Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
ALLA FINE LE BANCHE RIVERSERANNO LA MISURA SUI CLIENTI CHE PAGHERANNO DI PIU’ LE OPERAZIONI
C’è da aspettare la Gazzetta ufficiale e la conversione in legge del decreto cosiddetto omnibus, ma si possono contare almeno due effetti che la tassa del 40% sugli extraprofitti bancari ha comportato.
Il primo è il crollo di Piazza Affari, con circa 10 miliardi di euro spazzati via dalla capitalizzazione di Borsa. Il secondo è una strana commistione di rivendicazioni politiche, attacchi tra maggioranza e opposizione in cui sfumano i confini tra sinistra e destra.
All’indomani del Consiglio dei ministri del 7 agosto, il dibattito è imperniato sul prelievo a cui andranno incontro gli istituti di credito italiani. È difficile da stimare con precisione, ma lo Stato potrebbe incassare dall’operazione cifre intorno a 2 miliardi di euro.
Se si dà credito alle parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che a giugno aveva sostenuto di «non avere in cantiere alcuna tassazione sugli extraprofitti», l’irritazione dei bancari non può sorprendere: «Le banche sopportano da anni una pressione fiscale più elevata del 3,5% rispetto alle altre imprese, con un’Ires del 27,5% rispetto all’aliquota ordinaria del 24%, cui si aggiunge il 26% di ritenuta di acconto per i dividendi dei risparmiatori azionisti». Lo dice il presidente di Abi, Antonio Patuelli, al Sole 24 Ore.
Gli attacchi al governo di Azione e Italia Viva
Per Luigi Marattin, poi, «la maggioranza ha creato un pessimo precedente». Due le ragioni che mette sul tavolo: «Da oggi, se sei un imprenditore o chissà, magari pure un lavoratore autonomo, in un settore che sta andando particolarmente bene, stai attento: se il governo decide che stai facendo un po’ troppi profitti, te li viene a requisire», prima. Seconda: «Se si tassano le banche quando fanno extraprofitti, allora dobbiamo sussidiarle quando fanno extraperdite. Questo sembra il governo di Nicola Fratoianni».
Ricorre all’ironia Carlo Calenda: «Le tassazioni sugli extraprofitti sono legittime solo in caso di eventi straordinari, vedi energia-guerra, che falsano in modo determinante il funzionamento del mercato. Si stabilisce un precedente molto pericoloso. Domani avremo la tassazione sugli extraprofitti delle friselle pugliesi, dei toast dimezzati o dei lettini? Al momento non è neppure chiaro come questa norma possa essere compatibile con il diritto europeo».
La senatrice di Italia Viva Silvia Fregolent parla di improvvisazione «che fa evaporare i soldi degli italiani». Il riferimento è al tonfo di Piazza Affari di circa 10 miliardi. «A Salvini l’estate fa male e anche quest’anno ne abbiamo la prova».
+Europa denuncia l’assenza di Giorgetti mentre la Borsa crolla
«Evidentemente il caldo gli fa dimenticare che stiamo parlando dei risparmi degli italiani. E a fronte di una situazione così preoccupante è grave che il ministro dell’economia Giorgetti taccia. Più che al governo del Paese sembrano vacanzieri capitati lì per caso, troppo intenti ad assecondare il populismo senza valutare le conseguenze. All’esecutivo dell’improvvisazione consiglio di stare ben attento prima di far evaporare i soldi degli italiani».
Chiosa Andrea Marcucci, presidente di Libdem europei: «Il governo meno liberale che abbia avuto l’Italia. Sanno mettere solo nuove tasse». Enrico Borghi: «A parte che il concetto di “extraprofitto” richiama il marxista “plusvalore”, ho la sensazione che le banche ricaricheranno i 2 miliardi di maggiori tasse sui clienti. Quindi è, nei fatti, una tassa occulta per i cittadini».
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
“E’ UN OBBLIGO DI LEGGE”
In Italia gli stabilimenti balneari e le rispettive spiagge sono accessibili e fruibili per le persone con disabilità? Donne e uomini disabili devono affrontare ancora oggi numerose difficoltà nell’accedervi in modo idoneo alle loro esigenze e rispettando i loro bisogni.
