Agosto 10th, 2023 Riccardo Fucile
SI E’ SPENTA A 51 ANNI: I ROMANZI, IL FEMMINISMO E LA LOTTA PER I DIRITTI
Michela Murgia è morta. La scrittrice femminista e agitatrice culturale originaria di Cabras (Oristano) aveva 51 anni.
Pochi mesi fa aveva rilasciato un’intervista dove affermava di soffrire di un carcinoma renale al quarto stadio e che da lì “non si poteva tornare indietro”.
In molti oggi la ricordano paladina di una radicale battaglia femminista – “percorso di lotta al superamento della discriminazione di genere” – poi trasformata di recente nel concetto largo di “famiglia queer” celebrata con un “non matrimonio”, ma è soltanto dal 2019 che la scrittrice sarda inizia a dedicarsi completamente a questa ri-costruzione identitaria di contenuto e linguaggio.
Grazie ad un paio di saggi scritti con Chiara Tagliaferri – Morgana: storie di ragazze che tua madre non approverebbe e Morgana: L’uomo ricco sono io (editi da Mondadori entrambi) – e in un altro saggio del 2018 – L’inferno è una buona memoria (Marsilio) – Murgia denuncia la mai messa in discussione condizione esistenziale e identificativa al maschile che ha contraddistinto l’immaginario letterario e il linguaggio tutto del quotidiano relegando la donna a ruolo di casuale comprimaria. “Si è femministe se ci si ribella alla condizione femminista come destino, ma si è altrettanto femministe se quella generatività la si rivendica come fondativa e la si vive come modalità specifica di stare al mondo, a prescindere dal fatto che i figli li si faccia o meno”, scriveva nel 2018.
Nel 2019, appunto, è il momento di un’intuizione grammaticale che tenta di rivoluzionare la lingua italiana: la schwua. Nei libri scritti con Tagliaferri spiega: “Dove è stato possibile abbiamo quindi scelto di non utilizzare il maschile sovra esteso, che tradizionalmente pretende di rappresentare anche il genere femminile, e l’abbiamo sostituito con il fonema schwa, che dà vita a un plurale neutro”. In un celebre video cliccati milioni di volte Murgia racconta come si dovrebbe pronunciare il neo-fonema: “Se volete pronunciarlo non dovete imparare nessun suono estraneo: l’avete già fatto cantando le canzoni di Pino Daniele (je so pazzo, Napule è) o dicendo correttamente parole inglesi come about, sister, other”. Prima ancora del saggio sul femminicidio del 2013 – L’ho uccisa perché l’amavo: falso! – è del 2011 il libro chiave per comprendere la trasformazione culturale e ideologica dell’autrice sarda. È con Ave Mary – e la chiesa inventò la donna (Einaudi) che Murgia, ex attivista di Azione Cattolica e ex insegnante di religione (nel 2007 aveva sostenuto addirittura la candidatura di Mario Adinolfi alla segreteria del Pd), critica radicalmente il ruolo della donna nella narrazione imposta dalla Chiesa Cattolica. E lo fa in maniera travolgente anche se screziata di ironia (spesso nei suoi libri deforma o cita brani di musica leggera italiana alla maniera di Lella Costa) partendo ad esempio dalla rappresentazione della morte nei racconti sacri, come nei libri e nei film: sempre una morte al maschile, ma quella della donna dov’è?
Curioso, peraltro, che la Murgia giunga ad una battaglia anti patriarcale e anti maschile dopo una importante anche se rapida carriera di romanziera ma soprattutto dopo aver esordito da perfetta sconosciuta denunciando, sempre con piglio divertito e dissacrante, le criminali follie del mondo del lavoro neoliberista.
