Agosto 10th, 2017 Riccardo Fucile
A ROMA LA CRISI PIU’ GRAVE… I MEDICI DEL SOCCORSO: “IL NUOVO SISTEMA E’ DA CAMBIARE”
Un incendio di sterpaglie e la centrale inizia a zoppicare, cinque o dieci incendi e va in tilt.
Il 112, numero unico che doveva cambiare in meglio i sistemi di emergenza, è ancora lontano dall’aver portato una svolta. Non solo perchè è attivo solo in alcune regioni ma anche perchè dove è presente talvolta sembra aver peggiorato le cose.
Venerdì scorso al Viminale c’è stata una riunione straordinaria per discutere del caso Roma, dove a tanti cittadini sono toccate estenuanti attese prima di parlare con un operatore.
La riforma Europea
Lo chiamano uno-uno-due per distinguerlo dal 112 dei carabinieri.
È il Nue, “numero unico di emergenza” che da anni l’Europa ha chiesto all’Italia di attivare per gestire le chiamate di chi ha bisogno dell’ambulanza, dei vigili del fuoco o della forze dell’ordine.
Una sala operativa di primo livello che smista poi le telefonate a quelle di secondo. La prima ad istituirla, nel 2010 quando già il nostro Paese era stato sanzionato per i ritardi, è stata la Lombardia.
Adesso la Regione, con 3 centrali, è il punto di riferimento. Nel 2015 è partita Roma, nella zona del prefisso 06, poi quest’anno Liguria, Piemonte, Sicilia orientale, Trentino e Friuli.
A cosa serv
Dove il Nue è attivo, chi fa un qualunque “vecchio” numero di emergenza viene indirizzato automaticamente alla centrale unica, che dovrebbe servire soprattutto a tre cose: localizzare la richiesta grazie al Ced (centro elaborazione dati) del Viminale, compilare la scheda anagrafica di chi chiama, tagliare le richieste improprie.
L’ultimo punto è fondamentale, si stima infatti che il 30-40% delle telefonate ai numeri di emergenza sia per avere informazioni o comunque per motivi non urgenti. A 112, 113, 115 e 118 dovrebbero essere girate solo chiamate per le quali l’intervento è necessario. In Lombardia in media la centrale unica fa tutto in 50 secondi.
Il caso Rom
Quest’estate i tracolli del Nue della capitale sono frequenti. Le attese per chi telefona certi giorni sono lunghissime per due motivi.
Il primo ha a che fare con il numero degli operatori, che non sarebbe sufficiente. E infatti si è deciso di assumere.
Il secondo, il più grave a detta degli esperti, sono gli incendi. Come sottolineano dalla centrale, nelle altre stagioni arrivano in media 350-400 chiamate al giorno da girare al 115. Quest’estate si è saliti in certi casi a ben 5mila.
In un’ora i telefoni possono squillare anche 1.200 volte. Questo perchè tanti di coloro che passano vicino a un incendio, anche 100 alla volta, telefonano per segnalare.
Il sistema così va in tilt, perchè la centrale del Nue non è in grado di rispondere a tutti subito, e a cascata entra in crisi anche il 115.
Centinaia di chiamate restano in attesa e ne fanno le spese gli altri servizi di emergenza, a partire dal 118. Alla riunione del Viminale si è deciso di non passare più ai pompieri tutte le telefonate che arrivano per lo stesso evento, come si faceva fino ad ora, e di liquidarle prima possibile.
Le Altre aree critiche
Forse Lombardia a parte, nessun Nue ha evitato polemiche riguardo a problemi e falle. A Torino a fine luglio l’annegamento di un bambino di 10 anni ha fatto partire all’attacco il sindacato autonomo dei pompieri Conapo: “I vigili del fuoco sono stati avvertiti ben 15 minuti dopo la richiesta di soccorso al 112”. Il dato è contestato dalla Regione.
In Sicilia lo Smi, il sindacato dei medici più forte nei 118 descrive una situazione delicata. “I cittadini ci dicono che i tempi di risposta si sono allungati parecchio con la centrale unica – dice Emanuele Cosentino – Ci vogliono anche 4 minuti per passare la chiamata dal 112 al 118. E poi talvolta ci vengono dati interventi non di nostra pertinenza, magari risse per le quali ci vogliono i carabinieri. Il numero unico andava fatto ma così, anche nel resto d’Italia, è un’esperienza negativa”.
