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IL DOPPIO LAVORO DEI PARLAMENTARI: TRA ASSENZE RECORD E CONFLITTI DI INTERESSE

Aprile 27th, 2015 Riccardo Fucile

AVVOCATI, IMPRENDITORI E MEDICI POSSONO CONTINUARE AD ESERCITARE, AL CONTRARIO DEI DIPENDENTI… CON ACCUMULO DI RETRIBUZIONI E POSSIBILI CORTOCIRCUITI

Molti di loro hanno superato la tagliola della Giunta per le elezioni di Montecitorio e Palazzo Madama: nessuna incompatibilità .
Ma a ben guardare restano dubbi di un conflitto di interessi latente. La certezza, però, sono i tanti soldi in tasca.
Almeno stando alle dichiarazioni dei redditi depositate in Parlamento.
Molti dei nostri deputati e senatori non si accontentano, infatti, di occupare lo scranno. E continuano a svolgere indisturbati l’attività  in cui erano impegnati prima dell’elezione.
Soprattutto avvocati, commercialisti, imprenditori e medici dividono le giornate tra i corridoi dei Palazzi e i loro uffici.
Circondandosi spesso di fidati collaboratori, ma incassando gli utili a fine anno.
Al contrario di chi, come i dipendenti pubblici (docenti universitari, magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine, solo per citare alcuni casi) è costretto per legge a fare un momentaneo passo indietro.
Insomma, se suscita qualche perplessità  la nuova attività  di viticoltore di Massimo D’Alema (che pure non ha più incarichi pubblici nè di partito), non può non essere così per i parlamentari in carica.
Per carità : nessuna violazione della legge. Ma qualche problema sorge quando il Parlamento si trova a legiferare su materie che li riguardano direttamente.
È così, per esempio, per Niccolò Ghedini e Piero Longo.
Storici avvocati di Silvio Berlusconi che dividono uno studio a Padova e che, nonostante il mandato parlamentare, continuano a frequentare assiduamente le aule di tribunale. Capirlo non è così difficile.
Basta soffermarsi sulle percentuali di assenza al momento delle votazioni calcolate da Openpolis: il 99% per Ghedini, recordman dei parlamentari “assenteisti”, e l’86% per Longo. E sulle loro dichiarazioni dei redditi, visto che nel 2014 il primo ha guadagnato oltre 2 milioni di euro e il secondo più di 900mila.
Percentuale di assenze simile la fa registrare anche Giulio Tremonti, che ha saltato l’85% delle votazioni (e ha un reddito di quasi 3 milioni e mezzo di euro).
L’ex ministro dell’Economia risulta socio dello studio legale “Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi e Associati” con sedi a Milano e Roma.
Su di lui al momento pende una richiesta di autorizzazione a procedere che la Procura di Milano ha inviato al Senato.
Tremonti, infatti, è indagato per corruzione per il presunto versamento di 2,4 milioni di euro al suo studio da parte di Finmeccanica, nell’ambito dell’acquisto della statunitense Drs, azienda produttrice di supporti militari, quando era ministro.
Da inizio legislatura Gregorio Gitti, invece, è passato da Scelta civica al Partito democratico.
Ciò però non gli ha impedito di continuare a svolgere la professione di avvocato nello studio legale “Pavesi Gitti Verzoni”.
Il genero di Giovanni Bazoli (Intesa Sanpaolo), contattato da ilfattoquotidiano.it, spiega che da dopo l’elezione “gli impegni professionali variano a seconda di quelli parlamentari.
Di solito — spiega Gitti — dal martedì al giovedì sono a Montecitorio”. Il deputato del Pd rigetta comunque qualsiasi ipotesi di conflitto di interessi.
Anzi, dice, “trovo vantaggioso il fatto che oggi in Parlamento ci siano figure con una loro indipendenza professionale”.
E proprio questa gli ha permesso di dichiarare un reddito di 3,9 milioni di euro, complici anche le numerose partecipazioni nonchè le cariche ricoperte nei consigli di amministrazione di diverse società , che lo rendono il secondo parlamentare più ricco di tutti.
Circostanze, queste, che per il presidente del Gruppo Misto Pino Pisicchio forniscono più di uno spunto di criticità .
