Maggio 12th, 2021 Riccardo Fucile
SCOPERTI 87 OPERATORI SANITARI NON VACCINATI, NONOSTANTE SIA UN OBBLIGO DA APRILE
I carabinieri dei Nas, d’intesa con il ministero della Salute, hanno ispezionato in tutta Italia 572 strutture sanitarie e socio-assistenziali per anziani e disabili, Rsa comprese, nell’ambito di una campagna di controlli sull’intero territorio nazionale per verificare la corretta erogazione dei servizi di cura con particolare attenzione alla misure di prevenzione anti-Coronavirus.
In circa il 25% delle strutture ispezionate – 141 su 572 – sono emerse delle irregolarità. Il bilancio complessivo è di 197 violazioni penali e amministrative, 36 persone denunciate all’autorità giudiziaria e 136 segnalate alle autorità amministrative.
Sei residenze sono state sospese o chiuse per abusivismo o altre gravi criticità e 87 operatori sanitari tra infermieri, fisioterapisti, operatori socio-assistenziali e personale destinato al contatto diretto con gli anziani sono stati ritrovati sprovvisti di vaccinazione, divenuta obbligatoria ad aprile sulla base di un apposito decreto del governo. Il fenomeno è stato riscontrato in almeno 42 strutture socio-sanitarie.
Inoltre, alcuni interventi dei carabinieri condotti nelle città di Pescara, Genova, Torino e Catania hanno rilevato situazioni di anziani abbandonati, non accuditi in relazione alle patologie di cui soffrono e alle loro esigenze fisiologiche e motorie. In alcuni casi si è arrivati anche alla mancata somministrazione di farmaci essenziali per garantire le terapie necessarie.
Ulteriori situazioni critiche sono state rilevate a causa del sovraffollamento, della mancanza di trattamenti riabilitativi e per la presenza di personale privo di abilitazioni professionali, nonché per la detenzione di farmaci non idonei o scaduti, per i quali si è proceduto al sequestro di 72 confezioni.
Gli interventi di chiusura o sospensione delle attività irregolari hanno determinato il conseguente ricollocamento degli anziani presso le abitazioni dei propri familiari o il trasferimento in altre strutture idonee.
(da agenzie)
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Maggio 12th, 2021 Riccardo Fucile
A MONCALIERI GLI INQUILINI DEI PALAZZI DI FRONTE NON AVEVANO DI MEGLIO DA FARE CHE CHIAMARE I VIGILI
Presi dalla passione fanno sesso in un prato pubblico ma l’avventura costa cara. 
O almeno per lei: la donna, italiana di 46 anni, è stata multata per 10mila euro mentre lui è riuscito a dileguarsi. È successo domenica scorsa a Moncalieri, in borgata Santa Maria, alle porte di Torino.
La coppia si è fatta trascinare dal momento e si è appartata in un campo di via Juglaris: molti, dai balconi, hanno assistito comodamente alla scena e tanti hanno allertato gli agenti della polizia municipale.
Quando i vigili sono arrivati, l’uomo si è rivestito in fretta ed è fuggito. Lei era ancora lì. Ha provato a negare dicendo di essersi solo sdraiata sull’erba, ma poi ha ammesso tutto. “E’ il mio fidanzato”, ha aggiunto.
Ha anche spiegato che l’uomo, 38 anni, anche lui residente a Torino, era con lei alla vicina fermata del bus ad aspettare il mezzo quando si sono fatti travolgere dalla passione.
Una passione che a lei costerà 10mila euro per atti osceni in luogo pubblico: da quando è stato depenalizzato, si tratta di un illecito amministrativo punibile con una sanzione da cinquemila a trentamila euro, e diventa reato penale solo nell’eventualità che agli atti osceni abbia assistito un minore.
E’ molto probabile, comunque, che la “stangata” da diecimila euro arrivi alla fine anche al poco cavalleresco fidanzato: quando i vigili lo avranno identificato con sicurezza gli manderanno per raccomandata, come una qualunque multa, la sanzione da pagare.
(da agenzie)
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Maggio 12th, 2021 Riccardo Fucile
LA DESTRA CIVILE E SOCIALE NON HA NULLA A CHE VEDERE CON DUE SOGGETTI DEL GENERE
Giorgia Meloni supera Matteo Salvini. Ieri a DiMartedì Nando Pagnoncelli ha illustrato i risultati di una serie di sondaggi sulle opinioni degli italiani. Il campione di Ipsos si è espresso sul governo Draghi e sulle adozioni alle coppie omosessuali.
