Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
IL GOVERNO MELONI STRACCIA LA NORMA SULLE DOPPIE LICENZE E QUELLI SI LAMENTANO PURE
Stanno quasi tutti zitti, convinti che Palazzo Chigi, alla fine, non colpirà i loro privilegi. E così — dopo aver limitato i danni della riforma Bersani del 2006 e sconfitto finanche Mario Draghi nel 2022 — di nuovo gli autisti delle auto bianche sembrano cantare vittoria.
La sensazione è che il governo Meloni abbia fatto una scelta politica conservativa. In sostanza rinnoverà il patto con una categorie di persone — i tassisti — che considera un proprio bacino elettorale, così come ha fatto con i balneari proteggendone le concessioni di favore sulle spiagge. Colpisce d’altra parte l’immediata intesa tra i sindacati degli autisti i più agguerriti e l’esecutivo.
Venerdì, nella prima bozza del decreto, il governo puntava sulle “doppie licenze”. Da subito i sindacati hanno posto il veto ; e i ministri Urso (Imprese) e Salvini (Trasporti) si sono allineati lisciando il pelo alla loro roccaforte di consenso. Certo, andranno alle urne anche le migliaia di persone che hanno aspettato un’ora e mezza un taxi a Roma Termini, a Fiumicino o a Linate.
Gli anziani, le famiglie con bambini disabili e le donne incinte, a pezzi per il caldo insopportabile di questo luglio. La maggioranza di centrodestra è convinta evidentemente che non perderà troppi voti — già alle europee di giugno 2024 — per l’indisponibilità a liberalizzare il servizio taxi.
Una indisponibilità che prende forma malgrado tanti eventi eccezionali travaseranno migliaia, milioni di persone nelle nostre grandi città. Tra il 25 settembre e il primo ottobre, Roma ospiterà la Ryder Cup di Golf, con 50 mila spettatori attesi ogni giorno. Poi ci sarà il Giubileo del 2025 (con 32 milioni di pellegrini); le Olimpiadi di Milano Cortina del 2026 (1,7 milioni di visitatori); forse l’Expo di Roma del 2030, se assegnato alla Capitale. Sicuramente il Giubileo del 2033 con addirittura 50 milioni di presenze. Si confida al momento su 7.900 taxi a Roma, 4.855 a Milano, meno di 2.400 a Napoli.
Magra consolazione, entro l’anno leggeremo l’ultimo atto di accusa contro le auto bianche. Tra qualche mese l’Autorità Antitrust — garante dei consumatori — divulgherà i risultati della sua indagine del primo agosto che contesta il “sistema delle licenze a numero chiuso”. Condizione di privilegio che scarica sui viaggiatori prestazioni così scadenti.
(da La Repubblica)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
FREGARE IL FISCO È SEMPLICE. ANCHE PERCHÉ I CONTROLLI SONO A CARICO DEI COMUNI, CHE HANNO LE CASSE VUOTE E GLI ORGANICI ALL’OSSO
Il canovaccio dell’italica furberia è quello del marito residente in città, della moglie o del figlio nella seconda casa al mare o in montagna e di un intero nucleo famigliare che così sfugge alle maglie del fisco senza versare un solo centesimo di Imu allo Stato e ai Comuni.
Un malcostume che per Marco Bussone, presidente nazionale dell’Uncem, l’Unione nazionale Comuni, comunità e enti montani, merita una riflessione quanto mai urgente, proprio ora che il governo sta mettendo mano alla riforma del Fisco.
«Anche perché – è la stima di Bussone – le mistificazioni e le truffe sulle residenze fittizie per non pagare le imposte oscillano tra il 15 e il 25% a seconda delle località. Un danno da milioni di euro per il quale si sarebbero dovute trovare delle contromisure proprio nella delega fiscale. Esecutivo e Parlamento devono approvare regole più dure, e devono farlo adesso».
Nel luglio di due anni fa la tenenza della Guardia di finanza di Bardonecchia, comandata dal luogotenente Marco Bargagli, scovò 160 falsi residenti nei Comuni della Via Lattea in Alta Val Susa – da Sestriere a Oulx, da Cesana a Pragelato fino a Claviere e Sauze – con più di mezzo milione di Imu recuperato e una percentuale di evasione addirittura del 90% rispetto ai controllati.
