Destra di Popolo.net

DI MAIO OGGI SI ‘E SVEGLIATO MALE

Luglio 14th, 2017 Riccardo Fucile

IL SUO DIFFICILE RAPPORTO CON LA REALTA’

Luigi Di Maio stamattina si è svegliato molto arrabbiato con i giornali e ha deciso di cantargliele chiare e forti dalla sua pagina Facebook.
Come al solito, Di Maio ha un problema grosso come una casa con la realtà  e tende a inventare accuse e insulti per fare vittimismo.
Andiamo a vedere di cosa si lamenta.
“Mi si fa passare per un indagato per mafia, quando è una delle tante querele che ho che si aggiungono a quelle archiviate. In questo caso per una frase totalmente inoffensiva nella quale non ho nemmeno pronunciato il nome della Cassimatis.”
In realtà  nessun giornale italiano fa passare Luigi Di Maio per indagato per mafia. Oggi sui giornali si racconta invece della querela per diffamazione e della sua iscrizione nel registro degli indagati per quello che lo stesso Di Maio ha detto riferendosi chiaramente a Cassimatis, anche se oggi nega che stava parlando di lei.
«I cittadini – aveva detto il vicepresidente – apprezzano sempre quando una forza politica allontana chi si approfitta della stessa. Alcuni si fanno eleggere con questa e dopo poco passano al gruppo misto».
Per Di Maio i giornali lo fanno passare “per un indagato per mafia” ma non è così perchè tutti i giornali hanno fatto esplicitamente riferimento al fatto che si tratta di una querela per diffamazione.
Il problema semmai è che per molti anni secondo il M5S ogni indagato è automaticamente colpevole, soprattutto se è un politico.
“Mi si fa passare per antisemita e fascista perchè in un gruppo che si chiama “Club Luigi Di Maio”, di cui abbiamo già  chiesto a Facebook che venga cambiato il nome e che non ha alcun legame con me nè con il movimento 5 stelle, qualcuno a me estraneo ha pubblicato delle foto insultando il deputato Pd Fiano.
In realtà  nessun giornale ha fatto passare Di Maio per un antisemita.
L’articolo a cui il vicepresindente della Camera fa riferimento è quello a firma di Marco Zonetti su Affaritaliani. Ci vuole davvero molta fantasia per leggere qualche accusa di antisemitismo a a Di Maio in un articolo che parla soprattutto e unicamente degli attacchi beceri dei fan dell’esponente politico pentastellato al “nemico di turno”.
Il fatto che l’autore dell’articolo chieda — legittimamente —   «cosa ne pensi l’onorevole Di Maio di “cotanta” fan base» non equivale ad un’accusa di antisemitismo.
Ma forse chi non è abituato a rispondere alle domande dei giornalisti ha qualche difficoltà  a distinguere una domanda da un’accusa.
Successivamente anche diversi parlamentari PD (come ad esempio Alessia Morani) hanno chiesto a Di Maio di prendere le distanze da quegli insulti.
“Mi si fa passare per scemo perchè mi sono attaccato al telefono per provare a chiamare gli ambasciatori degli altri Paesi Ue chiedendo ai loro governi un aiuto per le nostre terre che bruciano. Come l’Italia recentemente ha fatto per il Portogallo. I rapporti con le ambasciate rientrano nelle prerogative di Vicepresidente della Camera, ma forse qualche giornalista non lo sa”
Nessuno vuole far passare Luigi Di Maio per uno scemo, ci mancherebbe.
In fondo tutti i politici, chi più chi meno, accorrono sui luoghi di disastri e tragedie per far vedere che si stanno rimboccando le maniche e si danno da fare.
Il punto è — come abbiamo spiegato ieri   — che Di Maio si è vantato di aver trovato i Canadair “dall’estero” grazie ad un intenso impegno telefonico.
Di Maio oggi spiega che è nelle sue prerogative “chiamare gli ambasciatori” e questo nessuno lo mette in dubbio.
Peccato che gli aerei del soccorso antincendio siano partiti su richiesta della Protezione Civile all’Unione Europea. In questa vicenda non c’entrano nè le ambasciate nè Luigi Di Maio.
Ma questo il vicepresidente evidentemente non ha molta voglia di raccontarlo.
“Vengo offeso da un giornalista che scrive su oggi e sul Corriere e che mi definisce “terrunciello” solo perchè ho provato a dare una mano alla mia gente in Campania. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla qualità  del giornalismo italiano.
L’ultima delle lamentele di Di Maio riguarda l’offesa ricevuta da un giornalista “che scrive su Oggi e sul Corriere” e che lo ha definito “terrunciello”.
Letta così potrebbe sembrare che questa offesa sia addirittura stata pubblicata su un articolo di giornale. Invece no, perchè è solo un commento fatto dal giornalista Mauro Suttora sul suo profilo Facebook.
Anche in questo caso Di Maio evita coraggiosamente di fare nomi (per evitare la gogna, dirà , ma tanto i pentastellati sono già  arrivati in quello status).
Sorprende però che un deputato del partito del vaffanculo, di quello che definiva i politici morti zombi e che tanti insulti ha regalato alla kasta dei giornalisti se la prenda con un epiteto come “terrunciello esaltato”.
Per tacere ovviamente dei numerosi insulti sessisti vomitati addosso alle donne del Partito Democratico direttamente dal blog o dall’account Twitter del Capo Politico del 5 Stelle.
Di nuovo il vicepresidente ha perso drammaticamente il contatto con la realtà .
Ma si sa che giocare a fare la vittima è molto meglio che affrontare le proprie responsabilità  e le proprie mancanze.