Problemi, ad esempio, che implicano la mancanza di accessi adeguati, diffusione di barriere architettoniche, opzioni di servizi igienici limitate e un livello di conoscenza delle disabilità non sufficiente per quanto riguarda l’offerta proposta dai titolari degli stabilimenti di balneazione. “Le leggi sull’accessibilità sono chiare ma non sono rispettate da tutti. Meno del 10% degli stabilimenti balneari sono inclusivi per le persone con disabilità”
Gli stabilimenti balneari in Italia sono 7.173, secondo l’indagine di Unioncamere, basata sui dati del Registro delle Imprese della Camera di Commercio. Fra queste, risultano censite 650 spiagge pienamente inclusive, meno del 10% del totale. “Molte persone con disabilità si trovano ad affrontare diversi ostacoli che limitano la loro capacità di godere appieno dell’esperienza in spiaggia. Eppure l’apparato normativo è chiaro e assolutamente specifico sulla tutela dei diritti delle persone con disabilità”.
A denunciarlo a ilfattoquotidiano.it è Alessandro Chiarini, presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità (Confad). In merito alle normative relative alle barriere architettoniche nelle concessioni demaniali, l’articolo 27 della Legge 118/1971 sancisce che “gli edifici pubblici o di interesse sociale di nuova edificazione dovranno essere costruiti in conformità all’eliminazione delle barriere architettoniche, anche apportando le possibili e conformi varianti agli edifici appaltati o già costruiti all’entrata in vigore della presente legge”.
La legge precisa, infatti, che “in nessun luogo pubblico o aperto al pubblico può essere vietato l’accesso a persone con ridotta mobilità”. Un ulteriore chiarimento arriva dalla Legge 104/1992 art. 23.
Quest’ultima afferma che “le concessioni demaniali per gli impianti di balneazione e i loro rinnovi sono subordinati alla visitabilità degli impianti e all’effettiva possibilità di accesso al mare delle persone handicappate”.
Nel 2007 è sorto infine l’obbligo per i titolari delle concessioni balneari di consentire il “libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine della balneazione”.
Come si definisce una spiaggia inclusiva?
Una spiaggia accessibile dovrebbe avere alcune caratteristiche imprescindibili: la passerella dedicata al passaggio di persone con disabilità deve avere una pavimentazione antiscivolo, essere dotata di larghezza sufficiente ad accogliere il passaggio, resistente e pensata per non scheggiarsi.
Per rendere uno stabilimento balneare inclusivo è necessario tenere conto anche di altri aspetti come parcheggi riservati in prossimità dell’accesso allo stabilimento, una postazione facilitata, in spiaggia, per l’accesso a spogliatoi e servizi igienici, piazzole di stallo per ombrelloni della giusta dimensione per ospitare una carrozzina, con attrezzature e corrimani, sistemi di accesso alla sabbia e all’ingresso in acqua, mappatura in braille per i non vedenti.
“In Italia appare evidente che le spiagge realmente accessibili sono una quota decisamente minoritaria. Basterebbe poco, in effetti, a far sì che tutti, davvero, possano godersi il piacere della balneazione, di un tuffo in acqua a rinfrescarsi dalla calura estiva” afferma Chiarini. L’adattamento di uno stabilimento balneare per abbattere le barriere architettoniche e dotarsi delle attrezzature necessarie spesso non costituisce un costo insormontabile. “Spesso più che di costi è un problema di scarsa sensibilità – aggiunge il presidente di Confad -. Inoltre, è fondamentale migliorare l’informazione e la consapevolezza sul tema attraverso campagne informative rivolte all’opinione pubblica, che possono contribuire a incrementare la conoscenza del problema. E soprattutto, la cosa più semplice e più difficile al tempo stesso, nella nostra nazione dei paradossi: far applicare le leggi che prevedono l’obbligo di rendere accessibili le strutture balnearie”.
“La situazione è in via di miglioramento. Si va verso un turismo sempre più inclusivo ma c’è ancora molto lavoro da fare”
Il quadro non è completamente negativo e prospettive positive sono riscontrate da uno dei massimi esperti italiani di turismo accessibile per le persone con disabilità, Roberto Vitali CEO e co-founder di Village for all (V4A). L’imprenditore, che ilfattoquotidiano.it aveva già sentito nel 2021, ha creato una guida turistica scaricabile gratuitamente e consultabile in autonomia anche per persone cieche o ipovedenti. “L’ospitalità accessibile non è solo una questione di servizi turistici, ma ha un impatto sociale più ampio, consentendo alle persone con disabilità di viaggiare, lavorare e migliorare la qualità di vita delle comunità locali”, ribadisce Vitali.
