Marzo 7th, 2014 Riccardo Fucile
IL CAPO DELLO STATO: “PRIMA DI FIRMARLA FARà’ UN ESAME ATTENTO”… ALLA CAMERA PROSEGUE IL MERCATO: RISSE, LISTE CIVETTA, NORME PER I MICROPARTITI E NIENTE PARITà€ DI GENERE
C’è un perchè se ieri Giorgio Napolitano, strattonato da più parti con richieste di intervento astruse, abbia pronunciato una frase che la dice lunga sul tenore del dibattito — ma anche sui contenuti — che stanno emergendo alla Camera sulla legge elettorale.
“Chiedermi un intervento è fuorviante — ha infatti risposto il Capo dello Stato — ma promulgherò la legge elettorale solo dopo attento esame”. Come dargli torto.
Fatti salvi i toni e le battute che sono risuonate nell’Aula fino a tarda notte, nulla di “alto” come sarebbe doveroso in un momento comunque “costituente”, ieri sono stati approvate alcune vere porcate che rendono l’Italicum ancora più pastrocchiato.
NIENTE QUOTE ROSA
L’accordo, infatti, resta in bilico e molte questioni chiave sono state accantonate. Mentre è passato il “salva Cosentino” e ci è stata lasciata ampia libertà di votare ancora per le cosiddette “liste civetta”, sulla parità di genere la Camera si è inchiodata.
L’Italicum che uscirà da Montecitorio al massimo martedì mattina, non prevederà che le liste siano adeguatamente divise tra candidati maschi e femmine.
Perchè Berlusconi non vuole, ma anche il Pd è diviso (e le sue donne pure); con l’abolizione del Senato e il taglio del numero dei parlamentari, i leader dei partiti “padronali” non vogliono certo perdere la metà dei posti disponibili per darli alle donne. Molte deputate ora stanno raccogliendo le firme per fare un “appello” a Renzi, ma l’accordo non c’è.
TEMPI PIÙ LUNGHI
La decisione di far slittare il voto alla prossima settimana un po’ deriva anche dal caos “quote rosa”, sebbene tutto sia stato mascherato con la scusa che da oggi si “celebra” a Fiuggi il congresso di Fratelli D’Italia. Peccato che il consesso parta da sabato e che la Camera resti aperta.
SALVA-CONSENTINO
Dibattito edificante, si diceva. Durante il quale è passata una norma come la “salva Cosentino”, che Verdini è riuscito a portare a casa con la complicità del Pd: un emendamento (firmato dall’azzurro Parisi) che riguarda i partiti fortemente ancorati a un determinato territorio.
Non si tratta, però, del cosiddetto salva-Lega, che per ora resta accantonato, ma di un “sostegno” per partiti presenti solo in realtà territoriali molto circoscritte: si prevede che potranno essere conteggiati i voti ottenuti dalle liste che, seppur non si sono presentate in almeno un quarto dei collegi nazionali, abbiano superato lo sbarramento della soglia di ingresso del 4,5%.
È il caso, ad esempio, del partito Sardo d’Azione o, appunto, di Forza Sud. Così Berlusconi potrà salvare alcuni fedelissimi candidandoli in partiti locali, ma potrà anche far proliferare queste piccole realtà in modo da ampliare lo spettro delle candidature.
In serata, intanto, viene bocciato l’emendamento sulle preferenze.
È il “mercato” della legge elettorale: nulla verrà risparmiato.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 7th, 2014 Riccardo Fucile
POCHE RIGHE INVIATE AI COLLEGHI PENTASTELLATI… GRILLO HA TIMORE AD ESPELLERLO
Una mail riservata inviata ai sindaci pentastellati, per prendere le distanze dalle espulsioni di Grillo e difendere gli epurati.
Sarebbe questo il motivo (fin qui taciuto) dello scontro tra il leader del Movimento 5 Stelle e il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, scoppiato lunedì scorso e poi ricomposto.
Poche righe, quelle inviate da Pizzarotti ai suoi colleghi, riassumibili così: i senatori Luis Orellana, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella non hanno fatto niente di male e non c’era ragione per espellerli.
Un’alzata di testa collettiva, uno stop alle epurazioni grilline dal “partito dei sindaci”. «La mail di Pizzarotti? Certo che l’ho ricevuta – conferma Alvise Maniero, 28 anni, sindaco di Mira, in provincia di Venezia da due – era una mail collettiva».
Poi qualche amministratore solerte ha inoltrato la mail di Pizzarotti a Grillo, che per tutta risposta lo ha scomunicato via Twitter mettendo nel mirino la riunione tra amministratori 5 Stelle organizzata da Pizzarotti a Parma, il prossimo 15 marzo.
«Io non sono d’accordo con Federico e gliel’ho scritto, prosegue Alvise, il nostro Paese ha bisogno di riforme, di un cambiamento radicale, chi non è d’accordo è meglio che se ne vada. Un gruppo politico avrà ben il diritto di autodeterminarsi…». Non parteciperà , Alvise, all’incontro del 15 («sarò nelle scuole a spiegare la Costituzione ai ragazzi»)e non ci sarà neppure il collega Marco Fabbri, sindaco di Comacchio, nel ferrarese («sono a Caltanissetta ad un incontro»).
Per Fabbri, del resto, non c’è stato nessuno scontro tra Grillo e Pizzarotti. «Secondo me non c’è stata nessuna litigata con Grillo, era un tweet ironico, avete frainteso. Federico è una brava persona, l’ho sentito anche prima».
