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SONDAGGIO SKY: FDI AL 24,2%, PD INCALZA AL 23,4%

Agosto 1st, 2022 Riccardo Fucile

AZIONE + EUROPA AL 4,4% SE IN COALIZIONE CON IL PD, AL 3,3% SE VANNO DA SOLI… CENTRODESTRA IN NETTO VANTAGGIO AL 45%

Decimale più o meno le elezioni politiche 2022 saranno un testa a testa tra Pd e Fdi.
Lo conferma il sondaggio realizzato da Quorum/YouTrend per Sky TG24 diffuso oggi dal canale all news che vede il partito di Giorgia Meloni al 24,2%, (sette giorni fa era al 23,8%) e quello di Letta al 23,4% (22,5% la scorsa settimana).
La Lega registra un 13,5% mentre il M5s ottiene il 9,9% .
Fi raggiunge l’8% (-0,3%), Azione + Europa il 5,2%, (+0,3%) Sinistra italiana/Europa Verde si attesta il 4,0% (-0,2%), Italia Viva al 2,6% (+0,8%) come ItalExit (+0,6%). Insieme per il futuro di Di Maio è all’ 1,8% (-0,8%).
Sul fronte delle coalizioni, il centrodestra complessivamente avanza leggermente arrivando al 46% nell’ipotesi di un contesto tripolare col M5s come terzo polo.
Tra gli scenari analizzati, la rilevazione evidenzia che per i centristi, andando da soli, avrebbero un saldo negativo (il primo a soffrirne sarebbe proprio il partito di Calenda e Bonino) disperdendo voti sia verso il centrosinistra ma anche verso il centrodestra. Azione e Più Europa sono stimati al 4,4% in coalizione col Pd, invece al 3,3% fuori dal centrosinistra.
(da agenzie)

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LA LEGA CHIEDE AI CONSIGLIERI REGIONALI 5.000 EURO PER LA CAMPAGNA ELETTORALE DELLE POLITICHE

Agosto 1st, 2022 Riccardo Fucile

MA C’E’ CHI SI RIFIUTA DI PAGARE: “STANNO BELLI SEDUTI AD ASPETTARE LE ELEZIONI E IO DOVREI PAGARE PER LORO?”

Un contributo di 5 mila euro da ogni consigliere regionale della Lega. Allo scopo di finanziare la campagna elettorale per le prossime elezioni politiche. Questa è la richiesta partita la settimana scorsa dalla segreteria federale del Carroccio e indirizzata ai vari capigruppo territoriali.
Una iniziativa che non sembra essere graditissima ai consiglieri veneti. Ma all’interno del consiglio regionale del Veneto c’è qualche malumore per l’iniziativa. «I consiglieri regionali non solo hanno versato delle quote per la campagna delle regionali, ma ognuno di noi si è pagato la propria, noi non abbiamo collegi blindati e sicuri», dice all’Ansa l’eletto Fabrizio Boron. Il quale fa sapere di non aver ricevuto nessuna comunicazione diretta. Ma anche che la voce sta circolando da giorni tra gli ambienti del Carroccio veneto, creando non pochi malumori. «Probabilmente – spiega – se ne parlerà domani nella seduta del consiglio regionale». Boron chiarisce le differenze: «Per le politiche è diverso che per noi, ognuno può stare bello seduto e aspettare l’elezione. E io dovrei anche pagargliela?».
Ma secondo il capogruppo leghista nel consiglio regionale della Lombardia Roberto Anelli si tratta di un’erogazione liberale e non di un’imposizione. «Chi vuole può aiutare il partito a finanziare la campagna elettorale», ma alla chiamata «se uno risponde bene altrimenti va bene lo stesso. E nel momento in cui ci fossero malumori, un consigliere è libero di non versare», dice Anelli all’agenzia di stampa Ansa. Tanto che, osserva, «alcuni hanno versato, altri no. È normale che quando chiedi quattrini non faccia piacerissimo, ma nel partito siamo abituati così».
Dalla segreteria del partito «ci hanno semplicemente detto che la campagna avrà dei costi e hanno chiesto di contribuire» ma «non è una novità: Il partito conta sul contributo dei gruppi regionali».
(da agenzie)

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LO STORICO FRANCO CARDINI: “SPERO CHE ALLA MELONI NON VENGA IN MENTE DI ANDARE A PALAZZO CHIGI. SAREBBE UNA SCIAGURA, SONO AMICO DI GIORGIA MA HA UN PARTITO PESSIMO, CON UNA CLASSE DIRIGENTE DI INFIMO LIVELLO, INGUARDABILE”.

