Agosto 29th, 2022 Riccardo Fucile
FDI 24,8%, PD 22,3%, LEGA 12,5%, M5S 11,6%, FORZA ITALIA 7%, AZIONE-ITALIA VIVA 6,8%, VERDI-SINISTRA 4%, ITALEXIT 3,4%, +EUROPA 1,5%, DI MAIO 1,2%. ALTRI CDX 1,6%
Allunga ancora nei sondaggi Fratelli d’Italia.
Secondo le ultime rilevazioni condotte da Swg, a poco più di tre settimane dal voto il partito guidato da Giorgia Meloni ha guadagnato un punto percentuale rispetto alla prima settimana di agosto arrivando al 24,8%.
Il Pd nello stesso periodo è sceso al 22,3% (-1%). Cresce il Movimento 5 Stelle (+1,2%), salendo all’11,6%, a meno di un punto dalla Lega (12,5%, stabile rispetto alla precedente rilevazione).
Perde terreno invece Forza Italia, al 7% (-1%). Rimangono pressoché stabili tutti gli altri partiti.
Azione-Italia Viva è al 6,8%. Alla luce di questi numeri, la coalizione di centrodestra (45,9%) amplia il vantaggio sul centrosinistra (29%), portandolo a quasi 17 punti percentuali.
(da agenzie)
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Agosto 29th, 2022 Riccardo Fucile
SERVIREBBE UNO SCOSTAMENTO DI BILANCIO DA 30 MILIARDI, CHE PERÒ RISCHIEREBBE DI AGITARE I MERCATI… E POI PERCHÉ IL PREMIER DIMISSIONARIO DOVREBBE ACCONTENTARE I PARTITI CHE L’HANNO FATTO CADERE, INVECE CHE LASCIARE LA PATATA BOLLENTE A LORO?
Passa anche dalla tassa sugli extraprofitti delle società energetiche la possibilità per il governo di Mario Draghi di varare un nuovo decreto di sostegno all’economia da almeno 10 miliardi. Perché finora la gran parte delle imprese ha deciso di non pagare, fare ricorso.
Ma il decreto Aiuti di agosto ha inasprito, di molto, controlli e sanzioni e ha anticipato al 31 agosto il termine per mettersi in regola con l’acconto, pagando una sanzione limitata. Nelle stime del Tesoro quell’acconto doveva portare a giugno 4,2 miliardi: se n’è incassato soltanto uno, ne mancano più di 9 dei 10,5 stimati.
Se ora tutte le aziende si ‘ravvedessero’, potrebbero portare allo Stato – sanzioni incluse – oltre 3,5 miliardi. Difficile si arrivi a tanto. Ma nella caccia alle risorse per tamponare la crisi, gli extraprofitti promettono di essere oggi e nei prossimi mesi – il saldo a dicembre dovrebbe portare altri sei miliardi circa – una parte importante. Di qui anche l’attenzione di partiti e sindacati sul balzello. A destra vogliono modificarlo, a sinistra rafforzarlo. Nessuno sembra volerci rinunciare.
Oggi a Palazzo Chigi dovrebbe iniziare una serie di riunioni tra il premier e i ministri per decidere se e come agire. La cautela è molta. Non è affatto detto che un provvedimento arrivi in Consiglio dei ministri già in settimana, anche perché prima della fine del mese è difficile fare i conti sulle risorse.
E poi c’è un dato politico, che torna nei ragionamenti di diversi dirigenti vicini al premier: i partiti – divisi nelle soluzioni – chiedono a Draghi di prendere decisioni pesantissime dopo aver fatto cadere il governo, vogliono che assuma la responsabilità di spendere risorse che potrebbero essere usate dal futuro governo. Ecco perché per ora non risultano decisioni prese, né convocazioni delle parti sociali (Landini l’ha chiesta) o dei partiti. Ma la pressione è altissima.
Enrico Letta invoca iniziative «tempestive ». Matteo Salvini propone un «armistizio » elettorale per un accordo tra i partiti e un mandato a Draghi. La Lega lancia l’idea di limitare gli aumenti di luce e gas, «come in Francia, al 4%».
