Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
QUAGLIARELLO: “RISPETTO TUE SCELTE E LORO CONSEGUENZE”… RENZI VUOLE LA TESTA DELLA CAPOGRUPPO PERCHE’ CRITICA LA LINEA DI APPIATTIMENTO DI ALFANO SUL GOVERNO
Acque sempre più agitate tra le fila di Area Popolare.
Nunzia De Girolamo, capogruppo Ap (Ncd – Udc) alla Camera, ha risposto via Twitter al coordinatore nazionale di Ncd, Gaetano Quagliariello, che in un’intervista al Corriere spiega l’impossibilità per Area popolare di avere un capogruppo “dissidente”. “Caro Quagliariello sarò pure dissidente, ma mai burattino. Buona Pasqua”.
Pronta la replica di Quagliariello, affidata ancora una volta a Twitter: “Cara Nunzia, ci sono dissidenti burattini, tu non sei fra questi. Proprio per questo rispetto le tue scelte e le loro conseguenze. Buona Pasqua”.
Un riferimento ai possibili effetti che la posizione eterodossa della De Girolamo potrebbe avere presto negli organigrammi del partito.
La De Girolamo, pasionaria capogruppo antirenziana, secondo indiscrezioni non viene più considerata adatta al suo ruolo sia dal premier che da Alfano.
“Un capogruppo di maggioranza – è il ragionamento comune – non può comportarsi come se stesse all’opposizione”.
Da giorni circola l’ipotesi di sostituirla con Maurizio Lupi, dimissionario ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti attualmente senza incarichi.
Non è solo il rimpasto governativo ad agitare gli animi all’interno di Area Popolare: i rumours parlamentari raccontavano nei giorni scorsi di una raccolta di firme tra i deputati, ispirata da Alfano, per allontanare proprio la De Girolamo dal suo ruolo.
La capogruppo, però, non ha alcuna intenzione di farsi da parte.
Ad agitare ulteriormente le acque in casa Ncd la nomina del nuovo ministro per Affari Regionali, che sostituirà Maria Carmela Lanzetta, che ha scelto di andare a fare l’assessore comunale in Calabria.
La scelta dovrebbe cadere su un esponente di Ncd: Renzi ha chiaramente manifestato la sua preferenza per una donna, e il partito dovrà ora fare una scelta.
Il percorso si preannuncia complicato: tra i nomi “in quota” quelli di Dorina Bianchi e Rosanna Scopelliti.
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Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
NAPOLI: LE STATUE DI SAN GIOVANNI A CARBONARA, GIOIELLO GOTICO-RINASCIMENTALE
Hic sunt leones. Ma decisamente sviliti. Siamo nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, risalente al Trecento, scrigno d’arte di Napoli.
E i leoni di marmo alla base della quattrocentesca cappella Miroballo, proprio di fronte all’ingresso, sono finiti a reggere, tra le fauci, i manici delle corde protettive che vietano ai visitatori di toccare il monumento.
Peccato che proprio l’atto di preservare l’opera da possibili danneggiamenti, con questa strana «trovata», diventi pericoloso per l’opera stessa.
Insomma, dobbiamo sperare che i poveri leoni non ci rimettano qualche prezioso dente.
Annachiara Alabiso, responsabile per la Soprintendenza della Chiesa trecentesca, raro esempio di mistura d’arte rinascimentale e tardo-gotica, si dice «stupefatta dell’accaduto.
È una novità assoluta, nulla può essere fatto senza chiedere l’autorizzazione, figuriamoci una cosa del genere.
Sono stupita, solo una settimana fa ho visitato la chiesa e non c’era nulla di tutto ciò. Chiamerò immediatamente il parroco per chiedere spiegazioni e mi recherò sul luogo per accertarmi che tutto torni alla normalità .
Ringrazio il Corriere del Mezzogiorno per l’attenzione che mostra verso i beni della città . E anzi continuiamo insieme a tutelarli».
Nel 2010 San Giovanni a Carbonara finì al centro delle polemiche per una grave vicenda d’infiltrazioni d’acqua piovana, denunciata dal Comitato Portosalvo, che minacciava addirittura la «Crocifissione» del Vasari, il maestro del Cinquecento, allievo di Michelangelo.
Per fortuna poi c’è stato il recupero e il ripristino dei luoghi, grazie anche a un finanziamento stanziato dalla Provincia di Napoli nel 2011.