Una delle ultime indagini conoscitive sul settore risale al 2021, si chiama “Cercasi Spiagge Accessibili” ed è stata fatta da Village for all, Legambiente, Invisibili, Mondo Balneare e ha ricevuto 200 segnalazioni da Nord a Sud della Penisola pervenute anche da persone non disabili. “Ha delineato un quadro in fase di miglioramento ma ancora c’è strada da percorrere e margine di miglioramenti per una completa accessibilità di tutte le strutture ricettive estive” precisa Vitali. I risultati emersi sono che il 90% delle 200 strutture analizzate (comunque una piccola minoranza rispetto al totale italiano) dispone di carrozzine da spiaggia e servizi igienici attrezzati, oltre il 50% offre prodotti per celiaci e persone con intolleranze alimentari. E’ emersa anche una crescente formazione degli operatori turistici per affrontare le sfide di questo mercato in costante evoluzione, con oltre il 40% degli imprenditori che hanno completato corsi specifici per ospitare turisti con disabilità. Tuttavia, si rileva che resta ancora molto da fare per adattare le spiagge e gli alberghi in particolare per le persone con disabilità visiva. “Rispetto a un decennio fa la situazione è migliorata non poco ma siamo consapevoli che bisogna ancora procedere con l’abbattimento di tutte le barriere architettoniche ma non solo, va migliorata l’ampia sfera dell’ospitalità e accoglienza inclusiva a 360°”, spiega Vitali.
Esempi virtuosi
Non solo quindi aspetti negativi ma anche progetti virtuosi. Esempi come “Turismo Inclusivo” nel Veneto e “Sicilia Mare per Tutti” dimostrano che le iniziative per il turismo accessibile stanno guadagnando terreno. “Bibione e Jesolo sono un’eccellenza tra le destinazioni turistiche inclusive e per prime hanno dimostrato come il nostro protocollo “Destination4All”, con una strategia e competenze specifiche sono la chiave del successo in questo ambito. Tuttavia, i risultati dell’indagine indicano che c’è ancora molto lavoro da fare”, aggiunge Vitali. Al momento ci sono circa 650 spiagge accessibili, tra le strutture più inclusive e note si segnalano San Foca, in Puglia, la spiaggia “La Terrazza” è considerata una delle migliori per chi ha gravi disabilità motorie. Con il progetto “IO POSSO”, voluto da Gaetano Fuso, questa spiaggia gratuita è stata resa accessibile in primis a persone con la SLA e non solo. Altro esempio virtuoso è la spiaggia Marinella di Sarzana, in Liguria, che offre un ampio parcheggio riservato ai disabili a ridosso della spiaggia, attrezzata con numerose piazzole per sostare a mangiare e gazebo per assicurare una maggiore presenza di zone d’ombra. Inoltre, il luogo offre la possibilità di apprezzare anche il verde, essendo circondato da una pineta in cui si svolgono attività, giochi e spettacoli aperti a tutti. Hotel e B&B garantiscono la necessaria assistenza e sono attrezzati per ogni tipo di disabilità. Da segnalare la spiaggia di San Vito Lo Capo, Sicilia, soprannominata anche “Disabili no Limits”, che dal 2000 promuove attività per coloro che hanno una disabilità motoria con esercizi in acqua e eventi di socializzazione, rendendo di fatto il mare un elemento di integrazione. Ombrellone, lettino e parcheggio sono gratuiti.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
L’EX DIRETTORE DELL’UNITA: “SONO SERVITI A COPRIRE ALTRE FIGURE”… “L’INTERVENTO DI DE ANGELIS? E’ COME SE QUALCUNO GLI AVESSE COMMISSIONATO DI FARLO”… “MELONI? BONTA’ E UMANITA’ NON LE APPARTENGONO”