Ma con che soldi?, è l’obiezione. Servirebbe uno scostamento di bilancio, 30 miliardi da trovare. Ma lo scostamento rischia di agitare i mercati. Ecco perché Fratelli d’Italia si dice contraria. E scettici sono gran parte degli altri partiti. «Se vorrà, lo farà il futuro governo», si smarcano da giorni a Palazzo Chigi.
(da la Repubblica)
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Agosto 29th, 2022 Riccardo Fucile
LE SCUSE AL CAPO DELLO STATO NON SONO MAI ARRIVATE, NON SAREBBE LA PRIMA VOLTA CHE LA LEADER DI FDI INCIAMPA QUANDO SI PARLA DI MEMORIA
«Si dice che il presidente della Repubblica abbia messo un veto alla nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia. Se questa notizia fosse confermata sarebbe drammaticamente evidente che Mattarella è troppo influenzato dagli interessi delle nazioni straniere, dunque nel caso in cui questo veto impedisse la formazione del nuovo governo chiederemo al Parlamento italiano la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica per alto tradimento a norma dell’articolo 90 della Costituzione, perché di gente che fa l’interesse delle nazioni straniere e non degli italiani ne abbiamo vista fin troppo».
Ora, uno legge queste parole pronunciate 5 anni fa e pensa: ancora con questa storia? Ma Luigi Di Maio non si è scusato più volte per la richiesta di impeachment a Mattarella? Sì, Di Maio si è scusato.
È l’autrice di questa dichiarazione, Giorgia Meloni, che non l’ha mai fatto, contando su una singolare rimozione del fatto.
Chissà, se mai Mattarella si trovasse nella condizione di dover dare a Meloni l’incarico di formare il nuovo governo, magari lo farà di persona. Ma intanto meglio ricordarle che le scuse non sono mai arrivate, se ne deve essere dimenticata.
Del resto, non sarebbe la prima volta che la leader di FdI inciampa quando si parla di memoria
(da La Repubblica)
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Agosto 29th, 2022 Riccardo Fucile
“I PICCOLI NUMERI RENDONO RIDICOLA LA RAPPRESENTAZIONE DELLA DIFESA DEI CONFINI”
Una lettera aperta perché si chiedono “come sia possibile che chi quella realtà non la conosce possa professarsi indignato o ergersi a risolutore”. In altri termini, per denunciare che le migrazioni sono un “tema complesso” e “politico” da affrontare “nel corso delle legislature e a livello transnazionale”, ma non “un trend da tirare fuori in campagna elettorale”. A firmarla e a inviarla a Repubblica è un medico dell’hotspot di Lampedusa, l’avellinese Angelo Farina, insieme ad alcuni colleghi che non hanno però reso nota la loro identità.
La nota del sanitario, in servizio negli scorsi mesi sull’isola più a sud d’Italia, arriva nel pieno della battaglia per le prossime Politiche, con i leader del centrodestra – Giorgia Meloni in testa – che hanno già rispolverato il tema del “blocco navale”.
Farina è molto chiaro: “Non è all’empatia ma al buonsenso che faccio appello”. Perché è “straniante per noi medici ascoltare il frastuono del dibattito elettorale”.
“Conosciamo e abbiamo sentito più volte la frase ‘le migrazioni sono un tema complesso’ – si legge nella lettera – Lontani dal pensare che la complessità non possa essere affrontata in politica, crediamo che al delinearsi di un secondo fine, l’elemento campagna elettorale, il frastuono debba essere chiamato per quello che è: mera strumentalizzazione”.
Quindi i dati: “A fronte degli ingressi negli ultimi tre anni, di cui il Ministero comunica il dato riferito a tutte le coste italiane ma una stima ci dice che circa il 40 per cento avviene sull’isola di Lampedusa, abbiamo avuto 15.000 ingressi nel 2020 su 35.000 totali, 30.000 su 67.000 nel 2021. Ad ora, a Lampedusa, sono 22.000 su 49.000 gli sbarchi del 2022″, ricorda il medico.
“In Italia siamo 59 milioni, una media di 7.000 a comune. Ciò significa che ogni sindaco avrebbe da ‘sostenere l’impatto’ di 2 persone, 4 totali, nel 2020, meno di 4 persone su 7 totali nel 2021 e ad ora 3 persone su 6 nel 2022. Si dovrebbe parlare di questi numeri, di questi dati, prima di affrontare ogni discorso elettorale sul tema immigrazione”, continua. Anche perché, sottolinea, “sono numeri ridicoli” che “rendono ridicola la rappresentazione di ‘invasione’ e ‘difesa dei confini’”.
