Agosto 12th, 2022 Riccardo Fucile
POLITICA, AFFARI E GREMBIULINI…CADUTO DRAGHI, “BISI” È PRONTO A DIVENTARE LUI IL GIAVAZZI DI GIORGIA, CON I NOMI GIUSTI PER OGNI ORGANIGRAMMA
Se Giorgia Meloni vincerà le elezioni del 25 settembre salirà per prima al Colle e indicherà al presidente della Repubblica il nome a cui affidare l’incarico di formare il nuovo governo: il suo.
A rassicurare i mercati, i poteri italiani e i circoli internazionali ci stanno pensando da tempo i tre tutori che le stanno preparando la strada
Sono tre democristiani doc con radici nella Prima Repubblica: Guido Crosetto, Fabrizio Palenzona, Luigi Bisignani.
Ovvero politica, affari e grembiulini, ben dosati e shakerati.
Guido Crosetto era passato da Forza Italia, ma per lui la politica era la Dc, di cui fu segretario regionale del movimento giovanile e responsabile nazionale della formazione, nonché consigliere economico del presidente del Consiglio Giovanni Goria.
La bugia sulla sua laurea in Economia e commercio, dichiarata ma mai conseguita, non gli ha rallentato la carriera politica né l’ascesa nel settore più delicato dell’industria italiana, quello delle armi: è presidente dell’Aiad, la federazione delle aziende italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza; e di Orizzonte Sistemi Navali, joint venture tra Fincantieri e Leonardo specializzata in sistemi ad alta tecnologia per la gestione integrata dei sistemi d’arma. Ambientini frequentati da gente che conta davvero, punto d’incontro tra impresa, politica, geopolitica e servizi segreti.
Gemello diverso di Crosetto è Fabrizio Palenzona. Stessa militanza nella Dc in Piemonte, ha poi un percorso politico più tortuoso
Diventò socio, nel consorzio di camionisti Unitra, di Marcellino Gavio poi da Camionista si fece Banchiere fino a diventare vicepresidente di Unicredit e consigliere di Mediobanca. Fraterno amico del super-massone Giancarlo Elia Valori, Palenzona ha avuto rapporti altalenanti con Luigi Bisignani
“Bisi” è stato dal primo giorno un feroce avversario di Mario Draghi, del suo governo e del suo consulente Francesco Giavazzi, reo di aver “infarcito di uomini senza storia e di modesti dirigenti della Cassa Depositi i consigli d’amministrazione delle società a partecipazione statale”.
Ora, caduto il Migliore, “Bisi” è pronto a diventare lui il Giavazzi di Giorgia, con i nomi giusti per ogni organigramma.
(da il “Fatto quotidiano”)
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Agosto 12th, 2022 Riccardo Fucile
IL SUO PROGRAMMA E LA SUA VISIONE DEL MONDO E’ UN INNO AL PATRIARCATO MEDIEVALE
Quello di Giorgia Meloni è un paradosso tutto all’italiana. La leader di Fratelli d’Italia potrebbe diventare la prima premier donna, ma con un’ideologia e un programma elettorale profondamente intrisi di maschilismo.
Dopo oltre settant’anni di storia repubblicana il Paese è finalmente pronto per una donna a Palazzo Chigi, è vero, ma questo non significa che l’Italia di Giorgia Meloni sarà un posto migliore per le sue cittadine.
Non significa che vedremo un salto di qualità nelle politiche di genere del governo, che crescerà la rappresentanza femminile nei centri del potere o che si avvierà una rivoluzione culturale femminista. Tutt’altro.
Il ritornello donna, italiana, madre, cristiana già di per sé mostra quanto il progetto politico di Giorgia Meloni sia lontano dall’essere inclusivo ed emancipante. La sua visione del mondo è tanto patriarcale quanto quella dei suoi predecessori maschi.
“Noi daremo voce ai diritti e alle libertà di chi non ha voce, a partire dalle donne e dei bambini”, ha detto Meloni qualche giorno fa in un’intervista a Panorama.
