Aprile 4th, 2015 Riccardo Fucile
SECONDO IPR E TECNE’: ZAIA AL 38-39%, MORETTI AL 37-37,5%, TOSI ALL’11-12%, BERTI (M5S) AL 10-11%
Sono ad un’incollatura.
Così dicono i sondaggisti Antonio Noto di Ipr Marketing e Michela Morizzo di Tecnè.
A dividere Luca Zaia e Alessandra Moretti, ci sarebbe un esile 0,5% che sale al massimo al 2%: 38-39% Zaia e 37,5-37% Moretti.
In campagna elettorale, si sa, i sondaggi finiscono per avere il sapore del calciomercato, e gli stessi Noto e Morizzo precisano che «a due mesi dal voto tutto può succedere», anche perchè gli incerti veleggiano al 33% e «in questo momento le beghe di partito influenzano gli intervistati più dei programmi».
Ne è convinto anche Tosi, che postilla: «Proprio lì si deciderà la partita. Con un’astensione come quella che abbiamo visto alle Regionali in Emilia Romagna la differenza la farà chi riuscirà a portare la gente a votare».
A proposito del sindaco di Verona: Ipr e Tecnè hanno anche chiesto agli elettori della Lega da quale parte si schiereranno il 31 maggio, se con lui o col governatore. Ebbene, i dati collimano quasi alla perfezione: un elettore su tre sceglierà Tosi, gli altri resteranno fedeli al partito.
Curioso pure il fatto che un leghista su due confidi ancora nella possibilità che tra «Flavio» e il Carroccio possa esserci una ricucitura. La speranza è sempre l’ultima a morire.
Lo scontro fratricida tra i due «acerrimi amici», comunque, è uno degli elementi chiave del voto tanto che, spiega Noto, «la somma delle loro civiche finirà per oscurare, e di parecchio, il risultato della Lega ».
Si spiega perchè Salvini ha chiesto aiuto a Berlusconi, ma non va sottovalutato che Fitto appoggerebbe Tosi e non Zaia e tutto può ancora succedere.
In ogni caso la Moretti sta facendo una rimonta incredibile fino a un mese fa.
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 4th, 2015 Riccardo Fucile
HANNO ADERITO APPENA 16.000 CONTRIBUENTI… PER IL PD 10.000 SOSTENITORI E 200.000 EURO, PER FORZA ITALIA SOLO 829 SUPPORTER PER 24.000 EURO
Solo 4 contribuenti su 10mila hanno sostenuto con i 2 per mille dell’Irpef il loro partito politico di riferimento.
A barrare la casella di Unico o del modello 730 targato 2014 sono stati soltanto 16.518 cittadini sugli oltre 41 milioni che hanno presentato la dichiarazione la Fisco. Il tutto assicurando agli undici partiti e movimenti in corsa (non è presente il M5S che ha dichiarato di non volere nè «finanziamenti pubblici nè quelli del due per mille dei contribuenti») un finanziamento di poco superiore ai 325mila euro.
Briciole rispetto ai 7,750 milioni accantonati in un apposito fondo dal Governo Letta che introdusse il 2 per mille dell’Irpef ai partiti politici, in fretta e furia, a febbraio dello scorso anno per tener testa alle polemiche sui finanziamenti pubblici alla politica ritenuti troppo esosi per le casse dello Stato, soprattutto in un periodo di profonda crisi economica.
La domanda che ci si pone adesso è: che destinazione avranno i finanziamenti originariamente destinati ad attivare il 2xmille che è rimasto inoptato?
Si tratta di un tesoretto di 7,4 milioni di euro.
Non poco per le casse ormai disastrate della politica.
La grande fame dei partiti, quasi tutti con bilanci in rosso da anni e con i dipendenti in cassa integrazione, potrebbe allora convincere più di qualcuno a ritornare al finanziamento pubblico. Come ha già più volte sostenuto l’ex tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti.
Quanto ai dati, sorprende il primo posto del Pd, partito che dubitava della norma paventando un grande flusso di fondi privati ai partiti del centrodestra generalmente sostenuti da una fascia sociale finanziariamente più cospicua.
Nella speciale classifica del 2xmille i democratici sono al primo posto con circa 2 terzi delle somme complessivamente erogate (199.099 euro).
A sostenerli sono stati 10.157 fedelissimi che hanno devoluto uno spicchio della loro Irpef.
Al secondo posto, ma con poco più di 28mila euro, si posiziona la Lega seguita con 24.712 da Forza Italia.
Fuori dal podio si colloca Sel con poco più di 23mila euro, mentre le opzioni dei 511 sud tirolesi hanno assicurato al Sudtiroler Volkspartei 16.600 euro.
