Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile
SE C’È QUALCUNO PROGRAMMATO PER INTERPRETARE IL RUOLO DEL PULCINO NERO VITTIMA DELL’UNIVERSO È GIORGIA MELONI… SICCOME LA VISIBILITÀ DELLA FIGLIA LE DÀ FASTIDIO, POSTA SUI SOCIAL UNA FOTO CON LEI SULL’AEREO E SCRIVE: ‘IO E TE, CHE AFFRONTIAMO IL MONDO MANO NELLA MANO’. L’UNICO SERIO RISCHIO CHE HA CORSO È QUELLO CHE BIDEN LE FRANASSE ADDOSSO
Non so se Giorgia Meloni abbia mai sentito parlare di quel meccanismo psicologico denominato “proiezione”. Quando Giorgia Meloni è intervenuta alla presentazione delle Olimpiadi e paralimpiadi invernali Milano-cortina 2026 e ha dichiarato: “Questa è una nazione in cui molti tendono a farsi sopraffare da una sorta di sindrome di Calimero”, parlava esattamente di se stessa.
Se c’è qualcuno programmato per interpretare il ruolo del pulcino nero vittima dell’universo che trama contro di lui è proprio Giorgia Meloni.
Nella sua strenua difesa della famiglia tradizionale con la sua famiglia tradizionale in cui la mamma si fa chiamare “il presidente” e il papà ha il ciuffo di Farrah Fawcett, Giorgia Meloni ha sempre puntato a trasformare il suo nucleo familiare nel simbolo del fortino minacciato.
Fateci caso, lei e i suoi parenti di sangue o acquisiti sono tutti vittime, ex vittime, potenziali vittime, vittime designate perfino disegnate, se pensiamo a Natangelo e alla criminosa vignetta su Arianna Meloni.
Giorgia ricorda che non bisogna piangersi addosso, ma lei era obesa e bullizzata, povera, abbandonata dal padre, a momenti manco nata, se la madre non ci avesse ripensato sull’uscio di una clinica.
Lei fa così tanto per tenere lontana la sua famiglia dalla ribalta, per preservare la sua famiglia dalle attenzioni della stampa e della politica e noi ci andiamo a cercare i suoi parenti con la torcia dell’iphone.
Famiglia che, ovviamente, è vittima a sua volta. Il pulcino-cognato Lollobrigida, per esempio, è vittima di pettegolezzi, oltre che di inique accuse su raccomandazioni per via della sua parentela. Va detto una volta per tutte e a chiare lettere che la sua prozia Gina Lollobrigida non ha mai spinto perché diventasse ministro.
Aianna, la sorella-pulcino, è ovviamente vittima di vignettisti sessisti e criminali. Andava risparmiata dalla satira perché lei, proprio, con la politica non c’entra niente. In effetti attualmente è solo dipendente del partito, moglie di un ministro, sorella della presidente e probabile candidata alle Europee.
La madre Anna è stata perfino “vittima all’occorrenza” quando al pulcino Giorgia è servito schermarsi dalle critiche col vittimismo. Dopo infatti che il pulcino Giorgia scrisse l’infelice sulle droghe e l’obesità definite “devianze” si è subito precipitata a tirar fuori una bella foto della madre per sottolineare come anche lei, mamma chioccia, poverina, soffra di obesità.
Insomma, se non può usare il suo vittimismo, se lo fa prestare dai parenti. E finalmente arriviamo alla figlia. Anche lei è molto preservata dalla curiosità e dalle attenzioni della stampa perché, come dicevamo, Giorgia Meloni proprio non vuole che qualcuno possa commentare, notare, criticare i parenti. È per questo che la porta con sé giusto a due festicciole all’oratorio: a Bali per il G20 e in America in occasione del suo incontro con Biden.
Siccome la visibilità della figlia le dà proprio fastidio, posta sui social una foto con lei sull’aereo e, con l’enfasi del Calimero che deve combattere contro tutti, scrive: “Io e te, che affrontiamo il mondo mano nella mano”.
Ora, va bene il vittimismo, va bene pure che il pulcino Giorgia, con la Santanchè nel suo governo, pensi di avere più problemi della Nato, ma non si capisce cosa debba affrontare la figlia a parte le tabelline in seconda elementare.
Qualcuno le spieghi che l’unico serio rischio che ha corso la bambina è quello che Biden le franasse addosso.
Comunque, inutile dire che anche quella foto in aereo è diventata un’ottima occasione per alimentare la sindrome di Calimero.
