Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
ERA PARTITO PER FAR FARE LA PACE ALLE DUE KOREE, E’ TORNATO PIU’ UMORISTA DI PRIMA
“La Corea del Nord assomiglia molto alla mia Svizzera, per questo l’apprezzo. Le persone sono
precise quando si danno gli appuntamenti. E poi c’è una pulizia per le strade, molto molto pulite“. Sono le parole del senatore Pdl Antonio Razzi, intervistato da Paolo Argentini per il TgLa7.
Il parlamentare, come già ha dichiarato alla trasmissione radiofonica “La Zanzara”, su Radio24, esalta le bellezze della Corea del Nord e si proclama mediatore per la pace. “Io sono entrato in politica e sono venuto dalla Svizzera” — afferma — “per portare alcune innovazioni di come ho imparato nella Federazione Elvetica. E credo che ci sto riuscendo. Anche il dialogo con le due Coree…”- continua — “mi sto preoccupando per la pace. E questo l’ho imparato dopo 41 anni di esperienza svizzera”.
Non mancano le lodi per il giovane leader Kim Jong Un.
“Lo conosco” — rivela — “ho parlato con lui in questo ultimo mio viaggio in Corea. L’ho ringraziato per l’invito e per quello che sta facendo per i ragazzi coreani” — spiega — “perchè a partire dal mese di settembre dovrebbero arrivare 20 nuovi calciatori “giovanili” presso Perugia, dovrebbero andare anche al Milan e 10 anche al Barcellona”.
E aggiunge: “Il nuovo leader maresciallo è amante dello sport, della pallacanestro, del calcio italiano. Vuole che imparino la tecnica del calcio italiano e questa è una cosa bella anche per la distensione e per la pace“.
Razzi ribadisce: “Io non credo che nella Corea del Nord non ci siano i diritti umani, io ho visto che si può tranquillamente uscire e andare dove uno vuole apprezzare“.
E sulla capitale Pyongyang afferma: “E’ una citta che veramente merita, è una città di “tre milioni e tre”.
E’ tutto nuovo, palazzi nuovi, alberghi che stanno costruendo nuovi, appunto, perchè loro aspettano che vengano i turisti”.
Elogi sperticati anche per Silvio Berlusconi: “E’ un vero responsabile. Non credo che verrà condannato perchè per me è innocente”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
PDL AL 29% SECONDO LA SONDAGGISTA DEL CAVALIERE, MA MARINA E’ BASSA…. E PER LEI NEL PDL “CI SONO TROPPI TRADITORI”
È nel consiglio che Marina ha ripetuto in questi giorni al padre il primo atto della sua discesa in campo. Politico: “Di questi non ti devi fidare. È la solita storia. Si è visto come è andata a finire mettendosi nelle mani di Napolitano”.
È il ragionamento di Gianni Letta che l’erede considera dannoso. Quello che porta alle “dimissioni” da senatore, per evitare un traumatico voto sulla decadenza da palazzo Madama: “Fai un grande discorso al paese — è la tesi di Letta – in cui annunci un passo indietro”.
Per la colomba per eccellenza sarebbe un “segnale” di responsabilità che darebbe al Colle margini per un atto di clemenza.
Consentirebbe al capo dello Stato di dire al Pd, è questo il senso del ragionamento, “l’ho graziato, ma l’ho tolto di mezzo.
È questo approccio che Marina considera non corretto.
La Cavaliera è stata tranchant, in più di un’occasione. La sua decisione nel rifiutare la teoria del passo indietro è pari alla sua indecisione sulla discesa in campo.
Una mossa ad alto rischio, e su cui anche i sondaggi non darebbero conferme.
Numeri certi per ora non trapelano su di lei.
L’ultimo report della Ghisleri dice che il Pdl, da solo, è al 29 per cento. Ma Marina è bassa. Non è al livello di Berlusconi Silvio.
E che il gap non è irrilevante: “Ci vuole un po’ di tempo, va costruita” è stato il commento di Marcello Dell’Utri, uno che della discesa in campo di Berlusconi (Silvio) fu tra gli artefici principali.