A Bordighera, la polizia locale aveva condotto una serie di accertamenti incrociati che in pochi mesi avevano portato alla cancellazione di 150 persone dall’elenco dei residenti per dichiarazioni mendaci per eludere il pagamento dell’imposta sulla seconda casa. Addirittura due coppie avevano inscenato altrettante finte separazioni pur continuando a vivere sotto lo stesso tetto.
Il problema è che l’evoluzione della giurisprudenza non sempre aiuta forze dell’ordine ed enti locali nel già non semplice compito dell’accertamento di eventuali abusi. Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale del 31 ottobre del 2022, ai fini dell’ottenimento della residenza non si fa più riferimento al nucleo famigliare.
Una sentenza che appunto consente a due coniugi, anche se separati di fatto, di vivere uno in città e l’altro nella seconda casa in una località di villeggiatura, senza pagare l’imposta municipale unica per alcuno dei due immobili.
L’onere della prova e dei controlli è comunque scaricato sempre sui municipi o le forze dell’ordine, «ma tutti conosciamo le difficoltà di organico e di bilancio di amministrazioni dove spesso è il sindaco ad assolvere alle funzioni di un personale che semplicemente non c’è» ricorda Bussone.
Per questo, secondo il presidente nazionale dell’Uncem bisognerebbe procedere prima con una radicale riforma della fiscalità locale per garantire ai Comuni le risorse necessarie per un’attività accertativa che non è più rinviabile, anche per dimostrare al governo quanto sia necessaria una stretta sul malcostume delle residenze fittizie.
«Ad esempio – suggerisce – lasciandoci il gettito sulle seconde case o dell’Imu categoria D sui fabbricati agricoli. Con le risorse adeguate allora sì che i sindaci potrebbero fare la propria parte, potendo contare sull’azione di un vero ufficio tributi e assumendo vigili che possano procedere con azioni a domicilio per assicurarsi che le abitazioni siano abitate in maniera continuativa, o incrociando i dati dei contatori dell’acqua e dell’energia elettrica o ancora calcolando la produzione dei rifiuti».
(da La Stampa)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
I PROFESSIONISTI DEVONO ESSERE MOLTO BRAVI E VELOCI, CONSIDERANDO CHE HANNO MENO DI UN MESE DI TEMPO PER REDIGERE LA RIFORMA “ATTESA DA OLTRE 50 ANNI” DAGLI ITALIANI: IL SOSPETTO È CHE I TESTI SIANO GIÀ SCRITTI, ANCHE SE IL MINISTERO NEGA
Sarà che per scrivere l’epocale riforma del fisco pensata dal governo servono grandi esperti della materia, meglio se noti al vertice politico, ma forse così si esagera. S’intende la decisione del viceministro alle Finanze Maurizio Leo (FdI) di attingere in casa per la scelta dei nomi che lo aiuteranno nella grande opera di redazione.
Ben cinque figure, infatti – e salvo casi di omonimia – provengono dal suo studio, tra cui il suo socio Pasquale Formica, che ha fondato con Leo a Roma lo studio tributario Leo Associati. Si uniscono al fior fiore dei professionisti di grido che lavorano con il privato e a diverse figure dell’amministrazione fiscale (circa una dozzina su 170).
L’obiettivo di Leo è di partire subito con i decreti attuativi e il decreto di nomina l’ha firmato il 4 agosto scorso. Prevede l’istituzione di un comitato di coordinamento generale, composto da Leo, dai vertici ministeriali dell’area fiscale, dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini e dal comandate della Guardia di Finanza Andrea De Gennaro: dovrà coordinaredieci commissioni di esperti incaricati di far pervenire “gli schemi dei decreti attuativi”.
La prima cosa bizzarra è che questa massa di persone dovrà fornire i testi “entro il 20 settembre”. Parliamo della riscrittura dell’intera ossatura del sistema fiscale: dall’accertamento all’Irpef. E dovrebbero farlo, considerando la pausa estiva, in meno di un mese. Giusto per dare l’idea: nel 1996 servirono 4 anni a Vincenzo Visco
Il sospetto che si cerchi di dare una patina di autorevolezza a testi già scritti è quasi una certezza, anche se il ministero nega con forza.
