Agosto 28th, 2023 Riccardo Fucile
DOPO LA DENUNCIA DEL TITOLARE, INTERVIENE DALL’ITALIA E SALDA IL CONTO UNO DEI GENITORI CHE CHIEDE SCUSA E RIMEDIA (STAVOLTA LA MELONI NON HA FATTO IN TEMPO)
Nuovo caso nel giro di due settimane con alcuni turisti italiani in vacanza all’estero che scappano da un ristorante snza pagare il conto.
Dopo la vicenda dell’Albania, stavolta è successo a Malta, dove un gruppo di cinque ragazzi di Ragusa e Catania hanno consumato un pasto completo nel ristorante Pasta&Co di Msida e, come mostrato dallo stesso titolare dalle immagini delle telecamere interne, sono usciti con la scusa di fumare una sigaretta per scappare senza pagare il conto.
Come scrive il Corriere di Malta, il ristoratore ha denunciato la bravata lo scorso venerdì 26 agosto, con una segnalazione diretta alla polizia locale e sui social. Da parte del ristoratore maltese la reazione è stata ben più combattiva rispetto al collega albanese di Berat, in Albania, che aveva raccontato di non essersi minimamente sforzato per inseguire il gruppo di italiani fuggito alla chetichella, lo scorso ferragosto, per non pagare 80 euro.
La denuncia partita da Msida è arrivata in Sicilia, intercettata dal padre di uno dei ragazzi, scrive la Repubblica. L’uomo si è fatto avanti per saldare i 100 euro non pagati tramite bonifico. I proprietari di Pasta & Co. hanno apprezzato il gesto, e dichiarato di volere devolvere la somma in beneficienza a una organizzazione non governativa che si occupa di disabili con sede a Gozo. A quel punto, il padre del ragazzo ha deciso di aumentare la cifra da risarcire e di fare un bonifico di 250 euro direttamente sull’iban della fondazione.
(da agenzie)
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Agosto 28th, 2023 Riccardo Fucile
L’ANTI-AMERICANISMO, CHE SCHIZZA DA “IL MONDO AL CONTRARIO”, OGGI LA MELONI L’HA COMPLETAMENTE RIPUDIATO A FAVORE DI UN ATLANTISMO AI PIEDI DI JOE BIDEN. MENTRE SULLA RUSSIA VANNACCI STAPPA LA VODKA
Il caso Vannacci s’ingrossa: il silenzio assordante di Giorgia Meloni sul bombastico libro dell’ex generale della Folgore non è motivato solo dal timore assodato di perdere consensi tra i puri & duri di quella destra post-fascista che da Movimento Sociale l’ha poi seguita in Fratelli d’Italia.
C’è un altro e più importante motivo: l’anti-americanismo che schizza da “Il mondo al contrario”. E gran parte di coloro che hanno letto rapiti quelle pagine, da Alemanno a Salvini, nutrono quello stesso sentimento che oggi la Ducetta, una volta filo-Putin, ha completamente ripudiato a favore di un filo-atlantismo zerbinato ai piedi di Joe Biden.
Lo sottolinea oggi Fabrizio Cicchitto, già deputato Pdl e capo della Commissione Esteri, in una acuminata intervista a Matteo Pucciarelli su “Repubblica”: “Bisogna ricordare il contesto passato. La Russia era piazzata benissimo in Italia: Putin aveva rapporti personali e di affari con Silvio Berlusconi, una collaborazione del suo partito con la Lega, poi c’era il Movimento 5 Stelle un po’ filorusso e un po’ filocinese e infine Giorgia Meloni, che è stata filo-putinista”.
A questo punto, l’ex deputato socialista tira le somme di tanto filo putinismo italico, uscito allo scoperto con l’invasione della Russia in Ucraina, e sgancia una bomba: “Questo schema salta con Mario Draghi…e non credo che non ci sia stata un’influenza nella caduta di Draghi voluta da 5 Stelle, Lega e Fi, forze che per altro non l’hanno voluto presidente della Repubblica”.
Una volta fatto fuori da Palazzo Chigi e dalla corsa al Quirinale l’amerikano Draghi, l’anti-americanismo italico si è ritrovato di colpo in mano il libro autoprodotto dal generale della Folgore.
Afferma Cicchitto: “Vannacci faceva delle operazione speciali, non è uno sprovveduto. Per questo dico che ci vedo una mano, un disegno. L’obiettivo è piazzare elementi contrari all’ortodossia atlantica al prossimo europarlamento”.
Alla perplessità del giornalista di “Repubblica” (‘’Non teme che questa analisi sul generale possa scadere in una specie di complottismo speculare a quello molto in voga in quel mondo?”), la replica arriva secca: “Guardi che Putin è stato il primo leader mondiale a capire la capacità di condizionamento e di destabilizzazione delle liberaldemocrazie grazie a un utilizzo spregiudicato di Internet”.
Ma davvero si può intravedere la manina di Putin leggendo il libro di Vannacci? (Va ricordato che il parà della Folgore ha ricoperto il ruolo di Addetto Militare all’ambasciata di Mosca dal febbraio 2021 fino a metà del 2022; rientrò poi in Italia come “persona non grata” dopo lo scoppio della guerra con l’Ucraina a seguito delle ritorsioni russe per l’espulsione da parte dell’Italia di 30 diplomatici russi).
