce il garante.
Cioè, in ultima istanza, il contribuente.
Ma Letta guarda già oltre. Stando sempre all’autorevole quotidiano “l’endorsement del presidente del Consiglio, Enrico Letta, al piano industriale di Cdp fa profilare all’orizzone un’ulteriore chance, per ora allo studio: la Cassa ampliando il suo raggio d’azione da 80 a 95 miliardi, potrebbe acquistare i mutui cartolarizzati dalle banche per liberare risorse degli istituti di credito, da destinare a nuovi mutui”.
Tradotto in soldoni, per le banche alle prese con la scadenza della restituzione dei prestiti agevolati ricevuti dalla Bce e l’arrivo dei nuovi e stringenti criteri comunitari di patrimonializione di Basilea III, si profila anche la possibilità di liberarsi dei vecchi prestiti trasformandoli in prodotti finanziari per i quali ci sarebbe già un acquirente certo.
Lo Stato via Cdp.
Gaia Scacciavillani
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 11th, 2013 Riccardo Fucile
“IL MIO TRASFERIMENTO? ANNULLATO DAL TAR”…”TUTTE LE NOTIZIE SONO FALSE E DIFFAMATORIE: CENE DA ME SEMPRE PAGATE E CASA COMPRATA CON IL MUTUO: NE RISPONDERETE IN TRIBUNALE”
«Del tutto diffamatoria» è «la notizia di aver ricevuto in regalo una Mercedes, così come diffamatorie sono tutte le altre notizie contenute nell’articolo in questione, di cui sarà provata la falsità nelle sedi competenti (cene a sbafo, invece regolarmente pagate come già¡ documentalmente provato con memoria inviata al Csm nel 1995; casa realizzata in cooperativa con accollo di mutuo quindicennale ecc.).
Così ristabilita la verità dei fatti attraverso inoppugnabili provvedimenti giurisdizionali, ogni altra replica sarà affidata alle competenti sedi giudiziarie».
È quanto scrive, in una nota, il giudice Antonio Esposito, presidente del collegio della Cassazione che ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale, in riferimento agli articoli pubblicati da Il Giornale.
IL TRASFERIMENTO
Il trasferimento d’ufficio del giudice Antonio Esposito – disposto dal Csm, che dalla pretura di Sala Consilina lo destinò alla Corte d’appello di Napoli – «venne annullato dal Tar Lazio», precisa replicando ad un articolo de Il Giornale (di proprietà di Paolo Berlusconi) che scrive come Esposito «fu trasferito dal Csm perchè con la sua scuola (l’Ispi – ndr) guadagnava cifre enormi, incompatibili con lo stipendio da magistrato».
Il giudice afferma invece che «il trasferimento di ufficio, deciso a strettissima maggioranza dal Plenum del Consiglio il 7 aprile 1994 venne dapprima sospeso (doppie ordinanze conformi del Tar Lazio e del Consiglio di Stato) e poi posto nel nulla dal Tribunale Amministrativo del Lazio con sentenza del 27 marzo 1996».
Il quotidiano parla anche di una «Mercedes in regalo» avuta da Esposito, il quale precisa che questa vicenda «venne archiviata, già in fase istruttoria, sia in sede penale, che disciplinare, che amministrativa. In tutte queste sedi si è accertato, con prova orale e documentale – afferma – l’assoluta legittimità dell’acquisto».
(da “il Corriere della Sera“)
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Agosto 11th, 2013 Riccardo Fucile
L’INDAGINE DELL’AUTHORITY
La concorrenza non funziona. 
A dieci anni dalla liberalizzazione dell’energia e del gas i prezzi di luce e riscaldamento sul mercato libero sono più alti di quelli del «tutelato».
Esattamente del 12,8% per l’energia elettrica e del 2% per il gas.
Questa la conclusione a cui è arrivata l’Autorità per l’energia in base a una indagine che ha radiografato i prezzi nel 2011.
Già nel corso della relazione annuale del 2012 il garante espresse la «sensazione» che i prezzi del «libero» fossero nettamente più alti di quelli del servizio di maggior tutela (dal quale tutt’oggi si «rifornisce» oltre l’80% delle famiglie) e così ha disposto un’indagine, i cui risultati, resi noti ieri, hanno confermato gli indizi preliminari.