Oltre 6mila euro in più rispetto ai 9.326 euro destinati da 510 sostenitori di Fratelli d’Italia, e comunque oltre il doppio di quanto raccolto da Scelta civica con i 7mila 102 euro optati da solo 156 cittadini.
Il valore medio delle opzioni non arriva ai 20 euro (19,7 euro) e se riguarda all’intera griglia la classifica delle scelte si ribalta.
E proprio i sostenitori di Monti si dimostrano finanziariamente più quotati: il valore medio per Sc si attesta sui 45,5 euro.
A seguire il Sudtiroler con i suoi 32,5 euro medi e ancora al terzo posto Forza Italia che riceve un finanziamento medio di 29,8 euro.
Sinistra ecologia e libertà , sempre secondo i valori medi delle opzioni, si dimostra il partito con i sostenitori dall’Irpef più bassa visto che chiude questa classifica delle medie con soli 14,6 euro a finanziatore.
Anche se i dati sono ritenuti ancora provvisori, tanto che il decreto di accreditamento dei fondi per l’anno 2014 è ancora in corso di perfezionamento, la fotografia fornita dal 2xmille sembrerebbe fare emergere una forte disaffezione dei cittadini per la politica. Il 2xmille volontario dei cittadini ai partiti politici avrebbe dovuto sostituire gradualmente l’intera fetta di finanziamento pubblico che il provvedimento azzera a partire dal 2017, mentre fino ad allora i contributi statali rimangono seppure anno dopo anno decurtati in maniera sensibile.
La politica, dunque, non ha convinto i contribuenti italiani.
Al di là dei tempi stretti tra l’arrivo del 2xmille e gli adempimenti dichiarativi dello scorso anno , anche i partiti e movimenti più strutturati come Fi non sono riuscita a mobilitare il proprio elettorato dal punto di vista del sostegno finanziario.
Ecco perchè quest’anno Fi è già corsa ai ripari con un grande battage pubblicitario online a favore del 2xmille.
Mentre il Pd sembra puntare sempre più sulle cene di autofinanziamento e sul contenimento delle spese che paiono aver portato in attivo i conti 2014 del partito non ancora pubblicati ma in dirittura di arrivo.
Marco Mobili e Mariolina Sesto
(da “Il Sole24ore“)
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Aprile 4th, 2015 Riccardo Fucile
IN TOTALE SI TRATTA DI 7,8 MILIONI DI EURO… TONINO HA PERSO FIGLIE, CASA E LAVORO E ORA DEVE RIDARE 30.000 EURO
Avevano ricevuto un modesto risarcimento dopo la condanna in primo grado della Commissione Grandi Rischi, che nei giorni precedenti al terremoto dell’Aquila aveva tranquillizzato gli aquilani inducendoli a pensare che l’inferno non sarebbe accaduto.
Ora invece quella Commissione è stata assolta, e lo Stato – nelle vesti della Protezione civile – chiede ai parenti delle 309 vittime di restituire il denaro dei risarcimenti: in totale 7,8 milioni di euro.
Scrive il Messaggero:
Proprio in questo periodo, il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, invia un vero e proprio «atto di messa in mora e intimazione di pagamento» ai familiari delle vittime, due pagine in cui viene chiesta la restituzione dei soldi delle provvisionali, decise dal giudice dopo la condanna in primo grado dei sette membri della commissione Grandi Rischi per aver rassicurato la popolazione nella riunione all’Aquila del 31 marzo 2009, una settimana prima del sisma, e che, adesso, alla luce della sentenza di assoluzione della Corte d’Appello, i terremotati sono chiamati a dare indietro «senza indugio» allo Stato, con l’aggiunta delle spese di giustizia e degli interessi legali maturati al 28 febbraio 2015.
Una beffa per coloro che quel 6 aprile 2009 hanno perso un famigliare o anche una attività economica.
Come Tonino, il cui caso è raccontato dal quotidiano La Stampa:
Nel caso di Tonino l’ordine è di restituire 30mila euro più gli interessi, la somma che il tribunale aveva considerato giusta per ricompensarlo della perdita di due figlie.
La compagna probabilmente non è stata calcolata nel risarcimento: non essendo sposati era come se non esistesse.
La casa è stata esclusa perchè Tonino aveva un reddito alto, poteva pensarci da solo a ricostruirsi un tetto.
E nemmeno il lavoro è stato preso in considerazione, sei anni e mezzo fa era il titolare di una delle principali ditte di autotrasporto del capoluogo. Aveva 30 dipendenti, clienti e merci da tutt’Italia: poteva ricominciare come se nulla fosse successo, dovevano aver pensato i giudici del tribunale.