Ecco qualche “perla” sul regime di Putin, tratta da “Il mondo al contrario”: “A Mosca incontravo, ben dopo l’imbrunire nei grandissimi e bellissimi parchi cittadini, donne sole e mamme con bambini che assaporavano il fresco delle sere estive senza il benché minimo timore di essere molestate da qualcuno. “Ma là c’è una dittatura” – tuona qualcuno – come se una delle caratteristiche delle democrazie fosse quella di autorizzare ladri, stupratori e criminali a esercitare liberamente le loro attività.
“E il problema è anche questo. Se la democrazia non riesce a dare risposte concrete soprattutto nei confronti della delinquenza comune e di quei reati, come i furti, che toccano più di ogni altro il cittadino allora l’elettorato si volgerà verso sistemi diversi, verso forme di governo più efficaci nei confronti dei malviventi”.
Ancora più netto Vannacci quando scrive: “In Russia c’è lavoro, e ce n’è anche tanto. Rispetto a molti posti del mondo, vi si vive anche abbastanza bene…. In Russia, nonostante l’incredibile estensione del territorio e l’impossibilità di gestirne e controllarne le frontiere, l’immigrazione clandestina non esiste o è un fenomeno relegato alle popolazioni nomadi delle steppe asiatiche. Il clandestino in Russia non lo vai a fare perché sai che non avrai vita facile… Se non rispetti le leggi e la cultura locale, oltre a finire in carcere per gli eventuali reati commessi, vieni rispedito al mittente senza troppi complimenti… In Italia se rubi, molesti il prossimo o non paghi il biglietto del treno mica ti rimandano a casa!’’
Gli americani Vannacci li conosce, e bene: per gran parte della sua carriera militare ha prestato servizio in Afghanistan (2009) come assistente militare del Capo di Stato Maggiore del Comando Nato, generale Marco Bertolini. Ha preso parte alle principali operazioni in Somalia, Rwanda, Yemen, Balcani, Costa d‘Avorio, Iraq e Libia.
Quello che è certo è che l’improvvisa decisione USA di abbandonare alla chetichella l’Afghanistan, a Vannacci non è mai andata giù. Anzi, la decisione di Biden di mollare Kabul in mano ai terroristi talebani, dopo aver rischiato la vita durante due anni di guerra per instaurare la democrazia, è stata considerata un tradimento; e non solo da Vannacci ma anche da molti militari americani.
L’anti-americanismo di Vannacci è poi proseguito a Bagdad con la vicenda dell’uranio impoverito che l’ha portato a scontrarsi duramente con l’attuale capo di Stato maggiore, l’ammiraglio Cavo Dragone. E il risultato di questo sentimento critico verso gli Stati Uniti ha portato Vannacci inchiodato dietro una scrivania dell’Istituto Geografico Militare di Firenze (una “purga” peggiore di un pensionamento anticipato), da cui poi è stato rimosso in seguito alle polemiche legate al suo libro.
Nel libro Vannacci si ricorda di avere le stellette sulla divisa ed evita di prendere di mira l’America di Biden dal punto di vista militare per occuparsi invece del fallimento del melting-pot razziale: “Il multiculturalismo concede ogni licenza a questi delinquenti etnici in nome dei presunti torti e delle segregazioni subite nel passato. Pensate che in California si è costituita una vera e propria Task Force (California Reparations Task Force) per perorare la causa di un consistente ristoro economico da devolvere a tutti gli afroamericani per ripagarli dello schiavismo e delle discriminazioni subite per secoli. Soldi ai neri, e solo a loro!
‘’Non borse di studio con cui spronare i meritevoli a prescindere dal colore della loro pelle, dalla religione professata, dal censo o dall’orientamento sessuale ma un obolo dato solo in base ad una provenienza etnica o ad un’appartenenza ad una minoranza. Perché l’ideologia multiculturale odia la meritocrazia in quanto razzista, poiché fa emergere qualcuno che merita da qualcun altro che è tutt’altro che meritevole”.
C’è poi un passaggio del “Il mondo al contrario” dove Vannacci tradisce la simpatia per Trump e Putin, ed è questo: “I social media hanno iniziato questa tirannica tendenza con Facebook, ormai attivissimo nella sospensione dei profili scomodi, e Twitter, che banna Trump: nientepopodimeno che il presidente degli Stati Uniti d’America.
Ma in ogni settore la metodologia è applicata con certosina precisione: la correttezza ideologica viene sorvegliata continuamente e laddove si intravede un seppur minimo margine di violazione si interviene con censure e con liste di proscrizione che individuano, per esempio, i putiniani da mettere a tacere, i negazionisti del modello green da schernire, gli antisistema contrari all’immigrazione incontrollata da bollare come omofobi e razzisti, i difensori della famiglia tradizionale da trattare come retrogradi e i ministri a cui impedire la presentazione di un’opera al salone del libro”.
Adesso è chiaro perché una neo-atlantista come Giorgia Meloni e un ministro “amerikano” della Difesa come Guido Crosetto, per non parlare di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica e Capo supremo delle Forze Armate, hanno sbattuto Vannacci a studiare le carte geografiche a Firenze.
