Febbraio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
CON LE SUE AMICIZIE RUSSE E’ UN PROBLEMA PER IL GOVERNO SOVRANISTA
Nella guerra in Ucraina il tempo delle ambiguità è finito. A un anno dall’inizio dell’invasione russa, il livello di coinvolgimento occidentale nel sostegno alla resistenza ucraina impone a tutti gli attori di schierarsi in maniera netta.
Nel discorso al castello di Varsavia lo ha spiegato con chiarezza il presidente Biden, che si rivolgeva ai polacchi ma in realtà inviava il suo messaggio anche a quei leader europei, come Berlusconi e Orbán, che ancora esitano in mezzo al guado o, peggio, restano fermi sulla sponda russa del fiume. In gioco, ha detto Biden, non c’è solo la sopravvivenza della nazione ucraina, “ma l’ordine internazionale e i valori fondamentali di indipendenza, democrazia, libertà”.
Se la sfida è questa – democrazia contro dittatura, libertà e stato di diritto contro tirannia – è del tutto evidente che le parole di Berlusconi contro Zelensky non potevano essere archiviate come un incidente o una gaffe, come hanno tentato di fare nei giorni scorsi i pompieri del centrodestra. Il problema è diventato talmente grande che ha finito per offuscare la missione a Kiev della presidente del Consiglio, un viaggio lungamente cercato, preparato con cura e portato a termine con impegno nonostante condizioni di salute precarie.
Ma il caso Berlusconi, alla fine, ha fagocitato tutto il resto, le lacrime e la commozione a Bucha e Irpin, le promesse di sostegno a 360 gradi, la sintonia politica, persino umana e personale con il presidente ucraino. Tale era l’ingombro lasciato al centro della stanza dal Cavaliere, che alla fine è stato impossibile per Zelensky aggirarlo. E al presidente ucraino non è rimasto che prenderlo a calci, sotto gli occhi imbarazzati ed esterrefatti di Meloni. Dire che Putin “non voleva la guerra” ma l’Ucraina “ha triplicato gli attacchi nel Donbass” costringendo la Russia a intervenire, è qualcosa che si può sentire solo nei talk-show più sciovinisti di Mosca. Propaganda inaccettabile qui in Italia, figurarsi in Ucraina. Era naturale che la bomba sarebbe esplosa, già il ticchettio si era sentito nelle parole con cui Zelensky aveva ironicamente liquidato il Cavaliere nell’intervista a Repubblica (“se il problema è la vodka, gliela regaliamo anche noi”). Il meteorite che Meloni temeva e osservava avvicinarsi già prima di salire sul treno per Kiev, alla fine ha impattato sul terreno politico-diplomatico proprio nelle ore della visita nella capitale ucraina, polverizzando, almeno sotto l’aspetto mediatico, qualsiasi altro risultato.
“Nessuno ha mai bombardato casa a Berlusconi con i missili come fanno con noi i suoi fraterni amici russi”. Questa frase, pronunciata da Zelensky a fianco di Meloni, fa cadere infatti d’un colpo tutta l’ipocrisia e gli infingimenti dietro i quali la destra ha provato a nascondere l’elefante che aveva e ha nella stanza. E che non può essere coperto ricordando, come pure ha provato a ripetere Antonio Tajani, che Forza Italia non si è mai dissociata nelle votazioni concrete sull’Ucraina. Un’apologia valida fino a un certo punto, se è vero che furono proprio Berlusconi e Salvini a togliere il sostegno e far cadere il governo di Draghi, il presidente del Consiglio che aveva schierato l’Italia senza se e senza ma in prima fila contro l’invasione russa.
Non è compito di Zelensky, né può essere affare di Biden, stabilire come risolvere l’affaire Berlusconi. È un compito che spetta a Meloni. Ieri sera, dalle parti di Fratelli d’Italia, qualcuno con spietatezza spiegava che “il problema” prima o poi si risolverà da solo. E già questo lascia capire il grado di amore che regna dentro la maggioranza. Ma, purtroppo per la premier, il monarca di Arcore è ancora vivo e vegeto e Forza Italia è la sua corte.
