Novembre 8th, 2016 Riccardo Fucile
IL CAPOCOMICO PADANO VUOLE LA TESTA DI DON ALBERTO VIGORELLI CHE HA DETTO: “CIO’ CHE SOSTIENE SALVINI E’ INCOMPATIBILE CON LA CHIESA”… BRAVO DON VIGORELLI, ORA PASSI A CACCIARE I MERCANTI DAL TEMPIO, NELLA FATTISPECIE A CALCI IN CULO
Matteo Salvini si sente Papa. 
Ed eccolo allora a scrivere ai cardinali Scola e Stella per chiedere la rimozione di un parroco, colpevole di aver detto la verità , ovvero che ciò che sostiene il segretario della Lega è incompatibile con la Chiesa.
Il prete si chiama Don Alberto Vigorelli ed è parroco della Chiesa di Santo Stefano a Mariano Comense: oggi La Provincia di Como ha scritto che durante l’omelia Vigorelli ha detto: “O siete di Salvini o siete cristiani“, riferendosi all’accoglienza dei profughi.
“Cosa devo dire? — dice da parte sua il 76enne parroco a Repubblica — io ho solo commentato il vangelo, che dice ‘ero straniero e mi avete accolto’. Lo straniero accolto è Gesu accolto, lo straniero rifiutato è Gesù rifiutato: è scritto nel Vangelo, non è colpa mia. Sono tempestato di telefonate, continuano a distrarmi, non riesco — si lamenta scherzoso — a lavorare. Finora comunque l’unica reazione negativa è stata quella dell’ex sindaco Alessandro Turati, per il resto ho ricevuto un mucchio di messaggi di solidarietà ”.
Ma perchè ha sentito il bisogno di citare Salvini nella sua omelia?
“Qui c’è molto leghismo — spiega Don Alberto — anche se le ultime elezioni le ha vinte il Pd. Comunque non ho detto che essere leghisti significhi non essere dei cristiani, ma essere del parere di Salvini, personalmente conosco un mucchio di leghisti che non sono d’accordo con tutto ciò che dice Salvini. Posso votare un partito, ma non va preso come il Vangelo e Salvini non è il Vangelo”.
Nella sua lunga carriera, “sono stato criticato da tutti i partiti perchè — racconta il Don — sono fedele al Vangelo, che mette in crisi tutti, me compreso. In ogni persona che sceglie il Vangelo c’è sempre una verifica e un desiderio di conversione, io stesso ho 76 anni e sono pieno di peccati e orrori”.
Di qui “il mio messaggio: mettere in crisi prima me stesso e poi chi frequenta la mia parrocchia”.
Sul fronte dell’accoglienza, “a Mariano ci sono i soliti che dicono ‘cosa vengono a fare? sono delinquenti, terroristi’, ma generalmente la popolazione li accoglie, in parrocchia facciamo tanta attività organizzativa, forniamo cibo e vestiti e diamo alcuni appartamenti in uso temporaneo per le situazioni più disagiate. Il tutto è gestito dai volontari della Caritas e devo dire che nell’amministrazione precedente a quella attuale, che era leghista, c’era una persona bravissima ai servizi sociali, con cui abbiamo sempre collaborato benissimo”
Il bambino Salvini va a piangere dal preside
Il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha inviato una lettera ai Cardinali Angelo Scola e Beniamino Stella, rispettivamente Arcivescovo di Milano e Prefetto per la congregazione per il Clero per chiedere che “sia posto un argine alle intemperanze di don Vigorelli, sia attraverso una pubblica e chiara presa di distanze, sia allontanandolo dall’incarico di coadiutore parrocchiale a Mariano Comense, del quale ha così malamente abusato”.
“Mi aspetto — conclude la lettera — pubbliche scuse e prese di distanza, come è accaduto con altri episodi”.
Salvini che definisce l’episodio “vergognoso” e annuncia l’intenzione di andare fino in fondo alla vicenda, perchè “pur memori di un’altra, dimenticata opera di misericordia, ovvero: Sopportare pazientemente le persone moleste” “quando è troppo è troppo; quando non ci si arresta neppure davanti ai bambini, si è passato il segno”.
In effetti quando è troppo è troppo, quindi suggeriamo a don Vigorelli e ai fedeli non soggetti a Tso, di applicare la teoria cristiana di cacciare i mercanti dal tempio.