(da “NextQuotidiano”)

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L’OPPOSITORE AI PROFUGHI DOPO DUE ANNI REGALA LA SUA TERRA AI MIGRANTI

Luglio 14th, 2017 Riccardo Fucile

GENOVA, ERA IN PRIMA LINEA PER FERMARE LA STRUTTURA DEI CEIS, ORA LA “CONVERSIONE”

Non ci sono più buoni e cattivi, in questa storia dall’incipit cupo e dal finale capovolto: ribaltato a tal punto da sembrare una favola.
E invece non è una favola, anzi: perchè è la realtà , a riuscire sempre a spiazzare sul serio.
Tutto inizia in cima alla collina di un quartiere difficile, dove anche l’autobus fa fatica a inerpicarsi e la collina si sfarina appena piove.
È qui, in fondo alla salita, davanti a un piccolo parcheggio e proprio in faccia alle palazzine, che due anni fa il Ceis, il Centro di solidarietà  di Genova, aprì Casa Bozzo: il centro di accoglienza dei migranti di via Edera, a Quezzi.
Appena la voce si sparse, i residenti organizzarono una mezza sollevazione: assemblee sotto la pioggia battente, gruppi whatsapp di cittadini terrorizzati, passeggiate notturne, liti su Facebook dove qualcuno buttava lì persino la proposta di dotarsi di dissuasori elettrici scaccia-profughi.
E poi, dopo sit-in e confronti e pure la passerella di Forza Nuova, con Roberto Fiore intervenuto in comizio, alla fine eccoli, i profughi.
Sono arrivati, al centro di una guerra già  scoppiata e combattuta in loro assenza, si sono sistemati nelle stanze bianche e azzurre e nessuno ha più cercato di scacciarli.
Da quel momento sono passati due anni.
E ieri, ecco spuntare il lieto fine più azzardato che ci si sarebbe potuti inventare: uno dei più fieri oppositori della protesta, proprietario di alcuni appartamenti del quartiere, ha deciso di mettere a disposizione dei migranti un intero bosco: 1.500 metri quadri del suo terreno, che sovrasta il centro di accoglienza. In comodato d’uso gratuito al Ceis per cinque anni.
In questa fiaba vera, dunque, il bosco pieno di sterpaglie, impenetrabile da anni, potrà  tornare percorribile: è l’obiettivo del Ceis, che con la collaborazione di Orto Collettivo sta già  guidando i cinquanta migranti di Casa Bozzo nella risistemazione del verde. «Non ho parole per ringraziare il proprietario di questo terreno boschivo — spiega Enrico Costa, presidente del Centro di Solidarietà  di Genova — spero che questa storia possa fare da apripista, da esempio, anche per altre zone della città ».
Non scriviamo il nome del proprietario, che preferisce restare nell’ombra. Ma nel quartiere è molto conosciuto.
C’è anche un paradosso, in questa vicenda cominciata con un muro contro muro: a proporsi per primo nel mettere a disposizione un terreno limitrofo a Casa Bozzo era stato il Municipio Bassa Val Bisagno.
L’idea era di recuperare l’area, attraverso il lavoro dei migranti, e metterla in sicurezza dal pericolo di smottamenti in caso di forte pioggia. L’entusiasmo istituzionale era forte, ma «purtroppo per difficoltà  tecniche e burocratiche quel progetto si è arenato», ricorda Enrico Costa.
Alla fine, più che il pubblico volenteroso, potè il privato (inizialmente) riottoso. «Speriamo che in futuro diventi sempre più agevole attivare percorsi di questo tipo», sottolinea Costa.
«Inizieremo a lavorare sul terreno tra nemmeno quindici giorni — sorride Andrea Pescino di Orto Collettivo — quel bosco è in stato d’abbandono, durante l’ultima pioggia il piazzale era invaso dalla terra. Eppure, era un’area bellissima: c’era un sentiero che va fino a Pianderlino, dotato di illuminazione pubblica: ma da anni neppure i cinghiali riescono a passare di lì. Grazie ai migranti, ora ripristineremo i percorsi, mettendoli di nuovo a disposizione dei residenti».
Intanto, intorno alla casa dei migranti di via Edera si lavora già .
I richiedenti asilo hanno strappato le erbacce infestanti, messo a punto le vasche di contenimento dell’acqua, piantato quaranta alberi da frutta: meli, peri, ciliegi.
«Il nostro obiettivo — spiega Pescino — è aprire i cancelli di Casa Bozzo ogni settimana, e offrire frutta e ortaggi agli abitanti del quartiere».

