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AEROPORTI CHIUSI E MANICOMI APERTI: SALVINI FINGE DI NON SAPERE CHE LA GERMANIA CI HA GIA’ RIMANDATO INDIETRO 1692 RICHIEDENTI ASILO IN SEI MESI

Ottobre 7th, 2018 Riccardo Fucile

E DI MAIO FA UNA GAFFE INCREDIBILE SUL PATTO DI DUBLINO: NEANCHE SA DI COSA PARLA

Salvini, dopo i porti, ipotizza di chiudere persino gli aeroporti, Di Maio arriva a fare un parallelo tra i rapporti Italia-Germania e Italia e Africa, come se l’Italia non facesse parte dell’Europa.
Più che chiudere i confini, sarebbe il caso di riaprire i manicomi.
La vicenda dei “dublinanti”, cioè i migranti che, secondo il trattato europeo di Dublino, possono essere rispediti nei paesi di primo approdo, manda in tilt i bufalisti al governo.
“Se qualcuno, a Berlino o a Bruxelles, pensa di scaricare in Italia decine di immigrati con dei voli charter non autorizzati, sappia che non c’è e non ci sarà  nessun aereoporto disponibile. Chiudiamo gli aeroporti come abbiamo chiuso i porti”. Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha risposto questa mattina alle intenzioni tedesche.
Ma Salvini non dice che , quatto quatto, senza che i suoi fans lo sapessero, ha fatto rientrare in Italia dalla Germania ben 1.692 richidenti asilo in appena sei mesi.
Dato ufficiale e rientro concordato tra Germania e Italia, non bufale.
I rientri sono stati fatti in piccoli gruppi, non con voli charter, salvo un paio citati dalle autorità  tedesche.
Se non fosse uscita la notizia sui media che ha bruciato Salvini, costringendolo a fare la solita parte del bullo, nessuno lo avrebbe saputo.
Ma non finisce qua, arriviami a Di Maio.
“Io, sinceramente, questa cosa dei charter con i migranti che arrivano in Italia non so chi l’abbia autorizzata perchè sui ‘secondary movement’, che erano il tema su cui si discuteva come Italia in Europa e che ci chiedeva la Germania, non è stato sottoscritto nessun accordo”, dice il leader del Movimento 5 Stelle.
“Adesso vediamo cosa accadrà  ma – ha aggiunto – per fare queste cose ci vogliono gli accordi”. “Oppure – ha proseguito Di Maio – si sta dicendo che noi possiamo rimpatriare africani sub-sahariani nei Paesi dell’Africa senza nessun accordo? Se si sta sdogando anche questo principio ce lo dicano: a me non risulta si possa fare in Italia sui Paesi africani e quindi credo che non si possa neanche fare tra l’Italia e la Germania, che – ha concluso – si sveglia la mattina e comincia i trasferimenti charter”.
Forse non sa Di Maio che è proprio il Trattato di Dublino a prevedere automaticamente il rimpatrio dei migranti nei paesi di primo approdo e che eventuali accordi bilaterali, come quelli che la Germania ha già  stretto con la Grecia o con la Spagna, servono soltanto ad incentivare una prassi che, nel caso dell’Italia, prevedono due voli al mese per 50 migranti.
La Germania fino ad ora ha chiuso gli occhi ma da qualche mese ha deciso di imprimere una forte accelerazione e ha già  cominciato ad aumentare i numeri dei migranti imbarcati direttamente su voli di linea o su treni senza bisogno di alcun accordo.
Basta pagare il titolo di trasporto, dare al migrante un provvedimento di espulsione e tutto è in regola.
Secondo dati del ministero dell’Interno tedesco, un charter con a bordo migranti respinti dalla Germania è atterrato a Milano in luglio.
Nulla a che vedere, comunque, con l’impossibilità  per l’Italia di rimpatriare in Africa i migranti che non hanno diritto alla protezione.
Tra Italia e Africa, va da sè, non c’è alcun trattato nè di Dublino nè di altro genere e per mandare indietro la gente occorrono quegli accordi che nè i governi precedenti nè il governo gialloverde è riuscito a firmare.   E dunque, ovviamente, non è possibile rimpatriare nessuno.
Su Twitter il deputato del Pd Filippo Sensi commenta: “Non bastano proclami e veline. L’accordo con la Germania per il rimpatrio dei profughi è in vigore o no? Matteo Salvini voleva fare aumm aumm? E ora pizzicato col sorcio in bocca da quei cattivoni di Repubblica fa il ganassa? Chiarisca: tornano o no? Accordo vale?”.