Mentre Salvini ha avuto l’accortezza di non pronunciare più mezza frase a favore di Putin, Berlusconi è recidivo e non riesce a trattenere nel suo foro interiore quello che davvero pensa della guerra. Troppo lunga e profonda la frequentazione con lo zar di Mosca per staccarsene come ha fatto il leader della Lega. E si torna dunque al punto politico. Meloni pensa infatti di poter utilizzare con Berlusconi il metodo Draghi: affidarsi solo ai ministri forzisti – Tajani in primis – provando a far finta che il Cavaliere non esista. Con Draghi il risultato fu che il governo cadde e le ministre di Forza Italia passarono in un altro partito (e Brunetta lasciò la politica). Perché la politica, alla fine, ha le sue regole e sono sempre le stesse. I problemi che non si risolvono in fretta sono destinati a ripresentarsi in futuro sempre più grandi.
(da La Repubblica)
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Febbraio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
LA NOTA DI RISPOSTA CHE POI E’ STATA BLOCCATA
Quando, intorno alle sei e mezza del pomeriggio, Silvio Berlusconi
comincia a leggere le agenzie da Kiev, l’umore cambia di colpo. Il Cavaliere si tramuta in volto: è nero, nerissimo. Non ha il sorriso che aveva consegnato poche ore prima a un post di commento all’aumento delle pensioni minime: “Un’altra promessa mantenuta”. Sembra già preistoria, quell’espressione di giubilo rilanciata su Instagram.
Ora c’è sul tavolo la reazione durissima di Zelensky alle critiche che l’ex premier gli aveva mosso due domeniche fa, in un seggio elettorale. Quelle parole del presidente ucraino lasciano il segno: “Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino, nessuno ha ammazzato i suoi parenti, non ha mai dovuto fare la valigia alle 3 di notte per scappare e tutto questo grazie all’amore fraterno della Russia”.
Sono parole che il leader di Forza Italia non si attendeva. Una doccia fredda. “Ma che ne sa, questo signore, di me? Non sa nulla. Io i bombardamenti li ho vissuti da bambino”, sibila il Cavaliere. E in quel “signore” c’è, di nuovo, una presa di distanze che ribadisce una scarsa simpatia nei confronti di Zelensky. Ma tutti comprendono, ad Arcore e dintorni, la portata dell’incidente diplomatico che rovina la missione in Ucraina di Meloni. Infatti cala un silenzio imbarazzato, nello stato maggiore di Forza Italia.
La replica tarda ad arrivare. Il Cavaliere deve scrollarsi di dosso, una volta di più, l’immagine del filo-russo che ad aprile invitava “a convincere gli ucraini ad accogliere le domande di Putin” e che a ottobre confessava ai deputati di aver ricevuto “una lettera dolcissima”, e casse di vodka, dal capo del Cremlino.
Ma la nota di Berlusconi resta un’ipotesi sospesa in aria. Un’ipotesi scivolosa, visto il clima che si è creato. L’ex premier avrebbe voluto esordire con un riferimento personale, alla sua infanzia da sfollato sotto le bombe degli alleati: da Milano la sua famiglia fu costretta a spostarsi nel Comasco. Ma soprattutto, incoraggiato da Marta Fascina, Berlusconi avrebbe trasferito sulla bozza tutta la sua irritazione per quella che ritiene una critica sfrontata da parte di Zelensky.
E avrebbe insistito ancora sulla sua spasmodica ricerca della pace, da molti però vissuta come allineamento alle posizioni dell’amico Putin. Non se ne fa niente, fa sapere lo staff del Cavaliere quando sono già le nove e venti. Le “colombe” del partito prevalgono.
D’altronde, è la linea che s’impone, Berlusconi non aveva replicato al presidente ucraino neppure all’intervista a Repubblica in cui aveva ironizzato sulle casse di vodka spedite da Mosca. Circola la voce che sia stata la stessa Meloni a invitare alla prudenza, ma l’entourage di Berlusconi smentisce. Di certo, sfuma un nuovo capitolo di uno scontro che non aiuta l’Italia nel delicato scacchiere internazionale.
