Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
NON SIA MAI CHE IMPARINO A NUOTARE, POI COME FANNO AD AFFOGARE? ….E IL CAPOGRUPPO LEGHISTA ESULTA SU FB
Il Comune di Novara, amministrato dalla Lega Nord, questa mattina ha revocato l’autorizzazione a Centro sportivo Italiano e cooperativa Pollicino a svolgere il corso di nuoto pensato per otto richiedenti asilo ospitati nel Novarese.
Il progetto era legato a una questione di sicurezza: gli incidenti estivi, spesso mortali, che si sono verificati nelle acque del lago Maggiore e del Ticino e nei canali del Novarese, in almeno tre casi hanno coinvolto richiedenti asilo.
Da qui l’idea di affittare spazio acqua e istruttore al centro sportivo comunale di Novara, con i costi a carico di Cooperativa Pollicino e Csi, e organizzare un corso di nuoto pilota, per un gruppo di richiedenti asilo.
Dagli uffici comunali di Novara è arrivato prima il via libera, poi questa mattina la revoca, quando i ragazzi erano pronti per entrare in vasca per la prima lezione.
E all’impianto si è presentato direttamente l’assessore allo Sport, Federico Perugini: «Il 6 marzo la giunta ha approvato la delibera che istituisce la scuola di nuoto comunale, che ha l’esclusività dei corsi».
In sintesi, niente corsie ai privati se le attività sono in concorrenza con quelle della scuola nuoto
Matteo Marnati, capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale, sul suo profilo Facebook la butta in politica e lascia poco all’immaginazione, spazzando via ogni cavillo tecnico: pubblicando la foto dell’articolo de La Stampa, commenta «Subito revocata!”
Intanto stamattina i ragazzi in acqua sono entrati lo stesso, pagando il biglietto singolo d’ingresso, ma la perplessità fra gli organizzatori era palese: «Se la nostra richiesta non era accoglibile – dicevano – gli uffici potevano dirci subito di no, visto che la delibera di marzo è stata approvata più o meno negli stessi giorni in cui ci è stata data l’autorizzazione».
In più, aggiunge Massimo Barini, della cooperativa Pollicino, «ci sono altre realtà che affittano gli spazi con costi calmierati, fanno attività per fasce protette, mentre noi pagavamo a prezzo pieno. Portiamo lavoro, paghiamo affitto delle corsie e istruttore, riempiamo buchi in orari poco frequentati dell’impianto, non capisco quale sia la razionalità della scelta. Se i conti dell’impianto sono in perdita, quelli sì che li pagano poi i novaresi. Evidentemente a loro interessa di più l’aspetto politico».
Il presidente del Csi Novarese, che ha sostenuto il progetto, si trattiene e cerca di mediare: «Il nostro compito è promuovere lo sport e la coesione sociale, non facciamo concorrenza a nessuno. Facciamo sport per tutti, indipendentemente da disabilità , colore della pelle. Se uno spazio pubblico non è per tutti, è la politica che deve intervenire. Riformuleremo la nostra richiesta, nel rispetto della delibera comunale, e speriamo di riuscire a trovare comunque un accordo. Noi vogliamo restare a fare attività all’interno di quell’impianto».
(da “La Stampa”)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
LA LISTA CIVICA RISCHIA DI TRAVOLGERE I PIANI DELLA GIUNTA LEGHISTA CON RUOTA DI SCORTA TOTIANA… IN SALA MOLTI EX AMMINISTRATORI DI FORZA ITALIA, LEGA E MODERATI
In un auditorium della Camera di Commercio di Imperia pienissimo, ben oltre i numeri
consentiti, la convention di Claudio Scajola è iniziata con il “Nessun Dorma” che scaramanticamente non si è concluso con l’eroico «vincerò».
E poi la lettura, con l’attore Antonio Carli, di alcune frasi di “Voglia di comunità ” di Zygmunt Bauman e ancora un crescendo con le frasi scolpite da Oliver Stone in “Ogni maledetta domenica”: il discorso alla squadra. «O noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente».