(da Dagoreport)
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Agosto 28th, 2023 Riccardo Fucile
L’ANALISI DEL PROF. ARCENGELI, DOCENTE DI LINGUISTICA ITALIANA
I dubbi sul valore letterario dell’opera del generale Roberto Vannacci, nei giorni scorsi accusata di avere contenuti omofobi e razzisti, non riguardano solo la sostanza ma anche la forma. Il libro infatti, sembrerebbe abbondare di errori di ortografia, refusi e citazioni non dichiarate: questo è quanto denuncia dalle colonne del Corriere della Sera il professor Massimo Arcangeli, docente di linguistica italiana ed ex preside della facoltà di Lingue e letterature straniere presso l’Università degli Studi di Cagliari.
Arcangeli prende in considerazione una serie di estratti de Il mondo al contrario, sottolineando come al contrario sembra essere anche la grammatica: così, a pagina 4, leggiamo ad esempio che «Abbiamo suon di politici e di intellettuali». A pagina 70, la rivisitazione dell’antico adagio: «Sbagliare è umano ma imperversare è diabolico». E ancora (pagina 226): «Conosco personalmente altre persone che, pur avendo il passaporto tricolore, non spiaccicano più di un “Ciao? come stai?” nella nostra lingua».
Citazioni o copia e in colla?
Non è l’unico passaggio critico, a detta di Arcangeli, che fa notare come a pagina 259 Vannacci si lasci andare a considerazioni sulla lotta all’omofobia perfettamente sovrapponibili a quelle fatte dall’attivista omosessuale Francesco Mangiacapra nel suo libro Il golpe del politicamente corretto. Quando le minoranze divengono dittatura. Peccato che né il testo né il suo autore vengano citati dal generale. Così come non viene citato un testo da cui sarebbe stata copiata quasi alla lettera la considerazione che troviamo venti pagine dopo, sull’identità di genere.
«La costruzione dell’identità di genere si basa sull’assunzione di modelli di riferimento nei confronti dei quali i bambini attivano processi di imitazione e, conseguentemente, di identificazione», scrive Vannacci. «La costruzione dell’identità di genere si basa sull’assunzione di modelli di riferimento adulti nei confronti dei quali i soggetti in formazione attivano processi di imitazione e conseguentemente di identificazione», si legge nell’articolo di Ilaria Cellanetti in Verso una cittadinanza di genere e interculturale.
Riflessioni e buone prassi dalla Facoltà di Scienze della Formazione di Firenze. Altri estratti, come quelli sulla rettifica dell’attribuzione di genere, sembrano invece il risultato di un assemblaggio tra diverse fonti trovate su Internet.
Refusi e strafalcioni
Ma ci sono momenti in cui viene da chiedersi se questo testo sia stato mai riletto. Domande che sorgono spontanee, per esempio, nei passaggi dalla sgangherata punteggiatura («Provate a chiedervi il perché abbiano scelto la nostra penisola quale teatro preferito del loro malaffare?», p. 147; «E che dire allora di moltissime altre percezioni: pensiamo a quelle sull’intelligenza», p. 277). E ancora: «un paese è tanto più democratico quanto più rispetta e tutela le minoranze ma, non esageriamo» (p. 5); «è in malafede e, per raccattare voti e popolarità si erge a protettore dei più deboli» (p. 119); «è alla base della nostra civiltà giuridica e, persino del nostro benessere» (p. 284).
Ci sono anche punti in cui il generale sembra coniare una lingua alternativa. A pagina 108, per esempio, quando confessa: «a me inorridisce». O a p. 237: «se di sesso si parla […] si afferisce alla sfera personale». E ancora: «è la povertà e il sottosviluppo a produrre più di ogni altro l’inquinamento» (p. 21); «La stabilità, la prosperità, lo sviluppo e la pacifica convivenza della società occidentale può essere seriamente messi in pericolo dai continui ed incontrollati flussi migratori» (p. 128); «la desensibilizzazione e la banalizzazione deve avvenire» (p. 259). In alcuni punti, sembra quasi ci sia stata una commistione con lingue straniere: come quando racconta che due agenti cominciarono a «questionarlo» (p. 137), ovvero a porgli delle domande. In altri, riflette: «Non so quanti ladri vengano effettivamente perseguitati dalla giustizia» (p. 144).
I passaggi in latino
Non di rado quanto scrive assume un aspetto criptico, misterioso: come a pagina 236, quando leggiamo che «nel mondo antico, l’omosessualità era confinata esclusivamente all’ambito dei gusti e del piacere sessuale e non ha mai inciso con la famiglia o con altre istituzioni».
O quando parla di «vocazione genomica alla violenza e alla criminalità di cui il popolo italiano sarebbe cromosomicamente caratterizzato» (p. 136). Ermetica e confusa la sua prosa anche quando enuncia, a pagina 15: «Considerare l’azione dell’uomo come aliena all’evoluzione del pianeta è un astrattismo ermetico ed irrazionale che ci riporterebbe alla lotta tra bene e male di cui i sistemi fisici e naturali sono totalmente avulsi».
Le cose non migliorano passando ad altre lingue, come il latino parlato da Giulio Cesare (con cui si vanta di condividere il sangue): «In fin dei conti si tratta di gusti, di preferenze, di predilezioni che, proprio secondo la saggezza degli antichi, non si discutono, non sono “disputandum”», scrive ad esempio a pagina 234.
Concetto ribadito a pagina 287, perché repetita iuvant: «si rimane nella traiettoria dei gusti, che proprio come tali, non sono “disputandum”». Insomma i contenuti possono aver convinto una fetta di lettori (come i membri del Cantiere Laboratorio-Gioventù Controcorrente), ma gli strafalcioni rimangono incontrovertibili.