(da “La Repubblica”)

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MASSIMO D’ALEMA: “RENZI EDUCA I FIGLI A ODIARMI”

Luglio 14th, 2017 Riccardo Fucile

L’INTERVISTA DEL FATTO AL LIDER MAXIMO E’ UN MASSACRO CONTINUO DI RENZI

Massimo D’Alema rilascia oggi un’intervista al Fatto Quotidiano che rischia di diventare l’argomento del giorno per i toni assolutamente furiosi dell’ex presidente del Consiglio e anche per il titolo scelto dal quotidiano per il colloquio con Ettore Boffano e Fabrizio D’Esposito:
Significa che la mutazione è antropologica, prima ancora che politica.
C’è un episodio rivelatore che mi ha colpito molto, quando Renzi scrive nel suo libro che sua figlia chiede se è certo dell’abiura del dalemismo da parte di Orfini. È aberrante, questa è educazione all’odio, è l’elogio del tradimento. Se questi sono i principi educativi, c’è da essere seriamente preoccupati.
Allora lei ha letto Avanti?
Per l’amor del cielo. Concordo con Letta quando parla di disgusto. Ho altro da leggere. Ho visto le numerose anticipazioni pubblicate dai quotidiani. Quante sono? Otto? Dieci in tutto. Una cosa sconcertante, questa è informazione di regime, che però contribuisce a far crescere quel sentimento dilagante contro Renzi.
L’intervista è lunghissima (occupa due pagine del quotidiano) e più interessante rispetto alle querelle con Renzi è quello che D’Alema dice sull’economia:
Un tempo il Pd aveva un grande peso, oggi un po’ meno.
Il Pd avrebbe dovuto impostare il tema di una profonda riforma dei Trattati.
Invece
Ha usato la sua forza contrattuale per chiedere un po’ di soldi e flessibilità  anzichè fare una battaglia per riformare il patto di stabilità  e chiedere che gli investimenti non possono essere calcolati nel rapporto deficit-Pil.
Renzi chiede meno tasse
Ci vuole un grande piano di investimenti, basta sfogliare Keynes. Il moltiplicatore che deriva dalla fiscalità  è basso. Meno tasse per tutti è uno slogan vecchio ed è immorale riprenderlo aumentando il debito. Non possiamo rubare i soldi ai nostri figli, distribuendo mance ai banchieri.
Secondo D’Alema, “ci vuole un ritorno alla serietà  della politica […]. Vedete, noi siamo stati un gruppo dirigente che si rispettava. Quando ero a Palazzo Chigi ho proposto Veltroni segretario, Prodi a capo della Commissione europea. Oggi prevale il culto del capo, la cultura del sospetto. Renzi ha impedito che Letta diventasse presidente del Consiglio europeo e questa era una proposta della Merkel”.
Quanto al futuro, D’Alema auspica un soggetto unitario a sinistra:
“Dobbiamo presentarci con un soggetto unitario, non possiamo andare con due liste che litighino tra di loro […]. Ora c’è un nucleo di partenza composto da Mdp e Campo Progressista di Pisapia, io immagino a conclusione di questa fase una consultazione popolare a novembre”.
Primarie?
“Certo, ma senza truppe cammellate, con regole che impediscano qualsiasi forma di inquinamento”.
D’Alema lascia intendere che potrebbe candidarsi. “A me sembra molto prematuro”, risponde a domanda diretta. “Se ci saranno i capilista bloccati, decideranno gli elettori con le primarie”.
Quindi è sì?
“Ripeto, ci saranno le primarie…”.