Ma anche su Nicola Zingaretti mancato candidato sindaco di Roma. E soprattutto, ha detto la sua su una questione che oggi sembra piuttosto spinosa.
Ovvero: chi è il vero leader della destra italiana? E il responso è stato chiarissimo: per il 32% degli italiani è Giorgia Meloni. Solamente per il 28% questa figura la incarna Matteo Salvini.
Anche se la maggioranza del campione (il 40%) dice che non è nessuno dei due . Ma che Meloni stia sopravanzando Salvini anche nelle preferenze sulla popolarità è un fatto acclarato già da tempo.
Già nei giorni scorsi si era capito che la lotta per la leadership nel centrodestra potrebbe risolversi con una clamorosa e imprevedibile (fino a qualche mese fa) incoronazione a candidato premier della coalizione per Giorgia Meloni.
Per il FT “Giorgia Meloni, l’astro nascente dell’estrema destra italiana sta capitalizzando la decisione della Lega di fare un’inversione di marcia e abbracciare il governo di Mario Draghi”. Questo perché “la collaudata strategia della Lega ‘un piede dentro, un piede fuori’, messa a punto con l’ex leader Umberto Bossi, questa volta affronta un ostacolo preoccupante. Ovvero proprio la Meloni, che ha scelto di restare da solo all’opposizione.
(da agenzie)
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Maggio 12th, 2021 Riccardo Fucile
FA LA GARANTISTA QUANDO LE FA COMODO
Ha fatto scalpore la notizia della perquisizione del professor Marco Gervasoni
nell’ambito dell’indagine sulle minacce a Mattarella. Giorgia Meloni ieri ha difeso il professore, senza farne il nome esplicitamente. Ma in altre occasioni è stata molto meno garantista.
“Mi auguro ci siano ragioni solidissime per una retata con perquisizioni affidate ai Ros nei confronti di 11 persone tra cui giornalisti, professori e professionisti accusati di una ‘rete sovranista’ su internet e forse di ‘vilipendio al presidente della Repubblica’. Attendiamo di conoscere le gravissime accuse alla base di questa azione giudiziaria, in mancanza delle quali ci troveremmo davanti a un episodio che ricorda sinistramente i peggiori regimi autoritari”, ha scritto la leader di Fratelli d’Italia sui social. Cosa è successo? Perché si è arrivati alle perquisizioni dei Ros?
Racconta La Stampa:
I post e i contenuti multimediali offensivi nei confronti di Mattarella risalgono al periodo tra aprile 2020 e febbraio 2021 e prendono di mira le scelte fatte dall’Italia per contrastare la diffusione del Covid-19. Il Reparto indagini telematiche del Ros – coordinato dal procuratore di Roma, Michele Prestipino e dai pm Eugenio Albamonte e Gianfederica Dito – ha ricostruito la rete relazionale e le abitudini social delle persone coinvolte, di età compresa tra i 44 e i 65 anni.
È stata rilevata la diffusione nel web di plurime condotte offensive nei confronti del Capo dello Stato che, stando a quanto scrivono i carabinieri del Ros, appaiono frutto di una elaborata strategia di aggressione alle più alte Istituzioni del Paese.
Secondo quanto apprende La Stampa, non vi sarebbe però una regia comune dietro agli attacchi via web: «Nessuna associazione a delinquere». Anche se alcuni indagati, spiegano, «sono riconducibili a una precisa area di influenza, legata all’estrema destra e ai gruppi suprematisti».
Quindi prima delle perquisizioni è stata “rilevata la diffusione nel web di plurime condotte offensive nei confronti del Capo dello Stato”.
Giorgia Meloni è più tranquilla ora? In ogni caso Gervasoni non è certo stato condannato, anzi non è neanche detto che arrivi in tribunale, dove in ogni caso avrebbe la possibilità di difendersi.
Quello che invece viene da chiedersi è come mai nella stessa situazione, ovvero quella di una persona accusata di un reato ma che è innocente fino a prova contraria, Meloni in altre occasioni è stata molto più tranchant, chiedendo pene esemplari, certe e severe.
Non sono importanti gli episodi in sé, è logico che chi è colpevole di un reato debba scontare una pena, è importante che Meloni quando l’ha chiesta non ha aspettato di sapere se le persone dei post fossero colpevoli.