Solo che poi ha aggiunto: “Lavoreremo per attuare la prima parte della legge 194 e sostenere le donne che non vogliono abortire, difendere la libertà educativa delle famiglie da chi vuole imporre le teorie gender nelle scuole, ci batteremo per rendere l’utero in affitto reato universale e velocizzare le adozioni. Sono questioni di buon senso che non faranno male a nessuno”.
Come se qualcuno mettesse in discussione la libertà di scelta delle donne che vogliono portare a termine la gravidanza.
Come se chi parla di omosessualità e disforia di genere a ragazzi e ragazze lo facesse per imporre un orientamento sessuale o un percorso di transizione e non per combattere le discriminazioni ed educare alla diversità.
Come se la maternità surrogata (o gravidanza per altri (gpa) impropriamente definita “utero in affitto”) non fosse altro che un tentativo di schiavizzare donne private di volontà propria, minando allo stesso tempo alla famiglia tradizionale, e non potesse invece essere una scelta (per la maggior parte delle volte compiuta da coppie etero, tra l’altro).
Il riferimento femminile per Meloni è quello che si inserisce in un determinato perimetro identitario. Madre. Cristiana. Italiana.
Un profilo conservatore che per secoli è stato definito dagli uomini e, per forza di cose, abbraccia la stessa visione patriarcale del mondo.
Che Giorgia Meloni diventi premier o meno, l’Italia continuerà ad avere un enorme problema con la questione della rappresentanza femminile in politica. Per non parlare della rappresentazione che questa fa delle donne.
È e sarà sempre una questione culturale: finché il nostro resterà un sistema così impregnato di sessismo e patriarcato, ai vertici riusciranno a emergere solo quelle figure femminili che incarnano comunque una visione maschile della società e del potere.
E la vera parità di genere rimarrà lontana anni luce.
(da Fanpage)
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Agosto 12th, 2022 Riccardo Fucile
LA VOGLIA MATTA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL CAVALIERE SPIAZZA I SUOI ALLEATI ED ESPONE FORZA ITALIA ALL’OPA CENTRISTA
Non c’è bisogno di testimoni diretti per immaginare l’imbarazzo e l’irritazione dei partner di coalizione di Silvio Berlusconi dopo l’uscita improvvisa di questa mattina del Cavaliere sulle dimissioni di Mattarella in caso di passaggio del progetto presidenzialista contenuto nel programma del centrodestra.
Una simile, sballata presa di posizione è il perfetto boomerang per una coalizione che veleggia nettamente in testa nei sondaggi.
Così si rischia di dare (pensano Meloni e Salvini) l’idea degli sfasciacarrozze, proprio riguardo a una riforma che invece nelle enunciazioni sarebbe un elemento di stabilizzazione del sistema, e si dà un’arma di polemica diretta agli avversari in piena campagna elettorale, come si è visto subito col durissimo post del Pd.
E la cosa peggiore – che fa inquietare soprattutto la leader di Fratelli d’Italia che si sente a un passo dal traguardo di Palazzo Chigi – è che l’uscita anti-Mattarella, goffamente poi smentita, restituisce l’immagine di un Berlusconi che antepone le proprie mai riposte ambizioni a una strategia collettiva, insinuando l’idea (che viene resa esplicita solo da Carlo Calenda, ma è balenata a molti) che come e più dello scorso gennaio, la brama tardiva del Cavaliere per il Quirinale sia la prova di un allontanamento e di una perdita di contatto dalla realtà.
Con un rischio ulteriore che riguarda proprio Forza Italia: che l’idea di un Berlusconi fuori dalle righe (diciamo così) possa allarmare e allontanare una parte dell’elettorato moderato.
Questo spiega perché sia stato proprio Calenda il più duro (“Non credo che Berlusconi sia più in sé”): è il terzo Polo che ha lanciato in qualche modo un’Offerta Pubblica sul mercato elettorale, già col segnale dell’approdo in Azione di nove parlamentari ex berlusconiani, capitanati dalle ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna.