(da agenzie)

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IL CONCORSO DI CONTE E L’ART. 51 DEL CODICE DI PROCEDURA CIVILE CHE LO INGUAIA

Ottobre 7th, 2018 Riccardo Fucile

INCOMPATIBILE IL RUOLO DEL COMMISSARIO CHE DOVEVA GIUDICARLO NEL CONCORSO PERCHE’ AVEVA UN RAPPORTO DI COLLABORAZIONE PROFESSIONALE CON LUI… LO STUDIO CON LO STESSO NUMERO DI TELEFONO E LA CAUSA ALLA RAI

Il concorso che Giuseppe Conte ha fatto nel 2002 all’Università  Vanvitelli di Caserta e che ha vinto insieme a Carlo Venditti, che viene assunto nell’ateneo campano mentre l’attuale premier verrà  invece chiamato tre anni dopo a Firenze, dove già  lavorava come professore associato, finisce sotto la lente della politica.
Due articoli di Giuliano Foschini pubblicati ieri e oggi da Repubblica danno fuoco alle polveri.
Nella commissione che giudica e promuove all’unanimità  Conte, insieme con altri quattro importanti docenti universitari italiani, c’è Guido Alpa che di Conte è maestro, amico, collega e, a credere al curriculum del premier, anche socio.
Si era parlato di lui già  all’epoca del concorso a La Sapienza che Conte voleva svolgere pur essendo presidente del Consiglio: Conte prima rinviò la data del colloquio e poi effettivamente rinunciò ufficialmente al concorso.
Ora Repubblica porta alla luce un’altra storia: secondo il suo curriculum, nel 2002 l’attuale Presidente del Consiglio collaborava professionalmente con Guido Alpa, suo maestro all’Università .
E proprio in quell’anno Conte diventa professore ordinario superando, all’università  di Caserta, un concorso nella cui commissione c’era proprio Alpa.
Ma secondo l’articolo 51 del codice di procedura civile la collaborazione professionale è un elemento che causa l’incompatibilità  tra chi esamina e chi è esaminato.
Il concorso si tiene e a settembre del 2002 vengono firmati gli atti: gli idonei sono due, il professor Carlo Venditti, assunto alla Vanvitelli, e Conte che a ottobre del 2005 sarà  chiamato a Firenze. Fin qui, tutto bene.
Se non fosse per un particolare: l’articolo 51 del codice di procedura civile. «In tema di concorsi — dice in un recente parere l’Autorità  Anticorruzione di Cantone — per assurgere a causa di incompatibilità  deve esserci una collaborazione professionale con una comunione di interessi economici». Esempio: uno studio professionale in comune.
La causa con la RAI di Conte e Alpa
Oggi il quotidiano racconta che nel gennaio 2002 Conte insieme ad Alpa difese il Garante della Privacy contro la RAI che aveva impugnato un suo regolamento.
Come ha spiegato recentemente in un parere l’Anac di Raffaele Cantone, c’è un’incompatibilità  quando «esiste una collaborazione professionale con una comunione di interessi economici» tra l’esaminato e l’esaminatore.
Il problema, sostanziale, arriva però dagli altri due fatti, vietati dalla legge: i due hanno «avuto rapporti stabili di collaborazione», per citare la norma? Sono stati mai soci?
Conte, nel suo curriculum, scrive di sì. E indica come data di inizio della collaborazione proprio il 2002, quando si tiene il concorso. Contattato da Repubblica, il premier non ha voluto rispondere alle domande.
Lo ha fatto invece, assai cortese, il professor Alpa che ha spiegato di non aver mai avuto uno studio associato con Conte e che i due erano «soltanto coinquilini».
O meglio che il premier, da avvocato, aveva lo studio «sopra il mio».
Una ricostruzione che lo “salverebbe” dal conflitto di interessi nel concorso. Ma che, sulla base di alcuni documenti che Repubblica ha potuto consultare, mostra diversi buchi. […]
Strano, perchè consultando l’albo degli avvocati si scopre che entrambi hanno sì studio in piazza Benedetto Cairoli 6, ma che hanno anche lo stesso numero di telefono: per risparmiare il professor Conte usa la segreteria dello studio Alpa?
All’attacco va subito Matteo Renzi: “Oggi Repubblica scrive che il concorso da prof ordinario di Conte ha profili di illegittimità . È uno scoop enorme o una Fake News? Il Premier deve chiarire in Aula, pubblicamente, se è tutto regolare. O aspetta che la Iena Giarrusso intervisti in streaming il prof. Alpa? #onestà ”.
Subito dopo i senatori Pd lanciano su Twitter l’hashtag “#concorsopoli”: scrive la vicepresidente Simona Malpezzi: “Aspettiamo il premier Conte in aula al senato: come ha detto il giorno del suo insediamento, sarà  un piacere per lui confrontarsi con il Parlamento. Mi auguro anche sui dubbi sollevati da Repubblica oggi sulla sua carriera universitaria. #concorsopoli”. Aggiunge Salvatore Margiotta: “In altri Paesi ci si dimette per molto meno”.
Ernesto Magorno afferma: “Aspettiamo il Premier Conte in aula per capire qualcosa in più circa la sua carriera universitaria anche alla luce del pezzo di oggi di Repubblica. #Concorsopoli?”.

