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INCOGNITE E RICADUTE DI UN VOTO

Giugno 1st, 2015 Riccardo Fucile

L’OPINIONE DI MASSIMO FRANCO DEL “CORRIERE DELLA SERA”

La diserzione dalle urne era prevista, a conferma che nessun partito sembra ancora in grado di trascinare l’Italia al voto: compreso il Movimento 5 Stelle.
E certamente le elezioni regionali non erano il richiamo più attraente per invertire la tendenza.
Rimane da vedere se da questo nuovo crollo della partecipazione il governo uscirà  più o meno indenne. Il sogno del sei a uno, che ieri notte sembrava a portata di mano, alla fine si è ingarbugliato. È stato sciupato dall’esito in Liguria, a conferma che l’astensionismo e le divisioni fanno saltare qualunque previsione.
È un’ombra, quella ligure, in grado di trasformare il risultato del partito di Matteo Renzi in una nuova guerra di logoramento con la minoranza interna.
Riproporrebbe due fantasmi in un colpo solo: quello di un Movimento 5 Stelle sempre forte e in grado di erodere voti anche a sinistra; e di una lista degli avversari renziani del Pd determinati a dimostrare che non è sempre un vincente.
Per quanto locali, le elezioni di ieri dovevano consentire al premier di puntellarsi e di brandire il risultato come una clava da usare contro quanti hanno scommesso su un risultato ambiguo.
Il partito di Renzi ha fatto e disfatto la campagna elettorale.
Ed è al suo interno, dunque, che bisogna aspettarsi contraccolpi: anche perchè il suo calo rispetto alle europee del 2014 è vistoso.
Il prezzo pagato è stato di immagine, di tensioni. Ma anche di voti. Ha pesato un sabotaggio elettorale, a volte larvato, altre esplicito. Ed è difficile pensare che quanto è accaduto rimarrà  senza conseguenze traumatiche: soprattutto per il voto ligure.
Era previsto anche il ridimensionamento non solo del centrodestra ma di Forza Italia. E l’impressione è che il grande serbatoio delle astensioni contenga anche la frustrazione e il disorientamento dell’elettorato di Silvio Berlusconi.
La sua crisi ha portato con sè quella della coalizione che fino a quattro anni fa dominava l’Italia.
Il successo scontato in Veneto non smentisce questa analisi. Anzi, essendo un trionfo trainato dovunque da una Lega in ascesa, drammatizza la competizione per la guida di uno schieramento tutto da reinventare.
Eppure, aritmeticamente FI più Lega rimangono l’alternativa al blocco renziano.
Il risultato in Liguria e in Umbria ridanno ossigeno all’idea che un centrodestra unito dia filo da torcere alla strategia del premier.
Ma questo non può cancellare l’aspetto più eclatante delle regionali: quasi metà  dell’elettorato non è andato a votare.
Significa che tutti i partiti sono immersi nella crisi. M5S e Lega la riflettono crescendo, eppure nemmeno loro sono in grado di risolverla.
Gli altri debbono chiedersi come possono fermare una deriva che radicalizza l’Italia.
E rischia di rallentare la corsa del governo e delle riforme.

Massimo Franco
(da il Corriere della Sera“)

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È 5 A 2 MA IL PD FRANA, LA CORSA DI RENZI SI INCEPPA

Giugno 1st, 2015 Riccardo Fucile

L’OPINIONE DE “IL MANIFESTO”

