Destra di Popolo.net

INSULTO’ MATTARELLA E NEGA IL CAMBIAMENTO CLIMATICO: I SOVRANISTI GLI AFFIDANO LA MATTINA A RADIO 1

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

IL PUTINIANO MARCELLO FOA, EX PRESIDENTE RAI, ALTRO TASSELLO DELLA TV DI REGIME ORBANIANO

Con il ritorno di Marcello Foa in Rai, stavolta nella veste di conduttore radiofonico, compie un deciso passo in avanti nel processo di radicale sostituzione inaugurato a Viale Mazzini tra anchor progressisti e volti (in questo caso voci) di provata fede sovranista.
Un repulisti partito dalle trasmissioni in video – Fabio Fazio, Lucia Annunziata, Massimo Gramellini che nessuno ha provato a trattenere; Roberto Saviano, buttato fuori senza neppure una telefonata – ora allargato alle frequenze in onde medie. Un’occupazione scientifica di tutti gli spazi informativi, trasformati come mai prima in megafono della propaganda di destra. Con buona pace del pluralismo, brutalmente cancellato.
Manca giusto la firma sul contratto, ma la scheda programma è pronta e la collocazione già definita. L’ex presidente della Rai di rito salviniano – l’uomo che insultò il presidente Mattarella e che sui social nega l’emergenza climatica, pubblica articoli contro il figlio di Biden, strizza l’occhio a Putin e attacca la preside di Firenze che aveva difeso i suoi studenti dalle aggressioni squadriste – conquista una delle vetrine più pregiate di Radio1.
Prenderà il posto di Forrest, la fortunatissima trasmissione condotta la scorsa stagione da Luca Bottura e Marianna Aprile, che i vertici del servizio pubblico hanno di fatto chiuso senza dare spiegazioni né comunicazione alcuna: né a chi ne teneva le redini, né soprattutto al pubblico che tutte le mattine si sintonizzava per ascoltare “un programma che regala benessere all’umore”. Elogio, quest’ultimo, pubblicato non su una gazzetta di sinistra, bensì dal Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi: lo stesso su cui Foa ha scritto a lungo.
Dalla seconda metà di settembre sarà dunque lui – dal lunedì al venerdì per un’ora – a intrattenere gli ascoltatori, a decidere i temi, a selezionare gli ospiti: il direttore di Radio1, Francesco Pionati, folgorato sulla via della Lega, gli ha dato carta bianca. Certo che il nuovo “illustre” conduttore riproporrà tutti i cavalli di battaglia cari a Salvini. Dal no al Mes alle campagne antivacciniste, fino all’ostilità contro migranti e comunità Lgbtq. D’altronde basta andare a rileggere qualche intervista di Foa, o scorrere i suoi tweet, per capire che programma sarà.
(da agenzie)

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TELE-MELONI MODELLO ORBAN: IL TG1 E’ UN MONOLOGO QUOTIDIANO DELLA PREMIER, 204 MINUTI IN UN MESE

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

LO SPAZIO DEL PD E’ APPENA L’8%, DEL M5S IL 5%… IN ALTRI TEMPI LE OPPOSIZIONI AVREBBERO OCCUPATO GLI STUDI DELLA RAI FINO AL RIPRISTINO DELLA LEGALITA’

