Novembre 4th, 2022 Riccardo Fucile
PRICE CAP, AIUTO SUI MIGRANTI, RIDISCUTERE IL PNRR, NUOVI FONDI EUROPEI: MA PER ORA C’E’ SOLO UN AIUTO PER I MIGRANTI
Un aiuto sulle bollette, magari attraverso l’emissione di titoli di debito europei. E poi le modifiche al Pnrr e la protezione dei confini. La visita di Giorgia Meloni ai vertici dell’Unione Europea è servita a rompere il ghiaccio. Ma la partita dell’Italia in Europa resta difficile. Specialmente per le richieste.
Che in alcune parti vanno a scontrarsi con gli interessi della Germania. L’accoglienza di Roberta Metsola, Ursula von der Leyen e Charles Michel è stata positiva. Ma sui dossier Italia ed Europa restano distanti. Roma vuole il price cap sul gas e liquidità per affrontare la Legge di Bilancio. Oltre a un appoggio per la riforma del patto di stabilità. Che però è un obiettivo lontano.
E dovrà superare gli stop della Commissione e quelli dei paesi membri. «La linea di fondo al momento non può cambiare», è stata la risposta sussurrata nei colloqui a tu per tu con i vertici dell’Europa.
Quello di Meloni è stato un esordio difficile. La Repubblica racconta oggi in un retroscena che la premier italiana ha portato una serie di punti di discussione. Dalla necessità di ridurre il debito pubblico all’attuazione del Pnrr, dai migranti all’energia. «È stata una discussione franca», ha fatto sapere la premier. E l’aggettivo di solito si usa quando c’è disaccordo sui punti fondamentali.
Sul Pnrr sia von der Leyen che Michel hanno risposto che modifiche sostanziali in questo momento sarebbero pericolose. Sui migranti Meloni ha insistito sulla necessità di difendere i confini dell’Ue. Bruxelles considera prima di tutto doveroso il salvataggio delle vite.
Sull’energia i fondi stanziati per adesso devono bastare ai governi. Non ci saranno altri sforzi economici. Così come si dovrà verificare ancora la praticabilità del tetto al prezzo del gas uscito dalla guerra diplomatica tra i paesi membri. Mentre su debito e deficit la sollecitazione è quella di tenere sotto controllo le spese. In attesa di una riforma del Patto che introdurrà un meccanismo di obbligo di negoziazione con la Commissione.
Il Corriere della Sera racconta che Meloni ha anche chiesto l’emissione di titoli di debito europei per avere risorse finanziarie. Garantiscono denaro a costo zero o quasi. Ma anche qui c’è freddezza. Soprattutto da parte della Germania, che per ora non pare molto impressionata dagli attacchi dei politici di Fratelli d’Italia nei confronti di Berlino.
L’agenzia di stampa Ansa aggiunge che a complicare la trattativa poi, ci sono due fattori esogeni. Ovvero i migranti e il Mes. Sul primo la visita di Meloni, all’Ue, è servita innanzitutto a capire cosa chiede l’Italia. Sul secondo il messaggio di Bruxelles è chiaro: qualsiasi colore abbia il governo l’Italia ha preso un impegno ed è quello di ratificare il meccanismo che, fra qualche tempo, potrebbe arricchirsi di un fondo di stabilità per dare spazio di manovra ai paesi con scarsa liquidità.
(da agenzie)
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Novembre 4th, 2022 Riccardo Fucile
PIANTEDOSI RASENTA IL RIDICOLO: “FACCIANO RICHIESTA DI ASILO A BORDO DELLE NAVI”… MA L’IDENTIFICAZIONE NON LA DEVE FARE IL COMANDANTE BENSI’ LE AUTORITA’ DI POLIZIA ALLO SBARCO… LA GERMANIA: “L’ITALIA ACCOGLIE UN NUMERO DI RICHIEDENTI ASILO INFERIORE ALLA MEDIA EUROPA, LA SMETTA DI LAMENTARSI”
“I migranti che si trovano sulle navi delle Ong nel Mediterraneo
chiedano asilo agli stati di bandiera. Poi l’Italia concederà il porto sicuro per lo sbarco”. Questa è l’ultima ridicola uscita del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per vincere il braccio di ferro sui naufraghi. Ma non sembra aver fatto breccia a Bruxelles.