“Pur avendo da sempre un peso specifico molto forte in Parlamento, soprattutto in commissione Giustizia, situazione che pone un’evidente dimensione di prossimità  rispetto ai temi ordinistici, gli avvocati non hanno alcun tipo di incompatibilità ”, fa notare Pisicchio. Il quale ricorda come “in passato ci sono state delle proposte per renderla formale, ma sono cadute tutte nel dimenticatoio, sintomo che da un punto di vista politico e dell’etica pubblica è un tema sempre molto attuale.
Gli avvocati — conclude Pisicchio — sono un elemento della giurisdizione al pari dei magistrati, ma mentre questi ultimi sono obbligati ad andare in aspettativa per legge, come è giusto che sia, i primi non hanno nessuna costrizione”. Una discrepanza singolare.
Anche gli imprenditori possono vantare un record.
Quello del parlamentare con la dichiarazione dei redditi più importante: Antonio Angelucci con oltre 5,3 milioni di euro.
Ma il “re delle cliniche”, esponente di Forza Italia, detiene anche un altro primato, stavolta meno edificante: è il deputato più assente, con sole 86 presenze sulle quasi 9mila votazioni (0,99%).
Cifre che fanno capire come le sue aziende abbiano la precedenza rispetto alla cosa pubblica. Pur di non lasciare la propria attività  c’è chi, addirittura, arriva a “sacrificare” la famiglia.
Come il forzista Bernabò Bocca, numero uno di Federalberghi e presidente di Sina Hotels (gruppo di hotel di lusso). “Sommando tutti gli impegni, le ore della giornata e della settimana che restano per i miei due figli, di 4 e 6 anni, sono poche, cerco di ritagliarmi la domenica per stare con loro”.
Fra le due, l’attività  principale di Bocca resta quella imprenditoriale: “Rappresenta il mio futuro e quindi non potevo permettermi di abbandonarla — spiega il senatore —. Dedico alle aziende due giorni e mezzo a settimana, spesso anche il sabato e la sera al termine dell’attività  parlamentare”.
Conflitto di interessi? Nemmeno a parlarne. E casomai, se c’è, questo “è solo di tipo temporale perchè non ho incarichi di governo. Cerco di mettere il mio know-how di imprenditore al servizio del mondo delle imprese in genere, sicuramente non la mia”.
Paolo Vitelli ha, invece, delegato a un manager la gestione di Azimut Benetti, il più grande gruppo privato del settore nautico al mondo, che egli stesso ha fondato 40 anni fa. Il deputato di Scelta civica continua però a dedicare tempo alla sua azienda. “Seguire il Ceo, fornire il mio know-how e garantire un briciolo di rappresentanza mi porta ad essere in ufficio il sabato e la domenica — racconta Vitelli — il lunedì e il venerdì gli dedico un terzo della giornata, mentre ogni sera, finita l’attività  parlamentare, leggo e rispondo alle e-mail”.
A un altro esponente montiano, Gianfranco Librandi, “piace tantissimo essere parlamentare, forse più che fare l’imprenditore”.
Ma ciò non è comunque bastato per lasciare del tutto la Tci srl, azienda che ha fondato nel 1987 e che opera nel campo dell’illuminazione.
Di solito “sto in azienda il sabato, il lunedì e quando ci sono dei clienti troppo importanti”, dice Librandi.
Per conciliare le due attività , il deputato di Scelta civica ha preso in affitto un ufficio privato a Roma dove, racconta, invita spesso i suoi clienti.
Oltretutto Librandi è anche il tesoriere del partito: un ulteriore impegno che “a volte non mi permette di essere presente alle votazioni”.
C’è poi chi per fare tutto non dorme più.
“Da quando sono parlamentare ho scoperto purtroppo che di notte si può fare anche altro oltre che dormire”, afferma Paolo Galimberti, ex presidente dei giovani di Confcommercio (incarico lasciato a causa dell’ingresso a Palazzo Madama), oggi senatore di Forza Italia.
Il quale rivela che, per prepararsi al meglio sui temi da trattare in aula e in commissione, ha “drammaticamente” ridotto le ore di sonno: non più di quattro a notte.
