Marzo 7th, 2016 Riccardo Fucile
“E’ UN DOVERE ASSICURARSI CHE UNA RAGAZZA ARRIVI SANA E SALVA”… DEDICATO AI TANTI INDIFFERENTI ACCECATI DAI PREGIUDIZI
“Spero che questa storia aiuti le persone a riflettere quando vedono un senzatetto. Ieri notte ho perso l’ultimo treno per tornare a casa e quando sono arrivata a Euston per aspettare il primo della mattina, la stazione era chiusa. Proprio quando stavo per scoppiare a piangere, ubriaca, ho incontrato il mio amico senzatetto Mark. Mi ha proposto di accompagnarmi a un bar aperto perchè era troppo pericoloso andare in giro da sola. Se n’è andato dopo un caffè e quattro chiacchiere perchè doveva andare a prendere il suo sacco a pelo, ma ha promesso che sarebbe tornato alle 5 di mattina per riaccompagnami alla stazione”.
Potrebbe nascere una vera amicizia dall’avventura che ha coinvolto l’inglese Nicole Sedgebeer. Sulla sua bacheca Facebook, un selfie con due grandi sorrisi condiviso per diffondere la storia di cui è stata protagonista qualche notte fa a Londra.
Ha perso il treno, era notte, e a farle da angelo custode è stato un uomo senzatetto.
Nel raccontare la vicenda, Nicole ha ammesso di essere lei stessa vittima di pregiudizi: “Ero sicura che non sarebbe tornato”.
Eppure si era sbagliata: “Non solo era tornato, ma aveva dovuto prendere un autobus per arrivare in tempo”, scrive.
“Questo uomo, che probabilmente avrei persino evitato di guardare se mi avesse chiesto qualche spicciolo, è stato in grado invece di cambiare del tutto quella brutta situazione in cui mi trovavo trasformandola nell’evento più sorprendente della mia vita”.
Alla fine del post, non poteva mancare una dedica speciale a Mark, definito “Un uomo speciale” che le ha fatto aprire gli occhi: “Non guarderò mai più un senzatetto dall’alto al basso”, ha promesso Nicole.
Quando Nicole ha chiesto a Mark perchè lo avesse fatto, l’uomo ha risposto: “E’ il dovere di un padre assicurarsi che la figlia di un altro uomo arrivi a casa sana e salva”.
La mattina successiva, l’ha chiamata per assicurarsi che stesse bene e che fosse andata al lavoro.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 7th, 2016 Riccardo Fucile
LA BUVETTE DELLA CAMERA ALZA I PREZZI: STRETTA SULLO SNACK PREFERITO DAI DEPUTATI
Tempo di spending review alla buvette della Camera.
Aumentano i prezzi dei prodotti più venduti e diminuiscono le scorte di uno degli snack più in voga tra i deputati: le mandorle.
Il nuovo corso è raccontato in un servizio dell’agenzia di stampa Agi, che passa in rassegna le variazioni dei prezzi focalizzandosi soprattutto sulle amatissime — e costose — mandorle.
Un caffè da oggi costa 90 centesimi e non più 80. Dolcini mignon a 75 invece che a 60.
E ancora: un aperitivo, alcolico o analcolico, a 4,50 e non più a 4 euro.
La buvette della Camera alza i prezzi di alcuni prodotti e, notizia che già causa sconcerto tra i ‘veterani’ di Montecitorio, sia tra i deputati che i giornalisti, annuncia una ‘stretta’ sulle mandorle. Uno dei ‘classici’ degli aperitivi, infatti, costa troppo e così la società esterna che gestisce ormai lo storico bar di Montecitorio (preso in gestione da settembre) ha deciso di limitarne gli ordinativi.
Le mandorle, salate e tostate, vengono acquistate dal bar Giolitti, che si trova a due passi dal Palazzo, a 40 euro circa al chilo.
Cifra che è stata considerata troppo alta, nonostante – riporta l’Agi – si tratti comunque di un prezzo di favore, ma troppo alta a fronte del fatto che le mandorle vanno letteralmente a ruba e c’è chi ne mangia a decine anche bevendo un semplice bicchiere d’acqua con il limone.