Agosto 1st, 2022 Riccardo Fucile

“BASTA UNA SVASTICA SUL PORTONE DI UNA SINAGOGA E SAREBBE COSTRETTA A CENTO ALTRE ABIURE”… “LE AUGURO DI FARE LA LEADER DELL’OPPOSIZIONE CONSERVATRICE. TRA VENT’ANNI SARÀ UNA DONNA MATURA, QUASI ANZIANA E VERRÀ IL SUO TURNO”

Franco Cardini: “Spero che a Giorgia non venga in mente di andare a palazzo Chigi. Se devo dirla tutta, confiderei che Fratelli d’Italia non si aggiudichi il primato di partito più votato. Sarebbe una sciagura, vedo ombre all’orizzonte”.
Se la stima perchè si augura che perda?
Perchè le voglio bene. Ma ha un partito pessimo, con una classe dirigente di infimo livello, inguardabile.
Pensa che l’Italia non accetterebbe la fiamma tricolore nella stanza dei bottoni? Avrebbe una crisi di rigetto?
Basta una svastica sul portone di una sinagoga, una cappellata qualunque e le fiamme alte dell’antifascismo di maniera si dispiegherebbero al punto da costringerla a cento altre abiure affidando il governo ai soliti noti. Sono certo che finirà in un tritacarne. E sono certo che la sua classe dirigente e quella del centrodestra siano notevolmente al di sotto delle aspettative. Quindi al governo sarebbe un bagno di sangue.
Cosa le augura allora?
Di fare la leader dell’opposizione conservatrice. Tra vent’ anni sarà una donna matura, quasi anziana e verrà il suo turno.
E gli americani?
La Meloni si è detta, a proposito dell’Ucraina, apertamente, indiscutibilmente, totalmente atlantista. Mi vengono i brividi. È così contenta di affidare la propria sicurezza agli americani? Per fare un esempio, solo uno: gli ordigni nucleari sono ospitati in Italia ma tolti al controllo dell’Italia. È giusto così?
(da Il Fatto Quotidiano)

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“I PRIMI MINISTRI ITALIANI SONO COME GLI AUTOBUS: BASTA ASPETTARE UN PO’ E NE ARRIVA UN ALTRO”: COME GLI INGLESI VEDONO L’ITALIA

Agosto 1st, 2022 Riccardo Fucile

“UN MAGNIFICO POSTO DOVE TRASCORRERE L’ESTATE MA SOSTANZIALMENTE IRRILEVANTE SUL PIANO GEOPOLITICO E TROPPO VICINO ALLA RUSSIA”… LA SCRITTRICE SIMONETTA AGNELLO-HORNBY: “DOPO GLI ANNI DI BERLUSCONI SIAMO SCADUTI NELLA LORO CONSIDERAZIONE. E SU DRAGHI, RISPONDEVANO: AVETE DOVUTO TIRARE FUORI UN TECNOCRATE, PERCHÉ I VOSTRI POLITICI SONO INCAPACI”

