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MOODY’S DECLASSA L’ITALIA A BAA3

Ottobre 19th, 2018 Riccardo Fucile

IL GIUDIZIO DELL’AGENZIA DI RATING: “PROSPETTIVA DI UN DEFICIT PIU’ ALTO, STALLO DELLE RIFORME”

Moody’s ha declassato il rating dell’Italia a Baa3 da Baa2, cambiando l’outlook in stabile.
Fra le ragioni del downgrade, l’agenzia cita la prospettiva di un deficit più alto delle attese e gli impatti negativi dello stallo di riforme strutturali e fiscali.
Il giudizio dell’agenzia era già  stato pronosticato da alcuni operatori.
Thomas Strobel, Economista, di UniCredit Bank a Monaco e Philip Gisdakis, Co-Head of Strategy Research, sempre di UniCredit Bank a Monaco, avevano scritto in una nota di aspettarsi che «Moody’s tagli il rating dell’Italia di un gradino e assegni un outlook stabile mentre S&P probabilmente cambierà  il suo outlook sul rating da stabile a negativo (sebbene vi sia la possiblità  di un taglio di un gradino con outlook stabile)».
Fitch: possibile effetto-domino sulle banche
Proprio oggi Fitch, un’altra agenzia di rating, ha sottolineato in una nota come un suo ulteriore downgrade (da attendersi nel 2019) rischi di innescare un effetto-dominio sul comparto bancario.
L’abbassamento di un gradino può avere conseguenze sugli istituti ritenuti più solidi come Bnl (BBB+), Credito Emiliano, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e UniCredit (tutte BBB) e Unipol Banca (BB+)
Ma i problemi più gravi potrebbero colpire gli istituti più esposti ai Btp, a partire da Popolare Sondrio (rapporto del 360% fra titoli in portafoglio e capitale Cet1), Mps (250%) e Banco Desio (240%).
I nostri istituti di credito, sempre secondo Fitch, rischiano soprattutto l’erosione di capitale dovuta al crollo dei prezzi dei titoli di Stato, un rialzo nei costi della raccolta e il quadro di instabilità  macroeconomica che si annuncia sul medio periodo.

(da “il Sole 24 Ore”)

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FESSI, BUGIARDI O DISTRATTI

Ottobre 19th, 2018 Riccardo Fucile

COME ALL’ASILO: “NON SONO FESSO” “E IO NON SONO BUGIARDO O DISTRATTO”… CONTINUA LO SCAMBIO DI ACCUSE TRA SALVINI E DI MAIO, DOMANI MERENDINE PER TUTTI

Salvini non vuole passare per fesso, Di Maio non vuole passare per bugiardo. Continua il singolare e grottesco botta e risposta a distanza tra Lega e M5S sul condono previsto dal decreto fiscale, e che domani sarà  rivisto nel Consiglio dei ministri convocato dal premier Giuseppe Conte per sciogliere il nodo dell’articolo 9. Da un lato il leader della Lega dal Trentino, dove è impegnato per la campagna elettorale, si è detto disponibile a rivedere al norma contestata che consente, oltre a una “pacificazione” fiscale per le piccole somme non versate al Fisco anche lo scudo penale e il rientro di capitali dall’estero.
Ma al tempo stesso ha ricordato che “Conte leggeva e Di Maio scriveva” quello che era il frutto dell’accordo politico.
Non si è fatta attendere la replica di Di Maio, in una diretta facebook: “Nel testo del decreto letto lunedì sera c’era la dichiarazione integrativa con dentro il condono penale, dentro i capitali dall’estero? No, perchè quello è stato oggetto di una riunione politica e Conte ha letto i termini generali dell’accordo in Cdm.
“Sono contento che non c’è volontà  di andare avanti con il condono, a sentire le dichiarazioni della Lega. Domani sistemiamo ma rivedremo i regolamenti del Cdm: ci devono essere procedure più chiare, così se qualcuno si distrae resta tutto agli atti e non ci sono malintesi”.
In una nota di Palazzo Chigi, poi, si chiarisce: “La cosiddetta dichiarazione integrativa (condono: art.9) è stata oggetto di una discussione politica che si è protratta a lungo sino all’inizio dei lavori del Consiglio dei ministri. Su di essa si è formato un accordo politico e sulla base di esso, riassunto dal presidente Conte a beneficio dei presenti, si è entrati in Consiglio dei ministri. La bozza del decreto fiscale che gli uffici hanno fatto trovare durante il Consiglio dei ministri non conteneva la dichiarazione integrativa di cui all’art. 9: questa norma risultava in bianco proprio perchè l’accordo politico è stato raggiunto poco prima e gli uffici non hanno fatto in tempo a tradurlo sul piano della formulazione tecnico-giuridica”.
A consiglio avviato, spiegano da Chigi “è stato portato al presidente conte un foglio contenente una prima traduzione tecnica dell’accordo politico: in pratica l’art. 9 sulla dichiarazione integrativa. Il foglio non è stato distribuito a tutti i ministri presenti e il presidente si è limitato a riassumere a beneficio di tutti i termini dell’accordo raggiunto sul punto, riservando a un momento successivo la verifica tecnica come è normale che sia per tutte le disposizioni giuridiche. Non c’è stata quindi la verbalizzazione specifica del contenuto dell’art. 9, Il cui testo, appena arrivato, andava comunque verificato successivamente nella sua formulazione corretta dagli uffici della presidenza”.