E che col Cavaliere è tornato ad avere una consuetudine come ai bei tempi, dopo il grande freddo dovuto all’esclusione dalle liste. Tanto che Silvio e Marcello avevano programmato per questa estate qualche giorno di vacanza alle Bermuda, una rimpatriata anche con Confalonieri, mandata all’aria dal ritiro del passaporto del Cavaliere.
I due si sono sentiti in questi giorni, l’uno in partenza per Santo Domingo, l’altro chiuso ad Arcore in un permanente gabinetto di guerra. Marcello, come Marina, è tra quelli che nutre una profonda diffidenza verso il partito romano di Gianni Letta.
Ecco, nella torrida e solitaria estate a villa San Martino, figli e amici più stretti di Berlusconi hanno spostato l’asse del ragionamento, in vista della grande decisione. Che sarà presa quando arriveranno dal Colle notizie su di che morte deve morire il Capo. La dead line psicologica è Ferragosto, ma è solo psicologica.
Ebbene, nell’attesa nel primo segnale concreto, è come se il partito, il Pdl, fosse uscito dal radar delle considerazioni.
Tutto ruota attorno al rapporto tra le aziende e la grande rottura col governo.
Il Pdl è un luogo dove, per dirla con Marina, si annidano parecchi “nemici”.
Lucida, con ferrea memoria storica, l’erede ha ripercorso tutti i momenti in cui lo schema di Gianni Letta non ha funzionato, dall’ostilità della Corte costituzionale nei passaggi cruciali all’operazione Monti.
Insomma, se l’appeasement nei confronti di Napolitano non ha mai portato risultati vantaggiosi dal punto di vista della salvezza di Berlusconi dai guai giudiziari perchè dovrebbe funzionare ora?
Ecco che invece, la manovra del passo indietro, condivisa anche da Alfano, suona come un ennesimo tentativo di andare oltre Berlusconi.
Sono sempre gli stessi, è il refrain che pure le mura di Arcore sanno: quelli delle primarie, di Italia Popolare, il correntone per un Pdl deberlusconizzato, e che ora si sono inventati questa storia delle dimissioni per mettere il governo, dove sono tutti al riparo dalla scossa.
È come se all’ombra dell’ultima battaglia del Berlusconi condannato il partito si stesse giocando l’ultima battaglia tra il partito milanese (quello di Mediaset) e il partito romano che, per dirla con un amico di vecchia data del Cavaliere, ha sempre un trovato un Letta a palazzo Chigi come riferimento: Gianni con Berlusconi ed Enrico come sottosegretario di Prodi e ora come premier.
E nel breve interregno montiano una emanazione di Letta (Gianni) come Catricalà .
A domanda sull’impatto aziendale della caduta del governo di Letta (Enrico), la famiglia ha risposto: nessuno.
È un eventuale conflitto di interessi un rischio, non la caduta di Letta. È comunque, dicono Marina e Confalonieri: “Prima viene Berlusconi poi le aziende”.
Tanto che l’erede, nel corso di un accalorata discussione, è sbottata: “Prima vieni tu – ha detto al padre – e sulla base di quello che è meglio per te si decide, a costo di vendere Mediaset”.
Una frase che non è una decisione. Politica, tuttavia, molto politica.
Di chi è perfettamente in campo.
(da “Huffington Post“)
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
E METTE ON LINE IL DOCUMENTO CON NOVE IPOTESI
Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni pubblica le carte con tutte le ipotesi (già
consegnate alla Cabina di Regia) sulla riforma della tassazione immobiliare.
Riforma che comunque non arriverà prima di Ferragosto e che sarà definita nei dettagli molto probabilmente nell’ultimo Consiglio dei ministri utile (il 28) prima della scadenza del 31 agosto. La decisione del ministro arriva nell’ennesima giornata di botta e risposta tra le forze politiche della maggioranza con il Pd che punta a una rimodulazione dell’imposta (con l’introduzione anche di una service tax e maggiore autonomia ai Comuni) e il Pdl fermo nella richiesta di eliminare del tutto l’Imu sulla prima casa.
Ipotesi peraltro definita «irrazionale» da Scelta Civica.
