Agosto 17th, 2022 Riccardo Fucile
SI CHIAMA “CONCORRENZA INTERNA” E ALIMENTA L’IDEA DEL CAOS NEL CENTRODESTRA
A questo punto soltanto il centrodestra può fermare il centrodestra? Un dubbio che non è ancora entrato nella discussione pubblica e tuttavia serpeggia nei concitati preliminari di questa campagna elettorale. Il dubbio per ora è restato sotto traccia, ma è alimentato da alcuni segnali, “scritti” in sondaggi che restano riservati.
La principale ragione che potrebbe insidiare la marcia trionfale del centrodestra ha un nome: concorrenza. Concorrenza interna, tra alleati. Certo legittima, ma insidiosa se esercitata in modo “selvaggio” da parte chi pensa di aver già vinto e dunque ritiene di potersi concedere qualche incursione tra gli elettori “comuni”.
Da settimane, da parte dei “punti vendita” più piccoli del centrodestra, Lega e Forza Italia, si ripropone una campagna a tutto volume, con l’offerta di prodotti allettanti, ma a buon mercato.
Un’offerta che può garantire qualche piccolo e legittimo incasso a chi lo propone ma ad un costo alto: ridurre l’appeal dell’offerta dell’intera “catena distributiva” del centrodestra.
È un sospetto coltivato non soltanto nel quartier generale di Giorgia Meloni: le ultime sortite di Matteo Salvini e di Silvio Berlusconi – sui migranti, su Mattarella, sulle assoluzioni – studiate e lanciate per riconquistare elettori per le insegne di partito, hanno un tratto comune: finiscono per alimentare l’idea di uno schieramento nel suo complesso destabilizzato.
Ma esattamente questa è l’unica, vera partita che il Pd alla fine si giocherà sull’elettorato flottante: cari italiani, se vi affidate alla destra, metterete a rischio il vostro futuro, un futuro già in pericolo per le malattie, le guerre, l’inflazione, tutte insidie che hanno bisogno di certezze, non di ulteriori ansie. E tantomeno di strappi con l’Europa.
Certo, le intenzioni di voto al momento non sembrano lasciare spazio a dubbi.
Gli istituti di sondaggio più seri indicano un vantaggio per il centrodestra che si attesta sui 15-16 punti, un distacco quasi incolmabile. I sondaggi convergono anche nella definizione dei pesi interni alla coalizione: i Fratelli d’Italia raccolgono una percentuale (22-23 per cento), pari alla somma degli altri due alleati.
Un rapporto di forza mai registrato nel corso della Seconda Repubblica, men che mai quattro anni fa, quando la somma delle percentuali di Lega e Forza Italia (31 per cento) era sette volte superiore a quella del partito della Meloni (4,4 per cento).
Tutte le intenzioni di voto attribuiscono a Forza Italia una percentuale ad una cifra, talora più vicina al 5 che al 10 per cento. La Lega per ora non soltanto è lontana anni luce dal 34,3 per cento delle Europee, ma si attesta anche al di sotto del 17,3 delle Politiche del 2018.
Davanti a numeri così scoraggianti, nei giorni scorsi il leader della Lega è sbarcato a Lampedusa, alla “caccia” di migranti. Un modo per risvegliare un’ostilità mai sopita in una parte di popolazione italiana. Mai sopita ma temporaneamente rimossa, sovrastata da altre preoccupazioni, più immediate. Silvio Berlusconi, da parte sua, non si è limitato a cavalcare la battaglia del presidenzialismo ma ci ha aggiunto un argomento destabilizzante: le possibili dimissioni del Capo dello Stato.
E ha ripreso la sua battaglia sulla giustizia, con una proposta sulle assoluzioni che, al di là della ovvia sostenibilità, allude ad un “tana libera tutti”, che piace ad una parte del suo elettorato ma rischia, una volta ancora, di intaccare il monte-consensi della sua coalizione.
Dalle rilevazioni riservate di uno dei due principali istituti di sondaggi, dopo l’escursione a Lampedusa la Lega ha recuperato un punto, ma nonostante questo progresso, nel suo complesso il centrodestra va indietro.
Dunque, sale uno dei tre partner ma a un costo caro: la squadra arretra. Per ora non c’è stato il tempo di testare le ultime sortite berlusconiane, ma è possibile che la farraginosa retromarcia sulla richiesta di dimissioni per Mattarella, finisca per alimentare il sospetto che gli avversari cavalcheranno: “Attenti a quei tre, con loro rischiamo il caos…”, che è esattamente la parola usata da Carlo Calenda.