E pure la tela è nuovamente esposta nel presbiterio della chiesa, accanto al maestoso monumento sepolcrale dedicato a re Ladislao, in attesa che la cappella Seripando possa riaccoglierla. San Giovanni a Carbonara, situata nel cuore del centro antico, con l’inconfondibile scalinata in piperno a doppia rampa realizzata nel Settecento da Ferdinando Sanfelice, è una delle chiese più belle e ricche di storia della città per la straordinaria presenza di tesori d’arte ed imponenti monumenti funebri.
Eretta nel trecento, fu ampliata nel quattrocento da re Ladislao, che proprio qui scelse di essere sepolto. E sua sorella Giovanna ne rispettò le volontà regalandogli il meraviglioso monumento che accoglie il visitatore.
Guai dunque a non preservarla. E a non visitarla.
Valeria Catalano
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
DOPO LE ACCUSE, LA DURA REPLICA: “CONTRO DI NOI UN LINCIAGGIO, BERLUSCONI RICORDI I VALORI LIBERALI CONTRO L’AUTORITARISMO DEI PARTITI SENZA REGOLE E SENZA DEMOCRAZIA”
Qualcuno potrebbe ironizzare sul “ruggito del coniglio”, ma la faccenda si fa seria. Volano stracci tra la coppia Sandro Bondi-Manuela Repetti e il fondatore e leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.
Dopo vent’anni di provata fedeltà , Bondi alza la testa e non le manda a dire.
Parla addirittura di “misera morale e politica di Forza Italia”.
Parole impensabili fino a martedì scorso, quando insieme alla compagna aveva deciso di lasciare il gruppo di Forza Italia e di aderire al Misto.
Quel giorno scelse il silenzio come forma estrema di rispetto.
Oggi, vedendosi liquidato con parole sbrigative proprio da Berlusconi (“chi se ne è andato almeno stia zitto”), ha preso carta e penna e ha diffuso una nota dura verso il partito, ma soprattutto verso la condotta umana dell’ex Cavaliere.
Ecco le sue parole: “La senatrice Repetti ed io abbiamo subito in questi giorni degli attacchi personali, quasi un linciaggio, che hanno confermato la miseria morale e politica di Fi e la giustezza della nostra decisione. Noi non staremo in silenzio perchè siamo persone che possono sbagliare ma intendiamo restare persone libere e autonome”.
Il mite si trasforma in leone. E scrive versi che sono una lama contro l’uomo cui soleva dedicare mellifue poesie.
Tutta colpa della reazione del “caro leader”, alla fuoriuscita dei due da Forza Italia. Berlusconi è tornato sulla vicenda dell’addio in occasione di un discorso ai militanti che aveva invitato ad Arcore.
Berlusconi si lascia andare a uno sfogo che risuona come una damnatio memoriae verso i due fuorisciti, rei non solo di aver abbandonato il partito ma di essersi tenuti lo scranno parlamentare.
Ogni riferimento è puramente voluto. “Chi tra noi dispone di visibilità mediatica deve porre immediatamente fine a qualsiasi polemica – è la prima indicazione, dal tono di rimprovero, fornita dall’ex Cavaliere — che risulta non solo inutile ma anche dannosa”.
Perchè, continua l’ex premier, “stare in un movimento politico significa accettarne le regole, discutere liberamente, e poi collaborare lealmente alla linea che la maggioranza ha deciso. Solo a queste condizioni Fi può continuare ad affrontare con successo le sfide che ci attendono nell’immediato e nel futuro”. Il problema — questo il senso — non è la dissociazione quanto il fatto che venga spiattellata sui giornali, creando un danno di immagine al partito.
Ma il danno, ribattono i coniugi Bondi, “lo abbiamo subito noi”.
E dopo due decenni da collaboratori fidati parlano, appunto, di “linciaggio”.
Ecco il ruggito del coniglio che diventa leone: “Leggo ora che il Presidente Berlusconi intima a “chi è andato via” a stare almeno zitto”, sottolineando addirittura che dovrebbe “fare i conti con la propria coscienza”. Ebbene — afferma l’ex sindaco comunista di Fivazzano in una nota — sono costretto a rompere il silenzio che mi ero imposto, prendendo atto che al contrario il Presidente Berlusconi non ha evidentemente alcuna intenzione di custodire almeno un lungo rapporto di collaborazione e di amicizia. La senatrice Manuela Repetti ed io abbiamo subito in questi giorni degli attacchi personali, quasi un linciaggio, che hanno confermato la miseria morale e politica di Forza Italia e la giustezza della nostra decisione”.