Ai numeri “inconfutabili”, scrive ancora, “va aggiunto che queste sei persone sono diseredati di ogni sorta, privati quasi sempre dei propri diritti basilari, praticamente sempre di quello alla salute”.
Nel dettaglio: “Uno è un minore non accompagnato, uno viene dal Bangladesh e ti sorride anche se lo insulti, una è una donna, e in percentuale sorprendentemente alta questa donna è anche incinta. Gli altri tre sono i nostri nonni che partivano per le Americhe, hanno le stesse speranze, gli stessi occhi”.
Quindi Farina si concentra sul funzionamento del sistema di accoglienza dopo lo sbarco: “Innanzitutto, lo possono confermare tutti i turisti che affollano l’isola d’estate, a Lampedusa non vedrete un solo migrante. Tutte le persone arrivate vengono convogliate verso l’hotspot. Nell’hotspot il processo è: tampone Covid, fotosegnalamento e pre-identificazione”.
Un processo, “consolidato” che grazie al lavoro di Digos e Squadra Mobile “vanifica la frase ricorrente: ‘sono tutti delinquenti’” perché “chi ha precedenti penali, non solo sul territorio italiano, c’è infatti una rete internazionale ben collaudata, riceve un blocco e non entra in Italia”.
All’interno dell’hotspot parte lo screening e la “prima assistenza sanitaria”, puntualizza Farina: “Dal punto di vista medico le patologie ricorrenti in hotspot sono malformazioni, esiti di traumi, infezioni dermatologiche: frequente è la scabbia, ancora di più le infezioni batteriche della cute. Sono rari i casi di infezioni sistemiche. Da novembre non ho visto pazienti ammalati di tifo né di malaria. Di tubercolosi attiva si registrano 1-2 casi al mese”.
Quindi l’aspetto del collasso, come avvenuto a luglio, del centro di Lampedusa: “Succede ogni anno, d’estate, che il sistema vada al collasso. Sottolineo che è il sistema hotspot a collassare, non Lampedusa, che continua a nutrirsi insaziabilmente del suo turismo senza che nulla succeda al di fuori dei cancelli dell’hotspot”.
Dentro, il centro è arrivato a ospitare 2.100 persone a fronte di 310 posti letto con servizi igienici scarsi numericamente e condizioni sanitarie inenarrabili: “Per noi medici ha significato 14 ore di assistenza continua al giorno senza pause, neanche il tempo di bere un bicchier d’acqua. L’ex sindaco dell’isola Giusy Nicolini si è occupata di denunciare pubblicamente il grave disservizio. Noi medici ci siamo sentiti impotenti nella gestione di questi numeri. Abbiamo riferito alle istituzioni che nelle condizioni di sovraffollamento dell’hotspot non vengono garantiti il diritto alla salute, diritto fondante della costituzione del Who e l’articolo 32 della nostra Costituzione”
Il responsabile? Farina non usa mezzi termini: “Per noi, senza troppi giri di parole, il responsabile di queste violazioni è lo Stato Italiano stesso. La vicenda di inizio luglio è stata (e continua a essere, ogni estate) insopportabile per le persone tenute stipate come sardine in un centro di presunta accoglienza e quindi per tutti noi italiani che crediamo in uno Stato giusto ed equo”. Il problema, conclude, è “strutturale” ed è legato all’approccio “emergenziale rivolto a qualcosa che viene considerata minaccia”.
(da agenzie)
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Agosto 29th, 2022 Riccardo Fucile
È FALLITO IL TENTATIVO MILITARE DELLE FORZE DEL GOVERNO DELLA CIRENAICA VICINE AL GENERALE HAFTAR DI PRENDERE IL CONTROLLO DI TRIPOLI… SUL FUOCO DELLA GUERRA CIVILE SOFFIA LA RUSSIA, CHE PUNTA A BLOCCARE L’EXPORT DI GAS E PETROLIO DALLA LIBIA VERSO L’EUROPA
La auto carbonizzate e gli edifici crivellati dai proiettili sono i segni evidenti lasciati dai combattimenti forsennati di sabato a Tripoli quando le forze del governo della Cirenaica di Fathi Bishaga, vicine al generale Khalifa Haftar, hanno tentato di prendere il controllo della capitale ed esautorare il governo, riconosciuto internazionalmente, del premier Abdulhamid Dbeibah. Il bilancio degli scontri è molto pesante: 32 morti e 159 feriti.