(da “Huffingtonpost”)

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IL CONFLITTO DI INTERESSI AI TEMPI DI SALVINI E DI MAIO

Ottobre 19th, 2018 Riccardo Fucile

LA DIFFERENZA CON QUELLO DI BERLUSCONI… QUESTI NON HANNO NULLA DA PERDERE DAL COLLASSO DEL PAESE, SONO PIU’ PERICOLOSI

Tramontato Berlusconi, il “Conflitto d’interessi” ce lo siamo dimenticato, lo abbiamo rimosso. Eppure è ancora lì: condiziona la vita repubblicana, condiziona le scelte del Governo del Paese, e nel tempo si è accresciuto con la velocità  e la spietatezza di un tumore maligno, raggiungendo dimensioni che 20 anni fa non avremmo potuto nemmeno immaginare.
Sì, perchè se il conflitto con il quale conviveva Berlusconi riguardava una sola azienda (Mediaset), il conflitto d’interessi dei nostri giorni è di natura differente e assai più pervasiva, fondendosi con una comunicazione politica ormai fatta di instant messages nelle mani di pochi gruppi di potere, ben meno trasparenti dei comitati di redazione dei tempi di Fede e Mentana.
Berlusconi, per porre rimedio a una situazione finanziaria compromessa e alla morte imprevista dei propri padrini politici, decise di affrontare la vita pubblica in prima persona, al solo fine di preservare la raccolta pubblicitaria delle tre reti di famiglia e impedire che la regolazione di settore lo distruggesse tornando agli anni del monopolio Rai.
Una sola azienda, un solo interesse, un solo conflitto: e ben più nobile di quello attuale, se ci pensate, visto che tutto sommato la protezione di Mediaset portava con sè la tutela di migliaia di lavoratori e l’apertura di un mercato che, per quanto oligopolistico, era tutto sommato preferibile e migliore rispetto alla precedente conformazione del sistema dei media, tutto nelle mani dei partiti.
Non c’era da vantarsene, ma il quadro era chiaro, gli attori conosciuti, l’elettorato sufficientemente consapevole e informato sulle variabili in gioco.
La Grande Recessione e il progresso tecnologico cancellano questo scenario nel giro di 4 anni: tra 2007 e 2011 l’elettorato realizza che la politica non è in grado di rispondere in maniera efficace ai problemi, e quella stessa politica rifiuta (in maniera squallidamente prevedibile) di dire la verità  sulle cause del fallimento e cioè che triplicare la spesa pubblica e quintuplicare la pressione fiscale in un trentennio non è servito a risolvere i problemi di disuguaglianza e ritardo sociale all’interno del Paese, per di più aggravando le condizioni di competitività  con l’estero e ficcandoci in una trappola dalla quale sarà  impossibile uscire senza sacrifici.
La totalità  degli uomini pubblici e la quasi totalità  degli intellettuali ha preferito una via più comoda e, soprattutto, auto-assolutoria, fabbricando una serie corposa quanto ridicola di alibi e nemici immaginari (L’Europa, l’Euro, la Cina, la Globalizzazione, i Mercati, l’Austerità ).
Tutto pur di non dire la verità , dando così la stura ai populisti, il cui lavoro propagandistico è consistito in una banale e comodissima reiterazione delle precedenti menzogne: operata per di più con la superiore credibilità  di chi non si è sporcato le mani in precedenza e con mezzi di comunicazione non convenzionali (Facebook, Twitter et similia) grazie ai quali “i nuovi” sono riusciti ad appropriarsi di una notorietà  che fino ai primi anni 2000 sarebbe stata una chimera.
E torniamo finalmente al punto di partenza: il conflitto di interessi.
Perchè se il conflitto di Berlusconi era evidente, chiaro, scolpito nella pietra, quello dei populisti è assai più sfumato e pericoloso, essendo un conflitto con sè stessi e con il proprio curriculum.
Forza Italia nacque e visse per difendere un impero mediatico e finanziario la cui stabilità  era assai più importante dello stesso Berlusconi e nel 2011 l’accesso ai mercati finanziari per le aziende del gruppo (con forti interessi come noto anche nel comparto bancario, con Banca Mediolanum e Mediobanca) prevalse sulla carriera politica del suo proprietario; nessuno, nemmeno per un minuto pensò di immolare miliardi di Euro alla hybris di Silvio o dei suoi accoliti.
Salvini e Di Maio, invece, cosa rischiano?
Senza lo spread, l’immigrazione, la recessione e Facebook il primo sarebbe ancora consigliere comunale a Milano, continuerebbe a “pulirsi il culo col tricolore” e a rifiutarsi di stringere la mano ai Presidenti della Repubblica pur di finire sull’edizione locale del Corriere; il secondo lavorerebbe in un call center, dovendo per di più affrontare gli sberleffi dei clienti Vodafone allergici all’uso disinvolto del congiuntivo.
Ecco, questo è il punto. Salvini e Di Maio, come i professorini di provincia catapultati in Parlamento, come gli ottuagenari tirati via dalla bocciofila e piazzati a capo di un ministero, come il 90% dei loro compagni di ventura in Parlamento, al contrario di noi, non hanno nulla da perdere da un collasso del Paese: perchè è meglio essere padroni di un Paese fallito che camerieri in un Paese sano.