(da Open)
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Agosto 12th, 2022 Riccardo Fucile
A DIFFERENZA DEL PARLAMENTARISMO, NELLA REPUBBLICA PRESIDENZIALE, IL PRESIDENTE HA GRANDI POTERI E PUÒ AGIRE LIBERAMENTE
«Elezione diretta del presidente della Repubblica». Recita così il primo punto del terzo capitolo di proposte del centrodestra in vista delle Politiche del 25 settembre. I tre leader della coalizione Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi puntano su una riforma della Costituzione che superi la Repubblica parlamentare — «La sovranità appartiene al popolo», recita l’articolo 1 della Carta, che esprime la sua volontà eleggendo il Parlamento — e preveda invece una Repubblica presidenziale.
Una proposta che — complici le parole del leader di Forza Italia (per Berlusconi «con il presidenzialismo Sergio Mattarella dovrebbe dimettersi») — ha già scatenato la polemica politica.
Ma che cos’è nello specifico il presidenzialismo e cosa significherebbe per l’Italia?
La forma di governo
La Repubblica presidenziale, o il presidenzialismo, è una forma di governo in cui il potere esecutivo si concentra nella figura del presidente che è sia il capo dello Stato sia il capo del governo: una figura eletta direttamente dai cittadini che ha il compito di formare il governo.
Essendo capo di Stato, il presidente non ha bisogno di un voto di fiducia parlamentare perché, avendo già ottenuto il voto della maggioranza dei cittadini non necessita della legittimazione dei loro rappresentanti.
Tra i Paesi che hanno una Repubblica presidenziale ci sono gli Stati Uniti, l’Argentina, il Cile, il Brasile, il Messico, l’Uruguay, il Costa Rica e la Corea del Sud.
La Repubblica italiana, invece, è parlamentare (come ad esempio la Germania, la Grecia, l’Irlanda o la Finlandia): prevede quindi la centralità delle due Camere elette dai cittadini.
A loro volta, i deputati e i senatori eleggono il presidente della Repubblica che poi attribuisce il compito di formare il governo a un presidente del Consiglio incaricato. Se il premier riesce a formare il governo, deve poi necessariamente ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento.
Nella Repubblica parlamentare, a differenza di quella presidenziale, il presidente della Repubblica, non eletto dal popolo, è una figura di garanzia.
Il ruolo del presidente
Nella Repubblica presidenziale il presidente è quindi la massima autorità, perché è contemporaneamente capo di stato e di governo ed è anche legittimato dal voto popolare.
A differenza del parlamentarismo, nella Repubblica presidenziale il presidente ha grandi poteri e può agire liberamente: può porre il veto alle decisioni delle Camere e svolgere alcuni compiti legislativi, dirige la politica estera dello Stato, nomina gli alti funzionari.
La sua rimozione può essere ottenuta solo con un impeachment attraverso il quale il presidente viene rimosso in caso di reato: alla messa in stato d’accusa deve seguire un processo. Il Parlamento non ha la capacità di rimuovere il presidente ma il presidente non può sciogliere il Parlamento a suo piacimento.
L’esempio francese
Per quanto riguarda l’elezione delle cariche, nella Repubblica presidenziale si tengono due elezioni distinte e a suffragio universale: un voto per eleggere il presidente e un voto per eleggere il Parlamento.
Di conseguenza, possono verificarsi casi in cui la maggioranza delle Camere non coincide con il partito del presidente, creando così una maggiore separazione dei poteri. Il presidente sceglie liberamente i ministri, i segretari e la denominazione che hanno i membri del suo gabinetto.
La Francia, ad esempio, è una Repubblica semi-presidenziale: il potere esecutivo è condiviso dal presidente della Repubblica e dal primo ministro. Il primo viene eletto a doppio turno direttamente dal popolo e nomina il secondo sulla base del risultato delle urne.
In Francia, appunto, si tengono elezioni separate per eleggere le due cariche ed è possibile, quindi, una coabitazione tra un presidente di un partito e una maggioranza opposta (l’ultimo caso è avvenuto tra il presidente neogollista Jacques Chirac e il primo ministro socialista Lionel Jospin dal 1997 al 2002) .
Vantaggi e svantaggi del sistema presidenziale
Tra i punti di forza della Repubblica presidenziale elencati dai costituzionalisti c’è proprio la «massima legittimità» riconosciuta al presidente grazie all’elezione popolare. Altri vantaggi sono il rafforzamento della separazione dei poteri e l’indipendenza del Parlamento: il presidente e le Camere sono scelti in elezioni diverse e nessuno dei due può interferire con l’altro; il Parlamento, inoltre, non dipende dal partito di maggioranza nella Camera legislativa.