(da “NextQuotidiano”)

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ORA AMMETTONO LA PATACCA DI SALVINI: “L’INCASSO DEL CONDONO AGLI EVASORI VERRA’ AZZERATO DAL CALO DELLA RISCOSSIONE, NEL 2019 MENO 2,3 MILIARDI”

Ottobre 7th, 2018 Riccardo Fucile

LO SCRIVONO NELLA RELAZIONE TECNICA DELLA BOZZA DEL DEM: “CALERA’ LA PROPENSIONE AL PAGAMENTO DELLE IMPOSTE”

Anno 2019: gettito ‘zero’.
La rottamazione ter, una delle due sanatorie in arrivo con la manovra, non porterà  frutti all’erario nel primo anno.
Anzi, a conti fatti, con la riduzione della riscossione ordinaria, il fisco ci rimetterà  90 milioni. Poi piano piano gli incassi torneranno a salire ma solo dal 2022 diventeranno tangibili
A raccontare il paradosso del ‘condono che al primo anno non porta gettito’ è la relazione tecnica contenuta nella bozza del decreto legge collegato alla manovra.
Le cifre, va detto subito, non sono ancora cristallizzate. Si tratta di una bozza. Ma indica che al momento nel prossimo anno – quello del varo delle prime misure del contratto – dalla rottamazione ter non arriveranno aiuti per le casse dello Stato.
A fronte dei 2,2 miliardi di gettito del condono ci sarà  infatti un calo di 2 miliardi e 290 milioni dovuto per 2 miliardi e 160 milioni alla flessione della riscossione ordinaria e per 130 al ricalcolo delle rate dell’ultima rottamazione ancora in corso.
La relazione tecnica dedica alla “flessione della riscossione ordinaria” un capitolo all’interno dei calcoli effettuati proprio sull’articolo che contiene la nuova sanatoria.
E spiega nero su bianco che “rispetto alla previsione della riscossione ordinaria già  stimata a legislazione vigente, che considera un trend costante di affidamenti di nuovi carichi (…), l’introduzione della nuova misura agevolativa produrrà  una flessione in quanto una parte dei carichi per i quali si stima l’adesione sarebbero stati prevedibilmente riscossi, attraverso rateazioni oppure l’ordinaria attività  di recupero”. Va detto che i valori sono indicati in modo prudenziale “del 30% nel 2019, del 20% nel 2020 e nel 10% nel 2021”.
Oltre che nel 2019 un calo della ‘riscossione ordinaria’ viene calcolato anche negli anni successivi – per 1,5 miliardi nel 2020 e per 1,6 miliardi nel 2021.
In questi due anni l’incasso stimato della rottamazione ter rimane di 2,2 miliardi e quindi il saldo non si azzera, anche se si riduce.
Il recupero di gettito avviene invece nel 2022 e nel 2023, quando si esaurisce l’effetto sulla riduzione della riscossione ordinaria.
Ma, inutile dire, il 2022   è tra quattro anni, un’era geologica se si ragiona in termini di politica.