Mentre per Gervasoni è stata molto più garantista. Coincidenze?
(da La Notizia)
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Maggio 12th, 2021 Riccardo Fucile
IL GIORNALISTA SI CONTRADDICE IN PIU’ PASSAGGI
“L’utero in affitto!”. Anzi, no perché non c’è. Ma va bene lo stesso.
Ancora una volta, la paradossale propaganda contro il ddl Zan offre uno spaccato della società e dei media.
A ergersi protagonista nella serata di martedì 11 maggio è stato Maurizio Belpietro, ospite di Cartabianca per parlare, tra le tante cose, anche del tanto contestato (dalla destra) disegno di legge sull’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo.
Una serie di posizioni contraddittorie da parte del direttore de La Verità e di Panorama, che vanno in conflitto tra di loro e svelano una grande confusione sul tema. Alla fine la discussione Luxuria Belpietro mette in evidenza una vulgata sovranista che ha il sapore della bufala.
Il tema è molto delicato, soprattutto per la narrazione che viene fatta da chi continua a sostenere che il ddl Zan sia una legge liberticida e oppressiva nei confronti della libertà di espressione. Il fulcro del confronto si arrovella attorno ad alcune bufale che vengono spacciate per verità, nonostante non siano minimamente contemplate nel testo che attende l’approvazione del Senato. Una di queste è sostenuta da Belpietro (video visibile qui, a partire da 1H e 45” di trasmissione) e si è svolta seguendo questo canovaccio.
Prima Vladimir Luxuria ha sottolineato come ci sia un problema tangibile nel nostro Paese: “Oltre all’aspetto punitivo è giusto che ci sia un aspetto educativo. Sarei più felice di avere meno omofobi adulti domani che avere omofobi oggi che vengono puniti col carcere”. Allorché, Bianca Berlinguer cita la giornata mondiale contro l’omotransfobia per sensibilizzare anche i più giovani sul tema.
Ed è lì che Belpietro inizia a prendere una posizione che lui stesso smentirà: “Siccome in questo Paese non è mai stata istituita una giornata contro il bullismo, contro quelli che commettono degli atti gravi, non si è mai istituita una giornata per l’educazione: perché istituire una giornata per questo? Nelle scuole non c’è un’educazione sessuale. Voi volete introdurre nelle scuole una giornata per un altro tipo di educazione e questo è il tema”.
Di cosa parla? a che tipo di educazione fa riferimento?
“L’utero in affitto rischierebbe di essere sanzionato”. Ovviamente Bianca Berlinguer sottolinea come non ci sia alcun riferimento nel testo della legge.
Ed è una verità assoluta che porta Belpietro a fare un mezzo passo indietro: “Non c’è, ma se tu critichi le adozioni fatte tramite l’utero in affitto (che è vietato in Italia ma è consentito a’estero), che potrebbe costituire discriminazione. Dietro questa organizzazione ci sono persone che hanno interesse a propagandare queste cose”.
Insomma, non c’è traccia nel testo della legge di questa bufala detta e ripetuta ieri dal direttore de La Verità e nei giorni passati da leader politici come Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Ed è qui che arriva la stoccata di Vladimir Luxuria: “Mi conforta anche quando viene tirato fuori la questione dell’utero In affitto perché vuol dire che non ci sono argomenti seri e quindi si tirano in ballo cose che non c’entrano nulla. Abbiamo avuto un periodo in cui non si potevano esprimere le opinioni. Diritto alle opinioni sì, alla discriminazione no. Parole che istigano all’odio, parole che invogliano una mano a colpire gay. tran quello no”.
Ma Belpietro non demorde: “È già chiaro adesso, c’è già. Se qualcuno domani mattina incita all’odio è già sanzionato”. Ennesima contraddizione messa in luce da Luxuria: “Prima dice che c’è bisogno di estendere la legge Mancino, poi dice di no”.
La polemica Luxuria Belpietro prosegue con il direttore de La Verità (in palese difficoltà) che prova una difesa stoica della sua posizione: “Chi stabilisce quando c’è un discrimine: se io continuo a ritenere che l’utero in affitto sia un abominio, perché non posso continuare a dirlo?”.