«Bravi a cucinare, ma non sapete fare la coda»: la riassume così la mia consorte britannica, che mi sopporta ormai da 25 anni. È il solito stereotipo, se vogliamo: maestri nell’arte di vivere, ma indisciplinati e disorganizzati. Da Londra ci hanno sempre visto un po’ così: e certe caricature sono dure a morire.
D’altra parte, l’immagine dell’Italia sui media inglesi raramente gratta oltre la superficie: la nostra politica dà pochi titoli, per il resto si parla di mafia, del Papa, o di storie sempre in bilico fra il pittoresco e il folkloristico.
Un rapido sondaggio nella chat WhatsApp delle amiche di mia moglie lo conferma: «Appassionati, facilmente eccitabili e molto colti. Ma meglio non seguire le loro scenate politiche e ammirarne il gusto unico nella moda e nel design», sintetizza Julia, che è l’ex coniuge del noto compositore armeno-iraniano Loris Tjeknavorian.
E il giudizio delle giovani generazioni non si discosta di molto: «Chiassosi, appassionati, attaccati alla famiglia, sbaciucchiatori, generosi, attraenti, religiosi», sono gli aggettivi che mettono in fila le ex compagne del liceo di South Hampstead di mia figlia, ormai neo-laureate nelle più prestigiose università inglesi.
«Quando sono venuta per la prima volta a studiare a Cambridge, quasi 60 anni fa – rammenta Simonetta Agnello-Hornby, la nostra popolare scrittrice siciliana, che ha trascorso una vita sulle rive del Tamigi – c’era grande ammirazione per la cultura e l’arte italiane: un po’ meno per gli italiani come popolo, di cui si riteneva non ci si potesse fidare».
Anni dopo, avendo sposato un inglese, la baronessa e avvocatessa Agnello si vide accettata socialmente, dalla cerchia di amici: ma nel contesto più ampio rimaneva una certa distanza nei suoi confronti, che si manifestava in battute e osservazioni sul suo accento e la sua origine: «E mio figlio veniva preso in giro perché era molto scuro di pelle», ricorda tuttora. «Oggi i giovani educati non hanno più pregiudizi – conclude -. Quanto agli altri, non lo so».
«In questi anni ho riscontrato un grosso cambiamento»: mette le cose in prospettiva Guido Bonsaver, che insegna al dipartimento di Italianistica dell’Università di Oxford ed è in Gran Bretagna da più di 30 anni. «Allora c’era una certa italofilia fra le classi colte, che si rapportava alla nostra storia e alla nostra cultura, in particolare quella del Rinascimento: ma nell’opinione pubblica comune restavano molti stereotipi negativi, quelli degli immigrati con la valigia di cartone, di gente inaffidabile».
Cliché che sono cambiati nell’epoca di Tony Blair, gli anni Novanta e Duemila, la stagione della Cool Britannia : quando la Gran Bretagna ha conosciuto una svolta «edonistica», grazie a cui si è dato sempre più peso al cosiddetto lifestyle .
«E così l’Italia è diventata un modello – sottolinea il professor Bonsaver – ma in realtà si è creato un nuovo cliché, quello del Paese della vita felice, dove la gente sa come vivere».
«Tanti italiani hanno avuto successo e ottenuto rispetto a Londra – concorda Simonetta Agnello-Hornby – ma ci sono ancora tanti stereotipi, magari di tipo nuovo, come quello della moda: e gli inglesi li condiscono sempre con una dose di humour e sarcasmo».
Bonsaver porta a esempio il grande successo Oltremanica della cucina italiana: una volta in Inghilterra il cibo di qualità era solo quello francese, poi c’è stato il boom dei cuochi televisivi sulla scia del nostro Antonio Carluccio, che ha ispirato generazioni di chef britannici, a partire da Jamie Oliver. «Ma è una visione ancora in qualche modo legata alle memorie del Grand Tour – prova a storicizzare il docente di Oxford -. L’Italia come luogo dei sensi e del piacere: e permane l’idea di una cultura latina come irrazionale, facile ai sentimenti».
Anche se «non bisogna demonizzare gli stereotipi», sostiene Gabriella Migliore, responsabile del desk Brexit all’ufficio di Londra del nostro Istituto per il Commercio Estero: «Vanno aggiornati, perché poi fanno da traino a tutto il resto del sistema Italia. Se siamo bravi a fare cibo e vestiti, allora magari siamo bravi a fare anche altro».
Ma poi c’è la politica: quando i commentatori sui giornali stigmatizzano le intemperanze di Boris Johnson, scrivono che non somiglia tanto a Donald Trump, ma ricorda piuttosto Silvio Berlusconi.
E se lamentano la stagnazione dell’economia britannica, dicono cose tipo «eravamo la Germania, abbiamo fatto la fine dell’Italia». «Dopo gli anni di Berlusconi siamo scaduti nella considerazione generale – lamenta la Agnello-Hornby – e su questo c’è poco da fare».
A Londra avevano pure aperto un ristorante chiamato «Bunga Bunga»: «Pochi si ricordano di Prodi o dei governi tecnici – ammette il professor Bonsaver -. I vecchi cliché hanno bisogno di generazioni prima di cambiare. E se gli si faceva presente Draghi, rispondevano: avete dovuto tirare fuori un tecnocrate, perché i vostri politici sono incapaci».
«I primi ministri italiani sono come gli autobus: basta aspettare un po’ e ne arriva un altro. È una vecchia battuta che è stata fatta a Londra per molti anni», ricorda James Landale, volto noto della Bbc di cui è Diplomatic Edi tor , ossia responsabile del servizio diplomatico, e che è ospite fisso del Seminario di Venezia organizzato ogni anno dall’Ambasciata italiana a Londra.
«Ma il tempo è passato e i ricordi di Berlusconi sono distanti. Il pubblico rammenta quando ha invitato i Blair in Sardegna con la bandana in testa: ma le memorie sono andate avanti da allora e gli atteggiamenti sono più contemporanei. La gente era consapevole di Draghi come di un tecnocrate: nel Pantheon dei leader europei abbiamo Macron, i giovani premier baltici, gli autocrati come Orbàn e poi i tecnocrati. Draghi era visto come il leader di questo gruppo».
