Agosto 25th, 2022 Riccardo Fucile
HA AVUTO DUE MOGLI UFFICIALI, NE HA UNA TERZA UFFICIOSA, HA NOLEGGIATO INTERI TORPEDONI DI NIPOTINE DI MUBARAK, E NON HA MAI FATTO MISTERO DI QUESTA SUA FORMA DI COLLEZIONISMO… E CI VIENE A PARLARE DI VALORI?
Ogni campagna elettorale è (anche) un tuffo nel ridicolo. Quando Rita Dalla Chiesa, candidata per Forza Italia, dice che “per Berlusconi la famiglia è tutto, abbiamo gli stessi valori”, si ride di gusto.
Berlusconi ha avuto due mogli ufficiali, ne ha una terza ufficiosa, ha noleggiato interi torpedoni di nipoti di Mubarak, e non ha mai fatto mistero di questa sua forma di collezionismo, assai favorita dalla disponibilità di denaro e da una allegra compagnia di amiconi molto partecipi.
Può darsi che per lui la famiglia sia tutto da un unico punto di vista, quello patrimoniale, alla luce del fatto che la drastica riduzione delle tasse di successione è stata la sua più evidente riforma strutturale del nostro disgraziato Paese.
Ma dal punto di vista ideologico, politico, culturale, etico, perfino logico, come diavolo si fa a indicare, come suo eminente pregio, la devozione alla Famiglia, questo feticcio che la destra italiana sventola nelle piazze per intortare le nonnine, ma a casa sua considera come un impiccio da aggirare?
Gentile signora Dalla Chiesa, le parlo da divorziato a divorziata.
Lasci perdere la famiglia, che è una componente assai vaga e mutevole del presente. Un work in progress il cui esito non è determinabile né dai bigotti, né dai puttanieri. Parli d’altro.
Faccia come se, di fronte a lei, non avesse la sua audience di nonnine, ma dei cittadini adulti. Sappiamo tutti due che non è vero, ma almeno faccia finta che una campagna elettorale sia una cosa seria, e che anche le nonnine, soprattutto le nonnine, meritino di essere trattate da cittadine adulte.
Michele Serra
(da La Repubblica)
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Agosto 25th, 2022 Riccardo Fucile
SULLA TASSA PIATTA L’ECONOMISTA DISTRUGGE LE PALLE LEGHISTE
È di nuovo scontro aperto sulla flat tax e, stavolta, i protagonisti del duro botta e risposta sono l’economista candidato col Pd Carlo Cottarelli e il senatore leghista Armando Siri.
Ospiti ieri a In Onda su La7, i due, tra le altre cose, si sono scontrati pure sul tema (caldissimo) della “tassa piatta”, tra le proposte di punta del Centrodestra in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre, con Cottarelli che ha smontato, numeri alla mano, la proposta di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, mettendone a nudo tutte le contraddizioni.
È stato il senatore del Carroccio Armando Siri a parlare per primo della flat tax: “Ho passato gli ultimi due anni a confrontarmi con persone che sostenevano che il disegno di legge della nostra proposta era anticostituzionale perché non rispettava la progressività dell’imposta… Era come rispondere a persone che sostenessero continuamente che Cottarelli ha i capelli lunghi, ricci, e biondi…”, ha concluso ironicamente Siri con una battuta. E a chi sostiene che non ci siano le coperture necessarie per finanziare un sistema come quello della flat tax, Siri risponde: “Ho sentito scemenze, c’è anche chi parla di 80 miliardi. Per la fase due della flat tax servono 13 miliardi”.
L’economista dem Carlo Cottarelli ha subito respinto le parole di Siri, affermando che l’aliquota della flat tax “aumenta molto lentamente e il sistema è progressivo, ma molto meno progressivo di quello che è attualmente. Se guardiamo non alla fase intermedia ma guardiamo più in là, allora vediamo che il grosso dei vantaggi arrivano per chi ha redditi alti. È stato calcolato che l’85 per cento del vantaggio della Flat tax va al 30 per cento più ricco dei contribuenti e che il 10 per cento più ricco dei contribuenti riceve più della metà”.
Da qui, il dibattito si fa decisamente più intenso, con Siri che smentisce i calcoli di Cottarelli invitando gli ascoltatori a rivolgersi all’app messa a disposizione online per il calcolo del beneficio rispetto al reddito e alla situazione familiare.
Ma l’economista candidato col Pd è netto e incalza il senatore leghista: “Ma il 10% più ricco quanto risparmia? Poniamo l’esempio dei parlamentari, col loro reddito ci guadagnano 20-25mila euro”.
