Aprile 15th, 2023 Riccardo Fucile
LO STIPENDIO RIMARRA’ IMMUTATO… LA SCOMMESSA E’ CHE I TURNI SI AFFRONTANO CON MAGGIORE ENTUSIASMO E ABNEGAZIONE”… OGNI TANTO C’E’ ANCHE UN VERO IMPRENDITORE NON SOLO “PRENDITORI”
Lavorare meno, lavorare meglio: il modello della settimana corta
conquista il ristorante ‘Quel Castello di Diegaro’, fra Cesena e Forlì.
Si tratta di uno dei più apprezzati locali del territorio romagnolo, non solo dai clienti: «Dati di Confcommercio ci indicano infatti come il locale col minor turnover del territorio». A parlare è il suo gestore, Lorenzo Illotta, che ha deciso di sperimentare questa nuova strategia per aumentare la produttività del personale: «Chi lavora in sala, nell’arco dei sette giorni di apertura settimanale, a oggi beneficia di quattro turni a pranzo e due a cena di riposo», racconta al Resto del Carlino.
Un modello che implica la necessità di fare nuove assunzioni, «tanto più che ora ci apprestiamo ad allargare lo stesso tipo di approccio anche in cucina e per questo siamo alla ricerca di un nuovo cuoco».
Ma non è solo questo il punto. «Il Covid ci ha insegnato il valore del tempo trascorso insieme ai propri cari. Un approccio alla qualità della vita che merita di essere mantenuto. Anche perché in questo modo i turni di lavoro si affrontano con maggiore entusiasmo e abnegazione. A vantaggio di tutti».
Coltivare l’entusiasmo
«Questo mestiere – prosegue Illotta – può dare tante soddisfazioni. A patto di svolgerlo in maniera motivata. Il settore della ‘sala’ merita di essere esplorato con entusiasmo: chi si relaziona col cliente è chiamato a raccontare cose belle. Si parla dell’uomo e del suo talento che emerge nei prodotti che alleva, che coltiva o che vinifica. È cultura e il cameriere ha il compito di raccontarla, col coinvolgimento di chi si pone davanti a una sorta di fiaba».
Il personale del ristorante è numeroso, conta circa sessanta persone. Ma per quanto loro possano beneficiare dell’innovazione, secondo Illotta «non basta»: serve a suo avviso «un intervento normativo».
«Parliamoci chiaro, per chi lavora in questo mondo è praticamente impossibile restare nell’ambito delle 40 ore settimanali – spiega -. Ne servirebbero almeno 45. Ragionando in maniera virtuosa, auspico che i contratti collettivi di del settore vengano rivisti a livello nazionale, partendo da una base più alta. Anche in termini di compensi, ovviamente. Questo potrebbe davvero segnare un punto di svolta».
(da Open)
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Aprile 15th, 2023 Riccardo Fucile
LA CARTA COPERTA DELLA PREMIER PER VINCERE LE EUROPEE
La premier Giorgia Meloni ha un piano per vincere le elezioni europee del 2024. Che prevede di copiare lo schema di Matteo Renzi che ebbe successo nel 2014. E un progetto bandiera con una cifra in testa: 80 euro. Non a caso, spiega oggi il Corriere della Sera, nelle riunioni della task force incaricata sono stati evocati «gli ottanta euro di Renzi».
Che dieci anni fa, giunto da poco a Palazzo Chigi ottenne un plebiscito alle Europee. Anche grazie a quell’aumento in busta paga. Per questo, spiega il quotidiano, il Def presentato dal governo è così scarno. La tesi accreditata all’interno dell’esecutivo è che Meloni abbia una carta coperta.
Sarà tutto più chiaro quando si conoscerà la Nota di Aggiornamento. «Se le cose andranno bene – ha confidato il viceministro all’Economia Leo a un rappresentante della maggioranza — potremo fare una sorpresa agli italiani per fine anno».
Ovvero proprio quando partirà la campagna elettorale per le Europee. I piani sono più di uno. E non si fermeranno al taglio del cuneo fiscale. In ogni caso il lavoro sulla «carta coperta» è dunque parallelo alla trattativa sul Piano di resilienza e sugli altri finanziamenti europei. L’obiettivo, spiega un ministro, «è riuscire a dimostrare che le cose dette in campagna elettorale si fanno.