(da agenzie)
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Agosto 28th, 2023 Riccardo Fucile
“I FRATELLI D’ITALIA NON SI RIFANNO AI CONSERVATORI BRITANNICI, MA AL NAZIONALISMO STATALISTA DEL FASCISMO”
Agli ammiratori di Giorgia Meloni e del suo partito, Fratelli d’Italia, piace descriverli come “conservatori latini”, non più radicali, per dire, dei Tory britannici. Nella maggior parte dei casi, il primo ministro italiano si è infatti dimostrato pragmatico e rassicurante, da quando è entrato in carica lo scorso anno. Ma il paragone ignora due differenze significative: una diffusa ostilità tra i Fratelli verso la diversità sociale, sia etnica che sessuale; e una profonda sfiducia nei confronti del libero mercato e un entusiasmo per un vigoroso intervento statale.
Entrambe le differenze sono emerse nelle ultime settimane, provocando spaccature aperte nella coalizione di governo, che comprende anche la populista Lega Nord e il partito più liberale Forza Italia.
L’ultima polemica è scoppiata dopo che Roberto Vannacci, generale dell’esercito in servizio ed ex comandante della brigata italiana di paracadutisti d’élite, ha autopubblicato un libro polemico inveendo contro “la dittatura delle minoranze”. Secondo il punto di vista del generale, essa include femministe, ambientalisti e persino gruppi per i diritti degli animali.
Il suo libro è offensivamente omofobo (si lamenta di non poter più usare termini come gli equivalenti italiani di “frocio” e “ricchione”) e profondamente razzista (scrive di Paola Egonu, la stella della pallavolo nera ma italiana dalla nascita, che “le sue caratteristiche fisiche non rappresentano l’italianità”). Alcune delle parole più calorose del generale sono riservate alla Russia di Vladimir Putin, dove ha prestato servizio presso l’ambasciata italiana.
L’esercito si è dissociato rapidamente e pubblicamente dalle opinioni del generale. Così ha fatto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che le ha definite “deliranti”. Vannacci è stato sospeso dall’incarico di capo dell’istituto geografico militare e Crosetto ha annunciato che verrà aperta un’inchiesta.
Sebbene sia stato un fondatore della FdI, Crosetto, a differenza della maggior parte dei membri del partito della sua generazione, non è mai appartenuto al precursore, il defunto Movimento Sociale Italiano neofascista (MSI). Né è mai stato tra i membri dle movimento giovanile del MSI, a differenza della Meloni. “Siamo diversi, e lo siamo moltissimo”, ha osservato dei suoi colleghi di partito in mezzo al tumulto per Vannacci.
I suoi colleghi hanno reso questa differenza abbondantemente chiara. Nessun membro del partito o del governo ha espresso sostegno alla posizione di Crosetto; è stato criticato pubblicamente dai principali membri di Fratelli d’Italia e denunciato furiosamente nelle chat del partito.
Il silenzio del primo ministro è stato assordante. Come ha osservato uno dei critici di Crosetto, il libro del generale Vannacci riflette il pensiero di molti che hanno votato per FdI e i suoi alleati, soprattutto sostenitori della Lega. Il 21 agosto Matteo Salvini, leader della Lega e uno dei due viceprimiministri, ha dichiarato che il generale aveva diritto alle sue opinioni e ha paragonato il suo trattamento a quello di Giordano Bruno, un filosofo del XVI secolo che sosteneva che la terra gira attorno al sole e fu bruciato sul rogo.
Oltre a questo tacito sostegno al razzismo e all’omofobia, l’atteggiamento economico del governo ha iniziato a preoccupare gli investitori. Il 7 agosto Salvini, in sostituzione del primo ministro, ha annunciato che lo Stato avrebbe imposto un’inaspettata tassa del 40% sugli utili maturati dalle banche italiane a causa dei tassi di interesse più elevati. Dopo che il giorno successivo le azioni delle banche italiane sono crollate, perdendo circa 10 miliardi di euro di valore, il governo ha modificato frettolosamente la misura, limitando l’imposta allo 0,1% del totale delle attività del prestatore.
Intanto si profila un altro scontro con il mondo aziendale. La Meloni prevede di fissare limiti all’aumento dei prezzi dei voli tra la terraferma e le isole più grandi d’Italia, Sicilia e Sardegna. Ryanair, la più grande compagnia aerea europea, sostiene che ciò sia illegale ai sensi della legislazione Ue.
Né i dirigenti delle compagnie aeree né i banchieri avrebbero dovuto essere troppo sorpresi. Il manifesto elettorale di Fratelli d’Italia, nel 2022, era anodino nei confronti del settore finanziario. Ma il suo programma ufficiale negli anni precedenti era stato apertamente ostile.
Fdi ha richiesto una commissione parlamentare d’inchiesta su scandali bancari non specificati; la separazione del settore bancario al dettaglio da quello di investimento; e un tetto ai dividendi e agli stipendi delle banche che hanno ricevuto finanziamenti pubblici. Anche le compagnie aeree straniere avrebbero potuto aspettarsi brutte notizie da un partito che ha fatto del controllo statale delle infrastrutture strategiche un asse centrale del suo programma.
