Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile
DA CULLA DEL DIRITTO A PSEUDO CIVILTA’ SENZA REGOLE
Esistono drammi che, al di là delle news, sembrano essere quasi impercettibili, come se
fossero “giusto” delle “notizie” variamente diffuse in rete o diversamente riprese e riproposte dai media.
In effetti, in un Paese di “Santi e di Poeti” le sole parole, soprattutto quando si fa fatica a sentirle, il più delle volte, proprio non bastano.
Poi, però, accade che il fotografo di turno faccia così “l’irriverente” da far girare in rete foto che bloccano il pensiero, rallentano il respiro, schiacciano le coscienze. E allora ecco che esplodono per intero tutte le contraddizioni possibili, i sentimenti contrapposti e finanche l’idiozia del meno peggio.
Una sorta di “commedia dell’arte”, col chiaro-scuro della profonda tristezza sostanziale e della devastante sintesi “d’occorrenza”: quella di una società troppo ciarliera, troppo “leggera”, troppo distratta, sempre pronta a cogliere “al volo l’occasione” per consumare propagande, anche quando non sarebbe proprio il caso. Una civiltà ripiegata su se stessa. Incapace di riflettere e di proporre. Erede illegittima del “proprio tempo”, quel “tempo” che non riesce nemmeno più “a cogliere”.
Il classico gioco delle tre carte, insomma. Solo che stavolta, “i colori e le figure”, non sono dati da bei disegni stilizzati, ma da corpicini inermi, da scene di dolore profondo, da storie vissute “ed andate”. Da “esistenze” che non avranno più nessuna occasione di vivere o raccontare altro.
Nel marasma della “piazza” un dato emerge con grande crudezza, insomma. Già , perchè se nemmeno l’evidenza del dramma riesce ad unirci, almeno nel propugnare la necessità che si intervenga con strumenti idonei ed adeguati, e allora vuol dire che davvero “siamo alla frutta”, come Popolo, come Paese e come civiltà !
Un tempo siamo stati la “culla del diritto”; il “Roma caput mundi”; il Paese dell’Umanesimo “illuminato”; la “terra della Santa Sede”.
Oggi, invece, sembriamo soltanto l’immagine sbiadita di una pseudo-civiltà che non ha proprio più, nè “sapore”, nè colore, nè “sostanza”.
E allora, per una volta, nell’orda dei “barbari inconcludenti, sordi e ciechi”, ho deciso di tenermi stretto il mio orgoglio da Napoletano: quello che non specula sulle differenze e sulle diversità .
Quell’orgoglio illuminato che, anche nel dolore, anche nella sofferenza, anche in “quel vivi giorno per giorno”, vede nell’altro un uomo da rispettare, e indipendentemente dal sesso, dal colore della pelle o dal proprio credo.
In tutte le cose, il problema riposa, tutto, sempre e soltanto nelle regole. Si dovrebbe lavorare su quelle. Solo che anche “questo lavoro” richiede “un minimo di spessore”…
Ma tant’è… «Chist’e’ ‘o Paese do’ sole. Chist’e’ ‘o Paese do’ mare. Chist’e’ ‘o Paese addo’ tutt’e parole, so’ ddoce ‘o so’ amare, ma so’ sempre parole d’ammore…» Sono i versi di un canto antico. Il ritmo incessante di un Popolo che la sofferenza la conosce bene, ma che ha pregnante contezza anche dell’amor proprio, della passione sincera e di quella spinta cosmopolita che gli ha permesso di essere la “scintilla del mondo”.
Davvero… Dopo quello che ho letto in questi giorni, più che Italiano, mi sento solo Napoletano.
Pronto a dare fastidio. Il solito scugnizzo. Uno scugnizzo dalle braccia aperte e dal cuore grande, sospinto dal cuore pulsante della “sua terra”. Quel battito incessante ricco di umanesimo liberale.
Quel battito che non ha mai smesso di scandire il tempo e gli eventi, anche quando i fumi della lava l’hanno ricoperta. Anche al di là degli spari della Camorra.
Anche là dove “gli altri”, si sarebbero soltanto arresi…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile
STESSA SORTE TOCCATA ANCHE AL FRATELLINO GALIP… IL CANADA AVEVA RIFIUTATO LA RICHIESTA DI ASILO NONOSTANTE UNA ZIA FOSSE RESIDENTE AD OTTAWA
La foto del suo corpicino compare sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo, ma soltanto ora è possibile conoscere il nome del bimbo che le onde hanno trasportato sulla spiaggia di Budrum, in Turchia.