Galimberti è vicepresidente dell’azienda che porta il suo nome, specializzata nella vendita al dettaglio e all’ingrosso di elettrodomestici e di elettronica di consumo.
Così sicuro dell’elezione da nominare prima del voto del 2013 un direttore generale a cui affidare la gestione ordinaria dell’azienda, a cui comunque dedica in genere il lunedì per occuparsi della parte strategica.
“Non lavoro con il pubblico, non partecipo ad appalti, non ho mai avuto rapporti con lo Stato, quindi — conclude — non c’è nessun conflitto di interessi”.
Ha mantenuto a tutti gli effetti la presidenza della sua Brembo, invece, Alberto Bombassei.
Il quale oltretutto, come verificato da ilfattoquotidiano.it, siede ancora nel consiglio di amministrazione di Nuovo trasporto viaggiatori (Ntv).
Pur continuando a sedere nel Cda della Piaggio in qualità  di vice presidente, il ruolo di Roberto Colaninno (Pd) non è più esecutivo.
Tanto che lui stesso tiene a precisare che “la mia presenza in aula è significativa, basta guardare le statistiche”. Le quali dicono che è stato presente a quasi il 70% delle votazioni.
Si dividono tra le aule parlamentari e il loro studio privato Pasquale Maietta (Fratelli d’Italia) e Giuseppe Marinello (Nuovo centrodestra).
Anche se, dicono, l’attività  parlamentare è comunque il loro primo impegno.
Maietta, commercialista e al tempo stesso presidente del Latina Calcio, spiega che “la nomina a deputato ha sottratto la quasi totalità  della mia presenza presso lo studio del quale sono titolare, ma ciò non ha minimamente compromesso l’andamento delle sue attività  in quanto sin dai tempi della mia entrata in politica ho provveduto a circondarmi di uno staff in grado di gestirne le funzioni in piena autonomia”. Marinello, invece, medico e socio all’1% di uno studio dentistico a Menfi, racconta che “fino al 2012 ero direttamente coinvolto, mentre nel 2013 e 2014 ho svolto prevalentemente attività  di consulenza, cosa che farò probabilmente anche nel 2015. Sono un libero professionista, quindi devo mantenere la professione”.
Qualcuno, però, ha fatto volontariamente un passo indietro.
“Da quando sono senatore ho sostanzialmente azzerato l’attività  forense, salvo portare a compimento quegli incarichi che non potevo interrompere senza fare un danno al cliente”, rivela Pietro Ichino (Pd).
Che negli ultimi sette anni, cioè da quando è parlamentare, ha dato “soltanto tre pareri”.
Stessa cosa è avvenuta anche per quanto riguarda la docenza universitaria.
“Ho sospeso l’attività  didattica limitandomi a tenere qualche lezione quando me lo chiede un collega”.
A differenza di altri, per Ichino “la mia attività  professionale e l’attività  parlamentare sono di fatto incompatibili, perchè soprattutto in materia di lavoro l’assistenza giudiziale comporta la presenza in udienza dell’avvocato e se ci si fa sostituire si fa un cattivo servizio al cliente”.
Un parlamentare, aggiunge il senatore del Pd, “non può garantire questa presenza a meno che non sacrifichi l’impegno in Parlamento al lavoro forense, ma questo sarebbe scorretto per un altro verso, quindi o si fa una cosa o si fa l’altra”.
Deputato “full time” anche Carlo Dell’Aringa (Pd), docente di Economica politica alla Cattolica di Milano (università  privata): “Da dopo l’elezione non ho più svolto nessuna attività  nè di consulenza nè di insegnamento”.
C’è, infine, chi è stato “costretto” a doversi dividere tra i due impegni.
È il caso di Michela Marzano, deputata del Pd e professore ordinario di filosofia morale all’Università  Renè Descartes di Parigi.
“Ho chiesto l’aspettativa — dice Marzano — ma il sistema francese la prevede solo per i professori associati e non per gli ordinari. Quindi, il sabato e la domenica ricevo gli studenti a casa, mentre il lunedì faccio otto ore di lezione e la sera torno a Roma con l’ultimo aereo.
È faticoso, ma è anche una boccata d’ossigeno visto che il lavoro in commissione Giustizia è incentrato sugli stessi temi di cui insegno”.