Da qui la risoluta affermazione del proprio diritto di parola.“Noi non staremo in silenzio perchè siamo persone che possono sbagliare ma intendiamo restare persone libere e autonome. Così come — prosegue il senatore — risponderemo proprio solo alla nostra coscienza, in tutti i sensi, perchè chi si ispira come Berlusconi ai valori del liberalismo, non sempre con coerenza, dovrebbe almeno ricordare che proprio questa libertà di coscienza dei parlamentari viene garantita dall’autoritarismo dei partiti senza regole e senza democrazia”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, STANCO DEI RICATTI DI FORZA ITALIA, SI SCHIERA CON FITTO
Alla fine lo strappo è arrivato. Francesco Schittulli decide di staccarsi da Forza Italia e abbracciare con decisione i frondisti di Fitto.
Una decisione che arriva dopo settimane di guerra fredda tra il leader di Maglie e il commissario Viati, inviato da Berlusconi con la missione di liquidare l’ex delfino. “Come avevo a più riprese preannunciato, per me oggi prosegue con un nuovo slancio la campagna elettorale per rispondere alle speranze ed alle attese delle elettrici e degli elettori della Puglia. Questa Regione merita di più e di meglio rispetto alla ormai decennale malagestione della sinistra” ha premesso Schittulli nel suo candidato.
“Rilevando che Forza Italia non ha ancora aderito alla mia ragionevole impostazione definita unicamente nell’interesse di tutti – affonda Schittulli – la mia campagna elettorale continua con le forze politiche e movimenti che invece l’hanno condivisa. Ringraziandoli per la fiducia concordatami li invito alla mobilitazione al fine di costruire unitariamente la vittoria della competizione elettorale”.
“Le polemiche romane – conclude il candidato – non possono e non devono ripercuotersi sulla mia e nostra amata Puglia. Da oggi si parte con chi si è messo in condizione di esserci. Spero vivamente che tutti gli altri facciano altrettanto, secondo quanto ci chiedono i pugliesi”.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
SETTIMO TORINESE: IL FATTO CHE NON FOSSERO NEANCHE PADAGNE MA EXTRACOMUNITARIE COSTITUIRA’ UN’AGGRAVANTE?
Negli appartamenti arredati del residence, di proprietà del segretario cittadino della Lega Nord, si prostituivano alcune ragazze romene.
È bufera a Settimo Torinese, dove un’operazione congiunta di carabinieri e polizia ha portato alla chiusura della struttura ricettiva per una serie di irregolarità amministrative.
I militari hanno tenuto d’occhio lo stabile, notando il via vai di ragazze. durante i controlli una delle giovani, una ventiquattrenne romena, è stata anche sorpresa alla guida di una Smart senza aver mai conseguito la patente.
«Non ne so nulla», commenta il proprietario, l’esponente del Carroccio Gianluigi Cernusco, 66 anni, che è stato denunciato.
I controlli che hanno portato alla chiusura del “residence dell’amore” sono scattati su disposizione della procura di Ivrea, che ha coordinato l’inchiesta e ha disposto la sospensione dell’attività commerciale.
Il “residence dell’amore”, precisa in serata la procura di Ivrea, è già stato riaperto in via provvisoria, ma resta la denuncia nei confronti del proprietario, che deve ora rispondere dell’accusa di “avere agevolato e favorito la presenza di ragazze che all’interno della struttura si prostituivano”.
Un paio sarebbero stati gli appartamenti occupati dalle prostitute nella struttura di via Torino 57, dove si trova anche la sede locale della Lega Nord.
(da “La Repubblica“)
argomento: LegaNord | Commenta »
Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
SIRIA: LA BAMBINA CHE HA COMMOSSO IL MONDO AVEVA LASCIATO CON LA FAMIGLIA LA CITTA’ DI ATMEH PER RAGGIUNGERE IDLIB, CADUTA NELLE MANI DI AL-NUSRA
La piccola Hudea, la bambina siriana ritratta in questa foto che ha commosso moltissime persone in giro per il mondo, è finita nelle grinfie degli estremisti islamici del Fronte al-Nusra, gruppo armato affiliato ad al Qaeda.
A rivelarlo in esclusiva è il MailOnline, che spiega di aver saputo che due settimane fa la piccola Hudea, quattro anni, ha lasciato insieme a ciò che resta della sua famiglia il campo profughi di Atmeh, a dieci chilometri dal confine con la Turchia.
Destinazione: la città di Idlib. Una scelta che non poteva essere più infausta.
Pochi giorni dopo, infatti, la città è caduta nelle mani dei miliziani di al-Nusra, che hanno imposto la sharia a tutti gli abitanti.
Ancora una volta, la vita della piccola Hudea è in pericolo.