Una considerazione, questa, che manda fuori di testa il leghista: “Ma cosa c’entrano i parlamentari, non c’entrano nulla con la fase 2 della flat tax”.
Pronta la replica di Cottarelli sul tema dell’evasione fiscale: “Sulle coperture prendiamo il caso più grosso, quello della mensilità, è scritto molto chiaramente come sarà finanziata quell’operazione, con il ricavato della lotta all’evasione fiscale. Lo sottolineo questo perché la parola “evasione fiscale” non compare neanche una volta in tutto il programma del centro destra e questo è molto significativo mi sembra”.
(da agenzie)
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Agosto 25th, 2022 Riccardo Fucile
PER FORZA, IL CENTRODESTRA GLI EVASORI FISCALI LI PREMIA DA ANNI CON I CONDONI
Nel programma della coalizione di centrodestra, il contrasto all’evasione fiscale non viene mai menzionato, mentre questo compare nei programmi di tutti gli altri principali partiti
Il 24 agosto, ospite a In Onda su La7, l’economista Carlo Cottarelli, che alle elezioni del 24 settembre sarà candidato nella lista del Partito democratico, ha dichiarato (min. 27:41) che nel programma della coalizione di centrodestra non viene mai menzionata «la parola “evasione fiscale”».
Abbiamo verificato e Cottarelli ha ragione. Il contrasto all’evasione compare invece nei programmi di tutti gli altri principali partiti.
Analisi
L’11 agosto Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi moderati hanno reso pubblico “Per l’Italia”, l’accordo quadro di programma per un governo di centrodestra. Questo testo è stato depositato come loro programma ufficiale dai partiti al Ministero dell’Interno, fatta eccezione della Lega, che ha depositato un proprio programma.
Come ha sottolineato correttamente Cottarelli, nel programma della coalizione di centrodestra l’evasione fiscale non viene mai menzionata. La quarta sezione del programma è intitolata “Per un fisco equo” e contiene nove proposte, tra cui la «riduzione della pressione fiscale per famiglie, imprese e lavoratori autonomi»; il «no a patrimoniali dichiarate o mascherate»; la «pace fiscale», ossia un condono; l’«estensione della flat tax», ossia il regime al 15 per cento, per le partite Iva fino a 100 mila euro di fatturato; la «semplificazione degli adempimenti e razionalizzazione del complesso sistema tributario»; un «rapporto più equo tra fisco e contribuenti», con il «superamento dell’eccesso di afflittività del sistema sanzionatorio».
Il tema dell’evasione fiscale non viene mai trattato
Con toni più o meno decisi, il contrasto all’evasione fiscale compare invece nel programma del Partito democratico, del Movimento 5 stelle, di Azione e Italia Viva, di Europa verde e Sinistra italiana, di Più Europa, di Unione Popolare e di Italexit.
Conclusioni
Secondo Carlo Cottarelli, «la parola “evasione fiscale” non compare neanche una volta in tutto il programma del centrodestra». Abbiamo verificato e l’economista, candidato alle elezioni con il Pd, ha ragione. Nel programma della coalizione di centrodestra, il contrasto all’evasione fiscale non viene mai menzionato, mentre questo compare nei programmi di tutti gli altri principali partiti.
(da agenzie)
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Agosto 25th, 2022 Riccardo Fucile
“E’ VERO, ABBIAMO COMMESSO SACCHEGGI, FURTI E UCCISIONI DI CIVILI: LA CONFESSIONE A UN SITO RUSSO (SONO PERSONE LIBERE, NON SONO PRIGIONERI IN UCRAINA)
All’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, le truppe russe hanno assaltato la regione di Kyiv. Mentre i comandanti faticavano a coordinare un attacco alla capitale, i soldati russi, male equipaggiati e confusi, in vari villaggi hanno buttato i residenti fuori dalle loro case, rubando oggetti di valore ed elettrodomestici, e uccidendo civili in modo indiscriminato.
Alla fine di aprile, le truppe di occupazione si sono ritirate in fretta e furia, lasciandosi dietro testimoni e prove fisiche delle atrocità commesse. Il 15 agosto, il sito russo iStories ha pubblicato un’inchiesta con diverse interviste a soldati coinvolti nei crimini contro i civili nel villaggio di Andriivka. Il sito Meduza ha pubblicato una sintesi tradotta in inglese dell’inchiesta.
Il sito di inchieste iStories ha scoperto i nomi di diversi soldati russi coinvolti in furti, saccheggi e uccisioni di civili ad Andriivka, un villaggio nella regione ucraina di Kyiv. Andriivka è stato occupato dalle truppe russe dal 27 febbraio alla fine di aprile. I giornalisti hanno appreso i nomi di quattro soldati che hanno preso parte all’occupazione esaminando 25 fotografie, scattate dal telefono di un residente locale lasciato dai soldati quando si sono ritirati.