(da “NextQuotidiano”)

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“NO ALLE PISTE CICLABILI PERCHE’ LE USANO GLI IMMIGRATI”: LA SEGRETARIA DELLA LEGA A PRATO CHE SI DEFINISCE ANALFABETA

Ottobre 19th, 2018 Riccardo Fucile

QUANDO SI ACCORGE CHE ANCHE I PRATESI LE USANO PROVA A CHIEDERE SCUSA: E QUESTA SAREBBE UNA CANDIDATA SINDACA

Da ieri la mia città , Prato, può annoverare tra i suoi illustri cittadini, oltre a — per citarne alcuni dei più rappresentativi — Curzio Malaparte, Paolo Rossi, Roberto Benigni, anche la segretaria provinciale della Lega, Patrizia Ovattoni.
Ammetto che ieri, quando ho sentito la registrazione della trasmissione “La Zanzara”, ho dato poco peso alla cosa, mi sono limitato a sorridere, catalogando l’esternazione della segretaria leghista come semplicemente l’ennesima boutade di un partito abituato a spararne una al giorno.
Per chi non fosse a conoscenza della questione, la sintetizzo in poche parole.
Il comune di Prato vince un bando europeo per riqualificare una strada importante e trafficata della città  e, pertanto, decide di dotarla di un’ampia pista ciclabile e di nuove alberature.
La signora Ovattoni si oppone al progetto sostenendo che le piste ciclabili sono fatte ad uso e consumo degli immigrati, perchè — come affermato in radio — i veri pratesi non le utilizzano.
Secondo la segretaria, i pratesi utilizzano la bicicletta al massimo quando vanno al mare in Versilia (chissà  poi perchè un pratese deve andare per forza al mare in Versilia…) ma certamente mai e poi mai per andare a lavoro o per portare i figli a scuola.
Oggi, su Facebook, sono arrivate le scuse, probabilmente dopo il rimbrotto dei vertici leghisti regionali: “Chiedo scusa a chi va a lavorare in bici, ai ciclisti che con passione si dedicano a questo sport…a tutti quelli che usano la bici a Prato…SCUSATEMI..”.
Ovviamente le scuse sono da considerarsi tardive, dato che l’esternazione a La Zanzara è stata tutt’altro che estemporanea. La dichiarazione era già  stata resa pubblicamente in precedenza e solo ribadita per l’ennesima volta nella trasmissione radiofonica, con la sicurezza ed arroganza di chi è certo di essere in sintonia col popolo.
Non mi voglio però soffermare su questo, voglio sottolineare piuttosto un’altra affermazione contenuta nella singolare intervista.
Patrizia Ovattoni, accusata di essere vittima di analfabetismo di ritorno, risponde a Cruciani e Parenzo rivendicando l’orgoglio di essere analfabeta (immagino una sineddoche per professarsi fieramente “ignorante”), quasi come se fosse una medaglia al valore, almeno in questo momento storico.
Il problema è proprio questo, la voglia anche comprensibile di distruggere il “politicamente corretto” e un certo politichese ha finito, nel corso di pochi anni, per distruggere prima il “politico” e poi anche il “corretto”.
Ormai, per molti, non solo tutto ciò che è “politico” è considerato deprecabile, ma anche ciò che è riflessivo, ragionato.
Con questa tendenza la classe politica finirà  con l’essere selezionata, ma di fatto in parte evidentemente già  lo è, dalla capacità  di interpretare le frustrazioni piuttosto che dalla capacità  di costruire soluzioni.
In questo trend che premia l’arroganza e le urla, auspico un ritorno alla gentilezza, al vecchio detto “pensa 10 volte prima di parlare” e all’importanza della scelta del silenzio quando non sia ha nulla di intelligente da dire.
Penso che persone come Patrizia Ovattoni ci possano aiutare a comprendere il rischio che stiamo correndo (per inciso, Patrizia è una delle papabili candidate a sindaco per il centrodestra alle elezioni amministrative del prossimo anno) e di conseguenza, a reagire prima che sia troppo tardi.
In questo senso vorrei valorizzare l’operazione sociologica della rappresentante leghista.
Penso a una qualche onorificenza o magari a un’intitolazione di una strada, ovviamente a scorrimento veloce, certamente senza pista ciclabile e possibilmente anche senza marciapiede.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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FOA SBULACCA E SI BECCA LA QUERELA: “SOROS FINANZIA GLI EURODEPUTATI DEL PD”

Ottobre 19th, 2018 Riccardo Fucile

“NE RISPONDERA’ IN SEDE PENALE E CIVILE CON RELATIVO RISARCIMENTO DANNI”… FOA CITA UN RAPPORTO CHE IN REALTA’ DICE IL CONTRARIO

