Aprile 10th, 2015 Riccardo Fucile
MA VITALI NON TROVA NESSUNO DISPOSTO A METTERCI LA FACCIA: A FORZA DI RICATTI, IL CERINO GLI E’ RIMASTO IN MANO… CON FITTO TUTTI I CONSIGLIERI USCENTI DI FORZA ITALIA, OLTRE A NCD, FDI, AN E LISTE CIVICHE
“Dopo le parole di oggi Schittulli non è più il candidato di Forza Italia. Dobbiamo trovarne un altro e fare presto, a meno che qualcuno non faccia il miracolo nella notte e questo spetta allo stesso Schittulli e a Fitto…”.
Luigi Vitali, commissario regionale azzurro in Puglia, è furioso nei confronti di Francesco Schittulli e annuncia che Forza Italia è pronto a cambiare cavallo: “Schittulli ci ha fatto perdere tempo, grazie a lui siamo arrivati al 10 aprile, ora stiamo già lavorando per trovare un altro nome”.
L’ex sottosegretario alla Giustizia assicura di avere “in mente il profilo” del prossimo candidato azzurro alla presidenza della Regione, ma l’ultima parola spetterà a Silvio Berlusconi: “O sarà un esponente della società civile o un politico”.
Vitali rivela di aver sentito Silvio Berlusconi al telefono prima della conferenza stampa di Schittulli per concordare la linea, che prevedeva il ritiro del sostegno azzurro all’oncologo qualora avesse accettato l’appoggio di Raffaele Fitto.
“E’ davvero assurdo – avverte Vitali – Dopo aver estromesso pubblicamente Forza Italia dalla coalizione a suo sostegno, ora Schittulli si augura che, nelle prossime ore, Forza Italia entri nella coalizione, ma di che parliamo… per noi da oggi Schittulli non è più il nostro il candidato”.
Alla conferenza stampa di Schittulli hanno partecipato numerosi consiglieri regionali azzurri uscenti vicini a Fitto, oltre ai portavoce delle forze politiche del centrodestra che sostengono l’ex presidente della Provincia di Bari.
“Ho fatto di tutto per unire il centrodestra – era stato lo sfogo in mattinata di Schittulli – Ho posto delle condizioni sia a Fitto che a FI. Fitto le ha accolte accettando che le liste fossero forti e competitive. FI deve decidere e sciogliere questa aspettativa che io propongo, sulla certezza della vittoria del centrodestra”.
Il candidato presidente alle prossime Regionali aveva così di fatto aperto la sua campagna elettorale facendo appello “agli amici di Forza Italia perchè si possa procedere spediti e insieme”.
“Ringrazio Fratelli d’Italia e gli amici di Alleanza nazionale che sin da subito mi hanno sostenuto ma anche Ncd che mi sostiene” ha proseguito Schittulli che ha aggiunto: “So che la politica è a volte tattica, ma la tattica a lungo andare logora la credibilità . La politica ha bisogno di orizzonti, di coraggio e di coerenza”.
Alla conferenza stampa di Schittulli hanno presenziato numerosi consiglieri regionali uscenti di FI vicini a Raffaele Fitto oltre ai portavoce delle forze politiche del centrodestra che sostengono l’ex presidente della Provincia di Bari.
“Mi auguro che ci possa essere questa intesa con FI, io sono disponibile”, ha detto ancora il candidato presentando il suo manifesto elettorale per le prossime regionali in Puglia.
La polemica con il commissario regionale del partito Luigi Vitali continuava a distanza e il clima che si respirava al comitato dell’oncologo barese era già di grande pessimismo.
Posizioni politiche molto distanti “ma io non credo – diceva ancora Schittulli prima della reazione del possibile alleato – perchè se facciamo prevalere il buon senso questo sarà anche nell’interesse dei pugliesi. Certo FI è un elemento più che necessario per il centrodestra ma dico a Vitali che Schittulli è uno solo. Il conflitto tra Fitto e Berlusconi non interessa nè a me nè ai pugliesi. Io ho la responsabilità di unire le forze del centrodestra ma devo anche far si che vengano schierate le forze migliori. Mi auguro con caparbietà che prevalga il buon senso”.
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Aprile 10th, 2015 Riccardo Fucile
IL LEGHISTA PROVA A STRUMENTALIZZARE LA SOSPENSIONE DA FACEBOOK, MA LA VERITA’ VIENE A GALLA
Prendi questa mano “zingara”, il mio cuore è uno “zingaro” e va.
