Giugno 11th, 2015 Riccardo Fucile
TRA GLI ATTACCATI ALLA POLTRONA ANCHE LA RUSSA, CICCHITTO, PRESTIGIACOMO, CASINI, BINDI E MATTEOLI
28 anni fa entrava per la prima volta in Parlamento, varcando la porta d’ingresso di Palazzo
Madama.
Correva l’anno 1987 quando Umberto Bossi venne soprannominato “Senatùr”.
Da allora la sua carriera parlamentare è proseguita senza intoppi. Sono 24 anni e 59 giorni che il fondatore della Lega Nord siede tra Palazzo Madama e Montecitorio, guidando la classifica degli attuali deputati con maggior anni di incarichi parlamentari alle spalle.
Il vento della rottamazione soffia sulla politica, ma non tutti ne sono stati investiti. OpenPolis tiene continuamente aggiornata la classifica dei 50 parlamentari che più degli altri hanno consumato le suole delle scarpe nel tratto che va da Piazza Montecitorio a Corso Rinascimento.
Tra i deputati di oggi, i primi otto sono tutti di area centrodestra.
I deputati.
Dietro Umberto Bossi c’è un ex aequo: si tratta di Elio Vito, ex radicale ma convertitosi alla rivoluzione liberale di Silvio Berlusconi nel 1994 e da allora sempre fedele a Forza Italia/Popolo della Libertà .
E di Ignazio La Russa, partito dal Movimento Sociale per poi partecipare alla “svolta di Fiuggi” e aderire ad Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, fino alla sua adesione prima al Pdl e poi a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni: entrambi hanno una poltrona in Parlamento da ben 23 anni e 46 giorni.
A seguire c’è Fabrizio Cicchitto, parlamentare del Nuovo Centrodestra e presidente della Commissione Affari Esteri della Camera, da 23 anni e 7 giorni in Aula; Rocco Crimi di Forza Italia da 21 anni e 55 giorni. Stefania Prestigiacomo ha invece collezionato 21 anni e 55 giorni.
Prima deputata di sinistra a figurare nella classifica c’è Rosy Bindi, con i suoi 21 anni e 55 giorni da parlamentare.
I senatori.
Ma c’è un nome, forse meno noto rispetto ai soliti volti che compaiono nei pastoni televisivi, che scala tutte le classifiche: è Francesco Colucci di Alleanza Popolare (Ncd-Ucd), che tocca la punta di 36 anni in Parlamento (per la precisione 35 anni e 334 giorni). È entrato per la prima volta in Parlamento, come deputato socialista, il 25 maggio 1972. Ha successivamente ricoperto anche incarichi governativi: dal 1980 al 1982, per esempio, è stato sottosegretario alle Finanze.
Oggi fa parte del gruppo Ap di Palazzo Madama, con il 60 per cento di presenze in Aula e un indice di produttività parlamentare, calcolato secondo i criteri OpenPolis, che lo colloca al 290° posto su 315 senatori.
Dietro di lui Pierferdinando Casini, oggi presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, in Parlamento da 31 anni e 332 giorni.
Come lui, Altero Matteoli, di Forza Italia.
Primo esponente del Partito Democratico a comparire nella graduatoria è Anna Finocchiaro, in Aula da 27 anni e 342 giorni.
(da “Huffingtonpost“)
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Giugno 11th, 2015 Riccardo Fucile
LISA MARZOLI HA PORTATO AL SUCCESSO “CRONACHE ANIMALI”… ORA VIENE CACCIATA PER FAR SPAZIO NEL PROGRAMMA A PRODOTTI GRIFFATI, INCOMPATIBILI CON LA PRESENZA DI UN GIORNALISTA
In televisione tutto è possibile. Anche l’incredibile.
Come dimostra una storiaccia che ha per protagonisti Raidue, il programma “Cronache animali” e la conduttrice Lisa Marzoli, giornalista prestata a costo zero dal Tg2.
La trasmissione, trasmessa nei fine settimana invernali, affronta i temi legati agli animali senza eccessi di retorica: al contrario, fornisce dati e informazioni efficaci. Così, week-end dopo week-end, conquista share e credibilità : tant’è che Raidue decide di riproporre il programma, dal lunedì al venerdì, nel corso dell’estate 2015.
Peccato solo che la conduttrice Marzoli non abbia voglia di festeggiare l’evento.
