Marzo 18th, 2014 Riccardo Fucile
TAGLI ALLA DIFESA: OLTRE AGLI F-35 E AL PROGRAMMA “FORZA NEC”, SI PREVEDE ANCHE LA DISMISSIONE DELLA PORTAEREI
La portaerei Garibaldi in vendita. Tarpato in modo drastico il costosissimo programma per il soldato cibernetico. E infine dimezzato l’ordine di acquisto dei cacciabombardieri F-35, da 90 a 45.
Il tutto per risparmiare 1 miliardo di euro l’anno. I parlamentari Pd, coordinati dal deputato sardo Gian Piero Scanu, hanno consegnato questa specie di spending review con le stellette alla ministra della Difesa, Roberta Pinotti, e al capo del governo, Matteo Renzi. Entrambi hanno preso al volo la proposta.
Renzi in particolare asseconda convinto la virata, impegnato com’è a reperire risorse per finanziare tutti gli impegni che si è preso con gli italiani, a cominciare dagli 80 euro in più in busta paga da maggio.
Se il taglio proposto arrivasse fino in fondo, sarebbe una bella svolta sia nella sostanza sia da un punto di vista politico e istituzionale.
L’incognita più seria su questo percorso è l’atteggiamento del presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano ha convocato per domani il Consiglio supremo di Difesa di cui è il capo.
Al quarto punto dell’ordine del giorno c’è la “valutazione delle criticità ” dell’articolo 4 della legge 244, proprio la norma che consente di programmare l’inversione di tendenza.
Per quanto riguarda i programmi di investimento e le spese militari la 244, i cui decreti attuativi sono di alcuni giorni fa, rappresenta una rivoluzione copernicana perchè per la prima volta nella storia della Repubblica sposta il baricentro decisionale dagli Stati maggiori e dalla lobby degli armamenti al Parlamento.
Finora la materia era regolamentata da una vecchia legge, la 436 del 1988, conosciuta nell’ambiente come legge Giacchè, dal nome di un parlamentare comunista di La Spezia, una norma che in sostanza riservava le decisioni finali a generali e ammiragli.
Napolitano aveva già provato l’estate passata a disinnescare l’effetto dirompente della nuova legge sugli investimenti militari richiamando le prerogative presidenziali e militari in tema di difesa e cercando di depotenziare un ordine del giorno Pd per l’istituzione di una commissione che valutasse sia la necessità dell’acquisto degli F-35 sia l’opportunità delle altre spese militari.
A Napolitano alcuni parlamentari Pd ricordarono però che quella legge era stata controfirmata da lui stesso, com’era ovvio e naturale avvenisse.
Ora il conflitto si ripropone, anche se c’è chi fa notare che la nuova ministra Pinotti è considerata molto vicina al presidente e che proprio Napolitano avrebbe caldeggiato la sua nomina: probabilmente, è il sottotesto, c’è già un accordo preventivo e complessivo.
Se fosse così, il passaggio al Consiglio di Difesa non dovrebbe comportare scosse traumatiche.
Scanu e gli altri parlamentari Pd che si occupano di temi militari sono arrivati alla conclusione che per la Marina è un lusso sostanzialmente inutile tenere in esercizio due portaerei, la Garibaldi e la Cavour.
Delle due sarà ovviamente risparmiata la più moderna, la Cavour, entrata in esercizio appena 5 anni fa e che per di più dovrebbe ospitare alcuni F 35.
Sacrificata sarà la più vecchia, la Garibaldi, che solca i mari da 33 anni e che ora appare destinata o alla vendita o in subordine a una riconversione dual use, militare e civile contemporaneamente.
Severo anche il ridimensionamento del programma “Forza Nec”, il soldato del futuro che prevede nei prossimi decenni una spesa complessiva di 14 miliardi di euro e che coinvolge in modo corposo la lobby delle armi che fa capo al gruppo Finmeccanica. Interessate al progetto sono Selex sistemi integrati, Galileo, Elsag, Oto Melara, Agusta Westland, Mbda Italia, Iveco, Engineering, Impresa soldato futuro.