E invece Tonino non è mai riuscito a rialzarsi dal baratro. Vive a Roma appoggiandosi a strutture caritatevoli, è un senzatetto ma è riuscito a trovare una piccola occupazione:
“Corro per andare a fare la doccia e prendere dei vestiti puliti, due ore di mezzi pubblici ogni giorno, corro per andare a procurarmi da mangiare, corro per andare a cercare un lavoro, corro per tornare in tempo in chiesa altrimenti c’è subito qualcuno pronto ad occupare il mio posto”.
Non vuole lasciarsi andare: agli incontri si presenta pulito, profumato, nessuno lo scambierebbe per un senzatetto. Nessuno sa nulla di quello che sta vivendo, nemmeno la mamma dove ha la residenza ma dove non va da mesi.
“La chiamo ogni giorno ma non ho abbastanza soldi per andarla a trovare”.
Le racconta che ha tanto da fare ma che tutto va bene.
Ora dovrà trovare quei 30mila euro ricevuti come risarcimento e che gli erano serviti per vivere.
(da “Hufffingtonpost”)
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Aprile 4th, 2015 Riccardo Fucile
SONO CIRCA 15.000, CON UN CALO DI 4.500 RISPETTO AL 2013
Gli iscritti al Pd, nel bolognese, calano come mai prima.
Questa settimana si chiude il tesseramento con il bilancio di poco più di 15mila iscritti: 4.500 in meno rispetto al 2013 (circa un quarto dei tesserati).
“Negli ultimi anni il calo è stato costante — spiega Alberto Aitini neoresponsabile dell’Organizzazione del Pd bolognese — ma quest’anno è andata peggio. La flessione ha avuto un incremento del 20%. In parte il calo degli iscritti è un dato fisiologico ma bisogna riconoscere che il tesseramento, tra primarie, elezioni Europee, amministrative e Regionali, è stato trascurato”.
Una parte degli ex-iscritti, poi, “non vede politiche di governo in linea con le loro aspettative”.
Il mese scorso il Pd bolognese ha espresso una nuova segreteria guidata dall’ex capogruppo in Comune, il cuperliano Francesco Critelli.
I componenti hanno un età media di 35 anni e vorrebbero dare uno scossone al Pd, dopo i dati deludenti di affluenza a primarie ed elezioni regionali.
“Non possiamo scendere sotto i 15.000 iscritti” avverte Aitini.
“Il bilancio del tesseramento — mette in chiaro — dipende anche da come viene fatto. E’ anacronistico aspettare che le persone vadano ai circoli per iscriversi. Dobbiamo andare noi a casa loro, anche di chi non ha rinnovato la tessera, per parlare delle riforme del governo che non capiscono o non condividono. Bisogna recuperare il rapporto con gli iscritti e coinvolgerli maggiormente, non solo in vista delle consultazioni”.
Così, il responsabile dell’Organizzazione, per correre ai ripari, ha messo in piedi una task force di un centinaio di volontari.
Una parte importante arriva dal serbatoio del Giovani Democratici di cui Aitini è stato l’ultimo segretario.
Il loro compito è quello di contattare gli iscritti e incentivare il tesseramento 2015. Una ricetta per avvicinare anche i ragazzi al Pd, visto che la fascia di età media dei tesserati parte dai 48 anni in su.
E per svecchiare il partito e facilitare il tesseramento, hanno tentato anche la strada del rinnovo on-line della tessera sul sito del Pd.
“I primi risultati del nostro lavoro si vedono già — afferma Aitini — . Il tesseramento 2015 sta andando meglio di quello dell’anno scorso”.
Un trend positivo confermato dai circoli bolognesi dai quali, però, arrivano critiche verso la gestione della precedente segreteria, guidata dall’attuale assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Donini.
“I tesserati — dice chiaro e tondo Alessandro Cerra, segretario del circolo Renzo Imbeni, uno dei più popolosi — non possono essere interpellati solo alle elezioni. Il percorso per coinvolgere gli iscritti, avvallato negli ultimi anni dai dirigenti Pd, prevedeva una strana forma di democrazia partecipata: da via Rivani (sede della federazione bolognese del Pd, ndr) arrivavano ai circoli indicazioni e decisioni che dovevamo poi comunicare alla base. Critelli ha promesso che con lui avverrà esattamente il contrario. Saranno gli iscritti a dare indicazioni alla federazione”. “Sono sicuro — commenta Paolo Cavalieri, segretario dell’Unione del Pd di Santo Stefano — che la nuova segreteria inaugurerà un cambiamento di passo rispetto a quella precedente. Si dovrà delineare una distinzione tra elettori e iscritti, questi ultimi vanno coinvolti di più”.
E nei piani di rinnovamento della segreteria — anche se l’ultima parola spetterà alle federazioni locali — c’è anche la razionalizzazione dei circoli, con l’unificazione, in provincia, di quelli più piccoli o che non hanno una sede.