(da agenzie)

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IL DEBITO MACINA RECORD: A MAGGIO E’ SALITO A 2.279 MILIARDI

Luglio 14th, 2017 Riccardo Fucile

CALANO LE ENTRATE DALLE TASSE

Sale ancora il debito pubblico italiano, proprio quello che il governo si deve impegnare ad abbattere – in rapporto al Pil – per spuntare maggiore flessibilità  nella scrittura del Bilancio del 2018, secondo quanto concesso e ribadito dalla Commissione Ue nella fresca lettera inviata al Tesoro.
Secondo il dato comunicato da Bankitalia, a maggio il debito delle Amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.278,9 miliardi, in aumento di 8,2 miliardi rispetto ad aprile.
“L’incremento è dovuto principalmente al fabbisogno mensile delle Amministrazioni pubbliche (7,0 miliardi); vi contribuiscono anche l’aumento delle disponibilità  liquide del Tesoro (per 0,5 miliardi, a 58,9; erano pari a 72,7 miliardi alla fine di maggio 2016) e l’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del tasso di cambio (0,7 miliardi)”, dice via Nazionale.
Con riferimento ai sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 8,1 miliardi, quello delle Amministrazioni locali di 0,1 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto pressochè invariato.
Dai numeri di Bankitalia emerge anche l’aggiornamento a maggio delle entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato: sono state pari a 33,5 miliardi (inferiori di 0,3 miliardi a quelle rilevate nello stesso mese del 2016); nei primi cinque mesi del 2017 esse sono state pari a 154,4 miliardi, in crescita del’1,4 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2016.

(da agenzie)

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LA CONSULTA BOCCIA LA PATACCA DI TOTI SULLA LEGITTIMA DIFESA: COMODO FARE CAUSE A CARICO DEI CONTRIBUENTI

Luglio 14th, 2017 Riccardo Fucile

INCOSTITUZIONALE PAGARE SPESE A INDAGATI: E’ MATERIA DI STATO… SULL’ALLARME SICUREZZA SECONDO SCHIAFFONE PER IL CENTRODESTRA DOPO L’AMMISSIONE DEL SINDACO BUCCI SUL CALO DEI REATI A GENOVA

La legge della Regione Liguria del 5 luglio dell’anno scorso, con cui la Regione stessa si fa carico delle spese processuali dei cittadini che vengono incriminati per eccesso di legittima difesa dopo aver reagito ad una aggressione, viola l’articolo 117 della Costituzione nella parte che attribuisce allo Stato competenza esclusiva nella materia “ordine pubblico e sicurezza”.
Lo ha stabilito la Consulta con una decisione depositata oggi.
Per il centro destra ligure che sul tema della sicurezza aveva fortemente puntato durante la campagna elettorale, poi vinta, per il sindaco di Genova, è la seconda “sconfita” in pochi giorni
La prima è di quanto il neo sindaco Marco Bucci, alla sua prima partecipazione in Prefettura al Comitato dell’ordine e della sicurezza pubblica, all’uscita aveva dovuto ammettere che a “Genova i reati sono in calo”.
Insomma tutto quell’allarme su Genova come il Bronx era pura propaganda perchè i numeri ufficiali raccontano un’altra realtà .
Naturalmente   un conto è la sicurezza reale un’altra quella percepita sulla quale si costruiscono anche le fortune elettorali
Per quanto riguarda la legge sul sostegno a chi veniva indagato per eccesso di legittima difesa, una posizione condivisa con i governatori leghisti di Lombardia e Veneto, la disposizione impugnata dal presidente del Consiglio stabilisce che “la Regione prevede il patrocinio a proprie spese nei procedimenti penali per la difesa dei cittadini che, vittime di un delitto contro il patrimonio o contro la persona, siano indagati per aver commesso un delitto per eccesso colposo in legittima difesa, ovvero assolti per la sussistenza dell’esimente della legittima difesa”
Secondo la Corte costituzionale, la disposizione in questione non interferisce con la materia “ordinamento penale”, perchè “la disposizione non incide su fattispecie penali, non modifica i presupposti per l’applicazione di norme penali, non introduce nuove cause di esenzione dalla responsabilità  penale, nè produce effetti sanzionatori ulteriori conseguenti alla commissione di un reato”: però si ripercuote sulla materia “ordine pubblico e sicurezza”.
“Attraverso regole che incidono sul patrocinio nel processo penale, la norma risulta, infatti – scrive la Corte – funzionalmente servente rispetto a scelte in tema di sicurezza, per le quali le Regioni non hanno competenza”.
La Consulta sottolinea che “è qui in questione la concessione di un sostegno economico ai cittadini che, vittime di un delitto contro il patrimonio o contro la persona, affrontano un procedimento penale con l’accusa di aver colposamente ecceduto i limiti della legittima difesa. Tale concessione è manifestazione di un indirizzo regionale in tema di prevenzione dei reati e di contrasto alla criminalità , materia che la costante giurisprudenza di questa Corte ha sempre considerato riservata allo Stato”.
“Attraverso il sostegno economico nel procedimento e nel processo è, infatti, incoraggiato (o non scoraggiato), in ambito regionale, il ricorso alla ‘ragion fattasi'”, conclude la Consulta, dichiarando – per questa parte – l’illegittimità  costituzionale della legge della Liguria.
Sulla bocciautura intervengono i consiglieri regionali del Pd Luca Garibaldi (vicecapogruppo) e Raffaella Paita (capogruppo). “Non poteva essere altrimenti – sottolinea Paita – visti i palesi profili di incostituzionalità  della norma, come il Partito Democratico aveva già  evidenziato in commissione e in aula”. La maggioranza, però, spiega Garibaldi, che è stato anche relatore di minoranza, “ha voluto forzare ugualmente le regole e approvare una legge ideologica, pur sapendo che sarebbe stata respinta dalla Consulta. Oltre a essere l’ennesima legge della Giunta Toti a venire bocciata – conclude il vice capogruppo del Pd – la norma sulla legittima difesa prevedeva anche uno   stanziamento di 20 mila euro, che il centrodestra aveva tolto a progetti per la sicurezza urbana ben più concreti. Una figuraccia e un danno per tutti”.