Al Tg1 la Meloni compare in dosi massicce per la dieta estiva degli italiani, ai quali a pranzo e a cena invece di un menu vario il telegiornale propone sempre lo stesso piatto. Lo cucina il nuovo direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, meloniano doc, un ruolo annunciato, il suo, come non accadeva da tempo.
Insediatosi a fine maggio, già a giugno ha fatto mostra delle strategie di cui vuole dotare il principale telegiornale del paese: molta Meloni, che parla (dati Agcom) per 204 minuti, quasi tre ore e mezza: più di Schlein, Conte e Mattarella messi insieme; molto governo e molta maggioranza (che si prendono i due terzi del parlato); pochissima opposizione (il Pd all’8% del parlato, M5S al 5%, con Renzi che ha più spazio dei grillini). E poi, tra i primi 20 soggetti microfonati dal Tg1 a giugno, largo ai governativi e a quelli di maggioranza che, pur escludendo Berlusconi che con la sua morte viene ampiamente rimandato in onda, fanno più di 77 minuti di parlato. Pensate: Schlein e Conte non arrivano nemmeno a undici.
Ma è a luglio, con l’arrivo dei primi guai per il governo, che Chiocci si mostra quanto mai affidabile per il potere. Un po’ come Minzolini, il cronista che pedinava i politici e poi da direttore del Tg1 occultava le ‘cene eleganti’ per non dispiacere B., che in seguito lo fece senatore.
È bastato dare un’occhiata al Tg1 per una decina di giorni, nel periodo più acceso dello scontro con i giudici e dell’esplosione dei vari ‘casi’ (Santanchè, Delmastro, La Russa, Nordio), per capire che il Chiocci watch-dog che svergognava D’Alema e sbugiardava Fini è diventato un docile lap-dog, un cagnolino da salotto.
Il conflitto con la magistratura non solo è collocato molto in là nel notiziario del Tg1 anche quando è la notizia di giornata (l’8 luglio l’edizione delle 20, la più seguita, ne parla solo dopo 15 minuti), ma viene trattato tutto a favore di governo; dei ‘casi’ invece si tace, si minimizza oppure si sposta l’attenzione, come per La Russa dove la ragazza, presunta vittima, è il solo soggetto di cui si parla, presentata come dedita ad hashish, cocaina e tranquillanti.
Pur di mettere la sordina agli scandali nel governo e allo scontro con l’Anm, che pure occupano le prime pagine della stampa, il Tg1 (13:30 del 9 luglio) utilizza ampiamente guerra e calura, notizie brutte e presunti scoop (Amadeus che presenta nientemeno che il regolamento di Sanremo 2024!), cui dedica titoli e ampia parte del giornale.
La natura compiacente dell’informazione chiocciana si disvela ancora con il caso Facci: il 10 luglio il Tg3 ci apre il giornale mentre il Tg1 (13:30) non ne fa parola, nonostante le dichiarazioni molto forti delle opposizioni; sempre il Tg1 ridimensiona il tema del giorno (giudici, Santanchè, Delmastro), trattato di sguincio con quattro dichiarazioni filogovernative e due contro, ma menziona l’assoluzione del governatore Fontana.
In seguito il quadro non muta: il 12 luglio i treni, la tragica morte di due bambini in Puglia, l’incendio della ‘Venere degli stracci’ e il trigesimo di Berlusconi (!) fanno gioco per silenziare i problemi della premier, mentre si tace della condanna del leghista Di Rupa (ma non era stato così dell’assoluzione di Fontana e nemmeno di quella dei genitori di Renzi).
Il 13 luglio lo scontro con i giudici, prima mascherato, balza in apertura di tg (13:30), il perché è presto detto: la Meloni invita l’Anm ad abbassare i toni (ma se era stata lei ad accusare i giudici di fare politica!). La successiva intervista a Salvini sulla precettazione dei ferrovieri è seguita dal silenzio sulle ragioni dei sindacati, mentre la notizia del voto europeo sul clima che vede le destre sconfitte è trattata con il commento ‘contro’ di Lollobrigida. Cosa che non è la più grave, visto che nella stessa edizione del tg manca qualsiasi riferimento al ministro Nordio che vuole abolire il concorso esterno per mafia: nemmeno le vivaci reazioni di Salvatore Borsellino e di Maria Falcone scuotono il Tg1 dal sonno filogovernativo. E quando non ci sono la guerra, il caldo, gli incendi o gli incidenti per dribblare le notizie scomode per la premier, ecco che tornano utili le bollette in calo (apertura del 14 luglio) o l’inflazione che a giugno è scesa (apertura del 17 luglio).
Microfoni silenziati i temi delle opposizioni
Infine, come da mandato, nel giornale di Chiocci l’opposizione non esiste (ma era così anche prima), se non in qualche strapuntino. Intanto non compare mai nei titoli, nemmeno il 15 luglio quando c’è la convention del Pd a Napoli: qui aerei, caldo, Tajani presidente, incidenti stradali, Bonucci fuori dalla Juve sono notizie più meritevoli. Alla Schlein che parla di sanità e autonomia un solo minuto a metà notiziario. Gli spazi non si allargano nemmeno per raccontare lo scontro sul salario minimo, la battaglia delle opposizioni: se ne parla poco, microfonando come al solito (19 luglio) più le voci contro che quelle a favore.
La Meloni, che voleva Chiocci portavoce, ringrazia.
(da Il Fatto Quotidiano)

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RICORDATE QUANDO LA MELONI PROMETTEVA MILLE EURO A TUTTI CON UN CLICK?