A 35 anni era infatti salita agli onori delle cronache nazionali nel 2006 quando pubblicò per ISBN (oggi ristampato da Einaudi che ha pubblicato la quasi totalità dei suoi titoli successivi) Il mondo deve sapere – Romanzo tragicomico di una telefonista precaria. Sorta di funambolica e un po’ pazza denuncia dell’esasperato e forsennato ritmo di lavoro nel precariato di un call center di una multinazionale statunitense. Un racconto in forma di auto fiction con al centro il suo periodo di lavoro come operatrice di telemarketing per la Kirby che poi diventerà canovaccio per il film di Paolo Virzì, Tutta la vita davanti.
A dire il vero Murgia avrebbe voluto diventare una romanziera tout-court. E a dire il vero ci era pure riuscita con un’opera prima importante come Accabadora (2009, Einaudi). Romanzo vincitore del premio Campiello, nonché tradotto in numerose lingue, Accabadora è ambientato in un piccolo paese della Sardegna degli anni cinquanta dove una bambina viene accudita e ospitata in casa dall’anziana sarta del paese, donna che cela un mistero antico e profondo riguardante il crinale tra la vita e la morte. C’è qualcosa di inquietante in questo romanzo oscuro, qualcosa tra il fascino dell’esoterico e la rudezza dell’antropologico che sembra già in controluce stagliare nell’orizzonte letterario due figure femminili a tutto tondo, con uomini pressoché assenti, in grado di forgiare un immaginario dei lettori declinato al femminile, soprattutto con il riferimento brutale al tema/tabù dell’eutanasia.
Forte anche la componente antifascista nel corpus murgiano post 2011 con tanto di collaborazioni e duetti con Roberto Saviano e numerosi gli interventi pubblici su giornali, radio, web e tv per rimarcare le proprie intuizioni linguistiche, culturali, ideologiche. Murgia si era candidata anche diverse volte in politica: nel 2010 ancora lontana dalla rivoluzione femminista si era detta vicina all’indipendentismo sardo e alle regionali del 2014 si era candidata alla testa di tre formazioni che oggi in molti definirebbero “populiste” raccogliendo il 10% dei voti; mentre nel 2019 la sua candidatura alle Europee per La Sinistra ha ottenuto l’ 1,75%. Murgia è stata sposata dal 2010 al 2014 con il bergamasco Manuel Persico, e si è poi risposata con un “non matrimonio” nel 2023 con il 35enne Lorenzo Terenzi.
I matrimoni tradizionali “sono la cosa più fascista che esista”, aveva spiegato la scrittrice sarda – “e negano la volontà, la specialità meravigliosa di amare qualcuno in modo assolutamente libero, senza dipendere da nessun destino genetico”. Alla cerimonia tutta in bianco con il logo “god save the queer” stampato in rosso sui vestiti dei partecipanti – richiamo tra l’altro all’ultimo suo omonimo libro – erano presenti non solo le fedelissime Chiara Valerio e Chiara Tagliaferri, membri della famiglia queer murgiana, ma anche Saviano, Nicola Lagioia e Teresa Ciabatti.
(da il Fatto Quotidiano)
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Agosto 10th, 2023 Riccardo Fucile
EDI RAMA HA RAGIONE: TRA RINCARI, PREZZI FOLLI ED EXTRA TASSE TRA POCO GLI ITALIANI ARRIVERANNO A TIRANA CON I BARCONI
Il premier albanese scherza sui social, accostando l’esodo dei migranti albanesi in Italia al controesodo dei turisti italiani in Albania, ma è un sorriso amaro. Perché sappiamo che in fondo non ha tutti i torti. Infatti, tra rincari dell’energia, extratasse alle banche (che si rifanno sui risparmiatori) e stipendi bassi, a breve non converrà solo fare le vacanze all’ombra di Tirana…
Altro che in Albania in vacanza, “l’esodo al contrario” sul quale ironizza il meme ripostato anche da Edi Rama, il premier albanese, si prepara ad essere un vero esodo non solo estivo.