I parlamentari Pd hanno valutato che Forza Nec è così avveniristica da risultare controproducente perchè se fosse realmente realizzata i nostri soldati non sarebbero più in grado di restare fisicamente in contatto coi colleghi europei.
Infine gli F-35, programma lanciato dagli Stati Uniti e che coinvolge altri 8 paesi. All’Italia è stato assegnato il compito di assemblatore delle ali e lo Stato ha finanziato con oltre 700 milioni di euro la costruzione di uno stabilimento a Cameri affidandolo ad Alenia (Finmeccanica).
In un primo momento il ministro-ammiraglio Giampaolo Di Paola (ora consulente Finmeccanica) aveva programmato l’acquisto di 131 aerei, poi ridotto a 90 dal governo Letta per una spesa di oltre 14 miliardi in 20 anni.
Ora il promesso dimezzamento a 45 caccia.
Daniele Martini
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 18th, 2014 Riccardo Fucile
“LA CONDANNA AI DOMICILIARI E’ GIA’ IN CORSO DI ESECUZIONE AD OPERA DELLE DUE”
Forza Italia è un partito sull’orlo dell’esplosione. 
Silvio Berlusconi è stato «sequestrato» dal suo cerchio magico e il gruppo dirigente ha perso qualsiasi contatto col capo, proprio nel momento per lui più delicato. Ogni telefonata, ogni appuntamento, ogni comunicazione è ormai filtrata dal duo Francesca Pascale/Maria Rosaria Rossi.
La fidanzata e la senatrice factotum – dopo aver fatto fuori la segretaria ombra di sempre, Marinella, allontanata dopo una vita da Arcore – hanno preso pieno possesso del quartier generale dell’anziano leader.
Sia nei week end a Villa San Martino, sia a Palazzo Grazioli.
La battuta facile che in tanti fanno tra i suoi è che «la condanna ai domiciliari è già in fase di esecuzione».
In Transatlantico però hanno poca voglia di scherzare, ci si imbatte di continuo in forzisti della prima ora, gente che è partita da Publitalia e ha costruito tutto col leader dal ’93-’94, che lamentano di non riuscire nemmeno a fissare un incontro con lui.
Il caos è esploso alla Camera in occasione dell’approvazione della legge elettorale, quando sulla parità di genere per giorni nessuno è riuscito a capire quale fosse la linea del leader.
La situazione ha fatto scendere sui gruppi parlamentari e sui dirigenti di San Lorenzo in Lucino i più lugubri presagi, memori di quanto avvenuto nella Lega dell’ultimo Bossi, asfissiato anche lui da un «cerchio magico».
Quello che ha preso possesso di Arcore, detta adesso anche la linea politica e sicuramente dirige la strategia comunicativa.
È stata proprio la Rossi – senatrice di ruolo e per indennità , ma segretaria di fatto, in cima alle classifiche di Palazzo Madama per assenteismo – ad aver raso al suolo l’ufficio stampa che da anni lavorava al fianco di Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli, guidato da Paolo Bonaiuti.
«Mai tanto rimpianto» lamentava ieri Gianfranco Rotondi.
Un’opera di bonifica in cui, ancora una volta, la senatrice è stata spalleggiata dalla giovane e aspirante consorte, Francesca.
Così, per la prima volta in vent’anni, la comunicazione che è stata il hardware del successo berlusconiano è priva di un think tank, di una struttura, di una regia, tutto affidato al day by day, al colore della mitizzazione del cane Dudù.
Succede quindi che iniziative come quella lanciata qualche giorno fa da Daniela Santanchè, rilanciata dal “Giornale” e con eco anche sul Tg5 come la raccolta di firme per invocare la grazia, sia stata sconfessata proprio dal duo P&R, che ha lasciato filtrare una presunta irritazione di Berlusconi (che si è guardato bene in realtà dallo smentire ufficialmente l’iniziativa). Ma il duo ha in odio e non da ora la “pitonessa” come tante altre donne che negli anni sono state vicine al leader. E non solo loro.