Esiste un rapporto in cui si sostiene che il miliardario George Soros abbia finanziato “un enorme numero” di parlamentari Ue, inclusa “l’intera delegazione del Pd”.
Lo ha detto il presidente della Rai, Marcello Foa, in un’intervista al quotidiano liberal israeliano Haaretz in cui ha spiegato molte delle sue posizioni e risposto ad alcune critiche sul tema delle fake news.
Foa, durante il suo recente soggiorno in Israele per partecipare a una conferenza su “manipolazione dei media e fake news”, è stato protagonista di una clamorosa gaffe. Riferendosi all’anniversario del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma, ha sbagliato data e invece di parlare di commemorazione ha usato la parola “celebrazioni”.
“Si prenderà  una bella querela da parte di tutti gli eurodeputati pd – replica l’europarlamentare dem Daniele Viotti – e risponderà  in sede civile e penale. L’enorme somma di denaro che spero dovrà  tirare fuori per risarcirci di questa infamata sarà  devoluto per le cause che più danno fastidio a Foa: le vittime dell’odio e le vittime del razzismo, come i bambini di Lodi, i migranti di Riace, i rom di Torino che non hanno avuto l’autobus per 10 giorni perche la sindaca Appendino gliel’ha tolto”.
Dopo l’annuncio di querele del gruppo Pd dell’Ue, Foa – in un post su Facebook – ha ridimensionato l’accusa.
In merito poi alla vicinanza di alcuni esponenti politici italiani alla Open Society di Soros, “non sono io a dirlo – precisa – ma la stessa Open Society in un suo rapporto interno” che “chi vuole” si può leggere. Segue un indirizzo web.
Il rapporto esiste. Peccato però che sia un boomerang per Foa perchè anzichè dimostrare ciò che afferma, in realtà  lo smentisce.
Quel rapporto della società  di consulting aveva fatto l’elenco di 14 parlamentari italiani (non tutti del Pd) che riteneva potessero avere idee affini a quelle di Soros.
Nessuna conferma di rapporti col miliardario nè, tantomeno, di suoi finanziamenti. Insomma, per dirla con il segretario della Vigilanza Rai, il dem Michele Anzaldi, “Foa se ne va in giro per il mondo a spese della Rai a sparare fake news”.
Il giornale ha ricordato a Foa come egli stesso abbia contribuito a diffondere fake news come quella su Hillary Clinton che avrebbe partecipato a cene sataniche nel 2016 prima delle presidenziali Usa. O il fatto di essere un sostenitore dei no vax, circostanza questa che il presidente Rai ha smentito.
Nell’intervista, Foa ha preso le distanze dai gruppi razzisti e neonazisti che spesso si sono dichiarati a favore dei populisti in Europa. “Se questi gruppi sostengono l’attuale governo italiano – ha detto – lo fanno da soli. Non ho simpatia per questi movimenti”. Foa ha poi evidenziato che mentre le attuali diffidenze nei confronti dei migranti o delle minoranze “si basano sulla diretta esperienza sociale”, la persecuzione degli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale era invece “incentrata su una ideologia razzista”.
“Le parole di Foa – attacca il deputato pd Francesco Verducci – violano il mandato di garanzia verso tutte le posizioni culturali e politiche che il presidente Rai per funzione ha il dovere di assicurare sempre. Foa si dimetta. La sua elezione è un esempio di rottura istituzionale senza precedenti. E la sua condotta è incompatibile con autonomia e pluralismo dell’informazione pubblica”.
“Non si era mai visto prima – aggiunge – un presidente della Rai agire come un agit-prop del Governo, atteggiarsi a teorico della sua ideologia sovranista e anti-europea, attaccare a testa bassa un partito politico e i suoi rappresentanti in Parlamento, in più con argomenti completamente pretestuosi e strampalati”.
Il segretario della Vigilanza Rai, il dem Michele Anzaldi, torna poi sull’elezione (per un voto) di Foa a presidente della Rai. “La votazione era segreta – Spiega Anzaldi – sulle schede avrebbe dovuto essere vergata solo una x. Ci risulta invece che su due schede ci sia la scritta ‘Foa’, un banale trucco per consentire a qualcuno che lo ha votato di poterlo dimostrare. Se così fosse, l’elezione sarebbe nulla. Abbiamo chiesto di poter visionare le schede, ma ci è stato impedito da tutti: dal presidente della Camera Roberto Fico alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati”.

(da agenzie)

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CONFINDUSTRIA GIOVANI SBOTTA: “BASTA CON SCENEGGIATE DEL GOVERNO”

Ottobre 19th, 2018 Riccardo Fucile

“VOGLIAMO ESSERE NOI GIOVANI AD APRIRE UNA PROCEDURA DI INFRAZIONE NEI CONFRONTI DEL GOVERNO PER ECCESSO DI CAMBIALI IN BIANCO”