E’ quello che è avvenuto a Sasso Marconi dove tre circoli si sono fusi in uno. Per Bologna, invece — spiega Aitini — è in programma “una revisione” delle sedi che ospitano i circoli “che devono essere più funzionali e meno costose”.
Il tema del tesseramento verrà affrontato dal Pd a Casalecchio, il 12 aprile, insieme al vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, nel corso di un’iniziativa di autofinanziamento.
Il calo delle iscrizioni, difatti, non interessa solo l’Emilia-Romagna ma tutte le regioni. Lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi rivuole con forza un Pd basato sul tesseramento, con buona pace delle sue battaglie passate per l’avvento del “partito liquido”.
Per questo motivo ha istituito una commissione che dovrà rivedere le modalità organizzative del partito, guidata dal presidente del Pd Matteo Orfini. In commissione sono già stati ascoltati tutti gli ex-segretari Pd.
Tra le novità previste — che dovrebbero essere varate all’assemblea nazionale di giugno -, l’elezione dei segretari regionali da parte dei soli iscritti e non della platea delle primarie.
“Attraverso questa commissione — spiega la parlamentare modenese Giuditta Pini — si cercherà di modificare lo statuto del Pd per ridisegnare anche il ruolo degli iscritti, che devono contare di più. Speriamo serva a incrementare il tesseramento e a coinvolgere di più le giovani generazioni”.
Tra i componenti, anche la vicepresidente del Pd, la bolognese Sandra Zampa.
La deputata civatiana lamenta però che “i lavori della commissione si sono fermati e non ci si riunisce da molto tempo”. “Invece — mette in chiaro — è necessario interrogarsi con rigore e onestà sul calo del tesseramento. E’ evidente che dietro c’è un segnale di protesta da parte degli iscritti a cui avevamo promesso di poter partecipare alle politiche del partito in modo più efficace. Un impegno che non è stato rispettato”.
“C’è poi una contestazione alla trasformazione del partito. E ne va tenuto conto” scandisce riferendosi alle politiche di Renzi e alla virata al centro del Pd.
“L’elettorato ci sta mandando un messaggio e dobbiamo ascoltarlo — avverte —, sul partito è caduto il discredito anche a causa dei molti scandali e ad essere colpita, purtroppo, è stata anche l’Emilia-Romagna, da sempre esempio di virtuosità della politica”.
Paola Benedetta Manca
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 4th, 2015 Riccardo Fucile
E SU FB QUALCUNO ACCUSA: “I SOLDI LI HAI PRESI E SE NON TI SCOPRIVANO COL CAZZO CHE FACEVI IL BEL GESTO”… COME SCAJOLA: DONAZIONE A SUA INSAPUTA… MA IL CONTRIBUTO AL FDI PARAVIA LO RESTITUISCE O NO?
E’ durata 24 ore la meditazione di Giorgia Meloni dopo la pubblicazione, da parte de “il Fatto Quotidiano”, dell’elenco dei contributi distribuiti dalla Coop rossa Cpl Concordia che, a sorpresa, conteneva anche un versamento ufficiale di 2.000 euro al Comitato della Meloni e un altro di 3.000 euro al parlamentare di Fratelli d’Italia Antonio Paravia.
Dopo ampia riflessione, non potendo negare l’evidenza, la Meloni ha scritto una lettera al quotidiano in cui si arrampica sugli specchi, va fuori tema ed elude il problema politico, ritenendo semplicemente di uscire dalla brutta situazione devolvendo, con mossa demagogica, i 2.000 euro al Centro sportivo di Scampia.
Esordisce la Meloni:
Caro Direttore, è avvilente aprire “Il Fatto Quotidiano” e ritrovare il mio nome sbattuto in prima pagina, accostato all’inchiesta sulla Cpl Concordia.
E che avrebbero dovuto fare? Eliminare il suo nome dalla lista?
Poi continua:
“Non conosco nomi e cognomi di tutti i cittadini che versano contributi, nelle forme e nei modi previsti dalla legge, a Fratelli d’Italia”.
Un altro caso Scajola di versamenti a sua insaputa, insomma. Tesi sostenibile se si trattasse del cittadino che versa 10 euro, non di una nota Coop rossa che ne versa 2.000, suvvia non prendiamoci per i fondelli.
Poi il diversivo che non c’entra nulla:
“Mi sono battuta con FdI contro l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, denunciando i rischi che potevano derivare dai finanziamenti privati rispetto alla garanzia di trasparenza di un contributo statale”
Ma qui, cara Giorgia, il contributo è trasparentissimo e registrato. Nessuno discute sulla sua legittimità , ma sulla tua coerenza e sulla opportunità politica di riceverlo, altra cosa.