Ho messo questo status in due profili Facebook che portano il mio nome e ho atteso di essere cacciato.
Tutto tranquillo, nessuno mi ha segnalato e i profili sono on line.
Questo prova che non esiste nelle policy di Facebook nessun divieto di usare il termine “zingaro/a” che è tranquillamente pronunciabile anche oggi giorno, sia on line sia nella vita concreta, esattamente come usava ai tempi della nonna di Matteo Salvini.
Questa è una doverosa precisazione per arginare una speculazione, esplosa sull’onda del vittimismo sollevata dalla star onnipresente in ogni loculo del telegiornalismo nazionale.
“Sono stato sospeso da Facebook per 24 ore per aver usato il termine ‘zingari’ che usava mia nonna” ha annunciato Salvini a Radio Padania.
Lo sdegno per vile atto censorio degli scherani di Mark Zuckerberg è così rimbalzato nei suoi consueti passaggi di talk in talk, dove da mesi il leader del Carroccio fa la parte indiscussa di Wanda Osiris.
E’ quindi chiaro che se anche solo un frammento minimo della sua impalcatura d’immagine riflessa viene a mancargli, e anche solo per 24 ore, per lui diventa un serio problema.
Nel caso della censura per la sola parola “zingaro” però la sparata è un po’ grossa.
Un suo post sui campi rom è stato segnalato e come prassi, precisa Facebook, il profilo pur visibile è congelato per un giorno.
Sul fatto che sia stato o meno degno di segnalazione si può disquisire a volontà ; è probabile che chi lo abbia segnalato abbia considerato, più della frase di Salvini, il fatto che il post abbia scatenato un contesto di reazioni in cui la discriminazione e il razzismo entrano nell’ area del reato, quindi lecitamente censurabili se il titolare del profilo non provvede a rimuovere i commenti dei suoi “amici” o seguaci.
In ogni caso, esilio o non esilio, Salvini alle 13 di ieri ha pubblicato sulla sua fan page: “Facebook ha bloccato il mio profilo personale per 24 ore per la presenza delle parole “zin*ari” e “zin*are” in due post” e invita tutti a linkare l’ omonima canzone di Iva Zanicchi da YouTube.
Il gioco potrebbe sembrare anche divertente, se un certo Aaro non avesse poi ripubblicato un ritratto di Hitler con la frase “Non siete altro che pellet”.
Segue un certo Davide con la foto di un campo con delle roulotte incendiate e la scritta “50 sfumature di Rom”.
Appaiono vari ritratti duceschi, di cui uno chiosato “Je suis la solution”.
Un signore barbuto che mette il colpo in canna alla pistola “sono stufo di questa merda”.
Ancora Hitler sorridente: “Vieni caro che ti porto in un bel posto…”
E un certo Valerio che scrive: “Propongo questo” e la foto di un manganello con manico tornito e la scritta “Dux Mussolini” sull’affusto nero antracite.
Nulla di particolarmente originale, è in fondo la classica iconografia che da settanta anni alimenta dei dementi.
Altra cosa è che il segretario della Lega ne condivida la presenza nello spazio social sormontato dalla sua fotografia.
Gianluca Nicoletti
(da “La Stampa”)
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Aprile 10th, 2015 Riccardo Fucile
IL COMUNE BRINDISINO ERA STATO SCIOLTO PER INFILTRAZIONI MAFIOSE NEL 2014… ARRESTATE 14 PERSONE PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, PECULATO E CORRUZIONE
Associazione per delinquere, peculato, corruzione, turbata libertà degli incanti e calunnia.
Sono queste le accuse che hanno portato all’arresto di Francesco Cascione, l’ex sindaco di Cellino San Marco, comune commissariato per infiltrazioni mafiose, e della sua giunta, rimossa nell’aprile del 2014.
In tutto sono 14 le ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri di Brindisi. Cascione, avvocato penalista, di Forza Italia, è stato condotto in carcere e a lui sono contestati reati contro la pubblica amministrazione.
Si tratta di un provvedimento richiesto dal pm della procura di Brindisi, Antonio Costantini, e disposto dal gip Paola Liaci.
Le misure cautelari eseguite oggi riguardano anche quattro imprenditori delle province di Brindisi, Bari e Lecce e una persona — a quanto si è appreso — vicina alla organizzazione di tipo mafioso Sacra corona unita.