Ieri nella capitale si respirava una relativa calma, i netturbini ripulivano le strade da vetri, detriti e bossoli di munizioni mentre il traffico tornava alla normalità e l’aeroporto riprendeva a funzionare. Oggi è prevista la riapertura delle scuole e la ripresa degli esami di maturità. Ma in molti si chiedono se la scintilla di sabato non possa portare a un conflitto più ampio tra i due fronti dopo mesi di stallo in una nazione che sarebbe dovuta andare al voto per eleggere il presidente alla fine del 2021.
Per la terza volta il tentativo di Bishaga di prendere il potere è fallito e questo potrebbe avere un peso sul futuro dell’ex ministro dell’Interno, anche per l’alto costo di vite umane negli scontri.
«Dbaibah sembra più solido ora di quanto non fosse 48 ore fa» ha detto alla Reuters l’analista Jalel Harchaoui. Quali saranno le prossime mosse del generale Haftar? E quale ruolo avranno i Paesi che appoggiano il governo di Tobruk (Russia, Egitto, Francia)?
Ieri le Nazioni Unite hanno esortato «le parti libiche a impegnarsi in un vero dialogo per risolvere l’attuale impasse politica».
Ma, secondo fonti libiche, appare improbabile una ripresa delle trattative. È dalla caduta di Muammar Gheddafi nel 2011 che la Libia non ha pace, dal 2014 il Paese è diviso tra la fazione occidentale e quella orientale, a questo si aggiunge la volontà recente della Russia di esacerbare la litigiosità interna per bloccare l’export di gas e petrolio verso l’Europa. Dopo il riavvio della produzione in Cirenaica ora si temono nuove chiusure.
(da il Corriere della Sera)
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Agosto 29th, 2022 Riccardo Fucile
DOPO IL VOTO E CON L’AIUTO DI MARINA, IL CAV POTREBBE SFILARSI … IL BERLUSCA LIQUIDA IL SOVRANISMO COME “UN’IDEA STUPIDA. E STUPIDO È CHI CI CREDE”
Sì, va bene, il Monza in serie A, il Milan dei record, le ville da Mille e una notte, i miliardi, le tv, le case editrici, Milano due, il fascino e un palmarès di conquiste, anche se qualcuno avrà da ridire, da fare invidia a Paride, due matrimoni e un terzo quasi, i figli, le figlie, i nipoti, i vulcani, le bandane, gli ulivi secolari, il cuoco Michele, il menestrello Apicella. Ma vuoi mettere con la Politica?
Vuoi mettere con la soddisfazione di far fuori Mario Draghi con una zampata? Con l’adrenalina che sale mentre i peones tremano e tu bacchetti l’Europa e l’America su Putin?
Vuoi mettere con la nuova, ennesima sorpresa che la vita ti riserva, quella di poter scatenare una delle menti più immaginifiche del dopoguerra, in pensioni minime a mille euro, tasse al 23 per cento, fino al sogno, anche se tu per primo pensi che resterà tale, di essere il primo presidente della Repubblica eletto dal popolo?
Impresa improba capire davvero l’animo di Silvio Berlusconi. Una chiave sta in una piccola frase, apparentemente insignificante, rivolta a Luciano Fontana, che la racconta nel libro «Un Paese senza leader». Sono nel parco di villa San Martino, ad Arcore: eliporto, cavalli, una cappella, viali con fiori e piante rare che percorre guidando a tutta birra un trabiccolo da golf. Poi entrano in casa, disseminata di tappeti, e si giustifica: «Se li vede rovinati la colpa è di Dudù e degli altri cani che li mangiucchiano. Sono diventato un po’ meno ricco, ma non fino a questo punto». Eccolo qui, mai soddisfatto, sempre a pensare che si debba fare di più.