Punta sulla formazione degli operatori Felice Romano, segretario del sindacato di polizia Siulp. “Ci sono problemi con i centralinisti “laici” – dice. Insieme a loro in centrale ci vorrebbero anche persone formate per i vari tipi di emergenza, da vigili del fuoco a sanitari e forze dell’ordine. Solo loro hanno l’esperienza per inquadrare i vari casi. Senza una formazione specifica finisce che è come se rispondesse un disco e basta”. Disco che purtroppo in molti conoscono bene.
(da “La Repubblica”)
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Agosto 10th, 2017 Riccardo Fucile
CON LA STESSA LOGICA AVREBBERO INCRIMINATO ANCHE CHI HA SALVATO GLI EBREI DALLO STERMINIO
Oskar Schindler ben avrebbe potuto essere indagato, imputato, condannato dalla Germania nazista per avere salvato più di mille ebrei dallo sterminio.
Carlo Angela, papà del giornalista televisivo Piero, dando rifugio nella sua clinica a tantissimi ebrei, li salvò dalla furia nazista e dunque dalla morte.
Moussa Abadi era un ebreo siriano e, insieme al vescovo di Nizza, Paul Rèmond, salvò centinaia di bambini ebrei nascondendoli da chi li rastrellava.
Don Mussie Zerai è un sacerdote di origine eritrea. Nel 2015 è stato candidato al Nobel per la pace. Da tanti anni vive nel nostro Paese.
Ha aiutato, attraverso il suo telefono, immigrati disperati che rischiavano la morte in mare. A ogni squillo proveniente dal mare aperto avvertiva la guardia costiera e poi le ong che prestano soccorso in mare.
Il cerchio è oramai chiuso: don Mussie Zerai è indagato dalla Procura di Trapani per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Male, anzi malissimo.
Ma è questo il ruolo del diritto penale? Ma è questa la funzione della giurisdizione?
In questa vicenda paradossale, le istituzioni si sono chiuse in se stesse, ignorando quale debba essere la funzione del diritto in una democrazia.
La giustizia è qualcosa di più importante e nobile che incriminare don Mussie Zerai o i responsabili delle ong che non firmano i protocolli governativi.
È incredibile che tutto questo avvenga in terra di mafia, dove gli apparati della sicurezza e della repressione avrebbero ben altri terreni investigativi su cui cimentarsi.
Don Mussie Zerai è accusato di favorire un reato che andrebbe abolito, ossia il reato di immigrazione clandestina.
Il Parlamento aveva dato mandato al governo di farlo, ma la delega non è stata esercitata poichè a prevalere è stata la “percezione di insicurezza”.
Va ricordato che l’abrogazione di quel reato ignobile fu promossa da un parlamentare del M5s, lo stesso Movimento oggi in prima linea nella criminalizzazione delle ong e di chi presta aiuto umanitario.
Ci vorrebbe in Parlamento un blocco umanitario-civile che non abbia paura di urlare che chi salva vite è un eroe e non un criminale.
E che non abbia paura di urlarlo così ad alta voce da poter essere sentito anche a Trapani. La più banale, la più ovvia delle verità , oggi sovvertita da questa follia, da questo incubo, da questa tragedia che stiamo vivendo.
Susanna Marietti
Coordinatrice associazione Antigone
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 10th, 2017 Riccardo Fucile
“SFIDUCIATO” DAL CONSIGLIO COMUNALE IL SINDACO DA MESI SOTTO SCORTA DOPO L’INCENDIO DELLE SUE ABITAZIONI… VINCONO I DELINQUENTI, MA MINNITI DEVE PENSARE AL CODICE DI CONDOTTA DELLE ONG
“Credo che abbiano i numeri per sfiduciare”. Alle otto di sera di quello che è stato il suo ultimo giorno da sindaco, nell’aula del consiglio comunale di Licata, Angelo Cambiano, il sindaco “demolitore”, come lo hanno ribattezzato per la sua fermezza nel far abbattere case e ville dei suoi concittadini che sentenze ormai definitive hanno giudicato abusive, aveva già capito come sarebbe finita.
Tre ore e mezzo dopo, il Consiglio comunale di Licata lo ha sfiduciato con 21 voti, uno in più dei 20 che servivano.