La seconda bizzarria è che nell’elenco compaiono cinque ex dello studio di Leo (il cui sito è sparito dal web).
Come detto, c’è il co-fondatore, Pasquale Formica, che siederà in ben due commissioni. Altri ex dello studio sono Gianfranco Ferranti, già docente della scuola nazionale della Pa e coordinatore della Commissione per l’Irpef; Gaetano Mesiano (esperto di diritto doganale, nominato nella commissione di revisione dell’Iva) e Giovanni Formica (revisione Ires e Irap).
Contattato dal Fatto, Leo nega potenziali conflitti di interesse: “Si tratta di alcuni tra i migliori esperti in Italia, scelti per le loro capacità non perché hanno lavorato nel mio studio, con il quale, ci tengo a precisare, non ho più rapporti da quando sono entrato nel governo come ho chiarito all’Antitrust.
Ad ogni modo, questi esperti dovranno presentare proposte non scrivere le norme”, anche se il decreto parla di redazione degli “schemi” dei dlgs. Per Leo il fatto che le commissioni siano piene di professionisti di grido che lavorano con grandi clienti privati o rappresentano interessi precisi è un segnale di autorevolezza: “Proprio per essere pronti il 20 settembre abbiamo raggruppato i migliori sul tema”.
L’elenco ne è pieno. Nella commissione sulla fiscalità internazionale, per dire, siede Gugliemo Maisto, fondatore del più grosso studio legale italiano sul tema. Nella lista ci poi sono big dei maggiori studi legali (ad esempio Simontacchi di Bonelli Erede o Grilli, ex Gianni Origoni oggi in Deloitte), ma anche esperti di Assonime, di Pwc e via discorrendo (oltre a un paio di prof coinvolti in indagini sui concorsi truccati e al presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa).
(da il Fatto quotidiano)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
C’È CHI DENUNCIA IL “SUPPLEMENTO CONO” DI 1 EURO IN GELATERIA, I COPERTI A 3 EURO IN OSTERIA
Chissà quale sarebbe stato il prezzo finale se avessero chiesto di condividere pure un’insalata, un primo magari anche il dolce. Fatto sta che farsi tagliare a metà un toast è costato a due ignari turisti di Milano in gita sul Lago di Como due euro in più. La sorpresa, apparsa sullo scontrino di un bar di Gera Lario è stata immortalata in una foto che ha fatto il giro dei social dopo esser stata pubblicata sul noto sito di recensioni “TripAdvisor”.
Ciò che hanno denunciato i due consumatori è stato il sovrapprezzo per aver diviso a metà quel pranzo veloce. «Il toast viene già servito tagliato in due parti. Dobbiamo pagare perché lo abbiamo diviso? Incredibile ma vero» ha scritto il cliente nella sua recensione.
Non si è fatta attendere la risposta del gestore del bar, che ha difeso la scelta di applicare l’extra-costo sul servizio: «Se un cliente mi chiede di fare due porzioni di un toast devo usare due piattini, due tovaglioli e andare al tavolo impegnando due mani”
In realtà, in questa estate dei prezzi folli, il caso scoppiato nel bar del comasco non è l’unico. La giornalista e blogger Selvaggia Lucarelli sui suoi profili social ha pubblicato la foto di una ricevuta di una trattoria a Finale Ligure dove una mamma aveva chiesto un piattino per far assaggiare un po’ di trofie al pesto alla sua bimba di tre anni.
Un gesto che le è «costato caro», tanto da ritrovarselo poi sullo scontrino anche lei con un sovrapprezzo di 2 euro, oltre al costo del coperto già incluso. «Un piatto di trofie al pesto 18 euro, la mamma chiede un piattino per farne assaggiare un po’ anche alla bambina di tre anni che ha già mangiato. Sul conto le mettono due euro per il piattino. Tra l’altro avendole già messo sul conto il coperto» ha raccontato la Lucarelli.