Il populismo economico del governo sembra uno stratagemma per rafforzare la popolarità di FdI dopo che l’economia si è inaspettatamente ridotta dello 0,3% nel secondo trimestre rispetto al primo. E l’imposta bancaria ricostituirà le casse dello Stato in vista di quello che promette di essere un bilancio austero per il 2024. Entrambe le mosse sono del tutto coerenti con le convinzioni del partner senior della coalizione.
I Fratelli d’Italia non si rifanno, come i conservatori britannici, ai conservatori laissez-faire come Edmund Burke; le loro radici ideologiche affondano nel nazionalismo statalista che caratterizzò il fascismo. La Meloni ha pubblicamente appoggiato la tassa bancaria e ha affermato che era stata una sua idea fin dall’inizio.
Naturalmente, il suo partito non è l’unico al governo. La tassa sulle banche può aver fatto piacere alla Lega, ma ha sconvolto il vice primo ministro di Forza Italia, Antonio Tajani. Si è lamentato di non esserne stato nemmeno informato in anticipo. Prima delle elezioni che portarono la Meloni al potere lo scorso anno, il defunto Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia, cercò di sedare i dubbi dei governi e degli investitori stranieri sostenendo che il suo partito avrebbe temperato gli istinti populisti dei suoi partner di coalizione.
Una lezione che abbiamo imparato dalla sorprendente estate italiana è che Forza Italia, nei sondaggi sotto l’8% (rispetto al 9% per la Lega e al 29% per i Fratelli), non è nella posizione di fare nulla del genere. Un’altra è che se la Meloni cominciasse a sembrare troppo moderata, Salvini sarebbe felice di aggirarla a destra.
(da The Economist)
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Agosto 28th, 2023 Riccardo Fucile
“NON HO PAURA DI UNA SOCIETÀ SESSUALIZZATA. MI FA PAURA COME CI RAPPORTIAMO A ESSA. OMOSESSUALI E TRANS SONO PERSONE CHE SI SENTONO RIFIUTATE. È DURA PER LORO”
Papa Francesco torna a parlare del tema dell’omosessualità e della posizione della Chiesa. “Quello che a me non piace affatto è che si guardi al cosiddetto peccato della carne come si è fatto per tanto tempo a proposito del sesto comandamento”, afferma il Pontefice, spiegando che la Chiesa è aperta a tutti, comprese le persone omosessuali e transessuali. “Sono persone che si sentono rifiutate, ed è davvero dura per loro”, aggiunge.
“Se sfruttavi gli operai, se mentivi o imbrogliavi, non contava, e invece erano rilevanti i peccati sotto la cintola”, sottolinea Bergoglio in un colloquio con La Civiltà Cattolica, pubblicato da La Repubblica. “La comprensione dell’uomo muta col tempo e così anche la coscienza dell’uomo si approfondisce. Anche le altre scienze e la loro evoluzione aiutano la Chiesa in questa crescita nella comprensione”
Papa Francesco afferma convinto di non aver paura della società sessualizzata. “Mi fa paura come ci rapportiamo a essa, questo sì. Ho paura dei criteri mondani. Preferisco usare il termine mondani piuttosto che sessualizzati, perché il termine abbraccia tutto. Per esempio, la smania di promuoversi, l’ansia di risaltare o, come diciamo in Argentina, di arrampicarsi.
E pensare che chi si arrampica finisce per farsi male da solo. Mia nonna, che era una vecchia saggia, un giorno ci disse che nella vita bisogna progredire, comprare un terreno, i mattoni, la casa. […] Ma non confondete il progredire, diceva la nonna, con l’arrampicarsi. Infatti chi si arrampica sale, sale, sale e, invece di avere una casa, dimettere su un’impresa, di lavorare o farsi una posizione, quando è in alto l’unica cosa che mostra è il sedere”.
“Ho verificato che negli Stati Uniti la situazione della Chiesa cattolica non è facile”, prosegue Papa Francesco. “C’è un’attitudine reazionaria molto forte, organizzata, che struttura un’appartenenza anche affettiva. A queste persone voglio ricordare che l’indietrismo è inutile e bisogna capire che c’è una giusta evoluzione nella comprensione delle questioni di fede e di morale”.
Secondo il Santo Padre, la visione della dottrina della Chiesa come un monolite “è errata”. “Ma alcuni […] vanno all’indietro, sono quelli che io chiamo ‘indietristi’. Quei gruppi americani dei quali parli, così chiusi, si stanno isolando da soli. E anziché vivere di dottrina, della vera dottrina che sempre si sviluppa e dà frutto, vivono di ideologie. Ma quando nella vita abbandoni la dottrina per rimpiazzarla con un’ideologia, hai perso, hai perso come in guerra”.
(da agenzie)
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Agosto 28th, 2023 Riccardo Fucile
L’FBI HA SCOPERTO CHE LA SIGNORA È IN REALTA’ AL SERVIZIO DEI SERVIZI SEGRETI RUSSI (FSB) PER RECLUTARE ALTRE SPIE E DIFFONDERE LA PROPAGANDA DEL CREMLINO. ORA BURLINOVA È RICERCATA DAGLI STATI UNITI… I SERVIZI ITALIANI NON SI ERANO ACCORTI DI NIENTE? QUANTI SONO GLI AGENTI RUSSI INFILTRATI NEL NOSTRO PAESE?