Cambiano ha pagato cosi la sua lotta alle case abusive che da decenni occupano la fascia entro i 150 metri del litorale di Licata.
“Mi accusano di non aver fatto arrivare al Comune risorse e finanziamenti, ma non è vero perchè ho portato oltre 52 milioni di euro. Il vero motivo lo sanno tutti, qual è ma non hanno il coraggio di dirlo. Io me ne torno al mio mestiere di insegnante di matematica, ma la politica qui dovrà assumersi le sue responsabilità : quella di dire alla gente che un sindaco che fa niente di più che il suo dovere viene cacciato meno di due anni dopo l’inizio del suo mandato”.
Sedici i consiglieri che avevano sottoscritto la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco espressione di una lista civica di sinistra, venti i voti necessari per far passare la sfiducia, ventuno quelli che hanno defenestrato il sindaco che, dopo gli incendi di due case di famiglia, minacce e intimidazioni, vive sotto scorta.
Cambiano ha già fatto sapere che impugnerà l’atto perchè “le motivazioni riportate nella mozione sono solo bugie”.
Nei giorni scorsi anche Ficarra&Picone erano intervenuti a favore del sindaco, con un tweet, in cui lo hanno paragonato al sindaco protagonista del loro ultimo film, ‘L’Ora Legale’.
“Il film ‘L’ora legale’ sembra rappresentare correttamente l’ attuale società , questo con sincero dispiacere…”.
E’ soltanto uno dei post pubblicati sulla pagina di Facebook di Angelo Cambiano. A paragonare su Facebook la vicenda di Cambiano all’ultimo film di Ficarra&Picone è Marco Bartolomeo.
Sui social, dalla notte scorsa, sono tanti i post di cittadini dispiaciuti per la sfiducia. Giusi Castrogiovanni scrive: “Il tornaconto politico ha vinto sul bene di Licata. Esprimo tutta la mia solidarietà al sindaco e non ho nessun problema a dichiarare che per me Angelo Cambiano è stato il miglior sindaco di Licata degli ultimi 20 anni. Io non devo rendere conto a nessuno delle mie affermazioni o azioni, non so se chi ha votato la sfiducia può affermare di essere parimenti libero”.
Antonio Cammarata scrive lapidario: “Paese di ignoranti e raccomandati. Siamo abusivi e resteremo abusivi. E devo sentir parlare persone che non sanno nemmeno cosa significhi. Grazie di tutto”.
Mentre Carmelo Professo dice: “Grazie sindaco, non è colpa sua se molti vogliono rimanere nel 1800”.
Paola Giovanni invece spiega: “Adesso tra qualche mese ci saranno le solite pecore in cerca di voti. Fate schifo. Stima per Angelo Cambiano che ha fatto di tutto per migliorare la nostra città “.
Lo Stato non c’è più, è impegnato a raccattare i voti razzisti .
(da agenzie)
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Agosto 10th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO SALVINI, UN’ALTRA EROINA DEL CENTRODESTRA CHE PROMETTE POSTI DI LAVORO E POI LICENZIA
Ricordatevelo quando raccontano di voler creare posti di lavoro: i politici i posti di lavoro li distruggono.
È successo a Matteo Salvini con i dipendenti della Lega Nord e i lavoratori di giornali, radio e tv della Lega Nord.
Succede a Daniela Santanchè che ha avviato le procedure per i licenziamenti collettivi il 4 agosto, al termine della cigs al 45% e dopo aver messo giornalisti e impiegati in ferie forzate.
La Santanchè ha annunciato la liquidazione della Visibilia Magazine, che aveva acquisito Novella 2000 e Visto nel 2015 da Prs Editore (che a sua volta li aveva avuti in saldo da Rcs-Corriere della sera).
La Magazine si era aggiunta alla Visibilia Editore, società quotata che pubblica Ciak, Pc professionale e Villegiardini.
Allora, Santanchè aveva dichiarato di essere riuscita “a realizzare un sogno che la riempiva di orgoglio”, promettendo il rilancio delle due testate del gossip.
“Con i giornalisti della Visibilia Editore abbiamo firmato un accordo e tutto va benissimo”, aveva spiegato qualche tempo fa Santanchè al Fatto.