I soldati russi hanno scattato le foto all’interno e nei dintorni della casa del residente Anatoly Danilenko. Il 13 marzo hanno costretto la famiglia di Danilenko – lo stesso Anatoly, sua moglie e il suocero 95enne – a lasciare l’abitazione. Una volta andati via i soldati, le medaglie militari del suocero di Anatoly, un televisore e diversi elettrodomestici sono scomparsi.
I soldati visibili nelle foto sono Daniil Frolkin, Dmitry Danilov, Ruslan Glotov e Ivan Shepelenko, tutti appartenenti alla 64ª Brigata di Fucilieri a Motore dell’esercito Russo. Le foto li ritraggono in posa con le armi, con una pipa e con le medaglie militari sul petto.
Gli abitanti del posto hanno identificato i soldati dalle foto. Secondo la residente Tatyana Udod, Daniil Frolkin e altri soldati hanno rubato il veicolo Lada grigio che lei e suo marito avevano pianificato di usare per evacuare. Secondo quanto riferito da altri abitanti, i soldati hanno usato l’auto per trasportare uomini che poi sono stati uccisi o sono scomparsi.
Un altro soldato, Dmitry Danilov, usava un motorino rosso rubato per spostarsi in città, secondo Tatyana Tkachenko, nativa di Andriivka. Ha anche detto che Danilov era uno dei dieci che hanno preso un videoregistratore dalla casa di un anziano di nome Ivan in via Shevchenko. Tra gli abitanti del villaggio, in molti hanno affermato che Danilov non avrebbe permesso loro di seppellire le persone morte durante l’occupazione.
Secondo i residenti, i soldati russi hanno giustiziato in via sommaria più di una dozzina di civili. Quelli che seguono sono solo alcuni degli omicidi descritti nel rapporto di iStories:
Il 2 marzo, i soldati sono arrivati con un carro armato a casa di una persona del posto, Igor Yermakov e lo hanno portato “dal loro comandante”, come raccontato dalla moglie di Yermakov. Il 4 marzo, Yermakov è stato trovato morto con ferite da arma da fuoco e altri segni di violenza. Secondo la moglie di Yermakov, potrebbe essere stato ucciso perché aveva delle foto di attrezzature militari russe nel telefono. Inizialmente Yermakov era stato sepolto in un giardino fuori casa; dopo il ritiro delle truppe russe dal villaggio è stato trasferito in un cimitero.
Il 12 marzo, gli amici d’infanzia Vitaly Kibukevich e Vadim Ganyuk sono stati uccisi in via Sloboda ad Andriivka. Kibukevich si era arruolato nelle Forze di Difesa Territoriale all’inizio della guerra, mentre Ganyuk non aveva alcun legame con l’esercito, stando ai suoi parenti. Il fotografo e videoperatore Ruslan Yaremchuk è stato ucciso nella stessa strada lo stesso giorno. Secondo la figlia di Yaremchuk, i soldati russi potrebbero aver sospettato che il padre fornisse all’esercito ucraino dati sui movimenti delle truppe russe. Tutti e tre gli uomini sono stati sepolti nei cortili esterni alle loro case.
Tre residenti di Andriivka che hanno parlato con iStories hanno detto che dopo il 12 marzo, diversi soldati russi si sono vantati di aver ucciso tre persone in via Sloboda. La residente Tatyana Tkachenko ha riferito di aver sentito un soldato dire a un altro: “Abbiamo fatto fuori tre persone nella strada accanto”. Tatyana e suo marito, Mykola, hanno riconosciuto uno dei soldati come Daniil Frolkin.
Il Procuratore generale dell’Ucraina ipotizza per Frolkin la “violazione delle leggi e degli usi di guerra”. Gli investigatori lo hanno accusato di aver ucciso un civile ad Andriivka, di aver rubato un’automobile a un altro civile e di aver rubato medaglie sovietiche e ucraine a un veterano della Seconda guerra mondiale. Il sito di inchieste ucraino Slidstvo.Info ha parlato con un residente di Andriivka di nome Vasily, che afferma di aver visto Frolkin sparare alla testa di Igor Yermakov mentre era inginocchiato, il 2 marzo.