(da “Huffingtonpost”)

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OSSESSIONE: DI MAIO ATTACCA ANCORA I GIORNALI, VIETATO CRITICARE IL PORTAVOCE DEL PARTITO AZIENDA

Ottobre 7th, 2018 Riccardo Fucile

IL BUFALARO CHE ACCUSA IL MONDO INTERO DI DIFFONDERE NOTIZIE NON VERE SOLO PERCHE’ RACCONTANO LA VERITA’ SU UN GOVERNO CHE PORTERA’ IL PAESE ALLO SFASCIO

Dal varo del Def nella narrazione del governo gialloverde, in particolare sponda Cinquestelle, è partita la sindrome dell’accerchiamento: dell’Europa, dell’opposizione, dei media.
Tanto forti da aver paura di tutto e tutti, paradossalmente.
Da 48 ore Luigi Di Maio ha preso ad augurare l’archiviazione di questa Europa, “tra sei mesi sarà  finita”, e anche la fine dei giornali, quelli che secondo lui lo attaccano con fake news, menzionando quelli del gruppo Gedi.
“Io – ha aggiunto in queste ore Di Maio – ho solamente detto che i giornali perdono lettori perchè continuano a diramare notizie false. Se qualcuno può smentire che i giornali continuino a vendere meno copie di anno in anno lo faccia”.
L’altro giorno Erdogan, il presidentissimo turco che non viene annoverato tra i più sinceri amanti della libertà  di stampa, per stare nell’eufemismo, ha dichiarato che democrazia e media non possono coesistere.
“Ho constatato con i miei occhi – ha detto Erdogan – che ci sono Paesi potenti, ma governati dai media e non dai rispettivi leader. Ogni volta che parlavo con loro mi sentivo rispondere, ‘ma i nostri media dicono questo’, e io rispondevo loro che mi interessa l’opinione della loro gente, non delle loro tv”.
Naturalmente, sono solo esempi di un paese lontano. Ma in epoca di democrazia disintermediata un po’ si finisce per leggere in filigrana e ci si preoccupa.
A Di Maio fa sponda il sottosegretario Vito Crimi, con delega all’editoria, che sottolinea come in Italia ci siano troppe agenzie e che nel 2019 qualcosa si dovrà  fare.
In nessuna fase recente un governo ha avuto un consenso come quello attuale, oltre il 60%. La democrazia lo consente.
Allo stesso modo, la democrazia prevede, per fortuna, i guardiani del potere, i media, con leggi che ne determinano gli ambiti, tra l’altro e per fortuna.
Mancano sette giorni al giudizio dell’Europa politica sul Def. Tra poche ore arriva quello dei mercati. Non sarà  tutta colpa dei giornali se qualcosa dovesse andare storto alla narrazione di Di Maio.
Non sarebbero fake news, ma fatti.