Giorgio Velardi e Lea Vendramel
(da “il Fatto Quotidiano”)

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LA CONTESTAZIONE ALLA GIANNINI: “LE HO URLATO VERGOGNA E NON MI PENTO”

Aprile 27th, 2015 Riccardo Fucile

“ANTIDEMOCRATICI SONO QUELLI COME LEI CHE FINGONO DI NON VEDERE IL DISSENSO”

«Noi squadristi? Ma per favore. Il ministro ci offende profondamente, le sue parole ci indignano ».
Corradina Scillia insegna da dieci anni Lettere in una scuola media alla Bolognina, nello storico quartiere rosso di Bologna: tanti stranieri, istituto di frontiera.
Era alla contestazione alla Festa dell’Unità  quasi per caso. Ed ha urlato, a gran voce.
Perchè non avete fatto parlare il ministro Giannini?
«È stato tutto molto enfatizzato, il tentativo di dialogo c’è stato».
Con urla e grida?
«È il ministro che se ne è andato. La sala era quasi deserta, c’eravamo solo noi e gli studenti. Io ero andata per partecipare al flash mob degli insegnanti, dopo ho raggiunto il dibattito. Quando sono arrivata ho visto gli universitari alzare i cartelli. E mi sono arrabbiata anch’io, ne avevo molti motivi. C’è un momento in cui non riesci più a stare zitto e devi difendere ciò in cui credi. Come la scuola pubblica, che io ho scelto per passione».
Cosa la fa più arrabbiare?
«La chiamata diretta degli insegnanti da parte dei presidi, gli albi regionali che sono una buffonata, il gioco delle tre carte sulle risorse alla scuola: messe su una voce, tolte da un’altra. Conosco un preside che, in contrasto col Comune, ha chiuso una scuola primaria. Cosa potrà  accadere dando pieni poteri ai dirigenti? Mi ribolle il sangue sapere che sarò chiamata su basi discrezionali e, peggio, in balia del rischio di una politica clientelare. Non ci sono garanzie».
Il premier Renzi ha detto che un educatore ascolta, non toglie la parola.
«Da educatori insegniamo a sviluppare il senso critico e come cittadini siamo tenuti a protestare quando ci sono decisioni che ledono i nostri diritti. È stata una contestazione dovuta alla nostra esasperazione. Fa pensare il fatto che ci sono volute due pentole sbattute per ricordare a tutti che c’è un disagio profondo nel mondo della scuola. I flash mob silenziosi non vengono neanche presi in considerazione».
Il ministro vi accusa di averla insultata.
«Non abbiamo insultato nessuno. Abbiamo gridato: vergogna. Ma perchè è vergognoso questo disegno di legge. Noi antidemocratici? È il governo che non ci ha mai voluto ascoltare».
La Giannini dice che la consultazione on line è durata tre mesi.
«E tutte le nostre mozioni? Ne hanno portate 200 al ministero e non le hanno nemmeno accolte. E poi le proposte dei sindacati, i documenti degli insegnanti, la legge di iniziativa popolare sulla scuola che continua ad essere ignorata dal governo. Altro che inerzia diffusa, noi studiamo le riforme e siamo preparati».
Uno dei punti contestati sono i soldi alle paritarie.
«Nel ddl sono previste detrazioni fiscali. Non ce l’ho con le paritarie, ma questi sono soldi sottratti alla scuola pubblica che intanto cade a pezzi».