Per Davide Tabarelli, responsabile di Nomisma Energia, tuttavia questa indagine è «parziale, non tiene conto delle offerte commerciali dei privati e poi è un autogol per l’Authority: è come ammettere che la sua azione non serve a niente»
Secondo l’accurato lavoro della Autorità , condensato in un dossier di 224 pagine e basato sulle tariffe medie di approvvigionamento, i prezzi pagati dalle famiglie alla fine si sono dimostrati più alti per chi ha scelto di passare al mercato libero, cambiando dunque lo storico fornitore, rispetto a quelli applicati a chi è rimasto fedele al vecchio regime, cioè al servizio di maggior tutela le cui tariffe sono decise dall’organismo regolatore
Dimostrando così che il mercato libero dell’energia è andato in una direzione opposta a quello della telefonia mobile, con prezzi sempre più bassi e offerte trasparenti e accattivanti.
Non è questo lo scenario dipinto dall’indagine che rileva, innanzitutto, che i «clienti che hanno cambiato fornitori sono in media quelli di maggiori dimensioni, sono quelli che hanno maggiori spese e quindi maggiore propensione a cercare offerte migliori». Il mercato dei privati, anche se per l’energia la parte del leone la fa sempre l’Enel, controllando il 68,7% dei punti di prelievo, vede la presenza di nove operatori con quote complessive tra l’1 e il 4%
A parte la considerazione che spesso gli schemi delle offerte dei privati sono poco chiari e troppo complicati, il prezzo medio di approvvigionamento rispetto a quello di maggior tutela è risultato essere nel 2011 di 108,61 euro per megawattora contro 96,25 per gli usi domestici e di 105,49 contro 98,97 per gli usi non domestici. Inoltre dall’analisi si evince «che spesso i clienti non sono perfettamente consapevoli sia degli elementi di costo sia delle diverse componenti di prezzo». Nelle conclusioni l’organismo di controllo prospetta anche l’obbligo per le aziende fornitrici a informare periodicamente i clienti dell’esistenza di offerte più convenienti di quella sottoscritta.
La sorprendente conclusione dell’Authority si è prestata a più critiche.
Per l’associazione dei consumatori Aduc, il Garante «ha scoperto quello che tutti da anni sanno e che noi andiamo dicendo e cioè che il mercato dei privati è un ricettacolo di illeciti e truffe con venditori che arrivano alle porte di casa degli anziani e gli fanno firmare contratti assurdi».
Un Far West dove non è meglio entrare, consiglia il presidente Aduc, Vincenzo Donvito, preferendo restare nel mercato tutelato.
Per Tabarelli, le cose sono un po’ più complesse.
«Innanzitutto l’Italia è l’unico Paese al mondo – spiega l’esperto di Nomisma – dove esiste ancora il mercato tutelato e quello libero, il primo è nato nel 2000 per accompagnare le liberalizzazioni ma poi sarebbe dovuto sparire e invece così non è andata». Inoltre le offerte commerciali dei privati, sostiene ancora Tabarelli, spesso sono più convenienti se si considerano i piani di fidelizzazione e di sconti nel tempo più che per il prezzo.
Su una bolletta energetica annua di 1.900 euro (1.500 gas, 400 elettricità )- secondo i conti di Nomisma – il risparmio effettivo cambiando gestore potrebbe arrivare a 900 euro.
«Bisogna poi considerare che il 2011 è stato un anno particolare per i prezzi del petrolio – continua Tabarelli -: oggi quell’indagine avrebbe conclusioni diverse, tanto è vero che basta andare sul sito dell’Autorità dove fanno il confronto tra le varie offerte sul mercato, per vedere che queste differenze non ci sono più».
Roberto Bagnoli
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 11th, 2013 Riccardo Fucile
ALLA VIGILIA DEL 15, L’INCONTRO CON NAPOLITANO: “VISITA DI CORTESIA” MA È L’ULTIMA CARTA PER IL PDL PER TENTARE LA STRADA DEL SALVACONDOTTO
L’ultimo ambasciatore, di sicuro quello più importante, arriverà alla vigilia di Ferragosto.