Nel caso di Salvini, cardinale Scola permettendo, anche a calci nel culo.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2016 Riccardo Fucile
UBICATE VICINO A SCUOLE, PARROCCHIE E CENTRI SPORTIVI, SPOLPANO I REDDITI DI FAMIGLIE CHE ARRIVANO A FATICA A FINE MESE…IL CODACONS: “MISURA SBAGLIATA, DENUNCEREMO LA RAGGI PER ISTIGAZONE AL GIOCO D’AZZARDO”
I romani saranno felici: non hanno bus che funzionano, l’immondizia è in strada, ad ogni acquazzone la città si allaga ma Virginia Raggi ha trovato il modo per rendere più decorosa la Capitale.
Con un post sul blog di Beppe Grillo, nuovo organo istituzionale (con pubblicità ) che fa le veci dell’antico sito del Comune, la sindaca ha dichiarato guerra alle slot machines, per salvare grandi e piccini dalla perdizione.
Tutti? No. Anche se l’obiettivo è quello «di tutelare la salute dei nostri cittadini con conseguenti effetti sulla sicurezza della città , la viabilità , l’inquinamento acustico, il decoro urbano e la quiete pubblica» per tutti, il divieto riguarderà soltanto il Centro Storico.
E così, annuncia Virginia, a Roma «con le nuove regole vengono introdotti i limiti di distanza di 500 metri dai luoghi “sensibili” come ad esempio scuole, centri sportivi, chiese, caserme e sportelli bancomat. Limiti che puntano a garantire migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute e dell’ordine pubblico e a prevenire il rischio di utilizzo da parte di minorenni. Altra novità : centro storico off-limits. Si vieta infatti l’uso delle slot machine nei perimetri del centro e nelle aree pedonali o comunque interdette alla circolazione dei veicoli. Infine, si regolamentano gli orari di esercizio. Infatti, sarà possibile l’utilizzo degli apparecchi automatici di intrattenimento con vincite in denaro, le cosiddette new slot e Videolottery, dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22 mentre nei giorni festivi non sarà consentito.
Inutile dire che così com’è la decisione è piuttosto criticabile: “Una misura sbagliata e discriminatoria che non servirà a combattere la piaga del gioco d’azzardo nella Capitale”, afferma ad esempio il Codacons.
“Il vero problema non è certo il centro storico di Roma, ma sono le periferie — spiega il presidente Carlo Rienzi — Qui si registra una concentrazione abnorme di sale slot, con il record su via Tiburtina che in pochi km fa registrare addirittura 23 locali adibiti al gioco d’azzardo, spesso ubicati vicino scuole, parrocchie e centri sportivi. Porre limiti solo in centro equivale a creare discriminazioni, perchè si tutela la salute dei cittadini ricchi che abitano in zone centrali, abbandonando quelli che risiedono in periferia“.
“La Raggi, se vuole combattere le dipendenza da gioco, deve imporre limiti agli orari di apertura delle sale slot e alla loro ubicazione in tutta la città , così come le abbiamo chiesto con una apposita diffida che non e’ stata accolta. Altrimenti — prosegue Rienzi — i suoi provvedimenti rimarranno misure spot senza alcuna utilità . Per questo motivo invitiamo il sindaco a tutelare la salute di tutti i cittadini romani; in caso contrario saremo costretti a denunciare la Raggi per istigazione al gioco d’azzardo”.
Le regole sulle slot machines a Roma
Sarà poi interessante scoprire come verranno implementate le nuove regole. Ad esempio, visto il grande numero di sale gioco e lo scarso numero di agenti della polizia municipale, anche adibiti a tutt’altri incarichi, come si farà a controllare che i gestori rispettino i limiti orari?
Con il limite a 500 metri inoltre ci si adegua alla distanza prevista in molte regioni italiane (Lombardia, Toscana, Umbria), mentre quella del Lazio era di 300 metri.
Nel Belpaese il gioco d’azzardo è in piena e totale espansione, tanto da aver superato in questa triste classifica gli spagnoli come gli scommettitori più accaniti del Sud Europa da dieci anni.
In Italia sono prodotti circa un quinto di tutti i Gratta e Vinci con cui si gioca nel mondo, e il paese ospita un terzo del totale dei terminali per le videolotterie.
Un boom legato alla difficile situazione finanziaria del governo italiano, ricordava qualche tempo fa l’Economist, che ha visto negli anni il gioco come una risorsa per rimpinguare le entrate fiscali: dei 17 miliardi di cui parlavamo all’inizio, circa la metà entra direttamente nelle casse del Tesoro.
Una cifra talmente enorme che ha spinto i governi a rendere sempre più ampia l’offerta di giochi, tanto da rendere la metafora dello Stato Biscazziere più vera che mai.