(da La Repubblica)
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Febbraio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
ZELENSKY ROVINA LA VISITA DELLA LEADE FDI, LA PERFIDIA STA NEI DETTAGLI
Kiev-Roma. La perfidia, alla fine, sta nei dettagli. E allora quando a Kiev ormai è il tardo pomeriggio, nel palazzo presidenziale Mariinskyi, è Giorgia Meloni a dover tradurre in inglese al presidente Ucraino, Volodymyr Zelensky, la domanda (non gradita) sulle esternazioni di Silvio Berlusconi contro di lui.
La risposta però non ha filtri: “Diversi leader hanno diritto di pensiero – attacca il presidente ucraino – il vero problema è l’approccio della società italiana che a quel leader ha dato un mandato”. Poi Zelensky prende fiato: “La casa di Berlusconi non è mai stata bombardata dai missili, mai sono arrivati con i carri armati nel giardino di casa sua, nessuno ha ammazzato i suoi parenti, non ha mai dovuto fare la valigia alle 3 di notte per scappare o la moglie ha dovuto cercare da mangiare. E tutto questo grazie all’amore fraterno della Russia”.
Accanto a lui, in conferenza stampa, Meloni è imbarazzata. Vorrebbe scomparire. Tossisce. È la seconda conferenza stampa internazionale (l’altra era stata a Berlino) in cui la premier viene oscurata dai problemi degli alleati interni.
Un altro incidente diplomatico che imbarazza la premier. Non se lo aspettava. Per questo, pur prendendo le distanze dalle dichiarazioni di Berlusconi, Meloni prova a rassicurare Zelensky sulla tenuta della sua maggioranza. “Non sono d’accordo – dice Meloni davanti ai cronisti italiani e ucraini che insistono sul tema – Per me contano i fatti e i partiti di maggioranza hanno sempre sostenuto e sosterranno gli aiuti a Kiev, siamo compatti”.
Tant’è che, durante la conferenza stampa dopo un’ora di vertice, Meloni ci tiene a ribadire di fronte a Zelensky e ai leader internazionali che l’Italia “non tentenna” sul sostegno militare a Kiev e che “manderà ogni supporto fino al negoziato”.
Le chiedono dei jet voluti da Zelensky, ma Meloni su questo glissa: prima dice che “quando c’è un aggredito tutte le armi sono difensive”, poi sostiene che “al momento non c’è sul tavolo l’invio di aerei, è una decisione da prendere con i partner internazionali”.
Insomma, l’Italia non chiude all’invio di aerei: durante il faccia a faccia con Zelensky se n’è parlato, ma Meloni ha spiegato al leader ucraino che la decisione potrà avvenire con i partner europei che dovranno fare lo stesso. Ieri però Meloni ha fatto capire che la discussione è ancora prematura: “Ci siamo concentrati su sistemi di difesa antiaerea, Samp-T, Spada, Skyguard. La priorità è difendere infrastrutture e cittadini”, ha detto la premier. Questi ultimi sono due sistemi anti-missile che intercettano fino a 30 chilometri, piuttosto datati.
Ma Zelensky è tornato a chiedere anche i caccia. Sulla ricostruzione, invece, Meloni ha proposto una conferenza a Roma a metà aprile. Inoltre annuncia un ruolo tra Roma e Odessa in vista dell’Expo 2030. Invece decide di non rispondere sul riferimento di Putin che ieri ha ricordato all’Italia di quando la Russia ha aiutato Roma sul Covid: “Era un altro mondo, dopo il 24 tutto è cambiato”, ha detto. In mattinata, dopo una lunga notte passata in treno, la premier aveva visitato Bucha e Irpin, zone di massacri e bombardamenti imponenti.