La posizione del Mef, tra le diverse ipotesi, sembrerebbe più vicina a quella del Pd, anche perchè – si spiega nel documento – l’abolizione tout-court sarebbe poco equa ed efficiente e avrebbe pure un effetto recessivo, visto che a trarne maggior vantaggio sarebbero i più ricchi. Viceversa la service tax e la maggior autonomia decisionale dei comuni sarebbero le ipotesi «migliori».
E che la Service Tax (nella quale potrebbe confluire anche la Tares) sia tra le ipotesi «maggiormente» in campo lo conferma anche il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, spiegando, a RadioAnch’io, che sarebbe la soluzione che «più può coniugare la necessità politica di superare l’Imu e l’esigenza di dare più spazio ai Comuni e al loro potere decisionale». Peraltro Baretta si spinge più in là , aggiungendo che in ogni caso a settembre non si dovrebbe pagare la prima rata, al momento solo sospesa, perchè «non si può fare pagare a settembre ciò che non si è fatto pagare a giugno».
E al Tesoro si sta effettivamente lavorando all’ipotesi, che costerebbe, come si legge anche nel documento, 2,4 miliardi e con la quale però non si affrontano «i problemi strutturali del prelievo immobiliare».
La cancellazione dell’acconto sarebbe comunque il primo passo, cui far seguire la riforma complessiva, sulla quale l’intesa politica sembra ancora molto lontana.
Su Imu e Iva, dice il segretario del Pd Guglielmo Epifani, vanno cercate «soluzioni logiche e compatibili», mentre Matteo Colaninno, ricorda di nuovo che il punto di mediazione non può che essere «diverso dalle rispettive posizioni di partenza».
E però ribadisce che per il Pd investire 4 miliardi ogni anno è «uno spreco ingiustificato di risorse» perchè, come sottolinea il viceministro dell’Economia Stefano Fassina, tante sono le priorità , a partire da Iva, cassa integrazione in deroga ed esodati. Insomma, superare l’attuale sistema «non vuol dire eliminare l’Imu sulla prima casa per tutti».
Sul fronte opposto il Pdl.
ECCO IN TITOLI LE NOVE IPOTESI SULLE QUALI SI STA RAGIONANDO
1) Esenzione totale dall’Imu per l’abitazione principale. Circa 4 miliardi.
2) Incremento non selettivo della detrazione di base dell’Imu prevista per l’abitazione principale. Costa da 1,3 a 2,7 miliardi a seconda dell’aumento della detrazione.
3) Rimodulazione selettiva dell’esenzione dall’Imu sull’abitazione principale (con diversi parametri: in funzione del valore dell’immobile; parametrata al reddito; in funzione della condizione economica del nucleo familiare, misurata attraverso l’Isee; applicazione dei valori Osservatorio del mercato immobiliare per la determinazione della base imponibile). Vale da 1 a 2,3 miliardi a seconda della rimodulazione scelta.
4) Interventi sull’Imu relativa all’abitazione principale contestuali ad altri tributi (contestuale eliminazione/riduzione della deducibilità ai fini Irpef delle rendite abitazione principale e reintroduzione totale/parziale in Irpef dei redditi degli immobili non locati; rimborso dell’Imu sull’abitazione (integrale o parziale) attraverso l’attribuzione di un credito di imposta (o una detrazione); esenzione dall’Imu per l’abitazione principale e contestuale rimodulazione della Tares relativa ai servizi indivisibili). In questo caso si ipotizzano anche recuperi di gettito fino a circa 2 miliardi fino a 4,3 miliardi.
5) Deducibilità dell’Imu per le imprese. Costerebbe 1,2 miliardi.
6) Restituzione ai Comuni del gettito derivante dagli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D. Costerebbe 4,6 miliardi.
7) Abolizione dell’addizionale comunale all’Irpef e contestuale incremento dell’Irpef. Con una perdita di gettito di circa 3,4 miliardi.
8 Derubricazione della revisione dell’Imu relativa all’abitazione principale a un problema di finanza locale. Si punterebbe a accrescere l’autonomia finanziaria dei Comuni, potenziando i margini di discrezionalità sul fronte della Tares, dando loro la possibilità di introdurre una service tax per la copertura dei servizi indivisibili (in ipotesi, fino a un massimo di gettito potenziale dell’ordine di 2 miliardi).