Ha 92 anni, ha diretto l’Unità, cofondato il Fatto quotidiano, scritto su Repubblica, Stampa, ex parlamentare di sinistra: anche per Furio Colombo, come per Marcello De Angelis, i terroristi Francesca Mambro e Valerio Fioravanti non sono i responsabili della strage di Bologna. Colombo, da quanto tempo ritiene Mambro e Fioravanti estranei al massacro? “Da quando li ho incontrati in carcere. Ho riflettuto a lungo sul loro caso. Sono convinto della loro estraneità e l’ho motivata in più articoli. Il primo su Panorama. Ho pagato per questa mia opinione, ma ero persuaso della loro innocenza”. Lo è ancora? “Lo sono ancora”. Si possono avere dubbi sulla loro colpevolezza? “Si possono avere seri dubbi sulla loro colpevolezza. La strage è di matrice fascista, ma Mambro e Fioravanti, che hanno commesso, e ammesso, altri crimini efferati, non sono i responsabili dell’eccidio di Bologna. Ne sono certo”. Come fa a esserne così certo? “Non impugno la validità delle sentenze e non metto in discussione la buona fede dei magistrati. Dico solo che intorno a quel processo c’è ben altro”. Perché decise allora di occuparsene? “Furono Mambro e Fioravanti a cercarmi. Lavoravo a New York quando ricevetti una loro lettera. Mi invitarono a Rebibbia. Ottenni un permesso speciale per incontrarli fuori dalla cella. Gli incontri, due al mese, avvenivano in un prato”. Chi sono gli esecutori, i mandanti della strage di Bologna? “Altri fascisti di sicura appartenenza e di sicura militanza. Mambro e Fioravanti servivano a coprire altre figure”. Ci sono oggi condanne definitive e sono passati quarant’anni dalla strage. Ieri, De Angelis, ex senatore del Pdl, militante di Terza posizione, capo delle relazioni istituzionali della Regione Lazio, a guida FdI, ha chiesto “scusa” per aver dichiarato che “Mambro e Fioravanti non c’entrano nulla con la strage di Bologna”. Ha dunque ragione De Angelis? “De Angelis si serve di Mambro e Fioravanti. Non va al punto. Nega che la strage sia fascista”. Perché De Angelis ha deciso di intervenire? “Ho l’impressione che De Angelis voglia coprire qualcosa e obbedire a qualcuno. E’ come se gli avessero commissionato di farlo. Non c’era ragione per gettarsi in quella pozzanghera dopo così tanti anni. Nessuno si mette in discussione così malamente come ha fatto lui”. Si deve dimettere? “E’ irreale che si dimetta in un paese dove non si dimette neppure la ministra Santanchè”. A sinistra, negli anni ‘90, un gruppo di scrittori e intellettuali, tra cui Luigi Manconi, Marco Boato, Miriam Mafai, Oreste del Buono, diede vita a un comitato in difesa di Mambro e Fioravanti dal nome “E se fossero innocenti?”. Lei ne prese parte? “No, ma quei nomi sono la prova che ero in buona compagnia. Alla Camera e al Senato, per anni, sono stato guardato malamente. Non ho mai risposto alle polemiche”. Quando guarda Giorgia Meloni vede la leader del prossimo partito conservatore o la leader di un partito di destra che resterà di destra? “Vedo una leader che non riesce a liberarsi del passato. E’ in perenne campagna elettorale. Ha il 30 per cento del consenso, ma è un trenta per cento di adesioni. I militanti sono altri. L’organizzazione vera di FdI resta composta dalla vecchia struttura di Msi e An che non accetterebbe mai la rimozione della Fiamma”. Meloni, per Colombo, chi è? “Una leader con un fondo di sincera crudeltà. Bontà e umanità non le appartengono”. Resterà al governo a lungo? “Da osservatore di professione dico che resterà, ma c’è sempre l’inatteso”. Preferisce Salvini a Meloni? “Sono uguali. Nel linguaggio delle fiabe si definirebbero solo in un modo”. Come? “Cattivi”.
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
IL CURCHILL ALLA VACCINARA DA TRENT’ANNI IN PARLAMENTO
La vita è triste, ma per fortuna c’è Maurizio Gasparri. La sua perenne presenza nei luoghi del potere ci emoziona e ci illumina.
Nei giorni scorsi, Gasparri si è arrabbiato con il conduttore di Agorà su RaiTre perché il tapino, improvvidamente, lo aveva definito un esponente di Fratelli d’Italia. Il Gasparri, annata 1956 orgogliosamente e da sempre mal portata, è andato su tutte le furie tenendo a specificare di non aver mai militato nel partito post fascista della Meloni. Vero. Come è vero che Gasparri è stato sin dalla fine dei Settanta un pezzo grosso della gioventù destrorsa italica, inutilmente e colpevolmente lanciato da Gianfranco Fini (di cui ora Gasparri parla malissimo, da persona diversamente riconoscente qual è).
Gasparri fu pure eletto deputato nel 1992 tra le file del Movimento Sociale Italiano. La sua è la classica storia da La Russa minore, ma se gli ricordi che è stato (ed è ancora) un uomo di destra si offende.