Ilaria Venturi
(da “La Repubblica”)

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BUFERA SULLA GIANNINI: “I DOCENTI SI RISPETTANO, NON LI CHIAMI SQUADRISTI”

Aprile 27th, 2015 Riccardo Fucile

CRITICHE ANCHE DAL PD: “CHIEDA SCUSA E ASCOLTI DI PIU'”

Il ministro non ha ritrattato quello “squadristi”. Lo aveva detto a caldo, nel venerdì della Festa dell’Unità  di Bologna con cinquanta contestatori a zittire le sue parole battendo su pentole e coperchi, e ribadito nell’intervista di ieri a “Repubblica”. «Mi hanno insultata. Non mi hanno permesso di parlare. Come li vuole chiamare? Squadristi. Insegno linguistica da tempo e non trovo altro termine. Sono stata aggredita da cinquanta squadristi. Vivaddio, solo verbalmente».
Nel suo partito – il ministro Stefania Giannini si è iscritta di recente al Pd – è stato Stefano Fassina a censurarla, a metà  mattina, con questo tweet: «Ministra, sono inaccettabili le sue parole su insegnanti: “Maggioranza abulica, minoranza aggressiva”. Chieda scusa alla scuola ».
E Roberto Speranza, che si è appena dimesso da capogruppo alla Camera del Pd, ha detto: «Le accuse di squadrismo me le sarei risparmiate. Non si fa muro contro muro, ma ci si siede e si prova a migliorare. Non possiamo fare finta di non vedere e provare ad asfaltare tutto».
Danilo Leva, sempre Pd: «Non credo che un insegnante che protesti sia uno squadrista. Penso, invece, che abbiamo il dovere di fare la riforma della scuola confrontandoci innanzitutto con chi la scuola la vive»
A difendere il ministro Giannini, il senatore Pd Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione in Senato.
«Non so se sia stato un comportamento da squadristi – ha detto – ma è certamente incivile e antidemocratico organizzare una gazzarra al solo scopo di tappare la bocca ad altri e sottrarsi al dialogo ».
Così il deputato democratico Edoardo Patriarca: «Nei fatti le è stato impedito di parlare e questo non può essere tollerato, ancor più a una festa dell’Unità ».
Francesca Puglisi, responsabile scuola del partito, rilancia e attacca i sindacati: «Non hanno scioperato quando la Gelmini toglieva 125mila posti di lavoro, lo fanno con noi che ne creiamo 107mila. Forse allora restarono zitti perchè la Gelmini lasciò intatti i privilegi all’interno della scuola».
Le opposizioni hanno criticato il ministro dell’Istruzione.
Nicola Fratoianni coordinatore di Sel:«Invece di reagire indispettita e insultare, la Giannini si ponga il problema su perchè la sua controriforma produce la rivolta di tutti i protagonisti della scuola italiana».
Oggi in commissione Cultura si iniziano a votare gli emendamenti sul disegno di legge.
La Puglisi parla di 107mila posti di lavoro perchè il Pd sta lavorando per riportare gli idonei al concorso 2012 nelle assunzioni del primo settembre.
E oggi parte anche la macchina organizzativa per lo sciopero del 5 maggio, abbracciato da tutti i sindacati scuola.
Si attende una serrata degli istituti, manifestazioni sono annunciate a Roma, Milano, Bari, Cagliari, Palermo.
L’Invalsi pensa al rinvio dei test per seconda e quinta elementare, in calendario per il 5 maggio (italiano) e il 6 (matematica).