L’Italia non è magari più una barzelletta politica, secondo Landale, ma «nei media è vista primariamente attraverso un prisma culturale.
Quando la gente pensa all’Italia pensa a una destinazione di vacanze: alla lingua, alla cultura, alla Toscana, a Venezia. Una certa generazione di inglesi è ancora innamorata di Helena Bonham Carter in “Camera con vista”: è da lì che viene lo stereotipo. Questo è il nesso fondamentale, più che la politica».
Il rischio allora è di essere solo il Belpaese, un magnifico posto dove trascorrere l’estate ma sostanzialmente irrilevante sul piano geo-politico. «Non direi irrilevante – precisa il giornalista della Bbc – direi piuttosto che l’Italia non è vista come parte dell’asse franco-tedesco, è percepita come laterale rispetto a esso». Il problema, semmai, è un altro: «L’altra immagine che la gente ha dell’Italia nei circoli politici e diplomatici è come avente una profonda connessione con la Russia: questo è qualcosa che è storico, ma che è stato messo più a fuoco a causa del conflitto in Ucraina. Anche prima della guerra, ogni volta che si discuteva della possibilità di togliere le sanzioni a Mosca, ci si chiedeva sempre: che ne pensa Roma? Perché l’Italia era sempre vista come oscillante, c’era il timore che Roma fosse troppo vicina alla Russia».
Sono criticità che dall’ambito politico-diplomatico si possono estendere a quello socio-culturale. Come si legge in «Cosa è successo?», l’ultimo libro del celebre scrittore britannico Hanif Kureishi, dove c’è un capitolo dedicato alI’ Italia che si intitola «Dove sono tutti?»: accade che Kureishi stia seduto all’aperto in un ristorante di Trastevere e si renda conto di una cosa ai suoi occhi bizzarra, e cioè che dovunque guardi ci sono attorno a lui solo facce bianche, a parte il bengalese che cerca di vendergli le rose. E per un momento lo scrittore immagina che Roma sia stata soggetta a uno strano fenomeno di fantascienza, come in un film, in cui tutte le persone di colore sono state teletrasportate in un’altra galassia.
Perché in effetti è questa la sensazione straniante che si avverte arrivando in Italia dopo aver vissuto anche solo per un po’ nella Londra multietnica e multiculturale: quella di essere stati catapultati in un universo parallelo monocromatico. «I britannici hanno sempre amato l’Italia – spiega Kureishi – abbiamo una lunga storia d’amore con l’Italia, in particolare con la cultura italiana: ma c’è una differenza fra l’Italia da un lato e la Francia o la Germania o il Regno Unito dall’altro, ed è che quelle altre nazioni hanno avuto un trauma che ha a che fare con la razza, con lo schiavismo, il colonialismo, l’impero. Questo ha avuto un effetto profondo sulla Gran Bretagna, mentre quando vai in Italia vedi un Paese monoculturale. Questo la rende diversa da noi in una maniera significativa». Ciò non diminuisce il fascino storico del nostro Paese:
«Dopo la guerra l’Italia ha avuto un grande impatto culturale col cinema, la pubblicità, il cibo – ricorda Kureishi -. I mods , con le loro Lambrette, si ispiravano all’Italia. Era la gente più bella del mondo per il loro senso dello stile, come si vede ne “La dolce vita”. Il fascino dell’Italia è che per noi appare abbastanza old fashioned , vecchio stile: è molto più formale, gli uomini vestono in giacca, la gente è più cortese. È un posto più provinciale, ma sembra pure una Paese più felice, anche se questa è un po’ una nostra fantasia: bel tempo, ottimo cibo, famiglie unite, città bellissime».
Insomma, un grande museo all’aperto, nell’idealizzazione britannica: «È il più bel Paese del mondo – continua Kureishi – ma dal nostro punto di vista è una destinazione turistica: siedi su una terrazza in Toscana, mangi pasta e bevi il miglior vino del mondo. Ma probabilmente se vivi lì come giovane diventi pazzo: c’è differenza fra vivere in un posto e goderselo come turista».
«Amo il romanticismo di Roma – annota infatti lo scrittore nel suo libro – ma non vorrei mai che i miei figli provassero a sopravvivere lì. L’abbandono può essere bellissimo per un visitatore, ma non tutto ciò che è antico è carino».
Ed è una questione anche di stimoli: «In Gran Bretagna le cose più interessanti culturalmente sono quelle che vengono dal di fuori – continua Kureishi – e mi chiedo cosa di nuovo può venir fuori dall’Italia. Se vivi lì magari non ti importa affatto, puoi sedere nella tua biblioteca a leggere Dante, ma io sono cresciuto in una cultura dove la gente fa cose nuove ed è quello che mi eccita: voglio sapere cosa stanno facendo i nuovi scrittori neri, asiatici, soprattutto donne. Questo per me rappresenta la vivacità».
Kureishi è tutt’ altro che un forestiero, visto che da anni convive con una compagna italiana: «Tramite Isabella – confessa – ho scoperto la qualità della vita, passo del tempo con lei a Roma e con la sua dolce famiglia, mi sento davvero rilassato in Italia: mi fa rallentare, sono lontano dalla cultura accelerata e dall’agitazione di vivere in questa dannata città che è Londra. Come outsider è rilassante, per goderne la bellezza: ma non cerco di guadagnarmi da vivere lì come scrittore. Non credo che uno come me – lui, che è di origine anglo-pachistana – sarebbe mai riuscito a guadagnarsi da vivere in Italia come autore».
Forse è quello che pensano anche i tantissimi giovani italiani che continuano a sbarcare a Londra, attratti da un posto dove non importa da dove arrivi ma dove conta quello che sai fare. Bellissima l’Italia, direbbero con gli inglesi: ma da lontano.
(da il Corriere della Sera)