Due dei soldati presenti nelle foto hanno accettato di parlare
Durante una telefonata con i giornalisti, Danilov ha negato di aver preso il videoregistratore del cui furto è stato accusato da una persona del posto, ma ha ammesso di aver guidato il motorino rosso di qualcuno in giro per il villaggio. Durante l’occupazione, ha detto, lui e i suoi commilitoni “cercavano costantemente persone che avessero dato le coordinate di attrezzature militari russe”. Quando trovavano persone sospette, Danilov ha detto che “conducevano un normale interrogatorio, dopo di che le riportavano a casa attraverso uno scambio di prigionieri di guerra”. Danilov ha negato qualsiasi coinvolgimento negli omicidi di civili avvenuti ad Andriivka, affermando che i soldati hanno preso solo “roba a caso” dalle case delle persone, come vino, birra, generi alimentari e una griglia. Ha anche negato di aver preso medaglie militari dalla casa di Anatoly Danilenko, dicendo che i soldati “sono venuti, hanno fatto delle foto e hanno rimesso a posto le medaglie”.
Frolkin ha detto che i soldati russi hanno saccheggiato oggetti dai negozi. Il colonnello Vyacheslav Klobukov, ad esempio, ha rubato frigoriferi. “Poi hanno trovato negozi con scarpe da ginnastica e vestiti di ogni tipo e hanno preso tutto. Li hanno portati via con dei camion. Ho rivisto i camion quando siamo arrivati in Bielorussia”, ha detto.
Dopo le iniziali smentite, Frolkin ha confessato l’omicidio di un uomo ad Andriivka
Durante la prima conversazione con i giornalisti di iStories, Daniil Frolkin ha negato di aver ucciso dei civili ad Andriivka, compreso Igor Yermakov. Due ore dopo, Frolkin ha richiamato i giornalisti chiedendo loro di registrare la conversazione. Ha poi dichiarato di aver partecipato “alle esecuzioni di civili”. Nel filmato prodotto da iStories sull’indagine, si sente Frolkin confessare:
Io, Daniil Andreyevich Frolkin, confesso tutti i crimini che ho commesso ad Andriivka: di aver giustiziato dei civili, di aver rubato alla popolazione civile, di aver confiscato i loro telefoni, e che al nostro comando non frega un cazzo dei nostri combattenti o della nostra fanteria che sta combattendo in prima linea. E dopo questo, chiedo che siano prese misure per punire i comandanti: Il colonnello Azatbek Asanbekovich Omurbekov, il tenente colonnello Sergey Dmitrenko, il vicecomandante per i rifornimenti e la logistica Klobukov e il capo dell’intelligence tenente colonnello Denis Romanenko. Era responsabile dell’operazione che ha scazzato la raccolta di informazioni e ha provato la morte delle persone. Inoltre, il vicecomandante della brigata, il tenente colonnello [Andrey] Prokurat, ha dato l’ordine di sparare.
Quando gli è stato chiesto di chiarire i dettagli delle “esecuzioni”, Frolkin ha detto che a marzo (non ricorda il giorno esatto), i comandanti hanno chiesto a più soldati di accompagnarli nelle perquisizioni delle case di tre abitanti di Andriivka.
Li abbiamo portati in tre case, loro ci hanno mostrato dove si trovavano le case. Dentro abbiamo trovato fotografie di altre persone. Ciò significa che queste case non erano effettivamente le loro. Uno dei tre viveva in un buco. Avevano un mucchio di soldi: grivni, dollari, ogni genere di roba. Il tenente colonnello che era con noi, Alexander Prokurat, ha preso i soldi per sé e ha dato il resto – i documenti e i telefoni – a noi, dicendo: “Sparategli”. E così è stato: sono andato e ho sparato”.
Secondo iStories, i dettagli del racconto di Frolkin si riferiscono agli omicidi di Vitaly Fibukevich, Vadim Ganyuk e Ruslan Yaremchuk, avvenuti il 12 marzo. Il sito d’inchieste ha riferito che probabilmente è stato lo stesso Frolkin a sparare a Ruslan Yaremchuk. Frolkin non è stato in grado di identificare l’uomo da una fotografia, ma un altro soldato russo che ha visto l’immagine di Yarmchuk ha affermato che Frolkin lo ha ucciso.
Secondo Daniil Frolkin, l’uomo da lui ucciso aveva fornito informazioni sulle coordinate dei veicoli militari russi all’esercito ucraino. Frolkin sostiene che l’uomo avesse confessato: Gli abbiamo detto: “Dì la verità, stronzo, o ti spariamo subito”. E lui fa: “Sono venuto da Kiev l’altro ieri. Mi hanno chiesto di inviare le coordinate dei convogli”. L’ho portato fuori e gli abbiamo trovato addosso i bossoli dei proiettili che usano solo gli agenti. Questo è quanto. Gli dico: “Cammina in avanti”. Lui obbedisce. Gli dico: “In ginocchio”. Poi è arrivato il proiettile in testa. Dopo di che, ho tremato a lungo. Avevo ucciso una persona, ma volevo salvarne il più possibile”.