I giornali di destra si sono indignati perché il Fatto ha pubblicato un fotomontaggio con il volto della bambina in braccio alla madre sostituito con quello di Renzi. Sarebbe uno sfregio alla bambina. Alla Meloni. Alla sorella. Al cognato. A Ciuffo Giambruno. Al partito. A tutti.
Non si capisce perché, ma qualunque cosa è buona per sostenere che la presidente sia attaccata, vessata, dileggiata. Del resto lei è “Calimero, piccolo e nero”. E no, non sto dicendo che è bassa e fascista, prima che Giorgia&c. ci si buttino a pesce.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile
“CI SONO ANZIANI CON PENSIONE DA 500 EURO CHE PAGANO LE TASSE, TOLLERANZA ZERO VERSO GLI EVASORI”… INFLESSIBILE CON LOCALI E BAR CHE NON PAGANO PER I TAVOLINI ALL’APERTO: “IN CASO DI RECIDIVA, C’È LA REVOCA DELLE CONCESSIONI. UNA VERA GODURIA VEDERLI CORRERE A PAGARE”
Tolleranza zero a chi non paga le tasse. È questa la linea che ha adottato il sindaco di Como, Alessandro Rapinese, e che sta facendo discutere da giorni.
Le famiglie che non sono in regola con il pagamento delle tasse comunali, a partire da quelle dei rifiuti, non potranno iscrivere i figli nei nidi comunali.
Si tratta di uno dei diversi interventi che il primo cittadino ha deciso di mettere in atto nell’ambito della sua lotta contro gli evasori delle imposte locali.
Oggi a la Repubblica spiega le sue ragioni: «Nessuno tollera che non si paghino le rate condominiali, vero? Nel pubblico invece troppi pensano di poter fare i furbi. Anzi, se non paghi le tasse sei un figo! Beh, qui le cose stanno cambiando».
Rapinese (lista civica) spiega che quando è stato eletto ha trovo «un buco di 3 milioni di Tari. Su un bilancio di 180 milioni, di cui venti per i Servizi sociali».
Alessandro Rapinese, uno che non ha peli sulla lingua, e «quel che ho da dire, lo dico». Non ha un partito di riferimento, li detesta tutti. Non teme nessuno, dal presidente della Regione in giù e anche in su, e soprattutto pretende che i cittadini paghino le tasse. Perciò lo chiamano lo sceriffo di Como, il che lo fa solo ridere.
«Prima si pagano le tasse, poi si va in vacanza. E se una famiglia davvero non ce la fa, ci sono i Servizi sociali che la aiutano, come è sempre stato. Ma Isee alla mano, eh».
Nonostante le critiche, Rapinese è molto ben piazzato nella classifica “Governance Poll 2023” del Sole 24 Ore, diffusa a luglio. Il sindaco più amato d’Italia è Beppe Sala, Milano, e lui sta al 15esimo posto.
Non aveva ancora tirato fuori la misura antievasione sui nidi, ma aveva già messo in castigo i ristoranti ei bar di Como. «Sa quanto vale un tavolino all’aperto, qui? Oro, oro!». Ma «incrociando il database dell’anagrafe e l’archivio Tari abbiamo trovato chi non pagava mai. Questo Paese ha un tasso di evasione intollerabile, e Como pure. Nessuno pensa che l’università costa 3mila euro l’anno, ma ne costerebbe 30mila, se non ci fosse lo Stato. E gli ospedali, dove ti sei scaricato gratis? Perciò bisogna pagare le tasse».
Comunque, la ricetta Rapinese funziona, «molti si stanno mettendo in regola. Abbiamo un certo extragettito…». Del resto, il commerciante comasco ora teme la chiusura: «La prima sanzione è di 170 euro, e ne ho visti tanti, che pagavano ridendo, ah ah!, 170 euro sono niente. Ma alla seconda sanzione, li aspettano 4 anni di revoca della concessione del suolo pubblico. Significa chiudere».
Ed è quindi «una vera goduria vederli correre a pagare, anche gli arretrati, perché la delibera dice che per occupare uno spazio pubblico “non bisogna avere debiti”, considerando perciò anche quelli prescritti. Il gioco era aspettare la prescrizione, e non pagare mai». Qualche tempo fa Rapinese è andato in un ristorante «da un amico, che ha appoggiato sul tavolo la cartella appena ricevuta, da 30mila euro. Gli ho detto: “Paga, paga”».