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NEL PD NON RICANDIDATO LUCA LOTTI , ENTRA INVECE MAURO BERRUTO E FORSE GLI EX M5S CRIPPA E D’INCÀ, IN EMILIA SI PUNTERÀ SU ELLY SCHLEIN, VICE DEL GOVERNATORE STEFANO BONACCINI

Agosto 1st, 2022 Riccardo Fucile

TRA I NOMI DELLA SOCIETÀ CIVILE CI SONO IL PRESIDENTE DI LEGACOOP MAURO LUSETTI E LA VICEPRESIDENTE DI LIBERA ENZA RANDO … A MILANO CI SARÀ L’ASSESSORE PIERFRANCESCO MARAN MENTRE IN SARDEGNA IL PD PUNTERÀ SU CHIARA SORU, FIGLIA DELL’EX GOVERNATORE

La corsa al seggio è cominciata, tra nuovi ingressi e vecchi nomi i partiti fanno i conti con richieste e tagli.
La riduzione del numero dei parlamentari rende tutto più complicato e così i vertici delle forze politiche sono già al lavoro per la squadra.
Dal Pd di Enrico Letta a Impegno civico di Luigi Di Maio, dai Verdi di Angelo Bonelli a Sinistra italiana di Nicola Fratoianni si raccolgono le indicazioni del territorio per arrivare poi alla sintesi che entro il 22 agosto porterà tutti a comporre le liste. E per molti la candidatura è tutt’ altro che scontata.
L’appuntamento al Nazareno è fissato alla fine di questa settimana. In bilico c’è Luca Lotti visto che i segretari del Pd metropolitano di Firenze hanno specificato che il suo nome «non è in nessuna rosa» e dunque i vertici del partito dovranno stabilire se inserirlo per la corrente di Lorenzo Guerini. Da decidere anche il destino dell’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin, mentre sembra scontata la conferma di Simona Bonafè e la designazione di capolista per la Camera a Torino dell’ex allenatore della nazionale maschile di pallavolo Mauro Berruto.
Sempre dall’Emilia si punterà su Elly Schlein, vice del governatore Stefano Bonaccini, e Filippo Andreatta, legato a Letta da amicizia antica. Se pare scontata la candidatura di Silvia Roggiani, che in questa campagna elettorale coordina i 100 mila volontari, l’accordo con Di Maio prevede che sia lui a inserire in lista l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti, il primo ad abbandonare il Movimento 5 Stelle.
Tra i nomi della società civile ci sono il presidente di Legacoop Mauro Lusetti e la vicepresidente di Libera Enza Rando, oltre al giornalista Mario Marazziti, membro della comunità di Sant’ Egidio. A Milano ci sarà l’assessore Pierfrancesco Maran mentre in Sardegna il Pd punterà su Chiara Soru, consigliera comunale a Cagliari e figlia dell’ex governatore e europarlamentare Renato, e l’ex sindaco Massimo Zedda.
Tra i candidati di punta di Di Maio ci saranno Laura Castelli, attuale viceministra dell’Economia, e l’ex ministro Vincenzo Spadafora.
Per un posto in Parlamento correranno Emilio Carelli, che aveva abbandonato i 5 Stelle ben prima del divorzio tra Di Maio e Conte, e l’ex ministra all’Istruzione Lucia Azzolina.
Non saranno nelle liste di Impegno civico gli ultimi ad aver abbandonato la nave dei 5 Stelle: il capogruppo alla Camera Davide Crippa e il ministro ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, che dovrebbero correre con il Pd
(da agenzie)