Si chiamava Aylan Kurdi, aveva 3 anni, e nei social appare sorridente insieme al fratellino Galip, 5 anni, annegato anche lui durante il naufragio dell’imbarcazione che doveva portare la loro famiglia originaria di Kobane a Kos, l’isola greca dove migliaia di profughi dalla Siria sbarcano in queste settimane con la speranza di raggiungere il Nord Europa.
Anche la mamma Rihan, 35 anni, è stata risucchiata dal mare mentre il padre è sopravvissuto.
Aylan si era imbarcato mercoledì. Non è chiaro cosa sia successo alla barchetta, 12 persone sono morte annegate mentre si trovavano ancora a pochi passi dalla costa turca.
Il corpo del piccolo è finito sulla battigia, lambito dal mare, finchè un poliziotto turco non lo ha raccolto con delicatezza e lo ha sottratto ai fotografi e alle telecamere dei telefonini che hanno filmato la scena.
Nel naufragio sono morti altri tre bambini.
La famiglia di Aylan era di origini curde. A Kobane, la città strappata all’Isis proprio dall’esercito curdo, la paura e la miseria sono gli ingredienti predominanti della vita quotidiana.
Per questo motivo i genitori di Aylan avevano deciso di fuggire, il progetto era quello di raggiungere un posto sicuro dopo che il Canada aveva rifiutato loro la domanda di asilo. Quel tratto di mare tra Bodrum e Kos ha distrutto per sempre quella speranza.
Ora la zia di Aylan e Galip, residente in Canada, ha fatto sapere all’Ottawa Citizen che la famiglia Kurdi non è stata registrata come richiedente asilo nemmeno dalle Nazioni Unite presenti nei campi profughi, mentre il governo turco non ha voluto rilasciare un visto di uscita dal Paese.
“Stavo cercando di fare loro da garante, e per questo amici e vicini di casa mi stavano aiutando con il deposito in banca, ma non siamo riusciti a farli venire qui”, ha detto Teema Kurdi. “Ecco perchè hanno preso una barca”.
Il padre Abdullah ha chiamato la famiglia a Kobane per dare la terribile notizia.
Ora desidera tornare a casa, seppellire i figli e la moglie, e poi morire.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile
AZZOLLINI SI E’ SALVATO, TREMONTI E’ PROBABILE E SU BILARDI C’E’ MELINA
Azzollini si è salvato, Tremonti probabilmente, Bilardi chissà . 
Semplificando un po’, si potrebbe dire che l’amnistia proposta dal Papa i parlamentari se la stiano facendo da soli, senza bisogno di ispirazioni celesti.
A fine luglio il Senato aveva salvato l’onorevole del Nuovo Centro Destra Antonio Azzollini, coinvolto nell’inchiesta sul crac della casa della Divina Provvidenza di Bisceglie.
Grazie al soccorso degli alleati di governo del Pd, il Senato ha risparmiato il carcere all’ex presidente di commissione, respingendo la richiesta dalla magistratura e ignorando il parere positivo dalla giunta delle immunità di Palazzo Madama.
Anche l’exministro dell’Economia Giulio Tremonti sembra sul punto di tirare il proverbiale sospiro di sollievo.
Su di lui pesa un’inchiesta su una presunta tangente da 2,6 milioni di euro che gli sarebbe stata versata per convincerlo a dare il suo assenso a un’operazione di Finmeccanica, che si è rivelata poi disastrosa per i conti pubblici: l’acquisizione della società americana Drs.
La procura di Milano ha accusato Tremonti di corruzione.La palla sarebbe dovuta passare al Tribunale dei ministri, non prima però dell’autorizzazione della giunta del Senato. La quale non ha ritenuto che l’eventuale reato compiuto da Tremonti fosse stato commesso nello svolgimento della sua funzione, bensì prima della sua nomina.
E quindi, secondo il voto unanime dei colleghi senatori, il giudizio su Tremonti non spetta al Tribunale dei ministri ma alla giustizia ordinaria.
Non c’è malizia, nè spirito di Casta, stavolta.
Ma il risultato—come scrive Repubblica — è che l’intervento della giunta ha fatto venire meno la condizione di procedibilità .
In sostanza, adesso, la procura di Milano è bloccata e si galoppa verso la prescrizione, che scatta ad agosto 2016.
La settimana prossima tocca a Giovanni Bilardi.
Ancora un senatore, ancora di Ncd, ancora una richiesta di arresto. Per il Pd, dopo la figuraccia su Azzollini, si ricomincia da capo. Bilardi è indagato nell’inchiesta sulle spese pazze della Regione Calabria, di cui era consigliere prima dell’approdo in Parlamento.
La sua situazione è particolarmente delicata: ha subito il sequestro di 357mila euro e gli sono state attribuite, nel corso degli interrogatori, “innumerevoli dichiarazioni mendaci, nel goffo tentativo di giustificare le proprie condotte illecite”.