Politico (parola grossa, ma ce la perdonerete) da sempre aduso alle gaffe e all’evanescenza contenutistica, Gasparri è via via scomparso dai radar della tivù politica in prima serata, e per questo tende a pascolare in quei programmi mattutini solitamente assaltati da parlamentari di seconda e terza fascia.
Sono lontani i fasti del berlusconismo d’oro, durante i quali il Gasparri scriveva (o per meglio dire dava il nome) a leggi deliberatamente imbarazzanti, fatte su misura per compiacere il sire di Arcore.
Mai simpatico e di rado garbato, Gasparri continua ad abbaiare alla Luna e alla sinistra. Di recente si è nuovamente scagliato contro Report, per lui null’altro che un programma fantasy, e gli estimatori di Ranucci ne ricordano del resto l’educazione somma ogni volta che qualche giornalista ha osato chiedergli un parere.
Da sempre sabotatore di se stesso, a gennaio Gasparri – tuttora vicepresidente del Senato, quasi non bastasse come disgrazia avere La Russa come presidente – è riuscito a dire castronerie serali anche sulla guerra di Crimea. Gasparri tende a non sapere nulla di nulla, e per questo fa il politico (di successo, of course). Non si conosce in natura nessun suo fan, ed è un peccato. Per una serie di motivi.
1) Gasparri è convinto di somigliare ad Al Pacino, e peggio ancora è convinto che sua moglie ci creda sul serio.
2) Gasparri vive su Twitter per dileggiare chiunque non la pensi come lui, e leggerne le perle dimostra come per avere fortuna nella vita non solo non serva avere talento, ma tutto sommato convenga proprio non averlo.
3) Gasparri ha insultato una fan di Fedez per la sua (secondo lui) bruttezza e poca intelligenza, e anche questo ci fa capire come Gasparri abbia in casa degli specchi foderati di ghisa.
4) Gasparri mette tutti di buonumore, perché non appena lo nomini si mettono a ridere tutti.
5) Gasparri scambiò una foto di Jim Morrison per un immigrato clandestino barbuto, da persona che capisce di musica come Donzelli di neuroni, e quando glielo fecero notare lo prese come complimento.
6) Gasparri coniugò il passato remoto di “chiedere” con la parola mitologica “chiesimo”, e poi diede la colpa al social media manager, ai comunisti e agli alieni.
7) Gasparri ha un altro record personale: riesce a dire cose sensate solo quando lo imita Neri Marcorè.
Si potrebbe andare avanti in eterno con l’agiografia convinta di questo Churchill alla vaccinara, ma basta aggiungere quanto segue: uno così, da trent’anni o giù di lì, è al potere e ci sguazza pure. E questo mero dato di fatto non è che la prova ulteriore – e inequivocabile – di come questo Paese sia ampiamente alla canna del gas. Que viva Gasparri!
(da Il Fatto Quotidiano)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
FINISCE A TARALLUCCI E VINO TRA L’EX CONDANNATO PER SPACCIO DI DROGA E L’EX CONDANNATO PER ASSOCIAZIONE SOVVERSIVA E BANDA ARMATA
Non ci saranno conseguenze dopo le polemiche per le parole del responsabile comunicazione della Regione sulle sentenze dell’attentato del 2 agosto 1980
Marcello De Angelis rimarrà il responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio. Dopo aver pubblicato due post in cui rinnegava le sentenze sulla strage di Bologna, puntando il dito contro magistrati, giornalisti e istituzioni che, pur sapendo «la verità, mentono», da più parti erano arrivate le richieste di dimissioni. «Mi assumo fieramente la responsabilità di quanto ho scritto e sono pronto ad affrontarne le conseguenze», aveva scritto l’ex parlamentare sui social. E le conseguenze non ci sono state.
Lo ha annunciato il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che con De Angelis ha condiviso anche gli anni in Corce Rossa. «Ho incontrato Marcello De Angelis ieri, in tarda serata, e dopo lunghe riflessioni e un attento e sincero confronto, ho deciso di non revocargli la fiducia», ha detto il governatore, dopo le scuse del capo comunicazione, «pertanto manterrà la direzione della Comunicazione Istituzionale in Regione». Nei giorni immediatamente successivi alla polemica, Rocca aveva preso le distanze dal suo braccio destro, sottolineando in una nota che si era «espresso a titolo personale», ma aveva fatto sapere che le dimissioni sarebbero state valutate solo dopo un faccia a faccia.