9) Abolizione della prima rata dei versamenti Imu sospesi ai sensi del decreto 54 del 2013. Costa 2,4 miliardi.
(da “la Stampa”)
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
QUANDO SIA I FATTI CHE LA LEGGE TI SONO CONTRO, URLA
C’è un detto famoso tra gli avvocati americani: quando i fatti sono contro di te, parla della legge.
Quando la legge ti è contro parla dei fatti.
Quando sia i fatti che la legge ti sono contro: urla!
E quello che vediamo o sentiamo dopo la condanna di Berlusconi — molte urla. Attaccano il giudice della Cassazione Antonio Esposito per alcune parole in un’intervista al quotidiano Il Mattino.
Cosi, si riesce a cambiare l’argomento, di non parlare più del reato di Berlusconi, 270 milioni, sottratti al fisco e a Mediaset per creare fondi neri.
Ma si inventa un nuovo presunto nemico, Esposito, facendo di Berlusconi una vittima piuttosto che un malfattore punito per un reato provato.
Questa storia ricorda purtroppo molto un altro episodio: un giornalista della Stampa strappò a Luciano Violante due parole sul caso Dell’Utri.
E all’improvviso, invece dei rapporti tra la mafia e Berlusconi, si cominciò a parlare del “caso Violante.”
Il giornalista, caso vuole, era Augusto Minzolini, che poi ebbe grande fortuna nella sua carriera e nelle sue finanze: contratti generosi con l’azienda del premier, la direzione di TG1, ora in Parlamento.
I casi cambiano ma il metodo è sempre lo stesso.
Usare i media per cambiare la realtà .
Alexander Stille
(da “La Repubblica”)
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
IL PDL INVITA A FIRMARE PER I REFERENDUM RADICALI SULLA GIUSTIZIA (NON TUTTI) … “L’UNITà€” RICHIAMA L’AMNISTIA E AL “CORRIERE” INVOCANO LA RAGION POLITICA
Di silenzio si nutre la giustizia, come voleva il buon San Bonaventura. In teoria. 
Invece di parole, e tante, si nutre il bla bla quotidiano che è diventato il dibattito sulla giustizia.
È la grande vittoria di Berlusconi e del berlusconismo: ridurre tutto a una questione di scelta, o con o controdime.
Eccolo condannato e subito s’invocano i dieci milioni (o quindici, dipende dai giorni e dalle trasmissioni in cui vengono evocati) di elettori ai quali un sistema corrotto e malato starebbe togliendo, con un colpo di mano, la sovranità .
La volontà popolare deve aver la meglio sul tribunale. Anzi, su tre gradi di giudizio. Tant’è. Questa è la vulgata dei portatori del verbo, degli illuminati che hanno il compito di muover la pancia degli italiani.
Fatto sta che oltre alla pancia hanno mosso la bocca e la penna di dotti e illustri commentatori.
I quali, novelli filosofi, stanno facendo sfoggio di esercizi ermeneutici piuttosto notevoli (presto la “Critica della ragion penale”).
Sulla scia di Denis Verdini che già ieri discettava: “L’ingiusta e arbitraria condanna della quale è stato vittima il nostro presidente Berlusconi conferma clamorosamente quello che stiamo denunciando da anni: la politicizzazione di una parte della magistratura, ma anche l’esistenza in Italia di un’emergenza giustizia che mette in pericolo la rappresentanza democratica, la sicurezza, la privacy e i diritti di libertà di ogni cittadino”
Ecco perciò che alcune firme del Corriere , da Polito a Galli della Loggia e Panebianco, sembrano sempre contrapporre una somma “ragion politica” alle sentenze di tribunale.
E non è affar di garantismo, è machiavellica ragione istituzionale. Sarà . Eppure oltre alla ragion politica ci sarebbe un’altra ragione, quella della decenza, anche istituzionale.
Non basta ricordare i tentativi dalemiani con la Bicamerale? Evidentemente no.
E comunque il partito del salvacondotto si ingrandisce anche con qualche imbarazzo.
Prendiamo l’Unità : da qualche tempo il giornale diretto da Sardo oscilla ciclotimicamente.
C’è da capirlo: da un lato il quotidiano ha sempre avallato la linea dell’ex segretario Bersani. Ora si trova a dover difendere le larghe intese, ovvero la linea di Napolitano che, in qualche modo, è quella che ha avuto la meglio su Bersani.