Esagerazione? Non lo so. Arancini e tranci di pizza a oltre sei euro, colpi di lama ai toast a pagamento, due euro a persona il coperto anche al bar dove il coperto sarebbe la sedia, chissà quanto ci vuole perché ci facciano pagare anche i respiri (“respirare è un servizio che forniamo, è un costo: lo vede quel condizionatore per rinfrescare è quella porta per tenere fuori lo smog? Secondo lei chi li paga?”).
Si parla di un otto per cento di rincari, me lo auguro per voi: le scatole di cibo per i cani io li pagavo 0,89 prima della guerra, di colpo sono aumentate a 1,49. A voi sembra l’otto per cento? Le scatolette dei cani le fanno a Kiev? Il costo del denaro è aumentato e adesso fanno l’extratassa sugli extraguadagni dell’extra 0,1 per cento (extraminchia!), ma a voi gli stipendi li hanno aumentati?
Il costo della vita in Albania si aggira intorno ai 250/300 euro al mese. L’Albania è il nuovo Portogallo: con mille euro al mese ci vivi comodo al posto di fare i salti mortali col carpiato in Italia. Che poi c’è questa sensazione, qui in Italia, dove la classe media è scomparsa, di nuova schiavitù: quelli che si spaccano la schiena per mille euro (ad andare bene) e quelli con la pizza a sessanta euro.
Siccome non siamo francesi e neanche russi, ce ne stiamo zitti e pensiamo all’Albania. Non solo i pensionati, dall’Italia non vogliono scappare più solo i cervelli, ma anche quelli che “faticano”: il nuovo proletariato senza prole ché quella non puoi permettertela.
Il meme, con la nave Vlora che l’8 agosto 1991 sbarco a Bari con quasi ventimila albanesi in cerca di un futuro migliore, italiani in fuga verso l’Albania nel 2023 per trovare un panino che costi quanto un panino coglie nel segno: quando c’è schiavitù c’è esodo.
Intanto abbiamo iniziato quello delle vacanze, pensando che poi forse domani chissà.
Certo, si corre il rischio di allontanarsi da questa purissima etnia italica che ci invidiano tutti a tal punto che ce la vogliono sostituire.
Ce ne faremo una ragione. Fratelli d’Italia ciaone.
(da mowmag.com)
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Agosto 10th, 2023 Riccardo Fucile
CI SONO ALMENO ALTRI 5 ESPONENTI DEL MOVIMENTO TERZA POSIZIONE DI ALLORA, OLTRE A FIORE E A DE ANGELIS, CHE HANNO RICOPERTO O RICOPRONO RUOLI A LIVELLO POLITICO
Il post di Marcello De Angelis sulla «innocenza» dei tre ex Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini condannati per la strage di Bologna («Non c’entrano nulla») ha risvegliato i «cuori neri» di più generazioni. L’estrema destra si è imbaldanzita dopo la sparata di De Angelis, l’ex militante di Terza posizione sbarcato in Parlamento negli anni Duemila, approdato infine alla Regione Lazio governata da Francesco Rocca, che lo ha appena riconfermato nel suo posto di responsabile della comunicazione istituzionale, malgrado la bufera politico-mediatica.
Ma il suo non è l’unico caso di estremista di destra ad aver fatto carriera dentro le istituzioni. Roberto Fiore, oggi capo di Forza Nuova, che nel 1980 condivise un periodo di latitanza con Marcello De Angelis, lancia una provocazione: «Non vi dirò mai i nomi, ma ci sono almeno altri 5 esponenti del movimento Terza posizione di allora, oltre a me e a De Angelis, che successivamente hanno ricoperto o ricoprono ruoli a livello politico». Lui stesso, Fiore, approdò all’Europarlamento tra il 2008 e il 2009 per sostituire Alessandra Mussolini eletta alla Camera.