Tra gli svantaggi elencati spesso dai costituzionalisti, invece, al primo posto è segnalata sempre l’instabilità politica, citando come esempio le situazioni di tensione e i colpi di Stato che si sono verificati nei Paesi dell’America Latina.
Altro svantaggio segnalato, la mancanza di pluralismo: nelle Repubbliche presidenziali è molto accentuata la tendenza al bipartitismo.
(da agenzie)
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Agosto 12th, 2022 Riccardo Fucile
L’ISPETTORATO NAZIONALE: “ASSICURATE TUTELE A 60.000 RIDER”… MA PER I SOVRANISTI BISOGNA DARE ALTRI MILIONI A PIOGGIA AI SEDICENTI IMPRENDITORI ITALIOTI
Oltre il 62% delle aziende ispezionate dall’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) è irregolare.
È quanto emerge dall’ultimo rapporto redatto dallo stesso Inl che ha effettuato controlli a 62.710 aziende nel 2021.
Di queste, infatti, 39.052 sono state sottoposte a verbali per illeciti.
Se si considerano però, anche le ispezioni effettuate assieme all’Inps e all’Inail, ovvero 84.679, la percentuale di irregolarità sale a al 69%.
I settori in cui si sono riscontrati i tassi di irregolarità più alti sono l’edilizia (63,68%) e il terziario (63,13%).
In quest’ultimo in particolare gli illeciti hanno riguardato le attività dei servizi di alloggio e si ristorazione, i noleggi, le agenzie di viaggio, il magazzinaggio e le attività artistiche, sportive e di intrattenimento. Elevate anomalie si presentano anche nell’ambito dei servizi a supporto delle imprese, riconducibili a «esternalizzazioni e interposizioni illecite». Il dato che si riscontra in tutte le regioni.
Il lavoro in nero
Per quanto riguarda il lavoro in nero, il rapporto dell’Inl segnala che vi è stata una diminuzione dell’8% in presenza di un incremento delle attività di controllo.
«Più ispezioni, meno lavoro nero. Meno lavoro nero, meno concorrenza sleale», commenta Bruno Giordano, che ha redatto il report. Le azioni di contrasto al lavoro sommerso hanno permesso di tutelare 15.150 lavoratori in nero, di cui 739 persone extracomunitarie senza regolare permesso di soggiorno. Gran parte dei lavoratori senza contratto sono stati riscontrati nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia, dell’industria e del terziario.
I rider
Tra le operazioni di controllo più rilevanti, l’Inl segnala le ispezioni coordinate dalla Procura di Milano nei confronti di 4 società che gestiscono attività di consegna a domicilio. Ai 60.000 riders delle società controllate sono state assicurate le tutele previste per i lavoratori subordinati, sul fronte del profilo retributivo, previdenziale e di salute e si sicurezza. Secondo quanto emerso dall’indagine nel milanese, l’app scaricata dai rider gestiva le modalità di svolgimento del lavoro, dall’orario, passando per i tempi di consegna e il percorso da seguire, fino alle modalità di pagamento del cliente e che coloro che «non si adeguavano al modello organizzativo previsto dalla piattaforma subivano ripercussioni negative».
(da agenzie)
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Agosto 12th, 2022 Riccardo Fucile
PROIBITO SEDERSI SU GRADINI E MURETTI, IL SOLITO “INDECOROSO” DELIRIO SOVRANISTA (ALTRA CITTA’ CANCELLATA DA ITINERARIO TURISTICO)
Attenti a non stancarvi troppo, se state trascorrendo un break festivo a Pisa o una vacanza mare in una delle sue frazioni litoranee.
Potreste sentire la necessità di sedervi. E se non sarete così fortunati da trovare una panchina o un bar con tavolini, rischiereste di incorrere in una sanzione.
O nella migliore delle ipotesi, nella canonica reprimenda di un rappresentante delle forze dell’ordine.