C’è perfino chi denuncia la novità del «supplemento cono di 1 euro» in gelateria. E i casi di conti folli, o semplicemente altissimi, diventano fenomeni social.
Tutto è più caro, per il turista del 2023, non appena mette il naso fuori di casa. Sulla Riviera romagnola, tradizionale meta per la classe media grazie ai prezzi molto competitivi di hotel e spiagge, si sono registrati rincari un po’ ovunque.
Per una stanza in albergo – ammettono da Asshotel – si paga in media quest’anno il 15% in più dell’estate scorsa. Non va meglio sulla battigia dove in tanti hanno ritoccato i listini. Se c’è chi ancora fa pagare un ombrellone con due lettini 20 euro, magari perché in una zona più decentrata, altri hanno per la prima volta superato quota 40 euro persino nelle file lontane dal mare.
Prezzi più salati anche a tavola dove il coperto, sempre in Romagna, si è oramai assestato a un valore base di 3 euro in trattoria, raddoppiato nel giro di pochi anni. I prezzi più ritoccati del menù sono quelli dei dolci: se fino a poco tempo fa una panna cotta costavano in osteria 4-5 euro, ora bisogna sborsare almeno 6-7 euro.
E c’è chi lamenta che, a fronte di prezzi delle portate invariati, ne abbiano fatte le spese le quantità delle porzioni, sempre più ridotte. Non stupisce allora se le vacanze degli italiani quest’anno sono non solo più costose, ma anche più corte, secondo quanto rilevato da Assoutenti
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
MELONI TEME CHE IL SUO GOVERNO SIA SOTTO ATTACCO E REAGISCE FACENDO SCUDO AI SUOI, ANCHE QUANDO SBAGLIANO
Resistere. Farsi bastare le pubbliche scuse di Marcello De Angelis e deludere le attese della sinistra, che da giorni invoca le dimissioni del responsabile Comunicazione della Regione Lazio.
Giorgia Meloni si sente accerchiata, teme che il suo governo sia sotto attacco e reagisce facendo scudo ai suoi, anche quando sbagliano. Preoccupata, durissima con gli avversari politici e convinta che Crosetto abbia visto giusto quando ha denunciato il «mondo grigio», il «porto delle nebbie» che starebbe provando in ogni modo ad affondare il primo governo di destra della Repubblica.
Davanti ai ministri Meloni ha fatto riferimento alle bufere mediatiche e ai casi che hanno coinvolto esponenti del governo e della sua famiglia, la sorella Arianna, il cognato Lollobrigida, Daniela Santanchè. Quindi ha evocato De Angelis e ha respinto la «crociata della sinistra», che a suo giudizio punta a colpire l’esecutivo e il suo capo.
E così, se sulle prime Giorgia Meloni si era infuriata, aveva discusso animatamente con Rocca e gli aveva suggerito di accompagnare De Angelis alla porta per mettere fine all’imbarazzo, col passar delle ore e col montar degli attacchi la leader della destra ha frenato e così han fatto dietro le quinte tutti i Fratelli d’Italia
A quanto raccontano, la premier ha trovato «insopportabile la strumentalizzazione messa in scena dai partiti di opposizione». Non vuole mostrare debolezze, né scoprire il fianco. Non accetta che a «dettare» le sue scelte siano Schlein, Bersani o gli altri leader della sinistra che la accusano di voler riscrivere la storia. E non sopporta che i suoi oppositori dipingano De Angelis, fratello del suo ex fidanzato Renato, «come un criminale» per aver espresso le sue opinioni.
Per quanto a Meloni siano cadute le braccia («Ci mancava anche questa, poteva starsi zitto») e l’ordine di scuderia di via della Scrofa sia che «le sentenze si rispettano», nessuno meglio di lei sa che a destra sono in tanti a pensare quel che il giornalista e politico vicinissimo a Rocca ha scritto nero su bianco e rivendicato con forza.
I dubbi sulla sentenza definitiva hanno radici anche dentro FdI e la stessa premier il 2 scorso ha parlato della necessità di desecretare gli atti per «giungere alla verità sulle stragi che hanno segnato l’Italia nel Dopoguerra».