Ma la replica di Luxuria è perfetta: “Facciamo una scommessa: scommettiamo che quando verrà approvata (perché verrà approvata) lei potrà continuare a parlare dell’utero in affitto?”.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 12th, 2021 Riccardo Fucile
NON HA ANCORA PUBBLICATO COMPENSI E DICHIARAZIONE DEI REDDITI
Per alcuni è un santo, per altri è l’uomo del fato, per altri ancora è il super-uomo che
risolleverà le sorti di un Paese intero.
Vada come vada, soltanto il tempo di rivelerà quanto Mario Draghi possa incidere sul nostro Paese facendoci definitivamente uscire dalla pandemia Covid-19.
Quel che è certo a quasi tre mesi dal suo insediamento (avvenuto il 13 febbraio) è che in fatto di trasparenza l’ex banchiere non brilli particolarmente.
A rivelarlo è la pagina che lo riguarda sul sito istituzionale della presidenza del Consiglio, sezione – fa quasi sorridere dirlo – “amministrazione trasparente”.
Al di là del rinvio all’articolo 5 della legge n.400 del 1988 che disciplina “l’attività del Governo e l’ordinamento del Consiglio dei ministri” – riferimento utile per comprendere le competenze del premier – e al di là, ancora, dell’atto di nomina (del 13 febbraio per l’appunto), quello che resta è una sequela di riferimenti vuoti di contenuto. Curriculum? Nessun link o rinvio.
“Compensi connessi all’assunzione della carica”? Idem. “Altre cariche / incarichi”? Nulla di nulla. “Dichiarazioni patrimoniali e reddituali”? Niente ancora.
Ed è curioso considerando che scrivere quale sia, ad esempio, la retribuzione di Draghi non dovrebbe essere così difficile essendo arrivati al terzo mese in carica. A maggior ragione se si pensa che, finora, sono ad esempio state aggiornate le “spese per missioni e viaggi di servizio”.
E cosa emerge? Poco o nulla: il presidente del Consiglio nei pochi giorni di febbraio in carica ha speso zero euro, mentre a marzo neanche un migliaio di euro per un solo viaggio istituzionale.
Resta però la domanda: perché dalla pagina risulta l’ultimo aggiornamento il 13 aprile (verosimilmente per aggiornare le spese di viaggio) e nessun dato aggiuntivo riguardo cv, reddito e retribuzione?
Certo, formalmente la legge dà tempo novanta giorni per pubblicare tali dati, dunque siamo, ancora per qualche giorno, in regola. Resta tuttavia il fatto che un atto di maggiore trasparenza in questo periodo non sarebbe certamente vissuto in maniera negativa dai cittadini. C’è da dire, però, che Draghi non è l’unico a non brillare per trasparenza.
Se volessimo conoscere gli stessi identici dati anche delle new entry a Palazzo Chigi – dal sottosegretario Roberto Garofoli al ministro per l’Innovazione Vittorio Colao finendo con gli ex parlamentari Renato Brunetta e Mariastella Gelmini – risulta allo stesso modo impossibile.
Nessun link, nessun rimando, nessun riferimento. Nulla di nulla. Finita qui?
Certo che no. Altro dato che sarebbe curioso conoscere sono i consulenti e i collaboratori (parliamo di centinaia di incarichi come minimo) di premier, sottosegretari alla presidenza del Consiglio e ministri senza portafoglio.
Il dubbio che si nascondano fedelissimi, amici ed ex parlamentari è forte. Vedremo, quando ci si deciderà a pubblicare l’aggiornamento (fermo guarda caso al 13 febbraio, l’ultimo giorno di Conte a Palazzo Chigi), se al dubbio seguiranno alcune certezze.
Finita qui? Certo che no. Fino a pochi giorni fa a non aver pubblicato neanche l’organigramma dei suoi collaboratori, era anche il commissario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo.
Il nostro giornale aveva sollevato il caso settimane fa. Finalmente da qualche giorno il generale a colmato il gap e ne siamo felici. Speriamo ora che anche chi l’ha nominato possa seguire il suo esempio. Magari in tempi anche più celeri.
(da La Notizia)
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Maggio 12th, 2021 Riccardo Fucile
SE QUALCUNO VUOLE APPUNTARSI MEDAGLIE NON LO FACCIA DISORIENTANDO GLI ITALIANI
Fino alla decisione di posticiparne il richiamo tra prima e seconda dose a 42 giorni, c’era una certezza nella difficile battaglia al maledetto virus, ed era il vaccino Pfizer, punto fermo intorno al quale gli altri si muovevano e non proprio in linea retta.