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SONO 13 I MINISTRI E I SOTTOSEGRETARI DEL GOVERNO DRAGHI CHE TORNERANNO AL LORO LAVORO, FA ECCEZIONE CINGOLANI: HA LASCIATO LA CARICA IN LEONARDO E DOVRÀ CERCARE UNA SISTEMAZIONE

Agosto 1st, 2022 Riccardo Fucile

TORNERÀ A LONDRA COLAO CHE NON VUOLE CANDIDARSI. RIPRENDERANNO L’ATTIVITÀ ALL’UNIVERSITÀ MARIA CRISTINA MESSA E MARTA CARTABIA… LUCIANA LAMORGESE RIENTRERÀ AL CONSIGLIO DI STATO COME IL SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA ROBERTO GAROFOLI

Chi torna in cattedra, chi si dovrà «cercare un lavoro», chi invece è pronto a lanciarsi nella campagna elettorale o aspetta di capire se ci sarà il suo nome nelle liste.
Sono 13 i ministri e i sottosegretari che torneranno, per la maggior parte, alle attività sospese per entrare nel governo Draghi. Fa eccezione Roberto Cingolani: il ministro della Transizione ecologica ha lasciato la carica occupata in Leonardo e dovrà cercare altra occupazione
Tornerà probabilmente a Londra Vittorio Colao che non ha nessuna intenzione di candidarsi. Riprenderà l’attività all’Università Milano-Bicocca il ministro Maria Cristina Messa, specialità in Medicina nucleare e professore ordinario di Diagnostica per immagini. Lo stesso farà Marta Cartabia, docente di diritto costituzionale, mentre Luciana Lamorgese rientrerà al Consiglio di Stato. A Palazzo Spada tornerà anche il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli.
(da “la Stampa”)

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BANCOMAT, CARTE DI CREDITO E COMMISSIONI: QUANTO COSTA REALMENTE AI COMMERCIANTI IL PAGAMENTO CON IL POS

Agosto 1st, 2022 Riccardo Fucile

GLI ESERCENTI SI LAMENTANO (COME SEMPRE)