Una standing ovation con tanto di maglietta “Claudio sindaco” – in uno stile che fa tanto elezioni americane – ha salutato l’ingresso sul palco in giacca blu e jeans dell’ex ministro deciso a riprendersi il suo regno, intanto come sindaco, e dimenticare nove anni di «interpretazioni malevole».
«Non so cosa dire o forse ho troppe cose da dire» ha iniziato. «L’emozione è più forte di qualunque momento della mia vita».
Nel pubblico molti sindaci, politici, amici ed ex amici tornati a supportarlo, qualche imprenditore, molti giovani.
In prima fila il nipote Marco Scajola. «Il mondo sta cambiando – ha proseguito facendo un’analisi della politica italiana – assisteremo alla disgregazione di partiti e a nuove aggregazioni».
Non ha parlato solo di Imperia ma della parte a ovest della Liguria «un territorio talmente piccolo che deve fare sistema». Ha ricordato il ruolo e l’importanza dell’Europa dove devono contare di più i paesi del Mediterraneo. «Non si può più continuare a urlare e a cantare, bisogna iniziare a lavorare».
La campagna elettorale è lanciata, Toti mastica amaro: il ritorno di Scajola fa saltare i piani di divisione delle poltrone della giunta leghista con ruota di scorta.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
“LASCIO PER SCELTA DI VITA, IL SINDACO BUCCI TRATTA PALAZZO TURSI COME UN’AZIENDA PRIVATA”
Uguccioni, perchè ha lasciato Genova?
Il segretario generale, raggiunto al telefono mentre è in viaggio verso la sua Romagna, ride a squarciagola…
E però risponde: «Ho un figlio piccolo e una famiglia che vive a Pesaro, la mia prima di tutto è una scelta di vita. Certo, quando avete scritto che il sindaco “U cria”, dicevate la verità ; è il suo modo di fare. Lui pensa di gestire il Comune come un’azienda privata. È questione di stile. In un ente pubblico abbiamo delle regole non inventate da noi, ma che sono state decise da chi fa le leggi; ci sono vincoli di trasparenza e modi di trattamento delle persone. Chi confonde le forme e i mezzi rispetto agli obiettivi e le persone, è un maleducato. Non dico che Bucci sia un maleducato, dico che lui è fatto così… ha dei modi che sono fuori dal nostro modo di ragionare, pensa di essere ancora un amministratore delegato».
Tradotto: chi li conosce li evita
(da “La Repubblica“)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
IL RAGAZZO CHE HA FATTO LA RICHIESTA: “HO PRESO UNA PIZZA E NON POTENDO ESSERE CON VOI VI MANDO QUALCOSA DI CALDO”
“Ai clochard della stazione di Bari, stazione centrale, o ai senzatetto”. 
Si legge così sullo scontrino di un ordine inviato da un ragazzo barese alla pizzeria Break 184: ha voluto mandare dieci piadine rollè a quanti ogni sera attendono davanti alla stazione l’aiuto delle associazioni locali, per avere un pasto caldo.
Lui ci ha pensato per tempo, e ha inviato il suo ordine su Just eat, specificando il luogo per la consegna a domicilio.
E sulla distinta ha voluto anche aggiungere: “Sono un giovane ragazzo 25enne. Stasera ho ordinato una pizza e non potendo essere fisicamente con voi per condividerla ho deciso di mandarvi qualcosa qualcosa di caldo. Forza e coraggio!”.