Certo, gli avversari del centrodestra soffiano sul fuoco dell’allarmismo e in ogni caso non è affatto detto che il Pd saprà alimentarlo, toccando i tasti “giusti”.
Ma per il momento tutti i partiti faticano a imparare la lezione suggerita da Alessandra Ghisleri di Euromedia Research, uno degli istituti di sondaggi che notoriamente fanno tendenza: “La pandemia, la guerra, l’inflazione incoraggiano una grande insofferenza per le narrazioni generiche e invece cresce un gran bisogno di concretezza, di misure ben dettagliate. Mi devi spiegare come vuoi fare quella legge, da dove prendi i soldi per non fare salire il debito”.
(da Huffingtonpost)
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Agosto 17th, 2022 Riccardo Fucile
L’EX SINDACO DI LAMPEDUSA SMONTA, PUNTO PER PUNTO, IL TORMENTONE ELETTORALE DI FDI
Il vecchio adagio “repetita iuvant” non vale se si parla di campagna elettorale. Perché nonostante le evidenti impossibilità (anche legali) di realizzare un “blocco navale” per porre un freno allo sbarco di migranti che attraversano il Mediterraneo per arrivare in Europa fuggendo da guerre (anche quelle mediaticamente meno coperte) e da carestie, Giorgia Meloni continua a martellare con questo slogan.
Si sa che le promesse, prima delle elezioni, lasciano il tempo che trovano, ma su temi delicati come l’immigrazione, è fin troppo facile andare a solleticare i pancini sensibili di parte degli italiani.
E oggi l’ex sindaco di Lampedusa, Totò Martello, ha offerto una piccola lezione gratuita di geopolitica alla leader di Fratelli d’Italia.
Già nel corso delle precedenti settimane, con un approfondimento ad hoc, avevamo spiegato i motivi per poter gettare nel cestino delle mere promesse elettorali il grido “blocco navale” che Giorgia Meloni continua a ripetere da anni. Quella “soluzione” venne già rispedita al mittente dal senatore ed ex Capitano di Fregata Gregorio De Falco che spiegò come l’articolo 42 dello Statuto delle Nazioni Unite etichettasse il tutto come un atto di guerra: “È un’azione militare finalizzata ad impedire l’accesso e l’uscita di navi dai porti di un Paese o di un territorio. Esso non è consentito al di fuori dei casi di legittima difesa. Il blocco navale è un atto di guerra, fosse pure fatto in accordo con qualche autorità libica o di altro Paese, ed alla guerra non è certo estranea la morte”.
Già questo potrebbe bastare per smentire la classica trovata propagandistica della leader di Fratelli d’Italia sui migranti.
Ma Totò Martello ha provato a spiegare a Giorgia Meloni la situazione (anche utilizzando una mappa per una più facile comprensione) mettendo nero su bianco tutti quelle cose che la probabile prossima Presidentessa del Consiglio non dice quando continua a ripetere a iosa “Blocco navale subito”.
“La signora Giorgia Meloni continua a parlare di “blocco navale davanti le coste del Nordafrica per fermare le imbarcazioni di migranti”: considerato che solo tra Tunisia e Libia ci sono quasi 3.000 chilometri di costa, ha fatto il conto di quante navi e motovedette servirebbero?”.
Un dettaglio tecnico, disegnato anche in una cartina geografica a mo’ di Risiko per mostrare l’ampio chilometraggio dello spazio del Mediterraneo che dovrebbe essere occupato da pattugliatori italiani fissi. Ma c’è anche di più. Molto di più.
“Al di là del fatto che bisognerebbe preventivamente stipulare un accordo con gli Stati interessati e che una misura simile dovrebbe avere il benestare (quantomeno improbabile) dell’Unione Europea, Meloni può spiegare materialmente come intende farlo, questo famigerato blocco? Vuole piazzare un numero indefinito di navi italiane di fronte le coste africane 24 ore su 24, ed appena viene avvistato un barchino che succede? Gli espongono la paletta, gli dicono con un megafono “tornate indietro…!”, e se loro invece vanno avanti che fanno, gli sparano? Ma qualcuno le ha spiegato che in mare vigono regole che non possono essere ignorate? Le mie sono domande serie, perché questo è un tema serio. Vorrei che la signora Meloni spiegasse nei dettagli agli italiani in cosa consiste la sua idea: perché lo slogan “mettiamo le navi davanti le coste africane e li blocchiamo lì” può andare bene durante una partita a Risiko, ma se questo è il cavallo di battaglia della campagna elettorale della destra, allora dovrebbe rispondere alle semplici domande che ho appena fatto. Altrimenti vorrebbe dire che quello del blocco navale è solo uno slogan irrealizzabile, e che sta prendendo in giro gli italiani”.