Tra sette giorni la giunta delle immunità si esprime sul suo destino.
Mercoledì 9 settembre dovrebbe essere la volta buona per il voto sulla sua richiesta d’arresto ai domiciliari, a meno di ulteriori, clamorose meline: la decisione sull’alfaniano infatti è stata rinviata già due volte.
La prima, il 15 luglio. Provvidenziale l’intervento del collega del Pd Giorgio Pagliari, che ha proposto di interpellare addirittura il presidente del Senato Pietro Grasso.
Si è deciso di scomodare la seconda carica dello Stato affinchè fornisse “i dati necessari per capire esattamente a quanto ammontino le risorse pubbliche nella disponibilità del senatore”. Insomma,la giunta ha ritenuto ci fosse bisogno di Grasso per conoscere lo stipendio esatto di Bilardi (visto che i magistrati reggini sostengono ci sia il rischio di reiterazione del reato grazie alla possibilità di disporre di“ingenti somme”).
Tutti d’accordo tranne Felice Casson (Pd) e Movimento 5 Stelle.
Tommaso Rodano
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile
CONSIDERIAMO LE PERSONE UN IMPICCIO COME FAREBBE IL PEGGIORE “LUPO DI WALL STREET”
Sono circa un milione i profughi che si stima si “abbatteranno” sull’Unione europea nel corso dell’anno: meno, per intenderci, di quanti hanno letteralmente invaso il piccolo Libano, i cui 4 milioni di abitanti scompaiono rispetto agli oltre 300 della popolazione della Ue.
Non che il flusso continuo di profughi dalla Siria non abbia prodotto reazioni preoccupate nel Paese dei Cedri, ma colpisce l’isteria con cui la questione dei migranti è entrata nel dibattito politico europeo, mettendo in evidenza almeno due aspetti principali: la tendenza allo scaricabarile (con annessa esasperazione dei sopiti egoismi nazionali) e il ritardo con cui si tenta di realizzare risposte strutturali a un fenomeno che è tutto fuorchè contingente.
Come al solito ci sono voluti i titoli forti, le scene “pulp” (centinaia di affogati qui, decine di asfissiati lì, un po’ di “muri” tirati su alla bell’e meglio) affinchè si iniziasse a prendere sul serio l’idea di rivedere l’accordo di Dublino, che regola a livello unitario il diritto d’asilo.
Nel frattempo tutti, nessuno escluso, hanno provato a scaricare sugli altri la maggior quota possibile dei costi dell’invasione indesiderata: gli italiani sui francesi, i francesi sugli inglesi, un po’ tutti sui greci e sugli ungheresi…).
Ora si inizia a comprendere che i migranti vanno e (magari) passano oltre i propri confini nazionali, mentre il fenomeno della migrazione è destinato a restare una costante del nostro mondo. E come tale deve essere trattato.
Ben venga dunque un approccio comune e un controllo condiviso di chi arriva da noi o viene raccolto nel Mediterraneo e si ponga fine ai discorsi dettati dal più cialtronesco semplicismo (che tornino a casa loro! Sì, va bene, ma quale casa? E come?) o dalla retorica dell’accoglienza incondizionata.
Così come si proceda alla realizzazione di quelle strutture (sorvegliate) di accoglienza e identificazione che costeranno pure pubblico denaro ma che appaiono necessarie a meno che lo Stato (anche nella forma dell’Unione europea) non intenda definitivamente abdicare alle proprie funzioni.
Colpisce d’altronde come sfugga che le “migrazioni milionarie” rappresentino un inevitabile corollario della dimensione universale e unitaria, seppur per nulla equilibrata, assunta dal sistema internazionale negli ultimi decenni.
Frutto delle guerre, che comunque costituiscono un fenomeno disordinante e, singolarmente prese, non “ordinario” della vita internazionale.
Ma altrettanto e ben di più frutto delle contraddizioni prodotte dalla diffusione planetaria dell’economia di mercato.
Sono meccanismi di aggiustamento tra la domanda e l’offerta di braccia, cervelli e bocche da sfamare con i quali dovremo fare i conti in maniera permanente.
Ci impressionano, ci preoccupano, ci terrorizzano. E ci costano anche.
Ma infinitamente meno di quanto ci costa l’altro meccanismo di aggiustamento dell’economia del terzo millennio, espresso dalle ricorrenti crisi finanziarie e dalle bolle che si producono di continuo nelle piazze finanziarie internazionali.
Le settimane di ottovolante delle borse asiatiche, con i riflessi sulle altre borse, hanno bruciato infinitamente più risorse di quanto non possa accadere mettendo mano a un piano complessivo di gestione dei flussi migratori e delle iniziative volte a ridurre in loco (cioè nelle regioni di provenienza) le tensioni economiche che producono almeno la metà dei migranti contemporanei.