E’ stata la stessa pizzeria che ha ricevuto l’ordine a diffondere la notizia sulla sua pagina Facebook, ringraziando il ragazzo: “Questa lieta sorpresa ci ha spiazzati – scrivono – Chiunque tu sia, benefattore 25enne, massimo rispetto e stima per te e il tuo gesto di grande valore. Ci hai ricordato che, oltre a tutto il marcio a cui siamo abituati, esiste ancora tanta bellezza d’animo intorno a noi. Grazie per averci commossi”.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
IL MAGISTRATO ABATE, QUANDO ERA A VARESE, AVREBBE FAVORITO DEGLI IMPUTATI EVITANDO DI INDAGARE SU DI LORO
La procura di Brescia sta conducendo un’inchiesta nei confronti di Agostino Abate, sostituto procuratore già stato a Varese e trasferito dal Consiglio Superiore della Magistratura a Como per alcune irregolarità che avrebbe commesso nella sua professione.
Della vicenda ne dà notizia il Corriere della Sera, scrivendo che il magistrato sarebbe indagato per abuso d’ufficio e favoreggiamento.
In pratica, avrebbe aiutato le persone sulle quali stava indagando a uscire senza problemi da una sua inchiesta.
I magistrati bresciani Mauro Leo Tenaglia e Sandro Raimondi (che ora opera a Trento) hanno acceso i riflettori su alcune indagini condotte da Abate intorno a una clinica privata di Varese per un caso di presunto mancato pagamento di tasse, contributi e multe per 3,3 milioni.
Tanto che gli accusati non sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati da Abate che non avrebbe nemmeno svolto approfondimenti e anzi avrebbe disposto alla Guardia di Finanza di non seguire più la vicenda.
E avrebbe anche conservato le denunce per due anni senza valutarle.
Quindi, la procura di Brescia competente ha deciso di indagarlo.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
UN’ALTRA RISORSA PADANA AUTORE DI UN DELITTO FAMILIARE EFFERATO
Giovanni Volpe, ex bidello a Cantù di 78 anni, è stato pugnalato. Ad ucciderlo il nipote Luca
Volpe, classe 1992, che avrebbe compiuto il gesto dopo una lite nata per futili motivi. Tra i due c’era stato qualche diverbio anche nel passato.
Sono stati i vicini di casa a dare l’allarme. Avevano sentito dei rumori sospetti e hanno allertato il figlio della vittima, Paolo Volpe che subito è accorso per capire cosa stesse succedendo.
Al suo arrivo però ha trovato il padre riverso a terra in una pozza di sangue, già morto. A quel punto c’è stata la chiamata ai Carabinieri della Compagnia di Cantù che dopo una rapidissima indagine hanno rintracciato il nipote.
L’omicidio si è consumato all’interno di una palazzina al civico 13 in via Monte Palanzone.
Alcuni vicini in via Monte Palanzone raccontano: “Luca era cresciuto col nonno. Negli ultimi tempi però Giovanni ci diceva di avere paura dei suoi comportamenti”. L’uomo quindi non si sentiva più al sicuro insieme al nipote che aveva cresciuto con tanto amore.
Il giovane, dopo l’omicidio, si era rifugiato in un albergo a Novedrate. In questo momento si trova in carcere al Bassone con l’accusa di omicidio volontario. E’ in attesa dalla convalida dell’arresto.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
HANNO CONFESSATO: VOLEVANO RUBARE LA PISTOLA DEL VIGILANTE PER VENDERLA, DUE HANNO 16 ANNI, IL TERZO NE HA 17
“Un branco di lupi che hanno atteso l’agnello”. Così il questore di Napoli, Antonio De Iesu, parla dei due 16enni e dell 17enne accusati di avere colpito selvaggiamente con il piede di un tavolo da cucina e aver ucciso il vigilante Francesco della Corte.
“Un evento crudele, abietto, drammatico, ai danni di una persona onesta, un lavoratore, un padre di famiglia – dice il questore di Napoli – da parte di tre ragazzi provenienti da un quartiere a rischio”. I tre volevano rubare la pistola ( senza riuscirci) per rivenderla.