(da “La Repubblica”)

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VIOLENZA SESSUALE SU QUATTRO STAGISTE MINORENNI, ARRESTATO IMPRENDITORE DI MONZA: LO AVRA’ FATTO PER DIFENDERE L’IDENTITA’ EUROPEA?

Luglio 14th, 2017 Riccardo Fucile

GLI ABUSI DURANTE L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

Un 54nne monzese è stato arrestato dalla polizia su ordine del Gip di Monza con l’accusa di violenza sessuale su minore.
L’uomo, titolare di un’attività  commerciale in Brianza, secondo quanto ricostruito dalle indagini, coordinate dalla Procura di Monza, avrebbe abusato sessualmente di quattro sue stagiste minorenni.
I fatti sarebbero avvenuti durante i periodi in cui le ragazze erano affidate alla sua attività  per l’alternanza scuola/lavoro. Le indagini sono scattate dalla denuncia di un consultorio.
L’uomo, di Monza, è titolare di due esercizi commerciali.
Scrive l’ANSA che da tempo, secondo quanto si è appreso, partecipa a progetti di alternanza scuola-lavoro.
Le indagini sono state avviate grazie a una delle stagiste, che si è rivolta ad un consultorio. Risalendo alle studentesse che avevano partecipato a percorsi di formazione in quegli stessi centri sono così stati individuati gli altri casi.
Le indagini sono iniziate nel febbraio scorso quando una ragazza ha manifestato segni di malessere e si è rifiutata di tornare al centro estetico dove stava svolgendo il progetto di alternanza.
I genitori l’hanno invitata ad andare al consultorio, dove ha finalmente raccontato le violenze subite. Il consultorio ha quindi inviato la segnalazione alla procura e da quel momento gli investigatori hanno lavorato sulla ricerca di altre vittime.
Le intercettazioni hanno permesso di accertare la veridicità  del loro racconto e lo stato di sottomissione mentale in cui versavano. “Soffrivano tutte di un potente senso di colpa per non essere state in grado di rifiutarsi – ha spiegato il procuratore di Monza, Luisa Zanetti – per questo motivo, parlando tra loro al telefono, avevano anche pensato di non denunciare.
Per questo abbiamo forti sospetti che ci siano molte altre vittime”. L’uomo arrestato è un incensurato di 54 anni originario del Vimercatese, gestore di due centri massaggi (i locali non sono stati sequestrati dall’autorità  giudiziaria).
Gli episodi sono avvenuti tutti nelle attività , a esclusione di un caso in cui ha portato a casa una delle ragazzine. La pressione psicologica sulle vittime teneva conto anche del ruolo che il 54enne aveva nella loro vita scolastica.
Era lui, infatti, a compilare la valutazione sul loro lavoro e a preparare la certificazione che occorreva per essere promosse.

(da agenzie)

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