(da agenzie)
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Aprile 15th, 2023 Riccardo Fucile
LE INTERCETTAZIONI TRA L’AMICO DI GRAVIANO E IL CONDUTTORE DIMOSTRANO CHE BAIARDO NE HA PARLATO DAVVERO, MA ORA DICE CHE NON ESISTE
Salvatore Baiardo ha parlato della foto che ritrae Silvio
Berlusconi, Giuseppe Graviano e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Anche se davanti ai magistrati ne ha negato l’esistenza.
Baiardo lo ha fatto davvero durante i colloqui con Massimo Giletti, come ha testimoniato durante l’audizione davanti ai pm di Firenze Luca Tescaroli e Luca Turco che indagano sulle stragi del 1993. Ma i giudici lo sapevano già perché hanno intercettato le conversazioni tra Baiardo e Giletti.
Lo scrive oggi Lirio Abbate su Repubblica, precisando che durante la perquisizione in casa del padre di Baiardo a Trabia in provincia di Palermo lui ha negato l’esistenza dello scatto. E quando gli investigatori gli hanno riportato le sue parole intercettate è andato in escandescenze: «Non è vero. Non c’è alcuna foto». Ma le intercettazioni dimostrano il contrario.
«Non è vero. Non c’è alcuna foto»
Ovvero che Giletti ha detto il vero davanti ai pm. Lo scatto sarebbe stato effettuato con una Polaroid o uno strumento simile. Vicino al lago d’Orta. La foto è stata scattata di nascosto. Baiardo ha detto a Giletti che con quella foto avrebbe potuto fare un sacco di soldi. Ma anche che non gli interessava farlo. Il motivo della sua importanza è collegato alla richiesta dei Graviano e degli altri boss mafiosi. Ovvero di lasciare il 41 bis e l’ergastolo ostativo. «Questa potrebbe andare un giorno ai magistrati se le cose non vanno in un certo modo», sono le parole dette da Baiardo a Giletti.
È singolare che prima dell’annuncio della sospensione di Non è l’Arena Baiardo abbia annunciato l’addio a La7 e l’approdo a Mediaset. E che nel video pubblicato successivamente aveva confermato i pagamenti della produzione per le sue apparizioni ma non aveva detto nulla della foto. Sostenendo invece che Berlusconi e Dell’Utri venissero chiamati in causa ingiustamente. Anche La Verità scrive che Baiardo ha mostrato le foto a qualcun altro. Chiamando in causa Paolo Mondani e Report.
I pizzini, gli scatti, la credibilità
Il Foglio invece ricorda che ad oggi non si può sapere se queste foto esistono. Così come non si può sapere se Baiardo abbia raccontato il vero quando ha detto che Giletti gli ha passato pizzini da leggere durante la trasmissione. Ma se non si sa a chi credere tra magistrati, Giletti e Baiardo è perché la credibilità di Baiardo è stata data da Giletti e dai magistrati.
(da Open)
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Aprile 15th, 2023 Riccardo Fucile
LO SFOGO DEL CONDUTTORE CON LA REDAZIONE
Il conduttore Massimo Giletti non accetta la chiusura di Non è l’Arena. E ai giornalisti nell’ultima riunione di redazione lo dice chiaro e tondo: «Chiediamoci perché ci hanno chiuso. Stavamo preparando tre puntate importanti, delicatissime. Deflagranti. E siamo stati fermati».
Le tre puntate riguardavano la strage di via d’Amelio, Marcello dell’Utri e l’ex sottosegretario di Forza Italia D’Alì condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
La Stampa racconta l’ultima riunione a La7 e dice anche che sfuma il ritorno del conduttore in Rai. Proprio a causa del defenestramento da parte di Urbano Cairo: «E dopo tutto questo, col cavolo che ce lo riprendiamo». L’editore di La7 però smentisce censure. Mentre i dirigenti di viale Mazzini dicono che non ci sono stati incontri e abboccamenti.
Lo sfogo
Lo sfogo del conduttore arriva mentre diventa pubblica la sua testimonianza davanti ai pubblici ministeri Turco e Tescaroli che indagano sulle stragi del 1993. Giletti ha detto ai giudici che Salvatore Baiardo gli ha mostrato una foto che ritraeva Silvio Berlusconi insieme a Giuseppe Graviano e al generale dei carabinieri Francesco Delfino.
Ma a confermare che la chiusura della trasmissione sia dipesa dalla linea editoriale è anche la collaboratrice di Giletti e giornalista del Fatto Sandra Amurri. «Mi chiedo: c’è davvero qualcuno disposto a credere che la ragione di una tale decisione della rete possa essere dipesa dal pagamento di Baiardo per le sue partecipazioni al programma? E non sia, invece, scaturita dalle inchieste in cantiere su altre verità nascoste sui cosiddetti “intoccabili?”», dice. A confermare di aver ricevuto pagamenti per andare in trasmissione è stato lo stesso Baiardo.