Come quel giorno del 1994, quando si spensero i fari al termine del confronto tv con Achille Occhetto. Il segretario chiedeva con gli occhi un giudizio ai suoi collaboratori, che con qualche condiscendenza alzavano il pollice e gli dicevano: «Lo hai stracciato». Il Cavaliere, alla richiesta di darsi un voto, rispondeva: «Il Milan fa i gol, io ancora no».
Questo non gli impedisce di essere di fatto la versione repubblicana di un autocrate, con un’opinione galattica di sé stesso, che sublima nelle barzellette: «Berlusconi cammina sull’acqua e la Sinistra dice: guarda, non sa nemmeno nuotare».
Nasce a Milano nel 1936, sotto il segno della Bilancia, il 29 settembre. Il giorno in cui, cantava l’Equipe 84, «guardavo il mondo che/girava intorno a me». E per quanto riguarda vita e opere, basti così. Sia sufficiente la sintesi di Mike Bongiorno. Gli chiesero se avrebbe preferito cambiarsi con Fiorello o con Silvio Berlusconi e lui rispose: «Ma che domande mi fate, Fiorello è un uomo di spettacolo, un po’ come me. Ma Quello c’ha i miliardi, il potere, le donne, le ville, le televisioni, eh caro mio!».
Collezionare Delfini è uno dei suoi passatempi preferiti, qualcuno non ci casca e si divincola, gli altri finiscono tritati. Gianfranco Fini, Stefano Parisi, Giovanni Toti, Angelino Alfano, Mauro Pili, Maurizio Scelli, Corrado Passera, Gianpiero Samorì, Guido Bertolaso, Raffaele Fitto, Paolo Del Debbio, Mara Carfagna.
Vale per lui in realtà la frase che Nanni Moretti recita nei panni del ministro Botero, nel film «Il Portaborse». È in piedi accanto alla scrivania dove, seduto, il figlio ragazzino, Gabriele, studia a testa bassa: «Quando penso che loro, tra qualche anno, prenderanno il nostro posto, be’, mi prende un’invidia terribile». E gli molla uno scappellotto, neanche tanto affettuoso.
E adesso Silvio qualche scappellotto avrebbe voglia di tirarlo a quei due, Giorgia e Matteo, che si odiano ma non abbastanza da non cercare di cogliere l’occasione e prendersi lo scettro del vecchio leone.
Perché è convinto che, senza di lui, nell’ultimo quarto di secolo, Meloni, Salvini e tutto il centrodestra, mai si sarebbero federati. E si sarebbero persi in ripicche, invidie, sgambetti e agguati, per altro ancora dietro l’angolo di una vittoria elettorale annunciata ma dai contorni futuri indefiniti e, sperano a sinistra, volatili. E allora si appresta almeno a tentare di guidarli per mano, perché senza di lui non si entra dalla porta principale.
Un po’ come quando, all’indomani del voto del 2018, Salvini si guadagnò il diritto di spodestarlo dalla tribunetta del Quirinale. Ma lui, lì accanto, con Giorgia dall’altro lato, con le dita indicava: uno…due…tre…, come a dire che alla regia c’era sempre lui. Li fece infuriare. Come adesso, quando dice che il sovranismo è un’idea stupida, e stupido è chi ci crede. O quando fa capire che, se imparano l’educazione, può farli entrare nel Ppe.
Ora, un po’ a sorpresa e al contrario di Salvini, sterza sulla Russia e la giudica inaffidabile e spiega che una pace negoziata non si può fare a spese degli Ucraini. E dice che le tante cose buone di Draghi vanno mantenute. Su Giorgia premier sta tra il rassegnato e il non si sa mai, intanto bolla come irrilevante il dibattito sulla Fiamma nel suo simbolo. Ma tanti ricordano che, quando Fini cominciò ad alzare troppo la testa, fece trapelare: io l’ho sdoganato, ma se non si mette in riga torno a dire che è fascista e lo rimando da dove è venuto, anche se stavolta non pare così facile.
