Gennaio 26th, 2014 Riccardo Fucile
NEGLI SCONTRINI DEI RIMBORSI FACILI DI CONSIGLIERI E GIUNTA IL BEL MONDO DELLA POLITICA LOCALE: LE MISSIONI ISTITUZIONALI FINIVANO IN RICCHI HOTEL
È la mattina dell’11 settembre quando Alfredo Castiglione — vicepresidente della Giunta abruzzese —
deve partire in “missione” per una “visita istituzionale”.
Si dà il caso che, quell’11 settembre, cada di sabato: al vice del governatore Gianni Chiodi tocca una “visita istituzionale” proprio nel weekend.
Castiglione s’infila in auto alle 9 del mattino. Non usa l’auto di servizio. No. Sale a bordo di un’auto privata — un “mezzo proprio” annotano gli investigatori — e rientra il giorno dopo alle 3 del pomeriggio. Missione compiuta.
Quale? Non è dato saperlo. Di quella missione, nel rendiconto presentato da Castiglione, non resta che la generica (e seriale) dicitura “visita istituzionale”.
C’è poi l’allegata fattura per il pernottamento: pensione completa, per una sola persona, all’hotel Victoria Terme di Tivoli. Costo: ben 515 euro.
Castiglione ne chiede il rimborso, che va sommato all’indennità di missione, pari ad altri 127 euro. Totale: 682 euro. Soldi pubblici s’intende.
Quando la procura avvia l’indagine sui rimborsi — condotta dai pm Gianpiero Di Florio e Giuseppe Bellelli — consegna ai carabinieri ogni singolo scontrino: il nucleo investigativo di Pescara si presenta nell’hotel Victoria Terme di Tivoli e — fattura di Castiglione alla mano — chiede spiegazioni al gestore dell’hotel.
Si scopre così che il vicepresidente della giunta, quel sabato notte, non era solo.
Nella camera 337, infatti, soggiornava anche la sua compagna. Ma allora perchè, quando presenta la fattura in Regione, assicura di aver pernottato da solo e con pensione completa?
La risposta degli investigatori è elementare: per occultare le spese riconducibili alla compagna. Ma non è tutto.
La cifra di 515 euro, anche per un pernottamento in coppia, risulta piuttosto elevata.
E così i carabinieri continuano a domandare se la cifra in questione sia lo standard per l’hotel Victoria di Tivoli. Il gestore alza le braccia e spiega che, considerato l’importo, i due non si sono limitati a dormire.
Hanno usato anche l’annesso centro benessere. E pure l’attrezzato centro estetico. Come dire: massaggi e impacchi e varie ed eventuali pratiche rilassanti.
La “spa” — stando agli atti — è stata gentilmente offerta dai contribuenti. Resta un’ultima riflessione.
La missione e la “visita istituzionale” — che ribadiamo non è specificata — dev’essere durata davvero poche ore. In sole 30 ore, infatti, e per di più nel weekend, Castiglione e compagna partono da L’Aquila, pranzano, usufruiscono dei servizi del centro benessere e del centro estetico, cenano, poi dormono e infine rientrano: se a disturbare quest’idillio non vi fosse stato l’impegno istituzionale, insomma, sarebbe stato un fine settimana davvero perfetto.
D’altronde Castiglione, quand’è in missione per “visita istituzionale”, cerca sempre un tocco di piacere: 202 euro per una cena a base d’aragoste, in uno dei migliori ristoranti di Bari, ne sono l’esempio.
Il punto è che ai pm, quando a partire dal 4 febbraio lo interrogheranno, dovrà dare una risposta: perchè — per esempio — non ha dichiarato che la compagna era con lui all’hotel Victoria?
Perchè s’è fatto rimborsare anche il suo pernottamento? La sua compagna ha forse un ruolo istituzionale?
Spiegazioni che diventano ancor più imbarazzanti quando, la stessa domanda, per esempio, non riguarda neanche la compagna o la moglie del rimborsato.
Prendiamo il caso del governatore Gianni Chiodi: perchè s’è fatto rimborsare, con i soldi dei contribuenti, il pernottamento di una signora, dipendente della Regione, che ha dormito con lui il 13 marzo 2010 nella stanza 114 dell’albergo Del Sole di Roma? Perchè — chiedendo il rimborso — ha dichiarato d’aver dormito da solo?
E così via, per altri assessori, e altre quattro donne.
Tre di Pescara: una giornalista, una grafica, un’avvocato.
Una di Roma: professione commerciante.
Che ruolo avevano nelle missioni istituzionali — intendono chiedere i pm — e perchè i loro nomi sono stati occultati?
Perchè le loro spese sono state rimborsate con soldi pubblici?
Il punto è che, dagli atti, emerge che ben 17 — tra assessori e consiglieri — hanno accollato alla comunità le spese di soggiorno per mogli o amiche.