Quindi come far convivere l’antiberlusconismo (che di quel giornale dovrebbe essere un tratto indelebile, visto che ancora recita “fondato da Gramsci”) con le intese di Napolitano?
Semplice, si mima una posizione che però non è la propria.
Ecco allora risuonare le parole “amnistia” e “indulto”.
Ora, affidate alla penna di Luigi Manconi, queste parole non sconvolgono nessuno. Le ha sempre scritte e riscritte.
Però questa linea, che è poi in fondo quella dei Radicali, rischia di esser usata e poi abusata (se non stuprata) da chi cerca ben più
Infatti ecco che Fabrizio Cicchitto ha annunciato ieri che le iniziative referendarie radicali sono state firmate e accolte dal Pdl.
Pure Gasparri, certo, è della partita. Ma con qualche distinguo.
Quindi bene i referendum radicali. Ma non tutti, ci mancherebbe : “Non sosterrò però, come molti nel Pdl, quello sul-l’abolizione dell’ergastolo. Così come sono negativi i referendum su altre materie”.
Insomma, radicale sì ma non troppo.
Sin quando si tratta, in sostanza, di trovare una soluzione giuridica per Berlusconi, magari che sia anche un’innovazione linguistica — così non si usa salvacondotto ma un neologismo neutro — va tutto bene.
Poi il vero problema che sta a cuore ai radicali, ovvero la situazione carceraria, beh quella allora non è nè urgente nè condivisa.
Allora rimane il dubbio che si finisca a far la parte dell’utile idiota.
Ancora una volta.
Marco Filoni
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
IL MINISTRO GIOVANNINI PRESENTA LA CLASSIFICA DEI DIECI IMPORTI PIÙ RICCHI MA AMMETTE: NON POSSIAMO TAGLIARE…. SI RINUNCIA A SETTE MILIARDI DI RISPARMI
L’ammissione del ministro lascia l’amaro in bocca.
Anche in caso di pensioni da 90mila euro al mese, come quella che l’Inps corrisponde a Mario Sentinelli, ex dirigente Telecom, il governo non può intervenire con contributi di solidarietà ad hoc.
Non si può far niente, come ha ribadito recentemente la stessa Corte costituzionale. Enrico Giovannini ha risposto a un’interrogazione della deputata Pdl, Deborah Bergamini, esibendo la classifica delle prime dieci “pensioni d’oro” erogate dall’Inps. La più ricca è di 91.337,18 euro lordi al mese, la seconda “si ferma” a 66.436 mila euro mensili, la terza sfiora i 52mila fino alla decima che è di 41.707,54
Nel suo testo Giovannini ha osservato che “misure volte in modo diretto ed immediato a ridurre l’ammontare delle pensioni in godimento“, avrebbero potuto incorrere in “profili di l’incostituzionalità ”.
Il riferimento più evidente è alla sentenza n. 116/2013 con cui “la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del contributo di perequazione sulle pensioni di importo superiore a 90.000 euro”.
Un orientamento “che non può in alcun modo essere sottovalutato” aggiunge il ministro
L’affermazione, di stampo istituzionale, si scontra però con la sostanza dei numeri evidenziati nella classifica che suona come uno schiaffo per i circa 4 milioni di pensionati al minimo (500 euro al mese) e a tutti coloro che vivono con meno di mille euro al mese
Il pensionato più ricco d’Italia verosimilmente — il ministero, per rispetto della privacy, non ha reso pubblici i nomi — è Mauro Sentinelli, come riportato nel 2011 nel libro di Mario Giordano, Sanguisughe.
In quel volume è possibile desumere anche qualcun altro dei nomi in classifica, come Vito Gamberale .
I due provengono entrambi dalla telefonia. Sentinelli in realtà fa ancora parte del Consiglio di amministrazione Telecom dove beneficia di altri compensi: 110mila euro annui per far parte del Cda, 35mila per il Comitato esecutivo e 45mila per il Comitato controllo e rischi. Totale: 190mila euro che aggiunge alla pensione. Gamberale, invece, è l’amministratore delegato del Fondo F2i controllato dalla Cassa depositi e prestiti. Dove percepisce un lauto compenso.
