Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
IL NOME DELLA VICE-PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE ERA TRA QUELLI EMERSI NEI GIORNI SCORSI
“L’incarico alla Corte costituzionale, che mi è stato affidato otto anni fa e che si concluderà nel
settembre 2020, richiede grande impegno e responsabilità e intendo portarlo a compimento per il valore che la Costituzione gli attribuisce per la vita del Paese e soprattutto per quella di ogni singola persona”.
Lo ha dichiarato all’ANSA Marta Cartabia, vice presidente della Corte Costituzionale, tra i nomi emersi nei giorni scorsi come probabile incaricata premier.
Cartabia era stata segnalata come possibile nuova premier gradita a Sergio Mattarella un paio di giorni fa.
A chiamarla in causa era stato il Corriere della Sera in un articolo di Tommaso Labbate dove si diceva che il suo nome fosse gradito anche al MoVimento 5 Stelle e avrebbe rappresentato una scelta di rottura per tanti motivi: perchè è donna — è stata la terza donna a essere nominata alla Consulta, tra i più giovani e vicepresidente dal 2014 — e perchè ha i titoli necessari per muoversi nell’alveo della Costituzione: dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università di Milano nel 1987, è stata Reaserch fellowship nella Michigan Law School, Ann Arbor.
Nel 1993 ha conseguito il PhD nell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, con menzione della Commissione.
Professore ordinario di Diritto costituzionale nell’Università di Milano-Bicocca, è titolare del modulo Jean Monnet, Diritto costituzionale europeo, nell’Università di Milano-Bicocca. È componente del comitato di direzione della rivista Quaderni costituzionali e componente del FRALEX.
Cartabia, che era stata vicina a Comunione e Liberazione, sembrava dovesse diventare ministro di Carlo Cottarelli quando l’ex FMI era stato incaricato di un mandato esplorativo nel 2018 subito dopo il fallimento del primo tentativo di portare Giuseppe Conte a Palazzo Chigi a causa della scelta di Paolo Savona come ministro dell’Economia. Ha scritto, racconta il Corriere, un libro insieme a Luciano Violante, “Giustizia e Mito”.
(da agenzie)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
A BREVE LA DICHIARAZIONE IN TAL SENSO DA BIARRITZ CHE POTREBBE SBLOCCARE LA CRISI… SAREBBE UN SEGNALE SIA A DI MAIO CHE A ZINGARETTI
I giornalisti sono stati allertati: il presidente del consiglio Conte farà nelle prossime ore una dichiarazione di politica interna prima di immergersi nei lavori del G7 che sta per cominciare a Biarritz, in Francia.
E nella località che ospita un famoso casinò quello di Conte sembrerà un azzardo: infatti il premier, a quel che ha appreso Open, annuncerà la sua totale indisponibilità a un Conte bis.
Ma attenzione: non vuol dire che ha deciso di lasciare l’attività di governo. Semplicemente il professore foggiano dirà che non vuole in nessun modo proseguire una collaborazione con la Lega.
Indisponibile a un Conte bis, ma disponibile invece solo a un… Conte 2, cioè a un’esperienza di governo con il Pd. Insomma, con l’uscita che sta per fare il premier vorrebbe chiudere il “secondo forno” e proporsi come ostetrico di un nuovo governo col Pd, anche in funzione anti-Salvini.
Non dimentichiamo la durezza dell’attacco personale rivolto al leader leghista nelle comunicazioni al Senato dopo le quali Conte è andato a dimettersi al Quirinale. Basterà a Zingaretti?
Dal punto di vista del segretario Pd il dubbio si pone: se diciamo di no, non è che spunta fuori il Di Maio-Lega?
(da Open)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
ISCRITTI CHE NON SI CONOSCONO, VOTA UN TERZO DEI PRESUNTI AVENTI DIRITTO, NON ESISTE CONTROLLO DI ORGANISMI TERZI SULLA REGOLARITA’ DEL VOTO… UN PARTITO CHE HA MILIONI DI ELETTORI FA DECIDERE LA LINEA A 30.000 PERSONE (AMMESSO CHE IL VOTO SIA REGOLARE)?… MA UNO NORMALE DOVREBBE TRATTARE CON DI MAIO PER VEDERSI SMENTITO DA ROUSSEAU IL GIORNO DOPO?
Luigi Di Maio tace, Gianluigi Paragone e Massimo Bugani parlano. 
Il primo, si sa, rema contro l’accordo con il Partito democratico: “È un’operazione che serve al Pd”, ha spiegato al Corriere della sera. Non c’e’ da stupirsi visto che è stato direttore della Padania ed è entrato in Rai in quota Lega, prima di infiltrarsi nel M5S.