Uno dei 5 nomi «misteriosi» è quello di Vincenzo Piso, dal 2006 al 2008 vicepresidente del consiglio comunale di Roma in quota An e poi per due volte — eletto nel 2009 e nel 2013 — deputato col Pdl, coinvolto ma poi sempre prosciolto con formula piena nel Laziogate e in Mafia Capitale.
Ma gli stessi ex Nar Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva, ormai hanno cambiato vita. Scontata la pena, Ciavardini nel 2010 venne assunto dall’attuale sottosegretario all’Ambiente Claudio Barbaro (FdI) all’Asi (Associazioni sportive sociali italiane) come centralinista. Fondò poi l’associazione «Gruppo Idee» per il reinserimento dei detenuti, presieduta oggi dalla moglie Germana De Angelis, sorella di Marcello.
Il sottosegretario Barbaro è lo stesso che ha messo un like l’altro giorno sotto il post del suo capo segreteria («A De Angelis negati i diritti umani») scatenando nuove polemiche.
Fioravanti e Mambro invece collaborano con «Nessuno tocchi Caino», l’associazione contro la pena di morte legata ai Radicali e Fioravanti da maggio scorso ha cominciato pure a scrivere su l’Unità di Piero Sansonetti suscitando scandalo.
Nel 2009 scoppiò un putiferio quando l’allora sindaco di Roma, Gianni Alemanno, chiamò a lavorare come ad di Ama servizi Stefano Andrini, stimato manager dei rifiuti condannato però 10 anni prima per l’aggressione a colpi di spranga, insieme con suo fratello e altri 6 estremisti di destra, nei confronti di due ragazzi: 4 anni e 8 mesi di reclusione, gliene furono condonati 2. «Una persona riabilitata non può essere discriminata», lo difese Alemanno.
E poi ci sono quelli che invece hanno scelto altre strade.
Guido Zappavigna, l’ex capo dei Boys della Roma, ha aperto tre ristoranti. Maurizio Boccacci, il leader di Militia, ora trova lavoro agli immigrati ai Castelli romani («Chiamatela pure nemesi, io comunque morirò fascista»).
Mario Merlino, 79 anni, ex Avanguardia nazionale indagato e poi assolto per la strage di piazza Fontana, ha fatto il prof di storia e filosofia nei licei romani fino alla pensione. Suo figlio Emanuele invece ora lavora alla segreteria tecnica del ministero della Cultura guidato da Gennaro Sangiuliano.
Sono tutti d’accordo col post di De Angelis, i cuori neri: «Senza se e senza ma», assicura il sorvegliato speciale Giuliano Castellino, 46 anni, tribuno del movimento «Italia libera e popolare», accusato di devastazione per l’assalto alla Cgil del 9 ottobre 2021.
L’ex Nar Mario Corsi, detto «Marione», 64 anni, prosciolto dalle accuse per la morte di Fausto e Iaio nel 1978 a Milano, oggi è un conduttore radiofonico molto popolare tra i tifosi della Roma. Evita ogni polemica, dice di trovarsi in viaggio per un reportage: «Ho fatto una fila di due ore per visitare la tomba di Mao. Poi sono stato in Cambogia e ora sono in Vietnam, le dittature di sinistra mi sono sempre piaciute».
(da il Corriere della Sera)
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Agosto 10th, 2023 Riccardo Fucile
CISSE’ HA VINTO IL CAMPIONATO MONDIALE DI COUS COUS… LA PROSSIMA VOLTA PIGLIATELI A CALCI IN CULO, E’ LA MIGLIORE CURA ALLA FECCIA RAZZISTA
Una turista sessantenne è entrata nel ristorante Ginger people& food ad Agrigento col compagno e dopo aver visto il menu ha chiamato la cameriera chiedendole se la proprietaria fosse di colore. Alla risposta affermativa è andata via.
L’episodio di razzismo lo racconta sul proprio profilo Facebook Carmelo Roccaro presidente della cooperativa sociale che gestisce il ristorante ed è riportato dal Giornale di Sicilia.