Di fatto, ancora un incontro informale, “una visita di cortesia in amicizia”. Gianni Letta sarà probabilmente ricevuto da Giorgio Napolitano il 14 agosto, con la “casta” politica in vacanza e solo Angelino Alfano, in qualità di ministro dell’Interno, a presidiare la tenuta della strana maggioranza direttamente dall’ufficio del Viminale, come vuole la tradizione.
La missione di Letta è già stata ribattezzata dai falchi del Pdl come la missione non “impossibile”, ma “inutile”.
D’altra parte, nei giorni scorsi, ben tre “ambasciatori” di Berlusconi, sempre per vie assolutamente informali, hanno tastato il polso del Quirinale sulle varie ipotesi in campo (dalla grazia al salvacondotto), traendone tutti il medesimo, nefasto presagio (per l’ex Cavaliere). Ossia: Giorgio Napolitano non muoverà un muscolo per salvaguardare l’agibilità politica di Silvio Berlusconi.
E comunque non ora, non adesso. Specie dopo le polemiche che si sono levate a seguito dell’intervista del giudice Esposito e il modo “sguaiato” con cui i giornali del Cavaliere, ma anche i suoi falchi, si sono subito scagliati sulla preda nella speranza di trarne l’ennesimo motivo di pressione per far tornare il nastro al giorno prima del 31 luglio, quando ancora Berlusconi non era “un delinquente”.
Ecco, la canea di chi invoca ora la revisione del giudizio della Cassazione e quella caccia alla bobina dell’intervista del giudice per farne l’ennesima bandiera contro la magistratura, stanno irritando pesantemente il Capo dello Stato.
Che è sempre meno disposto a sentire le tante sirene che un giorno si e l’altro pure, arrivano a sollecitarlo a trovare una soluzione “politica” per il pregiudicato Berlusconi.
L’ultima carta da giocare è dunque quella di Gianni Letta.
La visita al Quirinale del gran visir del centrodestra ha anche lo scopo di tenere a bada i falchi pidiellini, in special modo quel Denis Verdini che da quando l’ex Cavaliere è stato condannato non gli dà pace e continua a intimargli “che se non stacchiamo la spina noi subito, poi saremo travolti e non ne resterà uno di noi, non solo saremo senza leader ma anche senza partito”. Dall’altra parte le colombe, soprattutto Maria Stella Gelmini ma anche lo stesso Alfano e Maurizio Lupi, a dire che, invece , anche quell’intemerata sull’Imu, di chiaro stampo elettorale, proprio non ci voleva.
E, soprattutto, non è servita a nulla: questo governo è l’ultima chance, “se lo facciamo cadere, saremo travolti e resteremo all’opposizione per un tempo lunghissimo, immemorabile”.
Sul te,a ieri si è espresso il presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha rotto per la prima volta il silenzio in cui era precipitato dopo la condanna del senatore Berlusconi: “Non è possibile pensare di tornare al caos e all’assenza di governo con le elezioni, bloccando quello che si sta cercando di fare. Non c’è alternativa, bisogna andare avanti”.
La carta Letta, quindi.
L’unico che il Quirinale ascolta, di quell’area politica, senza provare fastidio.
Ma è probabile che anche allo stesso ex sottosegretario, Napolitano dica con maggior chiarezza quello che ha fatto trapelare già da giorni attraverso altri, “anonimi” messaggeri.
Che di grazia non ne vuol sentir parlare e che un caso Sallusti bis non è nel novero del possibile. Ma che, soprattutto, se proprio ci si aspetta un segnale, questo non riguarderà in alcun modo la persona di Silvio Berlusconi, ma casomai una delle sue battaglie, quella sulla riforma della giustizia: un’idea già espressa da Napolitano, a caldo, dopo la sentenza, che potrebbe essere ribadita con maggior forza.
Ad un patto, però: che Berlusconi accetti senza provocare terremoti, sia l’eventuale espulsione dal Parlamento che i possibili domiciliari.
E che, se di grazia di vuole comunque parlare, che sia lui stesso a chiederla senza far agire elementi terzi (i figli, per esempio) che non sortirebbero nessun tipo di risultato, ma creerebbero solo imbarazzo.