I giardini della Chiesa di Sant’Andrea, prime fosse comuni degli ucraini, sono state le prime immagini delle atrocità che hanno stretto il mondo occidentale nell’indignazione contro il popolo russo. Sotto un cielo plumbeo, proprio da qui comincia la visita di Meloni: “Una visita simbolica, ma non solo”. Sotto una pioggia battente, accompagnata da un interprete, dal prete ortodosso Andriy Golovin e dal sindaco Anatoly Fedouk, Meloni si commuove: lungo il tragitto fangoso deposita una composizione di fiori rossi in memoria delle vittime. La visita continua a Irpin. Davanti a uno scheletro di un palazzo martoriato, Meloni si ferma a salutare le organizzazione umanitarie, donando loro grandi generatori e sottolineando l’importanza e l’aiuto italiano. Poi la conferenza stampa, il ritorno in Polonia nella notte e oggi a Roma.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Febbraio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
ORA FORZA ITALIA SI VENDICA: NO AGLI AEREI
Quando sugli schermi di tutte le tv ha visto l’attacco durissimo del
presidente ucraino Volodymyr Zelensky a fianco di Giorgia Meloni e di fronte ai giornalisti di tutto il mondo, Silvio Berlusconi è sbottato. Chi lo conosce bene lo definisce “furioso” e “arrabbiatissimo” perché la cosa a cui lui tiene di più – passare per lo statista che “vuole la pace” e che ha riavvicinato Russia e Stati Uniti con Pratica di Mare – è stata colpita nel vivo.
Sicché il leader di Forza Italia ha meditato per tutto il pomeriggio di replicare a Zelensky con un comunicato ufficiale. Poi, dopo ore di riflessione, ha deciso di non farlo. L’ordine che è stato dato a parlamentari e dirigenti di Forza Italia però è stato quello di non replicare ufficialmente: ci pensa Berlusconi e lo farà nelle prossime ore. Da pari a pari con Zelensky.
Eppure dall’inner circle berlusconiano filtra irritazione. Non solo nei confronti del presidente ucraino che lo ha accusato di parlare contro di lui perché “la sua casa non è mai stata bombardata” e di “venire a vedere la scia di sangue” a Kiev, ma anche nei confronti della premier Meloni: secondo Berlusconi la presidente del Consiglio non lo ha difeso abbastanza durante la conferenza stampa. Si è limitata, è il ragionamento che si fa ad Arcore, a dire che “la maggioranza ha votato compatta” ma senza difendere esplicitamente Berlusconi di fronte agli attacchi di un capo di Stato straniero.
Un fatto che il leader di Forza Italia considera “grave” perché, sostiene, lui non lo avrebbe mai fatto al suo posto. Politicamente il ragionamento che si fa in Forza Italia è, se possibile, ancora più rilevante perché non si ferma al rancore personale ma è anche sostanziale: i berlusconiani sostengono che la missione di Meloni a Kiev – e anche la mancata risposta a muso duro a Zelensky – serva alla premier per accreditarsi a livello internazionale e con la Casa Bianca. Ma la linea rossa è rappresentata dall’invio dei caccia, su cui ieri la premier ha glissato in conferenza stampa: “Non sono sul tavolo” ha detto Meloni.
Ma l’ipotesi che prende sempre più piede è quella che i jet Thypoon, prodotti da un consorzio europeo di cui fa parte anche l’Italia, vengano mandati dopo un accordo tra i principali partner dell’Unione Europea. Ma su questo Berlusconi frena. “Abbiamo sempre detto che mandiamo armi solo difensive e non possiamo dire sì ad aerei che potrebbero fare incursioni nel territorio russo”, è il ragionamento che si fa ai piani alti di Forza Italia.
E non è un caso che ieri mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani a La Stampa definiva “praticamente impossibile” l’opzione di mandare caccia italiani, il suo viceministro di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli sul Messaggero spiegava che si potrebbero mandare “bombardieri Fmx”.