All’una e qua ­ranta di notte Lorenzo Gue ­rini arriva nel salone della dire ­zione del Pd. L’uomo a cui Renzi ha dele ­gato la gestione degli affari interni del par ­tito e che ora deve accol ­larsi troppe respon ­sa ­bi ­lità , alcune sue molte altre no, ha una cosa da dire. Mezz’ora prima davanti ai gior ­na ­li ­sti si era pre ­sen ­tato il pre ­si ­dente del Pd Mat ­teo Orfini ad ammet ­tere che la sfida è più com ­pli ­cata del pre ­vi ­sto ma in ogni caso «non ci saranno con ­se ­guenze sul governo».
La fac ­cia pal ­lida e la cami ­cia stro ­pic ­ciata del pre ­si ­dente non con ­vin ­cono nes ­suno.
Ora però, all’una e qua ­ranta della notte più lunga del Pd, qual ­cosa è cam ­biato. Alle prime pro ­ie ­zioni l’Umbria, l’operosa Umbria rossa, è tor ­nata al cen ­tro ­si ­ni ­stra.
Nel cata ­cli ­sma gene ­rale, nell’impazzimento totale delle cifre, almeno una cosa è tor ­nata al suo posto.
E final ­mente al piano di sotto, dove Renzi è chiuso con i suoi, uno strac ­cio di idea di comu ­ni ­ca ­zione è venuta: «Se fos ­sero con ­fer ­mate le ten ­denze che stanno emer ­gendo nel dibat ­tito tv, il 5 a 2 sarebbe un impor ­tante risul ­tato per il Pd», dice Gue ­rini, «signi ­fi ­che ­rebbe che rispetto al pas ­sato oggi, nelle regioni che sono andate al voto da quando è in campo la segre ­te ­ria Renzi, avremmo 10 gover ­na ­tori di cen ­tro ­si ­ni ­stra e solo due di cen ­tro ­de ­stra».
Il ten ­ta ­tivo di spin è dispe ­rato, ma anche la situa ­zione lo è.
Come la foto che il capo della comu ­ni ­ca ­zione del Pd Filippo Sensi, il grande regi ­sta di tutte le ‘spin ­nate’ del pre ­si ­dente, twitta su Insta ­gram: ci sono Renzi e Orfini che gio ­cano alla play ­sta ­tion men ­tre aspet ­tano i dati delle regioni.
Vor ­rebbe dire: calma ragazzi, va tutto bene. E invece è l’immagine di un segre ­ta ­rio del par ­tito che in fondo se ne frega. Fa un’impressione brutta, molto brutta.
Il fatto è che al Naza ­reno, dove pure negli ultimi giorni si era inte ­rec ­cet ­tata l’ariaccia che arri ­vava dalle regioni, i dati reali hanno tra ­dito le peg ­giori cas ­san ­dre: a quell’ora la ligure Paita ha perso defi ­ni ­ti ­va ­mente con ­tro Toti, che in tv mostra lui stesso una fac ­cia incre ­dula per una vit ­to ­ria alla quale mai avrebbe pen ­sato; la veneta lady ­like Ales ­san ­dra Moretti — scon ­fitta annun ­ciata — è andata par ­ti ­co ­lar ­mente male ed ha per ­sino ha preso molti meno voti di Bor ­to ­lussi, l’oscuro can ­di ­dato del 2005; l’Umbria ha rischiato di essere espu ­gnata dal cen ­tro ­de ­stra; e la vit ­to ­ria sma ­gliante di Vin ­cenzo De Luca, con lo svuo ­ta ­mento della lista del Pd e l’affermazione per ­so ­nale del sin ­daco, con ­se ­gna a Renzi più pro ­blemi che sod ­di ­sfa ­zioni, nean ­che quella di pren ­der ­sela con la pre ­si ­dente della com ­mi ­sione anti ­ma ­fia Rosy Bindi.
E su tutte le cat ­tive noti ­zie cam ­peg ­gia la peg ­giore: l’affluenza al voto che acciuffa a stento il 52 per cento. Quasi un cit ­ta ­dino su due di quelli che dove ­vano votare non l’hanno fatto, espri ­mento il più espli ­cito, inap ­pel ­la ­bile, voto di sfi ­du ­cia verso i governi regio ­nali e soprat ­tutto quello nazionale.
La verità  al Naza ­reno è chiara, ed è impie ­to ­sa ­mente illu ­mi ­nata dalla luna piena che splende sopra il ter ­razzo della bella sede: il momento è arri ­vato, siamo alla prima scon ­fitta di Renzi dall’inizio di quella che fin qui sem ­brava la sua irre ­si ­sti ­bile ascesa. I con ­trac ­colpi del risve ­glio saranno su tutti i fronti.
Quello interno del par ­tito, quello del governo.
Inu ­til ­mente il pre ­si ­dente del con ­si ­glio negli ultimi giorni, fiu ­tando l’aria, ha pro ­vato a far pas ­sare l’idea che il voto delle regio ­nali «non sono un test su di me».
Il voto è un test di salute del par ­tito, e della popo ­la ­rità  di Renzi nel par ­tito. L’esito è: feb ­bre alta, altis ­sima.
Renzi è pesto, il suo par ­tito da un anno lasciato alla deriva, è pestis ­simo. Nella notte i dati con ­ti ­nuano ad arri ­vare nella stanza di Renzi, come un bol ­let ­tino di guerra.
Ma già  dall’una e qua ­ranta Mat ­teo Renzi non è più il pre ­mier del 41 per cento.
E il pre ­mier del 5 a 2 non è un pre ­mier così forte come era parso fino a ieri.