E i cimiteri? «Ne abbiamo nove, e abbiamo scoperto che il 20 per cento delle concessioni erano scadute, quindi non c’era mai posto per le nuove sepolture. Anche lì, abbiamo digitalizzato tutto. Ora se uno ha diritto di farsi seppellire a Como, può farlo». E al momento della richiesta di qualunque servizio comunale, «prima guardiamo se il cittadino è in regola, poi concediamo il servizio. E vada a farsi un giro nelle zone che si lamentavano per la movida rumorosa e sporca, le auto sui marciapiedi… Ora nessuno sgarra».
Peraltro a Rapinese hanno già dato del comunista, «quando da consigliere neo eletto, nel ’94, ho proposto il registro per le unioni civili, e quindi per gli omosessuali». E del «grillino invasato, quando ho eliminato i 10 posti auto riservati a me e alla giunta». Ora prepara un “Archivio unico del debitore”, a Como già tremano, altroché.
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile
“LA STAMPA” IPOTIZZA L’ESISTENZA DI UNA “RETE” CHE AGISCE, A PIU’ LIVELLI ISTITUZIONALI, SUL MERCATO DELLE INFORMAZIONI RISERVATE
Non una «mela marcia», ma tante. In tante ceste. Legate da «una rete» a più livelli istituzionali, che agisce sul mercato lucroso e opaco delle informazioni riservate a sfondo politico-economico-finanziario. Da usare per colpire i nemici, aiutare gli amici, acquisire crediti e promuovere carriere nelle istituzioni e nelle grandi centrali del potere parastatale, dove passano miliardi, rapporti internazionali, insomma la vera politica.
Per capire a fondo la portata potenziale della vicenda, occorre ricostruire il funzionamento di quella che viene considerata la banca dati investigativa più ampia e completa a livello internazionale. Chi ha la chiave per accedervi, trova un tesoro.
È la Procura nazionale antimafia a detenerla. Sullo sfondo c’è l’enorme aumento di importanza delle informazioni finanziarie dal punto di vista investigativo, a cui è corrisposta una parallela crescente influenza della Guardia di finanza, anche in rapporto agli altri corpi di polizia giudiziaria.
Il nucleo originario di questa attività è rappresentato dalle Sos, segnalazioni di operazioni sospette che la legge impone a banche, intermediari finanziari, professionisti (notai, avvocati, commercialisti), assicurazioni e sale da gioco anche online quando rilevano operazioni anomale, che potrebbero nascondere riciclaggio di denaro sporco, finanziamento a terroristi e trasferimento di proventi di reati.
Il funzionario di banca riceve un allarme dal sistema informatico e lo valuta. Poi trasmette la segnalazione all’Uif, l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia.
Bankitalia fa un ulteriore vaglio, se necessario chiedendo informazioni più precise.
Negli ultimi due anni le Sos valutate «a classe di rilevanza alta» sono il 40%. Poi inoltra la segnalazione in tre direzioni: due di polizia (Direzione investigativa antimafia e Nucleo valutario della Guardia di finanza), una giudiziaria. La Procura nazionale antimafia.
Dove un gruppo di magistrati e di investigatori le analizza, incrociandole con tutti gli atti giudiziari che in tempo reale la sua banca dati acquisisce dalle Procure territoriali: indagini, sentenze, intercettazioni, perquisizioni e sequestri, misure di prevenzione patrimoniale, interdittive antimafia. Persino informazioni su mafia e terrorismo provenienti dai servizi segreti, grazie a un recente accordo.
Tutte le operazioni bancarie oltre 15mila euro vengono registrate. Il software Gianos (Generatore indici di anomalia per operazioni sospette) è un’eccellenza mondiale e fa uno screening sulla base di centinaia di parametri, periodicamente raffinati. Risultato: le 840 Sos del 1997 sono diventate 14.602 nel 2008, poco più di 100mila nel 2019 e 155mila l’anno scorso. Nel primo semestre di quest’anno sono state 78mila, quasi tutte per riciclaggio. Le regioni più coinvolte sono Lombardia, Lazio e Campania.
Partendo da una semplice operazione anche di modesto importo (compresi bonifici di poche migliaia di euro, frazionati nell’arco di una settimana), genera una formidabile ricostruzione economica e relazionale attorno a una persona. Alcune Sos non vengono sviluppate per carenza di rilevanza. Altre vengono catalogate come «di profilo interessante».
La Procura nazionale antimafia fa di questa miniera d’oro informativa due “servizi”: la trasferisce su loro richiesta alle Procure distrettuali che già stanno indagando sulle persone coinvolte; la gira alle stesse Procure come impulso per nuove indagini. Anche la Finanza le elabora e, nel caso, le segnala alle Procura per indagare. È proprio il Nucleo valutario, che ora indaga su delega di Cantone, a occuparsene.