Un cortocircuito che delinea la spaccatura nella maggioranza. Perché sui jet anche Matteo Salvini frena: il leader della Lega ha sempre spiegato che l’Italia deve mandare solo e soltanto armi “difensive”. Tutto ciò dovrà passare da un settimo decreto interministeriale che però, spiegano fonti della Difesa, è ancora prematuro. In caso di accordo europeo, invece, non è esclusa una mozione parlamentare su cui però la maggioranza potrebbe andare in difficoltà. Oggi Meloni tornerà in Italia, con il fantasma degli alleati.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Febbraio 22nd, 2023 Riccardo Fucile
IL LEADER DI FORZA ITALIA E LA NOTA CANCELLATA
Giorgia Meloni è molto arrabbiata con Silvio Berlusconi. Di più: la presidente del Consiglio pensa che il leader di Forza Italia voglia «indebolirla» politicamente. «Lo fa apposta. Lo fa per indebolirmi all’estero», è il virgolettato attribuito alla premier in un retroscena di Repubblica.
Tutto parte dall’attacco di ieri di Zelensky: il presidente dell’Ucraina ha replicato al Cavaliere, che aveva giudicato negativamente il suo comportamento: «Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino, nessuno ha ammazzato i suoi parenti, non ha mai dovuto fare la valigia alle 3 di notte per scappare e tutto questo grazie all’amore fraterno della Russia».
La frase di Zelensky
La frase di Zelensky ha scatenato la reazione dell’ex premier. Che, secondo La Stampa, sarebbe stata rabbiosa: «Basta con queste continue provocazioni». E poi: «Al contrario di quello che dice questo signore io ho conosciuto l’orrore della guerra. Sono stato sfollato con la mia famiglia. Per questo sono preoccupato. E chiedo che si metta fine al conflitto e si lavori per la pace. Anche perché il rischio di escalation nucleare è alto».
Meloni invece era già pietrificata durante la conferenza stampa in cui Zelensky ha attaccato Berlusconi. Adesso la premier è convinta che dietro l’attivismo diplomatico (si fa per dire) di Berlusconi ci sia qualcosa di più. E segnatamente la voglia di indebolirla con i partner esteri. Ieri si è parlato anche di una nota del leader di Forza Italia per replicare al presidente ucraino. Incoraggiata anche dalla fidanzata Marta Fascina. Ma alla fine non se ne fa nulla, forse proprio per un intervento di Meloni. Che però lo staff di Berlusconi nega.
I precedenti
Di certo i precedenti tra Berlusconi, Putin e l’Ucraina non incoraggiano. Le ultime parole risalgono al 12 febbraio, quando il Cavaliere non nascose che, da presidente del Consiglio, non avrebbe incontrato Zelensky (come invece ha fatto Meloni). E che comunque «bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e il conflitto non sarebbe accaduto».
Una tesi già rivelata ai suoi parlamentari e diffusa in alcuni audio rubati poco prima della nascita del governo Meloni, a ottobre. Per sostenere che la Russia di Putin «non voleva la guerra» ma l’Ucraina «ha triplicato gli attacchi nel Donbass». E così avanti fino ad ammettere di aver «riallacciato un po’ i rapporti» con l’amico-zar, autore di una lettera dolcissima mandata a Berlusconi al suo ultimo compleanno, insieme a venti bottiglie di vodka. E Zelensky gli ha risposto con nettezza. Creando non poco imbarazzo nella delegazione italiana presente a Kiev.
(da Open)
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Febbraio 21st, 2023 Riccardo Fucile
IL FINANCIAL TIMES RIVELA I PROFITTI DEL CRIMINALE PRIGOZHIN: “SOLDI SFUGGITI ALLE SANZIONI DELL’OCCIDENTE”
L’oligarca russo Yevgheny Prigozhin, punto di riferimento di una delle
fazioni del Cremlino e sanzionato dall’Occidente perché fondatore dell’esercito privato dei mercenari del Gruppo Wagner attivo anche in Ucraina, avrebbe incassato negli ultimi 4 anni profitti per 250 milioni di dollari.
A riferirlo è il Financial Times sulla base dei movimenti di denaro provenienti in particolare da Siria o Sudan, dove i miliziani Wagner sono stati accusati di aver commesso gravi violazioni dei diritti umani. Secondo il giornale britannico tali movimenti censiti nel 2008 sarebbero sfuggiti al monitoraggio delle misure punitive occidentali.