Fosse un altro, vista anche l’età, non si starebbe tanto a interrogarsi. E invece: che vorrà fare dopo il voto? Vorrà scartare? Gli basterà la presidenza del Senato? Ma scherzi? Lì si annoia! Ma scherzi? Quello la usa come un trampolino! Intanto c’è ancora un mese per la propaganda, e lui sogna il 20 per cento. Pura illusione, senza dimenticare però che si è laureato con una tesi sulla pubblicità. 110 e lode e 500 mila lire dall’Agenzia Manzoni. Era il 1961.
(da il Corriere della Sera)
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Agosto 29th, 2022 Riccardo Fucile
IL PD HA PROPOSTO DI RIDURRE (NON AZZERARE) IL NUMERO DI ANNI DI RESIDENZA IN ITALIA PER POTER ACCEDERE AL SUSSIDIO
Il 28 agosto il leader della Lega Matteo Salvini ha scritto su Twitter che il segretario del Partito democratico Enrico Letta «vuole regalare il reddito di cittadinanza agli immigrati». È davvero così? Abbiamo verificato e l’ex ministro dell’Interno non dice la verità.
Al momento, per ricevere il sussidio, bisogna essere residenti in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo.
Il Pd, in realtà, ha proposto di ridurre (e non azzerare) il numero di anni di residenza in Italia per poter accedere al sussidio e raggiungere più famiglie che vivono in povertà.
Come dimostra il titolo di un articolo del Tempo condiviso da Salvini nel suo tweet, il leader della Lega fa riferimento ai contenuti del programma elettorale del Partito democratico in vista delle elezioni del 25 settembre. «Proponiamo di ridurre il periodo minimo di residenza in Italia per accedere al reddito di cittadinanza», si legge nel programma.
Ad oggi, tra i vari requisiti per accedere al sussidio, è necessario essere residente in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo. Nel suo programma il Pd non specifica a quanti anni ridurre questo periodo.
Secondo il partito guidato da Letta, il reddito di cittadinanza andrà comunque «opportunamente ricalibrato secondo le indicazioni» elaborate dal Comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza, istituito a marzo 2021 dal Ministero del Lavoro e guidato dalla sociologa Chiara Saraceno.
A novembre 2021, il comitato ha pubblicato dieci proposte per modificare il reddito di cittadinanza, dove, tra le altre cose, si chiedeva di portare il requisito della residenza minima da 10 a 5 anni. Per quale motivo?
Numeri alla mano, in proporzione sul totale, le famiglie povere straniere sono escluse dal reddito di cittadinanza di più rispetto a quelle italiane. Secondo le stime degli economisti Massimo Baldini e Giovanni Gallo, pubblicate a luglio 2021 in un rapporto della Caritas, nel 2020 il 4,4 per cento delle famiglie italiane ha beneficiato di almeno una mensilità del reddito di cittadinanza, a fronte del 6 per cento di famiglie italiane che vivono in povertà assoluta.
Per le famiglie straniere, queste percentuali erano state rispettivamente del 9,5 per cento e del 25,7 per cento.
Il motivo di questa discrepanza – in proporzione, pur essendo di più, le famiglie povere straniere ricevono di meno il reddito di cittadinanza – sta sia nel requisito dei 10 anni, che avvantaggia gli italiani, sia nei criteri del sussidio che penalizzano le famiglie più numerose e con minori, che sono più frequenti nella popolazione straniera.
Questo limite è dovuto al modo in cui è strutturata la cosiddetta “scala di equivalenza”, lo strumento che sulla base di alcuni coefficienti determina la soglia di accesso al reddito di cittadinanza.
Senza entrare troppo nei dettagli, all’aumentare del numero dei componenti di una famiglia, al momento c’è un’eccessiva riduzione del beneficio, rispetto a quello percepito dai nuclei con un solo componente. Tra le altre cose, a novembre 2021 il Comitato ha proposto la revisione di questa scala di equivalenza, idea contenuta anche nel programma del Pd.
Secondo le stime del Comitato scientifico, ridurre da 10 a 5 anni il requisito di residenza permetterebbe di coprire con il reddito di cittadinanza fino a 68 mila famiglie straniere in più, aumentando il costo annuo del reddito di cittadinanza da 8,8 miliardi di euro a 9,1 miliardi di euro (un aumento del 3,2 per cento circa).