La cuoca è Marame Cissè, un’abile professionista che ha vinto diverse competizioni aggiudicandosi anche il titolo di campionessa mondiale di Cous cous, nata in Senegal e arrivata ad Agrigento nel 2012 per ricongiungersi col marito.
«Dopo qualche minuto ti ho visto alzare da tavola, disturbata, e dirigerti verso l’uscita – scrive Roccaro nel post Lettera a una sconosciuta – Ti sono venuto incontro per capire cosa stesse succedendo ma non mi hai degnato di uno sguardo e, alquanto seccata, non hai neanche risposto al mio saluto e sei andata via, così.
Karima mi guardava con gli occhi sgranati e a bocca aperta dicendomi ‘Dopo avere visto il menù la signora mi ha chiesto se per caso la proprietaria del ristorante fosse una signora neg…di colore. E alla mia conferma si è alzata dicendo che non voleva più cenare qui…’».
«Io non conosco chi sei, la tua storia, i tuoi problemi e non oso nemmeno giudicarti – continua – . So solo che ho sentito una grande tristezza nel cuore. Ieri sera ho preso consapevolezza di quanto profondo e radicato sia questo sentire che emerge dal lato oscuro delle persone. Ma, ti sembrerà strano, ieri io ti ho anche ammirato. Ti ho ammirato perchè hai avuto la coerenza di dire quello che tante persone, concittadini, amici pensano ma non hanno il coraggio di ammettere».
«Non importa – aggiunge – se si tratta di spazzatura, ma lo hai detto, hai fatto uscire quello che si nasconde dentro di te, sei stata, a tuo modo, sincera. Perché, vedi, noi ci siamo proprio perché esistono persone come te, e non ci disturbano i commenti del tipo »u vidisti? Dintra a cucina su tutti nivuri« o i »negri!« urlati dalle auto in corsa davanti al nostro ristorante».
(da agenzie)
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Agosto 10th, 2023 Riccardo Fucile
IL COFONDATORE ED EX CEO DEL COLOSSO DELL’IT YANDEX VIVE IN ISRAELE
Il miliardario, co fondatore ed ex Ceo del colosso dell’It Yandex Arkady Volozh ha condannato l’invasione dell’Ucraina, dopo le ritorsioni contro una sua prima precedente presa di distanza dalla guerra della Russia, il Paese in cui ha costruito l’impero.
«Sono categoricamente contrario alla barbara invasione dell’Ucraina», ha scritto in una dichiarazione rilanciata dalla newsletter The Bell in cui ha espresso il suo orrore per il fatto che «case di ucraini sono bombardate ogni giorno».
Oltre al motore di ricerca, Yandex ha un dipartimento di ricerca e sviluppo in cui sono reclutati centinaia fra i migliori laureati in Russia, collabora con i migliori dipartimenti di It delle università e investe nell’istruzione dei bambini.
Dopo l’inizio della guerra migliaia di dipendenti della compagnia hanno lasciato la Russia. «Mi rendo conto che ho anche io responsabilità per le azioni del mio Paese», ha ammesso Volozh, che ha 59 anni e che nei giorni scorsi si era identificato, sulla sua pagina web, come un «imprenditore nel settore delle tecnologie israeliano nato in Kazakistan» che «vive in Israele» dal 2015, senza citare la Russia.
Lo scorso anno si era dimesso da Yandex, dopo essere stato colpito dalle sanzioni europee per il ruolo dell’azienda nel «promuovere i media e le narrativa di stato nel suo motore di ricerca» e per aver rimosso «contenuti relativi alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina».
«Ci sono state molte ragioni per giustificare il mio silenzio. Si può discutere la tempistica del mio intervento, ma non la sua sostanza. Io sono contro la guerra», il tentativo di riparare ai propri errori nella propaganda pro-Putin.