(da La Repubblica)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
SALVINI MEDITA DI CANDIDARLO ALLE EUROPEE PER PUNTARE A RACCOGLIERE I DESTRORSI DELUSI DALLA MELONI
Passa (anche) per Gianni Alemanno la controffensiva di Matteo Salvini nei confronti di Giorgia Meloni per riprendersi quel che in termini di consenso FdI ha tolto alla Lega. Una strategia puntata non solo sugli inciampi della premier e dei suoi fedelissimi: vedasi da ultimo il caso De Angelis. Ma pure sul gioco d’attrazione esercitato su alcuni mondi in bilico fra le due diverse versioni del sovranismo tricolore.
Si chiama Forum dell’indipendenza italiana il movimento appena fondato dall’ex sindaco di Roma: a fine luglio ha debuttato a Orvieto, un migliaio di persone riunite in rappresentanza di 38 sigle «tutte pescate nell’area del dissenso diffuso », con l’obiettivo di marcare la distanza dall’attuale corso dei “fratelli”, sempre più lontani dallo spirito originario della destra sociale.
Un soggetto pronto a ottobre a farsi partito «qualora ce ne fossero le condizioni », per intercettare i delusi di quell’area – e non solo loro, anche chi ha votato per il M5S e per le altre forze della coalizione di governo – che hanno finito per rifugiarsi nell’astensione.
Un’operazione ambiziosa, ad alto rischio fallimento che ha però attirato l’attenzione del leader del Carroccio. Al punto da accarezzare l’idea di candidare lo stesso Alemanno alle prossime Europee, come outsider dentro le sue liste o in apparentamento se il nuovo soggetto dovesse nascere, per intercettare la crescente onda di scetticismo sollevata dalla svolta conservatrice di Giorgia.
E così calamitare quel pezzo di destra centrato sulle fasce deboli, che nella prima ministra euro-atlantista e proiettata sul grande capitale, fatica ormai a riconoscersi.
Non è un caso se alla convention umbra erano stati «invitati tutti, ma nessuno di FdI si è presentato », lamenta l’ex ministro dell’Agricoltura. La Lega, al contrario, c’era. Due eurodeputati, Antonio Rinaldi e Marco Zanni; l’ex senatore Simone Pillon, promotore del Family Day che tuttavia con Salvini è in rotta; e molti non più parlamentari di Alleanza nazionale: il napoletano Marcello Taglialatela, il siciliano Fabio Granata, il calabrese Francesco Bevilacqua, a riprova di un movimento che guarda soprattutto al Sud.
«Ma non vogliamo fare la destra della destra», precisa Alemanno, «bensì qualcosa di più grande, in nome dei principi sociali da cui Meloni si è discostata». Lo spazio, secondo l’ex sindaco c’è: «Per il sondaggista Noto si può arrivare al 10%». In prevalenza a discapito di FdI, la cui leader «ha rotto il precario equilibrio che a destra c’è sempre stato tra conservatori e liberisti da una parte e destra sociale e sovranisti dall’altra: lei ormai ha scelto il campo dei conservatori, noi restiamo nell’altro».
Più vicini al partito di Salvini che a quello della premier sulla guerra in Ucraina, il reddito di cittadinanza, il salario minimo, l’innovazione tecnologica da controllare anziché cavalcare, anche se non condividono l’autonomia differenziata, sulla quale tuttavia «si può aprire una discussione». Dopodiché con il Capitano «non ho avuto interlocuzioni ufficiali», mette le mani avanti l’ex colonnello di An.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
IL CALCIATORE E’ STATO CONDANNATO IN PRIMO GRADO A 6 ANNI DI CARCERE, MA LA REGGIANA LO HA TESSERATO UGUALMENTE
Il calciatore Manolo Portanova è stato condannato per stupro di gruppo. Lui si è difeso pubblicamente sostenendo che presto avrebbe portato le prove della sua innocenza. Anche se è curioso che non abbia ritenuto di doverlo fare durante il processo in primo grado. Nel frattempo ha offerto un assegno alla ragazza riconosciuta come vittima dai giudici.