Dal 30 giugno il decreto legge numero 36 ha definito le sanzioni per commercianti e professionisti che non consentono ai loro clienti di pagare con il Pos.
Le multe partono da 30 euro più il 4 per cento della transazione negata. Ma finora le contravvenzioni elevate dalla Guardia di Finanza sono poche.
Un negoziante che ha rifiutato un pagamento di 1,80 euro con il bancomat ad Adria in provincia di Rovigo ha ricevuto la visita della Guardia di Finanza. Ma alla fine le fiamme gialle non l’hanno multato. Una delle prime sanzioni invece l’ha ricevuta una gelataia di Vicenza per 20 euro di conto.
Ma i commercianti No pos sono tantissimi: dicono che non vogliono fare favori alle banche e sostengono che accettare un pagamento con la carta di credito sia antieconomico a causa delle commissioni.
Ma quanto costa ai commercianti tirare fuori il Pos? E quanto costa accettare pagamenti con la carta di credito o il bancomat?
L’affitto, la manutenzione, le spese
La Stampa spiega oggi che i documenti che le banche italiane fanno firmare ai clienti indicano che il costo può arrivare fino al 5% dell’importo. E a questo bisogna anche aggiungere l’affitto del Pos, le spese una tantum e l’eventuale manutenzione. In caso di attività stagionale c’è un aggravio di spesa del 50%. Ma fino a 5 euro le commissioni sono azzerate. Mentre l’importo minimo per cifre superiori parte da 50 centesimi. C’è però da segnalare che fino al 31 dicembre 2022 è stato aumentato dal 30% al 100% il credito d’imposta sulle commissioni. Fino al 30 giugno la regola valeva anche per l’affitto del Pos. Ma la misura non è stata rinnovata.
Nel 2021 erano 4,2 milioni i Pos attivi secondo i dati della Banca d’Italia. Le carte di credito e debito in circolazione erano invece 106 milioni, mentre il 38% del totale dei pagamenti del 2021 (pari a 806 miliardi di euro) è stato regolato con un pagamento elettronico.
L’Unione Europea ha tagliato le commissioni interbancarie allo 0,2% quando si usa il bancomat e allo 0,3% per le carte di credito o debito. Ma attualmente nessun piccolo commerciante italiano paga queste percentuali. La commissione media pagata è dello 0,9%.
Lo 0,54% finisce ai circuiti internazionali come Visa o Mastercard. Il resto è appannaggio delle banche italiane. Per i piccoli esercenti il conto ammonta all’1,32%. Lo 0,78%, in questo caso, finisce agli istituti di credito.
I contratti negoziati individualmente
Va però segnalato che si tratta di cifre-limite, che per esempio non considerano i costi fissi accessori. Come l’acquisto o l’affitto del Pos. Unicredit lo fa pagare 100 euro a cui aggiunge un canone mensile. Che oscilla tra i 30 e gli 80 euro. La banca di piazza Cordusio trattiene tra il 2,25 e il 2,3% delle transazioni con Pagobancomat. Per le transazioni con carta di credito si paga una commissione che va dal 3,55 al 4%. Intesa San Paolo fa pagare l’attivazione del Pos 200 euro. Il canone mensile varia da 15 a 80 euro ma con una maggiorazione del 50% per gli esercizi stagionali. Le commissioni vanno dall’1,8% per il Pagobancomat fino al 4,45% per le carte di credito.
La maggior parte dei contratti però viene negoziata individualmente e in base al numero di operazioni in media garantite dall’esercente.
Dalla norma poi sono tagliati fuori i pagamenti elettronici contactless come Apple Pay e Satispay. La direttiva europea PSD2 aveva imposto neutralità rispetto ai sistemi di pagamento e la garanzia di pari condizioni operative ai prestatori di servizi di pagamento già esistenti e ai nuovi. Intanto anche i consumatori si mobilitano.
Il nuovo modello dei costi dei prelievi su circuito Bancomat «prevede una commissione massima di 1,50 euro contro gli attuali 1,83 euro di media con punte di 2 euro. Inoltre la commissione verrà applicata dalla banca che detiene lo sportello Bancomat (come già avviene in altri paesi europei). Queste nuove modalità comportano un risparmio medio per il consumatore pari a 0,30 centesimi su circa 500 milioni di operazioni annue (dati Bancomat) per oltre 150 milioni di euro di costi in meno a carico egli utenti». Le associazioni chiedono di implementarlo il prima possibile.
(da Open)

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SOSPETTO AVVELENAMENTO DIETRO IL MALORE DELL’ECONOMISTA RUSSO SCAPPATO IN ITALIA DOPO AVER CONDANNATO L’INVASIONE DELL’UCRAINA