Al Colle, prima che alla famiglia
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 11th, 2013 Riccardo Fucile
PRESTO SI VEDRANNO I RISULTATI DELL’ABOLIZIONE DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI: LA POLITICA SARA’ AFFARE ESCLUSIVO PER MILIARDARI
Rispuntano a Milano, in un giorno d’agosto, tra l’alfa e l’asfalto. 
Esci di casa e te li ritrovi lì, in un cortocircuito spazio-temporale che in attimo materializza quanto scritto e letto nelle ultime settimana.
Forza Italia è resuscitata.
La mitologica creatura di Silvio Berlusconi è di nuovo tra noi. Tra ieri notte e oggi sono apparsi i primi cartelloni in alcune zone della città .
C’è il simbolo di Forza Italia che, con la nascita del Pdl, era stato archiviato.
Il simbolo campeggia sovrapposto ad una gigantografia con Silvio Berlusconi al comizio di domenica scorsa davanti a Palazzo Grazioli.
La fotografia, presa dall’alto, mostra anche i militanti sotto il palco.
Che lo acclamano, applaudono, sventolano bandiere.
È questo il primo atto della nuova strategia del Caimano. Che sta già preparando una sorta di campagna elettorale, curata nei minimi dettagli (per quanto riguarda organizzazione e finanziamenti) anche dalla figlia Marina.
I cartelloni saranno sempre più evidenti, fino a moltiplicarsi a vista d’occhio, dal 16 agosto in poi, quando l’Italia sarà tappezzata da 6×3 con il simbolo di Forza Italia.
Poi sarà la volta del tour nelle città balneari: prevede non solo un passaggio del Cavaliere nelle città di vacanza, ai gazebo dove si raccolgono le firme per i referendum dei radicali, ma anche interviste alle tv locali da registrare il giorno prima. Proprio come prima delle elezioni.
Il nastro è riavvolto, si ritorna al passato.
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Agosto 11th, 2013 Riccardo Fucile
DA DOMANI PARTE LA CAMPAGNA PER LA NUOVA FORZA ITALIA
«Napolitano prende tempo, ma in queste condizioni la situazione è difficile da tenere in equilibrio». Silvio Berlusconi ha una visione lucida ma sconfortata di quel che attende lui e il partito, nelle parole dei pochissimi che lo hanno sentito in giornata.
Il Cavaliere trascorre il sabato d’agosto a Villa San Martino, ritrovando il sorriso solo in serata, in occasione dei festeggiamenti dei 47 anni di Marina, che quest’anno più che mai ha voluto essere al fianco del padre nel momento più cupo della sua vita
Nel frattempo scatena la potenza di fuoco della propaganda.
Da domani migliaia di manifesti 6à—3 campeggeranno in tutte le città italiane, col logo del partito del ’94 e lo slogan “Ancora in campo per l’Italia — Forza Italia”.
Sullo sfondo l’immagine del leader tra la folla nella manifestazione di domenica scorsa davanti Palazzo Grazioli.
Ecco perchè Verdini e chi con lui lavora alla macchina organizzativa ed elettorale del partito pigia sull’acceleratore.
Sui social network sono state lanciate da ieri le “slide” su quando fatto dal leader nei suoi anni a Palazzo Chigi, anche lì sotto il logo di Forza Italia.
La nuova sede, che prende il posto della vecchia del Pdl in via dell’Umiltà , sarà inaugurata il 26 agosto in piazza san Lorenzo in Lucina a Roma.
E non viene esclusa la presenza del Cavaliere.
Tutto lascia presagire che si sia innescato già il count down elettorale, in pieno stile berlusconiano. Ma dietro c’è molta tattica. Pressing per evitare che la crisi si apra davvero.
Per Berlusconi c’è un solo modo per evitarlo: salvarlo dalle misure restrittive alle quali è stato condannato.
Dal Quirinale giungono discreti ma irremovibili inviti a non esercitare alcun tipo di pressione sull’attesa «risposta» in merito alla cosiddetta «agibilità politica» da restituire al leader Pdl, invocata una settimana fa dai capigruppo Brunetta e Schifani. Inutile, è stato il messaggio, attendere lo scoccare di Ferragosto o della settimana successiva. Dal Colle si prenderanno i loro tempi per tutti gli approfondimenti e le riflessioni del caso, senza fretta, senza pressing.