Prima le scommesse sul calcio, poi le macchinette, infine le scommesse on line passando per le videolottery e le slot machines, oggi responsabili della metà delle perdite al gioco degli italiani.
Quanti siano gli affetti da ludopatia in Italia è incerto: si parla di quasi un milione di persone.
E la questione è talmente diffusa che Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia, l’associazione aderente a Confindustria che raggruppa le imprese del gioco, si lamenta che l’offerta di giochi sia ormai troppo ampia.
La sua associazione addirittura vorrebbe ridurre le slot machines e vorrebbe un sistema più regolamentato, ma il governo centrale da quell’orecchio non ci sente a causa delle entrate fiscali.
Più in sintonia sono le autorità locali e regionali, che cercano di regolamentare e restringere l’utilizzo delle slot machines, vietandone ad esempio la presenza vicino alle scuola.
In più c’è da segnalare che il gioco in nero, seppur ridotto dal business statale, non è del tutto scomparso: anzi, il suo fatturato raggiunge un quarto di quello delle aziende di gioco legale. E intanto la polizia scopre che 3200 slot machines in Campania erano controllate dai Casalesi. Anche la mafia reclama la sua parte.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 8th, 2016 Riccardo Fucile
IL PROCEDIMENTO PENALE N° 1867916 NON E’ PIU’ A CARICO DI IGNOTI: PRONTI GLI INVITI A COMPARIRE PER GLI INDAGATI
Ci sono degli indagati nell’inchiesta della Procura di Palermo sulle presunte firme false apposte per
la presentazione della lista del M5s alle elezioni comunali del 2012. Lo scrive l’agenzia di stampa ANSA, che precisa che il procedimento penale (n.18679/16) non è più a carico di ignoti e, secondo indiscrezioni, sarebbero pronti gli inviti a comparire per gli indagati che saranno interrogati nei prossimi giorni dall’aggiunto Dino Petralia e dalla pm Claudia Ferrari, titolari dell’inchiesta.
Il reato ipotizzato dai pubblici ministeri è quello previsto dall’articolo 90, secondo comma, del Testo Unico 570 del 1960.
La norma punisce con la reclusione da due a cinque anni, tra l’altro, “chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati od altri atti dal presente Testo Unico destinati alle operazioni elettorali, o altera uno di tali atti veri oppure sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi”. “Chiunque fa uso di uno dei detti atti falsificato, alterato o sostituito, — recita la legge — è punito con la stessa pena, ancorchè non abbia concorso nella consumazione del fatto”.
Ieri era circolata la voce di una raccolta di firme, con 40 firmatari, per chiedere la sospensione di Riccardo Nuti e Claudia Mannino e di estromettere dalle comunarie Samanta Busalacchi e Riccardo Ricciardi, marito della deputata nazionale Loredana Lupo, quest’ultimo per evitare ‘parentopoli’.
La voce era stata anonimamente smentita dal Meet Up di Palermo, ma stamattina era stato Massimiliano Trezza, attivista M5S, a ribadire che esiste il documento smentito dal meet up.
“Vi posso garantire che, al contrario di ciò che affermano le fonti interne al meet up, morto e sepolto, di cui non si conoscono nomi e cognomi, il documento esiste, ma essendo ad uso assemblea verrà reso noto solo dopo averlo sottoposto ai voti della maggioranza salvo chiarimenti esaustivi”, ha ribadito oggi all’ADN Kronos Trezza. Che smentisce così fonti del meet-up di Palermo che, ieri sera, a loto volta, hanno smentito l’esistenza di un “fantomatico documento”, come lo hanno definito, con il quale si chiederebbe la sospensione dal movimento di tre deputati sul caso delle presunte firme false.
A seguito della convocata assemblea degli attivisti prevista in data 7 novembre visti i servizi giornalistici della trasmissione ‘Le Iene’, si intende richiedere ai portavoce chiamati in causa e agli attivisti coinvolti di chiarire quanto emerso, anche in considerazione dell’indagine giudiziaria avviata dalla Procura di Palermo. Proprio a tutela dei soggetti coinvolti, nonchè a tutela di tutto il M5S si chiedono i chiarimenti precisando che tale documento sfocerà nella richiesta di sospensione a scopo cautelare della portavoce Claudia Mannino, del portavoce Riccardo Nuti, quale responsabile della raccolta firme del 2012 e candidato sindaco.
Si richiede anche l’esclusione dalle comunarie dell’attivista Samantha Busalacchi a scopo cautelare. Il tutto si porterà a conoscenza dell’assemblea che con il voto libero e democratico potrà approvare o meno la proposta testè avanzata e qualora verrà inoltrata allo staffa del M5S.