Ci sono, infatti, accordi internazionali e sovranazionali (come quelli con l’Unione Europea di cui l’Italia fa parte). Poi, anche se Martello non ha fatto riferimento a ciò, c’è anche il tema della cosiddetta “legge del mare” che obbliga le imbarcazioni (che siano private, pubbliche, di una Ong o delle forze dell’ordine) a soccorrere gli esseri umani rimasti in balia delle onde. Eppure Giorgia Meloni ogni mattina si alza e grida “Blocco navale”.
(da NextQuotidiano)
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Agosto 17th, 2022 Riccardo Fucile
CRESCONO LE QUOTAZIONI DI FABIO PANETTA, MA LA PARTITA VERA SARANNO ENI, ENEL E LEONARDO
Non ci sono solo le voglie di presidenzialismo o le diverse ricette con cui far digerire la flat tax agli italiani, tra gli obbiettivi di un centrodestra che i sondaggi danno per vincente alle elezioni del 25 settembre. Si comincia anche a parlare di poteri economici e della strategia più adatta a occupare le poltrone chiave che controllano gli snodi più importanti delle società a partecipazione pubblica.
Questa volta, nel cosiddetto spoil system , c’è una novità in più. A dare le carte, infatti, potrebbe essere la rappresentante di un partito che finora è stato sempre ai margini delle spartizioni, e cioé Giorgia Meloni, che a quanto si dice pare abbia tutta l’intenzione di avanzare le sue pretese anche su questo fronte.
Il suo consigliere più ascoltato in questo campo, di cui si fida molto, è anche il suo compagno di partito e co-fondatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa, che in fatto di nomine ne ha viste passare parecchie essendo stato anche ministro della Difesa del governo Berlusconi IV, dal 2008 al 2011.
I ragionamenti, in questi giorni, ruotano intorno alla scelta del nome cui affidare, nel caso di vittoria, la casella più delicata della compagine governativa, quello del ministero dell’Economia.
In molti scommettono su un ritorno in campo di Giulio Tremonti, già ministro plenipotenziario dei governi Berlusconi, ma stanno salendo molto le quotazioni di Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce e nome che avrebbe consigliato Draghi alla stessa Meloni in una conversazione riservata.
Panetta sicuramente assicurerebbe credibilità internazionale all’Italia, rassicurando le cancellerie europee, ma alcuni osservatori sconsigliano di lasciare vacante in questo momento la poltrona nel comitato esecutivo Bce poiché non si può essere sicuri che possa essere riservata a un altro italiano.
Panetta potrebbe anche scegliere di restare a Francoforte un altro anno e mezzo per poi essere uno dei principali candidati alla guida della Banca d’Italia dopo Ignazio Visco.
Ma il piano che si sta elaborando tra gli esponenti del centrodestra non si ferma alla casella del ministro dell’Economia. Il braccio armato più importante è sicuramente rappresentato dalla Cassa Depositi e Prestiti, istituzione che gestisce il risparmio privato postale e il cui bilancio non rientra nel perimetro della pubblica amministrazione.
In un’ottica di un ritorno a una politica economica più statalista – che Fratelli d’Italia potrebbe invocare anche prendendo come esempio la vicina Francia del moderato Macron, che ha appena nazionalizzato Edf e che vorrebbe una Air France in volo su Ita – poter disporre della Cdp come cinghia di trasmissione verso le partite calde dell’economia può rappresentare un vantaggio.
Un antipasto in questo senso lo si è visto nei giorni scorsi con Meloni che cerca di fermare la privatizzazione di Ita e che fa filtrare il piano alternativo per Tim e la rete unica.
Tuttavia, secondo altri osservatori, sostituire l’ad di Cdp Dario Scannapieco, nominato dal governo Draghi neanche un anno e mezzo fa e con metà mandato ancora da compiere rappresenterebbe una discontinuità troppo forte anche per un centrodestra in cerca di rivincite.
Sicuramente Scannapieco, funzionario tutto d’un pezzo formatosi al Tesoro e alla Bei, non parla la stessa lingua di Meloni e Salvini, non avendoli neanche mai incontrati in occasione della sua nomina.