Intanto le tifose della Reggiana, dove si è trasferito, hanno inscenato una protesta contro la sua presenza in rosa. Oggi, in un’intervista a La Stampa, parla la vittima. Lei, studentessa romana di 22 anni, secondo il tribunale di Siena è stata picchiata e violentata da Portanova, suo fratello William, loro cugino e un quarto sodale. E oggi dice che piuttosto che in campo avrebbe voluto vedere il giocatore in un centro di recupero per uomini maltrattanti.
Il colloquio
«È una cosa che gli ho sempre consigliato caldamente», dice nel colloquio con Filippo Fiorini. «Sarebbe un percorso utile per tutti gli uomini in generale. In modo che imparino a mettersi nei panni di quelle che potrebbero diventare le loro vittime».
Perché secondo lei «il punto non è che Portanova giochi o meno. Questo risponde a meccanismi che hanno poco a che fare con i fatti di cui si discute. I regolamenti della Figc non si occupano di questo. Il problema è che chi gioca a calcio rappresenta un modello per il pubblico e ha una visibilità che bisognerebbe utilizzare con più responsabilità». La ragazza dice di aver visto i video delle manifestazioni in solidarietà con lei.
«È stato come ricevere un enorme abbraccio. Come sentirsi dire: non sei mai sola. È emozionante sapere che anche chi non conosci, lotta per te. La mia battaglia è la battaglia di ogni donna al mondo. Non posso fare altro che ringraziare pubblicamente col cuore, ringraziamenti che porterò anche privatamente alle dirette associazioni tra cui anche Donna Chiama Donna, che con l’avvocata Claudia Bini, ed il mio legale, Jacopo Meini, mi sono state vicine».
Il risarcimento
Del risarcimento invece non le importa nulla. «Perché il dolore non ha prezzo». E anche perché non è in cerca di notorietà. «È lui che continua a parlare con la stampa. È lui che continua ad esporsi». «Il mio interesse nei suoi confronti è nato senza che io avessi la minima idea di chi fosse e che cosa facesse nella vita. Per altro, il suo nome non mi ha portato nulla di positivo. Non ho ottenuto niente da tutta questa storia. Anzi, qualcosa sì: solo dolore e lo stesso dolore lo vive la mia famiglia. A che pro avrei dovuto inventare? Non ho mai chiesto niente, accettato niente e voluto niente». Infine, vuole dirgli «che dica la verità una volta per tutte. Le mie lesioni sono state refertate al pronto soccorso all’indomani dello stupro. La sentenza di condanna si basa su queste, sui messaggi, sui video. I periti hanno stabilito che le lesioni sono compatibili con un rapporto non consenziente. In tribunale, io ho chiesto un confronto diretto con lui. Ma l’ha rifiutato».
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
IL MINISTRO: “LA NOSTRA VISIONE PREVEDE TURISMO SOSTENIBILE E D’ELITE”
L’Albania è ormai le Maldive d’Europa. La fuga dal caro-estate ha provocato il record storico di partenze estive per Tirana. E mentre c’è chi, come Flavio Briatore, ci puntava già da prima, la ministra del Turismo Mirela Kumbaro spiega in un’intervista a Repubblica che nel 2022 il paese ha accolto 7,5 milioni di turisti stranieri. Una cifra impressionante per un paese con 2,8 milioni di abitanti.
«Nei primi sei mesi del 2023 ci hanno già visitato 3,4 milioni di turisti stranieri, ovvero il 33% in più rispetto allo stesso periodo del 2022, che è anche l’anno migliore in termini di numeri. Per questo l’organizzazione mondiale del turismo ci ha classificato tra i Paesi con la più rapida ripresa del turismo dopo la pandemia».
Le spiagge e i prezzi bassi
Secondo la ministra alla base c’è la grande curiosità per le spiagge del sud del paese. E ad arrivare sono soprattutto italiani: «Negli ultimi 5 anni, un totale di 2,5 milioni di turisti italiani hanno visitato l’Albania. Nel 2022 si è osservato un aumento nel trend degli arrivi dall’Italia, oltre 610 mila, il 72% in più rispetto al 2021. E solo nei primi 6 mesi del 2023, l’Albania ha accolto oltre 310mila visitatori italiani, il 57% in più rispetto allo stesso periodo di un anno fa».