(da “Huffingtonpost”)

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LA STAMPA E’ IN CRISI? GRAZIE A SALVINI “AVVENIRE” AUMENTA LE VENDITE

Ottobre 7th, 2018 Riccardo Fucile

LA LINEA COERENTE DEL GIORNALE CATTOLICO PAGA, LE VENDITE SFONDANO QUOTA 110.000 COPIE, AUMENTA ANCHE FAMIGLIA CRISTIANA

Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, il giornale dei vescovi, sorride spulciando i dati di vendita dei quotidiani in Italia: i più perdono copie, il suo no, anzi aumenta e oggi si attesta intorno ai 110mila lettori.
La “stampa di Dio” resiste alla crisi e il suo segreto si chiama soprattutto Francesco.
Il Papa “che viene dalla fine del mondo” ha di fatto allargato il solco che divide i cattolici tra progressisti e conservatori.
I primi si sono fatti forti dello scudo del pontefice per affermare linee editoriali più avanzate, coraggiose. Chi avrebbe mai pensato che l’ateo e comunista Sergio Staino diventasse il vignettista dei vescovi e dei preti?
Ogni domenica i cristiani vanno a messa e leggono le strisce di Staino intitolate “Hello Jesus”. Dice il vignettista satirico fiorentino: “Fin da ragazzo Gesù mi ha incuriosito…”.
E tema dominante delle sue strisce sono i migranti. Che fanno perdere voti al Pd e aumentare copie ad Avvenire e agli altri periodici cattolici.
Come Famiglia Cristiana, il settimanale del gruppo editoriale San Paolo, che ad agosto ha osato fare una copertina choc per il quieto e prudente mondo di cristiani e preti: “Vade retro, Salvini”.
Il capo leghista, il leader politico più osannato di questi mesi, paragonato a Satana.
Il settimanale dei paolini, nella crisi della stampa, cerca di puntare sui cristiani di fede bergogliana per i quali l’accoglienza dei migranti fa parte del Credo recitato alla messa.
In generale i media legati al Papa e al vertice della Cei è sensibile al tema dei migranti e quindi si posiziona contro Salvini.
Persino il francescano Messaggero di Sant’Antonio, tra le cui firme figurano giornalisti e scrittrici laiche come Michele Murgia e Ritanna Armeni, affronta sempre più spesso temi socialmente avanzati.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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DI MAIO E’ RIUSCITO A FAR CRESCERE QUALCOSA: L’ASSICURAZIONE CONTRO L’USCITA DALL’EURO

Ottobre 7th, 2018 Riccardo Fucile

E’ CORSA A SOTTOSCRIVERE LA POLIZZA DEL CREDIT DEAFULT SWAP, LO STRUMENTO DI COPERTURA DAL RISCHIO DI FALLIMENTO

I Credit Default Swap sono uno strumento di copertura del rischio che ha la funzione di trasferire il rischio di credito, consentendo di «scambiare» protezione sul mercato come avviene per le valute o le materie prime.
La sua durata, normalmente, è di cinque anni ma essendo un contratto non standardizzato (con molteplici varianti) è scambiato sul mercato non regolamentato, dove è possibile pattuire qualsiasi durata.
I credit default swap sono anche utilizzati come copertura dal rischio di fallimento (o di declassamento del rating) di uno Stato.
Federico Fubini sul Corriere della Sera ci spiega oggi che i cds emessi negli ultimi anni assicurano non solo contro il rischio di default, ma anche contro quello che un debito venga onorato in una nuova moneta nazionale svalutata (non più in euro):
Dunque la differenza di costo per poter avere le vecchie e le nuove polizze rivela quanto gli investitori temano per iconti pubblici di per sè oppure quanto invece temano proprio che l’Italia esca dall’euro.
Più sale quella differenza, più il timore di rottura della moneta è evidente. Essa aveva toccato i massimi degli anni recenti in maggio, dopo che la prima bozza di «contratto» di governo pentastellato prevedeva il referendum per l’Italexit.
Ma dal 26 settembre scorso quello scarto si è di nuovo impennato e non è lontano dai record di quattro mesi fa. In altri termini dal 26 settembre gli investitori hanno ripreso a pensare che l’Italia possa uscire dall’euro; è anche questo fa salire lo spread così tanto.