Ma a fare rumore sono le parole del secondo, storico volto del grillismo delle origini, nello staff del ministro del Lavoro e socio fondatore di Rousseau.
L’uomo organico a Casaleggio rompe il silenzio in un lungo post su Facebook: “Quello con i Democratici sarebbe un governo della paura”, spiega.
E aggiunge: “Se qualcuno ripone le speranze di un nuovo governo nel Pd di oggi, come al solito il Pd è sempre pronto a deluderle tutte”.
I bene informati spiegano che l’uomo vicinissimo a Davide Casaleggio pende assai più per l’opzione ritorno alle urne, che non per quella che vedrebbe riscaldare la minestra leghista. Ma la sostanza non cambia.
Ecco un uomo che conosce bene gli ambienti milanesi intorno al figlio del fondatore: “Luigi è in una loose-loose situation: se fa l’accordo con il Pd la base esplode, se ritorna da Salvini non tiene i parlamentari”. Una polveriera.
Ed è dal cuore di Rousseau che arriva la conferma: qualunque tipo di strada, qualunque tipo di nuovo accordo, verrà sottoposto al voto della base.
Una ulteriore zeppa che si incunea nelle crepe già apertesi tra i rispettivi fronti. Perchè tra le condizioni poste dal segretario Pd vi è anche quella della centralità della democrazia rappresentativa e parlamentare. E sottoporre un’eventuale intesa alle forche caudine del voto sul blog è una trappola alla quale i Democratici non hanno intenzione di sottoporsi.
E c’è una considerazione di Di Maio che frena mosse azzardate e imprudenti, nonostante con Bugani si ingrossi l’ala di pezzi da novanta (oltre a Paragone anche Paola Taverna, Alessandro Di Battista e lo stesso Casaleggio) che spinge per un ritorno all’antico o per la strada delle urne.
Chiudere il forno con il Pd significherebbe riaprire un’interlocuzione con il Carroccio praticamente da zero. Concedendogli la possibilità , in qualunque momento, di far saltare il banco con la scusa che “i no non sono diventati sì”, e tornare al voto come desiderato. Con l’ala vicina a Roberto Fico che si infuria per ogni fuga in avanti che non preveda un accordo a sinistra. Ieri era il turno di Luigi Gallo, oggi è Giuseppe Brescia a tuonare: “Bugani e Paragone facciano silenzio, rispettino il mandato dell’assemblea”.
Nel caos la variabile Conte, con il capo politico restio ad abbandonarlo al suo destino anche in caso di nuovo accordo con la Lega.
Perchè in quel caso i peones ribollirebbero e l’avvocato del popolo potrebbe essere l’unico calmiere in grado di non far debordare la pentola. “Conte ha il 60% dei consensi nel paese — dice un esponente di governo all’Huffpost — Se ne trovi un altro fammi un fischio”. In casa 5 stelle, finora, tutte le labbra sono rimaste serrate.
(da agenzie)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
LA LEGA SE NE FOTTE DEGLI ITALIANI CHE NON SI POSSONO PERMETTERE CURE MEDICHE E VISITE SPECIALISTICHE… COME MARIA ANTONIETTA: “SE IL POPOLO AFFAMATO NON HA PIU’ PANE CHE MANGINO BRIOCHE” (MA FINI’ CON LA TESTA TAGLIATA)
Ci sono italiani che non possono permettersi le cure mediche e quindi nemmeno le visite degli specialisti. Ma evidentemente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Lega-M5S Giancarlo Giorgetti è troppo ricco per saperlo.
Per questo ieri ha detto al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini che i medici di base sono inutili: “Nei prossimi 5 anni mancheranno 45 mila medici di base, ma chi va più dal medico di base, senza offesa per i professionisti qui presenti? Nel mio piccolo paese vanno a farsi fare la ricetta medica, ma chi ha almeno 50 anni va su Internet e cerca lo specialista. Il mondo in cui ci si fidava del medico è finito”.
Giorgetti, del quale in molti si sono chiesti l’utilità nella sua funzione di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, nel suo intervento al Meeting di Rimini per l’incontro ‘Intergruppo sussidarietà : le riforme istituzionali’, in un passaggio sulla sanità pubblica, ha risposto a Roberto Speranza, segretario di Articolo Uno, che nel suo intervento aveva sottolineato la necessità di mettere più fondi nella sanità pubblica perchè “nei prossimi anni andranno in pensione 45 mila medici di medicina generale. Se non mettiamo soldi nella sanità pubblica, chi ha i soldi potrà curarsi e chi non ce li ha avrà un sanità sempre decadente”.
La risposta di Giorgetti è stata come come il «Se non hanno più pane, che mangino brioche» tradizionalmente attribuito a Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, che l’avrebbe pronunciata riferendosi al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane.