Le Sos non sono notizie di reato ma uno spunto investigativo. Nel gioco politico-economico, rappresentano armi letali. Dunque costituiscono «materiale prezioso ma da maneggiare con cura, come le intercettazioni» Negli ultimi due anni, la diffusione delle Sos a livello pubblico è cresciuta in modo esponenziale. E diverse Procure hanno sospettato l’esistenza di una «rete».
Anche perché alcune Sos venivano divulgate prima ancora di finire sulle scrivanie dei pm. Con tempistiche sospette. E finalità talvolta molteplici. Non escludendo, sia come finalità accessorie sia come danni collaterali, l’uccisione in culla delle indagini attraverso l’anticipata messa in allarme dell’interessato. Così è per esempio accaduto a Roma, nell’inchiesta sulle truffe sulle mascherine.
Uno degli effetti di questa vicenda, se usata strumentalmente, potrebbe essere una stretta sulle Sos e sul metodo di lavoro della Procura nazionale antimafia
Il nome di Crosetto, da cui è partita l’inchiesta, richiama due fasi chiave della stagione cominciata con il trionfo meloniano alle elezioni: formazione del governo e la stagione di nomine nelle grandi aziende pubbliche. Crosetto ha avuto un ruolo di primo piano, con posizioni anche apertamente antagonistiche rispetto a Palazzo Chigi. Sia su Leonardo, la roccaforte dell’industria militare; sia sulla Guardia di Finanza. In questo mercato di potere e ricatti una Sos può salvarti la carriera. Ma anche stroncarla.
(da La Stampa)
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Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile
IL REGIME CRIMINALE DI MOSCA NON AMMETTE IL DISSENSO
Alexei Navalny è stato condannato dal tribunale di Mosca a 19 anni di carcere nell’ambito di un processo per «estremismo». Per il politico e attivista russo, che già sta scontando una condanna a nove anni di reclusione, la pubblica accusa aveva chiesto una pena di 20 anni.
Le accuse rivolte a Navalny sono considerate di evidente matrice politica, così come quelle per le quali si trova dietro le sbarre già da più di due anni e mezzo.
Le autorità russe nel 2021 hanno bollato come «estremiste» sia la rete di uffici di Navalny in Russia che la sua Fondazione Anticorruzione, le cui inchieste negli anni passati hanno più volte messo in imbarazzo il Cremlino. Il processo si svolge a porte chiuse nel carcere a 200 chilometri da Mosca in cui è detenuto l’ex trascinatore delle proteste anti-Putin.
Alla vigilia del verdetto, sui profili social di Navalny è stato pubblicato un post in cui si invitavano i simpatizzanti del politico e oppositore russo a non avere paura. Nel carcere dove è attualmente detenuto, Navalny viene regolarmente collocato in una cella di isolamento di tipo «shizo». Una condizione che presuppone l’obbligo di svolgere «lavori educativi» e il divieto di ricevere visite legali della famiglia.
Navalny è considerato da anni il principale avversario politico di Vladimir Putin ed è stato arrestato nel gennaio del 2021, non appena ha rimesso piede a Mosca da Berlino.
E proprio in Germania il politico russo era stato curato per un avvelenamento che ha fatto temere per la sua vita. Un episodio che, secondo Navalny, sarebbe stato orchestrato dai servizi segreti russi. Da quando è rinchiuso in carcere, Navalny ha denunciato più volte di essere vittima di soprusi e di essere ripetutamente rinchiuso in una cella minuscola per ragioni spesso inconsistenti.
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile
UN BEL BIGLIETTO DA VISITA PER I TURISTI STRANIERI: GITA IN MOTOSCAFO CON ALLA GUIDA UN SOGGETTO SCONNESSO CHE “NON VEDE” UN VELIERO DI 45 METRI
Una turista statunitense, Adrienne Vaughan, ha perso la vita ieri in un incidente in mare a largo della Costiera Amalfitana. La donna, 45 anni, era presidente del Bloomsbury USA, sussidiaria americana della Bloomsbury Publishing, casa editrice britannica che ha editato i romanzi di Harry Potter.
Adrienne era in vacanza in Italia con la famiglia e, dopo aver visitato Roma, avevano deciso di soggiornare in Costiera. Un’imbarcazione presa a noleggio con conducente si è quindi scontrata con il «Tortuga», un veliero di 45 metri utilizzato per eventi esclusivi.