Natalia Burlinova è un’elegante signora quarantenne russa che frequenta il nostro Paese, partecipa a conferenze di alto livello sulla politica estera, e ospita a Mosca studiosi o giovani leader italiani interessati a coltivare il dialogo con la “Terza Roma”.
Quello che forse finora ci era sfuggito, però, è che di mestiere lavora con il servizio di intelligence Federalnaya Sluzhba Bezopasnosti (Fsb), uno dei famigerati successori del Kgb, allo scopo di reclutare complici occidentali disposti a diffondere la propaganda del Cremlino e magari spiare.
Il dipartimento alla Giustizia americano, che incriminando Natalia il 17 aprile scorso, ha alzato il velo su questa nuova operazione di larga scala organizzata dalla Russia per interferire con le nostre democrazie, Italia inclusa.Venerdì il New York Times ha pubblicato un articolo su un rapporto dell’intelligence americana che denuncia la nuova strategia dell’Fsb per influenzare l’opinione pubblica occidentale. Il servizio segreto di Mosca usa organizzazioni in apparenza indipendenti per contattare leader e studiosi occidentali
Un personaggio al centro dell’offensiva è Natalia Burlinova, fondatrice e presidentessa di Public Initiative Creative Diplomacy, organizzazione non governativa dedita alla «promozione degli interessi nazionali russi». “Picreadi” organizza “Meeting Russia”, programma annuale per portare a Mosca giovani leader e intellettuali occidentali; pubblica una rivista con lo stesso nome; e partecipa a seminari internazionali.
Il problema è che il 17 aprile scorso Burlinova è stata incriminata dal dipartimento alla Giustizia, in seguito ad un’inchiesta condotta dall’ufficio di Detroit dell’Fbi.
Il manifesto “Wanted” che la ritrae per l’arresto spiega così la ragione: «È ricercata con l’accusa di aver agito come agente illegale di un governo straniero, la Russia, negli Usa. Avrebbe cospirato con un ufficiale dell’Fsb per reclutare cittadini statunitensi che si recheranno a Mosca per un programma chiamato Meeting Russia, gestito dall’organizzazione da lei guidata, “Picreadi”. […] In cambio, Burlinova ha fornito all’Fsb informazioni sui cittadini statunitensi reclutati, compresi i curriculum e il passaporto, fotografie e analisi delle loro opinioni sulla Russia».
Ma cosa c’entra l’Italia? Per capirlo basta visitare il sito di “Picreadi”, dove si apprende che nel 2017 Burlinova aveva ospitato attraverso “Meeeting Russia” la giornalista Maria Michela D’Alessandro, presentata come studentessa italiana all’Università di San Pietroburgo, nel 2019 Karolina Muti, ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali, e nel 2021 Eleonora Tafuro dell’Ispi. Il 13 maggio del 2019, poi, aveva organizzato un seminario a Milano con l’Ispi, intitolato “Russian Foreign Policy: Facing International Turbulence”.
Naturalmente partecipare ad una conferenza non è una colpa, e non significa che le persone o le istituzioni coinvolte siano poi state reclutate dall’Fsb per diffondere propaganda russa in Italia. La spiegazione più plausibile è che non sapessero neppur e quale fosse il vero mestiere di Burlinova, e quindi gli obiettivi reali, condivisi con gli ex datori di lavoro di Putin.
La notizia rilevante però sta nell’attenzione che Mosca ha riservato al nostro Paese nel corso degli anni, e la penetrazione capillare dei suoi agenti, capaci di infiltrare alcuni dei più autorevoli centri di ricerca sulla politica estera. Ai nostri servizi di controspionaggio spetta il compito, che sicuramente avranno svolto almeno dal momento dell’incriminazione di Burlinova da parte dei colleghi americani, di capire quanto fosse ampia la sua rete da noi e quali risultati concreti potrebbe aver ottenuto.
(da La Stampa)
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Agosto 28th, 2023 Riccardo Fucile
TRA GLI INDAGATI I FIGLI DI DUE RAS DI PARCO VERDE, NELLA CITTADINA NAPOLETANA… I CLAN CHE GESTISCONO LO SPACCIO SONO NERVOSI PER LE ATTENZIONI MEDIATICHE CHE ROVINANO “GLI AFFARI”. E MINACCIANO GLI ABITANTI DELLA ZONA: “NON PARLATE CON NESSUNO”
Caivano, la caccia alle prove, gli abusi sessuali, il ringhio della camorra. Due Procure e due fascicoli giudiziari, stesso reato: stupro di gruppo. Per gli adulti procede la Procura di Napoli Nord per tutti gli altri la Procura dei minori di Napoli, che intanto ha disposto anche l’avvio di una indagine in merito alla fuga di notizie registrata nell’ambito degli accertamenti investigativi sulle presunte violenze alle due cuginette.
Tutto quello che (per vie traverse) è trapelato è che investigatori e inquirenti stanno stringendo il cerchio sul branco di ragazzini che per mesi si è accanito su due cuginette di 10 e 12 anni nel famigerato Parco Verde di Caivano. E la ricerca di indizi e prove è sempre più concentrata sulle tracce digitali da recuperare in file cancellati e schede danneggiate, un’indagine cibernetica in un territorio segnato da ombre arcaiche. Telefonini e computer – strumenti di sopravvivenza per chi vive immerso nella realtà parallela del virtuale – usati per registrare eventi che riportano le lancette indietro nel tempo.