(da agenzie)
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Agosto 10th, 2023 Riccardo Fucile
E INFATTI, I TURISTI SCAPPANO: NEL 2023 IN VENETO C’È STATO UN TRACOLLO DELLE PRENOTAZIONI
Il lido di Venezia inavvicibabile. E non per la mole di gente, bensì per i prezzi alle stelle. Basta considerare che una delle famose “capanne” in prima fila centrale arriva a costare fino a 515 euro al giorno. Una cifra salita in quattro anni del 20 per cento.
Ma non è tutto, perché anche lasciare l’auto in un parcheggio coperto è diventato per pochi. Piazzare la macchina prima di arrivare sull’isola, tra il Tronchetto e Piazzale Roma, può costare fino a 45 euro al giorno.
Non è da meno per chi vuole arrivare al Lido in macchina, dove salire sul traghetto costa dai 13 ai 26 euro per il veicolo (una sola tratta) ai quali vanno aggiunti 9 euro e mezzo (fino all’anno scorso erano 7 euro e mezzo: +26%) per ogni passeggero, autista compreso. E non è un caso – osserva il Corriere della Sera – che quest’anno in Veneto le prenotazioni sono in calo: al mare il tasso di occupazione delle camere si attesta al 74 per cento (era all’88 a fine agosto 2022).
(da Libero)
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Agosto 10th, 2023 Riccardo Fucile
SECONDO UN SONDAGGIO “WINPOLL”, IL 68% DEGLI ELETTORI DI FORZA ITALIA VEDE IL SECONDOGENITO DEL CAV COME SUO EREDE NATURALE ALLA GUIDA DEL PARTITO … MA PERCHE’ SPORCARSI LE MANI QUANDO PUOI TIRARE I FILI DIETRO LE QUINTE?
Secondo un sondaggio Winpoll, trasmesso dal Tg5, il secondogenito del fondatore di Forza Italia gode di una conoscenza e fiducia trasversale (di quasi il 50% degli elettori di tutti i partiti), i cambiamenti che ha imposto in Mediaset — in particolare il taglio di programmi o personaggi a suo giudizio troppo trash — sono apprezzati dal 60% degli italiani, e soprattutto è visto come l’erede del padre in politica dal 68% di chi vota FI, dal 53% degli elettori di FdI, e del 44% della Lega.
Pier Silvio Berlusconi scenderà mai in politica? E’ una suggestione che affascina molto i nostalgici del Cav che vorrebbero una successione dinastica alla guida di Forza Italia. Ma il secondogenito di Silvio Berlusconi, per quanto allettato alla prospettiva di travestirsi da leader politico, non è ingenuo. Innazitutto, dovrebbe lasciare la poltrona di Ad di Mediaset e si porrebbe subito il primo problema: a chi lasciare la gestione del Biscione?
In secondo luogo, scendere direttamente in campo lo esporrebbe a un bel contropelo da parte dei giornali, con inevitabili incursioni nella sua vita pubblica e privata, come accade a chiunque decida di mettere le mani nella gestione della cosa pubblica.
Ne vale la pena? No. Ecco perché PierDudi terrà per sé un potere di “interdizione politica” su Forza Italia, essendone “proprietario” e finanziatore insieme al resto della famiglia. E’ la prima regola del potere: meglio tirare i fili dietro le quinte che sporcarsi le mani in prima persona. E poi dalla morte del Cav, l’Ad di Mediaset ha cambiato vita in funzione delle aziende. Prima passava cinque giorni a settimana a Portofino e due a Milano. Ora le abitudini si sono ribaltate: gran parte della settimana la passa negli uffici del Biscione…
(da Dagoreport)
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Agosto 10th, 2023 Riccardo Fucile
IL “BATTAGLIONE DEGLI SCIAMANI” COMBATTE DIETRO LE LINEE NEMICHE: SONO GLI INCURSORI DEL SERVIZIO SEGRETO MILITARE UCRAINO DIRETTE DA BUDANOV CHE DALL’INIZIO DEL CONFLITTO HANNO ELIMINATO 15 GENERALI RUSSI
Sono gli extraterrestri del “battaglione degli sciamani”, gli incursori delle forze speciali del servizio segreto militare di Kiev, gli uomini dell’esercito fantasma che combatte dietro le linee nemiche, oltre la frontiera tra Ucraina e Russia. Mordi e fuggi.