Le è stato infatti comunicato che, dalla prossima stagione, verranno inseriti prodotti griffati nel programma.
Dettaglio tutt’altro che secondario, visto che rende incompatibile la sua presenza in quanto giornalista, che per regolamento non può avere nulla a che fare con la pubblicità .
Risultato: a fine estate, Marzoli non condurrà più il suo “Cronache animali”, tornerà al Tg2, e verrà sostituita dall’incolpevole Massimiliano Ossini.
Perchè, come si diceva in partenza, tutto è possibile: ma preferibilmente il peggio.
Riccardo Bocca
(da “L’Espresso”)
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Giugno 11th, 2015 Riccardo Fucile
GLI INVESTIMENTI DI UN’AZIENDA E LA TRIANGOLAZIONE COMUNE-COOP
Trasformato in appestato un minuto dopo essere stato arrestato, al punto da affiorare con fatica
nei ricordi di chi pure gli dava del tu, Salvatori Buzzi, in realtà , dell’amministrazione capitolina è stato non un interlocutore, ma un ingranaggio cruciale.
Con la giunta Alemanno, prima. Con quella Marino, poi.
E, del resto,con quale facilità avesse accesso al gabinetto di Ignazio Marino, come ai vertici del partito a Roma, lo documentano le intercettazioni del Ros un mese e mezzo prima del ciclone “Mafia Capitale”
“DIECI MILIONI”
In quei giorni, la Leroy Merlin, azienda francese della grande distribuzione specializzata in prodotti per la casa, riprendendo il filo di un negoziato avviato con la precedente giunta di centro-destra, manifesta all’amministrazione capitolina la disponibilità a realizzare un grande punto vendita su terreni concessi dal Comune di Roma nella zona di Ciampino, a ridosso del campo nomadi “La Barbuta” (villaggio “residenziale”, si fa per dire, ridotto a discarica umana per il quale il tribunale di Roma ha condannato il Campidoglio per «condotta discriminatoria»).
E’ un investimento che promette indotto e occupazione, in cambio del quale, l’azienda francese, oltre ai terreni, chiede una riqualificazione dell’area per la quale è disposta a investire ulteriori 10 milioni di euro che il Comune deve vincolare a investimenti nel sociale.
E’ un piatto che eccita l’appetito di Buzzi. «10 milioni, hai capito? — dice a uno dei suoi soci, Sandro Coltellacci — 10 milioni sul sociale. Sui nomadi, o sugli immigrati, o sugli asili nido o su quel cazzo che vuoi tu. Sono disposti a fare un Associazione temporanea di imprese. Leroy Merlin, costruttori e noi, che gestiremmo la quota dei 10 milioni».
Buzzi prepara dunque un “progetto” che consegna al segretario del Pd romano Lionello Cosentino, durante un incontro il 13 settembre.
«Chi è l’assessore che si deve muovere per primo?», chiede Cosentino. «Dovrebbe essere Masini (Paolo, con delega alle periferie- ndr) insieme alla Cutini (Rita, Politiche sociali- ndr)», spiega Buzzi. Cosentino: «Interesso Marino. Gli do un input e ti faccio sapere».
“LA SEGUE MARINO”
Il 22 settembre, alle 12.48, squilla il cellulare di Buzzi. Lo cerca Silvia Decina, capo della segreteria di Ignazio Marino. I due si danno del “tu”.
Decina: «Ciao Salvatore, sono Silvia Decina, il capo della segreteria di Ignazio Marino».
Buzzi: «Buongiorno Silvia».
Decina: «Ti volevo dire che Lionello mi ha dato la documentazione per Ignazio sulla Leroy Merlin. Adesso Ignazio l’ha vista e sta facendo convocare una riunione di staff».
Buzzi: «Gli è piaciuta al Sindaco? ».
Decina: «Moltissimo. Tanto, ma proprio tanto. Però ha chiesto che la seguissimo noi qui direttamente dal Gabinetto, perchè se inizia a passare per tutti gli assessorati non ne usciamo vivi con questo».
Entusiasta, Buzzi informerà Massimo Carminati. Che gli suggerisce il “pacco” da rifilare a Leroy Merlin e Comune una volta entrati nel progetto del centro commerciale: «Tu apri un finto cantiere. Poi, una volta che te portano via tutto, gli dici: “Mo io qui che faccio? Non posso lavora’. Quindi, dammi un altro posto”». Insomma, acquisire la licenza di costruire a Ciampino, al ridosso del campo nomadi, per poi scegliersi il posto in cui realizzare davvero le cubature previste dal progetto.