(da “NextQuotidiano”)

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IL SINDACO DI RIACE: “NELLA CALABRIA DELLE ECOMAFIE ARRESTANO ME”

Ottobre 7th, 2018 Riccardo Fucile

“MAI RUBATO UN EURO, MIO PADRE MI AIUTA AD ARRIVARE A FINE MESE”

“Non mi sono pentito per niente”. Non si arrende il sindaco di Riace, Mimmo Lucano. È ancora ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perchè coinvolto nell’inchiesta “Xenia” coordinata dalla Procura di Locri.
Non ci sta, però, a passare per delinquente, per un sindaco che ha sfruttato l’accoglienza per fare   business.
Nel giorno in cui fuori dalla sua abitazione si sono ritrovate oltre 5mila persone per manifestargli solidarietà , Mimmo “u Curdu” reagisce.
Saluta tutti con il pugno chiuso dalla finestra della sua cucina e risponde alle accuse dei suoi detrattori.
Tutto è partito da una relazione negativa della prefettura che, subito dopo ha portato a “una denigrazione del modello Riace soprattutto da parte di una stampa legata a un’idea politica che da lì a poco avrebbe rappresentato l’idea politica del governo italiano. Veniva scossa tutta una comunità  che aveva immaginato un futuro possibile a Riace”.
“Uno degli obiettivi — aggiunge Lucano — era quello di indebolire e dimostrare che Riace era come tutti gli altri. Il gip ci ha messo 20 secondi a capire che non c’è la frode allo Stato. Ormai non ho più nulla da perdere, cosa mi rimane? Ma se io dovevo approfittare dei soldi, non potevo aiutare i miei familiari che vivono in condizioni di indigenza. Mia moglie è iscritta nell’elenco delle famiglie povere di Siena, i miei figli hanno bisogno di aiuto e a me mi aiuta mio papà  ad arrivare alla fine del mese?. Gliel’ho detto anche al gip: mi state arrestato per questo in una Regione controllata dalle mafie e diventata la pattumiera d’Europa che qui scarica i rifiuti tossici? Devo pagare io che ho cercato di costruire un’opportunità  per il mio territorio”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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CONFINDUSTRIA: “SOLO 4 MILIARDI PER LA CRESCITA, IL RESTO TAGLI O TASSE”

Ottobre 7th, 2018 Riccardo Fucile

BOCCIA: “LA DIGNITA’ DI UN POPOLO NON SI MISURA CON I SUSSIDI”

Vincenzo Boccia, presidente Confinfustria, parla a Mezz’ora in più su Rai3 ad una settimana dalla valutazione del def da parte del governo italiano in Europa: “Più che spaventato dal reddito di cittadinanza in sè, sono spaventato dal fatto che dei circa 37 miliardi di euro della manovra in provvedimenti sulla crescita ci sono 4 miliardi. Questa è la parte che a noi di Confindustria preoccupa. Dei 37 miliardi della manovra, 18 li avrei destinati allo sviluppo e 18 ad altre cose”.
“Il governo sta cavalcando ansie, senza investire davvero sulla crescita. E quelle ansie vengono testimoniate dal fatto che in Italia il risparmio sta aumentando, quindi c’è paura del futuro”, ha aggiunto il presidente di Confindustria.
Boccia ha continuato esortando il governo ad essere più chiaro sull’analisi d’impatto, cioè a speigare meglio all’Europa quali potranno essere le ricadute positive, per risolvere il problema di credibilità  dell’Italia in Europa: “Se avremmo più crescita ed occupazione, avrà  avuto ragione il governo. La crescita dovrà  sostenere le promesse elettorali”.
“Il nostro paese è un grande esportatore: quello è uno degli elementi che potrebbe portare davvero ricchezza, risolvendo anche la questione sociale. Non mi convincono le misure puramente assistenzialiste. Bisogna insistere sulla crescita”, ha affermato il capo degli industriali italiani.
Il presidente degli industriali italiani, che ha incontrato due volte Di Maio nelle passate settimane, è convinto che “aboliamo la povertà “, annuncio sbandierato dal vicepremier pentastellato riguardo al reddito di cittadinanza, afferma che non basteranno i 780 euro a far ripartire i consumi.
“La prospettiva deve essere di medio termine e bisogna spingere occupazione e sviluppo”, ha detto Boccia.
Sulla manovra del governo giallo-verde: “Questa manovra ha due fondamentali: il primo, alla base del contratto di governo, con pensioni, flat tax e reddito di cittadinanza; il secondo pilastro è la crescita. C’è un secondo pilastro in grado di sostenere il primo? Se non c’è crescita, devi fare ricorso al taglio della spesa pubblica o all’aumento delle tasse”.
E alla domanda se, come i sindacati, anche Confindustria scenderà  in piazza per protestare contro il governo, Boccia risponde: “Non lo escludo. Dipenderà  dai toni, soprattutto se continuerà  la mancanza di confronto”.