Il suggerimento di ridurre il requisito dei 10 anni di residenza (il più alto in Europa, insieme a quello della Danimarca per misure simili al reddito di cittadinanza) è contenuto anche in un rapporto del 2019 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
La proposta del Pd è quella di ridurre (e non azzerare) il numero di anni di residenza in Italia per poter accedere al sussidio e raggiungere più famiglie che vivono in povertà.
Nei prossimi mesi potrebbero esserci novità sul tema dal punto di vista giuridico. Lo scorso 30 maggio, la Corte d’appello di Milano ha infatti ritenuto «rilevante e non manifestamente infondata» la questione di legittimità costituzionale del requisito dei 10 anni di residenza per accedere al reddito di cittadinanza. Al momento non è chiaro quando la Corte costituzionale si esprimerà in merito.
Numeri alla mano, in proporzione sul totale, le famiglie povere straniere sono maggiormente escluse dal sussidio rispetto a quelle italiane.
(da Open)
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Agosto 29th, 2022 Riccardo Fucile
IN UN VIDEO IL CAVALIERE RACCONTA L’ENNESIMA BALLA: L’ITER FU AVVIATO DAI GOVERNI D’ALEMA E AMATO, POI CONCLUSO DAL GOVERNO BERLUSCONI… IN REALTA’ NON E’ MAI STATO ABOLITO MA SOLO SOSPESO
Il 26 agosto, in un video pubblicato sui social, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha dichiarato che «siamo stati noi i soli» ad «abolire il servizio militare obbligatorio» in Italia.
Abbiamo verificato e Berlusconi sbaglia: la scelta di sospendere, e non di «abolire», il servizio militare obbligatorio nel nostro Paese ha riguardato almeno tre governi.
Il servizio militare obbligatorio, infatti, è sospeso dal 1° gennaio 2005, per effetto dell’articolo 1 della legge n. 226 del 23 agosto 2004, ma la decisione era stata avviata già anni prima. In ogni caso, rimane impreciso parlare di abolizione del servizio militare obbligatorio.
In Italia il servizio militare obbligatorio è sospeso dal 1° gennaio 2005, per effetto dell’articolo 1 della legge n. 226 del 23 agosto 2004. All’epoca era in carica il secondo governo guidato da Berlusconi, che però sbaglia nel prendersi tutti i meriti di questo provvedimento: la decisione di sospendere il servizio militare obbligatorio era già stata avviata anni prima.
In base all’articolo 7, comma 1, del decreto legislativo n. 215 dell’8 maggio 2001, la leva obbligatoria sarebbe dovuta essere sospesa a partire dal 1° gennaio 2007, scadenza anticipata di due anni dal secondo governo Berlusconi. Il decreto legislativo in questione era stato approvato dal secondo governo guidato da Giuliano Amato.
L’impegno di sospendere il servizio militare obbligatorio era stato comunque preso con l’articolo 3 della legge n. 31 del 14 novembre 2000. Questa legge era stata presentata in Parlamento a ottobre 1999, dall’allora ministro della Difesa Carlo Luigi Scognamiglio Pasini, del primo governo guidato da Massimo D’Alema.
Il testo era poi stato approvato in via definitiva dal Senato a ottobre 2000, durante il secondo governo Amato (all’epoca il ministro della Difesa era l’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella). §
Il Parlamento aveva così delegato l’esecutivo ad approvare entro un anno un decreto legislativo (quello citato sopra) per sostituire, entro i sette anni successivi, il servizio obbligatorio di leva con «volontari di truppa e con personale civile del Ministero della Difesa».
La sospensione del servizio obbligatorio di leva a partire dal 1° gennaio 2005 è oggi contenuta nel cosiddetto “Codice dell’ordinamento militare”, all’articolo 1929, approvato nel 2010 durante il quarto governo Berlusconi.
In ogni caso, al di là del contributo dei singoli governi, rimane impreciso parlare di abolizione del servizio militare obbligatorio.
In base all’articolo 52 della Costituzione, «il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge», che come abbiamo visto ne ha disposto una sua sospensione. Per abolire definitivamente il servizio militare obbligatorio servirebbe dunque una modifica della Costituzione.