Come per esempio Astrazeneca, vittima della letale miscela infodemica che ormai si è imparato a conoscere (fatti + opinioni + dichiarazioni ufficiali contraddittorie), e alla fine comunque in calo di reputazione e fonte di più o meno riposta preoccupazione nell’opinione pubblica un po’ confusa. Insomma, mentre si cercava di capire se Astrazeneca dovesse essere raccomandato agli under 60 – e ancora non è chiarissimo – , Pfizer rimaneva la pietra angolare del sistema, il bastione della campagna vaccinale.
Poi il 5 maggio scorso arriva l’indicazione del Cts che viene recepita da una circolare del ministero della Salute: è “raccomandabile” un prolungamento nella somministrazione della seconda dose dei vaccini a mRNA Pfizer-BioNtech e Moderna “nella sesta settimana dalla prima dose”. Ci sono ancora troppi non vaccinati nelle fasce a rischio, sostengono i nostri scienziati, e visto che la protezione è “già alta con la prima iniezione”, meglio estendere a 42 giorni il tempo del richiamo.
Come si intuì presto, la raccomandazione del Cts sortì effetti importanti: sia in positivo, l’allargamento potenziale della platea dei vaccinati, il rinnovato entusiasmo del generale Figliuolo nel raggiungere i target sperati, ma anche in negativo, cambiando i sistemi di prenotazione delle regioni, alimentando un po’ di confusione tra coloro che avevano già prenotato il richiamo e gli altri.
Quello che non ci sarebbe aspettato, e di cui non si sentiva il bisogno, era una polemica sulla legittimità scientifica della decisione. Polemica che invece arriva, purtroppo.
È Pfizer a innescarla, con le parole del suo direttore medico in Italia, Valeria Marino che non la fa tanto lunga: “Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni”. E ancora: ”È una valutazione del Cts, osserveremo quello che succede”. Risposta tosta del prof. Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità che chiude ogni discussione: “Pfizer crea sconcerto, la dose a 42 giorni è efficace”. Puntualizzazione del sottosegretario alla Salute Andrea Costa: “La scelta di posticipare a 42 giorni la seconda dose è stata fatta sulla base di pareri del Cts che a sua volta si è rifatto ai pareri dell’Ema”. Controreplica di Pfizer Italia: “Le raccomandazioni sui regimi di dosaggio alternativi sono di competenza delle autorità sanitarie e possono includere raccomandazioni dovute a principi di salute pubblica”. E la vicenda è destinata a continuare.
Per semplificare, in nome del piano vaccinale chiediamo di non essere disturbati sulla base di evidenze scientifiche, dicono scienziati e governo; non entriamo nel merito del piano vaccinale ma se le cose non vanno come sperate, vi abbiamo avvertito, e sulla base di evidenze scientifiche, dice l’azienda produttrice.
Noi non entriamo nel merito delle evidenze scientifiche, ma se ricominciano i dubbi e le rinunce, le polemiche e i sussulti no vax anche sul sacro Pfizer (e Moderna), poi non dite che non vi avevamo avvertito.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 12th, 2021 Riccardo Fucile
FACCIAMO COSI’: I COMPONENTI DEL CTS METTANO LA LORO FIRMA E NE RISPONDANO PERSONALMENTE, SE SUCCEDE QUALCOSA A UN ITALIANO SCATTA LA DENUNCIA PENALE
Lazio, Liguria, Toscana, Emilia, Piemonte e Campania hanno deciso di aumentare
l’intervallo tra le due somministrazioni, su indicazione del team di esperti. Il direttore medico dell’azienda in Italia: «Attenersi agli studi scientifici». Ma il commissario tira dritto
Sulla possibilità di allungare a 5 settimane la finestra temporale per la somministrazione del richiamo del vaccino contro il Coronavirus prodotto da Pfizer, Valeria Marino, direttore medico in Italia del colosso americano, ha avvertito: «Il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni».
Non esistono oggi «dati su di un più lungo range di somministrazione, se non nelle osservazioni di vita reale, come è stato fatto nel Regno Unito». «Osserveremo quello che succede. Come Pfizer dico però di attenersi a quello che è emerso dagli studi scientifici perché questo garantisce i risultati che hanno permesso l’autorizzazione», ha detto Marino nel corso di un’intervista a Sky Tg24.