Questa voce si aggiunge ad altre che, spiega l’agenzia, hanno fatto registrare alla società che gestisce il servizio della buvette un bilancio in perdita.
Per rimettere in sesto i conti, quindi, non solo i ‘controllori dello scontrino’, ma anche la decisione di alzare i prezzi di alcuni prodotti.
Anche perchè se la società dovesse continuare a stare in perdita, potrebbe essere costretta a licenziare. Rischio che prima di settembre non si correva dal momento che i commessi della buvette erano dipendenti della Camera, ora ‘riciclati’ in altre mansioni nel Palazzo.
Ma oltre a ritoccare qualche prezzo, la società ha deciso soprattutto di migliorare la gestione degli ordini per evitare sprechi alla fine della giornate. Ordini che, viene spiegato, saranno più mirati in base anche all’affluenza della buvette stessa.
Infatti, mentre in genere i lunedì e i venerdì sono giornate abbastanza ‘morte’ con pochissimi fruitori, tra il martedì e il giovedì si registra il picco delle presenze e quindi anche delle consumazioni.
Per questo motivo, probabilmente, le tanto richieste mandorle si potranno trovare solo nei tre giorni clou.
Ma, assicurano dalla buvette, l’assenza di mandorle sarà compensata dalla presenza di aperitivi più consistenti con tramezzini o pizzette ad accompagnare il prosecco o l’analcolico di turno. Con le mandorle, in ogni caso, rischia di sparire uno degli alimenti-elementi simbolici tipici di Montecitorio.
In passato la stessa sorte è toccata alla bottiglietta di anice che, nei fasti della Prima Repubblica, si trovava sempre al fianco della storica fontanella che si trova dentro il Palazzo e da cui i deputati si abbeveravano nel corso della giornata.
Negli ultimi anni l’anice è sparito, son rimasti prima i bicchieri di plastica, e poi nemmeno quelli. Nella spending review degli ultimi tempi, infatti, sono rientrati anche i bicchieri e così è rimasta solo la fontanella con l’acqua che sgorga.
Chi vuole bere, deve dotarsi di un bicchiere o ormai più comunemente di una bottiglietta propria.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 7th, 2016 Riccardo Fucile
IN MANETTE ANCHE UN ASSESSORE, DUE CONSIGLIERI E UN IMPRENDITORE
La stazione unica appaltante avrebbe dovuto essere garanzia di legalità per gli appalti pubblici e invece, a Maddaloni, gli amministratori ne avevano fatto “uso” per affidare almeno un’opera a un imprenditore dietro pagamento di una tangente.
È questa l’accusa per i cinque amministratori del Comune di Maddaloni arrestati oggi all’alba.
Si tratta del sindaco Rosa De Lucia, dell’assessore Cecilia D’Anna e dei consiglieri comunali Giancarlo Vigliotti e Giuseppina Pascarella.
Assieme agli amministratori è finito in manette l’imprenditore Alberto Di Nardi, di Vitulazio: la sua società lavora da tempo con gli affidamenti della stazione unica appaltante.
Il comandante dei vigili urbani, Bartolomeo Vinciguerra, e un altro consigliere comunale, sono invece stati raggiunti da un avviso di garanzia.
Secondo il quadro tratteggiato dai pm coordinati dal procuratore Maria Antonietta Troncone, i cinque arrestati, e gli indagati a piede libero, si sono accordati tra loro per una gara d’appalto da far vincere all’imprenditore titolare del gruppo Di Nardi.
I sette sono infatti accusati, in concorso tra loro, di corruzione, tentata induzione a dare o promettere un bene e peculato.
Le misure, spiccate dal gip su richiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere, sono state eseguite dai carabinieri della compagnia di Maddaloni, diretti dal capitano Pasquale Puca.
I militari dell’Arma hanno eseguito anche il sequestro preventivo di beni per un milione di euro riconducibili all’imprenditore arrestato. In queste ore i militari stanno sequestrando una serie di atti in Municipio.
Diecimila euro al mese per il sindaco e una tangente da un milione e 200mila euro per garantirsi il prossimo appalto: così l’imprenditore Di Nardi si è assicurato proroghe continue e illegittime per l’appalto dei rifiuti.