Confindustria, attraverso il presidente dei Giovani imprenditori, Alessio Rossi,   aprendo il convengo dell’associazione a Capri, ha chiesto di smetterla «con le sceneggiate delle “manine” misteriose», perchè «fanno ridere e anzi, quando coinvolgono le più alte istituzioni della Repubblica, fanno piangere»
«Chi ha la responsabilità  di governare il paese se la assuma pienamente, senza la caccia a capri espiatori. Altrimenti, con le mistificazioni della realtà , anche le istituzioni diventano bolle speculative».
Sui “numeri”, inoltre, Rossi ha aggiunto che con il «conto salato» di una “manovra” che conta su una crescita «per nulla» scontata, più che la procedura Ue il rischio è che «a punirci ancora più duramente siano i mercati : vogliamo essere noi giovani ad aprire una “procedura di infrazione” nei confronti del governo per eccesso di cambiali in bianco. Non vogliamo rischiare un vero e proprio declassamento del rating generazionale, il nostro futuro rischia di diventare un titolo “junk”, spazzatura».
Sulla querelle è intervenuta Chiara Braga, capogruppo del Pd in commissione Ambiente alla Camera: «La Lega minaccia ora di presentare un emendamento contro la vergognosa sanatoria dell’abusivismo a Ischia voluta da Di Maio – e che il Pd ha con forza contrastato fin dall’inizio – come ritorsione contro il presunto dietrofront di M5s sul condono fiscale voluto da Salvini. È uno scontro che si riverbera anche sui problemi e le questioni aperte sul fronte grandi opere ed emergenza. Qui si sta giocando sulla pelle dei cittadini italiani».
Secondo il parlamentare Pd Michele Anzaldi, che così commenta i sondaggi della Ghisleri e di Piepoli appena uscita, «la maggioranza degli italiani boccia la Manovra M5s-Lega, il condono e il loro Reddito di cittadinanza».
Ad alimentare il fuoco incrociato anche Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato: «Comunque vada, la vergognosa telenovela sul condono riprova che il matrimonio d’interesse M5S-Lega è innaturale e espone l’Italia a una gravissima perdita di credibilità  internazionale. Ormai non sorprende più nulla, nè lo scontro urlato tra Salvini e Di Maio nè la sicumera dell’esecutivo rispetto alle contestazioni della Commissione europea sulla manovra, nè l’atteggiamento supino e irresponsabile rispetto alla reazione dei mercati che più ci preoccupa perchè si riflette sulla pelle e nelle tasche degli italiani».

(da agenzie)

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LA STORIA DEL SINDACO DI BAGHERIA CHE COMPRA UN ECOMOSTRO IN SOCIETA’ CON UNA DEPUTATA DEL M5S

Ottobre 19th, 2018 Riccardo Fucile

I CONDONI EDILIZI SONO IL PUNTO DEBOLE DEL M5S

Sul condono fiscale il partito di Di Maio è deciso a mantenere il punto. Su quello edilizio la situazione è diversa (forse perchè anche il fondatore del MoVimento usufruì a suo tempo della sanatoria per condonare alcune sue proprietà  immobiliari), come dimostra la storia dell’emendamento (poi ritirato) a prima firma di una deputata del M5S che avrebbe introdotto una sanatoria per gli abusi edilizi commessi nelle zone colpite dal sisma del 2016.
Ma non finisce qui, perchè a Bagheria si è passati dalle parole ai fatti. Il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque infatti è tra i soci della società  Nuova Poseidonia Srl che si è aggiudicata all’asta l’ecomostro di Aspra per farne un albergo.