La raccomandazione di Pfizer arriva dopo che Lazio, Liguria, Toscana, Emilia, Piemonte e Campania hanno deciso, su consiglio del Cts, di allungare i tempi di somministrazione della seconda dose di farmaco anti Covid.
Una soluzione valida per il Comitato perché «non inficia l’efficacia della risposta immunitaria». Il parere è arrivato dopo il pressing della struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo. Proprio il commissario, dopo la raccomandazione di Pfizer, ha ribadito alle Regioni che il punto di riferimento restano i pronunciamenti del Cts.
Lunedì 10 maggio l’unità di crisi Covid della regione Lazio ha comunicato che a partire dal lunedì 17 maggio saranno estesi i richiami del vaccino Pfizer a 5 settimane, ossia 35 giorni, spiegando che «tutti gli interessati verranno avvisati in anticipo via sms e l’allungamento, recependo le raccomandazioni del comitato tecnico scientifico e della struttura commissariale, consentirà un aumento della platea delle prime dosi del vaccino Pfizer a partire già dal mese in corso, ovvero determinando un aumento della copertura della popolazione. Nessuna modifica, al momento, invece per tutti gli altri vaccini. A titolo esemplificativo chi doveva fare il richiamo Pfizer il 17 maggio lo farà sempre nello stesso luogo e alla stessa ora il 31 di maggio e così a seguire».
(da agenzie)
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Maggio 12th, 2021 Riccardo Fucile
“COME SE IL PAPA ENTRASSE A SAN PIETRO E DICESSE AI FEDELI CHE DIO NON ESISTE”
“Quando penso a Salvini nel governo Draghi ho l’immagine del Papa che entra a Piazza San Pietro e dice ai fedeli: abbiamo scoperto una cosa importante, Dio non esiste, ma domani andiamo a fare la comunione e continuiamo. Questa è l’immagine”. Il segretario del Partito democratico Enrico Letta in diretta a Cartabianca usa un’immagine simpatica e un po’ bizzarra per descrivere la presenza nell’esecutivo della Lega. Salvini, un uomo che ha detto tutto e il contrario di tutto, soprattutto sull’Europa, tanto da smentirsi ma continuare a testa bassa pur di avere il consenso.
E paragonandolo al Pontefice sostanzialmente dice: se Francesco pronunciasse queste parole e chiedesse comunque di essere seguito, sarebbe un appello come a dire: anche se dico una cosa senza senso e priva di sostanza, venite con me. Come Salvini (sottintende).
E poi, sempre attaccando il leader della Lega: “Molto probabilmente se avessimo dato retta a Salvini, ora saremmo in una situazione di rischio maggiore. Oggi possiamo allungare il coprifuoco perché finora abbiamo rispettato le regole”. Ha poi parlato anche di covid, del coprifuoco, dei migranti e del sindaco di Roma:
“Io vorrei schierare me e il Pd dalla parte del buon senso, della scienza e delle regole: noi vogliamo fare un’estate in sicurezza, che il turismo funzioni, il governo sta facendo bene, e per questo le riaperture devono essere irreversibili e quindi gradualmente e in sicurezza. Le cose stanno andando bene, è possibile immaginare riaperture dei dei centri commerciali nei week end, spostare il coprifuoco ma tutto verrà deciso secondo regole. Se siamo arrivati a questo punto è perché abbiamo rispettato le regole.Come ha annunciato il governo, lunedì la cabina di regia deciderà in base ai dati l’orario del coprifuoco”
“Roma e Torino sono state il casus belli del 2016, nel 2016 Renzi ha cominciato la sua sconfitta perdendo Roma e Torino con Raggi e Appendino. Hanno governato, il Pd ha fatto opposizione. A Roma il M5S ha detto di rivolere Raggi, noi pensiamo che Raggi non ha governato bene e quindi andiamo con un nostro candidato. Questa cosa ha trovato un punto si scontro con i 5 Stelle. Questo impedisce alleanze future? No.
Abbiamo deciso un’ottima candidatura a Roma come quella di Gualtieri. Sono impegnato nel costruire un Pd forte, alla guida di una coalizione e a tenere un buon rapporto con i 5 stelle.
E sui migranti: “alcune settimane fa sono morti 130 migranti in mare, una vergogna che interroga le coscienze di tutti e io su questo non starò mai zitto, su questo faccio e farò sempre battaglia politica”
(da agenzie)
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