È. questa l’accusa alla base dell’arresto del sindaco De Rosa.
Agli atti anche pagamenti da 3500 euro per assicurarsi il voto favorevole dei consiglieri comunali.
L’imprenditore arrestato, in sintesi, finanziava la De Rosa perchè si assicurasse la maggioranza dei voti durante le sedute di consiglio comunale.
Ma non è tutto. Di Nardi avrebbe anche pagato un viaggio ad Antibes per la De Rosa e Cecilia D’Anna, l’arredamento in casa del sindaco, e sponsorizzazioni per iniziative varie, come la manifestazione “stop femminicidio”.
(da “il Mattino“)
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Marzo 7th, 2016 Riccardo Fucile
“AVEVAMO SIGLATO UN PATTO”
“Volevamo vedere l’effetto che fa”.
È questa l’agghiacciante confessione – riportata dal Messaggero – fatta ai carabinieri di Roma da Manuel Foffo, accusato di aver ucciso a coltellate e colpi di martello Luca Varani, un suo conoscente di 23 anni.
Oltre a Foffo è accusato dell’omicidio anche il suo amico Marco Prato.
“Eravamo gonfi di alcol e droga – afferma Foffo -, in preda alle allucinazioni, quando io e Marco abbiamo seviziato e ucciso Luca nel pieno di un festino consumato a casa mia”. “Dopo avere assunto quasi dieci grammi di coca — svela — io e Marco abbiamo siglato un patto, decidendo di uccidere qualcuno. Abbiamo chiesto a Luca di raggiungerci a casa mia. Non so perchè lo abbiamo fatto, eravamo in preda al delirio”.
Straziato dai rimorsi, Marco Prato si era rifugiato in un albergo in piazza Bologna, per suicidarsi.
I militari dell’Arma hanno fatto irruzione nella sua camera, strappandolo alla morte: il trentenne aveva già ingerito un tubetto di barbiturici.
Il corpo di Luca Varani è stato trovato sabato sera dai carabinieri, molte ore dopo la morte.
Era nudo in camera da letto con numerose ferite sul corpo.
L’allarme è scattato quando il proprietario di casa, Manuel Foffo, preso dal rimorso ha raccontato tutto al padre che ha contattato il 112.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 7th, 2016 Riccardo Fucile
IL RITRATTO DELLA CANDIDATA DEL CENTROSINISTRA A NAPOLI, “FIGLIOCCIA” DI ANTONIO
E’ stata per anni la “figlioccia” di Antonio Bassolino, l’allieva prediletta che fin da ragazza ha seguito l’ex sindaco di Napoli nella sua lunga carriera politica al vertice delle istituzioni.
Ma stavolta, come in tutte le vere storie politiche, l’allieva recide i legami, batte il maestro e vola verso la gara più dura, quella di primavera per riportare un esponente del Pd sulla sedia del sindaco di Napoli.
Difatti Valeria Valente lo ha detto subito: “Dobbiamo battere Luigi de Magistris e riprenderci Palazzo San Giacomo. Lui ha governato male”.
Napoletana, 39 anni, laureata in Giurisprudenza, Valeria Valente è parlamentare dal 2013. E’ coordinatrice in Campania di “Rifare l’Italia”, la corrente del Pd che fa capo a Roma al presidente del partito Matteo Orfini e al ministro della Giustizia Andrea Orlando.
E’ stata assessore comunale alle Pari opportunità e al Turismo della giunta presieduta da Rosa Russo Iervolino.
Il suo impegno politico è cominciato quando era ancora adolescente ed è proseguito poi nel movimento studentesco. A 18 anni è stata eletta coordinatrice per la città di Napoli. L’anno successivo è entrata nell’esecutivo nazionale dell’Unione degli Studenti/Cgil.
Nel 1997 è stata eletta per la prima volta consigliere comunale. Rieletta nuovamente nel 2001, è entrata in giunta nel 2006. Molto forte tuttora il legame politico e umano con Rosa Russo Iervolino.