Nella città toscana vige infatti un divieto di seduta quasi generalizzato negli spazi pubblici. La norma, forse la più restrittiva in un dominio che ormai costringe gli esploratori del Belpaese a “viaggiare informati” anche “in prossimità”, tra veti incrociati che spaziano dal consumo di bevande alcoliche a quello di alimenti, dal fumo (all’aperto) al transito in costume nelle passeggiate mare delle località turistiche, è l’anima dell’ordinanza in materia di decoro e contrasto del degrado urbano nel centro storico che porta la firma del sindaco leghista Michele Conti.
Nata a detta di chi la promuove come argine al fenomeno dei bivacchi, l’ordinanza prevede (al momento fino a fine anno) il diveito “di sedersi, sdraiarsi o dormire sul suolo pubblico o nelle aree ad uso pubblico o aperte al pubblico passaggio, sui gradini dei piedistalli della statue e dei monumenti, sulle soglie, sulle pavimentazioni, sui muretti, sui gradini posti all’esterno degli edifici pubblici e privati purché attestanti su area pubblica o soggetta al pubblico transito, sugli spazi verdi, sugli arredi urbani comprese le rastrelliere per le biciclette”.
Il divieto “non si applica sulle panchine e nelle aree dei pubblici esercizi o aree pubbliche esterne, di pertinenza dell’attività, legittimamente autorizzate all’occupazione di suolo pubblico. È inoltre vietato sdraiarsi o dormire sulle panchine pubbliche ovvero bivaccare nelle aree pubbliche ed in quelle soggette a uso pubblico o a pubblico passaggio”.
L’inosservanza dell’ordinanza è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria tra i 25 e i 500 euro.
Il provvedimento interessa specifiche aree del centro storico, nella zona di Pisa sud e di Pisa nord. Potrebbe sorprendere che sia lasciata fuori la Piazza dei Miracoli. La prima spiegazione che arriva dalla città toscana è che l’area dominata dalla celeberrima Torre Pendente, la cui gestione delle quotidiana regolamentazione dei flussi turistici avviene a cura della stessa Opera del Duomo – seppur con le forze dell’ordine a presidiare l’area in caso di necessità – è chiusa e recintata nelle ore notturne.
Il che impedisce appunto quel “bivacco” e quel “degrado” che poi – secondo quanto spiegato dall’ufficio stampa del Comune – è il bersaglio primo dell’iniziativa, assieme a certe abitudini deteriori dei turisti, come quella di sedersi nei punti senza protezione del Lungarno, con rischi per la loro stessa incolumità.
Per quanto riguarda i frequentatori della Piazza dei Miracoli, questi potranno continuare – dicono dall’Opera del Duomo – a sedersi sui muretti di marmo che, con “seduta” canonica a mezzo metro da terra circa, fanno da perimetro alla Cattedrale di Santa Maria Assunta (cosa questa che a leggere nel decreto potrebbe sembrare proibita), ma anche nel prato sul retro della zona monumentale.
Il problema – spiegano dalla Torre – potrebbe interessare semmai chi prova a fare un picnic, chi si mette a torso nudo, e così via, come ormai il buon senso dovrebbe aver insegnato ai più.
Insomma, il turista che si approccia alla città secondo canoni di lentezza e di sostenibilità non dovrebbe avere grossi problemi. Anche se – autovelox docet – l’esigenza di fare cassa da parte dell’amministrazione pubblica sommata allo zelo eccessivo di uno dei suoi rappresentanti potrebbero rovinare la vacanza a più d’uno.
(da agenzie)
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Agosto 12th, 2022 Riccardo Fucile
“LA SOFFERENZA SOCIALE È QUI E BISOGNA DIALOGARCI. SI RISCHIA L’ASTENSIONE PIÙ FORTE IN ITALIA DAL DOPOGUERRA”… “L’AUTONOMIA REGIONALE DIFFERENZIATA, CHE LA LEGA POTREBBE OTTENERE, AUMENTERÀ I DIVARI EMARGINANDO ANCORA DI PIÙ IL MEZZOGIORNO”
«Il tema del Sud in queste elezioni al momento è fuori dall’agenda dei partiti,Pd compreso», avverte il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Che segnala altri rischi: «L’Autonomia regionale differenziata, che la Lega potrebbe ottenere dando il via libera al presidenzialismo, aumenterà i divari emarginando ancora di più il Mezzogiorno. Con questa legge elettorale, che premia le coalizioni, per vincere sarebbe stato opportuno fare l’accordo con i Cinque Stelle prima del voto».