E una eventuale richiesta di intervento della Cassa in partite molto targate politicamente, come per esempio Ita, potrebbero provocare rotture insanabili.
In questo scenario il Tesoro e la Cdp sarebbero poi l’antipasto in attesa del piatto forte, le nomine nei colossi Eni, Enel, Leonardo, Poste della primavera 2023.
E qui il ribaltone potrebbe essere totale, anche se la posta in gioco è molto alta. Con la guerra russo-ucraina ancora in corso diventa sempre più importante avere, soprattutto nel campo dell’energia e della Difesa, campioni aziendali di caratura europea.
E il ruolo di Eni, Enel e Leonardo sarà sicuramente cruciale in una partita in cui scenderanno in campo le aziende francesi e tedesche.
(da La Repubblica)
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Agosto 17th, 2022 Riccardo Fucile
“PER I TEDESCHI PARLARE DI BLOCCO NAVALE E’ INCONCEPIBILE”
«Che il tempo di Mario Draghi fosse giunto al termine e che lui sembrasse stanco si era capito già dal G7 di Elmau, e il cancelliere tedesco Scholz non ne aveva fatto mistero con il suo entourage. Scholz è stato inoltre fra i leader europei che hanno pregato Draghi di restare alla guida dell’Italia, ma oggi, di fronte alla campagna elettorale, gli unici che devono esprimere la loro opinione sono gli italiani».
A parlare è Giovanni di Lorenzo, direttore del settimanale tedesco Die Zeit, che oggi vende oltre 620 mila copie ed è uno dei pochi giornali che negli ultimi due anni ha aumentato la tiratura, in controtendenza assoluta con la crisi del giornalismo europeo.
Profondo conoscitore della politica tedesca e attento osservatore del nostro Paese, Di Lorenzo individua per la Germania un’unica prospettiva davvero irrinunciabile rispetto alla situazione italiana: «”Pacta sunt servanda”, l’Agenda Draghi è un punto fermo».
Che cosa significa per la Germania un’Italia guidata da una coalizione di centrodestra e una forte presenza di Fratelli d’Italia?
«La cosa un po’ spaventa, ma finora a livello politico è stata rimossa, in parte perché la Germania è presa dalle discussioni interne, sui temi dell’energia e delle diseguaglianze, poi per le vacanze, ma soprattutto perché il governo tedesco non vuole intromettersi in una campagna in cui anche l’intervento più banale può essere catalogato come interferenza da parte di potenze straniere».
Nei giorni scorsi è stata diffusa in più lingue una condanna di Giorgia Meloni al fascismo e alle leggi razziali. Siamo di fronte a una destra moderna?
«Senz’ altro il messaggio è stato captato, ed è vero che quello che si sente nei toni della Meloni è più moderato di quanto dice ad esempio l’Afd tedesca, ma tutto ciò che riguarda il passato fascista o nazista, sia in versione light sia in versione edulcorata, in Germania è sempre visto con molto allarme. L’altro giorno, in un’intervista alla Faz, Meloni ha definito Fratelli d’Italia un partito conservatore e lei stessa si è dichiarata “non antitedesca”, anche questo può essere letto come messaggio distensivo».
Quali sono gli elementi che possono contribuire a un distacco dell’Italia dal gruppo di testa europeo?
«Se un distacco del genere ci fosse, potrebbe partire soltanto da un’iniziativa italiana, e avvenire con le modalità di quello ungherese, con limitazioni alla libertà di stampa e leggi in contrasto con le direttive comunitarie. Ma al momento mi sembra che anche Meloni non voglia staccarsi dall’Europa né dalla Nato».
Il blocco navale come metodo di contrasto alle migrazioni che tipo di reazione potrebbe suscitare in Germania?
Quello dei profughi sarà un tema molto scottante nei prossimi anni, anche perché la Germania si fa carico di un numero di migranti molto maggiore di quello dell’Italia, che pure è una terra di sbarco. Più che di blocchi bisognerebbe parlare di ripartizioni e di responsabilità. Meloni parla di hotspot in territorio africano e chiede di distinguere chi scappa dalle guerre dai migranti economici, per cui ritiene vada chiesto il rimpatrio. Per l’opinione pubblica tedesca un’opzione del genere, con tutte le conseguenze che il rimpatrio comporta per le persone, sarebbe inaccettabile».
Vede il rischio di un’Italia che prenda decisioni economiche autonome rispetto al disegno comunitario? Ad esempio sul debito, o sulle modalità di accesso ai fondi del Pnrr?
