Luglio 5th, 2017 Riccardo Fucile
NEI PRIMI DIECI PAESI AL MONDO PER FLUSSO DI MIGRANTI NEANCHE UNO E’ IN EUROPA
Vorrei dire qualcosa a tutti coloro che in queste ore si scaldano commentando la questione-migranti in Italia. A tutti coloro che paventano l’invasione, a tutti quelli che parlano dell’esodo e dell’africanizzazione dell’Europa. Fesserie.
A me sembra che abbiate perso la testa se pensate che il problema dell’Italia siano i migranti.
Vi state facendo manipolare per il misero tornaconto di qualcuno che soffia sul fuoco della crisi per creare un’indebita saldatura tra la questione sociale e la questione migratoria.
Intanto, le questioni tecnico-giuridiche: l’idea di chiudere i porti è una sesquipedale idiozia partorita dalla mente di qualche mentecatto che ignora per esempio che l’Italia negli ultimi anni è già stata sanzionata, e per ben due volte, per la violazione del principio di diritto internazionale del non-refoulement, ovvero il divieto di respingimento.
Il divieto è sancito dall’art. 33 della Convenzione (cosiddetta ‘di Ginevra’) sullo Statuto dei rifugiati del 1951, che afferma: “Nessuno Stato contraente potrà espellere o respingere — in nessun modo — un rifugiato verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a causa della sua razza, religione, nazionalità , appartenenza ad una determinata categoria sociale o delle sue opinioni politiche”.
Ora, siccome lo statuto di rifugiato viene conferito a seguito di procedure che lo accertino, esso non può essere conferito in mare da parte di entità militari o di altro genere che intercettino le imbarcazioni.
La condanna dell’Italia estendeva questo principio al respingimento in mare, negando il diritto di un mero ‘divieto di accesso’ collettivo nei confronti dei migranti da parte dello Stato.
In effetti l’Italia fu condannata dalla Corte europea dei Diritti umani non solo per violazione dell’art. 3 della Convenzione europea sui Diritti umani (“nessuno può essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani e degradanti”) ma anche per aver infranto l’art. 13, che prevede il diritto a un ‘ricorso effettivo’, cosa negata ai migranti respinti nel caso in questione.
Dunque anche qualora si esercitasse un vaglio direttamente in mare, occorrerebbe che il richiedente asilo fosse messo nelle condizioni di ricorrere nel caso di un rifiuto della sua domanda di accoglienza.
E finchè non si sa se il soggetto soccorso voglia fare domanda di asilo o no, la sua condizione è una condizione particolarmente delicata e soggetta a protezione internazionale.
Ci sarebbe, in subordine, la questione della tutela ‘sussidiaria’, quando — pur non ricorrendo le condizioni per concedere lo status di rifugiato — il soggetto correrebbe il rischio di un ‘danno grave’ tornando nel proprio paese.
E questo, sommariamente, quanto alle questioni di diritto.
Ma il punto riguarda la propaganda circa la presunta ‘invasione’: l’Europa tutta è una briciola di ciò che si muove nel mondo.
Tra i primi 10 paesi per flusso di migranti non c’è neanche un paese europeo.
Se nel 2015 erano state 63,9 milioni le persone sotto mandato Unhcr a spostarsi, nel 2016 la cifra è arrivata a oltre 67 milioni.
I paesi in via di sviluppo ospitano oltre l’86% delle persone sotto mandato Unhcr, mentre 4,2 milioni di persone hanno ottenuto lo status di rifugiato presso i paesi meno sviluppati del globo.
Si dirà : i migranti non sono tutti richiedenti asilo. Vero: ma i rifugiati sono comunque oltre 16 milioni, e gli apolidi quasi 4.
Venendo all’Europa, il numero di migranti giunti via mare è calato, mentre è cresciuto quello dei dispersi e dei morti.
La via del Mediterraneo centrale, sostanzialmente dalla Libia, nel 2015 ha prodotto un flusso di 144.000 persone, mentre quella dei Balcani occidentali ha visto transitare 667.150 persone e quella del Mediterraneo orientale (verso la Grecia e in minor misura Bulgaria e Cipro) 726.000.