Sono state emesse all’esito dell’indagine chiamata ‘Do ut des’ che ha portato alla luce, secondo gli investigatori, una vera e propria organizzazione criminale, facente capo a Cascione uscente, che pilotava sistematicamente gli appalti ed i concorsi comunali, in cambio di tangenti.
Nel mirino anche un concorso per vigili urbani per il quale furono affissi volantini in città che denunciavano irregolarità .
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 10th, 2015 Riccardo Fucile
NOVE ACCUSATI, TRA CUI I VERTICI DELLA GIUNTA, PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E CORRUZIONE… A GENNAIO IL CASO DEGLI ISCRITTI LEGATI ALLA CAMORRA
Appalti, Pd e cooperative: dopo Ischia e la Concordia, una nuova inchiesta coinvolge un comune amministrato da una giunta dem.
Nella bufera finisce Ercolano, la città degli Scavi visitata pochi giorni fa da Angela Merkel.
Nove indagati, tra cui il sindaco Vincenzo Strazzullo e il suo vice Antonello Cozzolino, raggiunti da un avviso di garanzia con altri politici e imprenditori.
Gravi le ipotesi di reato: associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Strazzullo e Cozzolino sono in corsa, con il renziano Ciro Buonajuto, per le primarie Pd in programma domenica: appuntamento che rischia di saltare.
La vigilia era già stata avvelenata, a gennaio, dal boom degli iscritti, tra i cui elenchi erano finiti 36 nomi sospetti, legati a famiglie di camorra.
Ora il nuovo scandalo
Una storia di corruzione e cantieri pubblici.
Lavori per 20 milioni sotto la lente della Guardia di Finanza e dei pm Celeste Carrano e Valter Brunetti, coordinati dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino.
Secondo l’accusa, gli amministratori avevano chiesto e ottenuto decine di assunzioni clientelari, subappalti e forniture a ditte amiche dagli imprenditori della “Nuova cooperativa campana”, una costola locale del colosso bolognese “Consorzio cooperative costruzioni”, che si era aggiudicato le opere (e che non risulta coinvolto nell’inchiesta)
Le indagini colgono in diretta manovre elettorali, promesse, scambi, perfino lo sfogo di uno degli imprenditori: «E basta! I loro assunti sono più dei nostri!».
Tra i cantieri monitorati, il rifacimento delle storiche strade del centro antico e una caserma che l’Arma attendeva da tempo: i finanzieri del colonnello Cesare Forte scoprono invece, andando in cantiere, che a dispetto di alcuni stati di avanzamento dei lavori già approvati, non c’erano nè impianti, nè infissi, nè pareti ma solo uno scheletro in cemento.
Pochi giorni dopo quel sopralluogo, si dimette il direttore dei lavori: è sotto inchiesta, viene a lungo interrogato.
Gli indagati respingono ogni accusa. Il sindaco Strazzullo replica indignato: «Apprendo con stupore di essere oggetto di un accertamento giudiziario, ma sono totalmente estraneo».
E se lo scandalo di Ercolano è appena cominciato, va avanti l’inchiesta sulla Cpl Concordia e Ischia.
Dopo le prime confessioni del top manager Francesco Simone e del dirigente Nicola Verrini, si attende lo snodo del Tribunale del Riesame, a cui ricorrono gli avvocati Luigi Sena e Luigi Chiappero, legali del presidente storico di Concordia, Roberto Casari, ma anche Simone assistito dall’avvocato Maria Teresa Napolitano e Verrini, difeso da Michele e Massimo Jasonni .
Dario Del Porto e Conchita Sannino
(da “La Repubblica“)
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Aprile 10th, 2015 Riccardo Fucile
RISSA IN TV A VIRUS: “SGOMBEREREMO I CENTRI SOCIALI”…”TU VUOI LE MANETTE SOLO PER LA POVERA GENTE, COI POTERI FORTI FAI IL SERVO”
Confronto duro tra il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, e il leader del movimento No-Global, Luca Casarini, durante Virus, su Rai Due.
L’europarlamentare del Carroccio critica l’introduzione del reato di tortura nel codice penale, così come voluto dal governo Renzi: “Visto che c’è pure la ‘tortura psicologica’, ora uno spacciatore, uno stupratore, un delinquente che vorranno rompere le palle al poliziotto e al carabiniere li metterà nei casini. Io sto coi poliziotti e i carabinieri e non con quelli che vanno in piazza a far casino”.
Non ci sta Casarini, che ribatte: “Io sto con la democrazia”.
“E i centri sociali sono la democrazia? Ma per piacere!”, insorge Salvini.