«Quella è la vera paura dei tedeschi: la Germania continua a guardare con preoccupazione all’indebitamento e allo spread, consapevole che la nuova politica della Bce porta vantaggi all’Italia».
Il governo tedesco si aspetta un proseguimento dell’agenda Draghi?
«Sì, qui l’aspettativa è chiara: “pacta sunt servanda”. Sia sul fronte economico sia sul fatto che bisogna mantenere unita l’Europa di fronte all’aggressione russa, l’ipotesi che l’Italia possa rimanere fuori è un fattore che spaventa moltissimo».
Dall’America alla Francia l’onda populista torna a lambire l’Europa. Perché?
«Il fenomeno dell’andare a destra in tempi di crisi è un fenomeno internazionale, credo che i partiti e gli establishment della sinistra debbano fare molta attenzione a non rafforzare ulteriormente la spaccatura che c’è nella società, perché è un dato che nel momento in cui le ingiustizie o i conflitti sociali o le paure aumentano, la sinistra non ne approfitta mai. Dovrebbe cercare un messaggio integrativo, e allo stesso tempo non perdere l’elettorato di riferimento».
Che margini ci sono invece per il centro e i moderati?
«Se guardiamo alla Cdu tedesca, dopo un passaggio all’opposizione si è molto rafforzata, è primo partito nei sondaggi e ha vinto due importanti elezioni regionali, in Schleswig Holstein e Nordreno Westfalia. Il centro moderato vince però se ha un messaggio chiaro».
Qual è stato il messaggio che ha fatto vincere l’Spd l’ultima volta?
«La parola chiave è stata “Rispetto” per le fasce che erano state più colpite dagli scompensi sociali e la misura vincente è stata quella sul salario minimo. È stata una campagna elettorale semplice ed efficace, so che anche qualche partito italiano, in particolare il Pd, ha chiesto in questi giorni qualche consiglio ai colleghi tedeschi».
(da La Stampa)
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Agosto 17th, 2022 Riccardo Fucile
BASTA CON LA PALLA DELLA DECONTRIBUZIONE PER LE IMPRESE CHE ASSUMONO: DAL 2020 QUESTA LEGGE ESISTE GIA’ MA LE ASSUNZIONI NON CI SONO STATE… E LE TRUFFE SUL REDDITO DI CITTADINANZA SONO INFERIORI A QUELLE DELLE IMPRESE CHE HANNO AVUTO SUSSIDI COVID SENZA AVERNE TITOLO
Per anni è stato un mantra delle campagna elettorali del centrodestra, con Silvio Berlusconi battitore libero della promessa (tra le tante) del “milioni di posti di lavoro” con lui al governo.
E oggi a battere sullo stesso tasto è la leader di Fratelli d’Italia che – esattamente come fece il numero uno di Forza Italia – non fornisce alcuna indicazione concreta sul dove reperire le risorse per dare un contributo alle aziende per le assunzioni. E, nel mare magnum della propaganda, è immancabile l’affondo di Giorgia Meloni contro il reddito di cittadinanza.
In un video pubblicato su tutti i suoi canali social, la Presidente di Fratelli d’Italia sostiene che quella misura di sussidio (approvata durante il governo M5S-Lega, quindi dal suo alleato elettorale Matteo Salvini, all’epoca dei fatti anche vicepremier del governo Conte-1) sia stata solamente una spese inutile per le casse dello Stato.
La realtà è che, come sottolineato da molti esperti nel corso di questi tre anni dalla sua approvazione, il reddito di cittadinanza ha funzionato a metà.
La prima fase, quella del supporto ai soggetti e alle famiglie fragili, ha funzionato fin dall’inizio. Per quel che riguarda i suoi effetti sull’occupazione in Italia, il peso specifico del provvedimento non ha prodotto gli effetti sperati. Insomma, la macchina si è ingolfata. E per questo Mario Draghi, prima della caduta del suo governo, aveva più volte sottolineato come questa misura dovesse essere modificata e ricalibrata. Ma non cancellata. E la stessa idea uscì dalla bocca di Matteo Salvini che, durante il governo guidato dall’ex governatore della Banca Centrale Europea (ma anche prima), sostenne che la misura andava rivista. Ma non cancellata.
Il problema erano (e lo sono tuttora) le truffe. Perché centinaia di non aventi diritto hanno ottenuto comunque l’accesso a questa misura di sussidio. Insomma, i problemi ci sono stati e ci sono.