Si dirà  che Patrizio Cinque non è più del MoVimento, essendosi prima autosospeso — cosa che però non gli impediva di partecipare agli eventi ufficiali del partito — e poi “scomunicato” dal Capo Politico Di Maio.
Il primo cittadino di Bagheria è indagato per falso ideologico, turbata libertà  degli incanti, violazione del segreto d’ufficio e abuso d’ufficio e proprio nei giorni scorsi la Procura ne ha chiesto il rinvio a giudizio.
L’ecomostro di Aspra, costruito negli anni Settanta, è da vent’anni uno scheletro di cemento che deturpa il litorale palermitano costruito all’interno del limite di 150 metri dalla costa (perchè all’epoca non era ancora in vigore il limite di inedificabilità ) .
Il Manifesto rivela che in base ad un documento della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo «l’immobile è sotto sanatoria per alcune parti che potrebbero essere abusive» probabilmente si tratta di alcune aggiunte fatte dai precedenti proprietari prima del fallimento, avvenuto a metà  anni Novanta.
La società  Nuova Posidonia si è aggiudicata all’asta la struttura di tre piani con 1.600 metri quadri di terreno per 225 mila euro il 17 maggio 2017, quando Cinque era ancora a pieno titolo un esponente del MoVimento 5 Stelle.
In quel periodo il M5S parlava di “modello Bagheria” e coniava la definizione di abusivismo di necessità .
Di Maio spiegava che «Bagheria è una città  dove si abbattono le case dei mafiosi, si abbattono le ville a 150 metri dalla costa e si fa un regolamento sull’abusivismo». Eppure al tempo stesso a Bagheria i Cinque Stelle si mettono in affari tra loro proprio per acquistare un edificio costruito entro il limite dei 150 metri dalla costa (per carità , all’epoca era legale) per farne molto probabilmente un albergo.
Perchè se ora Cinque è un “ex” in società  con lui c’è anche una deputata nonchè componente della commissione Ambiente alla Camera, Caterina Licatini insieme al marito Liborio Toia.
Ci sono anche, rivela Repubblica, Angela Coffaro, compagna di un attivista del Movimento, e Federica Salerno.
L’ex sottosegretario PD Daniele Faraone ricorda che quattro anni fa Cinque si era presentato ai cittadini con un programma elettorale che prometteva la riqualificazione degli ecomostri per scopi di pubblica utilità  nonchè la possibilità  di restituire ai cittadini, annettendolo al patrimonio comunale, il territorio abusivamente occupato. Non sembra però che l’operazione immobiliare iniziata dalla Nuova Posidonia Srl vada in questa direzione.
I Verdi hanno presentato un esposto in procura ricordando che la precedente amministrazione comunale «stava lavorando ad un PUD ( piano utilizzo demanio ) che prevedeva in quell’area la realizzazione di una terrazza pubblica e l’abbattimento di parti consistenti dell’ecomostro».
I Verdi fanno anche notare la singolare coincidenza della deputata Licatini che ha annunciato di voler uscire dalla società  solo dopo che la notizia era divenuta di dominio pubblico.
Patrizio Cinque invece difende la sua scelta: «Credo nel rilancio turistico di Bagheria, per questo ho partecipato all’acquisto dell’ecomostro di Aspra. So che ci saranno polemiche, ma adesso penso che possa essere un’occasione di sviluppo per la mia città ». Che in fondo è quello che si dice anche del condono fiscale.