Nel 2015 gli Stati che hanno subito il maggiore flusso erano la Turchia (oltre 2,5 milioni di persone, numero cresciuto nel 2016), poi Pakistan, Libano e così via.
Alla fine dello stesso anno, la densità di rifugiati per 1.000 abitanti era di 183 in Libano, e i primi paesi europei erano Svezia (17) e Malta (17).
E qual è il continente maggiormente interessato ai flussi migratori in entrata? Proprio l’Africa.
L’Europa sarà una comunità politica quando deciderà di ridiscutere Dublino, ovvero quell’accordo che ‘incastra’ il migrante al primo paese in cui approda.
Per fare gli europei occorrerà che i cittadini non si lascino abbindolare dalle sirene dei leader xenofobi nazionali.
Francescomaria Tedesco
giurista
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 5th, 2017 Riccardo Fucile
VIENNA PROVA A RICUCIRE: “LA COOPERAZIONE E’ MOLTO BUONA”
Solo un malinteso. L”Austria cerca di ricucire con l’Italia dopo la crisi esplosa a seguito
dell’annuncio dell’invio di militari e blindati al confine del Brennero per bloccare il flusso di migranti dallo Stivale.
“Non stiamo dispiegando blindati al Brennero e posso sottolineare ancora una volta che la cooperazione con l’Italia è veramente buona”, ha detto il cancelliere austriaco Christian Kern in una conferenza stampa a Vienna, durante la quale ha bollato come un “malinteso” la crisi esplosa ieri con l’Italia.
Tra l’altro, ha aggiunto Kern, che ha parlato con al fianco il ministro della Difesa Hans Peter Doskozil, responsabile delle affermazioni contestate ed a seguito delle quali la Farnesina ha convocato ieri l’ambasciatore austriaco a Roma, “in questo momento non ci sono indicazioni secondo cui le autorità italiane non sono in controllo della situazione” al confine.
“Bisogna chiarire i malintesi come quelli che sono evidentemente emersi con l’Italia”, ha detto il cancelliere. I controlli al Brennero, ha spiegato Kern, ci saranno solo in caso di un incremento del numero di migranti in arrivo, ma non c’è alcun bisogno particolare in questo momento.
“Non stiamo dispiegando i carri armati al Brennero – ha sottolineato Kern – e posso sottolineare che la cooperazione con l’Italia è veramente buona”.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO AVER VOTATO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DI AMIU, ORA IL CENTRODESTRA SI ACCORGE CHE SERVONO 13 MILIONI PERCHE’ AMIU RESTI PUBBLICA, FINIRA’ PER TAGLIARE LE SPESE SOCIALI… POI SI INALBERA PERCHE’ VUOLE IL NOME PER ESTESO NELLA MAIL
Una sfuriata con i dirigenti che gli spiegavano come non fosse così semplice trovare e dirottare 13 milioni per l’Amiu, poi un “cazziatone” all’ufficio informatico perchè alle otto di mattina non c’era un tecnico di turno, quindi l’accesa discussione per ottenere il cambio di una mail ritenuta inappropriata (l’attuale mbucci da sostituire con marco.bucci) e infine la “battaglia del mattino” con i funzionari e le segretarie per le pratiche da firmare.
L’era leghista in via Garibaldi è iniziata con un clima decisamente caldo. Addirittura bollente per quanto riguarda uno degli scogli principali che si trova a dover affrontare la nuova amministrazione: Amiu. O per meglio dire, i 13 milioni che servono a contenere al 6,8% l’aumento della bolletta Tari, cioè quel gruzzoletto che avrebbe dovuto portare in dote Iren (a dire il vero le banche) ma che la mancata fusione, avvenuta in un crescendo di tensione, defezioni e polemiche in seno alla maggioranza dell’ex sindaco Marco Doria, ha ricollocato sulle spalle di Tursi.
Bucci ha chiesto con decisione che i 13 milioni saltino fuori ma i dirigenti gli hanno spiegato che la coperta è corta, i miracoli non si possono fare e che togliere qualche milione al sociale o alle strade non è una scelta tecnica ma politica.