Frolkin ha detto che nei sette mesi trascorsi dall’inizio della guerra ha “salvato 86 persone e ne ha uccisa una”. Ha affermato di aver deciso di confessare tutto per il bene dei “ragazzi” (soldati russi) che presto saranno inviati al fronte a Kherson. “I nostri ragazzi saranno risparmiati – saranno portati via dall’Ucraina grazie a me. È meglio distruggere una vita che terminarne 200 o 300. Conosco tutti questi ragazzi. Le 50 persone rimaste del nostro battaglione sono brave persone e non voglio che la loro vita venga rovinata”, ha detto.
Alla fine di luglio, Daniil Frolkin ha lasciato la regione di Belgorod per Khabarovsk Krai, dove ha presentato le dimissioni dall’esercito.
Sono consapevole che potrei finire in prigione per tutte queste informazioni. Neanche per aver commesso tutte queste schifezze ignobili in Ucraina, no, per le informazioni sui comandanti. Voglio solo confessare tutto e spiegare cosa sta succedendo nel nostro paese. Penso che non avremmo mai dovuto iniziare questa guerra.
(da Meduza)
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Agosto 25th, 2022 Riccardo Fucile
LA SONDAGGISTA: “STRIDE IL CONFRONTO TRA UNA POLITICA CHE SI OCCUPA DI POSTI E UN UOMO CHE CON GRANDE AUTOREVOLEZZA TI RACCONTA CHE CE LA POSSIAMO FARE”
Del discorso fatto ieri dal premier davanti alla platea del Meeting di Rimini, la presidente di Euromedia Research Alessandra Ghisleri nota subito un aspetto: «Ha parlato di giovani ai giovani. Di futuro, di speranza. Cosa che la politica non riesce a fare: continua ad affidarsi a “sempre giovani” col risultato che, nelle nostre rilevazioni, i ragazzi non fanno che dirci “nessuno si occupa di noi”. Lui, invece, sa parlarci».
Benché non sia anagraficamente “un giovane”?
«La sua forza è che non cerca consenso, non cerca di irretire chi lo ascolta. Questo gli dà una grande credibilità: dà l’idea di qualcuno che non ha bisogno di mentire o fare promesse roboanti».
È la forza di un tecnico che non si è candidato e non chiede voti, no?
«Ricorda il discorso al Senato, un mese fa? Sostanzialmente disse: io sono così, faccio queste cose, se non va bene me ne vado. Una chiarezza che lo rende credibile».
Per un mese dopo la caduta del governo è stato praticamente assente. Ieri la sua ricomparsa ha monopolizzato la giornata politica. Tornerà a essere protagonista nonostante non sia candidato?
«In realtà era sparito mediaticamente, poi però ogni tanto si leggeva di un Consiglio dei ministri convocato, un decreto varato La verità è che gli italiani sanno che sotto sotto lui c’è ancora».
Continua ad avere un tasso di gradimento alto?
«All’inizio del governo aveva fiducia in lui quasi un italiano su due, e più o meno ha sempre mantenuto percentuali simili. C’è stata una fase più complicata, ma registrammo di nuovo una risalita dopo il viaggio negli Stati Uniti e l’incontro con Biden, quando si era diffusa l’impressione di una certa deferenza verso gli Usa in politica estera e lui andò a mettere in chiaro la posizione italiana. A quel punto si è sempre aggirato tra il 50, 52, 55 per cento».
Pesa ancora l’esperienza del suo governo?
«Vede, questo discorso arriva un paio di giorni dopo la consegna delle liste elettorali, momento in cui la politica non ha dato un esempio bellissimo: non si è fatto che discutere di spartizione di posti sicuri.
Mentre la politica si comporta così, arriva un discorso del premier molto alto, rassicurante, “ce la possiamo fare”, ma senza promesse mirabolanti. Stride il confronto tra una politica che si occupa di posti e un uomo che con grande autorevolezza ti racconta che ce la possiamo fare».
Se il premier è ancora così amato, rischia di essere una sorta di spettro che aleggia sulle elezioni?
«Sarà probabilmente una sorta di benchmark, di pietra di paragone. Gli elettori faranno un confronto tra lui e il suo governo e le proposte che vengono fatte dai partiti».
I partiti che lo hanno fatto cadere ne pagheranno un prezzo nelle urne?
«La memoria elettorale è breve. Dipende da come le forze politiche sapranno affrontare il mese che abbiamo davanti».
In che senso?