Evidentemente il sottosegretario leghista, che pure sostiene di avere il polso del paese, non sa che c’è chi non può pagarsi uno specialista.
“La crisi di governo deve aver mandato in confusione il sottosegretario della Lega Giorgetti, che evidentemente non riesce pi a leggere in modo chiaro i sondaggi altrimenti ci spieghi come mai si richiama la sovranità popolare e poi non la si rispetta rispetto ai sondaggi che vedono i medici di famiglia a piu’ dell’80% di gradimento primi tra tutte le figure dell’SSN, e lui ci insegna che il popolo si rispetta sempre non a corrente alternata”, ha risposto Silvestro Scotti, segretario generale della FIMMG.
“Se avesse letto con attenzione gli ultimi dati disponibili si sarebbe infatti accorto che sono sempre più gli italiani che ricorrono al medico di famiglia. Questo senza considerare che la rete della medicina di famiglia, con la sua prossimità al paziente, ricoprirà sempre più un ruolo primario nella sanita’ pubblica, sopratutto nella gestione delle cronicita’ in un paese (l’Italia) che vede costantemente innalzarsi l’eta’ media”. “Pur comprendendo lo stress di un momento politico che vede il sottosegretario evidentemente sotto pressione- ironizza Scotti- non possiamo che stigmatizzare dichiarazioni che denotano un tale distacco dal mondo reale, oltretutto in contrasto con le affermazioni al Senato del leader della Lega Matteo Salvini che invece sottolineavano proprio per il suo partito un ruolo esattamente opposto, fortemente rappresentate, oltretutto, dallo stesso Salvini da una competente e condivisibile valutazione sulle caratteristiche di evoluzione demografica della popolazione italiana”. A Maria Antonietta, per la cronaca, venne tagliata la testa.
(da agenzie)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
IL QUOTIDIANO ECONOMICO INVOCA IL MIRACOLO PER SALVARE IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO
La Vergine Maria sulla copertina di Milano Finanza ‘nominata’ nuovo ministro dell’Economia.
Non è uno scherzo.
Il quotidiano economico-finanziario italiano con sede a Milano propone — con un pizzico d’ironia — una soluzione alternativa per risanare i gravosi costi che ha dovuto sostenere il governo Conte.
E per far sì che il nuovo esecutivo trovi i 35 miliardi (ma qualcuno dice che ne servano 40) necessari alla legge di Bilancio — di cui almeno 23 solo per evitare l’aumento dell’Iva — Milano Finanza è assai pessimista, tanto che invoca il miracolo.
«Qualsiasi nuovo governo avrebbe pochissimo tempo a disposizione per negoziare con le autorità europee dopo le elezioni anticipate, perchè le scadenze sarebbero imminenti», si legge nell’articolo.
L’articolo, a firma di Ester Corvi e Manuel Follis, prende approfonditamente in esame i dati a disposizione: seppur i mercati abbiano reagito positivamente alla caduta del governo, quello appena trascorso è stato un anno vissuto pericolosamente: «Il governo gialloverde è costato 5 miliardi di interessi extra sui Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) e un -6% a Piazza Affari».
Un’attenta analisi della situazione l’ha fatta anche SocGen, la settima banca nella Classifica per capitalizzazione dei gruppi bancari della zona Euro.
Uno dei problemi più gravi, secondo gli analisti francesi, riguarda «l’assenza di crescita» dei titoli di Stato italiani, anche se non sono del tutto pessimisti da un punto di vista economico su un possibile governo giallorosso.
A patto che «nel pieno delle sue funzioni, sia in grado di realizzare un piano di bilancio credibile». Secondo Dennis Shen, analista economico, un accordo di governo tra Movimento Cinque Stelle e Pd, anche se temporaneo, sarebbe «l’esito più favorevole per il mercato, con il Pd che potrebbe controbilanciare le tendenze più favorevoli alla spesa del M5S».
Non è la prima volta che l’immagine della Vergine Maria viene utilizzata in ambito politico. Prima di Milano Finanza, è stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini — con un post su Twitter e Instagram — a ringraziare la madre di Gesù.
Numerose sono state le critiche che ha ricevuto il leader della Lega per l’accostamento di un’immagine religiosa al mondo della politica.
Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, ha scritto su Twitter: «Questo è tempo di resistenza umana civile e religiosa», per poi pubblicare su Instagram un’immagine della Madonna con addosso un giubbotto di salvataggio, in piedi su un gommone in mezzo al mare e con le mani in preghiera.