“Quelli della Magazine invece non hanno accettato il dialogo. Hanno stipendi altissimi da 130-180 mila euro l’anno, mi costano 2,2 milioni l’anno più il borderò dei collaboratori. Non è più possibile andare avanti così: i giornali devono stare sul mercato, con spese compatibili con le vendite e gli incassi della pubblicità . Il mondo dell’editoria, lo sappiamo, è cambiato”.
La situazione però è curiosa anche per altri motivi.
Dopo aver messo in liquidazione il 25 luglio scorso la casa editrice delle due testate, al termine di un pesante regime di cassa integrazione (pari al 45%), venerdì 4 agosto per 14 dipendenti (tra giornalisti e impiegati) è stato chiesto il «licenziamento collettivo per cessazione dell’attività ».
Motivazione singolare, dal momento che i due magazine non sospenderanno le pubblicazioni ma andranno normalmente in edicola, anche in queste settimane con i dipendenti in ferie forzate, grazie al lavoro affidato a service esterni.
Santanchè, quindi, continuerà a pubblicare le testate, si dice probabilmente trasferendole a un’altra società di sua proprietà , ma senza le redazioni e senza aver mai fatto un piano di rilancio.
Ecco il comunicato sindacale del CdR di Visto e Novella 2000:
Visibilia Magazine ha deciso di licenziare tutti i dipendenti. È questa la decisione dell’onorevole Daniela Santanchè, ex amministratore unico della società che edita Visto e Novella 2000 dal 1° gennaio 2016, per mano del liquidatore di sua nomina.
La comunicazione presenta gravi lacune e una ricostruzione sommaria dei motivi che portano a lasciare a casa 14 giornalisti e impiegati, scaricando tutta la colpa sulla crisi del mercato editoriale e sui costi del personale.
In questi due anni di gestione Santanchè nulla è stato fatto per portare Visto e Novella a competere sul mercato editoriale: contrariamente a quanto afferma il liquidatore, mai è stata pianificata una campagna promozionale nè pubblicitaria, mai una locandina, mai un passaggio in Tv come tutte le testate concorrenti. Nemmeno col recente cambio alla direzione di Visto. Non solo: Visibilia Magazine ha mostrato da sempre una totale incapacità nel gestire la diffusione di Visto e Novella 2000, tanto che in edicola le due testate spesso non giungono e quindi vengono destinate direttamente al macero. Stessa sorte per i numeri speciali, di cui non si ha traccia.
E allora, il problema sono i presunti costi eccessivi del personale (in realtà tutti sono assunti ai minimi tabellari), oppure l’assoluta incapacità di svolgere il delicatissimo lavoro di editore, senza un controllo professionale, attento e costante su giornali, marketing e distribuzione delle copie in edicola?
Ora, il liquidatore dell’onorevole Santanchè, dopo un periodo di ferie forzate e mentre le due testate verranno realizzate appoggiandosi totalmente service editoriali esterni (quindi altri costi), 14 dipendenti saranno licenziati, una decisione a dir poco avventata che avrà ricadute anche sul futuro di 14 famiglie. Già perchè dai prossimi numeri Visto e Novella, sempre diretti da Benedetto Mosca e da Roberto Alessi, verranno realizzati da strutture editoriali esterne. Si chiede pertanto agli organi preposti di vigilare e intervenire su questa decisione per arginare un fenomeno che rischia di essere emulato da altri editori a discapito della qualità dell’informazione e dell’occupazione dei giornalisti.
Lo scenario che si sta delineando va oltre: si apprende che le pubblicazioni di Visto e Novella 2000 continueranno, ma con un’altra società . In sostanza, quindi, l’obiettivo della Santanchè è unicamente quello di licenziare gli attuali dipendenti.
Si chiede pertanto al liquidatore, e a Daniela Santanchè, di rivedere le affrettate decisioni fin qui prese e di aprire un tavolo di confronto diretto e serio basato su una rigorosa programmazione editoriale, oggi del tutto assente, in modo tale che Visto e Novella, col patrimonio degli attuali giornalisti e dipendenti che in tutti questi anni hanno decretato il vasto apprezzamento dei lettori, possano tornare competitivi.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 10th, 2017 Riccardo Fucile
L’INTERVISTA A UN RAGAZZO DI 27 ANNI CHE HA SCELTO DI INDOSSARE LA DIVISA
Come ci si sente, a 27 anni e con tutta la vita davanti, nei panni di un possibile bersaglio quotidiano del terrorismo, e dopo aver visto le immagini dell’attentato di Levallois-Perret, con quell’auto lanciata contro sei militari uguali a te?