«Il presidente Napolitano ci ha fatto capire chiaramente che non ci manderà mai al voto a ottobre o a novembre, tanto meno senza legge elettorale» ragionava ieri Berlusconi con un alto dirigente del partito.
E dunque il gioco dell’oca torna alla casella di partenza.
Il sospetto che da Arcore si propaga per tutto lo stato maggiore del partito, sotto il solleone di agosto, è che il Colle stia prendendo tempo con un preciso obiettivo: «Così finirà per chiudersi la finestra elettorale d’autunno e per noi non va bene».
Prima che tutto questo si compia, il Cavaliere vuole ottenere una risposta sul suo destino, comunque entro agosto.
Fermo restando che non intende affatto rassegnarsi nè alle dimissioni da senatore, nè all’accettazione passiva dei domiciliari o dei servizi sociali.
Se sarà costretto, allora sì, potrebbe scatenare la tempesta piuttosto che continuare a reggere il governo Letta, va minacciando nei momenti in cui si inalbera nei colloqui privati.
Anche al quartier generale berlusconiano non si fanno illusioni.
Del resto, il Quirinale lo ha fatto presente tanto ai pidiellini che ai democratici nelle consultazioni dell’ultima settimana: nessuno potrà mai chiedere, tanto meno pretendere, qualcosa di diverso da quel che la legge consente di fare.
Nessuno strappo alle regole, grazia o salvacondotto che sia.
E se davvero le porte del voto anticipato sono sprangate?
L’alternativa che prende piede tra i berlusconiani nelle ultime ore è che si possa accelerare sulla riforma della legge elettorale per tornare a votare a febbraio, come in questo 2013, comunque prima che scatti il semestre italiano alla presidenza Ue.
La priorità per il presidente Napolitano è che l’esecutivo Letta regga.
L’invito rivolto a entrambi i «soci» di maggioranza è a mantenere la calma ed evitare provocazioni reciproche.
Ma intanto l’Imu resta una mina piazzata sotto Palazzo Chigi, anche quella da disinnescare entro fine agosto.
Berlusconi ha imposto ai suoi di non demordere. L’abolizione «è un impegno sul quale è nato il governo di larghe intese, meglio evitare di rimetterlo in discussione » manda a dire Mariastella Gelmini, assai vicina all’ex premier, a Fassina e ai democratici.
Tutto sembra reggersi a stento, insomma.
Oggi con molta probabilità Berlusconi si trasferirà a Villa Campari, sul Lago Maggiore, unico strappo al “ritiro” post condanna, per qualche giorno di relax nel suo Ferragosto peggiore.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Agosto 11th, 2013 Riccardo Fucile
LETTA AVVISA: “SE QUALCUNO VUOL FAR CADERE IL GOVERNO SI ASSUMERA’ LA RESPONSABILITA’ DI FAR PAGARE AGLI ITALIANI L’IMU A SETTEMBRE”
“Il Pd non perda tempo a discutere delle stronzate elettorali di Silvio Berlusconi”. Non usa
mezze parole, il deputato Pippo Civati, ospite alla Festa democratica di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia.
E invita il suo partito a non cedere alle condizioni dettate dal Pdl, in nome delle larghe intese. “Siamo in un periodo di crisi economica senza precedenti, non possiamo togliere l’Imu alle persone benestanti che possono pagarla. E se su questo punto ci fosse davvero un patto con il Cavaliere sarebbe una tragedia”.
Candidato ufficiale alla segreteria, il parlamentare monzese tocca anche la nota dolente della data del congresso, prima annunciata e poi smentita dai dirigenti: “Rimandarlo sarebbe una follia totale. Speriamo che le vacanze di Ferragosto portino consiglio ai dirigenti democratici”
Da Baku si fa sentire anche il premier Letta sul tema della tassazione sulla casa è la stessa cosa.
“Per riformare l’Imu e cambiarlo c’è bisogno di un governo e di un Parlamento. Se non ci fossero, gli italiani pagherebbero la rata dell’Imu di settembre. Gli impegni che ho preso verranno mantenuti”.