Pochi sono andati alla messa domenicale, a regnare è una desolazione che sembra rispecchiare altre desolazioni. E rimanda a più inquietanti scenari. In un’intervista al “Mattino” l’ex procuratore Francesco Greco – che coordinò l’inchiesta su Fortuna “Chicca” Longobardi (la bimba stuprata e uccisa) – ha spiegato perché la notizia delle violenze non lo ha sorpreso: «Emerse (all’epoca, ndr) una “emergenza Parco Verde”, ed ebbi modo di dire, ripetendolo alla stessa Commissione Antimafia, che se non si fosse intervenuto subito, avremmo avuto altre tragedie simili».
Il parroco del quartiere, don Maurizio Patriciello, ha lanciato un analogo invito-appello, ma alla premier Meloni.
Degrado, promiscuità, violenza. «Li state facendo incazzare un’altra volta… e mo’ ci dobbiamo stare accorti tutti quanti», un anziano dà voce al pensiero di molti ma poi si ferma e si limita a un gesto di stizza accompagnato. Non dice altro ma fa capire che si riferisce ai clan – sempre più nervosi perché i riflettori della stampa stanno rovinando i lucrosi affari e anche perché tra i 15 indagati ci sono i figli di due ras – e al fatto che questa tensione si è già registrata in passato.
E i segnali furono chiari: prima una bomba davanti alla chiesa poi, più recentemente, il rogo di due piccoli bus che erano stati donati all’associazione “Un’infanzia da vivere” affinché i volontari potessero condurre i bambini del Parco al mare. Perché molti di loro il mare l’hanno visto solo in televisione e per i camorristi è molto meglio così.
«Giornalisti e telecamere fanno saltare i nervi a chi comanda», spiegò il presidente dell’associazione, Bruno Mazza, che poi chiarì il suo pensiero con un icastico post: «La camorra è merda»
(da La Stampa)
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Agosto 28th, 2023 Riccardo Fucile
ORA SI PRODIGA IN SPERTICATI ELOGI NEI CONFRONTI DELLA MELONI… RETRIBUITO PER PRESIEDERE LA FONDAZIONE DELLA PRINCIPALE AZIENDA DI ARMI
L’indefesso compagno Marco Minniti, che un tempo si candidò perfino alla guida del Pd, dacché gli equilibri del potere pendono a destra non fa che prodigarsi in sperticati elogi all’indirizzo di Giorgia Meloni: “Può avere il ruolo della Merkel per spezzare lo stallo africano”, profetizzò argutamente su Libero, proprio alla vigilia del colpo di stato in Niger; dall’alto della sua esperienza ha benedetto la politica estera della premier in materia di governo dell’immigrazione.
Ansioso di presentarsi come statista al di sopra delle parti, retribuito per guidare una delle fondazioni della principale azienda produttrice di armi, ieri sul Corriere della Sera il nostro ha voluto rassicurarci: sul trattamento dei migranti, “la visione del presidente Mattarella e quella di Giorgia Meloni non sono in conflitto strategico”. Insomma chi avesse riscontrato dissonanze fra il discorso di Rimini del capo dello Stato e il decreto Cutro del ministro Piantedosi, è vittima di un abbaglio.
Talmente univoca è la visione del rapporto da costruire con la sponda Sud del Mediterraneo, da comprendervi tutti quanti. Perché no? Anche Elly Schlein, purché la smetta di accusare di disumanità il governo che ha introdotto quello che lei chiama “reato di solidarietà”. Ispirate dallo spirito bipartisan di Minniti, maggioranza e opposizione dovrebbero insieme varare un nuovo piano per l’Africa. Eh sì perché l’esperto Minniti se n’è accorto: “L’Europa sta per perdere l’Africa e sarebbe un disastro per lo squilibrio demografico e per la sicurezza del pianeta”. Cotanta lungimiranza gli ha fatto scoprire, beato lui, “uno spiraglio importante” per assumere una “responsabilità condivisa”, con un dibattito “magari aspro” in Parlamento. Gli daremmo retta più volentieri se nella fretta non si fosse dimenticato di spendere almeno una parola sul fiasco del “modello Minniti” con cui stiamo facendo i conti.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Agosto 28th, 2023 Riccardo Fucile
“FARE PRESTO O TUTTE LE PROCEDURE SI BLOCCHERANNO”
Il mercato degli appalti corre anche a luglio, a sorpresa, con gare pubblicate per un importo di almeno 9,97 miliardi: non c’è stato il blocco dei lavori e delle forniture che tutti gli osservatori prevedevano per l’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti (riforma-pilastro del Pnrr). Ma il paradosso è che una fortissima spinta nei primi sette mesi dell’anno è arrivata proprio dagli interventi comunali che ora il governo vuole stralciare dal Pnrr. Ad opera dei comuni sono stati pubblicati infatti 7.726 bandi di gara, il 45% del numero totale, per un importo di quasi 7,9 miliardi. Rispetto a gennaio-luglio 2022 la crescita degli appalti comunali, spinta dai progetti Pnrr, è stata del 167,5%. Una crescita che rischia di finire nel vuoto.