Ci preme precisare che per evitare attacchi politici legati alle parentele nel M5S , chiediamo l’esclusione dalle comunarie di Riccardo Ricciardi, marito della portavoce Loredana Lupo. I chiarimenti se esaustivi bloccheranno tale documento e ci aiuteranno ad affrontare la prossima campagna elettorale per Palermo. Auspicando che il M5S possa ritornare libero e democratico sottoponiamo il testo alla sottoscrizione dei presenti che ne approvano il contenuto.
Non hanno riconosciuto le proprie firme, davanti ai pm di Palermo, alcuni dei simpatizzanti del Movimento 5 Stelle di Palermo, che nella primavera del 2012 avevano aderito alla raccolta firme organizzata per la candidatura di Riccardo Nuti a sindaco di Palermo.
I pentastellati, che già lo avevano detto alla trasmissione delle Iene di Italia 1, sono stati convocati dalla Procura dove sono stati ascoltati.
E molti di loro, come apprende l’Adnkronos, non avrebbero riconosciuto le proprie firme. Era stato l’attivista della prima ora Vincenzo Pintagro a raccontare all’inviato delle Iene Filippo Roma, di avere visto “con i suoi occhi” le persone che avrebbero falsificato le firme: la parlamentare Claudia Mannino e una collaboratrice del M5S all’Ars Samantha Busalacchi), candidata alle Comunarie di Palermo.
L’errore nasce da una trascrizione errata sul luogo di nascita di un candidato, Giuseppe Ippolito, nato a Palermo, come si leggeva nei documenti raccolti, il 19 agosto 1987, mentre in realtà il suo luogo di nascita è Corleone.
Anche due esperti grafologi del tribunale di Milano, contattati dalla trasmissione di Mediaset, avevano confermato che su 50 firme sono false “certamente una trentina”, mentre “una quindicina sono probabilmente false e su cinque bisognerebbe approfondire l’indagine”.
Adesso la conferma dei diretti interessati che hanno detto ai magistrati della Procura che indagano sulle presunte firme false di non avere riconosciuto le proprie firme.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 8th, 2016 Riccardo Fucile
DOPO GUARINIELLO, LA RAGGI CONTATTA ANCHE L’EX SEGRETARIO GENERALE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO… MA UN ANNO FA ERA STATO MESSO SOTTO ACCUSA PROPRIO DAL M5S IN REGIONE
Il Corriere della Sera racconta oggi che Virginia Raggi ha incontrato nelle scorse settimane Raffaele Guariniello per offrirgli il ruolo di capo di gabinetto, però le voci raccontano di un contatto con Stefano Toschei, ex segretario generale del Consiglio regionale.
Toschei era stato nominato nel 2015 segretario del Consiglio Regionale in via della Pisana . Toschei ha lasciato la poltrona il primo settembre 2016.
Ma c’è un piccolo problema: nel dicembre 2015, racconta il Corriere, i grillini in Regione accusarono Toschei di assenteismo, tanto che la consigliera Valentina Corrado presentò istanza per conoscere presenze, atti e altri incarichi del segretario. Toschei è anche consulente di Raffaele Cantone all’Anticorruzione e ha svolto anche conferenze e studi sulla legislazione in materia ambientale.
Un altro caso imbarazzante, se la scelta dovesse cadere su di lui: dalle accuse di assenteismo il M5S ora passerebbe a promuoverlo?
Il manicomio a cinquestelle ha le porte girevoli.
(da agenzie)
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Novembre 8th, 2016 Riccardo Fucile
LA SINDACA INVITA LA NAZIONALE IN CAMPIDOGLIO PER FARSI LO SPOTTONE PRIMA DELLA SFIDA CON GLI ALL BLACKS… MA LORO NON DIMENTICANO LA GAFFE DEL VICESINDACO FRONGIA
Virginia Raggi litiga con la Federugby. Che probabilmente si è ricordata delle parole del
vicesindaco Daniele Frongia sui Mondiali di rugby.
Andrea Managò sul Fatto Quotidiano racconta oggi di uno scambio di lettere per nulla idilliaco tra la Giunta e la Federazione in occasione dell’amichevole di lusso con gli All Blacks in programma sabato allo Stadio Olimpico:
Queste le tappe del carteggio, visionato dal Fatto Quotidiano. Il 20 ottobre Virginia Raggi scrive al presidente della Federugby, Alfredo Gavazzi: “Sarebbe un onore poter ricevere lei e la squadra italiana di rugby in Campidoglio”
Nulla di insolito, negli ultimi anni il Campidoglio è divenuto ormai tappa fissa per i rugbisti azzurri prima dell’avvio del Sei Nazioni.