L’esame dei conti di aziende già sanzionate da Usa, Regno Unito e Ue che si ritiene facciano capo a Prigozhin rileva nello specifico profitti generati dall’estrazione di oro e diamanti negli stessi Paesi e dal commercio di gas e petrolio.
Poco tempo fa lo stesso Prigozhin aveva commentato precedenti inchieste del Financial Times su di lui, negando la veridicità di alcuni dati su arricchimenti personali nei teatri di guerra all’estero.
Più volte ha poi ribadito di considerare le sanzioni «attività illegali», invitando a «sputarci sopra», anche dopo il provvedimento con cui Washington definì il Gruppo Wagner come «un’organizzazione criminale transnazionale».
Ora, dopo la pubblicazione dell’ultima inchiesta, il noto giornale britannico ha precisato che i guadagni attribuiti all’oligarca nell’articolo di poche ore fa, non comprendono le fortune principali accumulate in patria da sue società attive nel catering o nel real estate, «beneficiarie di lucrosi “contratti pubblici” durante l’era Putin».
(da agenzie)
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Febbraio 21st, 2023 Riccardo Fucile
IMBARAZZO DELLA MELONI
Un attacco devastante. Un incidente diplomatico che massacra la missione di Giorgia Meloni a Kiev e oscura la piena collaborazione offerta dalla premier a Volodymyr Zelensky. Per due volte i giornalisti domandano al Presidente ucraino delle critiche di Silvio Berlusconi.
E il leader replica con parole durissime, mentre al suo fianco ascolta una impietrita Meloni: ‘’Berlusconi? Diversi leader hanno diritto di pensiero, il vero problema è l’approccio della società italiana che a quel leader hanno dato un mandato. Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata dai missili, mai siano arrivati con i carri armati nel giardino di casa sua, nessuno ha ammazzato i suoi parenti, non ha mai dovuto fare la valigia alle 3 di notte per scappare o la moglie dovuto cercare da mangiare e tutto questo grazie all”amore fraterno’ della Russia”.
Meloni imbafrazzata ascolta ancora. Poi viene di nuovo sollecitata dai cronisti, stavolta ucraini, su Berlusconi.
Poi tenta una replica: ‘’ Non sono d’accordo, in Parlamento abbiamo sempre votato compattamente. Una cosa sono le frasi dette, un’altra le posizioni. Il centrodestra vuole rispettare il programma, ci tiene, e continuerà a farlo in futuro’’.
(da agenzie)
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Febbraio 21st, 2023 Riccardo Fucile
LO STUDIO DI OPENPOLIS E ACTIONAID SMENTISCE LE BALLE SOVRANISTE: “NON C’E’ NESSUNA INVASIONE”
Non è vero che il sistema dell’accoglienza dei migranti in Italia è al
collasso. Ci sono circa 20mila posti liberi nei centri sparsi per il Paese, per la precisione 20.235: una situazione tutt’altro che al limite, nonostante l’argomento secondo cui i centri per i migranti sarebbero sull’orlo del collasso sia spesso strumentalizzato nel dibattito politico e usato per rafforzare la retorica dell’invasione.
Una narrativa, questa, smentita dal report “Il vuoto dell’accoglienza”, realizzato da Openpolis e ActionAid Italia sulla base dei dati raccolti sulla piattaforma Centri d’Italia.
I numeri sono relativi all’anno 2021 e ci raccontano di almeno 20mila posti liberi nei centri di accoglienza, nonostante la chiusura di circa 3.500 strutture in meno di tre anni.
A fine 2021, inoltre, i Cas, cioè i Centri di accoglienza straordinaria, continuavano a essere molti più rispetto a quelli legati al Sai, cioè al Sistema di accoglienza e integrazione. Più della metà (precisamente oltre il 60%) dei richiedenti asilo e dei rifugiati che si trovano in Italia è ospitata dai Cas.