Questi primi numeri parziali sul mese di luglio sono contenuti in unanota dell’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) basata sul monitoraggio di Infoplus e riportata stamattina in dettaglio nel “Diario dei nuovi appalti”, sito dedicato alla riforma del settore (diarionuoviappalti.it). Il dato totale mensile di luglio 2023 rilevato dalla rete Ance-Infoplus, pari a 53,5 miliardi, è superiore dell’80% per importo rispetto al dato del luglio 2022 ricavato sulla stessa rete. Non si tratta di un indicatore esaustivo delle tendenze del mercato, ma rappresenta un segnale qualificato e importante.
D’altra parte, non sono stati soltanto i comuni a spingere nei primi sette mesi dell’anno, ma anche altri soggetti coinvolti direttamente nel Pnrr, a partire dalle Ferrovie, che hanno registrato un boom di grandi opere (12,4 miliardi con 263 interventi e un importo medio di 47,1 milioni di euro). La crescita registrata dal gruppo Ferrovie (spinta soprattutto dal polo infrastrutture guidato da Rete ferroviaria italiana) è del 262,3% rispetto ai livelli, pure elevati, di un anno fa. Forte crescita anche per i bandi delle Regioni (2,9 miliardi), dalle Province (3,3 miliardi) e delle società di servizi pubblici locali come l’acqua, i rifiuti, l’ambiente e l’energia (7,7 miliardi).
La circolare di Salvini
Nella mancata frattura di luglio ha pesato positivamente la scelta fatta con la circolare del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, del 13 luglio scorso che ha escluso dall’applicazione delle nuove regole tutti i progetti ricompresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nel collegato Piano nazionale complementare (Pnc), anche se di competenza di comuni non capoluogo di provincia. Questo ha consentito alle amministrazioni impegnate sul Pnrr di continuare con progetti e procedure già avviate senza dover cambiare in corso la disciplina di riferimento.
Viceversa, è una grana ancora irrisolta per il governo il boom di bandi comunali di opere legate al Pnrr che rischiano di restare senza finanziamenti e quindi di essere bloccate in corsa. Nessuna risposta soddisfacente hanno ancora avuto i sindaci sulle risorse alternative e immediate, europee o nazionali, che dovrebbero consentire di realizzare comunque gli interventi inseriti nel Pnrr, senza fermarli, come ha promesso fin da luglio il ministro per le Politiche europee e il Pnrr, Raffaele Fitto. Senza contare che proprio l’Ance aveva messo in guardia dal rischio che, pur in presenza di finanziamenti certi, non si sarebbe potuta garantire una continuità di iter fra fondi e finanziamenti che rispondono a criteri e regole differenti. «Sappiamo tutti bene – aveva detto la presidente Federica Brancaccio – che i fondi tagliati al mattino dal Pnrr non tornano al pomeriggio con il Fondo di sviluppo e coesione. Il rischio che si blocchino le procedure in corso è altissimo».
Il primo via libera dell’Ue
Il governo ha incassato dalla commissione Ue il 28 luglio il primo via libera alla modifica della quarta rata di finanziamento con l’aggiustamento o il rinvio di una decina di “target” e “milestone”, ma non ha ancora formalizzato a Bruxelles la proposta di modifica generale del piano, annunciata il 27 luglio e attesa per fine agosto, con uno stralcio di opere per 16 miliardi, di cui 12 relative proprio ai progetti di rigenerazione urbana comunale. Il presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), Antonio Decaro, ha parlato dal Meeting di Rimini di 55mila progetti comunali a rischio di definanziamento. D’altronde, i dati degli appalti dei primi sette mesi confermano quanto l’Anci sostiene da tempo, che i progetti comunali del Pnrr sono andati avanti e sono in uno stadio avanzato, più di altri capitoli del Piano (i 3 miliardi per il dissesto idrogeologico, pure stralciati dal governo, per esempio, sono ancora alla fase di distribuzione delle risorse).
Il dato di luglio degli appalti racconta anche altro. Segna un calo, scontato, rispetto al dato straordinario di giugno 2023, quando le amministrazioni pubbliche avevano fatto una corsa a pubblicare le gare proprio per evitare la tagliola dell’applicazione delle nuove regole. Quello di luglio è comunque il secondo dato mensile dell’anno.
I primi sei mesi dell’anno avevano polverizzato ogni record per il mercato degli appalti. I dati del Cresme, istituto di ricerca che vanta una rete di rilevazione dei bandi di gara più capillare sul territorio e quindi raccoglie molte iniziative oltre a quelle pubblicate sulle Gazzette ufficiali, indicavano già nel primo semestre un mercato di 55 miliardi, con una crescita del 118% rispetto all’anno 2022 che pure aveva segnato il record storico. Si tratta di numeri che risentono delle riforme e degli investimenti Pnrr, ma che comunque smentiscono chi in questi anni ha parlato di fallimento del vecchio codice del 2016. Bisognerà attendere il dato Cresme di luglio e poi di agosto per fare un bilancio definitivo e un’analisi più ampia, ma i primi segnali sul mancato blocco del mercato sono inequivocabili.
Tra i bandi più rilevanti pubblicati nel mese di luglio ci sono i lavori della Torino-Lione per circa 3 miliardi e il potenziamento della linea ferroviaria Rho-Arona per la tratta Rho-Gallarate, pubblicato da Rete ferroviaria italiana (Fs) per 259 milioni. Anche gli appalti stradali deĺl’Anas risultano in ripresa con 4,6 miliardi.
(da La Stampa)
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