«Quello che è successo a luglio ha scontentato tanti, ma ora quello che conta è come i partiti politici, anche quelli responsabili della sua caduta, vogliono presentarsi agli elettori. Quale modalità sceglieranno: se opteranno per promesse difficilmente realizzabili o per la sincerità della dura realtà».
Per il momento la campagna elettorale è apparsa molto polarizzata, con forti scontri tra Letta e Meloni. A chi giova?
«Demonizzare l’avversario non porta mai al risultato sperato. Il confronto tra Letta e Meloni è il più semplice per loro, perché sono talmente lontani che è facile sottolineare le differenze. Ma si rischia di accendere le tifoserie e galvanizzare i già convinti».
Il rischio è lo scontro per lo scontro senza parlare di proposte?
«Servirebbe mettere a confronto le diverse visioni del Paese. Per il centrodestra, che bene o male sta insieme da trent’ anni, è più facile riassumere una visione comune. Per il centrosinistra, che ha vissuto varie evoluzioni, forse è invece più semplice raccontare chi è l’altro più che parlare di sé».
Le polemiche di questi giorni che hanno investito Giorgia Meloni, dalla pubblicazione del video dello stupro di Piacenza all’uso del termine “devianze” per indicare anche obesità o anoressia, possono avere un impatto sulla campagna?
«Penso si rientri nel campo delle tifoserie: chi vuole proteggere il proprio leader troverà sempre una giustificazione a tutto, anche agli errori. Più che spostare voti penso possano dare indicazioni su quanti stanno da una parte o dall’altra».
Gli elettori sanno guardare oltre il tentativo di polarizzazione?
«Gli elettori sanno andare oltre e vedono tutti gli attori in campo, ma bisognerà vedere se, al momento del voto, scatterà il meccanismo del voto utile. In questo senso si spiega la polemica di alcuni partiti contro l’ipotesi di confronti tv solo a due».
Il bacino degli indecisi resta molto ampio?
«Nelle rilevazioni di inizio agosto era di circa il 40 per cento. Molti di questi pensano non serva proprio andare a votare, non si fidano di nessuno. Altri sono alla ricerca, e la cosa strana che ho notato è che spesso sono indecisi tra leader con profili molto diversi tra loro: che ne so, indecisi tra Calenda e Meloni».
Quali sono gli argomenti che possono convincere questi indecisi?
«I temi che toccano la loro quotidianità. Si fanno domande sulla loro vita di tutti i giorni e chiedono alla politica delle risposte».
((da agenzie)
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Agosto 25th, 2022 Riccardo Fucile
PARLA LA RICERCATRICE DEL CULHAM CENTRE NEL REGNO UNITO
C’è un grande tema che è tornato al centro della campagna elettorale – nonostante i due referendum del 1987 e del 2011 – ovvero l’energia nucleare. Sempre più partiti e leader politici la propongono come soluzione per raggiungere l’indipendenza energetica, una questione che è tornata centrale con la guerra in Ucraina e il tentativo di abbandonare completamente il gas russo.
La crisi energetica in atto chiede ricette e soluzioni ai partiti, che si differenziano in campagna elettorale in base alle agende. Certo è che il nucleare – in ogni caso – non è una strada percorribile rapidamente semplicemente per i tempi di costruzione degli impianti. Ma in ogni caso ci sono altri problemi per ciò che riguarda il famoso nucleare pulito di nuova generazione di cui parlano spesso Calenda, Salvini e ultimamente anche Berlusconi.
Secondo Fernanda Rimini, ricercatrice del Culham centre for fusion energy nel Regno Unito che si occupa proprio di questo tipo di studi, bisognerà aspettare sostanzialmente il decennio 2040-2050 per avere energia prodotta da centrali a fusione nucleare. Parliamo, appunto, del cosiddetto “nucleare pulito”.
La ricercatrice – responsabile di alcune tra le sperimentazioni più avanzate nel settore – è intervenuta durante un panel tematico al meeting di Rimini e ha spiegato che nel reattore britannico Jet sono state ricreate condizioni simili a quelle che danno vita ai corpi celesti come il sole e le altre stelle.
Gli esperimenti che sono stati eseguiti fino a ora consentono di dire che l’energia così prodotta non emette gas serra, è più efficiente rispetto all’uso di combustibili fossili, è adatta a usi industriali, non provoca reazioni a catena e rilascia scorie molto più gestibili di quelle nucleari finora conosciute. Il problema, però, sono le tempistiche: sono sessant’anni che si lavora a questo tipo di energia.
“Il prossimo passo sarà la realizzazione del reattore francese Iter, cui contribuiranno tecnologie da vari Paesi, prevista entro la fine di questo decennio – ha spiegato ancora Rimini – Iter sarà in grado di sprigionare più energia di quanta ne venga immessa. A quel punto sarà possibile passare a reattori da collocare nelle singole nazioni”.