Ma la loro presenza s’è scoperto solo indagando. E indagando s’è scoperto che ben 25 rappresentanti della Regione, oggi indagati per peculato, truffa e falso, hanno presentato documenti sciatti, con ben pochi punti di riferimento, e molti falsi: c’è chi barra, con un tratto di penna, la prova che nelle notti trascorse in albergo era con sua moglie.
Cancella un “2” — il numero degli ospiti — per trasformarlo in 1.
E ottiene un rimborso — indebito secondo l’accusa — di ben 520 euro in più.
Antonio Massari
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 26th, 2014 Riccardo Fucile
I PARTITI PIU’ PICCOLI ANNUNCIANO BATTAGLIA PARLAMENTARE SU PREFERENZE E SOGLIA DI SBARRAMENTO… MOLTO ATTIVI NCD, LEGA, SCELTA CIVICA E SEL.. FDI E GRILLINI SONNECCHIANO
Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non devono solo guardarsi l’uno dall’altro, ma dovranno fare i conti con i partiti minori, decisi a dare battaglia in Parlamento per una legge elettorale che non abbia l’effetto di escluderli.
Per l’Italicum in discussione alla Camera, “la vedo molto male, fatti due conti non esce dalla Commissione, non ci sono i numeri” dice il leghista Roberto Calderoli, l’estensore del Porcellum, ma anche un espertissimo del Parlamento.
“Il fatto che abbiano inserito nell’allegato b l’elenco dei collegi — spiega – vuol dire che volevano usare la legge elettorale già il 24 maggio e che non si fidano del ministro dell’Interno”.
Tuttavia, per Calderoli, non si arriverà a questo esito, perchè contro la legge elettorale proposta “oltre ai partiti contrari ci sarà il partito del non voto: l’ipotesi più probabile è che si vada in Aula senza relatore col testo che c’è e col voto segreto ci sarà il Vietnam”.
A promettere battaglia in Parlamento è anche il Nuovo centrodestra, che spinge per eliminare le liste bloccate.
Ieri il segretario Angelino Alfano aveva annunciato la presentazione di un emendamento per reintrodurre le preferenze, offrendo anche una mediazione sul modello tedesco, che prevede una parte di liste bloccate e una parte di preferenze. Oggi rincara la dose Renato Schifani, che promette una “battaglia senza sè e senza ma”, fino anche al ricorso a un referendum abrogativo.
Sull’altro fronte, a sinistra, si registra il malumore di Sel. I sonanti fischi rivolti a Stefano Bonaccini, intervenuto al Congresso in sostituzione dell’assente Matteo Renzi, sono diventati timidi applausi solo quando il democratico ha aperto alla possibilità di rivedere le soglie di sbarramento.
“Se nelle prossime ore si troverà tra tutti o a larga maggioranza la possibilità di correzioni anche rispetto alla soglia di sbarramento, noi non abbiamo preclusioni” ha detto l’esponente della segreteria Pd, ma Nichi Vendola rincara la dose: “La mia polemica non nasce perchè mi sento minacciato dalla soglia di sbarramento, ma dal fatto che metà della popolazione italiana non va più a votare”.
Scelta Civica annuncia inoltre un’iniziativa per la parità uomo-donna. “Noi presenteremo i nostri emendamenti migliorativi soprattutto per contrastare la finta parità di genere che l’Italicum non garantisce” dice Stefania Giannini, secondo cui inoltre “la soglia del premio di maggioranza va assolutamente innalzata, almeno al 40%, perchè il bipartitismo forzato non è la fotografia del paese”.
Lunedì alle 13 scade il termine per la presentazione degli emendamenti e servirà il pallottoliere per contarli tutti.
Da quel momento sull’Italicum potrebbe scattare l’operazione Vietnam.
(da “Huffington Post”)
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Gennaio 26th, 2014 Riccardo Fucile
L’ALIENO BIANCO DEL VIVAIO MEDIASET: IL GIORNALISTA CHE FIRMO’ GLI SPECIALI PER NEGARE L’ESISTENZA DEL BUNGA BUNGA
Bianco è il colore delle vesti dei beati, «emblema di purezza e gloria» secondo l’Apocalisse. 
Ora, suona cervellotico, ma il rito d’investitura di Giovanni Toti, nominato consigliere di Forza Italia, aveva già avuto luogo in forma solenne sul balcone di un centro benessere denominato Villa Paradiso.
E – guarda caso – il prescelto indossava una specie di candida tuta XL, o forse più, confezione sportiva comunque adattabile a eventi sacrali e inaugurali.
Toti è andato anche dal Papa. Poi è tornato alla Beauty farm.
Nella foto rituale Berlusconi, al fianco di Toti, salutava la folla come un sovrano che insedia una novità , un fiduciario esterno nel cuore del suo stesso potere.
Ancora una volta non c’era bisogno di parole.
Ammesso e non concesso che egli debba o voglia spiegare le sue decisioni, la scelta di questo prediletto alieno appare tanto più inesorabile quanto più sintomatica e insieme misteriosa.
L’impressione è che il Cavaliere, stanco e seccato degli impicci e delle baruffe del partito, sia ritornato d’istinto alle origini, a Milano, a Mediaset, alla risorsa primigenia delle reti televisive.