(da “NextQuotidiano”)

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EX MISS PADANIA A PROCESSO PER FURTO E RICETTAZIONE

Ottobre 19th, 2018 Riccardo Fucile

BENEDETTA MIRONICI ACCUSATA DI UNA SERIE DI FURTI AI DANNI DI ARTIGIANI E IMPRESE EDILI… FORTUNATA CHE NESSUN LEGHISTA LE HA SPARATO IN NOME DELLA LEGITTIMA DIFESA DELLA “ROBBA”

Da reginetta di bellezza a imputata in un processo per furto e ricettazione di chiavi inglesi e attrezzi da cantiere.
Protagonista di questa parabola discendente è Benedetta Mironici. La bella 35enne ha un curriculum che tante ragazze invidierebbero: Deaitaliana nel 2006, Miss Padania nel 2008, Miss TrevisoMarathon l’anno successivo.
Nel 2012 il suo nome era balzato agli onori delle cronache non per i successi in passerella ma per una vicenda dolorosa, il violento pestaggio subito dall’allora compagno Roberto Fulmine, durante un viaggio in Kenia.
Quando i due erano tornati in Italia, infatti, Roberto era stato arrestato. L’uomo, inizialmente indagato per tentato omicidio, era stato prosciolto dopo che, finito a processo per le sole lesioni aggravate, aveva risarcito la Mironici che aveva quindi ritirato la querela.
Ma ora dall’altra parte della barricata c’è finita lei.
La 35enne, infatti, è a processo insieme al presunto complice Federico Marini. La coppia è ritenuta responsabile di una serie di furti ai danni di artigiani e imprese edili. Secondo l’accusa l’ex modella, Marini e a una terza persona, non ancora identificata, la notte del 4 luglio scorso provarono ad aprire il portellone del furgoncino di un artigiano parcheggiato in una via del quartiere di Sant’Antonino a Treviso.
I due erano stati sorpresi dalla polizia, avvertita da una residente, che aveva visto due uomini gironzolare intorno al furgone di un idraulico.
Gli agenti erano riusciti a bloccare solo Marini, mentre il terzo complice era riuscito a fuggire. Al volante dell’auto che li aspettava poco distante, c’era proprio la ex Miss Padania e nel portabagagli attrezzi di vario tipo.
Gli agenti, che li avevano portati in questura, avevano deciso così di procedere anche con la perquisizione dell’abitazione di Preganziol nella quale i due convivevano.
E lì la polizia aveva fatto la scoperta. Gli agenti, infatti, avevano trovato duecento chiavi inglesi, cacciaviti e vari materiali per l’edilizia rubati in aziende della provincia, oltre a una motocicletta Triumph che è risultata essere stata rubata a Jesolo nel Veneziano qualche giorno prima.
Per i due erano così scattate le manette e ora è iniziato il processo.
La 35enne e il suo complice sono comparsi davanti al giudice monocratico Alberto Fraccalvieri e processati per direttissima. Ma la difesa della donna, assistita dall’avvocato Renato Alberini del Foro di Venezia, e quella di Marini hanno chiesto un rinvio per ricercare con il pubblico ministero Davide Romanelli la possibilità  di un accordo e patteggiare la pena. Se ne riparlerà  il 5 novembre.
Se l’accordo tra la Procura e i legali dei due imputati non ci sarà , la Mironici e Marini verranno giudicati con rito abbreviato.