Incursioni e irruzioni. Arrivano dopo una lunga marcia nella boscaglia per chilometri e chilometri, oppure lanciati da un elicottero da combattimento.
Manipoli di sei specialisti, affiatati, esperti nel piazzamento di esplosivi. Paracadutisti, sub, sabotatori, cecchini, anche scalatori, e sempre di più protagonisti di missioni mirate a uccidere nelle retrovie i colonnelli e generali di Putin, quelli che ordinano di scagliare i missili su scuole, ospedali, condomini.
Sono gli squadroni della morte, ucraini, che rivendicano di comportarsi come squadroni della vita perché «uccidere il nemico non è mai piacevole, poi però pensi che se gli viene permesso di arrivare fino a noi, in Ucraina, violenteranno e uccideranno e ruberanno, e nessuno potrà proteggere chi non è come loro». Gli innocenti.
Le qualità necessarie per far parte dello «Shaman Battalion», il battaglione degli sciamani, così chiamati perché miticamente investiti di superpoteri e natura sovrumana, sono «la fratellanza, il coraggio, o la semplice fortuna», scrive il “Times” di Londra che li ha già incontrati più volte. Gli sciamani hanno postato dei video sui social che mostrano il modo in cui agiscono.
L’imboscata lungo una strada che corre in Russia («I russi non capiscono che cosa succede, non possono credere che noi siamo lì»). Un camion militare crivellato di colpi, l’autista che muore. L’obiettivo, qui, è rendere insicure tutte le linee di comunicazione e approvvigionamento del nemico.
Il battaglione sciamano, inquadrato come 10° Distaccamento delle forze speciali, risponde solo al comando dell’intelligence militare di Kiev, quella dell’ormai leggendario generale Budanov.
Il salto di qualità nelle spedizioni c’è stato con i nuovi bersagli, la caccia grossa ai comandanti. «Missioni su persone o target specifici, per esempio edifici dove si trova un generale, in Russia. Abbiamo compiuto – racconta Intelligent – più di dieci operazioni di questo tipo negli ultimi sei mesi».
L’Ucraina sostiene di avere ucciso 15 generali russi dall’inizio del conflitto. Mosca ne ha confermati dieci. Fra gli altri, il colonnello Kuznetsov, al comando del 1009° Reggimento fucilieri motorizzato, che è caduto in un agguato nella regione frontaliera russa di Belgorod alla guida di una banale automobile. E lo scorso mese, il tenente-colonnello Skuratov dei servizi segreti russi, l’Fsb, finito su una mina a Bryansk.
Un altro compito assegnato agli “sciamani” è la scorta al confine dei gruppi di partigiani russi anti-Putin e filo-ucraini, quelli che alcune settimane fa sono riusciti a invadere i villaggi russ
(da agenzie)
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Agosto 10th, 2023 Riccardo Fucile
IL MINISTRO DEL MADE IN ITALY, CHE UNA NE FA E CENTO NE SBAGLIA, E’ COSTRETTO A RINCULARE DOPO AVER RICEVUTO CEFFONI DALL’AD DI RYANAIR EDDIE WILSON (“NORME SOVIETICHE”), MA SOPRATTUTTO DOPO CHE LA COMMISSIONE EUROPEA HA AVVERTITO CHE COMANDA LA CONCORRENZA: I PREZZI DEI VOLI LI DECIDE IL LIBERO MERCATO
Il governo dei buoni propositi, il governo dei ripensamenti. Sul prelievo alle banche, sui benzinai, poi sui taxi, adesso sul caro volo, l’esecutivo mette in campo delle soluzioni. Ma subito dopo media, arretra, si riposiziona.