E’ sicuro che Toti, fino all’altro giorno direttore del Tg4, reca impresso il marchio di Confalonieri; e se, anche per questo, non si può definire una pura emanazione di Marina, è comunque da lei molto stimato, e un po’ da tutti a Cologno Monzese.
La monarchia aziendale ha logiche per loro natura estranee alla democrazia.
E’ plausibile che prima di assurgere al nuovo compito l’uomo sia stato messo alla prova dal re. I telespettatori italiani l’hanno intravisto per la prima volta non molti mesi fa, nel corso di due disperatissimi speciali – «La guerra dei vent’anni» – girati in prossimità della sentenza per così dire delle olgettine. Berlusconi, in tuta scura, era seduto su un divano rosso, parlava, parlava, parlava, e Toti annuiva con energica convinzione.
Poi si è vista anche la sala del bunga bunga e un sacco di ninnoli e fiocchetti che allietano la villa di Arcore.
Ma la prova del fuoco, anche in quel caso, c’era già stata e il direttore l’aveva superata con maestria chiudendo in fretta e senza schiamazzi l’uscita di Fede, sbaraccando rubriche di gossip che gli stavano decisamente a cuore e normalizzando la belle èpoque delle meteorine.
Non era facile, ma il garbo e la diplomazia sono doni di natura.
Fede, che non li possiede in massimo grado, ha in qualche modo avvalorato le virtù del suo successore: «Io mandavo la gente affanculo, lui no»; quindi, richiesto di un parere sul prosieguo della carriera di Toti in politica, non senza consapevole invidia sempre alla sua maniera s’è appellato all’amante invisibile, cioè alla fortuna: «Ha avuto un gran culo».
Di questo si potrà discutere. Per il resto l’aneddotica sul personaggio non è sterminata. Toscano della Versilia, 45 anni, figlio di albergatore, stage a Mediaset e via così fino ad oggi come figura eminentemente d’azienda.
Socievole, sgobbone, flemmatico, cortese, solido, quindi affidabile. D’aspetto un po’ buffo, se fosse un cartone sarebbe l’Orso Yoghi, ma non per la voce.
Sposato con una giornalista, anche lei Mediaset. Nozze civili e ricevimento al Twiga (Briatore & Brosio, una botta di vita), vacanze a Saint Tropez, passione per gli orologi, buona conoscenza dei vini – pare utile, quest’ultima, a far colpo con i maggiorenti Fininvest all’inizio della scalata.
Vent’anni di berlusconismo hanno forgiato o per certi versi ripristinato un comando di tipo cortigiano di cui Toti è l’ultimo prodotto maturo.
Anche, ma non solo per questo, amazzoni, orchi e pitonesse lo detestano, anche se detesterebbero chiunque gli fosse imposto da fuori e dall’alto.
Lui, magari, un po’ meno perchè la moderazione e la prudenza, insieme a una certa astuta o dissimulata consapevolezza dei propri limiti, lo guidano. In questo gode la simpatia di Letta, e pure con Alfano ha mantenuto un buon rapporto.
Berlusconi naturalmente l’ha testato a suon di sondaggi. Forse gli ha fatto anche dare qualche lezione da qualcuno che stima.
In tv viene bene, nei talk tiene botta, ma non suscita particolari entusiasmi.
In altre parole, Giovanni Toti non è un capo politico e non è l’anti-Renzi.
Però Sua Maestà se lo porta lo stesso al centro benessere; a Roma lo nutre e soprattutto lo ospita a Palazzo Grazioli, con Francesca e Mariarosaria; ad Arcore gli ha fatto passare addirittura le vacanze del Santo Natale e questo basti a rendere il grado di vicinanza al Sole.
Presso il quale tuttavia, come avviene da che mondo è mondo, ci si può anche scottare.
In questo senso, e scivolando nell’inevitabile commedia che sempre aleggia sulle vicende italiane rendendole allegre e ciniche ad un tempo, appare significativa la facezia che l’egotico sovrano ha dispensato non si è capito bene a chi, e comunque: «Tutto quello che tocco diventa famoso, guardate Dudù e Toti».
A tale proposito si può aggiungere che nella formidabile istantanea di Berlusconi e Putin che giocano con il barboncino di corte, la diavolesca creatività della rete ha inserito una scimmietta con il volto di Toti che con un balzo intercetta la palletta.
Anche questi d’altra parte sono i pegni che si bruciano insieme all’incenso sull’altare del successo, del potere e della popolarità .
Volti nuovi, «facce fresche» (come scherzava Andreotti), personaggi inventati da un giorno all’altro, imposti in bianche vesti, poi magari destinati ad aprire sentieri e allargare strade per qualcun altro, o qualcun’altra.
L’azienda, la famiglia, la figlia, Marina.
La vita che scorre, il tempo che stringe e il potere che un po’ si rinnova, ma un altro po’ come tutto si consuma.
Filippo Ceccarelli
(da “La Repubblica“)
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