Lo zio d’America si è preso qualche giorno per meglio capire la situazione. Ma non c’è molto tempo e le decisioni devono essere prese, anche per tener fede all’impegno della campagna elettorale sul mantenimento di Amiu in mani pubbliche.
Nessun rinvio ma intervento immediato ha invece preteso per un problema assai meno grave di Amiu. Il neo sindaco si è imbufalito per la mail istituzionale “mbucci”.
Gli informatici hanno provato a spiegargli che è uno standard in uso da anni e che cambiare potrebbe comportare confusione nella ricezione e nei destinatari, ma Bucci è stato irremovibile. La sua mail è stata aggiornata a “marco.bucci” e così accadrà per tutti gli assessori.
Incidentalmente il sindaco, ha scoperto che l’entrata in servizio dei tecnici informatici è elastica, la questione è stata oggetto di un’altra telefonata piuttosto accesa al termine della quale Bucci ha ottenuto la presenza di un informatico fin dall’apertura degli uffici
Il primo cittadino non ha poi nascosto la propria contrarietà nel dover firmare le cosiddette carte della burocrazia quotidiana.
Ha preteso che per ognuna gli venisse fornita la norma di legge che lo obbligava a firmare. Dopo averle pazientemente lette ha proceduto, ma il tutto si è svolto in un clima non esattamente idilliaco.
L’arroganza al potere.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2017 Riccardo Fucile
SPETTACOLARE MARCIA INDIETRO DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE COMMERCIO DELLA GIUNTA RAGGI… CONTINUA IL MONOPOLIO DEI TREDICINE
Il vento è tornato a cambiare a Roma. Il problema è che non soffia nella direzione sperata
dagli elettori del MoVimento 5 Stelle. O almeno non di tutti.
Perchè ieri dopo le proteste degli ambulanti contro il nuovo regolamento del commercio della Capitale il M5S ha promesso sostanziali modifiche per tutelare l’attività di quelli che qualcuno definisce “mutandari”.
Ma anche gli ambulanti hanno un peso, soprattutto dal punto di vista elettorale, e quindi meglio tenerseli buoni.
Ecco così che dopo che i bancarellari lunedì hanno paralizzato il traffico romano per protesta la maggioranza a 5 Stelle interviene per modificare l’odiata delibera 30/2017.
Da un anno il MoVimento 5 Stelle ci racconta che sta lavorando per cambiare radicalmente la città .
E se c’è qualcosa che non va ovviamente è colpa “di quelli che sono venuti prima”. Ma cambiare Roma significa anche scontrarsi con le varie lobby, i gruppi di potere nei confronti dei quali il M5S ha sempre detto di non essere succube.
Per cambiare Roma bisogna prendere decisioni che, giocoforza, scontenteranno qualcuno. Ma il MoVimento questo non lo sa o non lo vuole fare.
L’ennesima dimostrazione ce la dà Andrea Coia, presidente della commissione Commercio e relatore del nuovo regolamento.
Ieri in Aula Giulio Cesare Coia ha presentato una mozione per modificare il regolamento approdato in Aula a fine maggio al grido di “più regole” e “no al monopolio” e approvato a inizio giugno.
Ieri invece il MoVimento tenuto conto della crisi economica che ha avuto un impatto negativo anche sul commercio ambulante e visto che a Roma “si fa così da decenni” ha chiesto di modificare il regolamento laddove recepisce la direttiva Bolkenstein, ovvero nella parte in cui si scrive che le licenze e le autorizzazioni per i posteggi a rotazione dovranno decadere il 31/12/2018 per essere messe sul mercato con un bando pubblico.
Non c’è che dire, un bel passo indietro rispetto a quanto scritto dal consigliere Enrico Stefà no che qualche tempo fa spiegava che “La Bolkestein probabilmente è l’unico modo serio di fare i bandi a Roma” e che il M5S non avrebbe mantenuto lo stesso numero di licenze per gli ambulanti.
Curiosamente le associazioni di categoria (ovvero gli ambulanti) hanno dichiarato di non essere state ascoltate in commissione Commercio durante i lavori per la stesura del regolamento che ora Coia vorrebbe modificare.