Passano quattro giorni e il presidente Gavazzi risponde con una missiva di ben altro tenore.
Prima sottolinea che “la visita della nazionale della Nuova Zelanda è un privilegio” per Roma, poi avanza la richiesta di un finanziamento: “Carissima sindaca — scrive Gavazzi — le chiediamo di essere al nostro fianco per la migliore realizzazione dell’evento e più in particolare: un contributo di euro 50 mila per attività di coinvolgimento della città e dei cittadini, disponibilità di spazi pubblicitari, collaborazione alla promozione”.
Ovvero: soldi, affissioni agevolate sui cartelloni comunali (bus, tram e metro) e sostegno nella comunicazione.
Nessun accenno invece all’incontro in Campidoglio proposto dalla sindaca.
La replica non si fa attendere.
Il 26 ottobre la Raggi scrive a Gavazzi che Campidoglio e Fir si erano impegnate a promuovere l’evento “attraverso i canali di comunicazione” e che non era stata ancora convocata la conferenza dei servizi per “mancanza di atto propulsivo da parte della Federazione”.
La richiesta di finanziamento invece viene giudicata “fuori luogo nei tempi e nella sostanza”. Anche perchè,conclude Raggi: “Appare irrituale che a fronte di un invito venga inoltrata, di contro, una formale richiesta di contributo di 50 mila euro”.
Alla storia manca però l’antefatto.
Il 29 settembre scorso Daniele Frongia, vicesindaco di Roma, nell’illustrare oggi il no del Comune alle Olimpiadi di Roma nel 2024 decise di attaccare i giornali che avrebbero, a suo dire, collegato il no al Mondiale di rugby ieri ufficializzato dalla FIR alla decisione della Giunta Raggi.
«È falso — spiegò Frongia — è stato il governo a dire di no al Mondiale di rugby. Ho visto stamattina giornali e telegiornali, vergognosi servizi sul ritiro della candidatura dei mondiali di rugby 2023. Questa è una vergogna, hanno effettivamente ritirato la candidatura 2023 dei mondiali di rugby, candidatura che noi invece avremmo fortemente sostenuto, è stata ritirata perchè è mancato l’impegno e il sostegno del governo Renzi. Questo è il motivo del ritiro della candidatura».
All’epoca Frongia disse anche altre cose imbarazzanti:
“Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare ai grandi eventi di rugby: il Sei Nazioni 2017 e gli All Black a Roma che abbiamo portato noi, questi sono i fatti”.
Lo ha detto il vicesindaco e assessore allo Sport, Daniele Frongia, intervenuto in aula Giulio Cesare dove e’ in corso la seduta straordinaria dell’Assemblea Capitolina per la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024.
Peccato che Il Sei Nazioni di rugby esista a Roma da 16 anni mentre l’arrivo degli All Black è stato deciso lo scorso anno.
All’epoca comunque Alfredo Gavazzi, presidente della Federazione Italiana Rugby, lo spiegò bene:
«La decisione di rinunciare è stata presa a seguito delle consultazioni degli ultimi giorni con presidenza del Consiglio dei Ministri e Coni. Da sempre strettamente collegata a quella di Roma 2024, la candidatura alla Rugby World Cup 2023 non ha più le condizioni per proseguire». Era una candidatura forte quella italiana: ce la saremmo giocata — alla fine — con l’Irlanda perchè le altre concorrenti, Francia e Sud Africa, hanno già ospitato i mondiali e il rugby mondiale cerca nuove frontiere.
La candidatura italiana contava su 11 città e 12 stadi: Roma (Olimpico e Flaminio), Torino, Bologna, Udine, Palermo, Genova, Milano, Napoli, Bari, Firenze e Padova. Se sostituite Padova con Verona sono gli stessi stadi che avrebbero ospitato il torneo olimpico di calcio se Roma avesse ottenuto i Giochi del 2024.