L’impatto è stato violentissimo: Vaughan è finita in acqua nei pressi delle eliche, riportando lesioni profonde e gravi che ne hanno provocato la morte.
Il marito Mike ha riportato una contusione alla spalla e qualche ferita per la quale è stato medicato, insieme ai due figli (rimasti illesi) presso l’ospedale di Ravello.
Lo skipper del motoscafo sarebbe risultato positivo ai test tossicologici, ma anche a quelli alcolemici.
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile
“FASSINO? BASTA DARE UN’OCCHIATA AI SOCIAL…”
Il caos sul Reddito di cittadinanza, i rinvii sul salario minimo, l’evanescenza della presidente del Consiglio sulla strage di Bologna, l’uscita disastrosa di Piero Fassino sul suo stipendio. Pierluigi Bersani vede tutto questo da fuori del Parlamento.
L’ex segretario del Partito democratico dice la sua alla Stampa, in una lunga intervista, in cui attacca frontalmente il governo Meloni su più argomenti, in particolare quelli socio-economici.
Come l’incredibile baraonda sullo stop al Reddito: “Questa è la brutalità di gente che non riconosce la povertà. La ministra Calderone dice che, chi vuole, il lavoro lo trova: evidentemente viene da Marte“.
La ministra dice che la misura non ha prodotto niente sotto il profilo dell’occupazione? “Se anche avessimo un tasso di disoccupazione paragonabile alla Germania – risponde l’ex segretario democratico – come si spiega che anche la Germania ha un reddito di ultima istanza? Nessuna società è così perfetta da non avere a che fare con la povertà. Il loro è un fatto ideologico: i poveri secondo loro sono quelli che stanno sul divano”.
Certo, non aiuta parlare di queste cose mentre un deputato del Pd – peraltro autorevole, suo predecessore alla guida del partito – si alza a Montecitorio e sventola la busta paga di quasi 5mila euro dicendo che non è d’oro”. “Basta leggere i giornali o dare un’occhiata ai social per capire l’opportunità di quell’uscita” è la risposta tombale di Bersani.
L’ex segretario Pd è severo sull’atteggiamento tenuto sulla strage di Bologna dalla premier Meloni, che non è riuscita (unica carica istituzionale tra le prime quattro) a sottolineare che l’esecuzione fu di marca neofascista. “C’è una saldatura della verità storica, politica e giudiziaria. Se una persona non è in grado di riconoscerla, non merita il rispetto degli italiani, quand’anche fosse presidente del Consiglio”.
L’ex segretario riprende la proposta di Augusto Minzolini (direttore del Giornale, ndr) per una “glasnost italiana”: “Ci sto. Partiamo da Ordine nuovo e tiriamo tutti i fili: noi con le Br lo abbiamo fatto, lo facesse anche la destra. E non c’è bisogno di commissioni parlamentari o altro, basta leggersi le carte dei processi”.
Il linguaggio di Bersani si indurisce anche quando si tocca l’argomento delle commissioni d’inchiesta proposte dalle ex opposizioni diventate maggioranza, fino a quella sull’operato dell’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico: “Quando si pensa a una Commissione su una persona, come non sentire un vago sentore di manganello?”.
E poi ci sono le questioni economiche. Per esempio il rinvio a settembre – che rischia di essere a data da destinarsi – del dibattito su una legge per un salario minimo garantito. Eppure, ricorda Bersani, “se il 75% degli italiani è favorevole e quasi tutta Europa lo applica, vorrà dire qualcosa” commenta con la Stampa.
L’ex ministro dello Sviluppo vede “una linea di politica economica e sociale che metterà rapidamente l’Italia fuori dai binari“. Spiega: “I beni alimentari sono aumentati del 4,7% in valore e calati del 5 in quantità: la gente paga di più ma compra meno. I salari hanno perso il 7,4% del potere d’acquisto. In questa situazione, si tolgono 3 miliardi dal sostegno alla povertà. Mentre le semestrali di banche e principali aziende segnalano bilanci record“.
Per sciogliere i nodi del ragionamento l’ex leader del Pd la spiega così: “Un ricco non può mangiare dieci volte al giorno per sostenere l’economia. Non si campa solo di export: se non diamo fiato al mercato interno, rischiamo danni alla produzione industriale”.
Invece la linea del governo è quella per cui non “disturba il manovratore” (e Bersani fa l’esempio degli extraprofitti) e cerca “illusoriamente di proteggere i piccoli imprenditori con sconti fiscali. Ma se il consumo di pesce crolla del 30%, a cosa serve dare alla pescheria lo sconto fiscale?”. E hai voglia di rinviare, secondo Bersani: se non sarà l’opposizione a vincere le resistenze del governo e se non sarà il governo ad avere “buona volontà”, la realtà si imporrà e “qualcosa saranno costretti a fare”.