Così il presidente del Consiglio, Enrico Letta in conferenza stampa a Baku, in Azerbaijan, ha risposto alle domande dei cronisti. “Invito tutti a rileggere il mio discorso in Parlamento, gli impegni presi saranno mantenuti, ma senza un governo quegli impegni non potranno avere seguito”.
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Agosto 11th, 2013 Riccardo Fucile
“IL GIORNALE” ANNUNCIA TRIONFANTE: “IL CSM ASCOLTERà€ IL NASTRO E LA LEGITTIMITà€ DEL VERDETTO SARà€ MESSA IN DISCUSSIONE”… MA IL VERO OBIETTIVO E’ LA GRAZIA
L’ultima speranza dei berlusconiani è la bobina sparita.
La registrazione del colloquio telefonico del giudice Antonio Esposito, 72 anni da Sarno, con il giornalista del Mattino Antonio Manzo, 53 anni da Eboli è l’ultimo appiglio per poter mettere in discussione il presidente del collegio che ha condannato Berlusconi e la sua sentenza.
“I segreti del giudice nascosti in un audio, il Csm ascolterà tutto il colloquio con Il Mattino”, sognava a tutta pagina ieri il Giornale.
L’obiettivo dei berlusconiani è l’acquisizione dell’audio integrale della conversazione nella speranza che nel colloquio in parte in dialetto, registrato all’insaputa del magistrato, si nasconda qualche pretesto per innescare ulteriori polemiche.
Il punto di arrivo della strategia non è un atto giudiziario come la revisione della condanna ma un atto politico: la grazia.
“Il Mattino” finora ha pubblicato sul suo sito internet, dopo le prime smentite del contenuto dell’intervista da parte del giudice Esposito, solo un minuto e mezzo della conversazione.
L’inviato che ha realizzato lo scoop, Antonio Manzo, in un articolo successivo ha fatto però sapere che esiste un’altra mezz’ora di conversazione nel suo cassetto.
“Il Csm acquisirà il brogliaccio della telefonata”, esulta il Giornale.
Il direttore del Mattino, Alessandro Barbano, finora ha scelto di non divulgare il contenuto integrale dell’audio perchè non vuole che la sua testata sia strumentalizzata in una battaglia politica.
Il Mattino è controllato dal gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone, suocero di Pierferdinando Casini e finanziatore dell’Udc.
Uno degli uomini più liquidi d’Italia.
Il quotidiano sarà certamente sottoposto a formidabili pressioni ma il direttore prima di partire per le ferie ha detto ai suoi di tenere nel cassetto il cd perchè non vuole che uno scoop giornalistico diventi un’operazione politica contro un magistrato.
Tutti i berlusconiani sono impegnati nella battaglia, ma se la bobina venisse acqusita, come chiede Esposito e dall’ascolto risultasse che la domanda del giornalista non fosse mai stata posta?
Per il Giornale sarebbe un suicidio collettivo…
Meglio allora fare pressione in ogni settore, dalla politica all’informazione passando per la giustizia.
Grazie alla richiesta dei tre membri del Csm in quota al partito dell’imputato, il Pdl, è stata aperta una pratica contro il giudice Esposito.
Grazie al presidente delle prima commissione del Csm, Annibale Marini, eletto con il gradimento del partito dell’imputato, quella pratica è stata messa sul binario accelerato.
Ora il direttore del Giornale della famiglia dell’imputato indica la linea al Csm: “Qualcuno avrà il coraggio di ascoltare quel nastro prima che la situazione precipiti del tutto e il Paese finisca nel caos politico?”, si chiede preoccupato Sallusti dopo avere fatto notare che “mi risulta che nella conversazione ci siano passaggi di una tale gravità da mettere in discussione la legittimità della sentenza stessa”.
Se risulta a lui, allora siamo tranquilli…
“Il Giornale” si sta guadagnando sul campo i milioni di euro che le aziende dei Berlusconi iniettano nelle sue casse.
Il quotidiano ha perso 2,8 milioni nel 2012, che si aggiungono ad altri 80 milioni persi nei cinque anni precedenti.