L’Italia dei doppi stipendi e delle pensioni d’oro è fatta di queste cose.
Era stato l’Espresso a scoprire come ha fatto Sentinelli a ottenere un assegno così generoso: “Ha pagato i contributi al fondo telefonici dell’Inps sulla retribuzione base ma poi è entrato nel ‘fondo generale’ ed è andato in pensione calcolando l’assegno su tutte le voci della busta paga, benefit e stock option comprese”.
La pensione, dunque, è molto superiore ai contributi versati ed è una delle ragioni per cui l’Inps soffre di alcuni deficit.
Se il fondo dei “lavoratori dipendenti”, infatti, è in equilibrio, quelli dei “telefonici”, degli “elettricisti”, dei “ferrovieri” o dei “dirigenti d’azienda” soffrono un deficit più che cronico
Nella sua risposta Giovannini ha garantito che il passaggio al sistema contributivo permetterà di superare queste disparità .
Che però esistono
Nella fascia di pensioni superiori ai 4.000 euro lordi mensili ci sono 104.793 persone. Secondo Beppe Grillo con un tetto alle pensioni collocato a 5.000 euro al mese si potrebbe ricavare un risparmio di 7 miliardi annui.
Cifre analoghe le ha stimate anche il Cobas dell’Inpdap. Calcoli complicati ma non impossibili.
Certamente meno difficili che continuare a vedere una pensione da 33.700 euro al mese come quella di Cesare Geronzi o i 31mila euro del più noto Giuliano Amato.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
CAMUSSO CONTRO LA FUGA DI NOTIZIE: L’EX SEGRETARIO SI ERA AUMENTATO IL COMPENSO MA NON SI DOVEVA SAPERE
Un articolo del Fatto quotidiano sulla pensione di Epifani ha scatenato un duro scontro interno
alla Cgil.
Protagonista, il leader dell’opposizione “La Cgil che vogliamo”, Gianni Rinaldini, che leggendo il nostro giornale aveva sollevato il caso nel Direttivo nazionale dell’11 luglio. Avendo ricevuto una risposta “evasiva e carente di ogni documentazione” ha quindi scritto direttamente a Susanna Camusso invitandola a “fornire una risposta scritta chiara, esaustiva, circostanziata e documentata”.
La risposta è giunta dal responsabile Organizzazione, Vincenzo Scudiere, in una lettera in cui, sostanzialmente, sono state confermate le notizie pubblicate dal Fatto cercando di costruire un’autodifesa: “A chi giova una polemica di questo tipo?”.
La segreteria Cgil, commenta Rinaldini, punta il dito contro “gli informatori, le spie all’interno dell’organizzazione” invece di spiegare cosa è successo e perchè. “In questo modo si può giustificare qualsiasi cosa”.
La polemica è relativa alla pensione percepita da Epifani, circa 3.400 euro netti al mese, ben più alta della media dei suoi colleghi.
Sergio Cofferati, ad esempio, pur avendo coperto l’i ncarico di sindaco di Bologna si ferma a 2.400 euro al mese.
Mille in meno del segretario Pd.
Come è possibile? Tutto risale a uno “scatto di stipendio” di circa 800 euro, da 4.399 a 5.183 euro lordi al mese, avvenuto nel 2004 e relativo al solo segretario generale.
Lo scatto produsse un significativo aumento di stipendio proprio negli anni in cui, con il vecchio sistema retributivo, si poteva far lievitare l’assegno pensionistico.
Quell’aumento non è mai stato reso pubblico nè giustificato, lamenta Rinaldini: “La segreteria non ha mai reso pubblica la tabella relativa al livello di inquadramento della segreteria”, nonostante si fosse impegnata in tal senso.
“Quello che è accaduto lo considero un comportamento eticamente e politicamente inaccettabile” spiega ancora Rinaldini “soprattutto nel rapporto con le strutture della Cgil che meriterebbero ben altra pubblicità ”
Nella polemica rientra anche il “trattamento economico” ricevuto da Epifani quando, già in pensione, dopo aver abbandonato la segreteria del sindacato, divenne presidente dell’associazione Bruno Trentin costituita a bella posta, nonostante il sindacato avesse altre strutture.