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

ORA CON UN SMS NE HA TOLTI MOLTI DI PIU’ A 169.000 POVERI… DEVONO CERCARSI UN LAVORO CHE NON C’E’ E I CORSI DI FORMAZIONE NON ESISTONO

Non è la prima promessa mantenuta, ma a modo suo c’è andata vicina. Vi ricordate quando la Meloni prometteva mille euro a tutti con un click? Ecco, i mille euro se l’è tenuti in saccoccia, ma con un semplice sms ne ha tolti molti di più a 169mila persone disoccupate o in povertà. Ovviamente, la comunicazione spedita in questa forma dall’Inps ha mandato nel panico chi ha ricevuto il messaggio.
Qualcuno infatti si illudeva di chissà cosa, visto che l’impegno del governo era stato chiaro: prima di togliere il sussidio gli “occupabili” dovevano essere avviati ai corsi di formazione, di cui a sette mesi dall’annuncio non si è visto nulla.
Quindi sarà fortunato chi potrà cominciare a riqualificarsi da adesso, ma nel frattempo sono affari suoi se riuscirà o meno a mettere un piatto di pasta a tavola.
Il governo di destra, insomma, ha abbandonato tranquillamente al suo destino queste decine di migliaia di cittadini, attribuendo evidentemente un’importanza maggiore all’aumento dei vitalizi o degli altri privilegi di una casta politica a cui frega solo di sé stessa. Niente di strano, dunque, se la rabbia comincia già a esplodere, come si è visto ieri a Napoli.
E non ci si illuda che basterà qualche elemosina, come la carta per i poveri, con dentro 382 euro da far bastare per tutto un anno. Il disagio economico e sociale è fortissimo, non solo al Sud. E questo governo può pure mandare sms e chiudere gli occhi, ma così facendo tra non molto anche il popolo più pacifico e rassegnato gli darà una sveglia.
(da La Notizia)

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ANCHE I POVERI POSSONO INCAZZARSI, TENSIONE A NAPOLI DOPO LA SOSPENSIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA A 21 MILA FAMIGLIE

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

IN PROVINCIA DIVERSI DIPENDENTI INPS SONO STATI AGGREDITI… LA CGIL CHIEDE UNA PROROGA: “È NECESSARIO PROROGARE IL TERMINE DI 7 MESI PER LA SOSPENSIONE E DARE MODO ALLA POPOLAZIONE IN CONDIZIONE DI BISOGNO DI ESSERE PRESA IN CARICO DAI SERVIZI COMUNALI”

«Domanda di reddito di cittadinanza sospesa come previsto dall’articolo 48 del decreto legge 20/23 in attesa eventuale presa in carico dei Servizi sociali»: 169.000 famiglie italiane hanno ricevuto ieri questo sms. Per loro, dopo l’ultima rata del 27 luglio, niente più sussidio.
Ricevono ancora il reddito di cittadinanza fino a dicembre le persone che hanno a carico dei minori, che sono ultrasessantenni e che hanno nel nucleo familiare delle persone disabili. Particolarmente colpita dai tagli è la Campania, dove sono quasi 37.000 le famiglie che perdono il reddito; 21.500 vivono in provincia di Napoli, che è quella con il maggior numero di sospensioni.
Già ieri ci sono state proteste e momenti di tensione; il timore è che la situazione possa peggiorare.
Centinaia di persone dopo aver ricevuto l’sms hanno protestato e chiamato l’Inps per avere chiarimenti in merito ai nuovi requisiti. Nella mattinata, nella sede Inps di via De Gasperi, a Napoli, due persone hanno avuto un alterco con i vigilantes all’ingresso: sul posto è intervenuta una pattuglia della polizia.
Secondo la Cgil, in provincia diversi dipendenti Inps sono stati aggrediti. Il segretario regionale di Napoli e Campania, Nicola Ricci, teme «una bomba sociale». Il sindacato chiede una proroga: «È necessario prorogare il termine di 7 mesi per la sospensione» e «dare modo alla popolazione in condizione di bisogno di essere presa in carico dai servizi comunali».
(da agenzie)

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MENTRE TOGLIE IL REDDITO DI CITTADINANZA AI DISPERATI, LA MAGGIORANZA APPROVA 3 EMENDAMENTI ALLA LEGGE DELEGA PER EVITARE IL CARCERE AI GRANDI EVASORI FISCALI