I suoi occhi ne hanno viste già fin troppe, come dimostra la foto scattata dal fotoreporter turco Osman Sigirli oltre un anno fa.
Hudea aveva scambiato l’enorme obiettivo della macchina fotografica per un’arma. Così, con questo sguardo tristemente consapevole, aveva alzato le mani in segno di resa.
La vita nel campo profughi non era facile, ma almeno i pericoli erano sotto controllo. Ora Hudea è di nuovo là fuori, in balia di un mondo che per lei resta solo violenza.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
CONSEGNA IN RITARDO, CONTINUA L’ODISSEA DELLA CORSA CONTRO IL TEMPO
La data sembrava fissata. Invece, col passare dei giorni, si fa sempre più concreta l’ipotesi che l’apertura della linea 5 del metrò possa slittare: non più il 27 aprile (un lunedì), secondo il programma di un paio di settimane fa, ma qualche giorno più avanti.
Dunque, ancor più a ridosso dell’inaugurazione dell’Expo.
Nelle riunioni degli ultimi giorni s’è respirata una certa preoccupazione (per non dire nervosismo).
L’eventualità che l’apertura della tratta della M5 fino a San Siro possa andare oltre il primo maggio, per il momento, non viene presa in considerazione. Sarebbe un danno di immagine troppo pesante.
Ma oltre a tutti gli intoppi che di solito si presentano durante i test di una nuova metropolitana, sembra esserci un punto più serio: alcuni dei nuovi treni che viaggeranno sulla M5 non sono stati ancora consegnati.
Tra fine aprile e inizio maggio, Milano vivrà uno dei momenti più complessi della sua storia recente.
Giorni che metteranno alla prova la tenuta dell’intero sistema: dall’ordine pubblico, alla viabilità , ai trasporti.
La M5 è un tassello chiave, anche perchè il completamento della nuova linea (già in funzione da Bignami a Garibaldi) è già stato «ridimensionato», proprio per permettere l’apertura prima di Expo: sole 5 stazioni, invece delle 10 previste (Monumentale, Cenisio, Gerusalemme e Portello sono state rimandate a fine anno, per Tre Torri si attendono invece i tempi del cantiere CityLife nell’area dell’ex Fiera).
Bisogna tener presente il calendario. Il 27 aprile è un lunedì, poi restano soltanto tre giorni disponibili.
Venerdì primo maggio si inaugura l’Expo; il 29 aprile, tra l’altro, a San Siro si gioca Milan-Genoa, e si potrebbe aprire il metrò per quel giorno soltanto se la fase di «rodaggio» fosse già compiuta con esiti del tutto positivi.
È solo se inserita in questo scenario che si comprende la frase dell’assessore alla Mobilità , Pierfrancesco Maran: «Fino al 30 aprile avremo piena tolleranza, ma non abbiamo alcuna intenzione di accettare altri rinvii».
Si dice che lo stesso concetto, a Palazzo Marino, sia stato espresso in termini molto più duri.
I collaudi di un nuovo metrò sono regolati dalla legge e richiedono tempo. I primi test hanno fatto emergere problemi che rientrano nella routine di un sistema così complesso, legati soprattutto all’elettronica.
La società M5 ha più volte ribadito che tutti i lavori di costruzione sono conclusi e gli elementi strutturali funzionano a dovere.
Il fatto che si debba aprire solo una parte della linea rende il collaudo più lento, perchè la prima metà della M5 è già in funzione. Altra difficoltà è legata all’attuale mancanza di un deposito riservato esclusivamente alla M5.
Questo, quando c’è bisogno di lavorare sui convogli, obbliga a spostare i treni nei depositi di altre linee.
La data dell’apertura sarà comunque stabilita e comunicata lunedì 20 aprile, tra poco più di due settimane.
Due settimane di massimo sforzo e lavori in affanno: nelle gallerie sotterranee del metrò, come nel cantiere di Expo.
Gianni Santucci
(da “il Corriere della Sera“)
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Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
UNA SPESA LIEVITATA DEL 50% NON SI GIUSTIFICA
Alla fine Giuseppe Sala assicura che anche il padiglione che sarà il simbolo dell’Italia a Expo aprirà il primo maggio.
Ma la consegna è da brividi: 30 aprile, il giorno prima.
Il tour che faranno i visitatori tra mostre e ristorante «sarà garantito», dice il commissario unico. Nonostante alcuni piani del palazzo principale che comprendono gli uffici e l’auditorium, però, saranno terminati a manifestazione iniziata.