Sindaco, quali rischi comporta il silenzio sul Sud?
«È l’area più fragile, la più esposta alle difficoltà economiche. Lo schieramento progressista deve farsene carico. Tutti i sindaci meridionali hanno la stessa idea, provo a interpretarne il pensiero. La sofferenza sociale è qui e bisogna dialogarci. Avverto in giro una enorme disillusione. Rischiamo un’astensione massiccia, tanto più a settembre, quando l’inflazione farà sentire i maggiori effetti in termini di mancato potere di acquisto».
La disaffezione rispetto al voto si farà sentire solo nel Mezzogiorno?
«Stando molto tra la gente, percepisco che gran parte dei cittadini non ha ancora deciso chi votare, avverto un distacco generalizzato dalla politica, ancora di più dopo la caduta del governo Draghi. Se uniamo questi elementi alla crisi economica, corriamo il rischio che le elezioni del 25 settembre passino alla storia come quelle con l’astensione più forte in Italia dal dopoguerra ad oggi».
Che deve fare il Pd per recuperare il rapporto con l’elettorato del Sud?
«Proposte chiare per il sostegno al reddito e al lavoro e per migliorare la qualità dei servizi pubblici, sanità, scuola, trasporti».
Proprio i temi in discussione con l’Autonomia regionale. Lei ne parlerà il 24 agosto al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Cosa dirà?
«Non abbiamo bisogno dell’Autonomia ora e, se si realizza, il Mezzogiorno sarà marginalizzato definitivamente. Parlare di Autonomia è antistorico, rischia di creare squilibri non più sostenibili nel Paese”
(da agenzie)
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Agosto 12th, 2022 Riccardo Fucile
L’UCRAINA STA ADDESTRANDO DIVERSE MIGLIAIA DI MILITARI ALL’ESTERO… SI INTENSIFICANO LE INCURSIONI DI SABOTATORI, PARTIGIANI E COMMANDOS CHE SFIDANO I PIANI DI MOSCA
Gli schieramenti, impegnati nel conflitto d’attrito, muovono poco. Gli ucraini picchiano ai fianchi e in profondità, i russi spingono lentamente nel Donbass. Le prossime settimane – ripetono gli strateghi – potranno dare indicazioni sul futuro.
LE FORZE IN CAMPO
Dopo la conquista di Severodonetsk e Lysychansk l’Armata ha fatto qualche progresso, ma non ha dilagato. Era difficile dopo aver sacrificato molti uomini e tank negli assalti.
Tuttavia Mosca, pur logorata, non ha mai smesso di provare ad avanzare. Gli avversari hanno vissuto momenti drammatici, ammessi dallo stesso Zelensky, con centinaia di morti e altrettanti feriti. Complicato garantire i rimpiazzi per i due campi, non sempre i rinforzi sono stati all’altezza. L’Ucraina, con la collaborazione dei paesi Nato, sta addestrando diverse migliaia di militari all’estero.
La Russia ha preparato il Terzo Corpo, circa 15 mila uomini, destinati ad entrare presto in azione mentre ha proseguito nella mobilitazione mascherata ottenuta offrendo buoni salari e incarichi (in teoria) a tempo. La resistenza ha migliorato il proprio arsenale sempre in virtù dell’assistenza alleata, l’avversario ha riempito i vuoti con quello che ha stoccato da anni nelle caserme.
C’è di tutto sul terreno, talvolta mezzi che «appartengono» alla Guerra Fredda. Ma se li fanno bastare e uccidono: l’età conta poco – ripetono gli esperti – vale come usi questi «ferri».
IL SUD
Ha catturato l’attenzione. Gli ucraini hanno sbandierato una prossima offensiva su Kherson e il loro presidente ha ribadito che c’è la volontà di riconquistare la Crimea. Una narrazione per smentire eventuali compromessi negoziali. Gli osservatori continuano a oscillare: c’è chi ritiene sia possibile per i difensori puntare verso sud prima dell’autunno, gli strike su postazioni e ponti nel settore meridionale rappresenterebbero l’indispensabile preparazione. All’opposto non mancano dubbi. Nel mezzo propaganda, diversivi, duelli di parole.