Mentre non sono solo i prezzi bassi ad attrarre: «Sono ministra del Turismo ma anche dell’Ambiente. È un caso forse unico in Europa: vogliamo gestire i flussi tutelando natura e biodiversità. La nostra visione è proprio questa: turismo sostenibile e turisti d’élite, che soggiornano e spendono. Qui ora puoi trovare marchi alberghieri internazionali come Radisson, Marriot, Intercontinental, Maritim, Melia, Hyatt. Fino a sei anni fa nessuno di questi nomi era in Albania».
L’ambiente in pericolo
Nel colloquio con Davide Carlucci Kumbaro dice che il governo sta prendendo provvedimenti anche riguardo il pericolo di devastazione delle coste: «Lo sviluppo del turismo albanese non si concentrerà solo sulla costa, ma anche su tutto il territorio del Paese e lungo tutto l’anno. Per questo abbiamo dichiarato l’aumento della superficie delle aree protette al 30% del territorio entro il 2030. Inoltre, con gli incentivi statali, puntiamo a espandere l’attività agrituristica, in modo che i contadini non solo producano, ma trasformino la loro ricchezza in un’arte dell’ospitalità. È questa la nostra ricetta per evitare gli eccessi». Infine, dice la ministra, con l’Italia «non siamo concorrenti, ma complementari. Abbiamo imparato molto dall’eccellenza italiana dell’ospitalità e della cucina. Siamo profondamente grati a voi, e ora è il momento di lavorare insieme su progetti nell’interesse di entrambi i Paesi».
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEI GENITORI DELLA GIOVANE SULLA ROME INTERNATIONAL SCHOOL (DOVE SI PAGA 25.000 EURO L’ANNO): “LA SCUOLA NON HA FATTO NULLA”
Una studentessa di Milano è scappata dalla Rome International School di via della Farnesina. Perché cinque suoi compagni la bullizzavano per le sue origine. E perché aveva lasciato uno dei ragazzini più ambiti della compagnia scolastica. Per quattro mesi, quando l’alunna entrava in classe, uno di loro esclamava: «C’è puzza di merda, apriamo le finestre». Oppure il classico coro «Un solo grido, un solo allarme, Milano in fiamme». Mentre un altro soprannome era quello di «cotoletta».
Di solito seguito dal consiglio: «Tornatene in quel posto di merda». Secondo quanto hanno denunciato i genitori la scuola non ha mosso un dito. La ragazza ha 14 anni. E l’istituto ha scritto in una relazione che quelle cantate erano solo «canzoni da stadio». Invece la madre della ragazza dice che lei era arrivata al punto di volersi suicidare.
Daniel Jones, Chief education officer e garante del protocollo scolastico, dice oggi all’edizione romana di Repubblica: «C’è un iter che si segue quando i genitori riferiscono lamentele alla scuola, ed è di tre livelli. Si sentono la famiglia, gli studenti, si coinvolgono i presidi e anche altri professionisti. Noi siamo al terzo livello richiesto dai genitori alla metà di luglio. Valuteremo le azioni alla fine del procedimento e dobbiamo aspettare settembre».
Ma la famiglia della ragazza non è d’accordo: «L’indagine si è basata su domande agli studenti di questo tipo: “Hai detto qualcosa a Rita?”. Dodici su 32 hanno detto che c’erano stati atti di bullismo, 9 hanno negato, gli altri non si sa», spiega la mamma. «I fatti ci sono stati, semplicemente a scuola non hanno proceduto come dovevano. L’ultimo report è stato vergognoso e scritto dal preside nell’ultimo giorno di scuola, nell’ultima ora».
La scuola privata fa pagare una retta di 25 mila euro l’anno. E la ragazza sarebbe la terza in fuga quest’anno, per gli stessi motivi. «Di certo un altro ragazzino è andato via. Anche lui bullizzato da almeno due dei cinque che perseguitavano mia figlia», aggiunge la madre. La figlia ora è in un’altra città in Lombardia: «Andiamo via sconfitti. A Milano mi aspetto persone che almeno non potranno tacciarci di avere un accento diverso dal loro».
(da agenzie)
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