Un pozzo senza fondo controllato per il 63 per cento dalle società di Paolo Berlusconi e per il restante 37 per cento dalla Mondadori, guidata da Marina Berlusconi e controllata dalla famiglia del beneficiario ultimo di tante campagne giornalistiche: Silvio Berlusconi.
Non bisogna stupirsi se il Giornale pubblica da giorni notizie sulle accuse rivolte in passato al giudice Esposito dal Csm o in Parlamento senza raccontare le decisioni degli organi giudicanti che le hanno smontate, 30 anni fa.
Nè bisogna stupirsi se ieri dedica le solite tre pagine al primo presidente di collegio della Cassazione che ha osato condannare a 4 anni di carcere Silvio Berlusconi.
I titoli sono: “Ora il giudice bugiardo trema” oppure “Esposito si è tradito”; per finire con l’articolo “Il magistrato inchiodato pure alla Camera” che recupera addirittura un’interrogazione parlamentare comunista di 33 anni fa e un articolo coevo dell’Unità . Venerdì scorso il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri ha chiesto al-l’Ispettorato del ministero di valutare se nell’intervista di Esposito vi siano elementi suscettibili di azione disciplinare nonostante la norma del 2006 sia chiara nell’escludere che si possa mettere sotto accusa un giudice che rilasci interviste dopo una sentenza irrevocabile, come nel caso di Esposito.
Eppure, sotto la spinta mediatica, Cancellieri ha mosso l’Ispettorato, guidato dal giudice Maria Rosaria Di Tomassi, nominata da Paola Severino.
Il fine ultimo di queste manovre non è la punizione di Esposito nè l’annullamento della sentenza, non ci credono nemmeno i legali, anche se ieri circolava la voce di una richiesta di revisione da parte di Ghedini.
L’obiettivo è la creazione di un clima politico che renda meno indigesto un atto di clemenza di Napolitano, al quale sempre più spesso si indirizzano i minacciosi editoriali del Giornale.
In fondo già una volta Napolitano ha concesso una grazia senza ravvedimento e a poca distanza dalla sentenza definitiva.
Il beneficiato era l’autore degli editoriali minacciosi: Alessandro Sallusti.
Il primo graziato che non ringrazia.
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Agosto 11th, 2013 Riccardo Fucile
LE ARGOMENTAZIONI DI NITTO PALMA NON HANNO ALCUN FONDAMENTO GIURIDICO
Mi chiedo: le considerazioni di Nitto Palma è meglio lasciarle senza alcun commento ai lettori
de il Giornale oppure è meglio spiegare perchè sono infondate, faziose e strumentali?
Riposta: meglio spiegare.
1 — Nitto Palma: Esposito ha detto che non si può condannare in base al teorema “non poteva non sapere”; che B è stato condannato perchè sapeva: glielo avevano detto Tizio, Caio e Sempronio; questi testimoni non esistono: nessuno ha detto che B sapeva. La sentenza della Corte d’Appello doveva essere annullata.
1.1 — Esposito non ha mai detto che Tizio, Caio e Sempronio hanno dichiarato che B. sapeva: ha illustrato principi astratti. Dire che ha anticipato la motivazione della Corte è falso.
1.2 — Il giudizio della Cassazione non è un giudizio di fatto ma di diritto. La differenza: il primo tende ad accertare la verità storica; il secondo riguarda la validità delle qualificazioni giuridiche. Fatto: B. ha commesso frode fiscale per 7 milioni di euro (gli altri 380 circa essendo prescritti)? Diritto: è corretto qualificare la condotta di B. come frode fiscale?
1.3 — Che il giudizio della Cassazione sia di diritto significa che essa non giudica le decisioni della Corte d’Appello; giudica la motivazione delle sue sentenze. Sono logiche, coerenti e plausibili? Se sì, va tutto bene, il giudizio non si estende alla veridicità del fatto attribuito all’imputato. Insomma: la Cassazione non è un grado di giudizio di merito ulteriore; è il giudice della correttezza giuridica delle decisioni.
1.4 — Nitto Palma e gli altri C di B. giocano sull’equivoco. Dicono: non esistono testimoni che hanno detto che B. sapeva; dunque Tribunale e Appello si sono inventati dichiarazioni inesistenti.