C’è stato anche il loro pressing, in autunno, dietro lo strappo traumatico con Angelino Alfano e la scissione che ha portato alla nascita del Nuovo centrodestra.
La Pascale è stata determinante nella scelta degli assetti di Forza Italia in Campania.
E in questi giorni il suo lavorio, come quello della Rossi, ha nel mirino un nuovo obiettivo: far saltare i ponti con un altro pezzo forte della vecchia classe dirigente.
Impedire la corsa alle Europee e l’eventuale successo a suon di preferenze di figure di peso come Raffaele Fitto o Claudio Scajola.
Ma la tensione è altissima e l’ultima operazione da repulisti rischia di sortire l’effetto del detonatore.
«Se fanno anche questo, salta tutto per aria» sostiene chi milita da vent’anni con l’ex premier.
Il duo non agisce in piena discrezionalità , va detto.
Tra la Pascale e la primogenita Berlusconi, Marina, si è consolidato un asse.
Il «cerchio magico» comprende a pieno titolo anche lei, ovvio, oltre al braccio destro di sempre, Fedele Confalonieri, e lanew entry Giovanni Toti.
Una situazione generale da deriva nella quale molto influisce l’umore nero del leader.
Ormai l’angoscia la fa da padrona, alla vigilia della sentenza di Cassazione che oggi confermerà l’interdizione dai pubblici uffici, e in vista del pronunciamento del 10 aprile che lo isolerà ancor più coi servizi sociali o i domiciliari.
«Non possiamo restare inermi, dobbiamo far capire che c’è un disegno politico per farmi fuori» va ripetendo Berlusconi. Che avrebbe gradito sì una campagna di raccolta firme in suo sostegno, ma da far promuovere ai club Forza Silvio e all’Esercito di Silvio.
«Se cambia la linea io mi adeguo, ma non mi è giunto alcun segnale in tal senso» dice sicura la Santanchè.
Da Roma, il capo si terrà lontano anche oggi, dopo essere stato ieri tutto il giorno chiuso ad Arcore con gli avvocati, prima di fare il punto politico con Toti in serata.
Dopo la doccia fredda da Bruxelles sulla candidatura, sarà una nuova giornata amara, da trascorrere sotto la protezione del“cerchio”.
Carmelo Lopapa
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Marzo 18th, 2014 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE E’ UOMO D’AZIONE, VA SEMPRE OLTRE E NON TOLLERA PENTIMENTI: “HO SBAGLIATO? E PERCHE’?”
Il Giornale organizza una raccolta di firme dei “non traditori” per Silvio Berlusconi candidato, ma la casa madre approva?
Non saprei che rispondere.
Beccato, allora.
No, vada piano. Io non ho reazioni perchè non ho parlato con Berlusconi, e non mi sbilancio a dire se sia entusiasta o infuriato.
Il partito non apprezza l’attivismo di Sallusti e neanche quello di Daniela Santanchè.
Il Giornale è una famiglia e le nostre non sono logiche di segreteria politica, ma puramente editoriali: se i nostri lettori vogliono manifestare affetto, noi siamo obbligati a offrire un’occasione, a creare un modo, uno spazio.
Ma Forza Italia non tollera la linea Santanchè
Io posso dire che non diamo sostegni particolari a Daniela, anzi la invito a controllare: spesso prendiamo dei buchi, ci mancano notizie su Santanchè.
Sarà un problema di comunicazione interpersonale.
Ah ah ah. Mi devo preoccupare, dice?
Perchè un pezzo di Forza Italia ce l’ha con il Giornale?
Non mi interessa, non mi inoltro nelle beghe interne fra veleni e invide. Io devo soddisfare il mio editore: se non è contento e se pensa che io sia influenzato dalla Santanchè , può sempre mandarmi via.
Non è successo neppure quando lo voleva Angelino Alfano.
Appunto. E poi i dirigenti di Forza Italia devono capire che i voti sono di Berlusconi, chi lo voleva mummificato se n’è andato via, e per un certo senso ha fatto bene a lasciare quel posto.