Apre Confesercenti a Confimpre dichiararono di aver sì preso parte alle riunioni di Commissione ma che queste non erano “specifiche sull’argomento del nuovo regolamento”. A dirlo fu proprio il re dei bancarellari romani Alfiero Tredicine. Il Tempo invece riferiva che Anva Confesercenti abbandonò la commissione quando il presidente Coia disse che non avrebbe concesso la possibilità di parola alle rappresentanze sindacali.
L’aspetto paradossale della vicenda è che il nuovo regolamento del Commercio andava già a tutelare — e molto — gli ambulanti consentendo loro di occupare spazi sulle vie e sui marciapiedi della Capitale.
All’epoca Coia si era difeso dicendo che in realtà il regolamento avrebbe migliorato la situazione contrastando i monopoli e che non era assolutamente vero che il regolamento avrebbe salvato i Tredicine. Anzi, per il M5S esisteva invece un “asse Pd Tredicine”.
Ma sul Messaggero di oggi Coia spiega che la commissione ha commesso un errore che avrebbe avuto l’effetto di penalizzare il settore delle rotazioni impedendo loro di partecipare ai bandi. Il movito? Era notte: «Abbiamo chiuso gli emendamenti al testo molto tardi era notte».
Quindi non solo il nuovo regolamento non diminuisce il numero delle bancarelle, non solo continuerà a favorire i soliti noti premiando l’anzianità di servizio su piazza (al massimo 100 punti su 250).
Il nuovo regolamento, così emendato come vorrebbe Andrea Coia non cambierà di una virgola la situazione delle postazioni ambulanti poste fuori dall’area mercatale. Insomma a Roma continueremo a vedere bancarelle di magliette o pentole ad ogni angolo di strada.
Evidentemente è così che il MoVimento intende cambiare le cose e scardinare i vecchi interessi economici e politici. E poco importa se la Capitale rimane un suq a cielo aperto.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 5th, 2017 Riccardo Fucile
LA SINDACA E’ VENUTA A SAPERE DAL “MESSAGGERO” DELLA RICHIESTA DEL FRATELLO DI MARRA.. ED E’ TUTTO IN REGOLA, C’E POCO DA FARE
La candidatura di Renato Marra a capo del dipartimento turismo è in perfetta regola e sarà difficile dirgli di no visto che l’altra volta aveva vinto. §
Il Messaggero, che ieri aveva riportato per primo la storia, ritorna oggi con un articolo a firma di Simone Canettieri sulla vicenda del fratello di Raffaelel e sulla sua domanda, tramite interpello, per andare a ricoprire l’incarico di direttore del dipartimento turismo:
Sì, proprio la nomina già ottenuta, quando il fratello era il potentissimo direttore del Personale, ma poi revocata dopo la bufera giudiziaria, lo scorso gennaio. La mossa ha destato stupore negli uffici. Una valanga di dietrologie. Perchè Renato Marra si ricandida per la medesima posizione che ha messo nei guai la sindaca? Fa parte della strategia difensiva del fratello?
«A noi — dice in maniera molto schietta l’avvocato Francesco Scacchi che difende il dirigente del comune da ieri tornato in libertà — non ci cambia una virgola».
Lo staff di Raggi, appena ha appreso ieri mattina la notizia da Il Messaggero, si è messo subito all’opera, su mandato della sindaca, «per capire» e fare le tutte le verifiche del caso.
Il fatto che la Raggi abbia appreso tutto dal Messaggero la dice lunga sul modo in cui mantiene sotto controllo gli uffici del comune. Così come non è certo tranquillizzante che la sindaca “non potesse immaginarsi il suo ritorno”, come dice sempre il quotidiano.
E’ stata consultata l’Avvocatura. Tutto in regola.
Renato Marra, al di là del celebre fratello, è un dirigente con tutti i titoli per ambire a quel posto. C’è un interpello aperto e quindi è normale che si faccia avanti.
Ma perchè proprio per quella poltrona che ha provocato così tanti problemi al M5S? Il Pd si infila nella polemica.
«La domanda questa volta — dice il consigliere Marco Palumbo -dovrà essere vagliata in modo esclusivo, non senza imbarazzo, dalla sindaca. Comunque vada Virginia Raggi rischia di smentire nuovamente se stessa per l’ennesima volta».