Sono tre minorenni, infatti, i responsabili della morte della guardia giurata Francesco Della Corte, aggredito a colpi di bastone lo scorso 3 marzo mentre stava chiudendo la stazione della metropolitana di Piscinola, a Napoli, e deceduto due giorni fa in ospedale.
I tre, due 16enni ed un 17enne, sono stati fermati dalla polizia, su disposizione della Procura per i Minorenni, con l’accusa di tentata rapina e omicidio doloso. I ragazzi hanno confessato l’aggressione e sono stati portati nel carcere di Nisida.
Nei confronti dei tre è stato emesso un decreto di fermo al termine dell’inchiesta della Polizia, coordinata dalla procura dei minori di Napoli. I giovani erano tutti e tre incensurati e non frequentano alcun istituto scolastico.
Il vigilante Della Corte, 51 anni di Marano, fu ripetutamente picchiato e ferito alla testa mentre stava effettuando gli ultimi controlli prima di chiudere il cancello d’ingresso alla stazione della metro. Quando i poliziotti del commissariato di Scampia arrivarono alla stazione di Piscinola, lo trovarono inginocchiato vicino all’auto della società per cui lavorava – la Security Service – con il viso completamente insanguinato e una vistosa ferita in testa. In un cassonetto nei pressi dell’auto gli agenti trovarono un bastone di legno e la borsa di Della Corte.
Portato all’ospedale Cardarelli e operato d’urgenza al cervello, il vigilante era stato tenuto in coma farmacologico, ma nella notte tra giovedì e venerdì è morto.
“Ora chiedo giustizia”, è l’appello ella moglie. “Siamo arrabbiati – spiega la cognata Matilde – perchè non è giusto che una persona perbene, dedicata solo al lavoro, esca di casa la sera per lavorare e non torni più”.
I tre minorenni accusati di aver aggredito e preso a bastonate il vigilante Francesco Della Corte, poi morto dopo due settimane d’agonia, volevano rapinarlo della sua pistola. È quanto ha ricostruito la Polizia al termine dell’indagine che ha portato in carcere i tre con l’accusa di tentata rapina e omicidio doloso.
Gli uomini del commissariato di Scampia sono risaliti ai due sedicenni e al diciassettenne sia attraverso le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza sia grazie ad una serie di intercettazioni e di interrogatori di persone sospettate di aver avuto un ruolo nella vicenda.
I tre, secondo quanto ricostruito, avrebbero atteso l’arrivo del vigilante alla stazione della metro per impossessarsi della pistola e poi, armati di due piedi di un tavolo in legno trovati in strada, lo hanno aggredito alle spalle, colpendolo ripetutamente alla testa.
“Volevano impossessarsi della sua pistola per venderla e ricavarne 5-600 euro”, ha detto il dirigente del commissariato di Scampia, Bruno Mandato, nel corso di una conferenza stampa in Questura. Della Corte, a causa delle profonde ferite, è morto qualche giorno fa nell’ospedale Cardarelli. Uno dei tre ragazzi aveva fumato qualche spinello prima di entrare in azione. I ragazzini non sono però riusciti a prendere l’arma poichè Della Corte la teneva ben nascosta in una tasca della giacca.
Fondamentale,B per l’individuazione dei responsabili, è stato l’acume investigativo di poliziotti, abituati a indagare negli ambienti della criminalità organizzata: dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza, non particolarmente nitide, è stata isolata la singolare andatura di uno dei tre ragazzi, riguardante la movenza del braccio sinistro. Poi con l’agente di quartiere è stato possibile rintracciare il soggetto e, quindi, anche i suoi complici.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
LA DICIOTTENNE MIRIAM E’ MORTA DOPO 12 GIORNI DI COMA: RITARDI NELLE INDAGINI E DIMESSA SENZA ACCORGERSI DI UNA EMORRAGIA CEREBRALE
È nata a Roma e cresciuta a Ostia Mariam Moustafa, la diciottenne egiziana picchiata da una
baby-gang di ragazzine inglesi nel centro di Nottingham.