Alla fine, il Cavaliere sarà in lista?
Il Giornale coccola i suoi lettori che sono gli elettori di Berlusconi, ma sono consapevole che non sarà facile. La Cassazione, prima o poi, potrebbe confermare l’interdizione ai pubblici uffici, e quello sarebbe un ostacolo pesante.
Anche il commissario europeo per la Giustizia, Viviane Reding, l’ha escluso con un piglio che ai berlusconiani può sembrare spietato.
Il Cavaliere per l’Europa rappresenta un intralcio. Di cosa dovrei sorprendermi?
Cosa consiglia a Berlusconi?
Di insistere, di non mollare. Io se non avessi fatto il matto per la mia condanna, adesso sarei ancora agli arresti domiciliari. La questione è complicata perchè il presidente è folle, ma non matto come me. E vuole salvare la sua dignità .
Firmerà per la Grazia?
Certo, ci mancherebbe.
Bene, la Santanchè ha un alleato.
Io non capisco perchè Berlusconi non dovrebbe essere d’accordo. Se i cittadini vogliono dare questa testimonianza di vicinanza e attenzione, perchè interrompere l’iniziativa?
Ripetiamo: forse perchè in Forza Italia ci sono visioni diverse.
Io non le conosco, ne prendo atto.
Il Cavaliere si farà condizionare da Francesca Pascale?
Francesca fa la moglie, la compagna, la fidanzata, la donna che sta accanto a un uomo, ma Berlusconi si fa condizionare solo da se stesso. Dopo svariati anni, almeno questo l’ho capito.
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 18th, 2014 Riccardo Fucile
AFFIDARE ALLA SANTANCHE’ L’APPELLO AL COLLE PER LA GRAZIA E’ COME SPEDIRE YANUKOVICH A CONVINCERE GLI UCRAINI A REGALARE LA CRIMEA A PUTIN
Non gliene va bene una. E stavolta mica per colpa dei giudici e degli avversari politici (peraltro
inesistenti). Ma degli amici.
Il Milan, da quando ci ha messo le mani la figlia Barbara, non vince più una partita, manco fosse allenato da uno del Pd: gli ultras meditano di marciare su Arcore. L’inchiesta sulle baby squillo alza il tiro, ma il nome di B. non salta fuori, rovinandogli la reputazione su piazza.
La dama bianca Federica Gagliardi, già membro delle delegazioni internazionali con Lavitola e altri autorevoli consiglieri diplomatici, si fa beccare con 24 chili di coca nel trolley e ora vorrebbe pure cantare.
La dama nera Daniela Santanchè lancia una petizione (hashtag #silviolibero) a Napolitano perchè gli dia la grazia e lui — secondo il Corriere — s’incazza: “Io non l’ho autorizzata, s’è appropriata di un’iniziativa che spettava ai club. Ma secondo voi io avrei affidato un appello a una persona che è apertamente ostile al presidente della Repubblica?”.
In effetti affidare alla Pitonessa l’appello al Colle per graziare B. è come spedire Yanukovich a convincere gli ucraini a regalare la Crimea a Putin.
Però il Giornale del Pitone assicura che B. “benedice in silenzio la battaglia delle firme”.
Ecco: in silenzio, a gesti. E “in privato si dice soddisfatto e commosso”.
Ecco: piange in privato. Anche per la campagna di Sallusti, che raccoglie firme fra i lettori del Giornale per la “disobbedienza civile” di “candidare Berlusconi” e cita i precedenti di Gandhi, di don Milani e dei neri americani, che non c’entrano una mazza.
Hanno già abboccato in 5 mila (tra i firmaioli più lesti c’è, Francesco Alberoni), anche perchè non è ben chiaro che minchia debbano fare per “disobbedire” e “non tradire”. Gianfranco Rotondi, detto testa di kiwi, riunisce nella sede di piazza in Lucina un fantomatico “governo ombra del Pdl” con ministri talmente ombra da essere ignari di tutto, in vista della sua candidatura (di Rotondi) a Palazzo Chigi.