«Scuse sincere»
«So bene che, quanto affermato da Marcello De Angelis nei giorni scorsi in relazione alla strage di Bologna, ha offeso e turbato molti ma il suo è stato un errore dettato da un forte coinvolgimento personale e affettivo a tragiche vicende che, tutt’oggi, animano la coscienza e il dibattito politico nazionale», ha spiegato il governatore in una nota, «il mio primo pensiero, in questi giorni, è andato ai familiari delle vittime di Bologna e a quanto una parola sbagliata possa riaprire ferite mai rimarginate. Un punto rilevante su cui ci siamo soffermati a lungo è quello, per me fondamentale, del rispetto delle sentenze. Nella mia vita ho sempre cercato di agire con il massimo rispetto per le opinioni altrui e per la libertà di espressione. Non ho mai censurato nessuno, ho fatto del dialogo il mio faro in qualunque tipo di attività intrapresa e cerco di ascoltare il dolore che si cela anche dietro a un passo falso». E conclude: «Dopo una lunga riflessione ho deciso perciò di comprendere e non allontanare una persona sinceramente addolorata e che, indubbiamente, è una valida risorsa per la mia struttura. Spero che le sue sentite scuse, già espresse sui social, arrivino a tutti quanti con la stessa forza e autenticità che ho percepito io».
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
SCREZI INTERNI IN FDI E LA MELONI NON HA NEANCHE IL CORAGGIO DI PRENDERE POSIZIONE
Basta la parziale retromarcia, sono sufficienti le scuse. Almeno finché calano le tenebre sui palazzi di un esecutivo che va in ferie. Giorgia Meloni è “delusa”, per usare le parole del governatore del Lazio Francesco Rocca, ma non affonda il colpo, si ferma davanti al fatto che Marcello De Angelis – l’ex estremista nero che ha “scagionato” Mambro, Fioravanti e Ciavardini condannati per la strage di Bologna – non intende dimettersi dall’incarico di capo della comunicazione della Regione Lazio.
La linea della premier resta la stessa: «Non è una vicenda che riguarda il capo del governo né il partito, De Angelis non è neppure iscritto a Fratelli d’Italia. È un caso che riguarda la Regione Lazio», dice un dirigente di primo piano di via della Scrofa. E poco conta se le esternazioni di De Angelis, che ricopre un incarico pubblico, hanno avuto un’eco nazionale, ribaltano una verità acclarata dalle sentenze, vanno contro il riconoscimento di una matrice neofascista dell’eccidio che anche il capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto qualche giorno fa ribadire.
La posizione è quella che FdI ha dettato attraverso “Ore otto”, il mattinale del partito: il coinvolgimento degli ex membri del Nar non è da mettere almeno pubblicamente in discussione ma allo stesso tempo non va chiesto il licenziamento di De Angelis.
Ora, Meloni ha fatto trapelare prontamente il suo risentimento per le parole dell’ex estremista nero, che hanno avuto l’effetto di riaccendere i riflettori sulle polemiche che, il giorno dell’anniversario della strage, avevano coinvolto la stessa presidente del Consiglio, criticata per non aver fatto alcun riferimento alla matrice neofascista nella sua nota di commemorazione della strage.
L’orientamento, fino all’uscita di De Angelis, era quello di far decantare il caso, non intervenire più sull’argomento. Anche perché c’è una corrente di pensiero diffusa, dentro FdI, che crede che la verità storica sia diversa da quella giudiziaria: a rappresentarla nel modo più evidente (oltre al viceministro Edmondo Cirielli che ha dato del “sovietico” a chi chiede le dimissioni del giornalista), il presidente della commissione Cultura Federico Mollicone, primo firmatario della mozione di centrodestra che chiede la decretazione degli atti sulla strage di Bologna. De Angelis, in questo senso, dà voce a chi non ha preso bene le dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa, che invece non aveva evitato l’esplicito riferimento alla radice neofascista dell’eccidio.
Insomma, De Angelis – oltre a mandare in aria il piano del low profile meloniano – ha acceso turbolenze interne. Meglio allora prendere le distanze dalle parole dell’ex direttore del Secolo ma senza intervenire direttamente. Restare anche fisicamente lontano dalla polemica: la premier, nella conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri, non si fa vedere sfuggendo così alle domande più insidiose. «Mi chiede se De Angelis deve dimettersi? Non ne abbiamo parlato in cdm…», taglia corto in sua vece Francesco Lollobrigida, titolare del dicastero della Sovranità alimentare e cognato della premier. Tutto affidato, almeno formalmente, alla “sensibilità” del governatore Francesco Rocca, l’uomo destinato a incassare gli strali dell’opposizione e a parlare con l’amico a capo della comunicazione regionale che è al suo fianco dai tempi della Croce rossa.