Ma la Giorgia Meloni contro reddito di cittadinanza, come pensa di colmare quel gap? Offrendo posti di lavoro a tutti? Riducendo i costi a carico delle aziende? Eppure è ancora in vigore un provvedimento datato 1° gennaio 2020: l’esonero contributivo per l’assunzione di giovani (under 36) a tempo indeterminato.
“Al fine di promuovere l’occupazione giovanile stabile, la legge di bilancio 2021 ha previsto un esonero contributivo, per i datori di lavoro privati, per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato effettuate nel 2021 e nel 2022. L’esonero è riconosciuto nella misura del 100%, per un periodo massimo di 36 mesi, nel limite massimo di importo pari a 6.000 euro annui con riferimento ai lavoratori che, al momento della prima assunzione incentivata, non abbiano compiuto il trentaseiesimo anno di età”
Uno strumento per garantire un’occupazione più stabile, a costi praticamente azzerati (per i primi tre anni) a carico dell’imprenditore, già esiste. Eppure non c’è stata una moltiplicazione delle conversioni dei contratti in esseri sfruttando questa iniziativa ancora in vigore.
Quindi non restano che le promesse elettorali. Come quella di Giorgia Meloni.
(da agenzie)
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Agosto 17th, 2022 Riccardo Fucile
LA STORIA E’ STATA RACCONTATA DALLA SCRITTRICE CAROLA FLAUTO
Spesso e volentieri ci troviamo a raccontare e denunciare episodi di intolleranza o discriminazione (per sesso, provenienza geografica o colore della pelle). Fatti reali che accadono nel quotidiano in Italia e che fanno sempre tenere alta l’attenzione su alcune derive dialettiche che poi sfociano in atti di pura violenza (come il caso dei trapper che hanno insultato e rapinato un operaio alla stazione ferroviaria di Carnate). Sappiamo bene che gli italiani non sono solamente questo e la storia che arriva dalla spiaggia libera di Scauri, in provincia di Latina, è l’emblema di come ci sia una maggioranza silenziosa in grado di compiere gesti favolosi.
A raccontare questa vicenda, condita da una testimonianza fotografica, è stata la scrittrice e docente Carola Flauto:
“Spiaggia di Scauri, agosto 2022, lei si chiama Teresa ha poco meno di 30 anni, due figli adolescenti e in braccio una bimba nera di circa 18 mesi, si chiama Sonia. Mi guardo attorno e cerco sua madre. Ma donne africane nemmeno l’ombra. Teresa avrà forse un compagno africano, con cui ha avuto la bimba, penso, ma non è possibile perché Sonia sarebbe stata mulatta e non nero ebano. La bimba ha treccine annodate da mani di donna africana. Gioca e scherza sulla spiaggia con Teresa e i suoi figli. Teresa prepara l’asciugamani per avvolgerla subito dopo il bagnetto, le toglie il costumino bagnato, le mette il pannolino, le da la pappa e poi l’addormenta all’ombra, nel passeggino. Sono curiosa di sapere qual é il legame tra la bimba ebano e Teresa con la sua famiglia. E così mi avvicino ed ammirando Sonia, che dorme appaciata e serena, cerco di sapere.
“La madre è una giovane donna del Senegal che lavora sulle spiagge, vende abiti, fa treccine, e Sonia andava in giro con lei sotto al sole tutto il giorno.” dice Teresa “così pian piano la tenevamo noi, un giorno, poi due, poi tre. Prima per qualche ora, poi la bimba era contenta e così la madre me l’ha affidata.”
Teresa e la sua famiglia fa vacanza a Scauri e tiene con sé la bimba, lasciando sua madre serena nel suo lavoro stancante e Sonia fa la bimba, con i tempi… suoi tempi. Gioca amata da Teresa e dai suoi figli. Tutta la spiaggia collabora e lei è allegra e sorridente passa di braccia in braccia, come ad una festa tutta per lei. La sera Teresa la riporta alla madre. Sonia piange, il più delle volte, perché vorrebbe restare con Teresa.
“Ma lei è la madre” dice Teresa “é giusto che stia con lei la sera, a lavoro finito”. Una storia di solidarietà, una cura al contrario non un immigrata che cresce i figli della signora bianca al mare, ma una famiglia napoletana che gratuitamente cresce una bambina figlia di immigrati. Questa storia é un esempio di amore senza confini e senza pregiudizi”.