Alla Trentin furono assegnati 500mila euro l’anno, una segreteria, una portavoce, due autisti alle dipendenze del presidente e un’indennità di circa 2000 euro netti per quest’ultimo.
Nello stesso anno, però, la Cgil ha dovuto ridurre di 96.000 euro la voce “Studi, ricerche e formazione”. Inoltre, sono molti nel sindacato a lamentare il fatto che l’associazione è stata utilizzata indebitamente nel corso dell’ultima campagna elettorale.
Auto di servizio compresa.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
NELLA CLASSIFICA ALEXA DEI SITI PIU’ SEGUITI IN ITALIA, SIAMO ARRIVATI AL 17.414° POSTO… RENZI 18.175, LEGA NORD 18.004, IL GIORNALE D’ITALIA DI STORACE 17.916, SCELTA CIVICA 18.296, ENRICO LETTA 55.775, ALFANO 74.718
Un altro sorpasso di Destradipopolo.net certificato dalla classifica del sito internazionale specializzato Alexa (che monitora diversi milioni di siti) stabilendone una classifica in base alle visite.
Raggiungendo oggi il 17.414° posto ci lasciamo alle spalle il sito di Matteo Renzi 18.175, quello del Giornale d’Italia, quotidiano on line de “la Destra” di Storace” 17.916, il sito ufficiale della Lega Nord 18.004, quello di Scelta Civica di Monti 18.296, quello di Fratelli d’Italia 20.908.
Ancora più indietro il sito di Enrico Letta 55.775, Angelino Alfano 74.718, Mara Carfagna 67.271.
Per darvi un’idea il sito ufficiale di una potenza come il Pdl è al 10.235° posto, quello di Sel al 13.123, quello dell’Udc al 122.750.
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
QUESTA E’ L’ITALIA: AL SENATO NO ALLA PROPOSTA CINQUESTELLE SULLA INELEGGIBILITA’, AL CSM SI CORRE PER GIUDICARE LE PRESUNTE PAROLE DI ESPOSITO
No all’urgenza, richiesta dal Movimento 5 Stelle, per l’esame del ddl di iniziativa popolare sulla
ineleggibilità .
La maggioranza ha votato contro, a favore solo i 5 Stelle e i senatori di Sel.
Protestano i grillini: “Eccolo l’ultimo vergognoso regalo agli italiani di Pd, Pdl e tutti gli altri partiti. Hanno negato in Senato, nell’ultimo voto prima della pausa estiva, la procedura d’urgenza al progetto di legge 452 “Parlamento pulito”.
La proposta “Parlamento pulito” è una modifica alla legge elettorale che prevede: l’incandidabilità per i condannati, i casi di revoca e decadenza del mandato in caso di condanna definitiva per i reati non colposi e per pene superiori ai 10 mesi, il limite dei due mandati parlamentari e l’elezione diretta del candidato da parte dei cittadini.
Ma in Italia qualcosa di urgentissimo pare ci sia.
Il Csm è stato convocato d’urgenza per discutere la pratica del giudice Antonio Esposito.
I membri del Consiglio superiore della magistratura hanno ricevuto oggi la convocazione per il 5 settembre.
I lavori della prima commissione, che si occupa di incompatibilità ambientali, avrebbero dovuto riprendere solo il lunedì successivo, invece i vertici del Consiglio hanno ritenuto di anticipare di quattro giorni.
Ecco il testo della lettera: “Su disposizione del presidente della Prima commissione Annibale Marini e del vicepresidente del Csm Michele Vietti, sentito il comitato di presidenza (composto oltre che da Vietti, anche dal procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani e dal Primo presidente della Corte di Cassazione Giorgio Santacroce, ndr), è convocata la seduta straordinaria della Prima commissione per il 5 settembre, in relazione all’intervista del presidente della sezione feriale Antonio Esposito, pubblicata su Il Mattino il 6 agosto 2013″.
Non è tutto, perchè nel pomeriggio è attesta una comunicazione ufficiale del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri chiamata a decidere sul provvedimento disciplinare nei confronti di Esposito, dopo aver letto la relazione del Primo presidente Santacroce.
E Forza Italia…
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