Lei, ufficialmente, non ne vuole parlare. «C’è un’inchiesta in corso», spiegano i comunicatori grillini del Campidoglio.
Ma alla fine una risposta dovrà darla. Quando? E’ tutto da vedere.
Perchè grazie alla riforma della macrostruttura del Comune, la scelta del direttore del dipartimento del Turismo rischia di finire nel calderone di un valzer dirigenziale molto più vasto.
Pericolo (e imbarazzo) schivato per il momento.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 5th, 2017 Riccardo Fucile
A LUCCA L’ATTRICE NEOZELANDESE LUCY LAWLESS INTERVIENE SENZA PAURA PER STIGMATIZZARE I GESTI DI SEI COGLIONI DI BUONA FAMIGLIA, DISCEPOLI DI CHI SEMINA ODIO
Era la principessa guerriera Xena, della serie televisiva che spopolò anche in italia a
cavallo tra gli anni ’90 e i primi 2000.
E ieri sera l’attrice neozelandese Lucy Lawless ha di nuovo indossato i panni della guerriera, redarguendo senza paura sei giovani italiani protagonisti di un gesto razzista ai danni di un immigrato, a cui ha assistito indignata.
«Stavo passeggiando per Lucca dietro a sei ragazzi italiani di 18-19 anni ben vestiti – ha postato Lawless su Facebook -. Un ragazzo nero passa in bici. Uno di quegli altri fa il verso dello scimpanzè e batte le mani forte sopra la sua testa. E urla `Gabon’.
Un altro ragazzo si accoda e un terzo si unisce a loro urlando e applaudendo minacciosamente».
A quel punto lei interviene: «Veramente orribile», racconta la Lawless di aver detto loro in italiano.
«Se fossi stata più pronta e se avessi parlato meglio l’italiano avrei spiegato loro con calma che in passato gli italiani stessi erano stati immigrati in altri paesi e che il loro atteggiamento di stasera è un forma di terrorismo. E non ci sono dubbi su chi fossero gli scimpanzè in questa situazione», conclude la Lawless, scusandosi con i primati.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2017 Riccardo Fucile
“LA POLITICA E’ TROPPO LITIGIOSA, NESSUN PROGETTO VA AVANTI”
“Fare il senatore a vita non fa per me”. In un’intervista al Corriere della sera Piero Angela respinge l’idea del quotidiano il Foglio per portarlo a Palazzo Madama.
Ho scritto al direttore Claudio Cerasa: grazie, sono lusingatissimo, ma lasciatemi stare, desidero continuare col mio lavoro. In questo momento sono in pausa qui a Cinecittà , stiamo registrando “Speciale Superquark”. Faccio un altro mestiere. Non sono fatto per le gerarchie.
Il celebre conduttore spiega:
Alla Rai ho rifiutato, negli anni, la direzione di un Telegiornale e di una Rete… Non sono fatto per certi ruoli. (…) Oggi la politica può essere molto importante solo se favorisce questo processo: cioè gestire e distribuire bene la ricchezza che nasce da tecnologia ed energia. Ma se le maggioranze cambiano continuamente, si litiga e si parla solo di legge elettorale, nessun progetto vero diventa possibile
Angela spiega poi che cos’è che non va nella politica italiana
Facciamo l’esempio della scuola. Si parla continuamente di precari, di scuola laica o cattolica, di sicurezza degli edifici. Ma rarissimamente del vero problema: cioè come migliorare il livello e la qualità dell’insegnamento. E poi, in generale, in Italia non si premia il merito, il valore, l’autentica capacità . Il risultato? Francesco Giavazzi lo ha spiegato molto bene giorni fa sul Corriere della Sera: se la produttività è l’indice dell’efficienza di un Paese, ebbene l’Italia è ferma da quindici anni. Altri Paesi, con gli stessi mezzi, hanno saputo fare ben di più e assai meglio. Da cittadino vedo l’incapacità della politica italiana di far emergere le mille potenzialità che ha il nostro Paese, pieno di gente in gamba.
(da “Huffingtonpost”)
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