(da “il Manifesto”)

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LA LEZIONE CHE ARRIVA DALLE URNE

Giugno 1st, 2015 Riccardo Fucile

L’OPINIONE DI ANDREA SARUBBI DE “IL PICCOLO”

Sarebbe frettoloso giudicare la tenuta di una maggioranza e la forza delle opposizioni sui risultati di ieri: ci si può limitare soltanto a qualche spunto, per un paio di motivi. Il primo è che il voto alle Regionali è forse quello in cui l’opinione pesa di meno: capita spesso che siano i candidati nelle varie liste a trainare il consenso per i partiti e non viceversa.
Il secondo è che, comunque, si votava soltanto in un pezzo d’Italia: tolte alcune sfide segnate (Toscana e Veneto su tutte), il vero dubbio era capire se ci sarebbero state grandi sorprese rispetto alle previsioni.
La risposta è nì: Renzi non può stappare champagne, ma probabilmente già  lo immaginava.
Da un lato, si conferma che il risultato delle Europee 2014 fa storia a parte: sull’onda della speranza lanciata dall’homo novus, il Pd toccò una percentuale che ora vede con il binocolo, perchè un anno abbondante di governo logora e perchè nel frattempo il Centrosinistra ha ricominciato a dividersi come è nel suo dna.
Si torna dunque a un’Italia divisa in tre o quattro tronconi, in cui la maggioranza non è altro che la più forte delle minoranze: quando riesce a governare, dunque, è grazie al premio, perchè con un proporzionale non ce la farebbe mai.
Da questo punto di vista, sarà  curioso vedere alla prova il nuovo sistema elettorale e capire chi, nel ballottaggio dell’Italicum, potrebbe oggi sfidare l’attuale presidente del Consiglio: Centrodestra e Cinquestelle, infatti, sembrano piuttosto vicini.
Ma non è un dominio assoluto, come dimostrano i voti in Veneto, in Liguria e gli equilibri nella stessa Umbria, che tutti davano per scontata forse con troppo anticipo.
Il Veneto avrebbe potuto anche essere la cartina di tornasole del nuovo partito della nazione, ma non lo è stato: chi voleva capire se, in una terra tradizionalmente moderata, l’offerta politica renziana fosse in grado o meno di infastidire il Centrodestra ha visto il leghista Zaia passeggiare comodamente verso il bis, nonostante la scissione di Tosi, senza che un solo sondaggio in tutta la campagna elettorale desse mai il Centrosinistra in corsa.
La Liguria a Toti è poi la conferma di quanto l’ala sinistra del Centrosinistra non sia magari in grado di vincere le elezioni, ma riesca — se vuole — a farle perdere ai suoi ex compagni.
A Genova, dove Raffaella Paita non era andata bene alle primarie, hanno votato; alla Spezia, dove la candidata di Renzi è di casa, si sono astenuti in parecchi.
Altri ancora hanno appoggiato Pastorino, se non direttamente (nel segreto dell’urna) Toti: tutto pur di dare un segnale al segretario del Partito democratico, facendogli capire che l’uomo solo al comando non può andare lontano.
Ma la Liguria è stato anche l’unico caso in cui si è visto uno scontro determinante a sinistra, reso possibile da un candidato ufficiale del Pd abbastanza debole: in Campania, invece, la cosiddetta sinistra radicale ha fatto il solletico a De Luca (su cui si riaprirà  ora il tira e molla giudiziario), la cui popolarità  è stata più forte dei tentativi di metterla in discussione.
Per il resto, al netto dell’astensionismo molto alto, alcune considerazioni sparse.
La prima è che i Cinquestelle esistono anche se non fanno nulla: pur non segnalandosi in Parlamento per iniziative particolarmente meritorie, nè avendo lasciato un grosso segno nella politica nazionale, sono sempre lì, e vanno forte anche stando fermi.
La seconda è che il Centrodestra non è morto, anche se non gode di ottima salute: vince dove ha buoni candidati o dove il Centrosinistra si divide, e l’unico lusso che non può permettersi in questo momento è di dividersi anche lui.
La Lega ha superato Forza Italia in varie circostanze, gli stessi fittiani hanno segnato un buon risultato in Puglia; nessuno, però, può farcela da solo: se Salvini, Berlusconi e dissidenti vari prendono strade diverse, infatti, vanno tutti a sbattere.