L’esponente di Sel replica: “E Casapound? L’istigazione all’odio razziale è democrazia? Vergognati”.
Il leader della Lega rincara: “Ma andassero a lavorare! Una volta che ho finito di sgomberare i campi rom, comincerò con i centri sociali”.
Casarini controbatte: “Vergognati! Sei strapagato al Parlamento Europeo per istigare all’odio razziale. Tu vuoi le manette solo per la povera gente e quando si tratta dei poteri forti, col cavolo che li metti in discussione”.
Salvini accusa: “I tuoi amici dei centri sociali che vanno in giro a spaccare e a sfasciare macchine e vetrine sono dei delinquenti”.
“I tuoi amici che torturano sono delinquenti”, risponde il leader No-Global.
Con difficoltà Nicola Porro cerca di sedare il dibattito, ma Salvini insiste: “Andate a lavorare tutti quanti”.
“Va’ a lavorare tu per una volta” — chiosa Casarini — “invece di prendere 15mila euro al mese per istigare all’odio razziale”
Gisella Ruccia
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 10th, 2015 Riccardo Fucile
LA TESI DI ALFONSO SABELLA, RESPONSABILE DELLA CASERMA DI BOLZANETO
Era il responsabile della caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova, oggi è magistrato e assessore alla legalità nella giunta di Ignazio Marino.
Sull’onda della sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia per tortura, Alfonso Sabella parla di quei giorni genovesi e rivela a “Repubblica” che c’era “una regia politica”: “È possibile che qualcuno a Genova volesse il morto, ma doveva essere un poliziotto, non un manifestante, per criminalizzare la piazza e metterla a tacere una volta per sempre”.
Sabella spiega di aver sempre voluto un processo per dimostrare la propria innocenza dalle accuse di tortura a Bolzaneto, dove furono portati molti manifestanti.
“Chiesi ai magistrati di Genova di controllare i miei spostamenti, perchè ogni sospetto fosse dissipato. Ma quando dopo 9 mesi furono finalmente acquisiti, il traffico relativo alla ‘cella’ territoriale che io occupavo durante le violenze era sparito (cancellato su quattro cellulari!) e dunque era impossibile affermare dove mi trovassi. Penso siano stati i servizi”.
L’assessore è convinto di aver subito una ritorsione da parte di alcuni organi dello Stato perchè rivelo il “folle piano” degli arresti preventivi per il G8:”In quell’estate del 2001, io ero capo dell’Ufficio Ispettorato del Dap. Una ventina di giorni prima dell’inizio del G8 mi chiamano e mi illustrano il piano degli arresti preventivi. Gli obbiettivi – mi spiegarono – erano due: respingere alla frontiera quanti più malintenzionati possibile, sulla scorta delle segnalazioni dell’intelligence; cominciare ad arrestare, già da lunedì 15 luglio, tutti i manifestanti che avessero con sè cappucci neri, mazze da baseball e ogni tipo di arma, propria e impropria. E trattenerli in stato di fermo, prima, e in attesa della convalida del gip, dopo, sino alla fine del summit. Vietando per di più i colloqui con i difensori, che dovevano essere differiti”.
Il piano però non venne messo in pratica, e secondo Sabella l’obiettivo era quello di soffiare sul fuoco: “Il piano fu modificato in corso d’opera forse proprio per soffiare sul fuoco e far esplodere gli scontri. Fino a venerdì pomeriggio, alla morte di Carlo Giuliani, non era stato fatto nemmeno un arresto: il primo, il fotografo Alfonso De Munno, arrivò a Bolzaneto pochi minuti prima dell’omicidio. Mi sono fatto l’idea che dietro ci fosse una regia politica”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 10th, 2015 Riccardo Fucile
IL PREMIER CERCA FONDI PER ALLARGARE IL BONUS DEGLI 80 EURO: DOPO UN ANNO SI E’ ACCORTO CHE ESISTONO ANCHE I POVERI?…IL PD CALA, LUI PERDE LA FIDUCIA DEGLI ITALIANI E ALLORA SI INVENTA UN’ALTRA MOSSA
«Ci vediamo domattina alle 11», diceva non più tardi di ieri il premier.
Oggi il colpo di scena: la riunione del Consiglio dei ministri è rinviata alle 20.
Come è possibile?
Al Tesoro i testi del Documento di economia e finanza erano persino già stampati. Perchè questo stop improvviso?