Dal 2009 al 2010 Valente ha fatto parte dell’esecutivo dell’Associazione regionale dei Comuni della Campania. Eletta nel 2011 coordinatrice delle donne democratiche della Campania, nel dicembre 2012 ha partecipato alle “parlamentarie” del Pd e, nel febbraio del 2013, è stata eletta deputata, nella circoscrizione Campania I.
Poi la battaglia più difficile contro Antonio Bassolino, che Valeria mai avrebbe immaginato nella sua vita.
E il “parricidio” politico che di fatto spiana la strada a una nuova classe dirigente a Napoli. C’è un aspetto però. Dopo l’ascesa, la caduta e la risalita politica di Bassolino, che era stato completamente estromesso dal Pd napoletano, l’ex sindaco esce sconfitto ma cresce la figura di una ex bassoliniana, sebbene passata attraverso un atto di rottura con il suo ex maestro.
Valeria Valente ha un figlio piccolo e un tratto umano che tutti le riconoscono. Cordiale ma “tosta” quando occorre.
Durante la lunga campagna delle primarie ha ripetuto che vuole trasformare Napoli in una città a misura di bambino.
Ora guarda alla sfida più difficile: quella contro Luigi de Magistris, il “Che Guevara” che ha già fatto le barricate.
(da “La Repubblica”)
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Marzo 7th, 2016 Riccardo Fucile
“HO VINTO L’AMICHEVOLE, ORA PUNTO A VINCERE LE ELEZIONI”
Radicale da sempre – ha ancora la doppia tessera – tra i padri fondatori prima della Margherita e poi del Partito Democratico, candidato “on the road”, ambientalista e strenuo assertore della non violenza.
Roberto Giachetti, da tutti conosciuto con il nomignolo di “Bobo”, è il candidato del centrosinistra per la corsa al Campidoglio nel tentativo di riconquistare la fiducia dei romani dopo la naufragata esperienza Marino.
“E’ l’ultima occasione per il Pd – dichiara subito dopo la vittoria – adesso una lista pulita”.
Cinquantacinque anni tra qualche giorno, due figli, Giachetti è buon conoscitore di Palazzo Senatorio, dove ha lavorato per due consiliature al fianco di Francesco Rutelli, prima come capo della segreteria e poi come capo di Gabinetto del sindaco. Nel 2001 arriva la prima elezione in Parlamento, come deputato della Margherita, poi confermata nel 2006 con l’Ulivo e nel 2008 con il neonato Pd, di cui è stato tra i più convinti fondatori tanto da proclamare uno sciopero della fame nel 2007 per chiedere l’assemblea costituente del partito. P
rotesta identica portata avanti numerose altre volte, per chiedere la modifica della legge elettorale o la nomina dei giudici della Consulta.
Nel 2002 è salito su un piccolo piedistallo con la scritta “Monumento al deputato ignoto”, imitando una statua per protestare contro la mancata nomina di 12 deputati ad oltre un anno dalle elezioni.
Sempre attento all’ambiente (“Sono socio sostenitore di Legambiente da molti anni”, scrive sul suo blog) e ai più deboli (“Ogni anno passo il Natale e l’ultimo dell’anno con i detenuti”), Giachetti, oggi vicepresidente della Camera e molto vicino al premier Matteo Renzi, che lo indicò come il miglior candidato a sindaco: “E’ romanista e conosce bene la città “, è considerato uno dei massimi conoscitori dei regolamenti parlamentari, abilità maturata durante i tanti anni da segretario d’Aula.
Lo slogan che ha accompagnato la sua candidatura alle primarie del centrosinistra è stato “#TuttaRoma” a sottolineare l’impegno verso le periferie, girate in scooter durante le settimane di campagna elettorale
Decentramento, mobilità , eco-sostenibilità alcuni dei punti cardine del programma. “Se divento sindaco continuerò così: a stare per strada”, la promessa del romano e romanista “Bobo”.
Da candidato alle primarie ha percorso circa duemila chilometri, iniziando il tour elettorale a Settecamini per chiuderlo nel campo da rugby di Corviale.
E ai cittadini promette: “Come sapete io giro in scooter, il carro del vincitore è quello lì, e quindi anche per evidenti motivi di spazio non vi affannate perchè non ci sale nessuno, a parte Lucci”
(da “La Repubblica”)
argomento: Primarie | Commenta »