Infine il Pnrr sul quale pure l’esecutivo sembra avvitarsi, anche se il ministro Raffaele Fitto ha garantito che tutti i progetti tagliati saranno rifinanziati.
“Si sono incasinati – per Bersani – E sarà ora di dire che è il primo governo che arriva con 200 miliardi da spendere per tutto l’arco della legislatura? Altro che underdog…”.
E a Francesca Schianchi che gli ricorda che la premier Meloni sostiene di governare in un periodo tra i peggiori della Storia repubblicana l’ex leader Pd ribatte: “Qui sorge spontanea una risata cosmica! Pensi che io ero abituato a governi dove per dare 5 dovevi tagliare 10, altro che 200 miliardi da spendere”.
(da La Stampa)
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Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile
LE DUE INDIZIATE AL “PRESTITO” SONO TATJANA ROJC, GIA’ “RESPONSABILE” PER CONTE, E FRANCESCA LA MARCA, ELETTA NEL COLLEGIO NORDAMERICANO
Se proprio Carlo Calenda non dovesse trovare un accordo utile con il Gruppo delle Autonomie e con +Europa, il Pd presterebbe due senatori ad Azione per evitargli il Misto. Un po’ com’è successo con la senatrice Tatjana Rojc, ai tempi dei responsabili per Conte, nel gennaio del 2021. Un nome – quello della Rojc – che viene sussurrato di nuovo: potrebbe fare un piccolo passo per garantire la sopravvivenza parlamentare a un alleato.
Sullo sfondo, c’è la spaccatura del Terzo polo, con Italia viva non più disposta ad essere attaccata di continuo dall’ex candidato a sindaco di Roma. Renzi non ha alcuna intenzione, a differenza dell’altro fondatore del Terzo polo, di dare vita al campo largo, facendo da junior partner a dem e grillini. […] l’ex ministro dello Sviluppo è già in trattativa con Riccardo Magi alla Camera e con Julia Unterberger al Senato.
La Rojc, dicevamo, e magari Francesca La Marca, eletta nel collegio nordamericano che è un altro nome che circola nei palazzi quale possibile «prestito». […] Che Calenda voglia continuare a mandare messaggi d’intesa al Pd della Schlein è certificato dall’ennesimo tweet.
«Salario minimo, riforma dell’Ssn e smaltimento liste d’attesa, Pnrr per industria 4.0, riforma della giustizia, strategia energetica e nucleare, tempo pieno in tutte le scuole. Queste sono le nostre priorità…. Tutto il resto è noia. Avanti Azione», ha cinguettato. Rispetto al programma elettorale del Tp, c’è parecchia differenza. […] Calenda, sempre distinguendosi da Renzi, ha firmato la proposta unica Conte-Cgil sul salario minimo. E attacca il governo Meloni con le stesse argomentazioni di Pd e 5S.
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile
I MALUMORI CONTINUANO A SERPEGGIARE TRA GLI AZZURRI: CRITICHE PER NON AVER ALLARGATO IL SUO BOARD AI GOVERNATORI: IL SUD
Adesso c’è anche la data del congresso di Forza Italia: si terrà il 24 e 25 febbraio, prima delle Europee. Una data approvata all’unanimità nel corso della segreteria di Forza Italia., Va da sé, il vicepremier sarà della partita e al momento non sembrano profilarsi rivali. «Non vedo possibili competitor — confida un deputato vicino a Marta Fascina —. In primo luogo perché per curriculum Antonio è il più adatto. Dopodiché forse qualcuno potrebbe spuntare…».
Non è dato sapere chi. Bocche cucite. Si procede insomma per gradi, senza strappi. Il partito sembra essere un moloch. Nel corso delle segreteria viene poi confermata la candidatura di Adriano Galliani per le elezioni suppletive di Monza.
«Ho parlato con Meloni e Salvini.C’è la loro piena condivisione» garantisce Tajani. Dopodiché spazio a tre nuove nomine: Raffaele Nevi come nuovo portavoce del partito, Francesco Battistoni come responsabile del settore organizzazione e Alessandro Battilocchio come responsabile del settore elettorale.
Eppure resta un rumore di sottofondo. C’è chi lamenta che «le tre nomine siano di stretta osservanza tajaniana», così il neo-segretario si assicura «il comando del partito» fino al congresso. E allo stesso tempo anima la giornata azzurra il caso di Tullio Ferrante.