Alcuni di questi stadi richiedono interventi di ristrutturazione (pensiamo solo al desolato Flaminio che va rifatto da capo) che senza le olimpiadi resterebbero privi di finanziamenti. E la sinergia Olimpiadi-Mondiali di rugby per sfruttare al massimo gli impianti è la stessa già applicata a Londra e Tokio. (Il Messaggero, 29 settembre 2016)
In pratica, come spiegarono tutti i giornali che secondo Frongia non dicevano quello che voleva lui (mannaggia la libertà di stampa, mannaggia), senza i soldi per rifare gli stadi che sarebbero arrivati dalle Olimpiadi non si potevano ristrutturare gli impianti, e quindi è arrivato il no.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 8th, 2016 Riccardo Fucile
SINISTRA FREDDA SU HILLARY, DESTRA PRUDENTE SU TRUMP (CHE NON DISPIACE AI CINQUESTELLE)…. SOLO SALVINI E MELONI FAVOREVOLI A TRUMP, LORO SEGUONO LE INDICAZIONI DELL’EX AGENTE DEL KGB DIVENTATO MILIONARIO CON GAZPROM
«Il mondo è con il fiato sospeso, e anche noi». Pier Ferdinando Casini rende il clima e dichiara il suo «voto»: «Molto meglio l’usato sicuro della Clinton, una politica di professione, piuttosto che un dilettante come Trump».
Non tutti hanno le certezze del presidente della commissione Esteri del Senato.
Il M5S, per esempio, è un’incognita (con tendenza Trump): del voto Usa si parla pochissimo e per trovare una dichiarazione di Beppe Grillo bisogna risalire ad aprile, a quel «Trump è il meno peggio» che è servito come orientamento di massima per il Movimento.
Sono seguiti il «non mi esprimo» di Luigi Di Maio e il «tra i due voterei per la candidata dei Verdi Jill Stein» di Alessandro Di Battista.
Poi ci sono gli indizi: il più consistente è il legame con il fondatore di WikiLeaks, presente (in video) alla kermesse M5S di Palermo e riproposto qualche giorno fa sul blog con un’intervista dal titolo: «Così Julianne Assange smaschera la Clinton sull’Isis».
Il Partito democratico tifa come ovvio per i democratici.
Le uniche distinzioni riguardano l’intensità dello slancio nei confronti di Hillary e la quota di rimpianto per il «socialista» Bernie Sanders.
Matteo Renzi si è schierato mesi fa, davanti agli studenti di Harvard: «È lei la più capace». Sostegno ripetuto (con battuta) più volte: «Per il G7 a Taormina accoglieremo il nuovo presidente degli Stati Uniti. E, come direbbe Monicelli, speriamo che sia femmina».
Più problematico l’ex segretario Bersani: «Mi auguro Clinton, ovvio. Ma la destra che promette protezione può vincere ovunque finchè la sinistra continuerà a ribadire, fuori tempo massimo, blairismo e clintonismo».
Più ci si addentra tra le sfumature della sinistra più cresce la freddezza: «Dico Clinton senza alcun entusiasmo – dice Nicola Fratoianni di Sinistra italiana – è esattamente il candidato che non si doveva scegliere perchè viene identificata con l’èlite». Aggiunge il governatore pd toscano Enrico Rossi: «Se si vuole battere il populismo bisogna spostarsi a sinistra, il centro non esiste più. Secondo i sondaggi Sanders avrebbe battuto Trump nettamente».
Nel centrodestra Berlusconi ha dichiarato tempo fa «profonda stima per la signora Clinton». Poi non si è più espresso, nemmeno quando WikiLeaks diffuse alcuni giudizi poco lusinghieri che l’ex segretario di Stato avrebbe pronunciato su di lui quando era premier.
Dal leader di FI nessun segnale su Trump, nonostante la comune natura di «outsider» in politica. Abbottonato, anche in virtù dell’incarico, il ministro dell’Interno Alfano – «gli americani sceglieranno con maturità » –, silenzioso Stefano Parisi.
E se i cittadini italiani – secondo un sondaggio Ipsos per Ispi e RaiNews – voterebbero in larga maggioranza per Clinton (61,5%), su Trump non ha dubbi la Lega. Matteo Salvini lo ha incontrato in aprile a Filadelfia.
Il candidato repubblicano, in un’intervista, negò invece di averlo voluto incontrare, facendogli fare la figura dell’imbucato.
The Donald è apprezzato a destra anche per i segnali d’intesa con Putin.
Lo sottolinea la leader di FdI Giorgia Meloni che più che sostenere Trump, avversa Hillary: «La sua politica estera è pericolosa perchè ostile alla Russia».
Mentre si attende il responso, Casini (che tifa Clinton) chiosa: «Anche se dovesse vincere lui, l’America resta un grande Paese».
(da “il Corriere della Sera”)
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Novembre 8th, 2016 Riccardo Fucile
COL RITOCCO SPARISCE “VALE LO 0,1% DEL PIL” …IL DATO NON ERA VERITIERO
Tra il dire e il trascrivere c’è di mezzo uno 0,1%. 