Poi un autogol:
“Conosco benissimo come il sistema delle cooperative sia da sempre il foraggiatore dei partiti di riferimento della Prima Repubblica”
E allora se lo conosci per quale ragione li hai presi?
E un altro autogol:
“Immagino che il tentativo sia quello di volersi accreditare anche a destra, ma non è nostra intenzione consentirlo”
Se non volevi consentirlo, bastava non prenderli, semplice.
Poi il limite tra “tentativo di accreditarsi” e quello di “condizionarne le scelte” è molto labile.
Per quale motivo avrebbero dato 3.000 euro al parlamentare campano Paravia, qualcuno ce lo spiega?
E come mai anche lui non devolve la somma in beneficienza?
Resta eluso il tema politico vero: come può essere credibile una forza politica di destra che a parole denuncia con forza “gli affari delle Coop rosse” e i favori che elargisce e riceve dai partiti di sinistra, se poi essa per prima li accetta o li richiede?
Anche perchè se li registra vuol dire che ha perfettamente coscienza della provenienza e dispone di tutto il tempo necessario per le opportune verifiche.
Ricordiamo a tal proposito una notizia che non depone a favore del partito della Meloni: pochi giorni fa la Corte dei Conti aveva lamentato la mancata presentazione da parte di Fratelli d’Italia dell’elenco delle imprese che avevano versato un contributo elettorale al partito.
Forse che c’era qualcosa di cui vergognarsi?
Non serve la pillola del giorno dopo per limitare i danni: in politica è necessaria coerenza ed evitare i rapporti a rischio.
Altrimenti ha ragione chi sul profilo Fb della Meloni oggi scrive: “Ora non serve fare bei gesti, i soldi te li sei presi e se non ti scoprivano col cazzo che lo facevi”.
Concetto crudo ma che rende perfettamente l’idea.
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Aprile 4th, 2015 Riccardo Fucile
IL SEGRETARIO DELLA LEGA DI SETTIMO TORINESE SU FB SCRIVEVA: “ITALIANI PER STRADA, CLANDESTINI IN ALBERGO”: SI RIFERIVA FORSE AL SUO, DOVE SFRUTTAVA RAGAZZE STRANIERE?… IL “PRIMA GLI ITALIANI” INVECE ERA FORSE RIFERITO AI CLIENTI
La «lotta ai clandestini» è stato per anni il cavallo di battaglia della sua politica e propaganda elettorale.
Nel 2014 ha scatenato una polemica nel centrodestra durante la campagna per le comunali a Settimo Torinese, presentandosi con una lista chiamata «Prima gli italiani, No privilegi a zingari e immigrati».
Ma alla fine, è stato proprio per via dei suoi presunti legami con belle e giovani ragazze «straniere», che Gianluigi Cernusco, 66 anni, storico leader locale della Lega Nord di Settimo (è stato anche segretario della sezione cittadina), è finito nei guai.
Dopo mesi di osservazioni e indagini i carabinieri di Settimo lo hanno denunciato per favoreggiamento della prostituzione.
E la struttura di cui è proprietario, il residence Sogere di via Torino 57, uno stabile anni Sessanta di quattro piani, è stata chiusa.
Prostitute e clienti a qualsiasi ora del giorno e della notte
Cernusco è il titolare dell’albergo, che, almeno dallo scorso autunno, era frequentato da prostitute e clienti a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Gli incontri avvenivano nelle stanze pagate a seconda del tempo di utilizzo. In media le camere venivano affittate per un’ora, al massimo per due.
Ma sul registro delle presenze non veniva segnalato alcun movimento relativo alla «attività ad ore». Nessun nome doveva comparire.
Quando i carabinieri hanno effettuato il blitz nel residence, hanno trovato al lavoro una prostituta rumena di 24 anni. Anche lei fermata.
Era arrivata al residence guidando una Smart e aveva fornito ai militari una patente falsa. L’auto è stata sottoposta a fermo amministrativo.
A dare il via all’indagine, trasmessa alla procura di Ivrea, sono stati alcuni residenti del paese, che da mesi avevano notato un via vai sospetto nell’albergo del leghista.
Fondamentali sono state le testimonianze delle stesse prostitute, quasi tutte rumene o di paesi dell’Est europeo, che hanno confermato come il So.ge.re fosse diventato la loro casa chiusa.
Il candidato-sindaco di centrodestra prese le distanze
La polizia (che ha fatto i controlli amministrativi) inoltre, dopo una serie di controlli, ha verificato come il residence non fosse a norma, dal punto di vista della sicurezza e della normativa antincendio.
Con un’ordinanza la struttura è stata chiusa.
Cernusco, incensurato, che sulla pagina Facebook posta foto e manifesti di Salvini – questo lo slogan: «in casa nostra decidiamo noi: la clandestinità è un reato» – Cernusco ha guidato la Lega di Settimo per molti anni.