Agosto 1st, 2022 Riccardo Fucile

ANATOLY CHUBAIS CONOSCE I SEGRETI DI PUTIN, UN TEMPO ERA MOLTO VICINO AL REGIME

L’economista russo Anatoly Chubais, un tempo uomo molto vicino al presidente Vladimir Putin, è ricoverato in una «clinica europea» dopo aver avuto un malore in Sardegna.
Chubais era in vacanza in un resort in Costa Smeralda quando all’improvviso sono comparsi i sintomi. «Non sento più mani e piedi, non riesco a muovermi», ha detto alla moglie Avdotia Smirnova prima di correre in ospedale. Secondo le prime informazioni circolate tra i servizi di sicurezza a Chubais è stata diagnosticata la sindrome di Guillain-Barré. Ma c’è il sospetto che possa trattarsi di un avvelenamento.
Anche perché l’economista è entrato in rotta con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. E per questo è in fuga da Mosca. I precedenti ci sono: Litvinenko, Navalny, Yushchenko. E c’è anche lo strano malore che ha colpito l’oligarca Roman Abramovich durante il negoziato di Istanbul.
Lo strano malore di Chubais
Chubais è scappato in Italia a marzo dopo aver preso pubblicamente posizione contro l’attacco all’Ucraina. 66 anni, è il funzionario di più alto livello che ha abbandonato la Russia in questi mesi. È stato uno dei principali fautori delle privatizzazioni in Russia negli Anni Novanta. Ha ricoperto la carica di vicepremier durante il governo di Boris Eltsin e ha dato a Putin il suo primo incarico al Cremlino. Lo Zar ricambiò il favore nel 2020 nominandolo inviato speciale per il clima della Russia con l’incarico di «raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile». Repubblica ricorda oggi che Chubais è passato da Turchia ed Israele per espatriare. In Toscana controlla alcune proprietà e viveva tra quella regione e la Sardegna. Le sue condizioni di salute sono sempre state buone fino a ieri
«Improvvisamente – ha raccontato l’uomo ai medici – ho cominciato ad avere difficoltà a muovere gambe e braccia». Le condizioni sono apparse subito gravi. Visti i sintomi, è stata allertata la Polizia che ha inviato i suoi tecnici specializzati per effettuare analisi.
Cominciata la terapia, le condizioni del paziente hanno registrato un miglioramento. Attualmente non è in pericolo di vita. La notizia del suo malore è stata data dall’agenzia russa Tass, che ha citato come fonte la presentatrice tv Ksenia Sobchak, che ha detto di avere avuto la notizia dalla moglie di Chubais. Attrice e politica, Sobchak è figlia dell’ex sindaco di San Pietroburgo Anatoly Sobchak, con il quale Putin mosse i primi passi della sua carriera politica dopo la caduta dell’Unione Sovietica.
Cos’è la sindrome di Guillain Barré
«Ho appena parlato con Avdotya – ha scritto la conduttrice sul suo canale Telegram -. Le condizioni di Chubais sono instabili. Si è sentito male improvvisamente, accusando debolezza alle braccia e alle gambe». La sindrome di Guillain Barré è una malattia rara, che colpisce 1/2 persone su centomila. Danneggia i nervi periferici, ossia quelli che connettono il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) con il resto dell’organismo. È la forma più frequente di neuropatia periferica a evoluzione rapida. L’anno scorso la Fda statunitense ha emesso un avviso su una potenziale reazione avversa che riguardava la malattia in relazione al vaccino di Johnson & Johnson contro Covid-19. A novembre alcuni siti-bufala e No vax avevano parlato della malattia in relazione al governatore della California Gavin Newsom. Uno studio italiano sui danni collaterali del Coronavirus ha invece inserito la sindrome di Guillain Barré tra gli effetti neurologici della malattia. Compariva nel 5,1% dei casi.
(da agenzie)

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HAMILTON PORTA IL CASCO ARCOBALENO ANCHE NELL’UNGHERIA DI ORBAN

Agosto 1st, 2022 Riccardo Fucile

IL PILOTA BRITANNICO DELLA MERCEDES MANDA UN MESSAGGIO CHIARO SUI DIRITTI CIVILI

Un messaggio chiaro a tutti, stampato sull’elemento più visibile indossato da un pilota nel corso di un Gran Premio di Formula 1. Come già fatto in passato, anche nel corso di altri weekend di gara, il casco utilizzato da Lewis Hamilton nel corso del Gp di Ungheria (concluso al secondo posto dietro Verstappen, con la seconda Mercedes di Russel che ha conquistato il terzo gradino del podio dopo la pole-position a sorpresa ottenuta sabato) ha mostrato a tutto il pubblico e gli appassionati quella bandiera arcobaleno, simbolo della lotta contro le discriminazioni sessuali.
Insomma, non si tratta di una novità, ma l’averlo indossato nel Paese guidato dall’oscurantista Viktor Orban è un gesto che non può passare inosservato.
Nel corso di questa stagione – anche se in passato lo aveva già fatto – il casco utilizzato da Lewis Hamilton è sempre stato accompagnato da quei colori che formano l’arcobaleno. Un chiaro segnale, davanti agli occhi dei milioni e milioni di appassionati di Formula 1 e telespettatori. Un’iniziativa contro la discriminazione, come fece già lo scorso anno Sebastian Vettel (che lo scorso anno indossò una maglia e una mascherina arcobaleno), ripetuta anche in un Paese – l’Ungheria – in cui le persone LGBTQ+ non hanno alcun diritto.
Insomma, un’iniziativa reiterata e che aveva già proposto lo scorso anno in occasione del GP del Qatar (altro Paese in cui i diritti per gli omosessuali non esistono), ma che assume dei contorni molto più evidenti e forti perché proposti all’interno di quell’Ungheria in cui vigono ancora ideali e leggi che vogliono cancellare qualsiasi tipo di diritto per le persone non eterosessuali. E lo scorso anno, lo stesso Hamilton non aveva utilizzato parole al miele nei confronti di Orban:“tutti meritano di avere la libertà di essere se stessi, non importa chi amano o come si identificano. Esorto il popolo ungherese a votare nel prossimo referendum per proteggere i diritti della comunità LGBTQ+, hanno bisogno del nostro supporta più che mai. Per favore, mostra amore per chi ti circonda perché l’amore vincerà sempre inviandoti positività”.
(da agenzie)

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