Insomma, in conclusione la ricercatrice ha chiarito: “L’obiettivo molto ambizioso di creare tante ‘mini stelle’ per avere energia pulita, sicura e potenzialmente inesauribile è lontano ma realistico”.
Parliamo ovviamente del parere di una ricercatrice che lavora proprio su questi progetti, mentre secondo i calcoli di altre fonti i tempi sarebbero più brevi. Lo stesso ministro Cingolani nei mesi scorsi ha parlato di una decina d’anni prima di vedere un risultato tangibile. Insomma, in ogni caso il nucleare pulito è ancora un progetto in cantiere. E farci affidamento per il futuro, soprattutto quello più prossimo, non sembra affatto una buona idea.
(da Fanpage)
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Agosto 25th, 2022 Riccardo Fucile
L’ALLARME DI GIMBE: “MANCA UN PIANO”
I casi Covid tornano a crescere, e anche abbastanza rapidamente.
Il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe mostra chiaramente l’ennesima inversione di tendenza.
Il calo ormai si è interrotto e la curva sembra pronta a impennarsi ancora: sono 177.877 i contagi dell’ultima settimana, contro i 149.885 della precedente, in percentuale è più 18,7%.
Nel frattempo restano stabili i decessi (sono 759, più 1,7%), calano i ricoverati sia in terapia intensiva (45 in meno) che in area medica (1.166 in meno) e in generale gli attualmente positivi sono ben 101mila in meno.
Come sempre la Fondazione Gimbe pone l’accento sull’altissimo numero di non vaccinati contro il virus: sono 6,82 milioni coloro che avrebbero diritto a ricevere la somministrazione, di questi solo 1,31 milioni è coperto dal punto di vista immunitario perché guarite dal Covid da meno di sei mesi, mentre gli altri 5,51 milioni non sono protetti.
La campagna ormai si è completamente interrotta per quanto riguarda le prime dosi: la scorsa settimana ne sono state fatte appena 1.760.
Il problema – però – è la quarta dose: la platea individuata dal ministero della Salute è di oltre 17 milioni di persone, ma il secondo booster è stato somministrato a poco più di due milioni. Anche qui, la campagna vaccinale ha rallentato moltissimo: la scorsa settimana la media è stata di 9.999 somministrazioni al giorno. Parliamo di circa 70mila vaccinazioni a settimana. Se consideriamo che ne mancano 15 milioni all’appello è chiaro che la quarta dose è stato un sostanziale fallimento.
Chiudendo il monitoraggio della sua Fondazione, il presidente Nino Cartabellotta lancia un allarme rivolto alla politica impegnata in questi giorni nella campagna elettorale: “La pandemia ha trovato posto solo per strumentalizzazioni politiche, ma i dati mostrano che ci affacciamo alla stagione autunno-inverno in una situazione non favorevole”.
Dopo un riepilogo della situazione insiste: “Non è ancora stato reso pubblico alcun piano di preparazione per la stagione autunno-inverno, fortemente invocato dalla Fondazione Gimbe sulla scia delle raccomandazioni dell’Oms Europa”.
I punti sono chiari: “Aumentare le coperture vaccinali (con tre dosi) nella popolazione generale; offrire la quarta dose alle persone a rischio dopo 120 dalla somministrazione della terza; promuovere l’utilizzo delle mascherine al chiuso e sui mezzi pubblici; areare gli spazi pubblici affollati, quali scuole, uffici, bar e ristoranti, mezzi di trasporto pubblico; applicare rigorosi protocolli terapeutici per le persone a rischio di malattia grave”.
E infine l’avvertimento: “In assenza di certezze su quando sarà pienamente operativo il nuovo Esecutivo, il rischio concreto è quello di trovarsi in piena stagione autunnale ad inseguire il virus per l’ennesima volta, compromettendo la salute e la vita delle persone più fragili e ritardando l’assistenza sanitaria per i pazienti con altre patologie”.
(da Fanpage”)
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Agosto 25th, 2022 Riccardo Fucile
LA RISPOSTA DI DAMIANO: “NON ABBIAMO PAROLE, SEMPRE AL VOSTRO FIANCO”
Mentre erano in Giappone per i concerti a Tokyo e Osaka, i Maneskin sono stati raggiunti da un commovente omaggio dei loro fan ucraini, che li hanno ringraziati pubblicando per la band composta da Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan un video contenente immagini e parole con allegato l’hashtag #UkraineLovesYou.