Si tratta di un dato che dimostra quanto l’accoglienza, così come la generale gestione dei flussi migratori, venga trattata come un fenomeno emergenziale, invece che uno ordinario e strutturale. In totale le strutture a disposizione nel 2021 erano 8.699, per circa 97mila posti. Di questi circa 63mila sono nei Cas, 34mila nel Sai.
Non c’è nessuna invasione, sottolinea il report. Al 31 dicembre 2021 i richiedenti asilo e i rifugiati nei centri erano lo 0,13% della popolazione italiana.
Il discorso sui posti e sul sistema di accoglienza è valido per tutte le Regioni, anche per quelle che rappresentano le principali vie di entrata utilizzate dai migranti. In Sicilia, ad esempio, il 31 dicembre 2018 era libero il 25,9% dei posti. Cioè uno su quattro. A fine 2019 questi erano addirittura aumentati, il 38,6% era libero: 3.760 posti su un totale di 9.747. Nel 2020 la situazione è rimasta pressoché invariata, con il 38,1% di posti liberi. Nel 2021 erano il 30,6%. Insomma, nemmeno d’estate, con l’aumento degli sbarchi, il sistema di accoglienza nell’isola ha rischiato il collasso.
(da Fanpage)
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Febbraio 21st, 2023 Riccardo Fucile
GALLYAMOV: “HA CERCATO DI RASSICURARE IL FRONTE INTERNO, MA E’ STATO FALLIMENTARE”
“Nessuna escalation nucleare in vista” nonostante l’annuncio della sospensione del trattato New Start. Il discorso del presidente russo al Gostiny Dvor di Mosca davanti alle camere riunite del Parlamento ha solo “puntato a rassicurare il fronte interno che in Russia va tutto bene”. Senza riuscirci.
Perché Putin “è sempre più distaccato dalla realtà” e la sua audience lo sa benissimo. Per l’Occidente, invece, il messaggio è che il Cremlino è pronto a continuare la guerra in Ucraina “ancora molto a lungo”.
Il leader “non ha un piano B” ed è “sempre più probabile che scelga di nominarsi un successore” e di fargli vincere le elezioni del 2024.
Abbas Gallyamov i discorsi di Putin un tempo li scriveva.
Adesso commenta l’ultimo per Fanpage.it, collegato in videochiamata da Tel Aviv, dove vive dopo aver lasciato la Russia per motivi di sicurezza. Gallyamov è stato nel team presidenziale, come speechwriter, dal 2008 al 2010.
Putin annuncia che la Russia sospende la sua partecipazione al trattato New Start, l’unico sulla riduzione delle armi nucleari ancora esistente. La platea si alza in piedi e applaude. L’orologio dell’Apocalisse si è ulteriormente avvicinato alla mezzanotte?
Non sono un esperto di trattati sugli armamenti e non posso fare un commento “tecnico”. Ma per come era costruito il discorso non mi pare proprio che ci si trovi di fronte alla volontà di una escalation nucleare.
Perché, come era costruito il discorso? Che input ha dato il presidente ai suoi speechwriter, secondo lei che è del mestiere?
Semplicemente, il discorso era fatto per calmare la situazione, per dire che tutto va secondo i piani.
Ed è stato efficace, da questo punto di vista? Ha calmato il fronte interno?
Assolutamente no. Tutto quel che ha detto Putin era completamente fuori dalla realtà. E in Russia tutti lo sanno benissimo.
Come le è sembrato il clima in sala?
Facce lunghe, tristi. Ancor più del solito. I collaboratori del presidente erano tutt’altro che ottimisti, glielo posso garantire.
È sembrato che la maggior parte dei messaggi inviati nel discorso fosse diretto proprio alle élite della Russia.
Ha cercato di convincere che è tutto sotto controllo. Alla fine, cosa ha dimostrato è invece che le cose stanno andando nella direzione sbagliata. Ha dimostrato di aver perso la cognizione di quel che è reale e di quel che non lo è. Ha dimostrato che non ha un “piano B”. Chi si aspettava l’annuncio di qualche soluzione per i problemi che avvinghiano il Paese è rimasto certamente deluso. Nessun giro di boa. Nessuna politica nuova. Si continua col fallimentare “piano A” dell’”Operazione militare speciale”, nonostante tutto. E così le rassicurazioni non hanno rassicurato nessuno.