L’ordinamento prevede il caso di una sentenza fondata su prove che non corrispondono a quelle esistenti negli atti. Il testimone ha detto A, quindi l’imputato è colpevole; ma non è vero, il testimone ha detto B. In questi casi la difesa, nel ricorso in Cassazione, deve allegare copia del verbale testimoniale che dimostra che la decisione del giudice è fondata su una prova non vera, diversa da quella esistente negli atti. E, se così è, la Cassazione riterrà la sentenza appellata illogica, incoerente e non plausibile; e l’annullerà .
È ragionevole pensare che la difesa di B. abbia prodotto le dichiarazioni dei testimoni che, secondo la Corte d’Appello, provavano la consapevolezza da parte di B. di quanto avveniva; e che abbia sostenuto che non avevano mai detto nulla del genere. Ed è evidente che la Cassazione ha ritenuto che l’interpretazione di queste testimonianze data dalla Corte d’Appello fosse corretta; altrimenti non avrebbe confermato la sentenza.
Se poi le difese non avessero prodotto dette dichiarazioni testimoniali, peggio per loro, B. gliene chiederà conto; anche economico.
Comunque siano andate le cose, la sentenza della Cassazione è definitiva.
E, con buona pace di Nitto Palma, non c’è più niente da fare.
1.5 — In verità c’è ancora l’art. 391 bis cpc: “Se la sentenza della Corte di Cassazione è viziata da errore di fatto (395, n. 4), si può chiederne la revocazione”.
“Vi è questo errore quando la decisione è fondata su un fatto la cui verità è incontrastabilmente esclusa, oppure sull’inesistenza di un fatto la cui verità è positivamente stabilita, e tanto nell’uno quanto nell’altro caso se il fatto non costituì un punto controverso sul quale la sentenza si è pronunciata”.
Incontrastabilmente, positivamente; i margini sono ristretti. Ma comunque, e qui — povero Nitto Palma — la legge gli sbatte la porta in faccia, i fatti in questione non debbono essere stati oggetto del ricorso; se la difesa li ha eccepiti e la Corte ha deciso sul punto, nessuna revocazione è possibile.
1.6 — C’è da scommettere che l’istanza di revocazione sarà presentata. E sarà ovviamente respinta perchè inammissibile: dei fatti si è già dibattuto.
Comunque non servirebbe a niente perchè, art. 391 bis, “non è ammessa la sospensione dell’esecuzione della sentenza passata in giudicato”.
Insomma B. dovrà comunque andare agli arresti domiciliari; e dovranno buttarlo fuori dal Parlamento.
2 — Ancora Nitto Palma: Esposito era un giudice prevenuto. Nel 2009, durante un pranzo, parlò male di B. Lo ha detto il giornalista Lorenzetto. Se la difesa ne fosse stata al corrente lo avrebbe ricusato. Siccome deve ancora firmare la sentenza, forse si potrebbero riaprire i termini per la ricusazione.
2.1 — Vero o no che sia (poco probabile, perchè Lorenzetto non l’ha raccontato subito, quando ancora poteva essere utile a B?) la cosa è irrilevante.
Il giudice si deve astenere se ha rapporti legali o economici con l’imputato o se vi è grave inimiciziatra loro o quando, prima della sentenza, ha manifestato il suo convincimento o ha dato pareri sul processo a lui affidato o per gravi ragioni di convenienza (art. 36 cpp).
Se non si astiene, l’imputato lo può ricusare (art. 37).
Ammesso che, 5 anni prima del processo, Esposito avesse detto che “B. era un grande corruttore”, ciò non è avvenuto con riferimento a un processo in cui svolgeva funzioni di giudice.
Il suo parere su B. (condiviso dalla grande maggioranza degli italiani e, in particolare, dei giudici) non integra “ragione di grave inimicizia”.
È una semplice opinione. Diversamente, sarebbe davvero difficile trovare giudici non prevenuti, non dico nei confronti di B. ma dell’intera classe politica.
E questa solare verità esclude che possa ravvisarsi una grave ragione di convenienza. Un caso classico di nun ce vonno sta’.
Bruno Tinti
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, Giustizia | Commenta »