Una bella storia che arriva dalla spiaggia di Scauri. Bella perché vera e autentica. Perché quella bimba è stata, di fatto, adottata da tutti in quella spiaggia libera con i presenti che hanno deciso di aiutare la donna nel modo più semplice possibile.
(da agenzie)
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Agosto 17th, 2022 Riccardo Fucile
“PERCHÉ IL PD? MI RICONOSCO NEI VALORI DI QUESTA FORMAZIONE POLITICA. SONO ISCRITTO AL CIRCOLO DI LONDRA DA 6 ANNI”
È stato tra i virologi-star protagonisti della pandemia, una delle voci più critiche sulla gestione della seconda ondata di Covid-19.
Cambia settore, ma il campo in cui si muoverà, garantisce, rimarrà quello della scienza.
Andrea Crisanti, 67 anni, microbiologo e direttore del dipartimento di microbiologia molecolare dell’Università di Padova, già ricercatore all’Imperial College di Londra, sarà capolista per il Partito democratico nella circoscrizione Europa al Senato.
Professor Crisanti, nel 2020, Pd e Movimento 5 Stelle le chiesero di candidarsi nel collegio suppletivo Verona Nord. Lei rifiutò, dicendo che si sentiva più utile come ricercatore. Cosa le ha fatto cambiare idea?
«In una situazione come quella che sta vivendo l’Italia – di emergenza economica, sanitaria e sociale – penso che ci sia bisogno dell’impegno dei tecnici in politica. Nessuna decisione basata sui dati è neutrale, serve una sensibilità sociale per poterla applicare. Il parere della scienza non è stato ascoltato a sufficienza, pur in una fase in cui il suo contributo è fondamentale. È questo il motivo della mia candidatura».
Perché con il Pd?
«È il risultato di una reciproca stima e fiducia. Dopo tre settimane di confronto, ho accettato di candidarmi perché mi riconosco nei valori di questa formazione politica. Sono iscritto al circolo di Londra da 6 anni».
La sua è stata una voce di riferimento, e al contempo tra le più critiche, durante la pandemia, in particolare nella seconda ondata.
«Questo perché le scelte di contenimento erano fondamentalmente sbagliate, prese senza tenere in considerazione i dati. Basti pensare che la Regione Veneto ha acquistato centinaia di migliaia di tamponi sulla base di una valutazione scientifica falsa».
Resta centrato sul Veneto, di cui ha criticato il governatore Luca Zaia, ma scende in campo in Europa.
«L’attenzione rimane anche a livello locale. Mi sento onorato dal collocamento in Europa, perché racconta molto della mia storia familiare. Ho vissuto per 30 anni all’estero e non sarei chi sono oggi senza il contributo che mio zio, partito per l’America, mi diede, permettendomi di studiare».
Ha contestato anche le decisioni del ministero guidato da Speranza, che ora fa parte del suo stesso campo.
«Sull’operato di Speranza non ho mai fatto polemica. Penso che sia stato vittima di un sistema fatto di tecnici scelti prima del suo arrivo sulla base di appartenenze politiche e lottizzazioni».
Quale giudizio dà alla riforma sanitaria che ha avviato?
«Penso che l’Italia abbia bisogno di una riforma sanitaria strutturale. Le università e gli istituti di ricerca scientifica dovrebbero essere dissociati dal sistema sanitario nazionale. Perseguono obiettivi diversi: il sistema sanitario nazionale deve fornire a tutti i cittadini assistenza tempestiva, efficace e in linea con linee guida nazionali e internazionali; l’università investigare e sperimentare nuovi approcci terapeutici. In Italia ancora non si fa ricerca clinica all’avanguardia».
L’infettivologo Matteo Bassetti si è detto disponibile a fare il ministro, ma non a candidarsi. Che cosa ne pensa?
«Bassetti è una brava persona, non commento le sue scelte. Penso però che chi ambisce a fare il ministro con un ruolo tecnico debba mettersi in gioco e cercare i voti».
C’è chi la accusa di sfruttare la visibilità acquisita con la pandemia. Matteo Salvini ha commentato la sua candidatura con un tweet in cui la chiama «tele-virologo».
«Penso che Salvini sia un tele-mistificatore, con tutte le bugie che ha detto agli italiani. Coloro che lo votano sono come galline che vanno a pranzo con la volpe. Io non ho sfruttato nulla. Ho preso sempre posizioni che riflettevano personali convinzioni, avendo come unico punto di riferimento la mia integrità professionale».
Per quali battaglie si mette a disposizione?