C’è un piccolo giallo dietro le dichiarazioni di ieri di Jean-Claude Juncker sulla manovra italiana, che la Commissione ha contribuito ad alimentare con un’operazione di “ritocco” che ha fatto sparire dalla trascrizione del discorso del presidente il riferimento alla quota di flessibilità che Bruxelles sarebbe disposta a concedere all’Italia.
E non c’entra nulla il “je m’en fous”, che Juncker ha pronunciato come inciso e che, pur essendo traducibile con “me ne frego”, ha un peso certamente diverso dal significato in italiano.
No, il problema non è tanto di forma ma piuttosto di sostanza.
Il Presidente della Commissione, parlando dell’Italia, ha detto che “i costi aggiuntivi per migranti e terremoto”, che possono essere escluse dai vincoli del Patto di Stabilità , “valgono lo 0,1% del Pil”, mentre l’Italia chiede lo 0,4%.
Una dichiarazione significativa, perchè per la prima volta un membro della Commissione (in questo caso il suo capo) ha quantificato ufficialmente, a trattativa in corso, l’ammontare della flessibilità che è disposta a concedere.
Juncker lo ha ripetuto ben due volte nel suo discorso, svelando di fatto la posizione di Bruxelles nel negoziato e di conseguenza la distanza — a oggi ancora piuttosto ampia — dalle richieste italiane.
Già ieri pomeriggio il commissario Moscovici aveva provato a correggere il tiro, rifiutandosi di confermare quella cifra e cercando di sviare il discorso dalle cifre.
Ma l’operazione fatta ieri in tarda serata dagli uffici della Commissione che si occupano di comunicazione ha contribuito ad alimentare i sospetti sui dati svelati da Juncker.
I due riferimenti alla quantificazione delle spese che l’Ue è disposta a scontare, vale a dire lo 0,1%, sono spariti dalla trascrizione del discorso diffuso poco prima delle 23 di lunedì sera.
La frase è stata tagliata di netto e a rileggerla si ha la sensazione che manchi qualcosa: “Ma il costo aggiuntivo delle politiche dedicate alle politiche migratorie e ai terremoti in Italia — si legge — lo stiamo discutendo con le autorità italiane”.
Dopo la parola “Italia”, Juncker aveva aggiunto “corrisponde allo 0,1% del Pil” come si può ascoltare nel video del suo discorso (al minuto 26 circa).
Ma la frase è sparita.
Una portavoce della Commissione, Mina Andreeva, oggi ha cercato di giustificare l’operazione dicendo che “a volte certe cose vengono dette in modo improvvisato e che alcune cifre esatte non sempre vengono ricordate a memoria”.
Il 16 novembre arriverà il giudizio della Commissione sulla manovra italiana: solo quel giorno scopriremo se la cifra resterà nella pagella europea o se — come si augura il governo Renzi – verrà depennata anche da lì.
Marco Bresolin
(da “La Stampa”)
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Novembre 8th, 2016 Riccardo Fucile
IL CASO DI UN CITTADINO CHE METTEVA A DISPOSIZIONE DUE ALLOGGI GRATIS A PERUGIA, ABITABILI SUBITO
No, grazie. Hanno risposto così, dalla Protezione civile dell’Umbria, all’email di un cittadino che aveva offerto (gratis!) due appartamenti arredati e forniti di tutto, dalle lenzuola alle forchette, ai terremotati.
Lo racconta lo stesso Sperello di Serego Alighieri, che vanta tra gli antenati l’esploratore Pietro Savorgnan di Brazzà , Sebastiano Venier e Dante Alighieri: «Avevo sentito alla radio la Presidente dell’Umbria Catiuscia Marini che diceva che portavano terremotati in hotel sul Trasimeno. Allora ho telefonato alla Protezione civile offrendo gratuitamente agli sfollati due appartamenti miei a Perugia».
Prima precisazione: «Sono forniti di tutto il necessario, lenzuola, asciugamani…». Seconda: a un quarto d’ora d’autobus c’è la stazione di Perugia. Terza: «Sono disponibili da subito, anche questa sera».
E mica due sgabuzzini: una parte della cinquecentesca Villa Aureli, restaurata con criteri antisismici grazie anche a contributi statali dopo il terremoto del ’97: «Lavori fatti così bene che queste ultime scosse non hanno lasciato una crepa».
Risposta? «Mi è stato detto di mandare un email, cosa che ho fatto. Il giorno dopo, non avendo ricevuto risposta (mi pareva che fosse urgente…) ho rimandato il messaggio, magari non l’avevano avuto».