È stato Rocca a consigliare a De Angelis di scrivere un messaggio di scuse ai familiari delle vittime, mossa di cui Meloni era a conoscenza. Mossa che ha spento un crescendo di tensione nella maggioranza. Se la Lega era ed è rimasta in silenzio (Salvini e la premier domenica sera si sono incontrati con le famiglie a cena vicino Marina di Bibbiona), Forza Italia aveva infatti cominciato a rumoreggiare con Maurizio Gasparri e Giorgio Mulé, che chiedono a Rocca, prima ancora che a De Angelis, di «riflettere sul principio di opportunità» e «di trovare una via d’uscita». Una grana che Meloni affronta con fastidio, quella del dissenso di un pezzo del Ppe che proprio in queste ore con il presidente Manfred Weber apre esplicitamente a un accordo con FdI alle Europee (escludendo gli estremisti di destra), col plauso di Antonio Tajani.
Però, almeno fino a tardi, la premier si mantiene fedele alla posizione: non fa nulla perché De Angelis si faccia da parte o venga allontanato dal suo incarico. L’unico atto che rimane è quello delle scuse dell’ex parlamentare. E la “delusione” di Meloni veicolata da Rocca, che in serata vede il suo dirigente. «Valuterò il da farsi», ripete il governatore. Tutto fermo, per ora. Con la copertura di Chigi.
(da La Repubblica)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
DE ANGELIS SECONDO VOI RINUNCIA A UNO STIPENDIO DI 110.000 EURO L’ANNO?
Chissà perché ci si ostina a sprecare inchiostro e discussioni sulle mancate dimissioni dell’ex terrorista nero De Angelis, il capo della comunicazione della Regione Lazio assunto dall’ex trafficante di droga e ora governatore Rocca. Eppure è così evidente che i politici di destra, e i loro beneficiati, sono talmente attaccati alle poltrone da non potersene privare per niente al mondo.
E dopo aver preteso per anni di mandare a casa chicchessia, anche per inezie, adesso che stanno al potere preferiscono sprofondare nel ridicolo pur di non mollare il posto.
Dunque, il professionista De Angelis, tanto esperto di comunicazione da essere assunto per chiamata diretta come dirigente, e perciò lautamente retribuito con denaro pubblico, è così padrone del mestiere da dichiarare che i colpevoli della strage di Bologna non sono i suoi “amici” fascisti Mambro, Fioravanti e Ciavardini, e poi di fronte alla prevedibile bufera uscirsene con tante scuse a tutti.
Così, dopo aver dimostrato di non essere minimamente all’altezza di comunicare nè per se stesso nè per le istituzioni, dimostra pure di aver detto una bufala, o in caso contrario di non aver ritegno nel tradire i vecchi compari dell’estrema destra.
D’altra parte la Santanchè non si è dimessa da ministro per i guai economici e le indagini sulla sua società Visibilia, di cui sabato si è addirittura suicidato il presidente, e quando anche si fa il gesto di sgomberare i Palazzi di gente impresentabile poi arriva subito qualche premio.
Emblematico in tal senso il caso della deputata Montaruli (FdI), fatta dimettere da sottosegretario dopo la condanna per aver comprato vestiti e borse firmate con i soldi della Regione Piemonte e un attimo dopo promossa vicepresidente della Vigilanza Rai.
Ovviamente pure a sinistra e da tutte le parti abbiamo visto per anni decine di politici indegni dei loro incarichi, ma questo non può essere un alibi per salvare i personaggi più indecenti.
E rassegnarsi all’inadeguatezza – quando non alla disonestà della classe politica – è il primo passo per lasciare questa gente eternamente al comando.
(da La Notizia)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
I MEDICI: “IN MARE HA PERSO MADRE, PADRE E FIGLIA, E’ DISPERATO”
Dal suo letto dell’unità operativa di Chirurgia plastica del Policlinico di Palermo, Haisman, ventitreenne sudanese, cerca aiuto per rintracciare i suoi fratelli: Asil, 13 anni, e Haider, 16 anni, unici superstiti della sua famiglia.