Nel 2014 aveva messo fortemente in imbarazzo la coalizione di centro destra che sosteneva il candidato sindaco Pino Palena perchè si era presentato con una lista chiamata: «No agli zingari, no agli immigrati».
Tanto che lo stesso Palena si era dissociato da alcune dichiarazioni di Cernusco, considerate razziste. Inoltre, le frequentazioni del leghista con esponenti di Forza nuova e l’estrema destra, avevano contribuito a «isolare» il politico dal centro-destra.
«Clandestino è reato», «Clandestino e delinquenti fuori»
La lista contro gli immigrati di Cernusco non ha avuto successo alle scorse amministrative e il leghista non è stato eletto.
Ha continuato comunque la sua attività politica. In molte immagini è immortalato in piazza a Settimo davanti alle bandiere della Lega su cui campeggiano le scritte: «Clandestino è reato», «Clandestino e delinquenti fuori». Non basta.
Il 24 marzo 2014 Cernusco, ignaro di quel che sarebbe accaduto, su Facebook scriveva: «Gli italiani in mezzo alla strada, i clandestini in albergo . Che schifo!!» riferendosi al fatto che alcuni degli immigrati sbarcati a Lampedusa e arrivati in Piemonte venivano ospitati in varie strutture torinesi tra cui un albergo di Settimo, in periferia, piuttosto fatiscente.
Elisa Sola
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 4th, 2015 Riccardo Fucile
DOPO L’ABBANDONO DI SCHITTULLI: “NOVE MILIONI DI ELETTORI NI FUGA”
Un partito senza regole. Con dirigenti delegittimati. Chiuso in un bunker stretto attorno a Silvio Berlusconi.
Così Raffaele Fitto all’indomani dello strappo del candidato alle Regione Puglia, Francesco Schittulli, che ha lasciato Forza Italia (“Vado avanti con chi mi sostiene”).
“Scrivo queste righe con i sentimenti con cui ci si accosta a una vicenda che sa di tragedia greca o shakespeariana”, scrive Fitto sul suo blog.
“Il centrodestra italiano, in primo luogo grazie a Berlusconi, è stato a lungo depositario delle speranze e delle attese degli italiani di un grande cambiamento e di una profonda riforma liberale.
Un mix di errori politici e di circostanze esterne negative ha purtroppo impedito di realizzare questa promessa.
Per parte mia, insieme a tanti amici, rivendico di essere stato accanto a Berlusconi nelle fasi per lui più dure, quelle degli attacchi giudiziari, dell’uso politico della giustizia, del tentativo di estrometterlo dalla politica per via giudiziaria”.
“Nei momenti difficili, si difende chi è sotto attacco. Ma ora che le nubi giudiziarie sono in gran parte diradate intorno a Silvio Berlusconi, è venuto il momento di discutere in modo intellettualmente onesto della situazione che è sotto gli occhi di tutti”.
Poi, l’affondo, pesantissimo: “Siamo in un partito senza regole dalla testa in giù. Piaccia o no, la vecchia Forza Italia e il Pdl avevano sempre rispettato statuti e regole. Da un anno, invece, siamo in una terra di nessuno, dove nulla corrisponde a quanto è scritto nello statuto. Siamo in un partito con dirigenti privi di qualunque legittimazione democratica.
C’è ormai un cupo bunker, costruito intorno a Berlusconi, dove pochi autonominati pretendono di decidere sulla sorte delle persone, e – peggio ancora – sulla linea politica. Lo dico senza asprezza e senza nulla di personale. Ma davvero pensiamo che le liste possano essere fatte e disfatte dalla senatrice Rossi, o comunque dipendere da un suo finale atto di volontà ?
Davvero pensiamo che dirigenti possano essere esclusi in Puglia e non solo dalle elezioni regionali e domani dalle elezioni politiche solo per aver espresso un’opinione nel dibattito di partito o per aver partecipato a un’assemblea?
Dove siamo finiti? Non eravamo, o non dicevamo di essere, un partito liberale di massa? Siamo in un partito senza una seria e credibile linea politica. Siamo soprattutto un partito con 9 milioni di elettori in fuga. E adesso qualcuno vorrebbe anche più bavaglio per tutti?”.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 4th, 2015 Riccardo Fucile
L’IRA DI SILVIO MENTRE IN PUGLIA SI PROFILA UNA CAPORETTO
Forza Italia brucia e gli amici di un tempo gli vomitano addosso parole velenose.
E Silvio Berlusconi? Prova a sfuggire al caos azzurro vagheggiando fughe oceaniche. «Tra un mese torno in possesso del mio passaporto. Il resto non conta… ».