Il fedelissimo di Marta Fascina, attuale uomo delle tessere, non ha ricevuto i galloni da responsabile di settore. Il caso Ferrante diventa oggetto di discussione nei dietro le quinte del partito. Si tratta di una dimenticanza o di un mancato riconoscimento della quasi moglie del Cavaliere?
«È solo una questione tecnica, deve essere modificato lo statuto» sottolinea il diretto interessato. Non a caso, dopo qualche ora il partito precisa che «l’ufficio adesione di Forza Italia diventerà, come l’ufficio elettorale, settore nazionale e sarà guidato dall’attuale responsabile Tullio Ferrante».
Antonio Tajani serra i tempi. La road map fissata dal segretario pro-tempore è serrata e passa dalla chiusura del tesseramento prevista per il 30 ottobre. L’obiettivo è quello di cristallizzare una situazione che lo vede ampiamente in pole position e chiudere l’attuale fase di transizione con una legittimazione della sua leadership.
Le uniche vere novità, nella riorganizzazione interna di Forza Italia, sono le nomine di tre fedelissimi nei posti chiave di Forza Italia: organizzazione, elezioni e portavoce.
Tajani affida a Francesco Battistoni da Montefiascone, suo storico collaboratore, già sottosegretario all’Agricoltura del governo Draghi, la guida della “macchina” sul territorio e, tramite Alessandro Battilocchio, potrà gestire le campagne elettorale, dunque avere l’ultima parola sulla selezione dei candidati al momento delle liste.
Il vicepremier avrà un suo portavoce, Raffaele Nevi, attuale vicepresidente vicario del gruppo alla Camera, che curerà “i rapporti quotidiani con la stampa”, Da definire, a questo punto, le competenze del senatore Alberto Barachini, confermato al settore “Comunicazione e immagine”. Possibile che al sottosegretario all’Editoria sia affidato un ruolo più legato alla strategia complessiva.
Per il resto, nessun’altra novità nella squadra, solo conferme. E un fatto evidente: chi pensava ancora che per Marta Fascina, ex compagna di Berlusconi, potesse esserci un ruolo nel partito, è stato smentito. La deputata, che non si fa vedere alla Camera da oltre quattro mesi, non figura nell’organigramma disegnato da Tajani.
Ma non vengono premiati neanche i parlamentari a lei vicini, da Alessandro Sorte a Stefano Benigni: il primo, che ha preso il posto di Licia Ronzulli come coordinatore in Lombardia, nella fase precedente alla morte del fondatore era dato in corsa per un incarico dirigenziale di maggior livello.
E il sottosegretario Tullio Ferrante, in un primo momento, era stato escluso dall’elenco dei capi-dipartimento. Un upgrade che, dopo immediate polemiche sottotraccia, è stato effettuato con un comunicato riparatore. Ma, per dare la “promozione” a Ferrante, servirà una modifica dello Statuto.
I malumori continuano a serpeggiare, ma non ufficialmente, e a Tajani è stato chiesto in via riservata di continuare a riunire un paio di volte a settimana la segreteria, per una condivisione. E c’è chi lo critica per non aver allargato il suo board ai governatori: il Sud, che pure è il bacino di voti più consistente di Forza Italia, è sottodimensionato nella mappa dei dipartimenti.
Non è chiaro neppure se salterà fuori un altro candidato: «Dipenderà dalle regole congressuali», fa sapere il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. La famiglia del Cavaliere? Resta alla finestra: confermata formalmente la candidatura di Adriano Galliani nel collegio senatoriale di Monza, nessun impegno politico diretto per i figli e per il fratello dell’ex premier, Paolo Berlusconi.
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile
IL FALLIMENTO DELLE AGENZIE PUBBLICHE: PIAZZANO SOLO IL 10,6% DEI CANDIDATI
«Il lavoro è il rimedio vero alla povertà» ha ripetuto in Senato la ministra del Lavoro Marina Elvia Calderone. E per questo, ancora ieri, ha difeso la decisione di azzerare il Reddito di cittadinanza per cambiare tutto di qui al 2024. I dubbi e le critiche al progetto del governo però non si arrestano, soprattutto circa il destino dei famigerati 600 mila occupabili che continueranno ad essere aiutati attraverso il nuovo «Sostegno formazione lavoro» (350 euro/mese per un massimo di 12 mesi, però) a patto che si attivino contattando un centro per l’impiego e quindi aderiscano a programmi di formazione, qualificazione, riqualificazione ed orientamento, con l’auspicio che poi trovino finalmente un lavoro. Secondo la ministra, e ieri l’Inps lo ha confermato, a partire dal primo settembre la nuova piattaforma digitale, il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl), sarà perfettamente funzionante ed aiuterà ad incrociare dati e informazione di centri pubblici e soggetti privati velocizzando la presa in carico di tutti i potenziali beneficiari della nuova iniziativa.