L’aggressione alla giovane studentessa di ingegneria deceduta mercoledì scorso dopo 12 giorni di coma risale al 20 febbraio. La ragazza ha cittadinanza italiana: si è trasferita oltremanica insieme alla famiglia quattro anni fa.
I parenti di Mariam hanno puntato il dito contro i sanitari che avevano dimesso la giovane poche ore dopo il ricovero senza accorgersi di un’emorragia cerebrale e hanno accusato la polizia di non aver indagato su un’aggressione di chiara matrice razzista (l’unica ragazza fermata, una 17enne, è stata già rilasciata).
Intanto le autorità egiziane si sono mosse per chiedere ai colleghi britannici di condividere le informazioni e consegnare alla giustizia i responsabili il prima possibile.
I media egiziani hanno denunciato i ritardi nelle indagini e sui social è partita la campagna con l’hashtag “i diritti di Mariam non andranno persi”.
La Procura di Roma ha aperto una indagine in relazione alla morte di Mariam. Il fascicolo, nel quale si ipotizza il reato di omicidio, è stato affidato al sostituto procuratore Sergio Colaiocco.
La 18enne, che studiava ingegneria al Nottingham College, è stata aggredita alla fermata dell’autobus all’esterno del Victoria Centre, in Parliament Street, il 20 febbraio alle 20.
Ha cercato di fuggire alla furia del gruppo, che l’aveva trascinata per terra per oltre venti metri, salendo a bordo di un autobus. Il branco, composto da una decina di ragazze, l’ha però seguita e ha continuato a picchiarla anche sul mezzo, finchè non è intervenuto l’autista che le ha bloccate. Mariam aveva già perso i sensi.
È stata portata al Queen’s Medical Center dove i medici l’hanno dimessa poche ore dopo. Il giorno seguente è stata ricoverata d’urgenza al Nottingham City Hospital dov’è morta dopo dodici giorni di coma.
Il gruppo aveva ripreso tutta l’aggressione con il cellulare e condiviso poi i filmati con gli amici.
La famiglia non ha dubbi: l’aggressione è per motivi razziali. Lo hanno raccontato il padre, Muhammad, e la sorella minore, Mallak, ai media britannici.
Lo zio di Mariam, Amr ElHariry, ha anche riferito che sua nipote stava camminando per strada quando un gruppo di ragazze di 15-17 anni le ha urlato contro, chiamandola “black rose”, “rosa nera”, una chiara allusione al colore della sua pelle.
Mariam e Mallak erano già state aggredite quattro mesi prima ma “la polizia non aveva fatto nulla per individuare i responsabili”.
La sorella ha anche dichiarato di aver visto alcune di quelle persone coinvolte “deridere il coma” di Mariam su Instagram. In rete circolano anche alcuni video dell’aggressione.
La famiglia se la prende anche con i medici che l’hanno dimessa dopo poche ore. Lo zio ha detto che sua nipote è stata ricoverata in ospedale verso le 21, ma è stata dimessa alle 2 del mattino, anche se stava ancora soffrendo. “Siamo arrabbiati per il fatto che l’ospedale l’abbia dimessa e non sia stato in grado di individuare un’emorragia cerebrale”, ha confermato.
La polizia di Nottinghamshire ha confermato che è in corso un’approfondita indagine e ha chiarito che “al momento non ci sono informazioni per suggerire che l’aggressione sia stata motivata dall’odio ma continuiamo a mantenere una mente aperta”. Nei giorni scorsi una ragazza di 17 anni era stata fermata con l’accusa di aggressione aggravata ma è stata poi rilasciata su cauzione. Diversi altri giovani sono stati invece interrogati.
Ora gli inquirenti attendono i risultati dell’autopsia per chiarire meglio le cause del decesso cercano possibili testimoni, anche utilizzando il video di una telecamera dell’autobus assicurando che il caso viene seguito con la massima attenzione.
(da agenzie)
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