Questione di priorità . Perchè la corsa non è ancora finita. In ogni caso c’è già una certezza: per riuscire a trasformare un cantiere in uno spazio visibile al pubblico i costi aumenteranno.
Tutto il padiglione, composto da Palazzo Italia e da altri edifici lungo il cosiddetto cardo, tra costruzione e allestimenti sarebbe dovuto costare 63 milioni di euro pubblici.
Arriverà a 92 milioni: quasi 30 milioni, il 50% in più, necessari per rivedere il progetto e poi per aggiungere operai che lavorano 24 ore su 24, mezzi e materiali.
Spese extra che, spiega Sala, «saranno coperte dagli sponsor privati. Il bilancio del padiglione è in pareggio»
Ci ha voluto mettere la faccia, Sala.
Su tutta l’area ci sono 6.500 operai e la maggior parte dei padiglioni, spiega il commissario, sarà terminata «tra il 20 e il 25 aprile».
Si dice sicuro: «È così in ogni Expo. Le strutture sono in gran parte finite all’esterno. Le criticità sono poche: riguardano i padiglioni di Nepal, Turchia, Russia, forse Estonia».
E anche per quelli «se devo fare una scommessa dico che arriveranno in tempo».
Se non sarà così, dice il commissario, «c’è un unico responsabile della brutta figura e sono io, ma sono certo che non avverrà ».
Il mantra è: «Il primo maggio saremo pronti». Un’inaugurazione a cui, a cominciare da Sergio Mattarella non ci saranno molti capi di Stato.
Questione (anche) di sicurezza. Certo, i ritardi e gli scandali ci sono stati.
Ma, adesso, si sfoga, «sono costernato dal clima che si è generato» intorno all’evento.
Il cda di Expo ha affrontato ieri la questione tempi e costi di Padiglione Italia.
La gran parte (24 milioni) dei 30 di aumento riguarda l’azienda principale (coinvolta nell’inchiesta di Firenze sulle gradi opere) che sta costruendo le strutture: Italia costruzioni.
È con questa impresa che è stato raggiunto un accordo economico che dovrà passare al vaglio dell’Anac e dell’Avvocatura dello Stato.
Italiana costruzioni partiva da una commessa di 28 milioni(18,5 per Palazzo Italia e 9,2 per il cardo); potrebbe arrivare a 52 milioni.
Nel conto vanno messi 16 milioni di lavori extra per modificare il progetto e 8 milioni di “maggiori oneri”.
Se la struttura non sarà consegnata in tempo, però, l’impresa perderà il 20 per cento.
Lo stesso Sala ammette problemi lungo il cardo — dove ci sono gli spazi di Regione Lombardia e la mostra di Confindustria.
Ma con un’accelerazione, promette, le parti visitabili dovrebbero in gran parte farcela. Mancano 28 giorni.
Alessia Gaglione
(da “La Repubblica”)
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Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
SE SONO DAVVERO “DIVERSI” NON POSSONO ACCETTARE SOLDI DA CHI HA RAPPORTI CON LA CAMORRA
Le carte dell’inchiesta di Napoli rivelano due fatti.
1) La coop rossa Cpl Concordia finanziava partiti e politici di ogni colore, da Renzi (e questa è una novità ) alla fondazione di D’Alema, giù giù fino a FdI.
2) I manager della stessa coop non disdegnavano rapporti indiretti con i clan della camorra tramite imprenditori amici.
Fino a prova contraria, nessun politico era a conoscenza di queste liaisons dangereuses quando ha ricevuto i finanziamenti, peraltro regolari anche se non trasparenti grazie alla legge italiana, fatta apposta per agevolare condotte opache.
Ora però quei rapporti emergono da numerosi verbali e i politici non possono attendere l’esito dei processi (tra chissà quanti anni) per decidere che fare dei soldi: li devono restituire oggi stesso alla coop Cpl.
I suoi vertici, ora arrestati, hanno donato solo 40 euro per la lotta alla sclerosi multipla e ben 6o mila euro alla Fondazione di D’Alema che secondo il responsabile relazioni istituzionali della Cpl è uno che “mette le mani nella merda”.
D’Alema e gli altri dovrebbero dimostrare che sono diversi e non vogliono avere a che fare con questo schifo restituendo i soldi alla Cpl per vere iniziative di liberalità . Renzi dovrebbe essere il primo a farlo perchè è “recidivo”: due mesi fa ilFatto lo invitò a restituire i soldi ricevuti dalla coop rosso-nera 29 Giugno di Salvatore Buzzi, arrestato per Mafia Capitale.
Stiamo ancora aspettando.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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