(da agenzie)

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IL PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA: “SU MAFIA E CORRUZIONE LA POLITICA E’ DISTRATTA”

Ottobre 19th, 2018 Riccardo Fucile

“LO SCUDO FISCALE FAVORISCE I CRIMINALI”

Mafia e corruzione? “La politica è distratta”.
Scudo fiscale? “Favorisce le organizzazioni criminali”.
Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho non ha usato giri di parole per sottolineare la distanza tra la lotta alla criminalità  organizzata e chi governa (e ha governato) il Paese.
De Raho ha parlato durante la presentazione del Rapporto Liberaidee e ha espresso concetti chiari: “La politica pospone questi problemi (mafia e corruzione, ndr) a tanti altri ma quando ci sono corruzione e mafia l’economia va a fondo — ha detto — La nostra zavorra sono mafia e corruzione, quest’ultima dilaga”.
Poi l’attacco, ancora più diretto, a chi dovrebbe ascoltare e non lo fa: “Ma è come se non si andasse in linea e quella voce viene sopita, non viene raccolta da nessuno — ha sottolineato il procuratore antimafia — Questo è il peggiore aspetto che si coglie in questo momento nel Paese, non vi è attenzione per questi fenomeni emergenziali”. Un’accusa forte quella di De Raho, che poi ha commentato anche una delle misure più discusse del governo gialloverde: “Provvedimenti come lo scudo fiscale favoriscono chi ha operato nell’illegalità , prima di tutte le organizzazioni mafiose — ha sottolineato — È certo che il maggiore attivismo dei controlli fiscali sulle società  consentirebbe di conseguire un migliore obiettivo, facendo accertamenti e verifiche sostanziali sui bilanci“.
“Bisogna essere consapevoli di una situazione che è di patologia in Italia: non prendiamocela quando nelle classifiche internazionali veniamo posti tra i paesi corrotti” ha detto Cafiero De Raho, denunciando che “in Italia la corruzione dilaga anche perchè vi è una mafia che esercita un controllo anche sulla politica molto preoccupante e non c’è una selezione, non c’è attenzione su questi fenomeni, non sento parlare della necessità  di contrastare mafia e corruzione: sembra sia un problema di associazioni, Anac e magistratura“.
Entrando nel merito del report di Libera, De Raho ha annunciato di esser rimasto “sorpreso negativamente che il campione intervistato dal Rapporto pensa che il primo responsabile della situazione è il mondo politico. Costoro affermano — ha aggiunto — di non aver fiducia nelle forze dell’ordine e nella magistratura, e questo nonostante vi sia un forte impegno di entrambi. Certo, non dobbiamo assumere la comoda posizione di chi dice: ‘è una cattiva percezione’ — ha sottolineato — Vi sono una serie di episodi in cui sono sono coinvolti gli uni e gli altri, vi sono poi silenzi, e quando all’interno degli organismi che dovrebbero segnare il primo contrasto non c’è una voce forte o ci sono episodi che gettano discredito, ben si capisce il perchè di questi risultati”.
De Raho si è soffermato anche sul caso degli “editori collusi, e questo fa sì che si comincia ad avere sfiducia anche nel giornalismo” e ha ricordato che “ad un anno dall’omicidio della giornalista maltese Dafne Galizia non c’è piena luce sull’omicidio, è molto grave, stiamo parlando di un attentato avvenuto in Europa”.
Poi l’appello al mondo politico, da cui “deve partire un ordine fermo: stop alla corruzione, chi denuncia deve essere difeso, la mafia deve essere sterminata. Su alcuni aspetti — ha sottolineato — lo stato non deve indietreggiare: la giornalista Federica Angeli qualche giorno fa ha chiesto protezione per i figli, per ora c’è solo per lei, serve attenzione”.

(da agenzie)

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