«No, non voglio apparire presuntuoso. E non intendo nemmeno minimizzare, ma noi militari italiani impegnati sul territorio siamo ben allenati non solo ad affrontare possibili pericoli di quel tipo, ma ad avere un occhio addestrato a intuire i veri rischi».
E la paura?
«Mi aiuta un carattere predisposto alla tranquillità , al controllo dei nervi».
Non è roba da un ragazzo come gli altri, che incontri per le strade, sulle spiagge, in discoteca.
«Invece sono, mi sento veramente un ragazzo come tanti altri. Poi ognuno segue la propria strada. La mia adesso è questa: in piazza con la divisa, per contribuire a rendere più sicura la vita degli altri. So che può sembrare retorico, o banale, o già sentito: ma provo un grandissimo orgoglio per il lavoro che svolgo. E ai pericoli mi sento preparato. Per imparare a proteggere bene un’area italiana, sono già stato in Afghanistan e in Libano».
Il profilo
Il Caporalmaggiore dell’Esercito P. A. P., 27 anni (da San Giovanni Rotondo, Foggia), è davvero un militare qualsiasi, di quelli che vediamo schierati per le nostre strade: in questo periodo presidia a Roma la centrale, nevralgica piazza della Repubblica (snodo tra la stazione Termini e via Nazionale) inclusa la fermata della metropolitana.
Cinque-sei ore di turno al giorno per l’Operazione Strade Sicure, sotto il sole del rovente agosto 2017, armato, e possibile bersaglio di attacchi, come dimostra l’attentato parigino: il tutto per 1.200 euro al mese.
Uno tra i tanti, dicevamo. Ma forse sono le sue risposte a farne un tipo umano «diverso» rispetto ad altri suoi coetanei.
Per esempio quando gli si chiede a che età abbia deciso di arruolarsi: «Ho scelto la divisa subito dopo la Maturità Scientifica. Ho uno zio carabiniere e un altro zio ufficiale dell’Esercito. In casa ho respirato questa passione. Ho preferito tentare di arruolarmi immediatamente, senza laurearmi. È stato faticoso ma ci sono riuscito, dopo l’arruolamento nel 2010 e il concorso quadriennale nel 2013 ora attendo il concorso per il servizio permanente».
La scelta
Una scelta di vita, e vediamo di capire perchè: «Hanno contato gli esempi familiari. Ma soprattutto per me, lo ripeto, c’è una forte motivazione legata all’orgoglio. Però pesa un altro fatto, e anche qui si corre il rischio di non essere capiti, raccontandolo, o magari qualcuno penserà che esagero: i continui “Grazie! Grazie!” che ci rivolge la gente ogni giorno, vedendoci al lavoro. Ringraziano anche i turisti. Noi lo sappiamo che la popolazione non si sente tranquilla. Che il terrorismo rappresenta un problema e sta cambiando le nostre vite. Vederci rassicura. Quei ringraziamenti per me, per i miei colleghi, sono soddisfazioni straordinarie, dal punto di vista professionale come da quello umano».
Ha lavorato con donne in divisa?
«Non in questo periodo, ma mi è successo. Posso testimoniare che sono identiche a noi uomini sia sul piano della forza fisica che della capacità performativa, ovvero dell’addestramento. Ormai non vedo differenze».
Il futuro
A proposito di donne, a 27 anni c’è chi progetta il futuro, magari pensa a farsi una famiglia. Con un lavoro in cui si rischia la vita, può essere difficile trovare chi accetta e condivide.
«Anche in questo mi sento fortunato, sto da cinque anni con Chiara, una mia compaesana che ha studiato medicina e si sta specializzando in ginecologia, mi ha sempre sostenuto anche nelle missioni all’estero, mi sento così forte anche perchè c’è lei».
Dunque si torna in strada ogni giorno, nonostante le notizie da Parigi.
«Certo che sì, senza esitazioni. Penso al mio futuro. Un gradino per volta, punto a diventare sergente, maresciallo, un giorno magari ufficiale. La paura? Lo ripeto, siamo allenati a controllarla…».