Per questi giovani amministratori il sindaco di Parma è un punto di riferimento, una presenza concreta sul territorio. «Se Pizzarotti alza la testa altri lo seguiranno, è la scissione è sicura. È un simbolo, può diventare un catalizzatore», assicura l’ex Giovanni Favia, che si sta già dando da fare («si sta organizzando una rete di controinformazione»).
Intanto, dietro alle telefonate di facciata, la tensione (antica) tra Grillo e Pizzarotti continua a salire.
Tanto che ai fedelissimi il guru avrebbe confidato pochi giorni fa: «Resta sindaco, ma ormai è fuori dal Movimento».
Caterina Giusberti
(da “La Repubblica”)
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Marzo 7th, 2014 Riccardo Fucile
CAOS SULLA PARITA’ DI GENERE, PD SPACCATO, FORZA ITALIA IN DIFFICOLTA’…SLITTA ANCORA L’APPROVAZIONE FINALE DELLA LEGGE TRUFFA
L’iter dell’Italicum appare sempre più problematico tanto che in serata la reintroduzione delle preferenze è stata bocciata con soli 40 voti di scarto.
Il rinvio.
In Conferenza Fratelli d’Italia ha avanzato la proposta di non proseguire l’esame della riforma elettorale nella giornata di domani, venerdì 7 marzo, per consentire al partito di svolgere il congresso che si terrà a Fiuggi proprio a partire da domani.
La richiesta è stata accolta, ma il capogruppo del Pd, Roberto Speranza ha manifestato contrarietà a questa soluzione, chiedendo “con insistenza che si procedesse con la riforma elettorale in aula almeno la giornata di domani”.
Respinto lo sbarramento al 4%.
La Camera ha respinto, a scrutinio palese, l’emendamento alla riforma elettorale che abbassava la soglia di sbarramento dal 4,5% a 4%.
La proposta, presentata da Ignazio La Russa e da Fdi, è stata sostenuta da appassionati interventi dei piccoli partiti, mentre Pd e Fi non sono intervenuti. Alla fine i “no” sono stati 308 contro i 215 sì (a favore hanno votato anche i Cinque Stelle).
Sull’Italicum i tempi sono contingentati e una stima fatta durante la riunione dei capigruppo prevede che vi siano ancora 18 ore a disposizione per l’esame e il voto degli emendamenti. Non da ultimo, durante l’incontro la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha ribadito che le sanzioni a seguito dei disordini in aula e in commissione comminate ai 5 Stelle e al questore Dambruoso inizieranno a decorrere una volta terminata la legge elettorale.
Emendamento sulle quote rosa.
Sono invece ancora in stallo gli emendamenti Agostini sulla parità di genere, su cui le forze di maggioranza non riescono a trovare l’accordo: in serata 90 deputate dei partiti che sostengono la riforma elettorale (Pd, Fi, Ncd, Sc, Udc e Pi) hanno sottoscritto un “appello aperto” ai leader dei loro partiti affinchè sostengano gli emendamenti bipartisan per la parità di genere. L’obiettivo è ottenere l’alternanza uomo-donna nelle liste elettorali e il 50 per cento delle donne capolista.
Anche la presidente della Camera Laura Boldrini ha incontrato le deputate che sostengono l’iniziativa, appartenenti a diversi gruppi: assenti quelle di Fi e Movimento Cinque Stelle. Presenti, tra le altre, le parlamentari Pd Barbara Pollastrini e Roberta Agostini, Dorina Bianchi (Ncd), Titti Di Salvo (Sel), Irene Tinagli (Sc) e Gea Schirò (Pi).
In realtà le deputate del Pd restano divise.
L’area più vicina a Renzi è dubbiosa che una iniziativa in tal senso contribuisca a sbloccare lo stallo sulla parità di genere, visto che nell’accordo con Fi i tre emendamenti Agostini non erano previsti.
Silvia Fregolent, deputata piemontese vicina al premier, interpellata in proposito spiega: “Io non penso che sia una buona idea e non firmerò. Non sono d’accordo con il metodo, con una raccolta di firme in una fase della trattativa così delicata. E’ in corso una trattativa sotto traccia per ottenere un risultato e io che voglio arrivare al risultato non condivido questo metodo”.
Preferenze.
In tarda serata l’aula della Camera ha bocciato il primo degli emendamenti alla riforma elettorale che introducono il voto di preferenza, rispetto alle liste bloccate previste dal testo. I no sono stati 278, i si’ 236, gli astenuti 2.
La discussione ha avuto toni accesi: alcuni esponenti del Pd (come Rosi Bindi e il lettiano Marco Meloni) si sono pronunciati a favore della modifica.
I presentatori dell’emendamento (Pino Pisicchio, Giancarlo Giorgetti e Gennaro Migliore) sono dunque tornati sui propri passi chiedendo nuovamente che si votasse a scrutinio segreto.
E alla fine i voti favorevoli sono stati 236, cioè molto più numerosi di quelli registrati in altri emendamenti proposti dai piccoli partiti (in media 180-190).
Il presidente.
Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, dal canto suo, continua a mantere un ruolo sopra le parti: “Promulgherò la legge elettorale dopo attento esame – afferma in una nota – Ora, mentre sono in corso discussioni e votazioni in Parlamento sulla riforma, è fuorviante chiedere al presidente della Repubblica, in nome di presunte incostituzionalità , di pronunciarsi o ‘intervenire’ sulla materia”.
(da “La Repubblica“)
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