(da agenzie)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
L’ULTIMO DEI GRANDI DEMOCRISTIANI, SINDACO DI NUSCO: “UN MINISTRO DEGLI INTERNI STA ALA VIMINALE, NON IN SPIAGGIA O A FARE COMIZI”
Ha superato i novant’anni ma resta un combattente: a Matteo Salvini “consiglio di ritirarsi”. La ‘sentenza’ arriva dall’ultimo dei grandi democristiani ancora attivi, Ciriaco De Mita, Sindaco di Nusco, che si lascia intervistare dalla figlia Antonia, in un video su Facebook.
A Matteo Salvini “consiglio di ritirarsi” spiega l’ex presidente del Consiglio e segretario della Dc perchè “la politica è pensiero, non è arroganza, promessa. Un ministro dell’Interno che in un anno e mezzo non sta mai al governo ed è sempre in giro pronto a promettere, minacciare, risolvere, cantare, farsi flash insieme…”.
“Se si misura il tempo perso per questo tipo di solidarietà soprattutto con le donne…credo che sia il grande lavoro di Salvini. Non mi pare che questo tipo di lavoro sia un pensiero politico che abbia successo”.
(da agenzie)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
“SALVINI INAFFIDABILE E CON UNA VISIONE DIVERSA DALLA NOSTRA”
Paragone, ex Padania e Libero, preferirebbe tornare con la Lega. Altri no. 
Perchè la verità è che dentro al M5s c’è dentro tutto e il contrario di tutto, a dimostrazione che è un movimento privo di linea politica che segue gli umori del momento, noto solo da un vago sentore di anti-politica.
“Non ci sono più margini” per un governo con la Lega, perchè “Salvini si è dimostrato inaffidabile e con una visione diversa dalla nostra. Non parlo solo dell’Italia spaccata in due ma anche dell’approccio alla fiscalità che avrebbe concentrato la ricchezza nelle mani di pochi”.
Lo ha detto Carla Ruocco, del Movimento Cinquestelle, presidente della commissione Finanze della Camera.
Ossia il contrario di quello che ha detto Gianluigi Paragone.
(da agenzie)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
ZANDA: “NEL SUO ULTIMO INTERVENTO AL SENATO HA DETTO ANCHE COSE CONDIVISIBILI, MA DOVEVA INTERVENIRE PRIMA E NON RENDERSI COMPLICE”
Un nome indigeribile per il Pd, visto che i democratici farebbero le controfigure della Lega, partito che è considerato il principale avversario: “Conte, nel suo ultimo intervento al Senato, ha detto anche cose condivisibili. Però ha lasciato passare leggi persino incostituzionali”.
Lo ha ricordato Luigi Zanda, tesoriere del Pd, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.
“Se si andrà a elezioni, il Pd sarà unito come non mai” e “forse Renzi aveva mangiato qualcosa di indigesto” quando ha accusato Paolo Gentiloni di voler far saltare l’accordo tra Dem e M5S, ha aggiunto.
Resta da capire perchè se giustamente il nome di Conte per un bis è impresentabile, tale non sia anche per il maggiore responsabile della politica xenofoba grillina, ovvero il suo capo politico Luigi Di Maio.
(da agenzie)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
LO SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE DEVE AVVENIRE ENTRO IL 10 SETTEMBRE
Se non si riuscirà a trovare la quadra di un accordo di governo il presidente della Repubblica è
pronto a indire le elezioni politiche per il 10 novembre del 2019.
Sergio Mattarella non è intenzionato (o almeno così ha sostenuto coi suoi interlocutori) a fare un governo del presidente per fare la legge di Bilancio e andare a votare all’inizio del 2020.
Ma, spiega invece Marco Palombi sul Fatto, nel caso attenderebbe le urne per chiudere la crisi
Il presidente ha già comunicato la sua deadline alle forze politiche: è domenica 10 novembre, anche perchè per il 27 ottobre ipotizzato inizialmente dalla Lega non c’è tempo e domenica 3 novembre cade durante il ponte del 1° novembre.
Questo significa due cose:
1) lo scioglimento delle Camere da parte del capo dello Stato deve arrivare entro i primi dieci giorni di settembre, perchè — nonostante la legge conceda tra 45 e 70 giorni per organizzare le elezioni — il farraginoso sistema di voto degli italiani all’estero richiede almeno 60 giorni per essere funzionante.
2) Il tempo per le trattative tra Pd e 5 Stelle è assai limitato: una settimana, massimo dieci giorni perchè, in caso di fallimento, va nominato e mandato alle Camere il governo di garanzia e poi ci sono una serie di adempimenti formali prima di arrivare allo scioglimento vero e proprio e alla convocazione, come si dice, dei comizi elettorali.
Le urne quindi sono una possibile e concreta risoluzione di una crisi che potrebbe diventare irreversibile se il PD non accetta il Conte Bis e il M5S non vuole tornare con la Lega.
E salverebbe anche Salvini dai suoi guai giudiziari. Una bella fortuna, no?
(da “NextQuotidiano”)
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