Antigua, a dire il vero, resta per ora solo un sogno, ma a maggio i giudici gli restituiranno il diritto ad espatriare e mille segnali descrivono l’exit strategy in atto. Reale, dolorosissima è intanto l’esplosione politica della sua creatura.
A partire dalla Puglia, dove si è consumato ieri il più incredibile dei ribaltoni: Francesco Schittulli, scelto da FI, rompe con gli azzurri e si prepara a correre con Raffaele Fitto, mentre Arcore si ritrova senza candidati.
Un mezzo disastro, fotografato in privato (con una certa soddisfazione) dal capo dei dissidenti: «I nostri nemici sono isolati. O accettano le nostre condizioni o sono morti. Non hanno un candidato alternativo, nè gente da mettere in lista».
Costretto a restare in Brianza per circoscrivere l’incendio (e a rimandare ad oggi l’atteso ritorno a villa Certosa in Sardegna), Berlusconi reagisce d’istinto allo sgarbo pugliese.
L’ira esplode a metà pomeriggio, quando le agenzie rilanciano dichiarazioni pronunciate dal leader di fronte ai «militanti ricevuti per gli auguri pasquali».
In realtà , nel salotto brianzolo si presentano solo un paio di fratelli Zappacosta (giovani falchetti introdotti a corte dalla Santanchè), ma poco importa perchè l’ex premier sa già che Schittulli gli ha voltato le spalle.
E ha bisogno di lanciare il messaggio: «Anche da noi stanno emergendo le patologie della vecchia politica politicante si infuria — Quelle del protagonismo, della rissosità e del frazionismo ».
Nella lista nera del Capo svetta naturalmente Fitto. E come dargli torto, visto che l’intero organigramma regionale si oppone al commissario Luigi Vitali?
Per questo, Berlusconi picchia durissimo: «Stare in un movimento politico significa accettarne le regole, discutere liberamente, e poi collaborare lealmente alla linea che la maggioranza ha deciso».
La verità è che non è più disposto a tollerare altre rivolte interne. Non ha la forza, nè la voglia di perdere tempo. E finisce per difendere senza tentennamenti il suo cerchio magico. «Qualcuno ha dimenticato il rispetto per chi lavora ogni giorno, in condizioni non facili, per far funzionare il partito».
A cinquanta giorni dalle Regionali, l’ex premier chiede una tregua interna che sa di non poter ottenere: «Chi tra noi dispone di visibilità mediatica deve porre immediatamente fine a qualsiasi polemica inutile e dannosa».
Non solo Fitto, ma anche Sandro Bondi diventa un bersaglio: «Chi per ragioni personali ha abbandonato Forza Italia — tuona Berlusconi — dovrebbe fare i conti con la propria coscienza restando almeno in silenzio ».
Un affronto che l’ex coordinatore non lascia cadere nel vuoto, gettando una tanica di benzina sul fuoco: «Silvio non ha intenzione di custodire almeno un lungo rapporto di amicizia. Abbiamo subito in questi giorni degli attacchi personali, quasi un linciaggio, che hanno confermato la miseria morale e politica di FI. Non staremo in silenzio ».
A sera, intanto, la vicenda pugliese assume contorni paradossali. Vitali non accetta di includere tutti gli uscenti fittiani in lista, ma continua a giurare fedeltà a Schittulli in un surreale ping pong a mezzo stampa.
Il candidato presidente, esausto, reagisce scaricando il commissario: «FI non ha ancora aderito alla mia impostazione. La mia campagna elettorale continua con le forze politiche e movimenti che invece l’hanno condivisa».
Vale a dire Fitto, Nuovo centrodestra e tutti gli altri partner della coalizione moderata, ad eccezione dei berlusconiani.
L’ultima battaglia si giocherà sui tempi dell’epurazione di Fitto.
L’ex Cavaliere è pronto a sbattere fuori il ras pugliese dal partito già nei prossimi giorni, ma il rischio è che i gruppi parlamentari franino.
Almeno trenta fra deputati e senatori sono disposti a seguire il capo corrente.
Che, nel frattempo, ostenta serenità con i fedelissimi: «Non possono cacciarci, non hanno neanche gli strumenti per farlo. Hanno perso la testa».
Così va in pezzi quel che resta di un impero.
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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Aprile 4th, 2015 Riccardo Fucile
FINE MARZO 2011, DALLA FONDAZIONE DALEMIANA PARTE UNA MISSIVA: LA COOP ROSSA DEL METANO DI ISCHIA È PREGATA DI ELARGIRE 45 MILA EURO
La firma in calce alla prima richiesta di finanziamenti è di Andrea Peruzy, il found raiser, cioè il procacciatore di fondi per Italianieuropei, la fondazione di Massimo D’Alema.