Macchè: «La ringraziamo per la sua gentile offerta in relazione alla crisi sismica iniziata il 24 agosto u.s. Al momento stiamo gestendo l’assistenza agli sfollati con l’allestimento di campi base sul territorio e alloggiamento in strutture alberghiere. Nel caso si rendessero necessarie ulteriori tipologie di alloggio terremo presente la sua proposta». Picche.
Per carità , ammette lo stesso Alighieri, «avranno le loro ragioni. Ma la mia preoccupazione è che ormai anche fare del bene viene burocratizzato e monetizzato. Non vorrei che la mia offerta lasciata cadere e quelle di mille altri su terremotocentroitalia.info/alloggi non vengano prese in considerazione perchè non sono controllabili e non comportano passaggi di denaro».
Pare impossibile.
Ma allora perchè lanciare gli appelli?
Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera”)
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Novembre 8th, 2016 Riccardo Fucile
“BERSANI FARA’ LA FINE DI FASSINA”
«Avete visto cos’è successo alla Leopolda? Il Pd ormai è finito, tra Renzi e la minoranza le strade si
dividono. E per il centro che vogliamo costruire si aprono praterie in una coalizione con il Pd».
Domenica sera, palazzo Ferrajoli, enormi finestre affacciate su palazzo Chigi.
Denis Verdini è uno degli ospiti d’onore della serata di beneficenza per Amatrice organizzata dal deputato piemontese di Scelta civica-Ala Mariano Rabino, con la collaborazione dell’Ente Fiera del tartufo bianco di Alba e dello chef stellato Massimo Camia.
Verdini siede al tavolo d’onore con la figlia Francesca accanto al viceministro Enrico Zanetti, al deputato di Forza Italia Antonio Angelucci, suo vecchio amico, e al sottosegretario alla Difesa di Ncd Gioacchino Alfano.
Dopo un antipasto di carne cruda ricoperta di tartufo, il leader di Ala s’infila in un terrazzino per l’immancabile sigaretta.
Il suo pronostico per il referendum?
«Sono convinto che il Sì alla fine vincerà . Gli italiani capiranno la portata di questa riforma».
In quel caso l’Italicum cambierebbe ugualmente?
«Certamente, le modifiche della legge elettorale sono praticamente già cosa fatta: via il ballottaggio e premio alla coalizione che supera una certa soglia».
Crede che l’accordo nel Pd, con la bozza sulle modifiche, avrà un esito positivo?
«Quella bozza non conta niente. Il Pd da solo non ha i numeri al Senato per cambiare l’Italicum e dunque Renzi deve trattare con noi e con Alfano».
Cambiate l’Italicum per paura che il M5S vinca al ballottaggio e si prenda palazzo Chigi?
(Verdini aspira un’ampia boccata di fumo). «Cambia perchè sta cambiando lo scenario politico. Il Pd si sta spaccando. E per Renzi è necessario mettere in piedi una coalizione con una forza di centro. Noi lavoriamo per questo. Ci sono praterie per una forza moderata alleata col Pd».
Se vince il Sì lei prevede che la legislatura arrivi alla fine?
«Bersani, se potesse, il governo l’avrebbe già fatto cadere. Ma al dunque non ha i numeri: può contare sui soliti Gotor, Fornaro, Migliavacca, Casson. Ma arriva sì e no a 12 senatori e non gli bastano. Molti senatori della minoranza al dunque non voterebbero contro il governo».
Cosa vede nel futuro della minoranza Pd?
«In ogni caso, anche se vincesse il No, non me li immagino correre alle prossime elezioni insieme a Renzi. Finiranno come Fassina, D’Attorre e Civati, ai margini della vita politica. Perchè la gente che ce l’ha con Renzi vota i grillini, mica loro. Per Bersani non ci sono spazi da riempire».
Civati era stato notato anche da Berlusconi per la sua capacità di stare in tv…
«Silvio nota tutti, basta che siano bravi nei talk show. Ma fare politica è un’altra cosa».
Anche lei era a Firenze nel fine settimana. Ha pensato di fare un salto alla Leopolda?
«Assolutamente no… io ero ad una iniziativa per il Sì con Marcello Pera».
Finita la sigaretta, Verdini torna al tavolo, corteggiatissimo dai numerosi ospiti della serata di beneficenza.
A fine cena un piatto di tartufi viene messo all’asta e il primo a farsi avanti è proprio lui, che si aggiudica le preziose trifole per 2400 euro, in cordata con altri due facoltosi ospiti.
Ed è anche il primo a saldare il conto, tirando fuori 800 cash dalle tasche. «Allora, li volete ‘sti soldi?», domanda sornione agli organizzatori.
Andrea Carugati
(da “la Stampa“)
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