Conclusioni
Silvio Berlusconi ha dichiarato: «Siamo stati noi i soli ad abolire il servizio militare obbligatorio». Il leader di Forza Italia sbaglia. Il servizio militare obbligatorio in Italia è sospeso, e non abolito, a partire dal 1° gennaio 2005. L’introduzione di questa sospensione ha riguardato almeno tre governi, non solo quello di Berlusconi.
(da Open)
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Agosto 29th, 2022 Riccardo Fucile
TREMONTI E TAJANI SI DIVIDONO SULLO SCOSTAMENTO DI BILANCIO
Da un lato c’è Giulio Tremonti, già ministro dell’Economia, oggi candidato con Fratelli d’Italia. Dall’altro c’è Antonio Tajani, già presidente del Parlamento europeo, oggi coordinatore di Forza Italia. Entrambi fanno parte della stessa coalizione di centrodestra che è data per vincitrice da tutti i sondaggi al voto che si terrà tra meno di quattro settimane.
Peccato che, quando si parla di soldi e di come far quadrare i conti in un autunno che si annuncia durissimo, le loro visioni siano quanto meno distanti: se Tremonti giudica “rischioso”, nelle condizioni attuali, uno scostamento di bilancio, per Tajani la preoccupazione per famiglie e imprese deve “venire prima” quella dei conti.
Uno scostamento di bilancio “con l’inflazione e la speculazione in netta ripresa sarebbe una misura molto rischiosa”, afferma in un’intervista a Repubblica l’ex ministro dell’Economia Tremonti. “Alla crisi energetica si somma l’inflazione gravissima. In realtà, siamo davanti alla combinazione drammatica e pure prevedibile della fine della globalizzazione, che ha fra le conseguenze la guerra, e dello svanire dell’illusione finanziaria che ha dominato questo decennio. C’è il pericolo di una recessione, con rilevanti conseguenze sociali e politiche”, sottolinea Tremonti.
“Io credo che oggi – rileva – serva un’azione europea comune, come quella contro la pandemia, che agisca non soltanto sugli extraprofitti delle imprese ma soprattutto sull’extragettito. In sostanza, bisogna scorporare dai costi le imposte di fabbricazione e l’Iva. È un’azione che si può fare subito. Prima ancora di parlare di tetto al prezzo del gas. Sotto il tetto, c’è una casa abitata da demoni”.
Per Tremonti, “ci sono Paesi come l’Olanda che traggono grandi profitti da questa situazione. Bisogna agire anche lì. Partendo da un ragionamento che finora è mancato: ciò che sta accadendo è la combinazione fra l’azione demoniaca della Russia, la speculazione dei mercati e le convenienze degli Stati che sfruttano questo stato di cose, applicando imposte sull’energia come se nulla fosse, salvo parziali e successive restituzioni. Va cambiato questo modo di procedere. Ma non in modo unilaterale, bensì con un’azione forte dell’Europa”.
Sempre a Repubblica il forzista Tajani fa una valutazione diversa. “Draghi ha il nostro pieno sostegno per un intervento d’emergenza contro l’impennata dei prezzi, che eviti alle famiglie di vedersi staccate luce e gas e a migliaia di imprese di chiudere. Siamo pronti a sederci a un tavolo, portando le nostre proposte”. E ancora: “Pensiamo che si possa decidere di far pagare alle imprese e ai cittadini una bolletta pari a quella dell’anno scorso, prima degli aumenti: lo Stato potrebbe farsi carico della differenza. E poi si può abbattere l’Iva sui beni di prima necessità come il pane, la pasta, il latte”.
“È innegabile – osserva Tajani – che abbiamo un problema di debito pubblico, ma non possiamo far chiudere migliaia di piccole e medie imprese. Non dico che dobbiamo arrivare all’helicopter money, ma la preoccupazione per una crisi che mette in difficoltà anche le famiglie borghesi, viene prima di quella per i conti. Aggiungo che bisognerà anche ridurre i consumi e abituarsi a risparmiare un po’”, ha spiegato. “L’Europa, che non deve perdere tempo. Convocare la riunione dei ministri dell’energia a metà settembre rischia di essere un po’ tardi. L’Ue deve intervenire imponendo un prezzo al tetto del gas e bloccando le contrattazioni sulla borsa del gas di Amsterdam per evitare anche speculazioni, di Paesi europei e non”.
(da agenzie)
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