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

LA SCUSA È SEMPRE LA SOLITA, SEMPLIFICARE LE PROCEDURE, RENDERE IL FISCO SEMPRE PIÙ “AMICO”, MA DI QUI A PREVEDERE LA CANCELLAZIONE DELLE SANZIONI PENALI A FRONTE DI DICHIARAZIONE INFEDELE NEL CASO IN CUI LE AZIENDE ADERISCANO AL COSIDDETTO “ADEMPIMENTO COLLABORATIVO”, CE NE PASSA

Evasori e “paperoni” sono in cima ai pensieri della maggioranza di centrodestra, che in Senato ha assestato alla delega fiscale in arrivo la prossima settimana una zampata che certamente lascia il segno. La scusa è sempre la solita, semplificare, alleggerire le procedure, rendere il fisco sempre più «amico», ma di qui a prevedere la cancellazione delle sanzioni penali, in particolare a fronte di dichiarazione infedele nel caso in cui le aziende aderiscano al cosiddetto «adempimento collaborativo», ce ne passa.
Ma è quanto prevedono tre emendamenti identici proposti da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega approvati ieri in commissione Finanze al Senato, a patto che i contribuenti (taglia minima 1 miliardo di euro di fatturato, prevedono le norme oggi in vigore) abbiano tenuto «comportamenti non dolosi e comunicato preventivamente» rischi fiscali. Insomma si apre un canale di dialogo col Fisco e si possono ottenere sconti sulle sanzioni e, a breve, evitare anche il penale, che per inciso sopra i 100 mila euro di tasse non versate comporta da 2 a 4 anni e mezzo di reclusione.
«Gli emendamenti alla delega approvati in Commissione Finanze rappresentano un clamoroso condono preventivo che beffeggia tutti i contribuenti italiani onesti. Non può esserci nessuna riforma fiscale seria se non si parte da una svolta epocale nella lotta all’evasione», protesta invece la Uil.
Sempre in tema di «adempimento collaborativo», il governo coi prossimi decreti attuativi dovrà anche prevedere l’estensione di questo regime anche alle persone fisiche che trasferiranno la loro residenza in Italia e per quelle che la mantengono all’estero ma possiedono in Italia, anche per interposta persona o tramite un trust, un reddito complessivo mediamente pari o superiore a un milione di euro. In pratica si apre un canale col Fisco per trattare in maniera preventiva la propria posizione e per beneficiare anche di possibili sconti (50%) sulle sanzioni amministrative.
È stata poi depennata l’automazione del pignoramento dei conti, sostituita con una più blanda razionalizzazione, informatizzazione e semplificazione della procedura di pignoramento dei rapporti finanziari, e si è deciso che è possibile affidare a privati la riscossione delle cartelle decadute perché superati 5 anni dall’emissione ma rimesse a riscossione in presenza di novità reddituali e patrimoniali.
(da La Stampa)

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LA CANCELLAZIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA? SE NON E’ UNA “BOMBA SOCIALE” POCO CI MANCA

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

RESTA APERTO IL PROBLEMA DI COLORO CHE DOVRANNO TROVARE UN ALTRO MODO DI SOPRAVVIVERE. IN FONDO, BUONA PARTE DEI FRUITORI DEL SUSSIDIO VIVONO IN QUELLE PERIFERIE DOVE FRATELLI D’ITALIA A SETTEMBRE HA AVUTO ECCEZIONALI PERFORMANCES ELETTORALI