Il destinatario della perorazione è un capo della Cpl Concordia, la grande cooperativa rossa dello scandalo di Ischia, sospettata dai magistrati di aver unto le ruote del sindaco isolano del Pd e di altri soggetti in cambio di lavori per la metanizzazione.
Siamo alla fine di marzo 2011. La somma richiesta non è stratosferica, ma nemmeno una bazzecola: 20 mila euro per la fondazione più 25 per la rivista (5 pagine di pubblicità a 5 mila euro la pagina).
Nella prima parte della lunga lettera (3 pagine) si magnificano le mille benemerenze di Italianieuropei e si elencano le tante personalità della politica, della cultura, della pubblica amministrazione e delle imprese, che con D’Alema illustrano la fondazione: Giuliano Amato, Anna Finocchiaro, Luciano Violante, Miguel Gotor, Enrico Letta, Nicola Zingaretti, Franco Marini. Dulcis in fundo arriva la richiesta di quattrini accompagnata dalle delucidazioni sulle agevolazioni fiscali connesse alla gradita elargizione liberale sollecitata per la fondazione.
In quella parte si legge anche un’annotazione a mano: “In pagamento il 10/6”, postilla da cui si arguisce che la richiesta dalemiana non è stata distrattamente infilata in un cassetto. Anzi, è stata presa in bella considerazione e soddisfatta in tempi ragionevolmente spediti, considerate le burocrazie aziendali.
In sostanza il dirigente Pd, un tempo definito il lìder Massimo e nelle intercettazioni dello scandalo indicato volgarmente come uno che non disdegna di “mettere le mani nella merda”, si mette in bella mostra e chiede, anche se per interposta persona del found raiser.
E la coop dello scandalo sollecita esaudisce. Probabilmente gratificata dall’essere destinataria della perorazione di un politico di quella fatta, convinta così di averlo agganciato acquisendo o almeno credendo di aver acquisito crediti e benemerenze nei suoi confronti.
Tanto da poter poi dire nelle sedi giuste e al momento opportuno: “D’Alema è nostro amico”. La conferma dell’incasso da parte di Italianieuropei è contenuta in una seconda lettera sempre a firma Peruzy del 4 maggio 2012.
Questa volta il destinatario è proprio il numero uno della coop, quel Roberto Casari che è stato presidente per quasi 40 anni. Il testo questa volta è di appena una paginetta.
Dopo i ringraziamenti per l’aiuto economico ricevuto l’anno precedente, Peruzy bussa di nuovo a denari: sarebbero graditi altri 20 mila euro.
Di seguito il numero di conto corrente su cui indirizzare il bonifico. Poi, a mano, appare una postilla: “Ok conferma di Casari” e una data, 15 ottobre 2012. Il che lascia supporre che tra la coop e Italianieuropei di D’Alema ci sia effettivamente stato un secondo passaggio di denaro.
Le due missive sono la dimostrazione che tra il politico primo presidente del Consiglio ex comunista e la cooperativa rossa dello scandalo ischitano c’era un solido rapporto di finanziamenti e non solo un feeling enologico culminato in uno scambio commerciale per l’acquisto di spumanti e vini pregiati prodotti nella grande azienda agricola dalemiana,
La Madaleine in Umbria condotta dallo stesso D’Alema insieme alla moglie Linda Giuva. Acquisto di vini (2 mila bottiglie) che peraltro sarebbe stato sollecitato al presidente della coop Cpl in prima persona da D’Alema, stando almeno a quel che avrebbe fatto mettere a verbale Francesco Simone, ex collaboratore di Craxi e responsabile delle relazioni istituzionali della stessa coop.
Sempre la Cpl avrebbe acquistato le copie dei libri di D’Alema da Italianieuropei che a sua volta li aveva comprati dall’editore.
Il found raiser Andrea Peruzy è una figura importante della fondazione dalemiana almeno quanto lo è Roberto De Santis nelle faccende economiche più intime dell’ex capo del governo.
Come, per esempio, l’acquisto dell’azienda agricola umbra dove D’Alema produce vino o della barca Ikarus.
De Santis è l’uomo ombra, un signore alto quasi 2 metri originario di Martano (Lecce) che conobbe D’Alema quando quest’ultimo fu spedito dal Pci a farsi le ossa in Puglia e che poi riapparve alla guida di una merchant bank, la London Court di piazza Navona, propaggine della dalemiana “merchant bank Palazzo Chigi”.
Peruzy è legato ad Alfio Marchini e il link tra D’Alema e il potere capitolino, cioè Francesco Gaetano Caltagirone.
Quando quest’ultimo spadroneggiava all’Acea (acqua e luce della Capitale) Peruzy era nel Consiglio.
Idem a Grandi Stazioni dove le Fs hanno la maggioranza (60 per cento) e Caltagirone solo il 20. Ma comanda.
Daniele Martini
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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