L’amico dei fratelli Graviano
Ma l’amico dei fratelli Graviano ha invece smentito davanti ai pm l’esistenza di una foto che ritrae Berlusconi con Madre Natura. Mentre non ci sarebbe un’indagine sui pagamenti (per un totale che va dai 30 ai 48 mila euro) della produzione della trasmissione allo stesso Baiardo. Giletti è stato interrogato come “persona informata sui fatti” (cioè testimone, senza l’ausilio di un legale) il 19 dicembre e il 23 febbraio a Firenze. E c’è anche una storia che lo riguarda raccontata oggi dal quotidiano. Quando la Dia gli piomba in casa dopo l’arresto dei Graviano nel 1994 con il capo dell’Antimafia toscana dell’epoca Nicola Zito l’ex gelataio ammette la conoscenza con i boss di Brancaccio. Ma parla anche di telefonate tra i fratelli e Dell’Utri. E di un incontro tra i padrini di Palermo e il braccio destro di Berlusconi. Al momento di firmare i verbali fa però dietrofront. E così diventa un pentito mancato.
(da Open)
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Aprile 15th, 2023 Riccardo Fucile
IL GIORNALISTA HA DETTO AI PM DI FIRENZE CHE C’E’ UNO SCATTO CHE RITRAE L’EX PREMIER CON IL MAFIOSO DI BRANCACCIO
Il giornalista Massimo Giletti ha parlato ai pubblici ministeri di
Firenze che indagano sulle stragi del 1993 di una foto che ritrae Giuseppe Graviano, Silvio Berlusconi e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Lo scatto glielo avrebbe mostrato Salvatore Baiardo.
Il Fatto Quotidiano oggi pubblica il verbale dell’interrogatorio del conduttore di “Non è l’Arena”. Giletti ha detto ai pm che lo scatto fu “rubato”, cioè fatto di nascosto.
E l’ex favoreggiatore dei fratelli Graviano ha subito una perquisizione a marzo. Senza alcun esito. Luca Tescaroli e Luca Turco indagano sulle stragi di Firenze, Milano e Roma. Che si verificarono dopo l’arresto di Totò Riina. E che vedono protagonista tra gli ideatori Matteo Messina Denaro.
Baiardo, ex gelataio di Omegna, ha parlato anche di un incontro con Paolo Berlusconi a Milano. Che risale al 2011. E sul quale il fratello di Silvio si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Uno scatto e un ricatto
Marco Lillo spiega oggi che secondo Baiardo i tre ritratti nella foto stavano seduti «da qualche parte». Furono ritratti di nascosto. Secondo Giletti poteva esserci sotto un ricatto. Baiardo ha ricevuto nel 1997 una condanna per favoreggiamento nei confronti dei fratelli Graviano. Secondo Giletti parlava della foto in relazione all’abolizione dell’ergastolo ostativo per i boss non pentiti.
E sempre secondo Giletti l’ex gelataio ha parlato di un documento che riguardava la Trattativa Stato-Mafia.
Nell’articolo si smentisce anche che sia in atto un’indagine sui compensi ricevuti da Baiardo (si parla di 48 mila euro in totale) per partecipare a Non è l’Arena. La perquisizione nei confronti di Baiardo serviva quindi soltanto a cercare la famosa foto che ritrae Berlusconi, Graviano e Delfino. Risale al 23 marzo e il decreto è composto da sette pagine.
Il decreto di sequestro 16249/2022
Il decreto di sequestro ha il numero di procedimento 16249/2022 R.G.N.R. Il numero progressivo, spiega il Fatto, fa capire che i pm hanno chiuso l’inchiesta alla scadenza dei termini per poi riaprirla con l’autorizzazione del Gip. Baiardo è terzo non indagato. Gli indagati rimangono Berlusconi e Marcello Dell’Utri.
Giletti ha parlato con Turco e Tescaroli il 19 dicembre 2022. Giletti ha messo a verbale quanto segue: «Baiardo mi ha raccontato ai primi di luglio (3-4-5) di quest’anno dell’esistenza di una foto che ritrae il generale Delfino, che abitava sul lago d’Orta, Berlusconi e Giuseppe Graviano. In una circostanza me l’ha fatta vedere senza consegnarmela, tenendola lontana da me. Eravamo in un bar vicino a Milano. Mi è parsa una foto del tipo “autoscatto macchinetta usa e getta”. Ho visto raffigurate tre persone sedute in un tavolino. Berlusconi l’ho riconosciuto, era giovane, credo fosse una foto degli Anni Novanta. Sono certo che fosse lui perché in quel periodo lo seguivo giornalisticamente».