(da “Huffingtonpost”)

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RICORDATE L’ANNUNCIO DI SALVINI SULL’ASSUNZIONE DEI 10.000 AGENTI DI POLIZIA? E’ UNA CLAMOROSA BALLA

Ottobre 7th, 2018 Riccardo Fucile

NEL DEP C’E’ SCRITTO CHE FORSE SE NE RIPARLA TRA DUE ANNI… NON SOLO: ORA TAGLI E TRASFERIMENTI

Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera fa sapere che le nuove assunzioni nelle forze dell’ordine promesse a gran voce dal ministro dell’Interno Matteo Salvini durante la campagna elettorale e negli ultimi giorni sono rinviate di due anni.
E che c’è un piano del Viminale, ancora riservato,che prevede la redistribuzione degli uffici – con priorità  per questure e commissariati – in tutta Italia:
Il primo annuncio è degli inizi di agosto.
Il governo si impegna ad assumere ottomila persone: 1.953 poliziotti, 2.155 carabinieri, 1.125 finanzieri, 861 guardie penitenziarie, 1.300 Vigili del fuoco.
Ma il ministro dell’Economia Giovanni Tria non controfirma il provvedimento per mancanza di fondi.
Il 13 settembre, durante una visita a Bari, Salvini dichiara che «nel decreto sicurezza ci sarà  un notevole incremento della spesa e degli uomini che combattono la mafia e gestiscono i beni confiscati alle cosche in tutta Italia».
Poi va oltre assicurando che nello stesso testo saranno comprese «le assunzioni straordinarie di 2.500 poliziotti e 1.500 Vigili del fuoco perchè i soldi li stiamo trovando e il bello è che li recupereremo risparmiando più di 1 miliardo dall’immigrazione e dall’accoglienza a sbafo».
Nel «pacchetto» controfirmato giovedì scorso dal Quirinale e pronto per l’esame del Parlamento, quella «voce» però non esiste.       by 4W
In compenso ci sono altre sorprese allo studio del Viminale per le forze dell’ordine: proprio in queste ore i vertici del dipartimento stanno mettendo a punto la riorganizzazione delle sedi con la supervisione del sottosegretario leghista Nicola Molteni.
E scorrendo i numeri appare evidente che i conti non quadrano:
Roma, Milano e Napoli rimangono le città  «guida» con un incremento complessivo del personale pari a 1.771. Sono 809 i nuovi agenti previsti per la capitale, 456 quelli che dovranno arrivare nel capoluogo lombardo, 506 in quello della Campania. Tutto questo provocherà  riduzioni pesanti altrove. Durante la campagna elettorale i leghisti e i candidati della Lista «Noi con Salvini» avevano definito «irresponsabile la chiusura decisa dal governo dei posti di polizia».
Eppure a leggere le nuove tabelle sembra che sia proprio questo il destino di molte sedi, o comunque un ridimensionamento davvero forte. A Genova è stata prevista una riduzione di ben 428 persone, a Reggio Calabria si arriva a meno 224, a Latina si scende di 190, a Nuoro di 175. Tra le città  che guadagnano ci sono invece Crotone (con più 152), Catania (più 146) e Brescia (più 131).

(da “NextQuotidiano”)

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