Il deputato Fitto vuole candidarsi pure alle Europee per stracciare a suon di preferenze il povero Toti, seguito a ruota da Cosentino e Scajola, tanto per migliorare l’immagine del partito.
Toti, aizzato dalla Pascale, annuncia urbi et orbi la candidatura del pregiudicato decaduto interdetto alle Europee, ovviamente a sua insaputa.
La cosa è proibita da una dozzina di leggi: la Severino (decadenza e incandidabilità per 6 anni), Codice penale (interdizione dai pubblici uffici per 3 anni, con divieto di votare ed essere eletto, definitiva oggi o domani) e qualche norma europea (citata ieri dal commissario Ue alla Giustizia); ma soprattutto un paio di manette che potrebbero impicciargli le mani nel suo status di detenuto dopo il 10 aprile, quando inizierà a scontare la pena, non si sa ancora se in carcere, ai domiciliari o ai servizi sociali.
La terza ipotesi è definita “ridicola” dall’interessato — infatti l’ha chiesta lui — perchè “è assurdo pensare di rieducare con gli assistenti sociali una persona della mia età , un uomo di impresa, di sport, di politica”: e qui ha ragione, rieducarlo è impossibile. Anzichè dirgli di rassegnarsi, Ghedini gli fa balenare aspettative mirabolanti quanto infondate.
Infatti il Cainano, prima di ufficializzare la candidatura, attende “una risposta positiva dalla Corte europea” di Strasburgo sul ricorso anti-Severino: speranze che sia accolto, zero.
Aspetta pure la Corte d’appello di Brescia per la revisione della sentenza Mediaset: speranze che venga accolta, meno di zero.
Poi si favoleggia di una road map ghediniana in quattro mosse: B. si candida, gli uffici elettorali lo scandidano, lui ricorre al Tar o in Cassazione, questi sollevano l’incostituzionalità della Severino alla Consulta. Speranze che lo facciano, zero. L’altro ieri, in preda alla disperazione, il pover’ometto vaneggiava di “creare un partito delle vittime della giustizia”.
Il Canaro della Magliana e il mostro di Marcinelle si sono subito detti disponibili.
Alla peggio, se non lo salva il Pd, resta sempre l’arma segreta: com’è quella storia del Boeing invisibile ai satelliti e ai radar che sparisce nel nulla?
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 18th, 2014 Riccardo Fucile
STESSO COMMENTO, PREMIER DIVERSO… MA PER I GIORNALI REGGICODA E’ SUFFICIENTE PER SVIOLINARE IL “NULLA CHE AVANZA”
La Cancelliera deve essere facilmente impressionabile.
O, alternativamente, deve avere a disposizione un vocabolario piuttosto smilzo.
Sicuramente non brilla per originalità .
24 novembre 2011, l’allora premier Mario Monti vola a Strasburgo e incontra Sarkozy e la Merkel.
Il professore incassa i complimenti della Cancelliera. Indovinate un po’ quali sono?
È impressionata.
“Fiducia nell’Italia e nelle sue impressionanti riforme strutturali”, battono le agenzie di stampa. Praticamente le stesse parole che la Merkel ha ripetuto oggi di fronte a Matteo Renzi: “Sono rimasta veramente impressionata dai progetti del nuovo Governo italiano”.
Solito copione.
Fiducia condizionata dalla riuscita delle riforme annunciate e assolutamente legata al rispetto dei vincoli europei di bilancio: a Berlino Renzi deve rinunciare definitivamente alla sua idea di sforare il 3 per cento del rapporto deficit-pil e accettare di fare investimenti per la crescita senza mettere in discussione i parametri Ue
Ma per i giornali reggicoda questo aspetto è secondario, tutti presi dall’incensare il grande bluff.
“L’Italia è come una squadra che per 5 anni perde tutte le partite: è naturale che deve cambiare gioco” dice Renzi, l’allenatore pallonaro.