Anche i russi sono sotto la lente: in queste settimane hanno concentrato reparti e aumentato le protezioni. Mossa per reggere un’eventuale spallata, senza neppure escludere che siano loro a voler prendere l’iniziativa.
IL LUNGO BRACCIO
L’arrivo dei sistemi a lunga gittata occidentali ha ridato speranza ai generali di Kiev. I cannoni, i lanciarazzi Himars e M270, i missili anti-nave e i «proiettili» speciali che consentono tiri precisi hanno permesso di stabilire «un equilibrio».
Con questi strumenti, affiancati da un ricorso ai droni per guidarli, gli ucraini hanno potuto incidere «dentro» le linee neutralizzando depositi, centri di comando, snodi, ferrovie. La logistica russa ne ha sofferto.
Mosca subisce e non riesce a creare un ombrello sufficiente mentre la sua aviazione è ben lontana da conseguire l’indispensabile superiorità ma, negli ultimi giorni, avrebbe aumentato comunque i raid. E quando non può colpire con i caccia lo fa con i cruise, specie sulle città.
Il coinvolgimento della centrale di Zaporizhizhia, finita nel fuoco incrociato, evoca scenari allarmanti. L’Ucraina risponde.
Le esplosioni nella base russa di Saki in Crimea sono la sintesi della fase del conflitto con le retrovie prese di mira, poco importa in che modo.
Su questo episodio sono state due le versioni. Mosca, al solito, ha parlato di incidente. L’Ucraina non ha assunto una responsabilità diretta preferendo far trapelare indiscrezioni con dettagli diversi dando il merito alle forze speciali, a un missile costruito «in casa», a tecnologia particolare magari garantita dall’Ovest.
A corredo tesi su droni-kamikaze e munizionamento particolare. Le foto satellitari hanno mostrato jet inceneriti e crateri. Sono missioni a effetto che minano la sicurezza della Russia, provocano danni, allarmano l’opinione pubblica.
Come la minano le incursioni di sabotatori, partigiani e commandos: i loro attacchi sfidano i piani di annessione di Putin e fanno da cortina fumogena per attività clandestine.
LE FORNITURE
I due nemici dovranno comunque fare i conti con le scorte, in particolare di proiettili. Il consumo è stato molto alto, non è facile reperirli, la produzione può essere insufficiente, gli stessi Paesi fornitori devono badare alla loro catena di approvvigionamento. Dai donatori sono giunte promesse di altri «pacchetti» d’assistenza (15 miliardi di euro), Gran Bretagna e Norvegia hanno appena annunciato l’invio di nuovi lanciarazzi M270. Nessuno è in grado di prevedere quando questa crisi finirà.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 12th, 2022 Riccardo Fucile
NON SOLO VOGLIONO ROVESCIARE IL GOVERNO, MA ORMAI SONO LA MANO ARMATA NEI PIÙ DELIRANTI CASI DI CRONACA: QUASI TUTTI GLI AUTORI DI STRAGI DI MASSA SONO FANATICI CHE PASSANO LE ORE AL PC A FARSI RIEMPIRE LA TESTA DA PUTTANATE COME LA “TEORIA DELLA GRANDE SOSTITUZIONE”
Oath Keepers, Three Percenters, Proud Boys. Tutti gruppi di nazionalisti bianchi che si sono radunati per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio. Come antropologo culturale che ha studiato questi movimenti per oltre un decennio, so che l’appartenenza a queste organizzazioni non si limita al tentativo di rovesciamento violento del governo e rappresenta una minaccia continua, come si può dimostrare nei massacri perpetrati da giovani radicalizzati da questi movimenti .
Nel 2020 il Dipartimento per la sicurezza interna ha descritto gli estremisti violenti come “la minaccia più persistente e letale” per il popolo degli Stati Uniti e il governo della nazione.
Nel marzo 2021, il direttore dell’FBI Christopher Wray ha testimoniato al Congresso che il numero di arresti di suprematisti bianchi e altri estremisti di matrice razzista è quasi triplicato da quando è entrato in carica nel 2017.