Neanche il tempo di varare il decreto che punta a imbrigliare le tariffe dei viaggi lunedì, e subito il ministro Adolfo Urso (Imprese) apre a un “miglioramento” del testo. Quando convertirà il decreto in legge, la maggioranza di centrodestra potrà correggerne, addirittura riscriverne le tre regole chiave.
La prima punta a calmierare i prezzi per i voli verso la Sicilia e la Sardegna – e dalle due isole – a Natale, a Pasqua, soprattutto in estate quando la domanda di biglietti raggiunge i suoi picchi massimi.
La seconda regola impedirebbe alle compagnie un uso spregiudicato della profilazione degli utenti (sempre per gli spostamenti dalle isole o verso le isole). Denuncia il garante dei voli – l’Enac che i vettori impongono un costo più alto alle persone che classificano come ricche, dopo averne osservato i comportamenti in Internet. La profilazione verrebbe vietata – perché “pratica commerciale scorrette” – per qualsiasi tipo di volo nazionale (e non più solo per quelli delle isole) in circostanze particolari.
Il divieto scatterebbe nel caso di “emergenze nazionali” (vedi l’alluvione in Emilia) che impediscono alle persone di usare il treno o l’auto per spostarsi. Cambiamenti, arretramenti, annunci di correzioni.
Se Urso non difende il suo stesso decreto è perché stretto in una vera e propria tenaglia. Da un lato, Ryanair – la più influente compagnia low cost in Europa – lo attacca ad alzo zero. Eddie Wilson, l’amministratore delegato del vettore irlandese, definisce «sovietiche» le nostre norme come anche «Harry Potter capirebbe ».
Ma è soprattutto la Commissione Europea, da Bruxelles – garante della corretta competizione tra le imprese anche aeree – ad alzare un cartellino giallo contro il decreto. A tempo di record, la Commissione chiede informazioni al governo di Roma sul testo che ha approvato soltanto lunedì. La domanda di chiarimenti, in realtà, contiene già un giudizio sul provvedimento, ed è negativo.
L’Europa preferisce che sia il libero mercato a determinare le tariffe dei voli. E queste puntano naturalmente verso il basso quando il mercato aereo vede tanti vettori in effettiva concorrenza tra loro. Ora, la Commissione considera legittimo piantare dei paletti nel caso di viaggi verso località più lontane, come le isole (leggi Sicilia e Sardegna). Ma queste garanzie dovrebbero tutelare essenzialmente i residenti.
Colpito da un gancio sinistro (quello dell’Europa), Urso deve guardarsi anche dal gancio destro di Ryanair. L’amministratore delegato del vettore irlandese, Wilson, non usa alcuna diplomazia.
Aggiunge che «Malta, Cipro, le Canarie» stappano lo champagne alla lettura del decreto italiano. Queste località sanno bene che Ryanair aumenterà i collegamenti verso i loro scali – trascurando sempre più l’Italia – perché scoraggiata dalle norme «illiberali» del governo Meloni. Ryanair ce l’ha anche con l’Enac – la nostra autorità governativa che garantisce la sicurezza dei voli – responsabile di aver denunciato l’uso spregiudicato degli algoritmi, da parte delle compagnie aeree.
«Spazzatura», dice Wilson, che invita i funzionari di Enac ad andare a lavorare e intanto nega esistano meccanismo di profilazione degli utenti. Parole che Adolfo Urso proprio non manda giù. Fonti del suo ministero ribattono: «Stupiscono le dichiarazioni dell’ad di Ryanair. Sull’uso della profilazione nella vendita dei biglietti aerei sono disponibili ampie evidenze riportate da prestigiose riviste internazionali e l’America, e dunque “non lo Stato sovietico”, indaga il fenomeno da anni».
(da Repubblica)
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