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 10th, 2017 Riccardo Fucile
UNA TOCCANTE STORIA D’AMORE IN UN MONDO DI INFAMI DOVE SI SA SOLO ODIARE
Una foto. Una storia d’amore e supporto reciproco ordinaria. Delicata e commovente. Tanto è bastato per coinvolgere decine di migliaia di persone su Facebook.
Siamo in Sardegna, in Gallura, nella zona di Santa Teresa.
Una coppia di anziani coniugi si sposta dalla spiaggia: «Lei probabilmente paralizzata (in carrozzina, ndr) e lui con un cappello di paglia sul capo per asciugare le gocce di sudore», racconta Enrico Galletti, blogger 18enne di Cremona, che ha fotografato – anche a parole – la storia e l’ha pubblicata sul social network.
I due, spiega Galletti al Corriere, stanno percorrendo il chilometro e mezzo circa che separa il mare dal parcheggio. All’andata, «il marito non si è fermato appena raggiunta la riva, ma ha proseguito fino alla zona più bella, quella vicina agli scogli. Più o meno tre chilometri, fra andata e ritorno, perchè la moglie potesse godere del panorama più suggestivo».
Il sole è alto, ci saranno 40 gradi. E il tratto per tornare alla macchina è in salita. Ma l’uomo, «di una settantina d’anni», non desiste. A chi gli chiede se abbia bisogno di aiuto risponde «no, sono abituato». Abituato a cosa? «Mentre lo aiutavo a tirare la sedia a rotelle mi ha spiegato di essere abituato alla condizione di auto-insufficienza della moglie. Di quella stessa ‘ragazza’ che tanti anni prima ha conosciuto, tutta abbronzata, e di cui si è subito innamorato».
«Non la abbandono mai», ripete l’uomo senza fermarsi anche quando gli viene proposto di prendersi una pausa e lasciare l’onere di spingere la carrozzina al più giovane aiutante.
Nonostante il caldo, nonostante il sudore che quasi lo acceca. «Io non la abbandono mai».
Conta solo il sorriso di lei. Lei, un po’ imbarazzata per essere al centro dell’attenzione del ragazzo, che non può fare a meno di notare l’assenza di infrastrutture adeguate, e dell’intera spiaggia.
Perchè una scena tanto ordinaria quanto potente non passa inosservata.
«L’amore, quello vero, era lì», conclude Enrico.
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 10th, 2017 Riccardo Fucile
LA PICCOLA LOTTAVA DA ANNI CONTRO LA LEUCEMIA… TRE ANNI FA CONSEGNO’ IL SUO SALVADANAIO AL “TEAM FOR CHIDREN”
Lottava da anni contro la leucemia la piccola Aurora Maniero. La malattia se l’è portata via martedì, a soli otto anni.
Una bambina coraggiosa, che la terribile patologia ha strappato troppo presto a mamma Valentina, papà Mirko e alla sorellina.
Una famiglia di Fossò, nel Veneziano, che è stata vicina alla figlia fino all’ultimo. Un esempio di forza il loro e un esempio di valore Autora, che ha fatto innamorare tutto il reparto di Oncomatologia pediatrica di Padova.
Tre anni fa la piccola aveva vinto un premio per la sua bontà , consegnando il suo salvadanaio con i soldi che aveva ricevuto come regalo di compleanno per donarli al Team for Children.
E i genitori lo scorso fine settimana sono riusciti a esaudire il più grande dei desideri di quella figlia malata che tanto hanno amato.
In un agriturismo sui Colli si sono sposati e la piccola Aurora è riuscita ad assistere all’evento.
La bambina ha avuto una vita breve. Quattro anni fa era stata colpita dalla leucemia. Per lei era stato necessario il ricovero in pediatria, dove ha trascorso buona parte degli ultimi anni e dove era seguita con affetto da tutti i medici.
Tante le cure provate sulla bambina, che non hanno dato gli esiti sperati. Anzi, negli ultimi tempi la situazione era precipitata, tanto che la piccola non riusciva più a camminare e nei pochi momenti in cui si alzava dal letto, doveva utilizzare una carrozzina.
Il funerale si terrà sabato prossimo nella chiesa del paese veneziano.
(da “il Corriere del Veneto”)
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