La foto di Berlusconi con Giuseppe Graviano
I pm chiedono a Giletti perché Baiardo gli ha mostrato la foto. Giletti replica: «Dal momento che ho sempre messo in dubbio le sue dichiarazioni. Il fatto ad esempio che Dell’Utri chiamasse a casa sua. E che lo stesso Baiardo passasse a Graviano le telefonate di Dell’Utri, che giungevano sia sul fisso che sul cellulare, in quanto Graviano non aveva nulla di intestato personalmente. Credo, quindi, che per dimostrare che i rapporti li teneva mi ha mostrato la foto. Ritengo che abbia tentato di verificare quanto fossi interessato e che cosa fossi disponibile a fare per renderla pubblica. Fece anche cenno a un proposito di mandarla ai magistrati: “Questa potrebbe un domani arrivare ai magistrati se le cose non vanno in un certo modo”. Così gli avrebbe detto Baiardo, lasciando intendere di poter tenere sotto scacco Berlusconi».
La testimonianza di Giletti
Giletti prosegue: «Gli risposi che la foto non solo io la dovevo toccare, ma anche far esaminare, per verificare se fosse un falso, perché dovevo essere sicuro di quanto pubblicavo. Ritengo che Baiardo abbia voluto verificare la mia reazione. Non posso escludere che volesse anche del denaro».
I pm hanno a quel punto intercettato e videoregistrato due incontri tra Giletti e Baiardo avvenuti il 21 gennaio scorso a Roma. E si sono convinti che Giletti è attendibile. Mentre Baiardo ha negato l’esistenza della foto. Alla domanda sul perché Baiardo stesse temporeggiando nella consegna della foto, il giornalista ha risposto: «È collegato a un’evoluzione della situazione sull’ergastolo ostativo. Faccio notare che Baiardo mi ha chiesto di mandare in onda l’intervista prima dell’8 di novembre, giorno della decisione della Corte Costituzionale sull’ergastolo ostativo (Giletti sta parlando dell’intervista fatta nel 2022 a Baiardo sull’arresto di Messina Denaro, ndr)».
Il presunto documento sulla trattativa
Giletti dice che Baiardo gli ha parlato anche di un presunto documento sulla Trattativa Stato-Mafia. Gli incontri sono avvenuti all’hotel Hilton Garden Inn di Roma. Mentre nella conclusione del decreto i pm scrivono che «quest’ufficio ha necessità di riscontrare le recenti dichiarazioni rese a questa Procura da Giletti, in relazione al possesso attuale di documenti utili alle indagini da parte di soggetti a lui vicini (i pm evidentemente indicano ‘lui’ riferendosi a Baiardo, non a Giletti, ndr), al fine di verificare la sussistenza dei rapporti finanziari dallo stesso indicati che costituirebbero antefatto rispetto alla strategia che ha portato all’esecuzione delle stragi del biennio 1993-1994».
Secondo quanto scrive La Verità a corroborare l’esistenza della foto Baiardo l’avrebbe offerta e forse anche mostrata ad altre trasmissioni informative di diverse televisioni. La verità cita esplicitamente Report di Raitre e Paolo Mondani. Senza specificare se il giornalista l’abbia sicuramente vista o meno.
Gaspare Spatuzza, Giuseppe Graviano e le stragi del 1993
Il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza ha raccontato di un incontro con Giuseppe Graviano al bar Doney di via Veneto a Roma alla fine del 1993. Nell’occasione, secondo Spatuzza, il capomandamento di Brancaccio gli aveva confidato che la stagione delle stragi di Cosa Nostra era finita. Perché la mafia aveva trovato “un accordo” con lo Stato. E gli fece il nome di Berlusconi e Dell’Utri. Nel gennaio 1994, ad onta del presunto accordo, i Graviano vennero arrestati in un ristorante a Milano. E da quel momento si trovano al 41 bis. Dopo le autobombe Spatuzza, su ordine di Giuseppe Graviano, aveva imbucato una serie di lettere destinate alle redazioni dei quotidiani: «Tutto quello che è accaduto è soltanto il prologo, dopo queste ultime bombe, informiamo la Nazione che le prossime a venire andranno collocate soltanto di giorno ed in luoghi pubblici, poiché saranno esclusivamente alla ricerca di vite umane. P.S. Garantiamo che saranno centinaia».
(da Open)
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