Che raggiunge il massimo dell’umorismo quando afferma che “non occorre specificare alla Cancelliera le coperture economiche del piano italiano. Non ha bisogno di conoscerle, le abbiamo spiegate nella conferenza stampa in Italia”.
Infatti le sta ancora cercando.
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Marzo 18th, 2014 Riccardo Fucile
LA CORTE DEI CONTI RIMANDA RENZI A SETTEMBRE: PER I SUPER STIPENDI A QUATTRO DIRIGENTI QUANDO ERA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
Una vittoria contro chi sperava di farlo cadere subito, un pareggio con la magistratura contabile. 
Se nei giorni scorsi aveva esultato per l’approvazione della nuova legge elettorale alla Camera (“Politica-Disfattismo 1-0”), per il match con la Corte dei conti Matteo Renzi dovrà attendere lo spareggio.
L’appuntamento è fissato per l’autunno, quando a Firenze avrà luogo la prossima udienza del processo relativo alla nomina di quattro direttori generali, effettuata dal premier ai tempi in cui era presidente della Provincia.
Nel settembre 2006, dopo le dimissioni del direttore generale dell’ente, una delibera della giunta Renzi attribuì le competenze a quattro direttori centrali, disponendo l’esercizio collegiale delle funzioni.
Una prassi del tutto nuova, tanto un paio di mesi dopo fu necessario (con un’altra delibera) modificare il Regolamento interno.
In questo modo per due anni e mezzo Palazzo Medici Riccardi spese molto di più di quanto sarebbe stato necessario. I nuovi nominati, infatti – ha eccepito la Procura contabile – “erano dirigenti di ruolo con contratto a tempo indeterminato, in seguito collocati in aspettativa, per essere riassunti dallo stesso Ente con un contratto di diritto privato” ben più costoso per l’amministrazione.
Tanto più che le retribuzioni dei nuovi dirigenti, stabilite con un provvedimento di giunta a fine 2006, un anno dopo erano state modificate con effetto retroattivo con una nuova delibera.
Insomma, si era provveduto “a mettere fuori dotazione organica dei dirigenti che in realtà erano già in servizio per poi pagarli” di più “per svolgere la stesse funzioni di prima”.
Un danno, secondo l’accusa, oscillante a seconda delle variabili considerate fra 288 mila e 816 mila euro.
E così, per quelle delibere, Renzi e tutta la giunta erano finiti sotto indagine.
Certo della propria innocenza, dopo aver ricevuto un invito a presentare le sue deduzioni difensive lo scorso anno il premier aveva anche chiesto di essere ascoltato personalmente per poter chiarire la sua posizione.
E il 22 febbraio 2013, quando è stato sentito dai pubblici ministeri, l’allora sindaco di Firenze deve essere stato abbastanza convincente, visto che poi era stata la stessa Procura a chiedere l’archiviazione.
Per lui e per tutti i soggetti titolari di funzione politica, “non sussistendo l’elemento soggettivo per essi della colpa grave”.
Come dire: considerata la tecnicità della materia e dato che la proposta di nomina era arrivata dagli uffici competenti, Renzi e i suoi assessori non erano tenuti a sapere che stavano commettendo un’irregolarità .
Storia finita? Nemmeno per sogno.
Perchè quattro dei cinque imputati (i quattro dg nominati più il segretario generale della Provincia) non hanno accettato la decisione e tutti, nelle loro difese, hanno ribadito “il carattere strettamente politico della decisione, considerato che le delibere erano state approvate dalla Giunta”, chiedendo l’integrazione del contraddittorio. Ovvero il ritorno nel processo anche degli archiviati.
E così, “al fine di dare la opportunità della partecipazione al giudizio e di accertare eventuali responsabilità ” di danno erariale, come recita l’ordinanza della Corte dei conti depositata nei giorni scorsi, Matteo Renzi dovrà tornare davanti ai giudici.
Con lui ci saranno l’allora assessore al Personale Tiziano Lepri e un dirigente del Servizi Finanziario.
L’appuntamento è fissato per il prossimo 24 settembre.
Paolo Fantauzzi
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