Un “grazie” dovuto soprattutto al supporto che i Maneskin hanno sempre dato a Kiev, con Damiano e gli altri che spesso e volentieri si sono esposti senza paura durante i live a favore della causa ucraina e contro l’invasione russa. Basti pensare al famoso “Fuck Putin” urlato dal palco da Damiano in più occasioni.
La clip di ringraziamento dei fan ucraini dei Maneskin, che mostra pure immagini della guerra (case sventrate, carri armati, rovine), è accompagnata da un audio che recita: “Questo video è un gesto di gratitudine. In questi tempi difficili, voi e il vostro supporto sono diventati l’unico aiuto nella lotta per le nostre vite. Anche dopo aver detto milioni di parole di ringraziamento, non saremo in grado di esprimere tutta la nostra gratitudine per ogni bandiera ucraina che avete alzato, per ogni parola pronunciata a sostegno dell’Ucraina, per ogni parola nella vostra canzone ‘Gasoline’. Ma, per ora, questa è l’unica cosa che possiamo fare per voi. Da parte di un cuore sincero, di una grande anima. Arriverà il momento e migliaia di persone al vostro concerto a Kiev grideranno ‘Dyakuyu’ (grazie in ucraino; ndr) con le lacrime agli occhi. Passeranno giorni, mesi, anni, ma noi lo ricorderemo sempre e vi ringraziamo per il vostro supporto”.
Non si è fatta attendere la replica al video della band e di Damiano, che ha risposto nelle sue stories al filmato: “Non ho parole per descrivere quello che sto provando, grazie davvero anche se grazie non sarà mai abbastanza, per sempre al vostro fianco”. Poi, a concludere, due cuori, uno blu e uno giallo.
(da agenzie)
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Agosto 25th, 2022 Riccardo Fucile
“A MARZO L’ESERCITO UCRAINO HA RISCHIATO DI FINIRE TUTTE LE MUNIZIONI”
Invasione rapida. Presa di Kiev. Caduta del governo guidato da Volodymyr Zelensky e nascita di un governo fantoccio alle dipendenze di Mosca. Doveva essere questa la traccia del piano di Vladimir Putin per annettere l’Ucraina alla sfera di influenza del Cremlino.
A distanza di sei mesi dal momento in cui i tank russi sono entrati nei confini ucraini, è chiaro che sono parecchie le cose che alla fine non hanno funzionato. Kiev ha resistito e ora il Washington Post ha pubblicato un lungo reportage in cui spiega diversi retroscena che ancora non erano stati svelati al pubblico.
Il Post ha intervistato oltre 100 persone, tra funzionari, analisti e militari ucraini. Tutto il materiale è stato poi raccolto e assemblato dai giornalisti Paul Sonne, Isabelle Khurshudyan, Serhij Morgunove e Kostiantyn Khudov.
Secondo la ricostruzione delle firme che hanno lavorato all’inchiesta ci sono cinque aspetti della resistenza di Kiev che è ancora non erano emersi dalle cronache. Il primo è la preparazione dell’esercito. Mentre i politici e i funzionari ucraini minimizzavo la possibilità di un’invasione su larga scala, l’esercito aveva già cominciato a prepararsi per questa eventualità.
Prima della notte del 24 febbraio i militari ucraini avevano spostato mezzi e uomini per poter rispondere a un’invasione russa. La seconda ragione è la ferma opposizione del governo ucraino: nelle ore successive alla prima invasione, il ministro della Difesa bielorusso Viktor Khrenin ha chiamato il ministro ucraino Oleksii Reznikov per proporre di negoziare la resa. Reznikov si è rifiutato subito di avviare qualsiasi trattativa.
Il terzo aspetto riguarda i retroscena su Volodymyr Zelensky. Nei primi giorni del conflitto il presidente ucraino non sarebbe stato contrario a dimettersi o lasciare il Paese ma solo se questo avrebbe fermato il conflitto. Qui il Post cita direttamente Zelensky: «Non sto cercando di mantenere il potere. Se la domanda è che me ne vado, e questo fermerà lo spargimento di sangue, allora sono favorevole. Andrò subito. Non sono entrato in politica per questo».
Il quarto è un aspetto mediatico: Andriy Yermak, capo dell’amministrazione di Zelensky, avrebbe inviato foto raccapriccianti della guerra ad alti funzionari dei governi di tutto il mondo. Tra i destinatari ci sarebbe stato anche Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca.
L’ultima rivelazione riguarda invece le munizioni: per alcuni giorni di metà marzo le forze di Kiev avrebbero esaurito quasi completamente le scorte per l’artiglieria. Gli Stati Uniti infatti non avevano mandato abbastanza proiettili perché non pensavano che la resistenza ucraina sarebbe andata avanti tanto a lungo.
(da agenzie)
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