Chiamarla “bomba sociale” è certamente esagerato. Ma i 169 mila capifamiglia, soprattutto meridionali, che ieri mattina hanno ricevuto per messaggio sms la comunicazione della fine del reddito di cittadinanza e l’invito a rivolgersi ai servizi sociali rappresentano un primo, piccolo o non tanto piccolo visto che ad agosto se ne aggiungeranno altri 88 mila, assaggio dell’autunno che si prepara per il governo
Dopo mesi di polemiche, non sempre fondate, sulla “generazione da divano” e sulla difficoltà per molte imprese di trovare personale disponibile, specialmente in estate proprio a causa della diffusione del reddito, il governo aveva infatti deciso un drastico taglio della misura-simbolo introdotta nel 2018
Poi il vento è cambiato. Acclarato il mancato funzionamento del meccanismo che avrebbe dovuto far sì che i soggetti che ne usufruivano fossero prima o poi avviati al lavoro, cosa purtroppo raramente accaduta, Meloni e la ministra del Lavoro Calderone erano venute nella determinazione di limitare dal primo agosto la fruizione dell’aiuto solo alle famiglie con disabili o ultrasessantacinquenni a carico.
L’annuncio aveva fatto sì che nei primi sei mesi del 2023 le domande di reddito di cittadinanza si dimezzassero, passando da quasi 900 mila a meno di mezzo milione: a conferma che in passato c’era stata una certa eccessiva larghezza nella concessione della misura, e che le richieste provenivano anche da chi riusciva a mascherare proventi che avrebbero dovuto impedire di spacciarsi per aspiranti in stato di necessità.
Adesso però resta aperto il problema di coloro che già la ricevevano e da martedì, in attesa di essere presi in carico dai servizi sociali, dovranno trovare un altro modo di sopravvivere, nel bel mezzo di un’estate calda per ben altre ragioni.
Dopo la questione del salario minimo, di cui aveva chiesto la cancellazione salvo ricredersi in extremis perché riguardava anche una parte dell’elettorato di destra.
In fondo, buona parte dei fruitori del sussidio vivono in quelle periferie, quelle borgate, quei paesi dimenticati, dove Fratelli d’Italia a settembre ha avuto eccezionali performances elettorali. Adesso, per “Giorgia”, se non troverà subito un rimedio, c’è il rischio che l’area della povertà, certamente non abolita, ma attutita almeno sì dal reddito, si risvegli in agosto e prema su Palazzo Chigi, alle soglie di una stagione che si presenta tutt’altro che semplice dal punto di vista economico.
(da la Stampa)

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SOVRANISTA SENZA LE BASI DEL MESTIERE: NELL’INCONTRO CON I SENATORI AMERICANI, GIORGIA MELONI SI SENTE CHIEDERE A BRUCIAPELO: “IL ROSSO, IL BIANCO E IL VERDE NELLA BANDIERA ITALIANA SIGNIFICANO QUALCHE COSA?”

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

LA DUCETTA COLTA ALLA SPROVVISTA È COSTRETTA A BUTTARLA IN CACIARA: “SÌ, È COSI PER QUALCHE MOTIVO. È PER MOLTE MOLTE COSE”… MA CHE INSEGNANO ALLE SCUOLE DEI PATRIOTI?

Rimandata in storia d’Italia a Washington, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni scivola sul significato del tricolore. L’occasione è l’incontro con i senatori Usa, giovedì scorso, di mattina, prima tappa della trasferta americana che ha avuto il suo clou nel faccia a faccia col presidente Joe Biden.
«Il rosso, il bianco e il verde nella bandiera italiana significano qualche cosa?», chiede durante una photo opportunity il senatore democratico Chuck Schumer. La domanda è posta a bruciapelo, e dall’espressione dell’esperto politico Usa si coglie un pizzico di malizia.
«Oh, sì. Sì, è cosi per qualche motivo. È per molte molte cose», risponde la premier, visibilmente in difficoltà. Il video, diffuso dall’emittente via cavo C-Span, continua con qualche secondo di silenzio, e Meloni — che non perde il sorriso — non manca di alzare gli occhi al cielo in segno di disappunto.
Il siparietto non sfugge ai social e viene giudicato da più parti imbarazzante per l’alfiera del sovranismo e leader di un partito chiamato Fratelli d’Italia.
Tornando alla curiosità del senatore Schumer, il tricolore nasce ufficialmente a Reggio Emilia nel 1797. Il modello è quello a tre bande verticali francese.
Lo adotta una delle repubbliche giacobine, la Cispadana. Il bianco e il rosso ricordano lo stemma comunale di Milano, il verde quello delle uniformi della Guardia civica milanese. «Gli stessi colori, poi, — si legge sul sito del Quirinale — furono adottati anche dalla Legione Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell’Emilia e della Romagna».
(da La Repubblica)

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IL SIGNOR GIAMBRUNO AVREBBE DOVUTO METTERSI IN ASPETTATIVA DOPO LA NOMINA DELLA CONSORTE A PREMIER

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

BARBARA PALOMBELLI HA LASCIATO I SUOI INCARICHI PRESSO “REPUBBLICA” E IL “CORRIERE DELLA SERA” QUANDO SUO MARITO FRANCESCO RUTELLI È DIVENTATO MINISTRO DEI BENI CULTURALI POI VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO, LO STESSO HANNO FATTO ALTRE GIORNALISTE COME GIANNA FREGONARA MOGLIE DEL PREMIER ENRICO LETTA