«Il 6 gennaio non è stato un evento isolato – ha testimoniato Wray davanti alla commissione giudiziaria del Senato – ll terrorismo interno si sta metastatizzando in tutto il paese ormai e non scomparirà presto». Il Southern Poverty Law Center, un gruppo senza scopo di lucro per i diritti civili, ha monitorato 733 gruppi di odio attivi negli Stati Uniti nel 2021.
Sulla base della mia ricerca, Internet e i social media hanno reso il problema dei suprematisti bianchi molto peggiore e più visibile.
UNA VASTA RETE ON LINE
Nel 2005, il sito web nazionalista bianco “Stormfront.org” contava 30.000 membri. Ma con il boom dei social, nel 2015 già 250.000 persone si erano iscritte. Tra il 2012 e il 2016, i nazionalisti bianchi su Twitter hanno visto un aumento del 600% dei follower su Twitter. Da allora hanno lavorato per portare il suprematismo bianco nella politica di tutti i giorni.
Il Tech Transparency Project, un gruppo di controllo del settore tecnologico senza scopo di lucro, ha scoperto che nel 2020 metà dei gruppi nazionalisti bianchi monitorati dal Southern Poverty Law Center era presente su Facebook. Senza regole chiare che prevengano i contenuti estremisti, le aziende digitali, a mio avviso, hanno consentito la diffusione di cospirazioni nazionaliste bianche.
Gli attivisti razzisti hanno utilizzato algoritmi come megafoni virtuali per raggiungere un pubblico di dimensioni prima inimmaginabili. Oggi, molte idee nazionaliste bianche un tempo relegate ai margini della società sono abbracciate dal più ampio movimento conservatore. Per esempio la Teoria della Grande Sostituzione: la teoria del complotto interpreta erroneamente il cambiamento demografico come un tentativo attivo di sostituire i bianchi americani con persone di colore.
Questa idea infondata osserva che i neri e i latini stanno aumentando e dipinge quei dati come il risultato di un presunto tentativo attivo da parte di multiculturalisti senza nome di cacciare dal potere i bianchi americani in una nazione sempre più diversificata. Un recente sondaggio ha mostrato che oltre il 50% dei repubblicani ora crede in questa teoria del complotto.
PERCHÉ LE PERSONE SI UNISCONO A QUESTI GRUPPI?
I dati dei manifesti pubblicati online da gruppi nazionalisti bianchi mostrano che molti protagonisti delle stragi di massa condividono alcune caratteristiche comuni: sono giovani, bianchi, maschi e trascorrono molto tempo online sugli stessi siti web.
Il killer di 10 neri a Buffalo dello scorso 14 maggio 2022 voleva fermare “l’eliminazione della razza bianca”. I suoi timori che le persone di colore stessero “sostituendo” i bianchi provenivano da 4chan, social media popolare tra l’alt-right.
I massacri in un Walmart a El Paso, in Texas, in due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda, e in una sinagoga a Poway, in California, sono avvenuti tutti dopo che i tiratori hanno iniziato a trascorrere del tempo su 8chan, un imageboard popolare tra i suprematisti bianchi, e a leggere le teorie di Qanon
Le ragioni per cui questi uomini si uniscono a gruppi come i Proud Boys e Oath Keepers – sono meno chiare. Un ex membro di Proud Boy ha detto: «Volevo unirmi a un gruppo per combattere l’antifa e ferire le persone che non mi piacciono, e sentimi giustificato facendolo».
Altri ex membri del gruppo estremista descrivono la ricerca di cameratismo e amicizia, ma anche di razzismo e antisemitismo.
Ma più di ogni altro problema, i cambiamenti demografici stanno fornendo opportunità di reclutamento ai nazionalisti bianchi, molti dei quali credono che entro il 2045 i bianchi diventeranno la minoranza negli Stati Uniti.
Nel luglio 2021, l’US Census Bureau ha rilevato che della popolazione stimata di 330 milioni di cittadini americani, il 75,8% sono bianchi, il 18,9% ispanici, il 13,6% neri e il 6% asiatici.
(da agenzie)
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