Corrado Zunino
(da “La Repubblica”)

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INTELLETTUALI E GIURISTI AL PD: “SIATE LIBERI, NO ALL’ITALICUM”

Aprile 27th, 2015 Riccardo Fucile

APPELLO DI 50 PERSONALITA’: “RENZI FA MALE AL PAESE”

Oltre cinquanta costituzionalisti, intellettuali e giuristi firmano una petizione-appello per spronare i deputati a fermare l’Italicum, una legge elettorale che definiscono “pericolosa”.
In calce i nomi di Barbara Spinelli, Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare, Nadia Urbinati, Massimo Villone Gaetano Azzariti; un elenco molto lungo e un testo molto duro: “È grave che si arrivi a una legge elettorale che non cancella le storture del Porcellum, e non tiene conto dei chiari principi posti dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014, sulla rappresentanza e sul voto libero e uguale come pietre angolari del sistema democratico. Principi che vengono ulteriormente lesi dalla riforma costituzionale, contestualmente in discussione, che da un lato addirittura elimina il diritto dei cittadini di eleggere i propri rappresentanti in Senato — in chiara violazione dell’art. 1 della Costituzione — e, dall’altro, determina una abnorme concentrazione di poteri in favore dell’esecutivo e in particolare del Presidente del Consiglio”.
Questa petizione-appello porta la data del 24 aprile, nel frattempo, Matteo Renzi non è intervenuto per riscrivere l’Italicum e rispettare la Costituzione, ma ha ingaggiato un duello con le opposizioni, anche con la minoranza dem, e pare intenzionato a sfruttare una miriade di trucchetti per neutralizzare il naturale ostruzionismo.
Palazzo Chigi vuole azzerare la discussione a Montecitorio con due mosse: rinvio al mese di maggio per ottenere il contigentamento dei tempi, così impedisce la discussione; una sequenza di voti di fiducia, da domani per le pregiudiziali di costituzionalità , sino all’ultimo maxi-emendamento per l’approvazione definitiva.
Sta per accadere proprio quello che i costituzionali vogliono impedire: “È grave che si giunga alla fase conclusiva dell’iter legislativo della revisione costituzionale e della legge elettorale attraverso ripetute forzature e violazioni di prassi, regolamenti, e persino della stessa Costituzione, che vanno dalle straordinarie accelerazioni nei lavori alle sostituzioni forzose di dissenzienti, con palese lesione delle garanzie riconosciute a ciascun parlamentare dalla Costituzione, garanzie certamente non derogabili dai regolamenti del Gruppo. Forzature e violazioni che potrebbero ora giungere addirittura alla negazione del voto segreto a richiesta sancito dal regolamento Camera per la legge elettorale”.
La petizione-appello fa riferimento ai dissidi interni ai dem, proprio mentre i retroscena fanno sapere agli avversari di minoranza che esiste una “lista Lotti” che contiene l’identità  di una quindicina di “duri e puri”, perchè gli appartenenti alla ditta dell’ex segretario Pier Luigi Bersani non sono disposti a far cadere il governo, conseguenza minacciata da Renzi: “È grave che tutto questo accada per scelta della maggioranza del Partito Democratico, minoranza in Parlamento e nel Paese, la quale, mediante i meccanismi della disciplina interna di partito, e con la minaccia dello scioglimento delle Camere, pretende di imporre la propria volontà  al fine di smantellare l’architettura democratica della nostra Costituzione, costruita sull’amplissimo consenso di tutte le forze antifasciste, attente ai diritti e alle libertà ”.
Come riporta il documento scritto per mobilitare i deputati, la Camera è pur sempre un’assemblea piena di eletti illegittimi per colpa dello proporzionato premio di maggioranza del Porcellum.
E l’Italicum fa paura perchè legato a una riforma costituzionale che sfigura il Senato e lo riduce a un dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci.

Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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EXPO, L’IRA DEL PAPA SUI COSTI DEL PADIGLIONE VATICANO

Aprile 27th, 2015 Riccardo Fucile

SPESI TRE MILIONI, PIU’ CHE PER I CRISTIANI DELL’IRAQ

L’ira di Papa Francesco per i 3 milioni di euro spesi per il padiglione della Santa Sede all’Expo di Milano.
Secondo quanto rivelano a ilfattoquotidiano.it alcuni stretti collaboratori di Bergoglio, l’inquilino della suite 201 di Casa Santa Marta non ha per nulla gradito che 6 miliardi di vecchie lire siano stati spesi per realizzare “solo trecentosessanta metri quadrati di superficie calpestabile”, come ha sottolineato L’Osservatore Romano, precisando però che si tratta di “investimenti limitati al massimo”.
I 3 milioni di euro sono stati divisi equamente tra il Pontificio Consiglio della Cultura, presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi, la Conferenza episcopale italiana e l’arcidiocesi di Milano.
Per il padiglione della Santa Sede all’Expo la Cei ha contribuito con la stessa cifra che aveva stanziato, nel marzo 2015, per le migliaia di persone degli arcipelaghi di Vanuatu e Tuvalu nell’Oceano Pacifico rimaste senza tetto a causa del ciclone Pam.
Sempre un milione di euro era stato donato dalla Chiesa italiana per contribuire alle attività  di contrasto all’espansione del virus Ebola in Africa, ma anche come prima risposta alle necessità  della popolazione di Genova, duramente colpita dall’alluvione dell’ottobre 2014, e per le comunità  cristiane in Iraq provate dalla violenza persecutoria scatenata dagli estremisti.
Dal canto suo il sottosegretario della Conferenza episcopale italiana, monsignor Domenico Pompili, ha replicato sottolineando che “l’azione ecclesiale contro la fame si esplica anche attraverso e nell’ambito delle 1.148 iniziative anticrisi avviate nelle diocesi italiane”.
A chi gli chiedeva il senso della partecipazione del Vaticano all’Expo, già  segnato dagli scandali, con un Papa come Francesco che auspica “una Chiesa povera e per i poveri”, il cardinale Ravasi ha risposto senza tentennamenti. “La presenza di un padiglione della Santa Sede all’Expo di Milano — ha affermato il porporato — non è certo una novità , giacchè da Pio IX a Benedetto XVI la Santa Sede ha voluto prender parte alle esposizioni internazionali per manifestare l’intenzione della Chiesa di far sentire la sua voce e di offrire la sua testimonianza sui temi delicati e densi di futuro che di volta in volta sono stati proposti dalle esposizioni, soprattutto negli ultimi decenni”.
Nell’agenda del Papa, nonostante i pressanti inviti del cardinale di Milano Angelo Scola a visitare l’Expo, non è mai stata nemmeno ipotizzata una tappa di Bergoglio nell’arcidiocesi ambrosiana durante l’evento.
Francesco ha, però, deciso di utilizzare questa vetrina internazionale, che ha come tema “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita”, per anticipare i contenuti della sua “enciclica verde” che sarà  pubblicata prima dell’estate.
Come già  aveva fatto nell’anteprima dell’Expo, il 7 febbraio 2015, con un videomessaggio, il prossimo 1° maggio Francesco si collegherà  in diretta video alla cerimonia di inaugurazione per “ribadire il coinvolgimento della Chiesa nei confronti dei temi evocati” dall’evento.
Per Bergoglio, infatti, come ha sottolineato al presidente Sergio Mattarella “l’Expo sarà  un’importante occasione in cui verranno presentate le più moderne tecnologie necessarie a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto dell’ambiente. Possa esso contribuire — ha auspicato Francesco — anche ad approfondire la riflessione sulle cause del degrado ambientale, in modo da fornire alle autorità  competenti un quadro di conoscenze ed esperienze indispensabile per adottare decisioni efficaci e preservare la salute del pianeta che Dio ha affidato alla cura del genere umano”.