Ma il signor Meloni, al secolo signor Giambruno, non avrebbe dovuto mettersi in aspettativa dopo la nomina della consorte a premier?
Barbara Palombelli ha lasciato i suoi incarichi presso “Repubblica” e il “Corriere della sera” quando suo marito Francesco Rutelli è diventato ministro dei beni culturali poi vicepresidente del consiglio,
Lo stesso hanno fatto altre giornaliste come Gianna Fregonara moglie del premier Enrico Letta.
Solo le donne lasciano?
Il signor Giambruno dopo la nomina della consorte ha al contrario rafforzato le sue esternazioni in video e le spara grosse.
(da Dagospia)

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DALLE TASSE AI CANTIERI, DAI MIGRANTI AI NUOVI TONI ISTITUZIONALI, E’ INIZIATA LA CAMPAGNA DI SALVINI PER RIPRENDERSI LA SCENA

Luglio 29th, 2023 Riccardo Fucile

IN BALLO NON CI SONO SOLO LE ELEZIONI EUROPEE E IL DUALISMO CON GIORGIA MELONI, MA IL RUOLO STESSO DEL CAPITONE NELLA LEGA: SE NON PORTA A CASA L’AUTONOMIA, VERRA’ SILURATO

Dal fisco alle opere pubbliche: la lunga campagna elettorale del Matteo Salvini di governo. Sempre lì sul pezzo, a cercare consensi ma su un piano diverso, dal cuore delle istituzioni. Ha tolto la felpa, è sceso dalla ruspa. Non è più l’autista del trattore, è il progettista dei lavori. La questione fiscale, ad esempio, punta dritto alla pancia dell’elettorato: vuole liberare gli italiani “ostaggi” dell’Agenzia delle entrate, dice che sulla pace fiscale “andrà fino in fondo. E sono slogan che si concretizzano in azioni concrete in Parlamento, grazie all’azione dei fedelissimi.
Spesso e volentieri in contrapposizione a Fratelli d’Italia, partito alleato ma avversario alle Europee. Di certo, sul fisco continua la battaglia della Lega. Massimo Garavaglia, a dispetto del suo ruolo super partes di presidente della commissione Finanze, ha presentato una raffica di emendamenti alla delega fiscale, tutti volti a ridurre o eliminare sanzioni amministrative e penali per chi non è in regola con i versamenti. A circoscrivere l’azione dell’amministrazione finanziaria.
Meloni, non è un mistero, ha già espresso insofferenza per le intemerata della Lega sull’argomento. Ma la campagna elettorale “istituzionale” dell’ex capitano in grisaglia ministeriale non si ferma. Si chiude una settimana intensa, per Salvini. Chi l’ha visto alla Lanterna di via Tomacelli, martedì scorso, parla di una trasformazione. Il capo della Lega si è messo a spiegare ai manager delle grandi aziende di Stato, e ai rappresentanti degli ordini professionali, il suo piano di opere pubbliche, piccole e grandi: dal Ponte sullo Stretto alla diga di Campolattaro nel Beneventano. Nelle prime file, a vederlo illustrare le slide, c’erano tutti: i capi di Ferrovie, Rfi, Enel, Terna, Ita, Italo. Rappresentanti dell’Abi, della Bei e di Cassa depositi e prestiti. Rettori.
Anche lo storico (ex?) rivale interno Giancarlo Giorgetti ad applaudirlo. È la sfida di governo. E lui, Salvini, oggi dice ai suoi che poi non è stata una iattura dover rinunciare al Viminale, obiettivo sul quale aveva parametrato la corsa delle Politiche, più o meno un anno fa. E ora lo aspettano alla storica festa della Lega di Cervia, appuntamento attorno al quale negli anni si è costruito il mito del Papeete.
Ma il Salvini in veste istituzionale ha già fatto sapere che limiterà la sua presenza, parlerà domani sera dal palco della manifestazione e poi, probabilmente, tenterà di trascorrere qualche ora di relax con il figlio nello stabilimento dell’eurodeputato Massimo Casanova.
Eviterà, come l’anno scorso, di farsi vedere dietro la consolle del dj a petto nudo con un mojito in mano. Quei tempi, oggi, sembrano lontanissimi. Non mancano i nostalgici di una Lega di lotta che non sia subalterna a FdI, e in tanti attendono risultati concreti sull’Autonomia e sulla lotta all’immigrazione
(da agenzie)

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