«Penso di poter dare un contributo importante con l’esperienza maturata in campo sanitario, scientifico e nella ricerca. Ci sono poi tematiche che riguardano il livello di rappresentanza degli italiani residenti all’estero, davvero ridicolo. È un dato a cui va posto rimedio. Ma la vera sfida è il recupero delle persone che si sentono emarginate e non hanno speranza nel futuro».
Alle comunali, a Padova, suo figlio si è candidato con una lista civica di centrosinistra. Anche lui l’ha spinta a scendere in campo ora?
«In questa scelta convinta sono supportato da mia moglie Nicoletta e naturalmente da mio figlio Giulio. A loro mi unisce un profondo sentimento di solidarietà e di valore verso la cosa più giusta» .
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 17th, 2022 Riccardo Fucile
“CI VUOLE PIU’ SICUREZZA”… MA LA POLIZIA LOCALE DIPENDE DA LUI, QUALCUNO GLIELO SPIEGHI
Una scena che, pur con esito differente, ha ricordato uno degli spezzoni più iconici della saga del pensionato ragionier Ugo Fantozzi.
Due persone, presumibilmente piuttosto giovani, questa mattina hanno sfrecciato lungo le acque del Canal Grande a solcandole con un paio di sci d’acqua a motore a Venezia.
Il filmato di questa “bravata” è stata pubblicata dallo stesso sindaco Luigi Brugnaro che, per non farsi mancare nulla, ha utilizzato questo episodio per fare anche campagna elettorale (anche se lui non sarà candidato alle Politiche del 25 settembre).
Il filmato è piuttosto laconico: si vedono due giovani che vengono trainati da un mezzo a motore mentre solcano le acque del Canal Grande e Venezia. Entrambi viaggiano sulla superficie del corso, grazie ai rispettivi sci d’acqua. E Brugnaro ha deciso di etichettarli così.
“Ecco due imbecilli prepotenti che si fanno beffa della Città… chiedo a tutti di aiutarci a individuarli per punirli anche se le nostre armi sono davvero spuntate… servono urgentemente più poteri ai Sindaci in tema di sicurezza pubblica! A chi li individua offro una cena!”.
Ovviamente, la richiesta di “più poteri ai Sindaci in tema di sicurezza pubblica” può tranquillamente essere messa nel cassetto delle boutade di stampo elettorale.
I sindaci hanno a disposizione la Polizia Locale che poteva intervenire – nel più classico degli “hic et nunc” – per porre un freno a quell’iniziativa vietata con gli sci d’acqua Venezia.
Ci sono regolamenti che, infatti, sono comunali e legiferano all’interno dei territori per quel che concerne la pubblica sicurezza.
E, di fatto, poche ore dopo i due sono stati individuati. Non si trattava di sci d’acqua, ma di piccole tavole da surf a motore. E, come consentito dai loro poteri, è stata la stessa Polizia Municipale a identificarli, individuarli e sequestrare quel “mezzo”.
Dunque, Brugnaro non dovrà pagare una cena ai cittadini, come promesso in caso di aiuto per l’individuazione
(da agenzie)
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Agosto 17th, 2022 Riccardo Fucile
MA LA CORTE COSTITUZIONALE SI E’ GIA’ PRUNUNCIATA NEL MERITO E NON SI PUO’ FARE
Silvio Berlusconi ritorna su un suo vecchio cavallo di battaglia: “Oggi cominciamo a parlare di giustizia. In Italia migliaia di persone ogni anno vengono arrestate e processate pur essendo innocenti. Il processo è già una pena, che colpisce l’imputato, ma anche la sua famiglia, i suoi amici, il suo lavoro. Per questo non deve trascinarsi all’infinito, in appelli e controappelli. Quando governeremo noi, le sentenze di assoluzione, di primo o di secondo grado, non saranno appellabili”.
“Un cittadino – una volta riconosciuto innocente – ha diritto di non essere perseguitato per sempre” scrive su Facebook Silvio Berlusconi, il leader di Forza Italia, nella sua pillola quotidiana.
Immediata la reazione dell’Anm.
“La questione era stata affrontata dal legislatore nel 2006 con la legge Pecorella e la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima quella legge” commenta il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia. “Ci sono principi costituzionali – sottolinea – che devono essere necessariamente rispettati. Il tema può essere discusso ma non rappresento nei termini che ho letto, ossia che migliaia di persone siano ingiustamente sotto processo. Questo non rende giustizia al difficile lavoro dei tribunali e del corti nell’accertamento della verità dei fatti”.
(da agenzie)
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