Andrea Sarubbi
(da “Il Piccolo”)

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FORSE FINISCE 5 A 2: VENETO E LIGURIA AL CENTRODESTRA, UMBRIA RESTA ALLA SINISTRA, DE LUCA IN TESTA IN CAMPANIA MA NON C’E’ ANCORA CERTEZZA

Giugno 1st, 2015 Riccardo Fucile

VINCE L’ASTENSIONISMO A SINISTRA: RENZI FA PERDERE LA LIGURIA AL PD E PERDE CONSENSI OVUNQUE… FORZA ITALIA CEDE   CONSENSI A SALVINI… I CINQUESTELLE RISORGONO MA NON SFONDANO

Ulteriore aggiornamento exit poll a cura Piepoli (con copertura del 50% del campione)

CAMPANIA
De Luca     39,8%
Caldoro       37,1 %
Ciarambino     19,4%

LIGURIA
Toti   33,9 %
Paita   29 %
Salvatore   25,1%
Pastorino   9,6%

UMBRIA
Marini   41,6%
Ricci   38,4%
Liberati     16,3%

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ULTIMO EXIT POLL RAI PIEPOLI: CONFERMA TOTI, UMBRIA TORNA AL PD, CALDORO SI AVVICINA A DE LUCA

Giugno 1st, 2015 Riccardo Fucile

AMPIA VITTORIA DI ZAIA, EMILIANO, CERISCIOLI E ROSSI

Altro aggiornamento exit poll a cura Piepoli

CAMPANIA
De Luca     39,9%   %
Caldoro       37,3 %
Ciarambino     19,2%

LIGURIA
Toti   35,3 %
Paita   30,9 %
Salvatore   22,6%
Pastorino   9,6%

VENETO
Zaia   47,2
Moretti     22,8%
Tosi       13,3

PUGLIA
Emiliano     44,7%%
Laricchia       21,3%
Schittulli       18,7%
Poli Bortone   12,7%

MARCHE
Ceriscioli     39 %
Maggi       23,5%
Acquaroli     19,3%
Spacca       13,8%

UMBRIA
Marini   40,2%
Ricci   39,7%
Liberati     16,3%

MARCHE
Ceriscioli     39 %
Maggi       24,8%
Acquaroli     16 %
Spacca       15 %

TOSCANA
Rossi 45%
Borghi 21,5%
Giannarelli 15,3%

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AGGIORNAMENTO EXIT POLL RAI PIEPOLI: TOTI STACCA PAITA, DE LUCA AVANTI DI 4 PUNTI IN CAMPANIA, UMBRIA IN BILICO

Giugno 1st, 2015 Riccardo Fucile

SCHITTULLI STACCA LA POLI BORTONE IN PUGLIA…AVANTI ZAIA, EMILIANO, CERISCIOLI

Ecco l’ultimo aggiornamento exit poll trasmessi alla Rai durante la diretta di Bruno Vespa a cura Piepoli

CAMPANIA
De Luca     40,1   %
Caldoro       35,8 %
Ciarambino     20,4

LIGURIA
Toti   33,9 %
Paita   30,3 %
Salvatore   21,9   %
Pastorino   9,6%

VENETO
Zaia   47%
Moretti     226 %
Tosi       13,3

PUGLIA
Emiliano     44 %
Laricchia       21%
Schittulli       20,2%
Poli Bortone   12,7%

MARCHE
Ceriscioli     39 %
Maggi       23%
Acquaroli     18,7%
Spacca       13,8%

UMBRIA
Ricci   40.5%
Marini   40,5 %
Liberati     14,8%

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PROIEZIONE PIEPOLI PARTITI: RENZI HA UCCISO IL PD, DAL 41,5% AL 22,6%

Giugno 1st, 2015 Riccardo Fucile

TIENE IL M5S AL 19,6%, LEGA AL 12,9% SUPERA FORZA ITALIA AL 10,3%, FDI AL 3,9%

Secondo la proiezione di Piepoli per Porta a Porta, nelle sette regioni in cui si è votato, questa sarebbe la media dei voti ai partiti (al netto delle liste di appoggio al presidente)
.
PD 22,6% (alle Europee aveva il 41,5%)

M5S 19,6% (aveva il 21,5%)

Lega 12,9%   (aveva il 6,3%)

Forza Italia 10,3 (aveva il 17,4%)

Fdi   3,9%   (aveva il 3,8%)

Area popolare 3,5%

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