Siamo sempre pronti a critiche di maniera rispetto alla disumanità del nuovo turbocapitalismo iperfinanziarizzato; ma allo stesso tempo consideriamo le persone un impiccio nè più nè meno di quanto farebbe il peggiore “lupo di Wall Street” nella sua esasperazione cinematografica.
Plaudiamo ai discorsi papali che condannano la sostituzione del profitto all’uomo come fine dell’attività economica e poi, quando l’umanità ci presenta il conto, sono proprio gli uomini quelli che vorremmo ributtare a mare.
Perdendo tra l’altro l’occasione di ricordarci che anche questi rappresentano “capitale umano”: dai tassi di remunerazione sicuramente inferiori a quelli del capitale finanziario, ma altrettanto certamente più duraturi nel tempo e molto, molto più solidi e reali.
Vittorio Parsi
(da “il Sole24Ore”)
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Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile
MENTRE LA POLIZIA “MARCHIA” I MIGRANTI, ITALIA, FRANCIA E GERMANIA CHIEDONO DI RIVEDERE LE NORME SULL’ASILO
Si può pubblicare la foto di un bambino morto sulla prima pagina di un giornale? 
Di un bambino che sembra dormire, come uno dei nostri figli o nipoti?
Fino a ieri sera ho sempre pensato di no. Questo giornale ha fatto battaglie perchè nella cronaca ci fosse un limite chiaro e invalicabile, dettato dal rispetto degli esseri umani.
La mia risposta anche ieri è stata la stessa: «Non la possiamo pubblicare».
Ma per la prima volta non mi sono sentito sollevato, ho sentito invece che nascondervi questa immagine significava girare la testa dall’altra parte, far finta di niente, che qualunque altra scelta era come prenderci in giro, serviva solo a garantirci un altro giorno di tranquilla inconsapevolezza.
Così ho cambiato idea: il rispetto per questo bambino, che scappava con i suoi fratelli e i suoi genitori da una guerra che si svolge alle porte di casa nostra, pretende che tutti sappiano. Pretende che ognuno di noi si fermi un momento e sia cosciente di cosa sta accadendo sulle spiagge del mare in cui siamo andati in vacanza.
Poi potrete riprendere la vostra vita, magari indignati da questa scelta, ma consapevoli.
Li ho incontrati questi bambini siriani, figli di una borghesia che abbandona tutto — case, negozi, terreni – per salvare l’unica cosa che conta.
Li ho visti per mano ai loro genitori, che come tutti i papà e le mamme del mondo hanno la preoccupazione di difenderli dalla paura e gli comprano un pupazzo, un cappellino o un pallone prima di salire sul gommone, dopo avergli promesso che non ci saranno più incubi e esplosioni nelle loro notti.
Non si può più balbettare, fare le acrobazie tra le nostre paure e i nostri slanci, questa foto farà la Storia come è accaduto ad una bambina vietnamita con la pelle bruciata dal napalm o a un bambino con le braccia alzate nel ghetto di Varsavia.
E’ l’ultima occasione per vedere se i governanti europei saranno all’altezza della Storia.
E l’occasione per ognuno di noi di fare i conti con il senso ultimo dell’esistenza.
Mario Calabresi
(da “La Stampa”)
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Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile
LA PRESUNTA “CENSURA” SUBITA DALLA MELONI
Mi ha parecchio deluso la “caciara” consumata dalla Meloni in merito alla presunta “censura” che avrebbe subito.
In definitiva, l’UNAR Le ha soltanto chiesto di usare toni più consoni, contestualmente precisando – e ribadendo – il suo legittimo diritto di esprimere qualsivoglia opinione.
Insomma, al di là della pantomima politica “a pronta spendita” – quella tipica della politica “da serie b”: sinceramente “la vedo così”! — nella nota dell’UNAR non è stata consumata nessuna forma di censura ma solo un “richiamo d’ufficio” a quella urbanità comunicazionale che dovrebbe già essere altrimenti patrimonio della nostra civiltà .
Razzismo e discriminazione hanno avuto (e continuano ad avere, purtroppo) rigurgiti sempre più preoccupanti, ed in tutta in tutta Europa.
Tale ufficio (che anch’io preferirei non esistesse) che nacque “sotto l’egida” del Governo Berlusconi, in esecuzione di una specifica direttiva europea (peraltro allorquando la Meloni era Ministro della Repubblica), non fa altro che consumare “argini formali”, quegli “argini” che potrebbero comunque cambiare la storia.
Magari, in meglio… Insomma, in definitiva, al di là delle chiacchiere da solotto, “tutto qua”.
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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