Francesco Antonio Grana
(da “il Fatto Quotidiano“)

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L’ATTIVISTA DELLA TERRA DEI FUOCHI SI SISTEMA CON CALDORO

Aprile 27th, 2015 Riccardo Fucile

FERRILLO SI GIUSTIFICA: “LISTA DI SCOPO”…. SCONTRO CON I CINQUESTELLE: “DA LORO SILENZIO ASSOLUTO”

Dal Movimento Cinque Stelle al berlusconiano Stefano Caldoro, passando per l’ipotesi, poi tramontata, di correre da solo.
E’ il percorso di Angelo Ferrillo, l’attivista della Terra dei Fuochi capace di portare in piazza un paio di anni fa decine di migliaia di persone contro l’inquinamento tra Napoli e Caserta.
La lista civica “Mai più la Terra dei Fuochi”, fondata dal blogger napoletano dopo la sua espulsione dai pentastellati, sosterrà  il governatore uscente della Campania.
Decisione ufficializzata ieri da Ferrillo in una conferenza congiunta con Caldoro.
“La nostra sarà  una lista di scopo — ha detto Ferrillo — che darà  il suo contributo in termini di proposta sul tema Terra dei Fuochi senza entrare nel merito delle altre questioni politiche. Rispetto al passato, con Caldoro si è fatto abbastanza. Ora vogliamo aiutarlo a proseguire nell’impegno sostenendolo per i prossimi cinque anni con le nostre proposte. Non ci interessano i sindaci sceriffo, nè i governatori sceriffo. Avevamo rivolto un appello ai candidati ma dalla Ciarambino (M5s) è arrivato il silenzio assoluto, e De Luca non ha mostrato particolare interesse, mentre in Caldoro abbiamo trovato piena disponibilità ”.
L’alleanza di Ferrillo con l’uomo di Forza Italia arriva al termine di una vicenda accidentata.
L’attivista voleva candidarsi con il M5S, tentativo già  fatto senza successo alle Europee 2014.
Ma stavolta le cose erano andate bene: 104 preferenze nelle votazioni elettroniche, il tredicesimo posto in classifica, una candidatura al consiglio regionale praticamente sicura.
Gli si sono ritorte contro, però, le presunte critiche lanciate l’anno scorso sulla trasparenza delle consultazioni in rete.
I collaboratori di Grillo lo hanno estromesso con una mail che gli riferiva “alcune segnalazioni pervenute in questi giorni. Se un candidato manifesta pubblicamente come lei ha fatto, di ritenere una ‘truffa’ la procedura di candidatura delle votazioni in cui si candida (e quelle utilizzate in precedenti votazioni) disconosce sostanzialmente la validità  delle procedura e ne turba il regolare svolgimento. Per questo viene sospeso con effetto immediato dal M5S: se pensa che questa decisione sia basata su informazioni non corrette può inviare le sue controdeduzioni entro 10 giorni a questa mail”.
Ferrillo ha inoltrato ricorso e ha cercato invano contatti coi vertici pentastellati.
Vistosi definitivamente escluso, ha fondato un suo movimento e ha ipotizzato di candidarsi in prima persona a governatore.
Un sondaggio di inizio aprile gli attribuiva l’1,5%.
Infine, la scelta di allearsi con Caldoro in nome di alcuni punti programmatici: sentinelle ambientali con poteri di polizia giudiziaria “per procedere agli arresti in flagranza di reato”, una cabina di regia per coordinare tutti gli interventi, fiscalità  di vantaggio in favore di quelle aziende che operano sul territorio spesso alimentando il mercato del sommerso.
Proposte che Caldoro assicura di voler sposare: “Sono condizioni compatibili con la battaglia che ci accingiamo a fare, dove non è necessario condividere tutto. Ferrillo ha il merito, con il suo blog, di essere stato il primo ad esercitare un’azione di vigilanza e denuncia sul tema Terra dei Fuochi rispetto al quale tanta strada è stata fatta, ma altro ancora c’è da fare, anche con il coinvolgimento dei cittadini per un’azione di vigilanza sul territorio”.
L’accordo con la lista di Ferrillo è per Caldoro “il riconoscimento di una credibilità  dell’azione svolta in questi anni che viene da forze estranee al mondo della politica”.
“E coloro che oggi parlano di ecoballe — ha concluso Caldoro — sono le stesse persone che quelle ecoballe le hanno messe, mentre noi le abbiamo in gran parte tolte”.

Vincenzo Iurillo
(da “il Fatto Quotidiano”)

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