Come interpreta l’annuncio secondo cui i militari che combattono in Ucraina avranno almeno “due settimane di licenza ogni sei mesi”? Sembra significare che la guerra durerà a lungo.
Ha voluto dire che quel che sta avvenendo al momento continuerà nel futuro. Per molti anni. Sta cercando di “normalizzare” la guerra. Ma questa parte del discorso era rivolta soprattutto all’Occidente e all’Ucraina. “Meglio che siate voi a cessare le ostilità, perché noi siamo pronti a continuarle all’infinito”.
Una parte interessante del discorso è stata proprio quella sulle forze armate: Putin ha promesso miglioramenti tecnologici e organizzativi. E una miglior posizione sociale per i militari. Ha voluto rassicurare i “falchi” che criticano la condotta inefficiente della guerra?
Cerca di aumentare il grado di lealtà dei militari. Perché c’è un problema di lealtà nei confronti della politica. Prima di tutto, i militari stanno pagando un alto prezzo di sangue per la condotta sconsiderata delle operazioni in Ucraina. E la colpa la danno ai politici. In secondo luogo, hanno potuto constatare che il comandante in capo è tutt’altro che un vincente. Non è un leader così forte. Il rispetto nei confronti del presidente ne ha risentito parecchio. La sua legittimazione pure. Per questo ora parla di “promozione sociale” per i componenti delle forze armate.
Putin ha cercato di rassicurare anche il settore imprenditoriale e la popolazione
In modo analogo, ha pensato anche a loro. Gli imprenditori non devono temere alcuna minaccia, ha detto. E ha cercato di comprarsi la lealtà dei lavoratori annunciando un aumento del 20% del salario minimo.
Tra le altre cose, il presidente ha chiarito che si andrà regolarmente al voto nel 2024. L’ipotesi di una cancellazione delle presidenziali per rimanere al potere senza il problema delle urne è definitivamente da accantonare?
Direi di sì. Altrimenti non avrebbe menzionato la cosa. Ogni dettaglio del discorso è ovviamente studiato a tavolino. Evidentemente ha capito che cancellare le elezioni sarebbe un errore. Non porterebbe ad alcun vantaggio strategico. A questo punto, una cosa che ritengo sempre più probabile è che Putin si scelga un successore per fargli vincere le elezioni del 2024 e ritirarsi almeno parzialmente e temporaneamente dalla scena. Questo è il suo piano, secondo me. Almeno se non riuscirà a ottenere una vittoria netta nella prossima offensiva in Ucraina. Vuole evitare scosse troppo radicali che potrebbero finire per portare a un colpo di stato. Le elezioni si faranno e le vincerà un candidato indicato da Putin.
E se Putin si ritirasse, la guerra potrebbe finire? Perché questa è proprio la “guerra di Putin”. Un successore potrebbe cercare di uscirne senza perder la faccia, al contrario del presidente che ha ordinato l’invasione. O no?
Sì, certamente. Se sceglie un successore, e lo fa velocemente, prima che la disfatta diventi del tutto ovvia ed evidente, potrebbe però proprio far cadere la responsabilità di tutto sullo stesso successore. E poi, a guerra finita ma senza addosso la colpa della sconfitta, probabilmente tornerebbe al comando. Magari sull’onda di un nuovo voto popolare. Per guidare il Paese in una situazione diversa. Ci sarebbe certo un lungo periodo di “guerra fredda” con l’Occidente. Ma niente più scontri sul campo. Gli scenari che si aprirebbero con una eventuale “successione al trono” sono diversi. Però tutti potrebbero portare a una lenta normalizzazione dei rapporti internazionali della Russia. E credo che quella di una successione stia diventando davvero la scelta più probabile, per Putin.
(da Fanpage)
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