La Commissione europea – ha fatto sapere ieri una portavoce – «non è responsabile del coordinamento» delle azioni di salvataggio in mare ma «occorre sottolineare che è un obbligo morale e legale» per gli Stati membri salvare persone.
Mentre quasi mille persone sulle navi Ocean Viking, Geo Barents e Humanity 1 sono sempre al largo della Sicilia, fuori dalle acque italiane, in attesa di un porto d’approdo. E da Berlino arrivano segnali precisi: «Meloni decida se vuole fare la premier o la provocatrice. Così rischia di perdere la solidarietà europea», fa sapere il responsabile immigrazione della Spd Lars Castellucci.
Il piano del ministro
Il piano del ministro, che somiglia pericolosamente ad altri falliti nel frattempo, prevede lo stop al place of safety.
La strategia di Piantedosi prevede che i naufraghi chiedano asilo a bordo perché così sarà lo Stato di bandiera a doversene fare carico.
La soluzione di Bruxelles
Intanto Bruxelles indica una possibile soluzione. Ovvero quella di attivare il meccanismo di solidarietà volontario – firmato nel giugno scorso, 21 i Paesi aderenti – che può essere utilizzato anche per ridistribuire i migranti al momento bloccati sulle navi al largo dell’Italia. Che ha già usufruito del meccanismo: 38 candidati sono stati trasferiti in Francia e 74 in Germania nei mesi scorsi. Ma gli sbarchi registrati solo quest’anno sono 87 mila. E ieri un peschereccio con 456 persone a bordo è stato intercettato da una nave della Guardia di Finanza a 15 miglia dalla Calabria. 121 sono sbarcati a Lampedusa, altri 30 nella Sardegna Meridionale.
Va segnalato – lo ricorda oggi La Stampa – che il progetto è stato sposato da 18 paesi. Rimangono fuori Polonia, Ungheria, Slovacchia, Austria, Danimarca, Lettonia, Estonia, Slovenia e Svezia. Tra questi ci sono paesi del blocco di Visegrad. E i primi due sono vicini proprio alla premier italiana. Il numero di richiedenti asilo che i paesi europei si sono impegnati a prendere in carico è di 8 mila. 3.500 li assicura proprio la Germania.
Premier o provocatrice?
E Lars Castellucci, vicepresidente della Commissione Interni del Bundestag e responsabile immigrazione della Spd, va all’attacco in un’intervista rilasciata a Repubblica. «La questione va risolta in modo permanente nell’Ue. Ma non serve a nulla criminalizzare le missioni di soccorso civili se non siamo disposti a istituire una nuova missione di soccorso europea», dice nel colloquio con Tonia Mastrobuoni.
E ancora: «L’Italia non si illuda che la solidarietà le sia dovuta. Non è neanche nella top ten dei Paesi con più profughi accolti, in rapporto al numero di abitanti. E ha un numero di richieste di asilo inferiore alla media. Per fare un paragone: un milione di rifugiati dall’Ucraina sono già in Germania».
Mentre Giorgia Meloni «deve decidere se vuole essere un primo ministro o una provocatrice. E la definizione “navi pirata” è cinica. Se non ci sono soccorsi, non si può accusare gli operatori umanitari di farsi carico di quel lavoro».
Per Castellucci «va reimpostata la nostra cooperazione con i Paesi di transito. Ma ciò include una politica migratoria che sia sensata anche per l’Italia, che ha il tasso di natalità più basso di tutta l’Ue. I migranti del Nord Africa sono già ampiamente sfruttati in Italia per lavori tosti. Sono sfruttati e allo stesso tempo insultati come “clandestini”. E sono costretti a salire sui barconi anziché poter approfittare di un sistema che li assorba in modo regolato, ordinato, sicuro. Dobbiamo lavorarci».
D’altra parte le ong non sembrano aperte a collaborare con il Viminale, come ha spiegato Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranée: “Il capitano di una nave che soccorre persone in mare non è obbligato a identificarle ma a soccorrerle. La prassi prevede che l’idenficazione sia effettuata al momento dello sbarco dalle autorità competenti”. E intanto le condizioni meteo in quel braccio di mare sono in peggioramento.
(da agenzie)
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