Il problema è che le esperienze passate non inducono all’ottimismo. Stando all’ultimo rapporto dell’Anpal, a sei mesi dalla presa in carico attraverso il preesistente programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori) su 145 mila percettori dell’Rdc a fine giugno, al netto degli 8.800 già occupati (peraltro in lavori poveri), lavoravano appena in 11.209, il 7,7% del totale. Del resto, sino ad oggi, anche sommando l’attività dei centri per l’impiego e quello delle agenzie private di strada non se ne fa molta. Secondo un recente studio dell’Inapp, infatti, in media in Italia si trova più lavoro seguendo i canali informali (56%) che quelli formali (37%). Su tutti la spuntano infatti le indicazioni e le raccomandazioni di amici, parenti e conoscenti (23,3%), a seguire le autocandidature (18,2%) ed i contatti nell’ambiente di lavoro (9,5%). Le agenzie per il lavoro piazzano invece il 6,4% degli occupati ed i centri pubblici per l’impiego appena il 4,2%.
Come ha spiegato ieri la ministra Calderone nell’intervista a la Stampa non ci sarebbe il rischio di lasciare senza lavoro un occupabile senza impiego, nemmeno al Sud dove pure la situazione è più critica. E per questo citava i dati dell’indagine Excelsior Unioncamere in base ai quali, ad esempio in Campania, entro quest’anno sono previste 108.960 assunzioni a fronte di 24.595 occupabili. In base alla stessa indagine solo a luglio in tutta Italia ci sarebbero ben 585.310 posti disponibili, in grado di assorbire in via teorica quasi l’intero stock di 18-59enni espulsi dall’Rdc ed in teoria abili al lavoro, peccato che ben il 47,9% di queste possibili entrate sia di difficile reperimento.
«Ciò che notiamo è che in Italia è storicamente presente un disallineamento fra la domanda del mondo del lavoro e l’offerta del sistema formativo. Questo vuol dire che, pur in un contesto positivo in cui si registra un continuo calo della disoccupazione, rimangono settori in cui si fatica trovare personale. Turismo, trasporti, moda, sono solo alcuni degli esempi di settori strategici in difficoltà a reperire il personale con le giuste competenze» spiega Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Italia, la principale agenzia per il lavoro in Italia. Convinto che si debba certamente puntare «su iniziative, pubbliche e private che incentivano l’occupabilità delle persone», ma poi si debba anche «costruire un dialogo fra imprese e territorio per aiutare le aziende a trovare candidati idonei e supportare chi cerca lavoro nel maturare le competenze richieste dal mercato».
Insomma il problema è sempre quello, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Che, spiega il professor Michele Tiraboschi, «soprattutto nei moderni mercati del lavoro, non è una operazione meccanica di mera collocazione di una persona in un posto come se il lavoro fosse una “merce” come tutte le altre». Per questo, aggiunge il giuslavorista, «bene una piattaforma informatica (era l’idea della borsa nazionale del lavoro di Marco Biagi di venti anni fa), ma l’incontro tra domanda e offerta di lavoro presuppone, prima dell’incrocio/collocamento, una costruzione sociale dei profili professionali e delle relative tariffe contrattuali». Per questo, a suo parere, «è semplicistico parlare di corsi di formazione, agenzie di collocamento, salari fissati per legge. Servono nei settori produttivi, nei territori e nelle comunità attori che si facciamo carico del non facile compito di costruire mestieri e professionalità e poi di dare al lavoro così creato il giusto valore economico di scambio. Detto che non esiste più il posto di lavoro ma percorsi professionali, è chiaro che non parliamo più, come nel Novecento, di una funzione di collocamento di persone in un posto ma di percorsi di occupabilità che sempre più devono integrare formazione e lavoro, senza questo quello della formazione continua resta un vuoto slogan».
Chi può fare questo? «Gli attori delle relazioni industriali – risponde Tiraboschi – quei soggetti che qualcuno vorrebbe dipingere come dinosauri del secolo scorso e che tuttavia come funzione storica hanno sempre avuto quella della costruzione sociale dei mestieri e delle professionalità».
(da La Stampa)
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