La ragione ufficiale è la richiesta del premier di far rileggere con attenzione ai ministri quel che c’è scritto: poichè all’interno c’è un preciso cronoprogramma sulle riforme, meglio avere chiaro quali sono gli impegni che si portano a Bruxelles.
Renato Brunetta insinua che dalla Commissione sia arrivata una richiesta di chiarimenti sui dettagli delle privatizzazione.
Una terza ipotesi è la richiesta dei Comuni di ammorbidire il Documento nella parte in cui promette di “rafforzare” i tagli.
La ragione vera sarebbe invece un’altra ancora: un ripensamento dell’ultima ora del premier. Un colpo di teatro alla Renzi.
Il quale, letto il Documento, ha realizzato che, con quei numeri il governo non avrebbe più alcun margine per interventi di finanza pubblica nel corso di quest’anno. Per dirla in termini più prosaici nemmeno un euro per sostenere con i fatti la campagna elettorale per le Regionali.
A Palazzo Chigi lo definiscono un “bonus”, un miliardo e mezzo che sarebbe già stato individuato per nuove misure.
In realtà i soldi in questo caso non possono essere “individuati” (il “Def” è un documento programmatico, non impone nè tasse nè tagli) ma semmai ricavati rivedendo le stime.
Come verranno individuati questi fondi ancora non è chiaro.
Al Tesoro stanno cercando di capire “se lo spazio c’è”.
Tirando un po’ la coperta, qualche margine in effetti c’è: il governo ha stimato una crescita dello 0,7 per cento, mentre alcuni centri di previsione si sono spinti a ipotizzare persino un +0,9.
Più crescita significa più entrate, e dunque un piccolo margine in più per aumentare la spesa.
Renzi non ha ancora deciso cosa fare con questi fondi.
L’ipotesi che circola con più insistenza è di allargare il bonus degli ottanta ai più poveri, quelli che hanno un reddito inferiore agli ottomila euro, o alle famiglie numerose. Nulla è deciso.
Occorre fare simulazioni, capire come la prenderebbe l’Europa.
In ogni caso il premier quel margine lo vuole, e lo vuole adesso.
Alessandro Barbera
(da “La Stampa”)
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Aprile 10th, 2015 Riccardo Fucile
“SU TRE APPALTI PER LA RISTORAZIONE UNO E’ STATO DATO A FARINETTI SENZA GARA, DUE HANNO PALESI IRREGOLARITA'”…”FARINETTI NON FA NULLA IN PROPRIO, SUBAPPALTA E SI PRENDE IL 30%”
Tre appalti mancati: i più importanti nella ristorazione di Expo.
Chiaro che un po’ “rosichi”, come si dice a Roma. Ma che li abbia persi per scarsa competitività dell’offerta, è ancora da dimostrare.
Piero Sassone è il fondatore dell’Italian culinary institute for foreigners (Icif), collabora con 126 cuochi stellati, ha il quartier generale nel castello di Costigliole d’Asti, tra Langhe e Monferrato, un ristorante a Saluzzo, sedi in Cina e Brasile e uffici in altri 24 paesi.
Ha fornito pranzi e cene dei padiglioni italiani alle Expo di Aichi 2005, Saragozza 2008, Shanghai 2010 e Yeosu 2012.
Ma di lavorare per la ristorazione made in Italy nell’Expo di Milano non c’è stato verso.
Dei tre super appalti, uno è stato dato direttamente all’Eataly di Oscar Farinetti; per gli altri due, uno per 20 tra ristoranti, chioschi e bar sparsi nel sito, e l’altro per il ristorante “Top” del Padiglione Italia (di cui era responsabile, fino all’arresto dell’ottobre scorso, il sub commissario Expo Antonio Acerbo) le gare ci sono state ma, secondo Sassone, di dubbia regolarità .
“Più che nutrire il pianeta qui c’è stata una grande abbuffata per gli amici e i raccomandati” dice Sassone.
Le anomalie secondo lo chef si sono sprecate.
L’appalto a Farinetti, sarebbe solo la punta dell’iceberg: “Era ora che intervenisse l’Autorità anticorruzione”, dice, “non solo si è invocata l’unicità del fornitore per giustificare la trattativa privata in assenza di un’indagine di mercato preventiva e non solo l’accordo presenta diverse altre irregolarità , bisogna anche considerare che Farinetti non farà nulla in proprio, subappalta la ristorazione ad altri 120 chef, insomma si occupa del coordinamento, e per far questo porta a casa il 30% del fatturato”.