Dal Sudan, come tanti migranti, erano partiti in cerca di fortuna, ma la loro speranza si è infranta, lo scorso fine luglio, al largo di Lampedusa. Il padre, la madre e la figlia di tre anni sono morti in mare, la moglie è morta in Libia.
Lo scorso 25 luglio Haisman è arrivato con l’elisoccorso al pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera universitaria con ferite alla mano e al sopracciglio. Ricoverato in chirurgia plastica, è stato operato e curato dai medici dell’equipe diretta dalla professoressa Adriana Cordova, Direttrice del Dipartimento di Chirurgia del Paolo Giaccone.
«Un caso davvero drammatico – racconta la chirurga – abbiamo operato Haisman per una lesione dei tendini flessori della mano sinistra e curato una ferita del sopracciglio e una cicatrice nel collo precedente ai traumi attuali. Ma siamo molto preoccupati, il paziente è disperato e riteniamo che sia a rischio di fuga e suicidio. Ho scritto alla Croce rossa e alla questura cercando di fare il possibile per aiutarlo a ricongiungersi ai suoi fratelli minori. Haisman è stato supportato dai nostri psicologi e oggi abbiamo chiesto anche una consulenza psichiatrica».
La comunicazione con il giovane naufrago, assistito da un interprete perchè parla solo arabo, è molto difficile. I medici lo hanno già fermato mentre stava tentando di fuggire. «Questo caso ha in sé tutta la tragedia umana dei migranti – afferma il Commissario del Policlinico, Maurizio Montalbano – il Policlinico di Palermo è impegnato non solo nell’assistenza medica al paziente, ma anche nel doveroso supporto psicologico e psichiatrico per aiutarlo a superare un’esperienza straziante che corre il rischio di condizionare tutta la sua vita. Chiediamo il supporto di tutte le Istituzioni per far sì che possa ricongiungersi ai fratelli, unici superstiti della sua famiglia».
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2023 Riccardo Fucile
LA “SPIA”, CHE LAVORAVA IN UN DEPOSITO DI MUNIZIONI DELL’ESERCITO, ERA ARRIVATA A BUON PUNTO NELL’ORGANIZZAZIONE DEL COMPLOTTO
Volodymyr Zelensky nel mirino di Mosca, che vorrebbe assassinarlo per fiaccare la resistenza ucraina. I servizi di sicurezza a Kiev (Sbu) sostengono di avere arrestato una donna che agiva da «talpa» per comunicare i suoi movimenti a quelli russi.
Sin dall’inizio della guerra gli 007 ucraini mettono in guardia sui rischi corsi dal presidente. Nei primissimi giorni dell’invasione, quando i tank nemici erano giunti alle porte della capitale, le cellule filorusse si attivarono per cercare di ucciderlo nei bunker presidenziali. Da allora tutti i suoi movimenti sono segreti e le misure di sicurezza sempre rigorose.
Questa volta pare che il complotto fosse giunto a buon punto. L’agente era riuscita a sapere che Zelensky stava per recarsi in visita nella zona di Mykolaiv a metà giugno. Sembra che la donna lavorasse in un deposito di munizioni e in una base della sorveglianza elettronica e avesse cercato di stabilire «orari e itinerario del tour presidenziale», cosa che avrebbe permesso ai russi di attivare un «massiccio attacco aereo».
Lo Sbu ha diffuso una foto sfocata della «talpa», trattenuta dagli agenti, corredandola con l’immagine dei messaggi telefonici e di appunti compromettenti. La sua identità non è stata rivelata, sembra risieda nella cittadina di Ochakiv e rischi sino a 12 anni di carcere.
La macchina dello Stato e l’esecutivo sarebbero in grado di assicurare il suo ricambio. La costituzione prevede che, in caso di incapacità del presidente, il suo posto venga preso immediatamente dal presidente del parlamento, coadiuvato dai ministri più importanti come quello degli Esteri e della Difesa.
La rivelazione aggiunge benzina al fuoco della crisi, con la guerra che si allarga al Mar Nero e ai cieli di Mosca. I missili russi hanno colpito duro negli ultimi giorni e ieri sono tornati a cadere nel Donbass: a Pokrovsk ci sono stati almeno 5 morti in un palazzo residenziale. L’altra sera i droni ucraini hanno invece danneggiato Chonhar e Henichesk, due dei tre ponti principali che uniscono la penisola di Crimea alle zone occupate del Kherson orientale.
(da agenzie)
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