INTERROGATO VENAFRO
Anche la Regione era una tappa della scalata di Buzzi. La leva era Gramazio capo dell’opposizione e l’anello su cui battere era stato individuato in Maurizio Venafro (capo di Gabinetto di Zingaretti fino al 24 marzo, quando riceve un avviso di garanzia). Ieri Venafro è stato interrogato dai pm sul perchè nominò Angelo Scozzafava (sodale di Buzzi) nella commissione per il Cup.
Verbale secretato. Il 19 marzo Venafro disse ai pm: «Scozzafava me lo segnalò Gramazio. Volevamo assicurare trasparenza delle gare coinvolgendo le opposizioni».
Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi
(da “La Repubblica”)
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Giugno 11th, 2015 Riccardo Fucile
IL CANDIDATO GRILLINO INCASSA L’ENDORSEMENT DEL CENTRODESTRA LOCALE
Da Nord a Sud, aumentano i casi di apparentamenti tra candidati grillini e centrodestra.
Dopo la cittadina in provincia di Bolzano, anche in Sicilia spunta un «abbraccio politico» tra Movimento 5 Stelle e Nuovo Centro Destra.
Succede a Gela in provincia di Caltanissetta, cittadina di nascita e roccaforte del Presidente della regione Rosario Crocetta.
Al ballottaggio del 14 giugno per eleggere il sindaco si fronteggeranno il primo cittadino uscente Angelo Fasulo, sostenuto dal Partito Democratico e dal Megafono (il movimento del governatore Crocetta) e il candidato grillino Domenico Messinese.
A sorpresa, però, a inseguire è il candidato del Pd, secondo con il 23,7% contro il 24,2% dei 5 Stelle.
I grillini puntano a conquistare la guida della città simbolo dell’ascesa di Crocetta, in cui una eventuale vittoria avrebbe una portata politica rilevante, assestando un duro colpo al governo dell’isola.
Per questo lo «sgambetto» al candidato del Pd è stato architettato assieme alla compagine di centrodestra.
L’alleanza se non formale almeno sostanziale tra il candidato 5 Stelle Domenico Messinese e il terzo classificato con il 21,7% Lucio Greco – sostenuto da liste civiche di centrodestra e da una larga frangia di fuoriusciti da Forza Italia – è stata sancita da un abbraccio tra i due durante un comizio in piazza.
Greco, infatti, ha chiamato a raccolta i suoi sostenitori al primo turno per ringraziarli e all’evento è poi arrivato anche Messinese, che ha incassato l’endorsement.
L’aperta discesa in campo del centrodestra a sostegno dello sfidante grillino minaccia davvero di rendere una missione quasi impossibile la rimonta del sindaco uscente del Pd.
Il mezzo endorsement a Enna
Dalla costa all’entroterra siciliano, invece, la partita si gioca a ruoli invertiti.
Anche a Enna, infatti, il 14 giugno si voterà a uno strano ballottaggio tra il candidato democratico Vladimiro Crisafulli (41,8%) e Antonello Di Pietro (24,1%), ex senatore Pd sceso in campo senza l’appoggio del suo ormai ex partito ma con due liste in cui convergono Nuovo Centro Destra e Udc.
A Enna i grillini hanno ottenuto un buon terzo posto con il 17,1% delle preferenze, tesoretto di voti fondamentale per entrambi i candidati ma che anche qui sembra indirizzato a convergere sul candidato di centrodestra.
Il candidato grillino Davide Solfato, infatti, ha detto pubblicamente che non sosterrà mai Crisafulli, simbolo della vecchia politica siciliana.
Sulla pagina Facebook dei 5 Stelle locali, invece, è comparso un post in cui si spiega che il Movimento lascia liberi di scegliere i propri elettori, ma «al contempo invitandoli a valutare la moralità dei candidati sindaci nonchè la convergenza con il nostro programma, che in diversi punti si avvicina a quello del candidato» Antonello Di Pietro.
Un mezzo endorsement, che però rischia di far perdere anche questo comune al Partito Democratico, indebolendo la leadership di Crocetta.
Giulia Merlo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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