Per la ristorazione diffusa nel sito, invece, dopo che le prime due gare sono andate deserte Expo ha avviato una procedura negoziale, trattativa privata a inviti, ma la Icif di Sassone, che ha i titoli e comunica la volontà di partecipare, non viene invitata.
L’appalto viene dato a una coop di Reggio Emilia, la Cir Food.
“Abbiamo chiesto l’accesso agli atti, per capire com’è andata, ma ci sono stati negati. Quale segreto c’è? Per ottenerli abbiamo fatto ricorso al Tar della Lombardia. Siamo in attesa”.
Un ricorso al Tar, oltre che una segnalazione all’Autorità di Cantone, la Icf l’ha inoltrato anche per la gara del Padiglione Italia, vinta da Peck: “Siamo arrivati secondi, ma penso che non sia stata regolare. A procedura aperta un manager della San Pellegrino ci ha chiamati per parlare dell’eventuale fornitura di acqua, dicendo che eravamo rimasti in due in gara: come faceva a saperlo? Inoltre le tre sedute della commissione giudicante non sono state pubbliche, com’era invece previsto, è stato redatto un solo verbale su tre e il file con l’offerta economica di Peck risulta modificato dopo la presentazione delle offerte e dopo l’apertura delle buste”.
Come finirà ?
“Non lo so, ma a questo punto sono quasi sollevato di non aver vinto, vado in cantiere tutti i giorni per i lavori che abbiamo nei padiglioni esteri, e non oso immaginare le difficoltà di Peck: la situazione nel Padiglione Italia è a dir poco allarmante, aprirà con almeno 20 giorni o un mese di ritardo, si immagina cosa vuol dire per la logistica, il magazzino, i costi del personale che corrono senza che si fatturi”.
Marco Maroni
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 10th, 2015 Riccardo Fucile
SECONDO IL QUOTIDIANO LE MONDE COINVOLTI ANCHE DUE DIRIGENTI DEL PARTITO… MENTRE CONTINUA LO SCONTRO CON IL PADRE
Non c’è pace per il Front National.
Il partito di estrema destra francese sarebbe sotto accusa per finanziamento illecito e la presidente del partito, Marine Le Pen, è finita sotto inchiesta insieme a due stretti collaboratori e dirigenti del partito, David Rachline (senatore e sindaco di Frejus) e Nicolas Bay (deputato europeo e segretario del Fronte).
A riferirlo è il quotidiano transalpino Le Monde.
L’indagine si aggiunge a quella avviata dal Parlamento europeo all’inizio di marzo sulle irregolarità riguardanti 20 assistenti del gruppo a Strasburgo e Bruxelles.
La magistratura starebbe indagando, con l’accusa di finanziamento illecito ad un partito, Frederic Chatillon, proprietario della Riwal, agenzia di comunicazione e principale “prestatrice di servizi” del Front National.
Sotto la lente degli inquirenti le elezioni presidenziali e le elezioni parlamentari del 2012. Secondo i magistrati Le Pen potrebbe aver impiegato “fittiziamente con contratti a tempo determinato due suoi consiglieri, David Rachline e Nicolas Bay”.
Gli stipendi “versati da Riwal solo durante le campagne per le presidenziali e le legislative del 2012, si possono configurare come donazioni dissimulate ai candidati”.
Concretamente, scrive Le Monde, Bay è stato impiegato da Riwal per due mesi, maggio e giguno 2012, in qualità di “ideatore e redattore” ricevendo 6.061 euro di stipendio e 952 euro di straordinari.
Rachline come “responsabile di progetto” ha ricevuto nello stesso periodo 4.306 euro più 342 euro di straordinari.
Cifre modeste, per le quali i magistrati vogliono comunque interrogate i due politici oltre alla Le Pen.
La notizia arriva mentre il partito è scosso dallo scontro tra lo storico fondatore Jean-Marie Le Pen e la figlia Marine, uno psicodramma familiare dall’esito imprevedibile.
Ieri la leader del Front ha annunciato in tv l’apertura di una procedura disciplinare nei confronti dell’86enne padre per le sue posizioni antisemite e negazioniste dell’Olocausto, auspicando un ritiro dalla scena politica di Jean-Marie.
Il presidente onorario del Front potrebbe anche essere espulso dal partito.
“Andrò a difendermi, ovviamente, ma anche ad attaccare”, ha annunciato oggi Jean-Marie che ha attaccato la figlia: “Marine sta distruggendo il Front National”, ha aggiunto, assicurando di non avere intenzione di lasciare la politica
(da “La Repubblica”)
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